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Storia di una schiava del sesso

By 4 Marzo 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

La mano di Andrea si muoveva decisa sul sedere di Carmen. Sdraiata a pancia in giù nel suo letto, lui le aveva tirato su la camicia da notte fino a scoprirle il culo ed aveva iniziato ad accarezzarlo, sentendolo morbido e vellutato contro la pelle della sua mano. Lo aveva anche baciato e leccato più volte, poi il ritmo della palpazione si era fatto più insistente, più deciso, più voglioso. Fino a violarle la fica con le dita e poi, spinto dall’eccitazione, a sodomizzarla con il medio.
Erano le 3 del mattino e quella scena si ripeteva quasi ogni notte. Andrea non sapeva resistere alla tentazione di approfittare di sua moglie all’insaputa di quest’ultima che, nel profondo sonno indotto dai sonniferi che usava da anni, non poteva accorgersi di nulla. I movimenti di lei lasciavano capire che quella stimolazione le era gradita, che forse le induceva sogni erotici.

Quello che Andrea non sapeva, però, era che la storia dei sonniferi era tutta una finzione e che Carmen non stava dormendo.

Lei aveva iniziato a far finta di prendere medicinali per dormire molto tempo prima. Una notte si era svegliata sentendo che Andrea la palpava, ma aveva fatto finta di dormire. La notte seguente era rimasta vigile e la scena si era ripetuta. Aveva quindi iniziato a lamentare di fare sogni strani, che la turbavano e si era inventata la storia del sonnifero prescritto dal medico.
Carmen, infatti, si vergognava di provare piacere nel sapere che Andrea, l’uomo con il quale si era scambiata un patto d’amore eterno, desiderava possederla con la forza, senza il suo assenso.ù

Si era sempre vergognata del piacere che il sesso era in grado di darle.
Era stata un’adolescente che si masturbava furiosamente ripensando alle storie raccontate dalle sue coetanee di cazzi succhiati o smanettati a ragazzi o uomini che le avevano fatte godere come non mai.
Lei, cresciuta in una famiglia del sud che le aveva dato una rigorosa educazione, non aveva avuto queste esperienze e si dava piacere nel bagno o nel suo letto ripensando a quanto le veniva detto, anche se credeva che parte di quelle storie fosse pura invenzione.
Una volta divenuta maggiorenne, però, si era accorta di non riuscire più a trattenere la propria voglia di godere, anche se la rigidità degli insegnamenti che le erano stati impartiti la ingabbiava, non le consentiva di vivere pienamente la gioia del sesso.

C’era stato Antonio, un suo collega nel primo lavoretto estivo che si era trovata, che era stato il primo a rendersi conto di potersi prendere delle libertà con lei. Una sera, mentre erano soli nel retro della gelateria in cui lavoravano e si stavano preparando ad iniziare il proprio turno, lui le aveva messo la mano sul sedere, la parte del corpo di Carmen che aveva da sempre eccitato di più gli uomini. Già allora, a 19 anni, lei era alta, aveva un bel seno, un sedere dalle forme perfette e quei capelli lunghi, mossi, dai riflessi ramati le conferivano un’aria selvaggia che eccitava al solo pensiero.
Sentendo la mano di lui, aveva provato un brivido nuovo, una sensazione sconosciuta che l’aveva paralizzata. Avendo via libera, Antonio l’aveva abbracciata facendole sentire la propria erezione e si era servito da solo. Le aveva palpato il seno ed aveva messo la mano tra le sue cosce, regalandole un piacere che non credeva potesse esistere nel mondo reale. Resosi conto di averla in suo potere, l’aveva fatta inginocchiare e le aveva letteralmente scopato la bocca, dandole presto da bere il suo seme, prima di ricomporsi ed iniziare il proprio turno senza degnarla di una parola riguardo a ciò che era accaduto.
Due giorni dopo, quando Carmen avrebbe avuto l’ultimo turno insieme ad una collega, Antonio si era presentato grazie ad uno scambio con questa. Tirata giù la saracinesca e pulito il locale dopo il servizio serale, l’aveva portata nel retro ed aveva completato l’opera di possessione. Carmen era stata come una bambola tra le sue mani e lui aveva goduto a pieno della libertà che gli veniva concessa. Le aveva puntato il cazzo tra le gambe e nel penetrarla si era reso conto che mai nessuno aveva avuto questo piacere prima di lui.
‘Cazzo, ma sei vergine?’, aveva chiesto quasi protestando.
‘Sì’, gli aveva risposto come un automa.
‘Porca troia, io ero sicuro che non lo fossi, che prendessi la pillola. Sei una vacca, se andassi avanti rischierei di metterti incinta!’, aveva continuato a protestare non avendo indossato il preservativo.
Ma Antonio non si era scomposto. Aveva iniziato a scoparla con rabbia, quasi come per vendicarsi di un affronto. Da parte sua Carmen in quel momento stava provando un’eccitazione tale che presto aveva raggiunto il primo orgasmo dovuto ad una penetrazione. Ne era seguito rapidamente un altro, che l’aveva sconvolta ed aveva aumentato l’eccitazione di Antonio che, sentendosi anche lui prossimo all’orgasmo, aveva estratte il suo cazzo dalla fica di lei indeciso sul da farsi. Ma gli ci vollero pochi secondi, convinto dai mugolii di Carmen e dal suo contorcersi in preda al piacere. L’aveva fatta girare, le aveva sollevato i fianchi e dopo poco la ragazza aveva perso anche la sua verginità anale.
Per tutta l’estate l’aveva posseduta secondo il suo desiderio, per poi lasciarla senza una parola e tornare alla sua vita.

Dopo di lui c’era stato Alfredo, il cugino di Carmen, che le aveva sempre rivolto una particolare attenzione ma che durante le feste di Natale dello stesso anno in cui lei era stata avviata alle gioie del sesso si era fatto avanti in occasione della settimana che Carmen ed i suoi genitori passavano nella casa dei nonni insieme agli altri parenti.
Era come se lei emanasse un’aura di sesso che attirava gli uomini che le stavano più vicini. Una sera, a tavola, seduto accanto a lei, Alfredo aveva lasciato la sua mano sulla gamba di lei. Benché quel contatto avvenisse attraverso il tessuto dei pantaloni, Carmen aveva sentito risvegliarsi le emozioni dell’estate precedente, che aveva spesso rievocato nell’intimo del suo letto.
Come Antonio, anche Alfredo aveva interpretato il silenzio della ragazza come un assenso. E quando tutti furono a letto, il ragazzo era entrato nella camera di Carmen per infilarsi nel suo letto.
‘Ferma, non ti muovere, ci penso io sennò svegliamo tutti’, le aveva detto lamentandosi dei movimenti di Carmen che facevano cigolare la rete di quel vecchio letto. Questo aveva smorzato l’entusiasmo della ragazza, che con il cugino sentiva di potersi lasciare andare visto che erano cresciuti insieme. E così, quella sera e nelle successive, mentre lui era intento a penetrarla munito di preservativo, lei aveva imparato a concentrare il piacere nella sua mente. Era stato in quel periodo, infatti, che aveva imparato a restare immobile, se necessario, durante il sesso.

Altri ragazzi si erano accorti della sua disponibilità e ne avevano approfittato. Finché Carmen si era chiesta se fosse stato opportuno mostrare una reazione ed aveva deciso di rivolgersi ad uno specialista per parlare di quello che temeva potesse diventare un problema.
Non si era mai sentita libera di parlarne in famiglia e dopo tante ricerche aveva conosciuto Antonello, un giovane psicoterapeuta, di dieci anni più grande di lei, che aveva aperto da poco il suo studio. Le aveva ispirato fiducia fin dal momento in cui lo aveva contattato telefonicamente su suggerimento di un’amica ed aveva preso il primo appuntamento.
Nel suo studio, Carmen si era confessata, aveva raccontato tutto. Tutto quello che aveva provato, quello che aveva desiderato, quello che aveva subito ma che in realtà aveva voluto che accadesse.
Era così piena di emozioni e di dubbi da esternare che Antonello le aveva fissato subito un nuovo appuntamento per il giorno seguente, dando modo a Carmen di liberarsi di tutto ciò che nascondeva dentro di sé da anni.
‘Non c’&egrave nulla di sbagliato in te, Carmen – le aveva detto al termine del racconto con tono rassicurante – niente di abominevole o di cui vergognarsi’.
Era quello di cui Carmen aveva bisogno: sentirsi dire che non era una peccatrice come sua madre riteneva che fossero tutte le donne che si davano ai piaceri del sesso.
‘Certo – aveva continuato Antonello – in un paese come questo, in cui certi comportamenti rischiano di emarginare una persona &egrave bene cercare di contenersi, ma non devi preoccuparti, non sei malata né una peccatrice’.
Carmen gli aveva rivolto un sorriso riconoscente, che si era presto tramutato in uno sguardo attonito quando lui aveva completato la sua frase.
‘Sei solo una puttanella, mia cara’.
‘Come???’
‘Sì, non c’&egrave nulla di male, ma devi renderti conto di essere ciò che sei, una puttanella che gode nell’essere sbattuta e che non sa tirarsi indietro davanti alla possibilità di essere posseduta con decisione’.
Antonello aveva pronunciato quelle parole con estrema calma, alzandosi dalla sedia e sbottonandosi i pantaloni. ‘Vedi, quello che intendo dire &egrave che’ questo’ a te piace e lo desideri’, aveva aggiunto riferendosi al cazzo che spuntava dai pantaloni e che, diritto, sembrava una freccia che la indicava.
Le si era avvicinato in un silenzio irreale, finché lei non aveva lentamente allungato la mano, lo aveva impugnato, aveva iniziato a massaggiarlo e poi ne aveva assaggiato il sapore con la lingua prima di iniziare a succhiarlo come aveva imparato a fare.
Da quel giorno le sedute con Antonello erano diventate delle sessioni di uso ed abuso del corpo di lei in ogni orifizio, in ogni posizione, per mesi.
Finché Carmen non aveva avuto paura che quella fosse per lei una maledizione, che la sua incapacità di dire di no potesse rovinarle la vita.
Aveva interrotto le sedute senza dir nulla e si era trasferita al nord per ricominciare una nuova vita cercando di vincere quella sua propensione al diventare oggetto sessuale di chiunque la desiderasse.
Non era stato facile perché lei continuava ad attirare l’attenzione degli uomini intorno a lei come una stella che, solitaria, brillava nella notte.
Aveva avuto quelle che considerava delle ricadute, ma poi aveva incontrato Andrea, suo coetaneo: le aveva ispirato fiducia, se ne era innamorata e lo aveva sposato. Era divenuto la sua ancora di salvezza.
Fare sesso con lui le piaceva, sentiva di potersi esprimere. A lui piaceva chiamarla ‘puttana’ nei momenti di particolare eccitazione e lei fingeva di accettarlo per amore, ma in cuor suo godeva di quel trattamento. Non riusciva a confessarlo, non si sentiva libera di dire a suo marito che lei desiderava essere presa come una puttana.

Per questo adesso fingeva di dormire mentre Andrea, la sua ‘ancora di salvezza’, le infilava un terzo dito nel culo e continuava a penetrarla convinto che lei fosse nel profondo sonno indotto dal sonnifero. ‘Buongiorno amore’, disse Andrea entrando in cucina.
33 anni, alto, con un bel fisico curato con anni di attenzione all’alimentazione e di attività fisica, Andrea aveva colpito Carmen fin dal primo incontro. Il suo sguardo profondo, quegli occhi castano scuro che sembravano poterle penetrare l’animo fin nell’intimità, l’avevano stregata anche se era riuscita a nascondergli la parte più profonda del proprio io per timore di ciò che lui avrebbe potuto pensare.
‘Ciao tesoro, buongiorno’, gli rispose con un bacio che voleva essere casto, ma che non tardò a rispondere alla lingua che cercava quella di lei.
La avvicinò a sé e dopo averla abbracciata le pose le mani sul sedere, palpandolo con forza attraverso la leggera vestaglia che copriva la camicia da notte sotto la quale, come testimoniava anche l’impronta dei suoi capezzoli, non portava niente.
La sollevò ed in risposta lei chiuse le sue gambe a tenaglia intorno alla vita del marito.
La mise a sedere sul bordo del ripiano in granito del piano di lavoro delle cucina, le si inginocchiò davanti, le spalancò le gambe rivelando alla sua vista il pelo che circondava le grandi labbra.
Oscenamente esposta, Carmen chiuse gli occhi per godere a fondo del piacere che la lingua del marito le dava passando sul clitoride. il suo tocco era rapido, deciso, consapevole dell’effetto che stava creando, tanto che in pochi minuti lei raggiunse l’orgasmo, del quale Andrea pot&egrave ben sentire il sapore. A quel punto lui si mise in piedi, estrasse dal pigiama il suo vanto, un cazzo nodoso da 21 cm già in tiro e senza un minimo di attesa lo introdusse con un colpo secco dentro di lei. Le diede ancora una dozzina di colpi che sembravano volerla spaccare, poi la fece scendere, la fece appoggiare con le mani al ripiano, sollevò con un unico gesto camicia da notte e vestaglia esponendo il suo culo alla luce del giorno che filtrava dalla grande vetrata davanti a loro e che si affacciava su un bellissimo parco che si trovava una dozzina di metri più sotto.
Le puntò nuovamente la cappella tra le grandi labbra e con un ennesimo colpo secco le entrò dentro procurandole un sussulto con il quale lei iniziò a mugolare.
‘Godi, da brava, mi piace scoparti come una puttana!’, le disse come faceva ogni volta che la prendeva con forza.
‘Sììì, continua amore mio’, rispose lei continuando a mugolare in preda ad un secondo, travolgente, orgasmo che la pervase pochi istanti prima che lui la inondasse di sperma.
Rimasero qualche secondo fermi abbracciati, poi lui si staccò da lei, allungò la mano verso tovagliolino di carta con il quale si pulì la cappella e la baciò sulla bocca. ‘Ti amo’, le disse.
Carmen si sedette, non ebbe la forza di andare al bagno a lavarsi, le gambe le tremavano per quanto appena successo. Non era raro che lui la prendesse così e le piaceva da impazzire.
Le sarebbe piaciuto ancora di più se da quel seme con il quale Andrea le inondava il ventre avesse avuto la possibilità di avere un bambino, ma ne avevano parlato e dopo qualche tentativo molti mesi prima lei aveva iniziato a prendere la pillola.

Fecero colazione e mentre lui si vestiva le chiese come avesse dormito quella notte.
‘Da quando prendo quel sonnifero riesco a non fare più quei sogni agitati2, disse lei ripetendo a memoria una parte provata a lungo tra sé e sé.
‘Ti sei agitata un po’ stanotte – le disse Andrea – muovevi un po’ le gambe, sembrava ti lamentassi’ non capivo bene, stavo quasi per svegliarti, temevo avessi ricominciato a fare brutti sogni’.
‘No, amore, non preoccuparti – lo rassicurò lei – ti confesso che non era un brutto sogno’ anzi’. Gli sorrise.
‘Mmmmm, la mia porcellina ha fatto un sogno erotico?’
‘Sì, beh’ dai, non farmi parlare di queste cose, sai che mi vergogno’, cercò falsamente di chiudere il discorso svincolandosi dolcemente dall’abbraccio del marito.
‘No, dai, dimmi’, la incalzò lui fermandola ed abbracciandola nuovamente.
‘Beh’ – indugiò con furbizia Carmen – ho sognato che eravamo in una spiaggia bellissima tutti soli e tu mi stavi prendendo da dietro’. Le batteva forte il cuore mentre continuava la sua recita, perché per quanto da un lato il fatto che il marito abusasse di lei nel sonno la inquietava, dall’altro non voleva che smettesse e non intendeva dirlo apertamente.
‘Nel sonno ti stavo inculando?’
‘Sì’.
‘Mmmmm, allora vedi che dovevo svegliarti?’
‘Lo sai che sarebbe quasi impossibile – gli rispose Carmen con un sorriso – Il dottore mi aveva avvisato che quella medicina &egrave molto forte ma mi sono resa conto che lo &egrave molto di più di quanto pensassi. Credo che non mi sarei svegliata neppure se tu lo avessi fatto mentre dormivo’. Gli sorrise nuovamente ripensando alla sensazione delle dita che violavano il suo sedere poche ore prima.
‘Allora ho perso un’occasione – ribatté lui tornando a palparla – Purtroppo ora devo andare altrimenti”
‘Altrimenti cosa’, chiese lei maliziosa?
‘Altrimenti’ ti inculerei adesso..’ le sussurrò nell’orecchio come se ci fosse qualcuno in grado di sentirli. ‘Ma magari stasera riprendiamo il discorso’.
La baciò e finì di vestirsi prima di uscire di casa.

Rimasta sola andò al bagno, si spogliò e prima di infilarsi in doccia si fece un accurato bidet, ma la scelta fu sbagliata. Passare la mano tra le sue gambe dopo quello scambio di battute con il quale aveva in pratica confermato a suo marito che le sue voglie notturne potevano passare ad un livello superiore, le aveva nuovamente incendiato l’animo.
Si infilò sotto la doccia e qui, sotto il calore del getto d’acqua, si masturbò per calmare la sua voglia.

Una volta vestita sistemò la cucina ed iniziò fece la lista della spesa per preparare un piccolo pranzo per sé e la cena per lei e Andrea.
Finì rapidamente di mettere a posto, si sentiva carica per affrontare la giornata.
Si guardò attorno per vedere se tutto fosse in ordine e vide il portatile rimasto sul divano dalla sera prima.
Si sedette e se lo mise sulle ginocchia. Voleva concedersi qualche minuto di relax prima di iniziare a seguire il suo programma.
Da alcune settimane aveva aperto il suo account Facebook, anche se in realtà era stata la sua amica Franca a farlo al posto suo. Era l’unica del gruppo di amiche che non aveva ancora compiuto questo passo e sinceramente non le interessava. Inoltre era soddisfatta di come si era rifatta una vita e non aveva intenzione di offrirsi alla possibilità che il passato tornasse a bussare alla sua porta.
Era stata tentata di chiudere subito il profilo ma in realtà le uniche sorprese che erano arrivate erano positive. Oltre ai vari post scherzosi delle sue amiche, il suo profilo le aveva offerto spesso richieste di amicizia in quei giorni ed erano tutte di sue amiche di infanzia, qualche parente (tranne Massimo, che non sentiva da anni e che adesso faceva il missionario in Africa), qualche amico della cerchia che lei ed Andrea frequentavano.
Rispose affermativamente a tutte le richieste e mentre condivideva un post sulla differenza tra uomini e donne vide nuovamente comparire un ‘1’ rosso in alto a destra, tra le richieste di amicizia.
Aprì quella richiesta ma il nome non le diceva nulla. Provò a sforzarsi ma senza ottenere risultato. Inoltre, il profilo non mostrava alcuna foto.
Stava per ignorare la richiesta ma decise di rispondere con un messaggio.
‘Ciao, ho ricevuto la tua richiesta di amicizia, ma non ho capito se ti conosco. La memoria gioca brutti scherzi’. Decise di giocarsela con ironia, nel timore di fare brutte figure con una persona della quale poteva aver scordato il nome come le era successo in passato.
Dopo pochi secondi le arrivò la risposta.
‘Non devi scusarti, una bella donna come te riceve sicuramente molte richieste dagli uomini’
‘In effetti tanti mi chiedono l’amicizia – rispose lei – ma mi hanno spiegato che &egrave normale nei primi tempi in cui si apre un account’
‘Ma io non sono interessato alla tua amicizia’, fu la risposta.
‘Come scusa?’
‘Le donne come te hanno bisogno di una guida ed io sarò la tua. senza una guida rischi di perdere di vista chi sei’
‘Ma che stai dicendo? Non mi piace questo scherzo’, protestò lei.
‘Non sto scherzando – furono le parole che comparvero immediatamente sul monitor – Io sarò la tua guida perché tu possa essere felice. Voglio prendermi cura di te. Voglio aiutarti e tu lascerai che io lo faccia’
‘Chi sei?’, chiese senza la speranza di avere una risposta.
‘Iniziamo passo dopo passo, perché il nostro sarà un lungo cammino’. Le parole comparvero davanti agli occhi di Carmen che era sempre più incredula. ‘Oggi &egrave una bella giornata e c’&egrave una bellissima brezza’.
‘Dove sei?’ chiese la ragazza con timore.
‘Siamo nella stessa città, ma non temere, non hai motivo di farlo. Adesso però basta perdere tempo. Tu adesso ti vestirai, indosserai la gonna più ampia e leggera che hai ed uscirai senza le mutandine’.
Carmen non poteva credere ai propri occhi. ‘Sei matto!’, scrisse di getto.
‘Quando uscirai sentirai l’aria del mattino accarezzarti nelle tue parti più intime, ti ecciterai con questa sensazione e capirai che ogni momento della giornata può darti il piacere che cerchi’.
Chiuse la comunicazione ed il computer. Restò immobile per alcuni secondi, poi si scosse ed andò a vestirsi come se quella conversazione non fosse mai esistita. Ma davanti al cassetto con le mutandine non riusciva a scegliere quale indossare. chiuse gli occhi, emise un grosso respiro ed andò a scegliere la gonna. La indossò, vi abbinò una camicetta, indossò le scarpe ed uscì di casa.
L’aria fresca le cullava la peluria del pube regalandole una sensazione bellissima. Ogni tanto una folata di vento più forte rischiava di sollevare la gonna ma lei la fermava in tempo. Non riusciva però a fermare il colpo d’aria sulla sua fica, che la faceva sussultare come la lingua di suo marito pochi minuti prima.
Fece la spesa e per rientrare a casa percorse il giro più lungo per godersi al massimo quella sensazione.
Rientrata a casa scoprì di essersi bagnata e non capiva se era solo colpa della stimolazione, dell’essere uscita senza slip o dell’aver fatto quello che uno sconosciuto le aveva detto di fare.
Aprì Facebook e scrisse al misterioso contatto.
‘L’ho fatto’
Immediatamente arrivò la risposta ‘Sei eccitata?’
‘Sì’, confessò.
‘Hai voglia di masturbarti?’
‘Sì’. Non riusciva a rispondere con nulla di più che dei monosillabi.
‘Devi trattenerti. Ci sentiamo presto’.
Mentre attendeva davanti all’erboristeria indicata dal suo misterioso ‘padrone’, Carmen riflett&egrave che in quei giorni stava vivendo di sesso: le giornate si svolgevano in modo che potesse dividersi tra momenti di orgasmo dovuti al marito, a se stessa o, come il giorno prima, ad uno sconosciuto, e pause per dare sollievo alla sua fica ed al suo culo che venivano puntualmente martoriati.
Era nervosa, tremava, ma più per l’eccitazione che per la paura. Stava per mostrare che i risultati ottenuti il giorno precedente non erano stati casuali. Guardò in basso, vide le sue gambe velate da autoreggenti spuntare da un vestito a minigonna aderente che terminava proprio sotto il suo sedere. Appoggiò una mano tra le gambe per sfiorare la peluria della sua fica nuda ed ottenne il brivido che attendeva per passare all’azione.
Anche in questo caso attendeva l’orario giusto per iniziare il suo gioco, poco prima della chiusura.
Quando l’orologio segnava le 12:27 e vide il proprietario del negozio infilarsi una giacca si precipitò fuori dalla macchina
‘Buongiorno – disse entrando e zoppicando vistosamente sui suo paio di scarpe con tacco 12 – mi scusi, ha qualcosa per le distorsioni?’
Si rivolse immediatamente al proprietario, un uomo dall’aspetto abbastanza laido, sulla cinquantina, che fu ben felice di riporre la giacca quando vide la donna entrare nel suo negozio. Il vestito le fasciava le curve ed evidenziava splendidamente un culo da favola.
‘Buongiorno signora – le rispose gentilmente – se vuole ho delle pomate che possono fare al caso suo’.
‘Benissimo, mi dia quella ad azione più rapida, mi fa un male cane’
‘Beh, non sono farmaci però sono ottimi prodotti – rispose l’uomo – ma intanto si sieda lì’, aggiunse indicando una sedia. Guardò gli scaffali e scelse la pomata, poi la portò alla donna e gliela porse.
‘Grazie – disse Carmen – mi scusi, so che sta per chiudere, ma potrebbe darmi un paio di minuti così la metto immediatamente?’
All’uomo brillarono gli occhi all’idea che quella bella sconosciuta si togliesse le calze davanti a lui. ‘Prego, la accompagno sul retro allora – aggiunse – così potrà avere un po’ di privacy’. A così facendo la fece alzare ed appoggiare a sé, non mancando di darle una falsamente fortuita palpata su un fianco sentendone la tonicità e desiderando battervi la mano tenendola a pecorina. La portò nell’ufficio, dove c’era una sedia molto più comoda.’Prego, faccia pure con comodo’.
‘Grazie – replicò lei – ma le chiedo se può aiutarmi perché non arrivo fino alla caviglia. Se potesse darmi una mano per sfilarla” e così facendo sollevò leggermente il bordo della gonna in modo che lui vedesse che portava autoreggenti. Ma ad un’occhiata più approfondita, posizionandosi davanti a Carmen con la scusa di avere più spazio, l’uomo si rese conto di avere un altro panorama davanti. La visione della sua fica fu come essere in estasi.
‘Conviene togliere anche questa calza – le disse – non può averne una sì ed una no’. Senza attendere risposta infilò la mano destra tra le cosce della donna fino al bordo della calza e lo afferrò. Per un brevissimo istante sentì sul dorso della mano il calore della fica di Carmen.
‘Torno subito’, aggiunse lasciandola scalza ed a cosce nude sulla sedia. Compose un numero e dopo poco tornò da lei.
Mentre le spalmava la crema sulla caviglia, la porta del negozio si aprì ed un uomo circa di pari età, dall’aspetto volgare, si presentò sull’uscio della stanza con un pacco.
‘Questo &egrave Roberto, un mio amico che ha un negozio qui accanto – si affrettò a dire l’uomo – &egrave un esperto di caviglie. E non solo’.
‘Già, bella signora, non solo – volle rimarcare Roberto – perché sa, io ho un sexy shop e conosco le voglie delle persone. Quando il mio amico mi ha chiamato dicendo che una bella fica era a gambe nude e senza mutande nel suo ufficio, ho subito capito quali sono le sue’.
Carmen ebbe un brivido, non era previsto che ci fossero due uomini ma non aveva via di uscita, né la voleva.
Il proprietario del negozio afferrò il bordo della minigonna e lo tirò verso l’ombelico scoprendo la fica ed allargando, con una mano, le cosce. La accarezzò ed ebbe la conferma di quanto Carmen fosse pronta. ‘Sei una troietta che cerca nuove avventure per farsi scopare, vero?’, le chiese.
‘Sì, &egrave vero’, rispose Carmen ansimando a causa delle dita dell’uomo che indugiavano sul suo clitoride.
‘Benissimo – le rispose estraendo il suo cazzo ed avvicinandolo alla bocca mentre riprendeva a toccarla tra le gambe – hai trovato chi si prenderà cura di te. Vero Roberto?’.
‘Verissimo’, gli fece eco il compare, avvicinandosi anche lui a Carmen e mettendole davanti agli occhi il proprio cazzo.
Carmen era in paradiso. Esposta in maniera indecente davanti a due sconosciuti che stavano per possederla, si trovava semi-sdraiata su una sedia, con il vestito fino all’ombelico, completamente nuda da lì in giù e come se non bastasse aveva due cazzi a distanza di una ventina di centimetri dal viso. Uno era assolutamente normale, ma l’altro sembrava una lattina di birra, di quelle lunghe. Istintivamente allungò le mani verso quello ma non riuscì ad impugnarlo tutto, quindi lo prese anche con l’altra e si portò la cappella verso la bocca iniziando a succhiarla.
‘E al mio amico non fai niente? – protestò Roberto – prendi anche il suo, questo tuo comportamento ti costerà caro’.
Incurante della minaccia, Carmen allungò una mano per impugnare anche l’altro cazzo e presto si trovò a smanettarli entrambi alternando baci e leccate sulla cappella all’uno ed all’altro, per poi succhiarli uno per volta. Non si era mai sentita così eccitata, così libera di sentirsi porca, di sentirsi come era in realtà, una donna che voleva vivere con serenità la propria voglia di sesso.
‘Sei bravissima – le disse il proprietario del negozio – adoro i pompini e tu li fai in maniera incredibile’.
‘Allora te le lascio’, replicò Roberto, sottraendole il suo grosso pezzo di carne e girandole intorno fino a trovarsi davanti a lei. La guardò e lei ricambiò lo sguardo di traverso mentre spompinava l’altro uomo.
Roberto la prese per le caviglie e lei non emise alcun gemito di dolore. ‘Ma non potevi semplicemente entrare e dire che sei una troia che vuole del cazzo invece di inventarti una scusa? Adesso ti accontento’. Le divaricò in maniera ancora più oscena le gambe e lasciò che il suo grosso cazzo, ormai in fortissima erezione, puntasse verso le grandi labbra.
Al pensiero che quella grossa cappella e poi il resto di quel bastone di carne le entrasse dentro Carmen ebbe l’impulso di stringere le gambe per preservarsi, ma la presa di Roberto non glielo consentì.
Appoggiò la cappella alla sua fica e lentamente sentì che questa la risucchiava. L’ingresso fu molto meno traumatico di quanto Carmen potesse immaginare e quando fu dentro di lei tanto da sentire la peluria ruvida di lui contro il suo pube, l’uomo si portò le caviglie sulle spalle e le afferrò da sotto le natiche sollevandola leggermente ed iniziando, prima lentamente, poi in maniera sempre più decisa, a sbatterla. Solo in quel momento Carmen capì che la sua fica stava sopportando una penetrazione che temeva fosse eccessiva ma travolta da mille fantasie erotiche che si realizzavano in un sol colpo non riuscì ad opporsi in alcun modo.
Quella piacevolissima tortura durò per alcuni minuti, accompagnata da sonore pacche sulle natiche che l’uomo le assestava e che eccitavano anche il suo compare, che dopo poco le diede da bere il suo sperma.
Mentre Carmen deglutiva i fiotti di sperma del proprietario del negozio e si lasciava travolgere da un violentissimo orgasmo, Roberto smise improvvisamente di scoparla, estraendo il suo cazzo dalla fica e smanettandolo fino ad eiaculare in quattro lunghi fiotti che oltre che sul petto la raggiunsero anche in faccia.
Subito dopo, avendo avuto cura di pulirsi il cazzo con un lembo del vestito di Carmen, Roberto prese il pacco con cui si era presentato.
‘Questa sarà la tua punizione per come ti sei comportata prima’, sentenziò estraendo un vibratore che lasciò Carmen a bocca aperta. Se il cazzo di Roberto era notevole in quanto a dimensioni, quello era ai limiti dello spaventoso. ‘Si chiama Big Black, ti piace?’, le chiese con un ghigno sul volto che era tutto un programma.
‘No, per favore, no, quello &egrave troppo!’, provò a protestare. Inutilmente. Perché i due si muovevano come un team perfettamente collaudato. Mentre Roberto preparava il Big Black passando la mano sulla fica grondante di Carmen e passandola poi sulla cappella sintetica del vibratore, l’altro la teneva semisdraiata e le aveva portato le caviglie dietro la testa. In questo modo la fica di Carmen era ancora più esposta allo sguardo ed alle attenzioni di Roberto.
‘Se fai la brava magari non ti spacca in due’, le disse iniziando a penetrarla.
Carmen lanciò un urlo quando la cappella del Big Black violò la sua fica. Si sentì letteralmente squartare, una sensazione aumentata dal fatto che Roberto manteneva quel palo fermo a dilatarla come mai era avvenuto in passato.
Ma sorprendentemente, dopo un paio di minuti Carmen iniziò a provare piacere e senza accorgersene si morse il labbro inferiore. Un movimento che non sfuggì a Roberto, che iniziò a muovere il Big Black dentro e fuori, sempre più a fondo.

Seduta nella sua auto, Carmen cercava di guidare tenendo le cosce più aperte che poteva. L’esperienza con il Big Black era stata devastante per la sua fica, nonostante fosse incredibilmente bagnata per l’esperienza provata in quella squallida stanza in balia di due porci sconosciuti. Quel vibratore le era stato affondato ripetutamente dentro, quasi completamente, tanto che aveva paura di guardare in che stato fosse ridotta.
Ma una cosa era sicura: fino a 5 minuti prima, quando aveva lasciato il negozio camminando come se le avessero rotto il culo, con macchie di sperma sul vestito che per fortuna nessuno aveva visto grazie all’orario che aveva resa quasi deserta la zona e con i due che le urlavano di tornare quando voleva per una doppia dose di cazzo, aveva avuto l’esperienza più incredibile della sua vita.
Cercò di raggiungere casa nel più breve tempo possibile e non appena entrata corse al bagno per un bidet rilassante. Già al tatto la sua fica era palesemente aperta.
Una volta ripresasi e rassicurata sull’assenza di danni, Carmen andò al computer ed aprì l’ormai consueta finestra d dialogo.
Scrisse un ‘Ciao’ molto sbrigativo perché non sapeva cosa altri dire.
Attese alcuni minuti, finché non arrivò la risposta.
‘Hai fatto ciò che dovevi?’
Raccontò ogni cosa e mostrò il risultato al misterioso uomo.
‘Brava, stai facendo progressi, stai verificando tu stessa quanta goduria puoi provare e far provare. Vedi? – le disse estraendo per la prima volta il cazzo dai pantaloni – Me lo hai fatto diventare duro con il tuo racconto e nel mostrarmi le prove di quello che ti &egrave accaduto’.
Carmen si sorprese nel desiderare di avere lì quel cazzo e fu molto dispiaciuta di non poter neanche lontanamente pensare di masturbarsi come avrebbe voluto, per il dolore che ancora provava.
‘Ma non &egrave ancora arrivato il momento – disse l’uomo rimettendolo a posto – Sei brava ma hai ancora qualcosa da fare prima di ricevere la ricompensa che ti ho promesso, la tua liberazione sessuale. Stasera – concluse – niente sesso con tuo marito. Ci troveremo nuovamente domattina alla solita ora e saprai quale sarà il tuo prossimo compito’.
Scritte quelle parole, la conversazione si chiuse.

Carmen buttò la testa indietro, in preda a mille pensieri. Stava impazzendo, stava rovinandosi la vita oppure era davvero in procinto di iniziare una nuova vita? Non fu facile, quella sera, sottrarsi alle attenzioni di Andrea che, come al solito, pretendeva la sua dose di sesso. Ecco, il termine giusto era ‘dose’: Andrea sembrava dipendente ma non dal sesso, bensì dal sesso con Carmen. Lui la amava alla follia ma voleva anche possederla come se fosse una donna da sbattere: la amava, ma non riusciva a fare l’amore con lei. Quello, che facevano era sesso. Puro sesso.
Lei si negò con la scusa più banale del mondo, il malessere. Aiutata anche da uno stomaco chiuso per l’ansia del giorno seguente, andò a dormire senza cenare e per l’occasione indossò un paio di boxer attillati di lui, cosa che faceva a volte quando aveva il ciclo. in quel modo sperava di evitare le attenzioni notturne del marito, anche se sapeva che le sarebbero mancate.
Il giorno seguente Andrea dovette uscire presto di casa e Carmen ne seguì gli spostamenti dalla finestra finché non lo vide scomparire in strada con la sua auto.
Si precipitò al computer ed attese il contatto.
‘Buongiorno’, fu la parola che vide comparire sullo schermo dopo circa 20 minuti di snervante attesa. ‘Ti sei ripresa dalle fatiche di ieri?’.
‘Sì, sto bene’, lo rassicurò.
‘Come sta la tua fica? Ancora dolorante?’
‘Non molto’. Carmen era spaventata di come si sarebbe sentita quel mattino ma incredibilmente, benché i muscoli le dolessero ancora per le posizioni scomode assunte, tra le sue gambe tutto sembrava andare alla perfezione.
‘Stai andando benissimo mia cara’, scrisse l’uomo.
‘Ma chi sei???’, rispose in un momento di lucidità la donna.
‘Tutto a suo tempo – replicò lui – e ti assicuro che il momento verrà molto presto. MOLTO presto’.
Quelle lettere in maiuscolo in parte spaventarono Carmen, che stava sì sperimentando sensazioni di libertà fino a quel momento a lei sconosciute, ma non era sicura di essere davvero pronta per tutto ciò.
‘Non perdiamo tempo – riprese l’uomo – oggi hai una giornata molto importante. Dovrai mostrare di saper gestire la tua capacità di provocazione ma soprattutto di saper condurre il gioco quando necessario. Quindi da oggi niente più pillola’.
Quelle parole spaventarono Carmen che provò ad opporsi, ricevendo una risposta semplice quanto perentoria: ‘Se non fai come ti dico non saprai mai quanto grande può essere la tua ricompensa’.
Quando fu chiaro che Carmen voleva andare avanti, l’uomo iniziò a dargli indicazioni per la giornata. Dopo qualche minuto, prima di interrompere la comunicazione scrisse l’ultimo messaggio: ‘Sotto la tua macchina troverai una busta contenente il tuo completo per oggi’.

Carmen era tentata di cancellare quel programma di chat, di evitare ogni contatto con quell’uomo che non voleva dirle nulla di sé, che in un certo senso la comandava e che le aveva provato di essersi avvicinato molto a lei lasciandole un pacco fuori casa.
Mentre decideva il da farsi uscì rapidamente ed andò a cercare la busta, che trovò vicino alle ruote posteriori. Tornò in casa e chiuse rapidamente la porta alle sue spalle come se temesse di essere spiata. Il cuore le batteva forte in petto. Aveva tra le mani una busta piuttosto grande, in plastica, del modello usato dai corrieri espressi.
Strappò un angolo e lasciò cadere il contenuto sul divano.
Non riusciva a credere a ciò che vedeva. Davanti a lei c’era una camicetta bianca con solo tre bottoni, di cui il più alto finiva più o meno all’altezza dei capezzoli. Il tessuto non era molto pesante e pur non lasciando trasparire nulla di sicuro non lasciava spazio a molta immaginazione per come avrebbe fasciato le sue forme.
Ma quello che era peggio era la gonna. Aveva già visto qualcosa di simile addosso a ragazze molto più giovane di lei e le aveva giudicate delle puttane. La gonna, infatti, non avrebbe coperto per intero il suo sedere. Aveva già indossato minigonne ma mai così corte. La infilò e fece un tentativo per sedersi, ottenendo conferma al suo dubbio: la sua pelle era interamente in contatto con il morbido tessuto del divano; la gonna, in quella posizione, serviva a malapena a nascondere il suo pube.
Tanto sarebbe valso essere nuda, ma le indicazioni erano precise.
Si vestì e si guardò allo specchio. Sembrava un trofeo da esporre. Niente scarpe, niente calze, niente intimo. La gonna, da dietro, lasciava vedere chiaramente la separazione delle natiche e chinandosi mostrava apertamente le grandi labbra ancora leggermente rosse dal trattamento del giorno precedente. La camicia, come previsto, le stava alla perfezione grazie al tessuto elastico che si adattava alle sue forme. Pur essendo completamente abbottonata lasciava in vista la sua scollatura. Scoprì di essere eccitata da quell’abbigliamento così spudorato dall’impronta decisa dei capezzoli contro il tessuto.
Trascorse un paio di ore provando e riprovando la parte che le era stata affidata, finché il campanello non suonò.
Era arrivato il suo momento. Quel giorno avrebbe giocato in casa.
Guardò dallo spioncino e notò un ragazzo molto giovane con una divisa da corriere.
Prese fiato ed entrò in scena aprendo la porta.
‘Buongiorno’, esclamò il ragazzo visibilmente sorpreso dello spettacolo che si trovò davanti. ‘C’&egrave un pacco per lei’, disse come se quello scatolone che teneva in mano non fosse sufficiente a spiegare il motivo della sua visita’.
‘Prego, entra, mettilo sul tavolo’, gli disse facendolo accomodare e richiudendo la porta alle sue spalle.
Il giovane osservò questo gesto e per un attimo si preoccupò. Non gli era mai capitato tanto ben di Dio per le mani anche se faceva quel mestiere da poche settimane.
‘Scusa – ruppe il ghiaccio Carmen – stavo provando questo stupido costume che mi hanno comprato le mie amiche per l’addio al nubilato. Vorrebbero che andassi vestita così con loro prima di mettere l’anello al dito e fare la brava – aggiunse mostrando il dito senza fede – ma anche se in quel caso dovrei indossare l’intimo sotto temo che tutti reagirebbero come te e mi darebbero della puttana’.
Che non avesse il reggiseno era chiaro, ma adesso che la donna gli stava dichiarando apertamente che non indossava neppure le mutande, il ragazzo sentì il cazzo animarsi tra le sue gambe. ‘Non ho pensato questo, glielo posso giurare’, si affrettò a dirle.
‘Come ti chiami?’
‘Tommaso’.
‘Tommaso, senti, secondo te non penserebbero tutti che sono una troia?’.
‘No, signora, assolutamente – disse con un filo di voce per l’emozione – penserebbero che &egrave una donna bellissima. Adesso però le chiedo se può firmare il ritiro del pacco, perché devo andare’.
‘Come mai tanta fretta?’, chiese Carmen.
‘Signora, non voglio finire nei guai, le chiedo scusa ma &egrave una situazione strana e non mi sento a mio agio’. Tommaso era diventato pallido. Temeva che se si fosse lasciato andare si sarebbe messo nei guai. Era stato avvisato di avere un comportamento professionale ma quella donna lo stava provocando davvero troppo.
‘Ti faccio troppa paura così?’, chiese lei con una piroetta provocatoria durante la quale mostrò la visuale anche da dietro.
‘Signora, per favore, firmi la ricevuta, devo andare, non voglio avere problemi con il lavoro’, insisté Tommaso porgendole il lettore ottico con la penna per la firma.
Carmen lo prese ma lo buttò sul divano. ‘Ascoltami – gli disse – tu avrai dei problemi se NON ascolti quello che ti dico’. Gli si avvicinò ben oltre i limiti normalmente imposti dal rispetto dello spazio, fermandosi solo quando il suo seno fu in contatto con il petto di lui. Tommaso era più alto di Carmen ma aveva l’aria gracile, tutto l’opposto di qualsiasi stereotipo in grado di eccitare una donna focosa. Ma Carmen aveva un compito da portare a termine. ‘Pensi sia così tremendo passare del tempo con me?’.
‘N-no’ signora, sicuramente no, ma io”
‘Tu stai zitto e lascia fare a me’, lo interruppe Carmen prendendogli le mani e sistemandole sulle sue natiche nude.
Dopo qualche istante di esitazione, Tommaso strinse fortemente il sedere della donna, palpandolo con desiderio e premendo il suo corpo contro quello di Carmen. Da parte sua, lei pot&egrave chiaramente percepire l’erezione del giovane e qualcosa le disse che avrebbe avuto una bella sorpresa.
Dopo averlo baciato e constatando che lui non sembrava intenzionato a staccare le mani da quel culo così sodo, Carmen allungò la mano tra le gambe di Tommaso avendo conferma alla sua sensazione. Il ragazzo sembrava messo bene. Abbassò la zip continuando a baciarlo e mentre lui con le dita sembrava cercare la strada del suo ano glielo impugnò e iniziò a segarlo lentamente.
‘Lei &egrave davvero una troia’ le disse, come se quella sega gli avesse dato coraggio. In tutta risposta, lei glielo strinse forte e lentamente scivolò verso il basso per prenderlo in bocca. Si trovò a guardare un cazzo abbastanza sottile, ma che sembrava essere lungo una ventina di centimetri. Lui gemette al contatto tra la lingua di Carmen e la sua cappella, tanto che lei temette una precoce eiaculazione.
‘Che ne dici di darti un po’ da fare?’, gli propose staccandosi, sedendosi sul bordo del divano ed allargando una gamba in modo che lui potesse vedere perfettamente la sua fica.
Tommaso non se lo fece ripetere ed iniziò a leccarla, anche se in maniera abbastanza confusa. Era chiaro che non aveva molta esperienza e Carmen capì che stavolta il gioco sarebbe durato poco. Cercò di concentrarsi sul proprio personale piacere e dopo essersi aiutata con le dita sul clitoride regalò il suo orgasmo alla lingua del ragazzo, goccia dopo goccia.
‘Dai, prendi il tuo premio’, gli disse girandosi e scoprendo la comodità da non doversi scoprire visto che la gonna era già salita in modo da lasciarla nuda.
‘Io non’ non ho mai”. Tommaso cercava di rivelare una verità che forse non si rendeva conto di aver già espresso.
Restando chinata a pecorina sul divano, Carmen si girò a guardarlo con grande affetto. ‘Shhh – gli sussurrò – non dire altro, lascia fare a me’. E così facendo raccolse un po’ dei suoi umori e si lubrificò l’ano, per poi prenderglielo e puntarselo direttamente contro il buchetto.
‘Vuole che io la”, lasciò la frase in sospeso.
‘Sì, voglio che mi inculi’.
Tommaso prese coraggio, la afferrò per i fianchi con una mano, con l’altra tenne ferma la sua cappella contro l’ano ed iniziò lentamente a premere finché le fu dentro.
‘Ahhhhhh” sospirò per la sensazione incredibile che stava provando.
Carmen iniziò a muoversi e successivamente lui riprese il ritmo ed iniziò a scoparla, anche se per poco, dato che dopo poche spinte venne copiosamente.
Fu un rapporto decisamente non comparabile con gli altri dei giorni precedenti, ma il compito di Carmen era quello di portarsi a letto il ragazzo, guidando la situazione. Non sapeva che avrebbe avuto il ruolo di nave scuola ma quello era l’aspetto che le era piaciuto di più.
Dopo qualche impacciato tentativo di ricominciare, Tommaso capì che era il momento di andare. L’eiaculazione gli aveva sciolto la lingua, non faceva che ringraziare la donna per quell’esperienza, dire che era stupenda, ecc.
Faceva tenerezza, ma lei non rimase a guardarlo andar via.
Era rimasta insoddisfatta ed andò al computer sperando di avere altri compiti.
Quando la schermata si animò fece un resoconto dell’avvenuto.
‘Brava, sei stata bravissima. Quindi &egrave ora che tu riceva la tua ricompensa’.
L’uomo scrisse un indirizzo della zona industriale della città ed un orario. ‘Fatti trovare lì dopodomani e riceverai il tuo premio. Poi io sparirò perché non avrai più bisogno di me’.
E detto questo sparì davvero.
Carmen provò a anche il giorno seguente ad aprire il programma ma era stato come disattivato, non funzionava più. Non aveva più modo di contattare quell’uomo, che non rispondeva neanche tramite Facebook.
Non le restava che presentarsi all’appuntamento. Ed a rispettare l’ultima indicazione: niente sesso fino a quel momento. Furono due giorni di ansia, di attesa, di paura. Carmen non sapeva più quale fosse la sensazione più appropriata a quella situazione.
In meno di una settimana era cambiata, si era trovata a fare cose che non avrebbe immaginato.
Le era capitato di subire passivamente le attenzioni di un uomo, senza reagire e nascondendo il proprio piacere per nascondere a tutti la propria anima, ma in quei giorni era stato tutto diverso, era stata lei a provocare, aveva tirato fuori la troia che era in lei e che nascondeva da quando era ragazza. Non una troia professionista, ma una donna capace di essere la troia dell’uomo che le procura piacere, che la fa vibrare, che la fa sentire desiderata ed appagata.
Non era mai stata capace di aprirsi con Andrea, ma gli sconosciuti le avevano dato la possibilità di rivelarsi.
No, non era vero. O meglio, non del tutto. Perché lei da sola non sarebbe stata capace di far nulla. C’era quell’uomo, quello sconosciuto che l’aveva contattata tramite Facebook e che aveva fin da subito esercitato una forte influenza su di lei. Tanto forte da spingerla a seguire alla lettera le sue indicazioni.
Ma adesso Carmen sapeva che tutto era in mano sua: aveva un appuntamento e poteva decidere se presentarsi o meno. Quel bivio la spaventava, perché faceva la differenza tra la sospirata ricompensa ed il nulla. E comunque, pensandoci bene, Carmen non aveva idea di che tipo di ricompensa potesse trattarsi. Magari sarebbe stato qualcosa di non così significativo. Ma non poteva giurarci.
Dopo mille riflessioni decise che ciò che aveva fatto in quei giorni non sarebbe servito a nulla se non si fosse presentata nel luogo indicato ed all’ora stabilita.

Non sapeva come vestirsi, non aveva avuto indicazioni. Scelse comunque una gonna, molto più pratica per il sesso. Perché l’unica cosa di cui era sicura &egrave che ci sarebbe stato da fare sesso.
Ignorò l’intimo ed abbinò alla gonna una camicetta con maniche corte ed un paio di scarpe con tacco 12.
Si guardò allo specchio e si chiese come si sarebbe vista il giorno seguente, cosa sarebbe cambiato.

Il luogo dell’appuntamento era un piccolo capannone anonimo, immerso tra altri dello stesso tipo. La porta in lamiera non aveva alcun campanello.
Dopo qualche esitazione di troppo Carmen si accorse che questa non era chiusa. La spinse delicatamente ed entrò in una piccola anticamera. C’era solo un’altra porta ed un tavolino. Su di esso era posizionata una piccola scatola con un biglietto.
Prese il biglietto e lo lesse.
‘Questo &egrave il giorno della tua ricompensa. La tua vita sta per diventare migliore grazie ai tuoi sforzi. Hai solo un ultimo passo da compiere: mettiti davanti alla porta ed indossa ciò che troverai nella scatola. Bussa e ti aprirò’.
Ancora quella sensazione provata tante volte nei giorni precedenti, la mancanza di aria dovuta all’emozione, il cuore che palpita ad un ritmo indiavolato. In più adesso sapeva che solo una parete la separava da quell’uomo.
Prese aria, la trattenne per qualche secondo ed espirò. Si mise davanti alla porta ed allungò la mano verso la scatoletta. Era molto leggera. La aprì e ne tirò fuori una benda. La indossò e si trovò nell’oscurità più totale.
Bussò alla porta e questa si aprì.
Nessun rumore, nessuna voce.
Solo, all’improvviso, una mano che prendeva la sua, delicatamente.
‘Sei tu che”
‘Shhhhh’, la interruppe dolcemente l’uomo, che con l’altra mano, posizionata sulla schiena di Carmen, la guidò nel suo cammino.
Fecero pochi passi e poi sentì qualcosa di morbido contro il ginocchio. L’uomo la fece voltare e con una leggera pressione sulle spalle la fece sedere.
Il suo tocco era leggerissimo mentre slacciava i bottoni della camicia e la apriva liberandole il seno. Lo accarezzò piano, accompagnandone la rotondità col palmo della mano. Succhiò per alcuni attimi i capezzoli e Carmen non pot&egrave fare a meno di mettere le sue mani sulla nuca di lui, quasi a trattenerlo perché non smettesse.
‘Tranquilla, abbiamo appena iniziato’, le disse con tono calmo e rilassato.
Quella voce aveva qualcosa di noto che però Carmen non riusciva a identificare. Le ricordava qualcosa ma era un ricordo molto sfumato.
La fece stendere, poi abbassò la zip laterale della gonna e gliela sfilò.
Carmen si sentiva stranamente bene. Bendata, nuda, tra le mani di uno sconosciuto temeva che avrebbe potuto raggiungere l’orgasmo anche solo continuando a pensare a quella situazione.
‘Sei bellissima’, le disse sdraiandosi sopra di lei, toccandole ancora il seno e poi spostando la mano lungo il fianco fino a scendere sotto al gluteo, soffermandosi temporaneamente sul suo sedere e poi proseguendo sotto alla coscia. Le sollevò la gamba per posizionarla dietro alla sua schiena e Carmen, in tutta risposta, mise nella stessa posizione anche l’altra. Adesso lo stava stringendo a lei con le gambe.
Lui iniziò a baciarle il collo, a toccarla ovunque riuscisse ad arrivare. Carmen iniziò a gemere, quella situazione era troppo eccitante e ben presto sentì che si stava bagnando. L’uomo percepì la sua eccitazione e la toccò tra le gambe per accertarsene.
‘Bene, mia cara, possiamo cominciare’.
Scivolò verso il suo pube baciando dapprima il collo, poi il petto, l’addome, l’ombelico, fino ad arrivare alle grandi labbra. Indugiò sul clitoride regalandole la consapevolezza di un orgasmo che non sarebbe tardato ad arrivare.
Carmen rimaneva silenziosa, concentrata sulle sue sensazioni e sul disperato tentativo di capire di chi potesse essere quella voce.
Mentre rifletteva, sentì che l’uomo stava aprendosi la cerniera dei pantaloni, lo sentì indugiare per alcuni istanti e solo allora si ricordò che non stava più prendendo la pillola.
‘No, aspetta non prendo la pillola’, disse ansiosa.
‘Lo so – si sentì rispondere con tono gentile – sono stato io a dirtelo. Ma non preoccuparti’. Carmen trovò molto rassicurante quella voce.
Il cazzo puntava dritto tra le gambe di lei. L’uomo pose le sue mani sul seno di lei ed iniziò a palparlo dapprima con delicatezza, poi, man mano che aumentava la penetrazione, con sempre più foga.
Iniziò a sbatterla con foga, il rumore dei suoi testicoli che sbattevano contro la donna lo eccitava ancora di più. Quando sentiva che stava per godere rallentava, usciva da lei, le baciava il ventre, per poi ricominciare.
Dopo circa 10 minuti interruppe una cavalcata estremamente violenta e con decisione le mise una mano dietro la nuca, facendole immediatamente capire di doversi mettere a sedere. Carmen sentì la cappella appoggiata alle labbra ed aprì la bocca iniziando a succhiare e quasi subito si trovò ad ingoiare quelli che le erano sembrati cinque lunghi e caldi schizzi.
Fu solo allora, quando lei ebbe finito di ingoiare, che lui le tolse la benda.
Superato il primo momento di adattamento, Carmen si trovo a guardare dopo tanti anni il volto di Antonello, il terapeuta dal quale era andata molti anni prima.
‘Esatto, proprio io’, disse lui intuendo il pensiero della ragazza.
‘Ma come &egrave possibile?’
‘Siamo qui e questo prova che &egrave possibile. Non ti ho mai dimenticata quando sei scappata senza dire nulla ed un giorno Facebook mi ha proposto il tuo profilo come possibile contatto, visto che abbiamo degli amici in comune. E quando ti ho scritto’ ho pensato che era ora che finissimo la terapia. Sapevo che tu non avresti fatto passi in avanti da sola, &egrave tipico dei soggetti come te ed ho voluto portare a termine la tua guarigione’.
‘Non sono malata’, protestò Carmen.
‘Non &egrave necessario essere malati per avere bisogno di vivere una vita migliore’.
Mentre rifletteva a quelle parole Carmen notò che fuori dal cono di luce generato da una lampada sopra il letto su cui si trovava c’erano degli uomini. Non li vedeva per intero, poteva solo vederne le gambe.
Erano in fila, ed erano nudi. O almeno così immaginava visto che non indossavano pantaloni.
Antonello si girò e fece un cenno alle sue spalle.
Carmen si accorse che la fila finiva proprio in quel punto e sporgendosi vide che una donna in ginocchio aveva iniziato un inequivocabile movimento con la testa. Stava facendo un pompino a qualcuno.
‘Lei &egrave Catia ed &egrave stata messa gentilmente a disposizione da una persona qui nella stanza. il suo compito &egrave quello di preparare quelle persone perché possano essere pronte per te. Questa &egrave una gang bang, volgarmente detta ‘ammucchiata’. Ebbene, &egrave la TUA ammucchiata. Questo &egrave il penultimo passo della terapia, quello che ti manca per affrontare l’ultimo, il più importante’.
‘Ma avevi detto che oggi avremmo terminato’
‘E lo faremo, tranquilla’. Antonello le si sedette accanto e la fissava negli occhi. ‘Mi &egrave dispiaciuto quando sei andata via, non avevo mai conosciuto una donna assetata di sesso come te e volevo che tu ne acquisissi consapevolezza. Ho voluto scoparti per l’ultima volta, poi non ci sentiremo più perché non avrai più bisogno di me’.
Si alzò, si ricompose, poi la salutò: ‘Ho creato tutto questo per te in pochi giorni. Mi &egrave costato ma l’ho fatto volentieri per tutte le volta che lo abbiamo fatto. Adesso mettiti a pecorina e lascia che loro facciano la loro parte. Tutto &egrave organizzato, non preoccuparti. Pensa solo a godere’.
Guardò Catia che gli fece un segnale.
‘Bene, si comincia. Addio’.
Si allontanò e sparì nell’ombra, mentre Carmen, a pecorina, sentiva sui suoi fianchi le mani del primo uomo. Era emozionata, stordita dalla novità ma anche vogliosa di fare quella nuova esperienza. L’uomo le puntò la cappella contro l’ano, lei provò a protestare ma uno sculaccione le fece capire che non avrebbe dovuto.
La penetrazione non fu indolore ma questo lasciò subito il posto al piacere. Il ritmo dell’inculata si fece presto molto elevato e Carmen si rese conto che lui stava per godere. In quel momento lo sentì uscire dal suo sedere e dopo pochi passi se lo trovò davanti a masturbarsi a pochi centimetri dal suo viso mentre nuove mani prendevano il suo posto sulle sue chiappe e un altro cazzo tornava a sconquassarle le viscere.
Guardando verso l’alto, in controluce, non riusciva bene a riconoscere chi le stava per sborrare in bocca. Aprì la bocca per ricevere i suoi schizzi e quando l’uomo mise la testa di lato mentre godeva lo riconobbe. Era il commesso del negozio di intimo. Che una volta finito di sborrarle in bocca, si allontanò.
Carmen era talmente assorta nei suoi pensieri da non sentire che l’uomo che la stava inculando le assestava sonore pacche sulle natiche grugnendo ‘Che bella vacca, Dio che culo da montare come una troia’. E così dicendo, come il suo predecessore, si portò davanti a lei. Carmen, mentre lui arrivava, lo riconobbe: era l’uomo dell’erboristeria. E mentre apriva la bocca davanti al cazzo che lui si stava smanettando capì chi sarebbe stato il prossimo e si voltò per protestare ma in quel momento l’uomo davanti a lei le sborrò sulla guancia e sulla gola mentre alle sue spalle, mentre sullo sfondo Catia continuava a sbocchinarne un altro, il ghigno di Roberto le fece capire che sarebbero stati minuti difficili.
‘No, per favore!’, lo implorò, ma la presa ferrea delle sua mani sul suo culo le lasciò capire che sarebbe stato inutile protestare.
‘Mi spiace – disse ridendo – ma telo devo rompere, me lo ha detto il dottore!’.
Dopo aver provato un dolore terrificante a causa delle dimensioni del cazzo di Roberto, Carmen lo sentì dentro e si sentì come squartare. In cuor suo sperò che la donna lo avesse spompinato per bene e che quella tortura potesse finire presto.
Invece durò per un numero imprecisato di minuti che lei non riuscì a definire e che comunque giudicò essere un’eternità.
Quando le uscì e si presentò davanti a lei non poteva credere che quel cazzo che adesso stava per inondarla di sperma era stato completamente dentro di lei.
Aprì la bocca e ricevette anche il suo seme. Prima di andarsene, lui le assestò due schiaffi sulle guance usando il cazzo come una frusta. ‘Addio troia’, le disse. ‘E tu vieni via, puttana’, disse rivolgendosi alla donna che aveva finito di preparare i partecipanti a quella gang bang.
Adesso sapeva che dietro di lei si trovava Tommaso, il corriere.
Quasi non se ne accorse dopo il passaggio di Roberto.
Dopo un paio di minuti lui si presentò come gli altri per darle anche il suo sperma e poi sparì.

La stanza piombò nel silenzio. Carmen si accasciò sul letto, pulendosi il volto con un asciugamano messo a sua disposizione.
Antonello l’aveva messa nelle mani di quelle persone e poi le aveva convocate lì perché la scopassero, ma non capiva il nesso, cosa questo potesse avere a che fare con la sua vita, con la prospettiva di una vita migliore.
Si mise a pancia all’aria fissando la luce sopra di lei.
Finché si accorse di non essere sola in quella stanza. C’era ancora un uomo nell’ombra.
Avanzò verso di lei e quando la luce illuminò il suo volto riconobbe Andrea, suo marito.
‘Andrea’ io non”. Non sapeva cosa dire, ma il sorriso di Andrea la tranquillizzò.
‘Amore, sei bellissima – le disse – e stai tranquilla, io sapevo tutto!’.
‘Tu sapevi?’, chiese incredula.
‘Sì, dopo la volta nel negozio di intimo Antonello mi ha contattato e mi ha raccontato tutto, del tuo passato, di quello che avevi fatto e di quello che avrebbe voluto fare per liberare le tue inibizioni’.
Lasciò qualche secondo a Carmen per elaborare quella incredibile sorpresa, poi riprese: ‘Sei stupenda e voglio che tu ti senta libera di essere come sei’. Si alzò e le mostrò il suo cazzo durissimo.
Lei lo prese in mano, lo massaggiò, tirò a sé suo marito e lo baciò. ‘Ti amo come non ho mai amato nessuno – gli disse – e adesso scopa quella troia di tua moglie’.
Lui le si sdraiò sopra e mentre la baciava appassionatamente e con la mano percorreva il suo corpo, la penetrò.
Per la prima volta dopo tanti anni, Andrea sentì che stava facendo davvero l’amore con sua moglie e colpo dopo colpo provava sentimenti sempre più forti per quella donna.
‘Ti amo’, le disse un istante prima di venirle dentro.

Rimasero abbracciati a lungo senza dire nulla. Era come se si fossero ritrovati, ma stavolta conoscendosi realmente l’un l’altra.

Nove mesi dopo, Carmen diede alla luce un bellissimo bambino, che i due decisero di chiamare Antonello.

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