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Racconti Erotici Etero

Storia di Luisella

By 15 Dicembre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono Luisella, 39, sposata da 10 anni con Andrea, e sono una porca. Lo sono sempre stata dall’inizio della pubertà, e siccome sono anche esibizionista, sento il bisogno di condividere le mie storie. Ho deciso di quindi di condividere le mie esperienze con voi porcellini e le porcelline di Milù, che tanti bei ditalini mi avete ispirato!
Mi descrivo velocemente: alta 1.60, snella, seconda abbondante di seno, un bel culetto sodo, occhi azzurri, nasino all’insù, qualche lentiggine, capelli biondi lisci che porto alle spalle, piedini piccoli e, mi dicono, ben fatti.
Comincerò parlando dagli anni prima del matrimonio, che ovviamente sono sempre i più interessanti, per quanto anche dopo’
Come dicevo sono sempre stata una maialina, appena vedo un bel ragazzo lo sguardo scende quasi subito verso il pacco, e l’immaginazione va subito al suo bel cazzo duro e scappellato che sparisce nella mia bocca avida. Mi piace tanto la sensazione di pienezza e mi piace guardarlo bello luccicante della mia saliva copiosa mista alla sua lubrificazione nei momenti prima della copiosa sborrata che immancabilmente finisce nella mia boccuccia, ed ovunque abbia una cavità che possa accoglierlo’ Ma sto già divagando!
Quello di cui voglio raccontarvi oggi &egrave il periodo della mia tesi di laurea in chimica. Sì perché sono davvero laureata in chimica, non tanto per passione, quanto per fare contento papà che ha una piccolo laboratorio di analisi ed ha sempre insistito perché io potessi prendere un giorno in mano la ditta. In effetti ha avuto ragione perché oggi sono la titolare e posso dire di avere una certa agiatezza economica. Comunque, data la mia non-passione per la chimica mi sono sempre dovuta arrangiare per superare gli esami. Dato che i professori sono quasi tutti maschi non mi &egrave stato difficile, porcellina come sono, farmi ben volere. Con qualcuno più carino ci ho anche fatto qualcosa, un pompino nello studio fuori orario, o una sveltina in macchina in qualche stradina appartata. Con i più vecchi bastava un po’ di scollatura (merce rara in un dipartimento di chimica, dove ci sono poche femmine e quasi tutte secchione), una scosciata, uno sguardo lascivo e non capivano più niente!
Il problema più serio si pose al momento di fare la tesi di laurea che a Chimica &egrave di tipo sperimentale il che vuol dire stare in laboratorio tutti i giorni per circa dieci mesi e tirare fuori dei risultati decenti. Ormai ero arrivata a 30 anni, essendomela prendesa un po’ comoda, tanto avevo il posto assicurato, e non avevo tanta voglia di smazzare. Allora come prima cosa cominciai a cercare come relatore un professore che mi sembrasse adatto, scelto fra quelli con cui avevo fatto un esame. La scelta ricadde sul prof. Castellini, di Chimica Analitica, un po’ anzianotto e molto bavoso, ma simpatico. Ricordo che il giorno prima dell’esame, verso sera, andai strategicamente a chiedere qualche spiegazione dell’ultimo minuto presentandomi con una gonna molto corta. Non so come ma dopo un po’ mi ritrovai seduta sulle sue ginocchia mentre lui mi faceva vedere le formule sul libro e con una mano aveva cominciato a risalire lungo le mie cosce. Io, maliziosamente facendo finta di spostarmi, avevo anche messo una mano sul suo pacco duro e lo massaggiai un pochino. Lui si era fatto completamente rosso in volto e questo mi bastava. Mi alzai, lo ringraziai per le spiegazioni e lo salutai. Ovviamente il giorno dopo, con le domande sulle formule della sera prima, arrivò un bel 28.
Gli chiesi dunque la tesi e lui e mi spedì al laboratorio al piano di sopra per svolgere la parte sperimentale. Qui adocchiai quasi subito Luca, di 25 anni, il classico secchione in corso. Si vedeva da lontano che non aveva mai toccato pelo di fica, un po’ perché timido, un po’ perché forse non voleva distrazioni dallo studio. Decisi quindi che avrei approfittato di lui, ricambiando però a dovere. Il caso volle che l’inizio del lavoro sperimentale era proprio in comune quindi facemmo subito amicizia. Lui era molto volenteroso e preciso oltre che molto intelligente, quindi prese il comando della ‘coppia’ ed iniziò a fare la maggior parte del lavoro. Il comando della coppia sul versante sesso però ce l’avevo io! Cominciai un lento lavoro di sottili provocazioni, appoggiandomi a lui col seno ogni volta che se ne presentava l’occasione oppure sfiorandogli il pacco inavvertitamente e ridendo di gusto a tutte le sue battute ‘nerd’. Lui probabilmente cominciò a pensare di avere fatto colpo su di me, (ero a detta dei maschietti una delle ragazze più carine che si aggiravano per il dipartimento) e si vedeva dal fatto che ogni giorno diventava più sicuro di sé, cambiando un po’ atteggiamento ed iniziando persino a vestirsi e pettinarsi con un po’ più di cura. Chissà quante palpitazioni devo avergli fatto venire nei momenti in cui mi spiaccicavo su di lui con le scuse più assurde! Devo dire però che, acquisendo più sicurezza, anche lui cominciò a piacermi. Io in quel periodo non ero fidanzata, essendo da poco finita una storia con un ragazzo di Foggia, tanto carino quanto fatuo e scansafatiche, persino a letto’ Luca, dal canto suo, cominciò a tirare fuori lati del suo carattere che non avrei sospettato e cominciammo anche a farci battutine a doppio senso, tra una provetta e l’altra. ‘Mi prendi le tettarelle?’ chiedevo io, e lui ‘con immenso piacere’ ribatteva sottovoce guardandomi la scollatura, oppure lui ‘mi pulisci il matraccio?’, ‘certo te lo faccio bello lucido’ ribattevo io’ Ecco cose così un po’ fesse, da adolescenti. Entrando un po’ in confidenza mi raccontò che era da poco uscito da una storia lunga sei anni con la classica fidanzatina del paese conosciuta al liceo. Disse che si era stancato della relazione che ormai dal punto di vista ‘intellettuale’ non aveva più niente da dire, ed anche sul versante sesso, nonostante tanti tentativi da parte sua, non erano mai andati oltre il petting da vestiti. Queste santarelline, pensai io. Queste puttanelle che appena vedranno il primo cazzo rimpiangeranno tutti gli anni persi. Ma peggio per loro! Io tempo non ne ho mai perso’
Eravamo entrambi fuori sede. Io in una casa condivisa con altre studentesse, e lui in collegio (tipico dei secchioni in corso e con reddito basso) in una doppia condivisa con uno studente di medicina. Un giorno cominciai a decantare le mie doti di cuoca e di come ero brava a fare ad esempio il pollo con le patate al forno. La patata, si sa, all’inizio &egrave dura quindi conviene farla ammorbidire lessandola così poi nel forno viene morbida e ben cotta dentro e croccante fuori. Partimmo così con una serie di doppi sensi assurdi finché io non dissi ‘perché non vieni a casa così cuciniamo insieme?’, considerando che quel giorno a casa non c’era nessuno. Era venerdì e le mie amiche erano già andate via per il weekend, ma all’inizio non glielo dissi. Lui accettò entusiasta ovviamente, ed alla pausa pranzo ci avviammo insieme. La cosa non passò inosservata ai colleghi del laboratorio che avrebbero cominciato a spettegolare, ma questa &egrave un’altra storia’ Lui aveva un motorino tipo ‘Sì’, quello degli anni ’80, perché il collegio era fuori mano e i mezzi pubblici scarseggiavano. Io mi proposi di mettermi alla guida e lui salì sul sellino dietro di me. Il furbetto si vedeva che mi desiderava, sentivo il suo bacino spingere dietro il mio posteriore ed io mi inarcavo e spingevo per facilitare il contatto. Le sue mani, inizialmente sui miei fianchi cominciarono a risalire su verso i miei seni, che chissà quanto anelava. Ad una frenata le mani arrivarono a coppa a stringerli entrambi per un attimo di piacere reciproco, poi ci ricomponemmo tra risatine complici. L’atmosfera però si era già fatta calda, condita anche da battute su come smanettavo bene sull’acceleratore: ‘stringilo bene mi raccomando e fallo ruotare delicatamente se no il motorino viene subito’ diceva lui, inventando assurdi doppi sensi avendo i freni inibitori ormai andati e io che ridevo allegramente: ‘va bene così o devo stringertelo di più’ il manubrio?’
Arrivati a casa, quando lui capì che saremmo stati soli lo vidi farsi leggermente rosso in viso. Era ormai primavera inoltrata ed io cominciavo a portare i primi vestitini e quel giorno portavo anche dei sandali aperti con un po’ di tacco. Dopo il classico giro della casa, ci dirigemmo in cucina per prepararci il famoso pollo con le patate con gli ingredienti che avevamo comprato strada facendo. Io avevo cominciato a sbucciare le patate quando sentii da dietro il suo pacco spingere contro il mio culo e le sue labbra poggiarsi sulla mia spalla nuda. Il ragazzo nerd si era definitivamente svegliato! Non capii più nulla, era come se lo desiderassi da sempre e mi girai di scatto, e questa volta ero mi sentivo io rossissima in viso. Per un interminabile attimo ci siamo guardati negli occhi, forse lui avrà persino pensato che mi fossi arrabbiata, tant’&egrave che fece un passetto indietro. Io però lo tirai a me e affondai la mia lingua nella sua bocca. Di baciare sapeva baciare bene, rimanemmo lì a limonare per un bel po’, ormai le barriere erano cadute e non si tornava più indietro. Era però un po’ impacciato, e almeno all’inizio non sapeva bene dove e come mettere le mani, la qual cosa mi eccitava ancora di più: io una porcona esperta e di lungo corso avevo tra le mani un verginello da plasmare, altro che petting da vestiti! Lui continuava a palparmi il culo e le tette da sopra il vestitino con una fame di femmina che non avevo mai visto prima. Io gli sbottonai la camicetta e gli sfilai la canottiera, scoprendo un bel tronco che non avrei mai sospettato, scolpito, come mi disse schernendosi, da anni di nuoto. Le mie mani presero ad afferrare i suoi bicipiti, a scorrere sui suoi pettorali, ma ero ormai andata e dovevo subito fiondarmi sul suo cazzo. Arrapatissima gli sbottonai pantaloni e gli abbassai le mutande. La sua erezione svettava per la prima volta in faccia ad una ragazza, e per sua e mia fortuna quella ragazza ero io! Un cazzo bellissimo, lungo e dritto con la cappella grossa e violacea già bagnata, un vero sogno per me! Finita l’opera di svestizione lo afferrai per il cazzo e lo portai nella mia camera. ‘Adesso ti faccio nuovo nuovo!’ gli dissi maliziosamente. Lui mi seguiva come in trance, sentivo che era completamente mio! Sapevo che se avessi cominciato a succhiarglielo (cosa che anelavo tantissimo) sarebbe venuto in pochi istanti, ma io volevo prima la mia parte e volevo che lui fosse bene in tiro. Mi stesi quindi sul letto nuda e offrii la mia fica depilata alla sua lingua. Dovetti spiegargli per bene come si fa e cosa doveva fare col clitoride, ma imparò in fretta e dopo un po’ stavo mugolando come una vacca sotto i colpi decisi della sua lingua vorace. Dopo il primo orgasmo ne volevo degli altri quindi lo feci stendere e mi misi a gambe aperte sulla sua faccia per continuare a farmi leccare potendo condurre un po’ la situazione. Il suo cazzo era sempre duro, così da quella posizione mi stesi su di lui, mi allungai e glielo presi in bocca. Cominciammo così un magnifico 69, lo sentivo sospirare e leccare con più foga, stavamo entrambi godendo come pazzi. Siccome però quello era il suo primo pompino, non volevo che finisse così, doveva essere indimenticabile. Così mi girai e glielo presi in bocca potendoci guardare negli occhi. Con la mia lingua gli torturavo la cappella, poi mi affondavo tutta l’asta in gola alternando profonde succhiate a giochetti più superficiali per farlo durare il più possibile, da esperta pompinara. Quando fu prossimo a venire perse completamente il controllo e cominciò ad incitarmi ‘Sì, dài porcona, bella bocchinara succhiacazzi, sei la mia troia, la mia maialona, dai succhia più forte che spruzzo” Quelle frasi volgari ebbero un effetto devastante su di me, nessuno mi aveva trattata così, e mai me lo sarei aspettato dal piccolo nerd! Mi eccitai ancora di più e mi resi conto mi piaceva essere trattata da troia quale ero. Le buone maniere non servono quando si scopa! Ormai il suo cazzo era diventato duro e bagnato all’inverosimile e con qualche ultima lappata venne. Venne copiosamente nella mia bocca, un’eruzione fantastica, me lo sentivo pulsare dentro e da maialona consumata lo guardavo negli occhi mentre facevo colare la sborra fuori per fargliela vedere e non smisi di leccarlo finché non cominciò ad ammosciarsi. Lui mi guardava con uno sguardo misto tra l’incredulità e la gratitudine e prese ad accarezzarmi i capelli chiedendomi scusa per le frasi di poco prima, ma io gli dissi che &egrave tutto OK, ma che quelle parole poteva dirmele solo in quei frangenti altrimenti gli avrei tagliato le palle! Quando il suo cazzo fu completamente moscio non mancai di ‘mungergli’ delicatamente l’ultimo sperma che rimane dentro e glielo leccai via dalla punta, facendomelo sparire in bocca. Servizio completo dalla ditta Luisella!
Rimanemmo così abbracciati per un po’ sfiniti sul letto e lui accarezzandomi non finiva mai di ringraziarmi per quei momenti di fuoco che gli avevo fatto vivere. ‘Sono io che devo ringraziarti, nerduccio mio’, gli dissi, ‘e questo &egrave solo l’inizio se vuoi!’.
Ovviamente lui voleva e quello che successe poi ve lo racconto nei prossimi capitoli. Il pollo con le patate lo mangiammo un’altra volta’ Cari porcellini e porcelline di Milù, rieccomi a continuare il mio racconto. Innanzi tutto vi ringrazio per le moltissime mail ricevute, vi assicuro che le ho lette tutte, ma purtroppo per motivi di tempo, sono riuscita a rispondere solo a pochi. Adesso &egrave sera tardi, mio marito &egrave di là che dorme e a me brucia ancora un po’ il culo, &egrave inutile che vi spieghi perché’ Seduta sulla sedia dello studio, davanti a PC, la mia mente ritorna a 10 anni fa. Eravamo rimasti al pranzo di venerdì in cui invece di mangiare pollo e patate mangiammo salame e patatina. Non andammo oltre perché nel pomeriggio dovevamo rientrare in laboratorio e poi ripartimmo entrambi per il fine settimana alle rispettive case. Ci scambiammo numerosi SMS bollenti in cui si pianificava la trombata vera e propria, che per lui doveva essere la prima, ed avevamo organizzato per la sera di lunedì a casa mia. Naturalmente avevo chiesto alle mie amiche campo libero così da poter maialeggiare indisturbati. Ma quante volte le cose vanno come si organizzano? A me quasi mai. Infatti il lunedì mattina ci ritrovammo in laboratorio e dovevamo fare degli esperimenti nel ‘tendone’. Ora questo tendone era uno strumento che aveva assemblato il gieniaccio nerd di Luca nei mesi precedenti e serviva a studiare il comportamento di certe proteine a seguito di eccitazione con un potente impulso di luce laser verde. Tanto potente che se un riflesso di capitava in un occhio, quella era l’ultima cosa che vedevi. Per questo l’intero strumento era stato confinato all’interno di una stanza dietro un tendone che doveva essere tenuto al buio per non falsare le misure. Come ulteriore precauzione chi entrava nel tendone doveva indossare degli speciali occhiali di protezione e quando si metteva fuori il cartello ‘LASER ON’ nessuno poteva più entrare. Vi ho detto tutto questo per farvi il quadro della situazione in cui ci trovammo alle dieci di mattina di quel lunedì: soli dietro un tendone semibuio inaccessibile, con gli occhialoni e’ molto arrapati. Non che ce ne fosse bisogno, ma lo stuzzicai un pochino parlando sottovoce, giusto per dargli il là: ‘allora facciamo eccitare questa proteina col laser?’. E lui ‘maledetta a te, io sto qua arrapato come un mulo e mi parli di eccitazione? Stasera ti faccio vedere io! Comunque sì la proteina si eccita e noi dobbiamo vedere quanto tempo ci mette a rilassarsi’. Io: ‘Speriamo che lo stato eccitato duri a lungo allora!’. La mia mano si posò quindi sul suo pacco e naturalmente potetti constatare una potente erezione costretta nei pantaloni. Io dal mio canto avevo completamente inzuppato il perizomino da porca che mi ero messa e la tensione si era fatta insostenibile, chi ci pensava più all’esperimento? La situazione era eccitante e rischiosa allo stesso tempo, ma era un rischio che si poteva correre: il laser era su ON, nessuno poteva entrare, c’era comunque poca gente in giro per via di un congresso, dovevamo solo stare attenti a non fare molto rumore. Decisi quindi di passare all’azione. Lui era seduto su uno sgabello alto e gli aprii la zip dei pantaloni molto lentamente. Il cazzo saltò fuori come una molla già bello lubrificato e cominciai a menarglielo piano piano gustandomi ogni vena in rilievo, ogni nervatura, mentre gli sussurravo ‘Hai un cazzo fantastico, non me lo sono levato dalla mente in questi due giorni. Quanto mi piace sentirlo grosso e duro nella mia mano!’. Il cazzo. Lo scettro del maschio. Come si fa a stare senza? Fosse per me, ne terrei uno piantato in fica tutto il tempo! Comunque, io stavo in piedi vicino a lui e sopra al perizomino indossavo una gonna al ginocchio. La sua mano si infilò facilmente da sotto e cominciò a massaggiarmi la passera prima da sopra, poi scostò facilmente l’inutile, minuscolo e zuppo pezzo di stoffa che mi copriva e sentii il suo dito direttamente sul clitoride, mentre con il pollice il porcellino aveva iniziato a stuzzicarmi il buchetto. Continuando a menarglielo inarcai la schiena per facilitargli le operazioni, facendo uno sforzo enorme per non mugolare troppo. A quel punto però la maiala che &egrave sempre in me prese completamente il sopravvento. Con gli ultimi neuroni logici feci mente locale che avevo preso la pillola regolarmente e che lui, nerd come era, era veramente improbabile che avesse qualche malattia venerea. Decisi quindi di sverginarlo lì subito, quindi sempre tenendogli il cazzo in mano mi inerpicai sullo sgabello davanti a lui, dandogli le spalle e mi puntai la cappella verso la fica. Scivolai giù con una facilità impressionante tanto eravamo entrambi eccitati e lubrificati ed iniziai un lento su e giù tenendo la schiena inarcata e mantenendomi al bancone facendo sempre attenzione a non fare rumore. Col laser che sparava, qualche nostro rumorino sarebbe stato comunque più o meno coperto. Luca con le mani libere mi tirò su maglietta e reggiseno e mi afferrò le tette, cominciando a tormentarmi i capezzoli con le dita soffiandomi nell’orecchio ‘Luisella se i divina’ mi mandi in estasi’ godo come un maiale’ godiamo insieme!’ Poi con una mano scese a titillarmi il clitoride mentre il suo cazzone mi stantuffava lentamente ma inesorabilmente. Il suo respiro si faceva sempre più corto insieme al mio, poi lo sentii venire dentro di me. Che sensazione meravigliosa la sua sborra che mi riempiva mentre il suo cazzo pulsava insieme alla mia fica! Mi versò dentro tutto lo sperma che non aveva dato alla sua ex-ragazza in tanti anni di fidanzamento bianco ed io ero ben contenta di prendermelo al posto suo. Non sa cosa si &egrave perso e voi mie lettrici porcelline lo sapete bene! Io non ero ancora venuta, ma lui generosamente col cazzo che mi si sgonfiava lentamente dentro continuò a stimolarmi ancora un po’ finché non godetti anche io, strozzando in gola l’urlo che avrei voluto emettere. Per venire insieme avremmo avuto bisogno di un po’ più di affiatamento, ma avremmo avuto sicuramente modo di porre rimedio’ Per fortuna all’interno del tendone c’era un rotolone di carta da laboratorio per cui ci riuscimmo a pulire alla meno peggio trattenendo qualche risatina per allentare la tensione erotica e del rischio appena corso. Solo allora ci rendemmo conto di aver tenuto su gli occhialoni di protezione tutto il tempo! Cari porcellini e porcelline, rieccomi con un nuovo capitolo. Stasera mio marito &egrave a calcetto ed io sono sola in casa. Mentre scrivo sono vestita con lingerie sexy, calze nere con la riga reggicalze in pizzo nero, perizoma sempre di pizzo nero, reggiseno a balconcino abbinato e décolleté con tacco 12 per calarmi meglio nell’atmosfera. Torniamo di nuovo a 10 anni fa. Dopo quella prima, inaspettata scopata dietro al tendone ne seguirono molte altre, consumate per lo più a casa mia. Era un rapporto alla pari perché lui dirigeva le operazioni del lavoro di tesi, mentre io gli insegnavo l’arte raffinata di sedurre ed amare una donna. Devo dire che era un allievo bravo e volenteroso e stava velocemente recuperando gli anni persi. Avevamo anche iniziato ad uscire insieme, oltre che per serate in pizzeria o al cinema, anche a fare shopping. Io lo portavo con me a scegliere i miei vestitini, spesso succinti, ed a volte andavamo anche nei negozi di intimo dove me lo trascinavo nel camerino e mi cambiavo mille completini costosissimi per dargli gustose anteprime di ciò che avremmo goduto insieme. Iniziai anche personalmente a curare il suo look a cominciare da un nuovo taglio di capelli, e naturalmente scarpe, pantaloni e camicie come si deve. Con la sicurezza che stava prendendo e il nuovo aspetto stava diventando uno schianto, e i risultati si vedevano! Non potevo non notare, mentre passeggiavo con lui, gli sguardi di altre ragazze che si soffermavano a guardarlo un attimo di troppo. Di comune accordo, comunque, non ci mettemmo proprio insieme. Sapevamo che una volta laureati di lì a pochi mesi avremmo avuto destini ed aspettative completamente diverse: io sarei tornata a dirigere il laboratorio di mio padre, mentre lui sarebbe andato all’estero per qualche dottorato ed iniziare una carriera accademica di (probabilmente) successo. Di conseguenza, anche se scopavamo, era del tutto naturale dirci se c’era qualcuno o qualcuna che ci piaceva e ci scambiavamo addirittura consigli e pareri in merito. Come vi avevo accennato, lui stava in un collegio universitario, di quelli misti, con maschi e femmine separati in diverse ali dell’edificio. Tuttavia, come mi raccontava, la sera si ritrovavano sempre a gruppetti nelle sale comuni e si rimaneva a far comunella fino a tardi, per cui si erano formate molte coppie. Mi confidò che a lui piaceva molto una ragazza albanese del secondo anno di Economia di nome Deliza, che faceva parte della loro comitiva. La metamorfosi di Luca, mi disse, in qualche modo stava facendo effetto e lei cominciava d accorgersi di lui. Ed io non ne ero gelosa, anzi mi sentivo felice ed orgogliosa di lui. L’oggetto ‘piccante’ del racconto di oggi però &egrave un altro. Me lo riferì lui nei minimi dettagli e lo riporterò qui improntando la narrazione rispetto alle sue sensazioni. Dunque, oltre alla ragazza albanese ultra-carina, nella comitiva c’era anche un’altra ragazza del terzo anno di Bioloia, di nome Isa, che però era abbastanza bruttina, soprattutto di viso. Aveva anche poco seno, ma a salvarla, per così dire, c’era un bel culone tondo e sodo. Di carattere era timida e delicata, secchiona, ed aveva una cotta colossale per Luca. Prima della mia iniziazione, per Luca questo non avrebbe significato niente, ma le cose erano ormai cambiate, lui era cambiato. Una sera, mentre stavano nella sala comune a chiacchierare, Luca cominciò a sentirsi poco bene, quindi salutò tutti e tornò in camera, dove si mise a letto dopo aver preso un Aulin sperando che il mal di testa passasse in fretta. Per fortuna era solo (il compagno di stanza era rimasto a casa per concentrarsi meglio nello studio di un esame difficile) così poté spegnere la luce e rimanere in silenzio. Dopo un po’ senti bussare alla porta: era Isa. Lui la invitò ad entrare e lei, senza accendere la luce, prese una sedia e si mise a sedere vicino a lui, che era rimasto steso nel letto. ‘Mi stavo preoccupando, volevo vedere come stavi e se avevi bisogno di qualcosa’, disse. E lui ‘Sei molto gentile, &egrave solo un po’ di mal di testa, ho già preso una pastiglia, tra un po’ starò meglio’. Stranamente, lei anziché andarsene, rimase lì seduta in silenzio vicino a lui. I minuti passavano, il mal di testa stava diminuendo e lei era sempre lì, zitta. A poco a poco nella mante di Luca si fecero strada fantasie perverse. Al buio non vedeva il suo viso sgraziato, che avrebbe spento ogni fantasia, ma continuava a pensare al suo culone. Nella stanza buia e silenziosa, gli venne duro come il marmo. Aveva addosso una tuta comoda e se la luce fosse stata accesa la sua erezione sarebbe stata evidente. Senza dire nulla, prese la mano di Isa e se la portò sul pacco. Lei si lasciò docilmente guidare e rimase così con la mano sul suo cazzo duro da sopra i pantaloni tenza muoversi, ma anche senza ritrarsi dopo che lui le lasciò la mano. Chiaramente era soggiogata, ed avrebbe fatto tutto quello che lui voleva, ma Luca non poteva sapere fin dove si sarebbe potuto spingere. Lei era vergine e non aveva mai avuto un ragazzo, del resto. Si abbassò quindi la tuta e gli mise il cazzo nudo in mano. Di nuovo nessuna reazione di difesa, lei rimase così, con la mano stretta dolcemente intorno all’asta, ferma. Si capiva che non sapeva bene cosa fare per cui lui la guidò a fare un leggero su e giù. Non aveva mai baciato un ragazzo ma stava facendo la sua prima sega. Le racchie. Forse più porche delle bone perché vivono i momenti di eccitazione più intensamente sapendo che ce ne saranno pochi nella loro vita. Sanno donarsi completamente e con gratitudine. Con devota sottomissione. La sega non gli bastava più. Sempre al buio (guai ad accendere la luce, si sarebbe sgonfiato all’istante) le sussurrò ‘spogliati tutta nuda per me’. Lei eseguì come un automa. Lui la vide armeggiare con i vestiti e dopo un po’ era di nuovo ferma, di nuovo seduta sulla sedia, come in attesa di istruzioni. ‘Sali sul letto, ed accucciati tra le mie gambe’. Eseguì. ‘Adesso prendimelo in bocca’. ‘C-come?’ balbettò lei. ‘Prendimelo in bocca ho detto, non farmi ripetere le cose’. Questa volta tacque e di nuovo eseguì. Si erano già stabiliti i ruoli, come ognuno dei due, in fondo, voleva. ‘Adesso insalivamelo per bene, sputaci sopra prendilo in bocca e comincia a fare su e giù con la testa. Insomma mi devi fare una pompa. Stai attenta a non strisciare con i denti se no mi fai male. Usa solo le labbra e la lingua’. Un bignami del pompino. Lei probabilmente nemmeno sapeva cosa era, un pompino. Ma stava andando bene. Si impegnava a leccare e succhiare cercando di soddisfare il suo uomo come meglio riusciva. Lui sentiva dei bei risucchi intorno alla sua cappella e pensò che Isa in fondo era davvero portata. Insalivava e succhiava seguendo il ritmo che gli impartiva Luca. Il suo culone. Luca continuava a pensare a quello. A pensare che gli sarebbe piaciuto sfondarglielo. Ci sarebbe riuscito quella sera stessa? Di scoparla nella fica non era cosa, in primis perché non la voleva sverginare, poi perché sicuramente lei non prendeva la pillola e lui non aveva un preservativo in camera. Ce li avevo io a casa mia. No la cosa migliore era il secondo canale. Nel piccolo bagnetto annesso alla stanza Luca aveva un po’ di olio emolliente per la pelle secca’ Ordinò ad Isa di andare a prenderlo. Quando tornò la fece sedere mettere sopra di lui nella posizione del 69 e le disse ‘Abbassati a continua a spompinarmi come stavi facendo prima ed alza il culo verso di me’. Lei faceva tutto docilmente ed in silenzio. L’unica cosa che aveva detto era ‘C-cosa’ poi si era zittita. Con l’olio lui iniziò a lubrificarle il culetto, ad entrare dentro prima con una poi con due, poi tre dita. Lei non si opponeva, anzi spingeva il culo verso di lui mugolando e spompinando più forte. ‘Questa &egrave proprio una maiala fatta e finita’ pensò Luca, ma non la apostrofò mai con parole del genere per paura di inibirla e spezzare l’incantesimo. La tensione erotica era alle stelle. La fica di Isa, che sarebbe rimasta inviolata, sembrava il lago di Garda. Con il pollice di Luca tutto piantato in culo e l’indice che le sgrillettava il clitoride, oramai Isa spompinava come un’ossessa. Luca doveva fare ricorso a tutte le sue energie per non esploderle in bocca. Le disse quindi di fermarsi, mentre lui continuava col ditalino. Era diventato piuttosto bravo, grazie alle mie lezione, così dopo qualche minuto lei venne ansimando ed inondandogli la mano di umori. Usò questi per lubrificare il buchetto ancora un po’ poi le disse di spostarsi in avanti, verso il suo bacino. Finalmente quel culo sarebbe stato suo. Lei era in ginocchio, di spalle, con le gambe allargate all’altezza del sua cazzo. Lui puntò la cappella verso il buchetto. Lei capì le sue intenzioni e non si sottrasse. Con sottomissione e devozione iniziò a spingere per fare spazio alla cappella dentro di lei. La lubrificazione e l’eccitazione aiutavano, ma era pur sempre stretto, e sicuramente le faceva male. Ma evidentemente era determinata a prenderselo tutto nel culo. Disperatamente e devotamente determinata. Nonostante il dolore voleva soddisfare il suo uomo. In quel momento era il suo signore e padrone. Lui avvertiva questa sua sottomissione e questo lo eccitava ancora di più. Si sentiva forte e potente, aveva deciso di inculare una timida verginella, e questa, sotto il suo comando si era trasformata in pochi minuti nella più grande troia della storia. Solo per lui. Il cazzo ormai era entrato per metà, e il buco si stava allargando per accoglierlo per bene. Il dolore di lei si stava piano piano trasformando in piacere ed arrivava come una saetta fino al suo cervello. Si sentiva posseduta, dominata, ma allo stesso tempo si sentiva padrona anche lei. Dando piacere al suo uomo, offrendogli il suo culo, era lei la vera protagonista. Senza di lei, solo una sega si poteva fare! Questa consapevolezza la rese più audace, ormai riusciva ad impalarsi completamente sul cazzo di Luca, e le piaceva. Iniziò quindi un lento e godurioso su e giù. Con lei di spalle, Luca accese la lucina del comodino per godersi la scena anche visivamente. Il culone di Isa che sballonzolava e il suo cazzo che entrava e usciva nell’ano era una vista troppo arrapante. Ormai era al limite e dopo pochi altri colpi lui sborrò copiosamente riempendole l’intestino, mentre lei continuava a dimenarsi con il culo sul cazzo che andava piano piano sgonfiandosi. Luca spense di nuovo la luce, per ricreare l’atmosfera dell’inizio. ‘Vatti a lavare e rivestiti, ora. Poi torna in camera tua.’, disse con tono che non ammetteva repliche. Non ci furono moine o paroline dolci, né salutini. Nessuno dei due li voleva. Lui era il padrone e lei la sua serva. O lei era la padrona e lui il servo?

Cari porcelloni e porcellone e lettori curiosi di Milù, dopo un po’ di pausa, rieccomi per il quarto ed ultimo capitolo del periodo della mia tesi di laurea. Le ultime settimane scivolarono via velocemente, impegnati, sia io che Luca, ad effettuare gli ultimi esperimenti, a scrivere la tesi, e a dare gli ultimi esami che ci restavano. Era oramai iniziata l’estate e ci sentivamo di buon’umore in vista del traguardo tanto ambito. Una mattina Luca arrivò in laboratorio raggiante e mi raccontò che finalmente era riuscito a mettersi insieme alla sua adorata Deliza. La notte precedente a quanto pare c’erano stati i fuochi d’artificio. Io fui sinceramente contenta per lui, ed anzi sollevata per il fatto che il nostro ‘affaire’ si concludeva così in maniera indolore. Lui del resto mi assicurò che avrebbe continuato ad aiutarmi con la tesi fino alla fine. Io dal canto mio ero completamente proiettata verso il futuro e sapevo che dopo la laurea sarei stata fin da subito molto indaffarata e non potevo perdermi in inutili sentimentalismi, che non sono mai stati nelle mie corde. Arrivò quindi il fatidico giorno della seduta finale di laurea. Questa, per chi non vi ha mai assistito, anche se formalmente &egrave un esame, &egrave un’occasione più che altro mondana, in cui ci si mette il vestito buono ed alla presenza di amici e parenti nell’aula magna si espongono i risultati in modo sintetico. Quando tutti hanno parlato, i laureandi vengono proclamati Dottori dal presidente del consiglio del corso di laurea. Quella volta eravamo una decina, un po’ più della metà dei quali maschi. Io avevo deciso di non passare inosservata per l’occasione. Libera da fidanzati, non dovevo dare conto a nessuno e decisi proprio di esagerare, da porcellona quale sono, e la stagione estiva giocava a mio favore. Misi sandali aperti rossi con tacco 12 ed un lungo vestito rosso semi-trasparente che lasciava intravedere un malizioso perizomino ed una scollatura a balconcino con un velo vedo-non-vedo sul seno. Trucco ed acconciatura sistemate completavano il quadretto. La seduta era pomeridiana ed iniziò verso le cinque. Quando mi presentai in aula magna al piano terra notai con soddisfazione le mascelle dei maschietti presenti che caddero fragorosamente in rapida successione, e gli sguardi indignati ed invidiosi di ragazze e signore! Arrivò anche Luca, molto bello in giacca e cravatta insieme alla sua Deliza, che vedevo per la prima volta e capii subito perché lui aveva perso la testa: aveva un visino dolce su un corpo con forme esplosive ed era elegantissima anche lei son scarpe alte ed un vestitino a tubino corto ma tutto sommato sobrio. Fatte le presentazioni, noi laureandi ci mettemmo tutti di lato alla cattedra in attesa del nostro turno. Essendo la più grande, avrei parlato per ultima e sarei stata proclamata per ultima, mentre Luca era il primo. Al momento della proclamazione la commissione composta da sei docenti si mise in piedi di fronte alla cattedra. Venne chiamato Luca che si posizionò in piedi davanti al Presidente, che enunciò la consueta formula ” e per i poteri conferitimi la dichiaro Dottore in Chimica con voti 110/110 e lode’. Applauso fragoroso. Poi continuò: ‘inoltre per la giovane età e l’altissima media di 29,8 su 30 le porgo lo speciale plauso della commissione’. Tutti si spellarono le mani dagli applausi. Sfilarono via via tutti gli altri con voti più o meno alti, infine toccò a me. Mi posizionai di fronte al Presidente. Questi era un bell’uomo sulla cinquantina, che nel corso dei miei studi (durati comodamente oltre dieci anni) avevo sempre tenuto d’occhio e ne avevo seguito la scalata da giovane ricercatore fino a posizioni sempre più importanti. Si vociferava che avesse numerose amanti fra le sue assistenti e non stentavo a crederlo, avendo lui un carisma innegabile e poi si comportava da vero playboy, veniva sempre al lavoro con una moto di grossa cilindrata e nessuno avrebbe sospettato che quell’aitante centauro fosse un brillante scienziato ed accademico in carriera. Ovviamente nel proclamarmi (mi difesi con un onesto 102) mi squadrò da capo a piedi e rabbrividii tutta sentendo il suo sguardo spermatico su di me. Girandomi a stringere la mano agli altri membri della commissione potevo sentire il suo sguardo sul mio culo disegnato dal perizoma e che si intravedeva sotto il vestito rosso trasparente. Mi stavo cominciando a bagnare e sentivo il bisogno di un bel cazzo tra le gambe. Possibilmente il suo. Alla fine di tutti i festeggiamenti, prima di abbandonare l’edificio, decisi di giocarmi le mie carte. Il suo studio era al secondo piano ed a quell’ora era ormai deserto. Nel pianerottolo antistante le scale agganciai il suo sguardo, gli feci un bel sorrisetto malizioso e mi incamminai ancheggiando verso il piano superiore. Saliti i due piani mi fermai appoggiata al muro a metà corridoio per non dare nell’occhio. Dopo cinque minuti, in cui il mio cuore già batteva a mille ed ero un lago di umori, vidi la sua sagoma comparire dalle scale. ‘Eccolo qua il porco’ pensai con soddisfazione. Mi avviai quindi verso la porta del suo studio, così per fugargli gli ultimi dubbi sulle mie intenzioni. Lui arrivò a grandi falcate, aprì la porta e mi spinse dentro, richiudendo immediatamente. ‘Allora sei davvero la troia che ho sempre pensato’ mi disse lui guardandomi negli occhi. ‘Si professore, sono la sua vacca’ feci io di rimando. Finalmente stavo per essere trombata da un vero stallone, con tutto il rispetto verso il nerd. Il professore era un vero uomo che non aveva bisogno di essere guidato e mi avrebbe sbattuta in tutti i modi guidando le danze. Infatti mi prese e mi spinse con le spalle contro il muro, poi mi sollevò con facilità irrisoria dal culo facendo risalire in su il mio vestito e mi baciò con foga spingendomi la lingua in bocca mentre col bacino spingeva la sua erezione contro la mia passerina in fiamme. Poi mi girò e mi fece scivolare giù il vestito lasciandomi in reggiseno perizoma e scarpe tacco 12, una visione estatica per qualunque uomo. Si abbassò i pantaloni e cominciò a strusciarmi il cazzo nel solco del culo mente con le mani si insinuò nel periziomino per sgrillettarmi e con l’altra mano prese a tormentarmi un capezzolo mentre con la bocca mi faceva dei succhiotti sulle spalle. Mi sentivo completamente avvolta e posseduta proprio come avevo sperato. Poi si andò a sedere su un divano e mi fece accucciare fra le sue gambe. Sapevo bene cosa fare, naturalmente, e cominciai col mio pezzo forte: il pompino. Il suo cazzone bello grosso e scappellato non chiedeva altro che di essere leccato e succhiato come si deve, alternavo profonde pompate a titillamenti con la lingua mentre mi riempivo con le sue palle gonfie la mano libera. Tutto sempre senza perdere mai il contatto visivo. Gli lanciavo le occhiate più porche che avevo e con la bocca enfatizzavo dei ‘glub glub glub’, schiocchi e baci per fargli apprezzare meglio la foga che ci stavo mettendo. E non dovevo fingere affatto perché a me i cazzi piacciono proprio tanto. Lui iniziò a darmi il ritmo con le mani sulla testa e mi faceva andare così a fondo che a volte avevo dei conati di vomito ma ero determinata a continuare senza inerruzioni. Ogni tanto col sua pisellone mi ci davo anche degli schiaffoni sulla faccia prima di riprendere ad ingoiarlo. Lui iniziò a darmi della vacca pompinara professionista, cosa che non poteva che farmi piacere. Iniziò anche a farmi delle proposte che non avrei potuto accettare ‘Rimani con me qui all’università sarai la mia assistente preferita. Ti faccio fare carriera in un baleno e poi ce ne andiamo in giro a congressi, ti voglio trombare in tutte le capitali del mondo’. Le troiette che ho adesso non sono niente in confronto a te, tu sei nata per il sesso” Lusingata, continuai a spompinarlo lasciandogli credere quello che voleva, l’importante per me era essere scopata in quel momento. Lui si alzò e con un movimento del braccio ripulì la sua scrivania facendo cadere tutto quello che stava sopra, per metterci qualcosa di molto meglio, cio&egrave me. Ero a pancia in su, mi sfilò il perizoma e ricambiò da gentiluomo il servizio leccandomi la patatina per almeno dieci minuti fino a farmi venire e solo allora mi infilò dentro il cazzo in un colpo solo. Mi sentii meravigliosamente riempita e posseduta, lui iniziò in lento e sapiente stantuffamento accelerando man mano che la nostra eccitazione saliva. Poi mi fece scendere e mi sbatté sulla scrivania a 90 gradi e mi prese da dietro riprendendo a stantuffare, questa volta però afferrandomi per i polsi con una mano sola a mo’ di redini, cavalcandomi come una puledra. In quella posizione era lui a dettare ritmo e profondità della penetrazione, ero completamente in balia delle sue voglie, come piace a me. Mi liberai una mano e con un dito cominciai a penetrarmi il buchetto del culo per aumentare il mio piacere e per suggerirgli cosa ancora poteva e doveva fare’ Lui capì al volo e, insalivatosi le dita, prese a sua volta a penetrarmi e lubrificarmi il secondo canale per prepararmelo. Io gli diedi l’ultimo incoraggiamento ‘mettimelo in culo professore, presto! Nel culo, lo voglio nel culo’ lo implorai e lui accontentò inculandomi come un vero stallone sa fare. Dapprima piano, per allargarmelo lentamente, all’inizio fa sempre un po’ male, poi affondando sempre di più fino ad iniziare a stantuffarmi a dovere ‘Ti piace il cazzo in culo eh troietta’ ‘Si prof, sfondami il culo, &egrave tutto tuo’ si’ così’ più forte!’ Ebbi un altro orgasmo e le mie ginocchia cedettero di schianto, oramai mi reggevo solo impalata a lui che dopo pochi altri colpi mi sborrò nel culo, continuando a lodarmi ‘Puttana’ mi hai fatto godere come un maiale’ ti voglio sempre con me”. Mi lasciò andare sfinito anche lui ed io mi andai a stendere sul divano per riprendere le forze. Oramai si era fatto tardi per entrambi, eravamo stati lì circa mezz’ora quindi ci ricomponemmo promettendoci di rivederci e uscimmo dallo studio per riunirci agli altri. In seguito però non ci siamo più rivisti perché io non tornai più all’Università. Il laboratorio di mio padre mi attendeva, ma queste sono altre storie’

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