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Racconti Erotici Etero

Storie di sesso

By 23 Ottobre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Lei era la mia barista, io, tutte le mattine andavo, a fare colazione appositamente da lei, perché aveva quel certo nonsoch&egrave che mi faceva eccitare.

A guardarla bene, valutai che era la sua bocca a farmi pensare in modo indecente: era stretta il giusto e aveva labbra polpose e piene, quelle giuste per fare morire un uomo in certi momenti…

Trentanove anni, mora, capelli alle spalle, alta un metro e cinquant’otto, portava quasi sempre delle mini e, sotto, metteva in risalto dei perizomi a vita alta.

All’inizio avevo pensato lo facesse per i clienti, poi, cominciando a conoscerla, avevo capito che le piaceva essere osservata.

Sposata con un discreto ragazzo, mi ero accorto che non si vedevano quasi mai, causa i turni del bar.
Leggermente in carne quando l’avevo conosciuta, stava pian piano dimagrendo sotto le cure di un massaggiatore.
Ultimamente la vedevo nervosa, sapevo che circolavano voci sui tradimenti del marito e, così, cercai il suo punto debole per portarmela a letto.
Avevo capito che dovevo stupirla con qualche cosa che non fossero le solite battute da bar o avances scontate alla portata di tutti.

Così, andai tutti i giorni a fare quattro chiacchiere con lei, aspettando il momento giusto.

E, finalmente, capitò l’occasione giusta.
Per il suo compleanno fu portata fuori da amici; il giorno dopo, io le chiesi come fosse andata e lei mi raccontò di un locale molto carino che l’aveva fatta sentire importante, che era stata servita come una regina e che avevano dei vini eccellenti, sopra la media.

Avevo trovato il suo punto debole: ristoranti a tono con vini buoni.
Niente di più facile per me, che ero un degustatore di vini e, per lavoro e diletto, frequentavo i locali giusti.

Loretta quel giorno era ancora più frizzante del solito, quando si piegava per prendere bibite fresche, faceva notare un’aquila che si era fatta tatuare sulla schiena e che lasciava capire arrivasse fino alle natiche.
” Hai mai bevuto il Makulan Palazzotto del 2005?”
Lei mi guardò incuriosita e, sporgendosi, sul bancone mi chiese:

” No… &egrave buono…?”
Guardando i suoi seni poggiati al tavolo risposi:

“E’ un Sauvignon, mischiato a Cabernet, che l’anno scorso ha vinto il premio per il miglior vino rapportato a qualità e prezzo. Uno di quei vini che, se bevuto con le pietanze giuste, ti porta in paradiso…”

” Cavolo… e come mai io non lo conosco?”
” Potrebbe essere che sono pochi i locali che lo servono, bisogna avere delle cantine ben fornite e dei clienti agiati che possano permetterselo… “.
Lei mi ascoltava estasiata, sapeva che ero uno che viveva in un bel giro e che quello che le raccontavo corrispondeva a verità, senza alcuna vanteria.
” Mi piacerebbe assaggiarlo, dove posso trovarlo?”
Io aspettavo quel momento:
” Che ne dici se una sera lo degustiamo insieme in un ristorantino delizioso sulle colline, forse lo conosci anche, si chiama” Le rose”..”.

Vidi i suoi occhi brillare come una bambina cui avevano offerto una bambola nuova:

” Le rose”… ne ho sentito parlare molto bene, ma non mi &egrave mai capitata l’occasione di andarci… mi piacerebbe provarlo… “.

Colsi l’attimo fuggente che avevo creato e risposi:

” Facciamo così, io vengo a colazione tutte le mattine, la prima volta che ti senti di trasgredire, fammelo sapere… “.

Avevo calcato su “trasgredire” per farle capire che non si doveva fermare solo al vino, se fosse uscita con me, ma ero sicuro che questo lo sapesse.

Tornai ogni giorno e, appena capitava che fosse sola, mi mettevo a disquisire di ristoranti e vini, senza ricordarle dell’invito, in modo che si sentisse tranquilla; poi, una mattina, appena entrato nel suo bar, approfittando del fatto che ero l’unico cliente, mi chiamò vicino a lei e mi disse:

” Stasera mi piacerebbe bere quel vino che mi avevi descritto l’altra volta…come si chiamava?”

Mi guardava diritto negli occhi e vedevo chiaramente una luce speciale, insolita, anche la cadenza delle parole e il tono erano diverse; era sicuramente una proposta velata di divertimento.

Bisognava solo capire fino a dove era pronta a spingersi.

“Ottimo, prenoto e ti vengo a prendere alle otto” e, per lusingarla un poco aggiunsi:

” Non ti dico di farti bella o vestirti sexy… lo fai tutti i giorni”.
Coni un sorriso ammaliatore terminai:
” Adesso fammi un bel caff&egrave… ” e mi misi a sedere per leggere il giornale.

” Alle otto va bene… dove ci vediamo?”

Ecco, quella era la frase che volevo sentire: il fatto che non mi chiedesse di venirla a prendere lì, davanti a tutti, era una palese dichiarazione d’incontro segreto.

” Ti passo a prendere sul porto all’altezza della Diga… “.
La guardai, vidi che si toccò con civetteria i capelli e poi, nell’attimo in cui entrava un cliente, mi disse:

” Va bene, ci vediamo alle otto ”
La guardai servire il cliente e ancora una volta sentii una fitta al mio basso ventre mentre lei, chinandosi, metteva in mostra il suo perizoma su quel sedere invitante.

Poi, girandosi mi fece un sorriso ed io mi persi di nuovo dentro quelle labbra setose e piene, pensando al mio cazzo dolcemente succhiato.

Stetti dieci minuti senza più guardarla, poi, alzandomi, la salutai e le feci l’occhiolino per ricordarle il nostro incontro serale.

Lei ricambiò nello stesso modo e, li, ebbi la certezza che quella sera sarebbe stata molto intrigante.

Alle sei tornai a casa e feci una bella doccia rilassante, presi dei jeans neri, una camicia bianca, mi spruzzai un poco di profumo di Armani, misi un paio di scarpe da barca per finire il mio modo di vestire sportivo e uscii fischiettando” Woman in red.”

Andai all’appuntamento curioso di vedere come lei fosse vestita.

Non mi stupì affatto vederla con un grazioso vestitino bianco che a fatica copriva le sue grazie: adesso che era dimagrita, poteva permettersi il bianco e, sotto, s’intravedeva in controluce uno slip bianco e un reggiseno di pizzo, sempre bianco.
Il contrasto con l’abbronzatura era notevole, subito ebbi la percezione del piacevole languore che cresceva tra le mie gambe; un casto bacio sulla guancia fu il saluto ingannevole:

” Certo che da quando fai palestra sei veramente in forma… difficile non notarti.”

Guardavo la fine del vestito e ammiravo le sue cosce ben visibili sotto quella stoffa indecentemente rialzata. ” Trovi?”

Una semplice parola, ma piena di piacere.
” Trovo…”
Arrivati al ristorante, la feci sentire in paradiso e le feci assaggiare il vino che avevo descritto.

Dopo una mezzora, l’atmosfera era diventata intima; si cominciava a scherzare di tutto e le frasi maliziose diventavano sempre più coinvolgenti.

Finita la bottiglia, chiesi i dolci e decisi che era il momento di diventare più passionali.

All’arrivo del cameriere, la guardai negli occhi e, mettendole una gamba tra le cosce di nascosto sotto il tavolo, sfilai la scarpa e dissi; ” Che ne dici di un bel ” Tiramisù?”

La mia frase era chiara e concisa:
” Direi che ci sta tutto… mi piacciono i dolci da leccare…”
A quella frase, le mie dita spinsero decise sulle sue mutandine sentendone con piacere l’umidità.

Subito dopo un suo piede spingeva sopra il mio cazzo teso.

Mangiammo in fretta il tutto, pagai e la portai alla macchina, salimmo, accesi, mi spostai di qualche centinaio di metri e mentre guidavo, tirai giù la cerniera dei calzoni, tirai fuori il mio membro e le presi una mano; lei non disse niente, si chinò dolcemente e cominciò a farmi un pompino delizioso.

Tenni un ritmo di guida da turista e mi portai al mio villino sul mare, aspettai il momento del godimento e poi, spenta la vettura, misi una mano sulla sua nuca ed esplosi tra le sue labbra calde tutto il mio desiderio.

Lory mi accolse con calma e mi lasciò sfogare, continuò a succhiarmi l’anima e non smise fino a che non lo dissi io.

Ero soddisfatto ma non appagato; lei rialzandosi, mi guardò felice di vedere che il mio sesso era ancora bello turgido e pronto a fare il suo dovere, fece per spostarsi verso di me, ma io la fermai e la feci scendere:
“Andiamo dentro… staremo più comodi.”
Mi sistemai alla meglio e le feci strada.
Appena entrati, lei mi baciò avidamente e mi spinse contro la parete: la sua bocca sapeva ancora del mio sperma.
Mi slacciò i calzoni facendoli scivolare, abbassò veloce i miei slip, poi, senza tentennamenti, prese le cosce le mise ai miei fianchi e si allargò ricevendomi…
Il calore che emanava era sublime; usava i muscoli vaginali per avvolgermi e stringendo sulle mie vene, mi dava sensazioni fortissime:
” Ti &egrave piaciuto il vino…”
Spinsi per la prima volta con forza dentro la sua fica densa di umori.
” Ottimo, ma mi piace più quello che sento adesso… “.
Sempre pronta alle battute e maliziosamente sexy.
Le misi le mani sul sedere e spostandomi feci in modo che fosse lei a essere con la schiena contro il muro, poi, cominciai a scoparla per davvero.
Presi a martirizzare la sua tenera carne con stoccate feroci, i suoi gemiti di piacere erano il suo consenso; guardavo quella ragazza sbattuta contro il muro e mi compiacevo di come fosse presa in quel rapporto carnale.
Continuai a spingermi in lei fino a quando la sentii esplodere in un urlo strozzato: le sue mani mi avvolsero stringendomi forte e le sue unghie assaporarono la mia carne sudata.
Aspettai che il tremore del suo corpo prendesse quiete.

Poi, la portai sul letto per finire la nostra guerra, trafelati e sudati, ancora vestiti; i suoi capezzoli spingevano forte contro il reggiseno, sotto era tutta bagnata, non si capiva dove iniziava il sudore e finiva il piacere…

Le tolsi il reggiseno lasciandole il vestito sudato addosso, mi piaceva l’effetto che dava al suo esile corpo, mi misi sdraiato sul letto e la feci mettere sopra di me, poi, presi i bordi del vestito e li spinsi verso il basso obbligandola a seguire il vestito, le grandi labbra trovarono il mio cazzo duro e facilmente vi scivolarono sopra, le palle ebbero una contrazione naturale al contatto dei suoi pochi peli.

Presi i suoi fianchi e la obbligai a ripartire dalla punta della cappella, poi, spinsi ancora con più decisione il suo corpo verso il basso.

Un’esplosione di sensazioni erotiche al contatto del suo pube con il mio inguine… continuai ad alzarla e farla ricadere a peso morto per altri dieci minuti, finché sfiniti, godemmo insieme.

Eravamo stravolti e appagati e i baci furono la logica conseguenza di quell’amplesso.
Il tempo era passato impietoso, ma ancora un paio di ore era a nostra disposizione, così, andai nel frigo, presi la panna montata e tornai da lei.

Alla vista della panna, i suoi occhi presero vigore, un sorriso demoniaco s’impresse sul suo viso e indecentemente si alzò il vestito mostrandomi la sua vagina ancora lucida per gli umori.

Spinsi il beccuccio tra le sue labbra vaginali e la riempii di quella crema bianca…
Il suo gridolino di piacere al contatto della fredda poltiglia fu subito lenito dalla mia lingua.

” Girati… mi piace fartelo da dietro… “.

La verità &egrave che a me piaceva guardarle il culo e mi erano affiorate certe voglie che speravo di mettere in pratica di lì a poco…

Un culo palestrato e stretto apparve per la prima volta ai miei occhi; era veramente fatto bene.

Cominciai a leccare le labbra gonfie e a slinguazzare sul clitoride duro: la mia lingua passava sui due pertugi con disinvoltura e lei sembrava apprezzare quel cambio di ritmo.

Guardavo il suo orifizio e immaginavo il piacere di profanarlo, le crespature rosee erano sollecitate dalla mia lingua, non avevo il coraggio di chiederle se l’avesse mai fatto, così continuai preparandola e nel frattempo succhiai tutta la crema dal suo piccolo fiore.
Quando ebbi la sensazione che lei stesse per venire, aumentai il ritmo sulla sua calda fica e la feci urlare di piacere; le cosce si strinsero in modo naturale per assaporare il loro piacere e nello stesso tempo io salii e mi posizionai tra le sue natiche.
Il tempo di sentire il suo respiro rallentare e la mia cappella forzava le sue pareti anali.
” No… Ti prego… ”

Non disse altro mentre il glande passava lo stretto pertugio e implacabilmente si faceva strada.

” Mi piace troppo…hai un culo stupendo… “.
” Ti prego…”
Incurante delle sue richieste, incrociai le mie dita con le sue e mi spinsi deciso dentro di lei.

Un gemito soffuso, un respiro interrotto, una contrazione del sedere a difesa di quell’intrusione, poi, la consapevolezza di averlo tutto dentro e il tentativo di adattarsi all’intruso.

Misi una mano tra le sue cosce e cercai il suo clitoride per confondere le sensazioni di dolore con quelle di piacere:

” Adesso muoviti tu… ”
Aspettai i suoi movimenti e non attesi invano… piano arcuò il bacino e spinse verso il mio sesso, prima delicatamente, poi, seguendo il ritmo delle mie dita sul suo clitoride, aumentò il ritmo.
Il piacere di essere tra quelle strette natiche era pari al dolore che provavo per quello stretto foro, mi sentivo scorticare la pelle, ma il piacere era superiore al dolore e ben presto mi trovai a urlare quanto fosse bello sodomizzarla.
Strinsi forte le mie mani con le sue e, dando una stoccata decisa, riempii il suo ano del mio sperma vischioso, poi, caddi sul suo corpo come inerte.

” Ti prego… esci. ne posso più…”

Ero talmente preso dal mio piacere, che mi ero dimenticato che quella sodomizzata era lei.
Le bacia il collo e tolsi il mio sesso.

Rimanemmo abbracciati aspettando la normalità, facemmo una doccia insieme, ci promettemmo altri incontri passionali, ci rivestimmo e la riportai dove l’avevo raccolta.

Per qualche mese Lory fu un’amante passionale, poi, come sempre nella vita, io cercai altri piaceri e lei fece lo stesso; ma ho ancora bene in mente quel tatuaggio che spariva tra le sue natiche e potere cavalcare la sua aquila &egrave un ricorso che rimarrà per sempre nei miei pensieri.

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