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Racconti Erotici Etero

Sputnik

By 24 Marzo 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

La scuola di ballo era in uno scantinato fuori città. Si era iscritto più per emulazione che per reale interesse. Il tango &egrave indubbiamente affascinante ma lui non era un ballerino ne andava in locali da ballo abitualmente. Avrebbe conosciuto gente e magari fatto qualche amicizia, quello era il vero obiettivo.

L’insegnante, alla prima lezione, fece una breve presentazione del corso invitando gli allievi del corso base a dire due o tre cose su loro stessi.

” Sono Alberto, ho 38 anni e non ho mai ballato il tango, vorrei scoprirne l’aspetto sensuale.’

Dopo di lui altri 4 o 5 allievi che non destarono particolare interesse. Poi inaspettatamente fu colpito da una ragazza, un po’ più giovane di lui che disse: ‘Sono Sonia, ho 32 anni, vorrei rilassarmi, mente e corpo col tango’.

A queste parole l’insegnante, una brunetta abbastanza navigata con sguardo furbetto disse: ‘Spero di non deluderti, Sonia, ma il tango &egrave passione e lo stato d’animo che si prova ballandolo non &egrave tendente al rilassamento. In ogni caso ci sarà da divertirsi, stanne certa’.

Alberto notò lo sguardo un po’ offeso di Sonia, forse colpita dal commento dell’insegnante che indirettamente l’aveva ripresa. O forse mossa da una timidezza di base. Lo sguardo di lei, tuttavia, ad un esame più attento appariva tutt’altro che sommesso: aveva due occhi molto penetranti che tradivano ribellione e forza di carattere. Longilinea, dotata di due tette non enormi ma ben fatte, vestiva in modo non vistoso ma curato. Nell’occasione aveva una gonna aperta, comoda, da ballo, con spacco pronunciato ed una camicetta bianca aperta fino al terzo bottone. Lui ovviamente non pot&egrave esimersi dal frugare dentro la camicetta ed intravedere un reggiseno di pizzo color carne.

Vennero date alcune dritte sui primi passi di danza e quindi formate le coppie per la prima prova. Alberto, con piacevole stupore, venne a ritrovarsi con Sonia. Un sorriso reciproco a mollare l’imbarazzo, uno sguardo più penetrante da parte di lei e via, attaccata la musica cominciarono a volteggiare.

Alberto era poco esperto e si lasciava guidare da lei che pareva più portata per la danza e per il tango. Arrivarono a tenersi solo per la mano, quindi in una spirale lei si girò su se stessa e finì tra le sue braccia. Sonia che aveva sgambettato di più aveva il fiatone, e quel pulsare del respiro le comprimeva e decomprimeva la cassa toracica allargando l’apertura della camicetta che ora lasciava intravedere, da dietro, l’inizio del seno ed una pelle liscia coperta da numerosi piccoli nei non a rilievo. La pelle bianca li esaltava e quella visione di petto affannato esaltava il turgore naturale della linea del seno.

L’insegnante fece un segno di apprezzamento e invitò le coppie a ripetere l’esercizio. Via.

Questa volta i due, forse per aver rotto il ghiaccio prima con gli sguardi, si dettero un cenno di connivente intesa e ripresero a volteggiare. Quasi a voler sfidare la presa della mano di Alberto, Sonia lanciò tutto il suo peso indietro, quindi, ricaricata come una molla, si arrotolò sulla propria perpendicolare andando a stringere la mano di Alberto al proprio petto. Alberto non poté che essere stupito e contento di come andavano i progressi in termini di scioltezza dei movimenti e di come la coppia che formava con Sonia apparisse, guardandosi allo specchio, molto armonica. In posizione di riposo Alberto ora stringeva la mano di lei all’altezza del suo petto e per un attimo sfiorò il sedere di lei con l’interno del bacino. Inaspettatamente lei sentì qualcosa di stranamente duro dietro, ma non fece per ritrarsi ed anzi, impercettibilmente e per un micro-secondo, sembrò ricambiare con un movimento laterale del sedere quasi a volerne testare la reale consistenza.

Alberto, la guardò attraverso lo specchio con un sorriso solo abbozzato, quasi a chiedere conferma di quello che aveva solo percepito fugacemente. Lei, accortasi dello sguardo interrogativo, rispose inequivocabilmente con il culo strusciandosi nuovamente e sorridendo beffarda allo specchio. I due sguardi si incrociarono in un crescendo di complicità.

L’insegnante disse che poteva bastare e dette a tutti appuntamento per la volta successiva.

I due gruppi si separarono ed andarono nei rispettivi spogliatoi per cambiarsi.

Alberto, cambiatosi, si accorse di aver dimenticato il maglione nel tavolo della sala da ballo e andò a riprenderlo. Lo prese in mano e stava per infilarlo quando da dentro cadde un piccolo appunto con un numero 348/” ed una S. Sonia non aveva resistito ed aveva lasciato un contatto invisibile tra i due.

Incapace di resistere alla curiosità, non appena in auto, Alberto manda un sms al numero del foglietto. ‘Pensi a qualche ripasso di quello che abbiamo appena imparato?’ Immediata la risposta di Sonia: ‘A casa mia domani alle 10 do una festa, perché non vieni anche tu?, segue indirizzo’

Alberto incalza: ‘Le cose migliori mi vengono all’improvviso’ vediamoci subito’. Sonia ci pensa ma &egrave già un po’ turbata e sente un turgore che invade il seno e prosegue verso il basso: ‘Tra mezz’ora allo Sputnik’.

Il locale era in zona semicentrale ed aveva la caratteristica di essere popolato da matti e perditempo che la sera, fino alle ore piccole bevevano vino e cocktails al suono di una musica assordante. Spesso le ragazze, dopo la terza o la quarta bevuta, non disdegnavano di salire sul bancone e continuare a sculettare sopra tacchi generosi mostrando la lingerie che fuoriusciva dal fianco o, solo per i più fortunati, togliendosi le camicette e le magliette, rimanendo in reggiseno sopra una platea di maschi che battevano le mani. C’era chi giurava di aver visto studentesse tedesche e statunitensi, rovesciarsi addosso interi cestelli da vino pieni di ghiaccio, rendendo trasparenti le magliette già aderenti.

Sonia, in un momento di follia, mentre stava aggiustandosi il trucco allo specchietto retrovisore della sua macchina e tirava il bordo in pizzo delle autoreggenti, trovò il coraggio di mandare un ultimo sms: ‘Stasera voglio divertirmi, porta quello che prima mi hai fatto solo intuire sul sedere’.

Alberto non ebbe modo di rispondere, ma la lettura del messaggio provocò un’erezione istantanea.

All’nterno dello Sputnik volavano le lampade da un lato all’altro, spinte da un paio di studentesse straniere che erano salite sul bancone e le facevano ondeggiare da destra a sinistra seguendo la musica. Un suono forte di bassi ed acuti risuonava rendendo difficile la conversazione a meno di venti centimetri. L’alcool correva a fiumi.

Si salutarono e si baciarono. Alberto notò subito che Sonia indossava un paio di decolleté con tacco altissimo, calze velate nere e che dallo spacco della gonna si intravedeva una balza di pizzo di almeno 20 cm. delle autoreggenti. Alberto ordinò un americano per due, ma Sonia, con fare deciso disse: ‘No, gintonic per me, doppio’. Lo prese in mano con bramosia e lo bevve tutto d’un fiato mentre lo guardava fisso negli occhi con fare di sfida, quasi a voler dimostrare che aveva le idee chiare e che non avrebbe ceduto su nulla. Lui invece preferì sorseggiare il suo americano alternandolo a patatine e tartine. Senza nemmeno rivolgere la parola ad Alberto si rivolse al barman, una ragazza biondissima con un seno procace a malapena celato dalla camicetta di cotone bianco, chiedendo un secondo gintonic doppio. Alberto rimase di stucco e continuò a sorseggiare dal proprio bicchiere. Gli occhi di Sonia si stavano rapidamente allargando sotto l’effetto dell’alcool ed al secondo gintonic, ugualmente bevuto tutto d’un sorso, le pupille erano ancora più languide e penetranti insieme. La timidezza solo superficiale che aveva notato durante le prime fasi della lezione di ballo, ora era totalmente assente e davanti a se Alberto vedeva una bella ragazza, vestita in modo elegante e sensuale, che voleva dimostrare di essere sfrontata.

Sai di cosa avrei bisogno in questo momento, disse Sonia guardando verso la cassa ma con voce abbastanza alta da farsi sentire da Alberto,’..’ Avrei voglia di essere sbattuta forte forte da dietro contro un muro, con la faccia schiacciata alla parete’. Alberto non si scompose per nulla, era affascinato dalla situazione creatasi e non voleva passare per quello che si tira indietro, quindi disse: ‘Prima di essere sbattuta così ti faccio impazzire come dico io, le regole le stabilisco io’.

Quelle parole ebbero il potere di sciogliere letteralmente le parti intime di Sonia che ebbe la netta percezione di colare liquido dalla propria fica. Si ricordò di non avere le mutande e del rischio concreto di bagnare la gonna. La partita era ormai iniziata e non poteva certo smettere sul più bello. ‘Senti un po’ io vado a rinfrescarmi un attimo in bagno, riprendiamo la conversazione quando ritorno’. Senza staccare lo sguardo penetrante dagli occhi di lui, prese le sue dita nella propria mano, la avvicinò alla bocca e succhiò avidamente l’indice ed il medio. Lui si lasciò leccare le dita e, per ristabilire il livello di controllo, con la stessa mano la strinse alla gola in un abbraccio molto possessivo e voluttuoso che fece tremare Sonia. Poi, staccatisi, la guardò mentre sculettando nei tacchi si muoveva verso la toilette.

Alberto fece passare un minuto e poi seguì la ragazza. Il bagno, posto alla fine di un lungo corridoio con due curve, era preceduto da un antibagno a porta scorrevole che isolava da una buona metà del frastuono del locale. Chiusa la porta dell’antibagno continuò a sentire il pump pump dei bassi, ma riabituò le proprie orecchie ad un volume più umano. Quindi si diresse verso il bagno vero e proprio che, come immaginava, era solo socchiuso.

Entrò dentro il locale che non era piccolo ed aveva un lavabo oltre ad una tazza. Sonia era in piedi, davanti al lavabo, con la gonna tirata su fino alla vita, intenta a lavarsi la fica con una salvietta usa e getta ed a darsi sollievo con le mani bagnate d’acqua.

Come in un copione scritto, che doveva solo essere rappresentato, i due non parlarono. Alberto ebbe solo l’accortezza di chiudere la porta a chiave alle proprie spalle e quindi si inginocchiò accostando le mani e la faccia al culo di lei. Lei mugolò assecondando l’intento di lui e si pose in posizione ancora più prona per ricevere le attenzioni che le avrebbe riservato.

Alberto cominciò a leccarle prima un gluteo e poi l’altro. Quello temporaneamente libero dalla sua lingua riceveva carezze circolari dalla mano come ad impastare un composto per dolci. Sentendo che Sonia gradiva il trattamento saettò solo fugacemente la lingua in mezzo allo spacco tra i due glutei, per ritrarsi subito e continuare con le mani. Sonia era sufficientemente liquida e sconce goccioline facevano capolino dalla fica. Lui ne raccolse alcune con le dita e, continuando a leccarle il culo, le porse alla bocca di lei che leccò e succhiò.

Un movimento di glutei e bacino, prominente e circolare, fece intendere a lui che desiderava di più e con un dito sul clito cominciò a massaggiarla mentre la lingua leccava e massaggiava le labbra della fica. Il suono della lingua di lui che baciava in profondità la fica di lei infilandosi dentro per due o tre centimetri fece tremendamente eccitare Sonia. ‘Si, scopami con la lingua fammela sentire dura che mi devasta la fica’. Fammi sentire zoccola’. Lui non rispondeva ma aumentava la penetrazione con la lingua e la pressione delle dita sul clito che ora era prepotentemente gonfio e prominente. Sentendola mugolare cominciò a bagnarsi il pollice della mano libera e, dopo aver leccato abbondantemente anche il culo, lo infilo dentro. Quell’ingresso inaspettato fece letteralmente uscire di testa Sonia. ‘Come mi sento vacca, piena di te davanti e dietro, mmmm mi fai impazzire ti prego continua’. Sempre in silenzio Alberto leccava le labbra della fica, massaggiava il clito con cerchietti concentrici delle dita e muoveva in profondità il pollice dentro il culo di lei. Il pollice si era fatto strada e la superficie interna del retto appariva oleosa, lubrificatissima così come elastiche le pareti che accoglievano e risucchiavano il dito.

Quando Alberto percepì che stava per venire decise di fare una perfida pausa e staccato il dito dal clito, allontanata la lingia dalle labbra della fica, estrasse il pollice dal culo che emise un osceno e sensualissimo ‘Sguishss’ rimanendo tuttavia semiaperto per la subita dilatazione. Sonia cominciò a contorcersi per l’assenza di nuove stimolazioni, sospesa tra un piacere crescente interrotto ed un desiderio di finire che aumentava. ‘Stronzo, lo sapevo che volevi torturarmi, finisci quello che stavi facendo o mi metto a gridare’ dai voglio sciogliermi non puoi farmi questo, guarda che grido e dico che mi stai violentando’. La voce tuttavia rotta dal desiderio sincopato era di tutt’altro tenore, tradiva sottomissione e l’ultima cosa che avrebbe voluto gridare era di essere violentata, piuttosto avrebbe voluto abbandonarsi ad un urlo lacerante se lui avesse ricominciato e l’avesse accompagnata alle soglie del piacere.

Dopo una pausa che le parve interminabile, Alberto ricominciò da dove si era interrotto: leccò di nuovo, stimolò il clito gonfio e rossissimo, introdusse con decisione non una ma ora due dita nel culo di lei che mugolando le accolse assestandosi col bacino. Ora Sonia era oscenamente protesa col culo in fuori, le braccia appoggiate ai bordi del lavandino, gli occhi che roteavano e sbattevano quasi sullo specchio; le dita dentro il culo erano ora l’indice ed il medio e l’avevano arpionata dall’alto verso il basso. Le due dita le devastavano il culo in un aggancio molto penetrante che stimolava la parete anteriore del retto quella che solo un sottile strato di tessuto divide dalla fica. In pratica Sonia aveva due dita nel culo che le procuravano brividi elettrici sia nel culo sia, indirettamente nel punto più sensibile della fica.

Alberto cominciò con voce forte e decisa: ‘Dimmi quanto godi e quanto ti senti troia, piena davanti e dietro dillo avanti sennò smetto’. E intanto premeva sempre più forte dentro il culo e con il dito sul clito. Poi riprendeva a leccarle le labbra della fica che ora colava abbondantemente.

Sonia era in preda ad un orgasmo a ripetizione, non riusciva a parlare ma solo a mettere insieme due o tre parole, poi si interrompeva quando gli spasmi erano troppo acuto e stingeva le gambe quasi a trattenere le dita di lui nel timore volesse fare un’altra pausa che non avrebbe potuto sopportare.

‘Continua, fammi sentire vacca, mi sento piena, &egrave bellissimo continua continua si dai continua si si dai”’. La voce era non ferma e le frasi monche, intervallate da profondi respiri tanto era il piacere che le dava quasi senso di soffocamento.

Infine si accasciò con la faccia riversa nel lavandino, ormai incapace di guardare lo specchio e vedere gli effetti dei vari orgasmi sul suo volto stravolto. La faccia era a contatto con la gelida ceramica del lavandino, i denti stretti digrignavano e la lingua dentro la bocca batteva sul palato assecondando il respiro affannato. ‘Ti prego continua ancora, ‘ ancora vorrei morire ora ma continua mi stai allargando tutta mi sento troiaaaaa aaahahaha’.

In quel momento una voce femminile, proveniente dall’antibagno, forse richiamata da suoni strani si fece sentire:’ Ma che stai male, chiamo qualcuno ce la fai ad aprire?’. Sonia ebbe, in un attimo di lucidità la forza di togliere con la mano le dita di Alberto dal suo culo e farfugliò: ‘Si si, mi sono sentita girare la testa, ma sto meglio, ora esco..’. Alberto, sentita la porta dell’antibagno nuovamente chiusa, dopo lo scorrere del pannello, disse: ‘Troppo bello, si finisce quando lo dico io..’. Quindi la rivoltò e le schiacciò la testa nuovamente contro il lavandino reintroducendo le due dita nel culo che ancora pulsava ed era dilatato. Sonia non ebbe modo di ribellarsi non perché temesse reazioni violente di lui, ma perché in effetti non desiderava nulla di meglio che continuare quello che solo la voce femminile aveva interrotto. L’orgasmo finale fu letteralmente devastante e le secrezioni della fica di lei tali da bagnare tutto il palmo della mano di Alberto. Aveva squartato e mai fino ad allora le era capitato in modo così netto ed abbondante.

Alberto prese quanto più liquido poté raccogliere e lo portò sopra i glutei di lei per massaggiarli come fosse un unguento da massaggio. Solo dopo due o tre minuti Sonia riacquistò la lucidità e la forza di tenere gli occhi aperti e poté vedere oltre la propria faccia sconvolta, gli occhi di Alberto, quasi infuocati che la guardavano riflessi nello specchio. Il massaggio ebbe l’effetto di rilassarla ed il ritmo del battito riprese una qualche regolarità. Lui la baciò sul collo, mordendolo, poi aprì la porta e uscì, non prima di averle detto per l’ultima volta: ‘Sei una grandissima zoccola, mi fai impazzire’.

Sonia si dette una ravvivata ai capelli, li fissò nuovamente dietro con due forcine e, abbassata la gonna, si diresse al bancone. Mentre percorreva il lungo corridoio che portava al vivo del locale, sentiva la musica via via crescente che accompagnava il ritmo del suo cuore ancora accelerato.

Al termine del corridoio incrociò una ragazza che con poco garbo la apostrofò: ‘vacci piano col bere, hai una faccia che ‘ sembra ti sia passato sopra un pendolino’..’.

Al bancone Sonia ritrovò Alberto che, noncurante di quanto accaduto prima in bagno, sorseggiava un nuovo americano leccandosi voluttuosamente le dita dietro ad un’oliva: ‘Buone queste olive, hanno un profumo intenso, acidulo ma intenso’. Sonia sorrise beffarda pensando a ciò che in realtà lui stava assaporando sentendo ancora il culo e la fica che stentavano a smettere di pulsare. ‘Io passo il giro e mi faccio una coca, che dici? Per stasera ho bevuto abbastanza’. E ridendo chiamò la ragazza del bancone per il nuovo ordine.

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