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Racconti Erotici Etero

Tanti Auguri, sorellina!

By 16 Luglio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Aveva aspettato il giorno del suo compleanno come se nell’intero calendario non ci fosse stata nessun’altra data più importante di quella, al punto che tutta la famiglia l’aveva presa in giro ogni qual volta, sfogliando il mese di maggio, non si poteva fare a meno di notare l’enorme cerchio rosso attorno al numero 13. Vent’anni gli sembravano una tappa molto più importante dei tanto celebrati diciotto, forse perché aveva sempre avuto una simpatia nei confronti dei numeri pieni – così li definiva lei – o forse perché le sembrava che a vent’anni anni si potesse davvero considerare una donna adulta a tutti gli effetti. E poi, ne era certa, finalmente avrebbero smessa di considerarla una ragazzina, ne era del tutto certa.
Sara si guardò nello specchio per la decima volta e stavolta trovò che il vestito fosse proprio quello giusto per l’occasione: una minigonna di jeans che le fasciava i fianchi e una camicetta bianca a maniche corte. Di sicuro avrebbe ballato un bel po’ quella sera, quindi scelse di indossare un paio di comode scarpe di corda con la zeppa e i lacci alla caviglia, abbastanza informali da non apparire pretenziose ma sufficienti a slanciarle maggiormente le lunghe gambe perché sapeva benissimo che sarebbero state la parte di lei più osservata da tutti i maschi. Non che fosse una brutta ragazza anzi, il viso dai tratti leggermente affilati le dava un’aria quasi esotica e il bel corpo faceva correre molto velocemente la fantasia ma le gambe… erano davvero il suo punto forte, tutti i ragazzi che aveva avuto si erano preoccupati di farglielo sapere, e anche qualche altro uomo un po’ più in avanti con l’età.

L’arrivo dei primi invitati coincise esattamente col momento nel quale i suoi genitori uscirono, i patti erano stati chiari, e lei scese da camera sua già al colmo dell’eccitazione. Una leggera smorfia le passò rapida sul volto quando incrociò con lo sguardo sua sorella Francesca, maggiore di due anni, a fare gli onori di casa al posto suo. Un po’ meno bella in viso di lei, era invece molto più avvenente nelle forme, in modo particolare nel seno che si era preoccupata di mettere bene in evidenza con una maglietta piuttosto attillata che, nonostante il collo alto alla maniera orientale, aveva una bella scollatura ovale che non lasciava molto all’immaginazione. Tacchi alti sotto ai jeans aderenti la rendevano… beh, invitante era la parola che le sembrava più adatta e, quasi senza pensarci, sollevò di un paio di centimetri l’orlo della minigonna prima di arrivare in salotto e iniziare a baciare amiche e amici mano a mano che arrivavano.

In breve tempo la festa entrò nel vivo, la maggior parte se ne stava sul divano a chiacchierare o a giocare ai videogames che qualcuno aveva portato, altri invece ballavano in taverna al piano di sotto, dove un amico aveva allestito qualcosa di molto simile ad una discoteca elementare. A lei piaceva davvero molto ballare e le piaceva ancor di più sentirsi addosso gli sguardi desiderosi dei suoi coetanei, desiderio che lei accresceva consapevolmente muovendo le anche e il bacino in modo molto provocatorio, in più di un’occasione simulando un amplesso. Forse a causa del troppo ballare o di qualche moijto di troppo si rese conto di non vedere nei paraggi Marco, il suo attuale ragazzo, e il fatto non le parve un poi troppo insolito visto e considerato che ad Marco ballare non era mai piaciuto.
Trovò strano invece il fatto che non fosse in salotto con gli altri a giocare ai videogames e neppure fuori in giardino a fumare una sigaretta. Era già un po’ eccitata per via del ballo ma l’idea di andare al piano di sopra e trovarlo nella sua camera da letto – magari già nudo e in erezione – la fece squagliare del tutto e sentì una vampata di intenso calore fra le gambe.
Cercando di mantenere un contegno salì le scale con disinvoltura, si tirò indietro i lunghi capelli biondi ed entrò in camera da letto trovandola completamente vuota. La delusione la prese alle ginocchia e mancò poco che non si buttasse sul letto per masturbarsi con il primo oggetto che le fosse capitato a portata di mano. Per sua fortuna la musica dalla taverna non saliva fino al primo piano e le voci degli amici in salotto tacevano per qualche istante di quando in quando. In quei brevi silenzi le parve di sentire un tintinnio metallico provenire dalla camera di sua sorella Francesca e la cosa la incuriosì molto. Inoltre era praticamente sicura di aver visto Marco, il ragazzo di sua sorella, sul divano a giocare con gli altri.

Cercando di fare il minor rumore possibile uscì di camera e si accostò alla porta di quella di Francesca dove la percezione del tintinnare diventò inequivocabile, il suono proveniva proprio da dentro la camera la cui porta era rimasta soltanto accostata e non del tutto chiusa. Sbirciando come poteva riusciva solo a vedere i capelli di lei raccolti a coda di cavallo muoversi avanti e indietro e niente di più. Francesca aveva una grande passione per i braccialetti ampi, ne indossava sempre moltissimi ed erano senza dubbio quelli che, sbattendo uno con l’altro, facevano quel rumore ed era senza dubbio sua sorella la causa dei gemiti che prima non sentiva ma che adesso erano molto chiari alle sue orecchie. Riuscì a malapena a trattenere una risata al pensiero di ciò che stava accadendo in camera: sua sorella Francesca stava facendo un pompino a qualcuno dei suoi amici mentre Marco stava al piano di sotto a giocare coi videogames e, a giudicare da come la vedeva andare avanti e indietro con la testa, ci si stava mettendo decisamente di impegno.
‘Cazzo che pompinara fantastica che sei… hai la bocca calda come una fica. Succhia… succhia… grandissima troia che sei’.
La risata che tratteneva le morì in gola un attimo dopo aver riconosciuto la voce di Marco dire quelle cose. Non era uno dei suoi amici quello che si stava facendo succhiare l’uccello ma il suo ragazzo! Fece per aprire la porta ed entrare dentro per prenderli a sberle entrambi ma qualcosa la trattenne un istante e si limitò a dargli un leggerissimo colpetto. La porta si aprì il tanto che bastava per poter osservare meglio ciò che succedeva dentro e lasciarla stupefatta quando vide che Marco stava scopando Francesca fra le tette mentre lei con la bocca spalancata cercava di succhiargli la cappella ad ogni affondo.
‘Prendilo troia… e stringi bene quelle tettone da zoccola che ti ritrovi!’
Marco non le aveva mai parlato a quella maniera e… la cosa che più la lasciava stupita era come sua sorella si infoiava sempre di più; più lui la chiamava zoccola e più lei ci si metteva d’impegno. Gran parte dell’emozione che sentiva ribollirsi dentro era rabbia, per essere stata tradita dal suo ragazzo e da sua sorella – sua sorella! – ma oltre la rabbia c’era qualcosa che la scaldava in mezzo alle gambe, una specie di invidia e di voglia di essere al posto di Francesca, di sentire quel grosso cazzo nella sua bocca, sentirne il sapore e il desiderio pulsare. Non aveva le tette di sua sorella, quello &egrave vero, ma avrebbe trovato il modo di far godere Marco a quella maniera, gliel’avrebbe fatto vedere lei chi era la vera zoccola! Per il momento però si sarebbe dovuta vendicare, non gliel’avrebbe di certo fatta passare liscia, a nessuno dei due.

Di nuovo attenta a non fare troppo rumore fece per allontanarsi dalla porta e tornare rapidamente al piano di sotto come se nulla fosse successo. Dedicò quindi le sue attenzioni a Marco, ancora preso a giocare con gli altri a qualche stupido videogames che lei faceva perfino fatica a capire. In ogni caso, con l’aria più innocente che pot&egrave indossare, chiese ad alta voce se qualcuno le avrebbe fatto il favore di lasciarla provare. Naturalmente, essendo la festeggiata, nessuno mosse alcuna obiezione e Sara, senza perdere tempo, si rivolse a Marco sorridendo con malizia.
“Se mi prendi in braccio allora ci provo con te.’
Tutti sapevano chiaramente che Marco era il ragazzo di Francesca, motivo per il quale a nessuno venne in mente di far battutine, scambiando quella sua dichiarazione per l’effetto dell’alcool e della euforia della festa. Invece Sara, come se nulla fosse, si mise a sedere sulle gambe di lui, avendo cura di far salire un po’ di più la sua minigonna già pericolosamente vicina al livello di guardia e, con la scusa del videogame, appoggiarsi con tutta la schiena al torace di lui. Farsi credere davvero ubriaca non fu molto difficile, al punto che quando chiese a Marco di accompagnarla un momento in camera sua, ancora una volta nessuno ebbe il benché minimo sospetto dato che continuò a fingersi ubriaca fino a che lui non l’ebbe portata di sopra.
‘Puoi chiudere la porta, per favore?’
‘Certo Sara, me ne vado subito e chiudo la porta’
‘No no, tu devi restare!’
‘Certamente Sara, ma… ti serve una mano?’
‘Una mano ce l’ho da sola, mi serve ben altro da te…’
Marco restò in silenzio sorpreso dalle parole di lei ma, ancora una volta, si disse che Sara era ubriaca e che molto probabilmente lo era molto più di quanto dava a vedere. Come risposta al silenzio di lui Sara gli si attaccò addosso avvicinando la bocca al suo orecchio e facendo in modo da avere quanto più possibile il bacino attaccato al suo gli disse ‘Voglio che mi scopi nel culo.’
La reazione di Marco fu di stupore totale, fece per allontanare da se la giovane futura cognata ma lei era sicura che con quella frase l’avrebbe colpito in pieno. Infatti il gonfiore dei pantaloni lo tradì e, cosa non da poco, Sara sembrava essersene perfettamente resa conto. Lui la guardò bene e vide che lei gli sorrideva ma senza alcuna traccia di ubriachezza anzi, aveva gli occhi ben svegli e sembrava del tutto padrona di se.
‘Ora caro il mio cognatino io mi inginocchierò qui e tu, da bravo stallone, ti avvicinerai in modo che io ti possa succhiare il cazzo come una vera troia.’
‘Ma… Sara! Sei impazzita?’
‘Adesso, Marco. Ho voglia di succhiarti il cazzo e voglio farlo adesso. Per cui vedi di muoverti.’
Nel frattempo si era sollevata la gonna sui fianchi e, con le gambe larghe, si era seduta sui talloni, lasciando in bella vista le mutande trasparenti che indossava. Marco era piuttosto confuso, vedere sua cognata messa in quel modo non lo lasciava di certo indifferente e il cazzo sembrava davvero che stesse per esplodergli dai pantaloni. Non sapendo esattamente cosa fare le si avvicinò, provando a farla ragionare e rimetterla in piedi ma Sara fu più veloce di lui mettendosi ad accarezzargli il gonfiore della patta.
‘Ti sta per scoppiare stallone, lascia che ti aiuti’ e senza dargli tempo di ragionare gli afferrò con i denti la cintura dei pantaloni e la slacciò. A quel punto Marco non pot&egrave altro se non lasciarla fare e fu quasi sul punto di sborrare nel momento in cui lei gli liberò l’uccello dalle mutande.
‘E’ un bel bastone di carne, sai?”
Voleva farlo impazzire e ci stava riuscendo. Fissava il cazzo di Marco come se fosse un oggetto sacro, stringendolo fra le dita con delicatezza ma con assoluta decisione.
‘voglio che tu stia fermo e che me lo lasci lavorare un po’ di lingua…’ alzò gli occhi per guardarlo in volto e accennò un delicato sorriso ‘Posso?’
‘S-se ti fa piacere…’
Era una risposta stupida e se ne rese conto, ma Sara non sembrò farci caso e riabbassando gli occhi sul cazzo si inumidì appena le labbra.
‘Grazie…’
Dischiuse poco la bocca, prolungando di qualche istante il contatto con la cappella e lasciando che il suo respiro caldo ne risvegliasse maggiormente la sensibilità poi, aprendo le labbra poco alla volta mano a mano che entrava, si prese il cazzo di Marco in bocca per una buona metà. Lo sentì mugolare di piacere e tremare un poco sulle gambe e a quel punto seppe di averlo ormai in pugno. Tirò un poco indietro la testa in modo da avere in bocca soltanto la cappella di quel cazzo che stava già pulsando pericolosamente, quindi la lasciò libera perché riuscisse a trattenersi almeno ancora un po’.
Avvolgendogli l’asta con la lingua scivolò con la testa un po’ più in basso fino ad arrivare a leccare i coglioni e da lì risalire lentamente, come se quel pompino dovesse durare tutta la vita. Succhiava senza fretta, alternando piccoli colpi di lingua a grandi ingoiate mentre Marco, in piedi si lasciava fare senza riuscire neppure a mugolare per quanto stava godendo.
‘Come sto andando, cognatino? Sono una brava pompinara?’
Si era staccata dal cazzo di lui giusto il tempo necessario a fare quella domanda, alternando ogni parola ad un colpetto di lingua sulla punta della cappella gonfia.
‘Oh si… sei… fantastica…’
‘Allora dimmelo… mi piace quando mi si dice che sono una troia’.
Questo non sapeva neppure lei da dove le fosse uscito, non ci aveva mai pensato ma la scena di prima, con sua sorella che si faceva dire tutte quelle cose da Andrea – il suo ragazzo! – l’aveva eccitata in un modo che non avrebbe mai sospettato e aveva voglia di sentirselo dire anche lei.
‘Si… si.. sei una… brava troia… brava troia’ gli rispose Marco.
In effetti la cosa le piacque molto ed era sicura che se adesso si fosse messa un dito nella fica l’avrebbe trovata fradicia di umori.
‘Dovresti sentirmi la fica adesso… &egrave un lago…’ gli sussurrò continuando a succhiare quell’uccello come se fosse l’unica cosa importante al mondo.
‘Ma voglio che tu me lo metta nel culo stasera… ho voglia di prenderlo di dietro e sentirmelo arrivare fino alla gola.’
Lo stava provocando con ogni mezzo possibile, voleva soltanto che Marco perdesse il controllo e si lasciasse andare.
‘Sono la tua troia stasera… sono la serva del tuo cazzo…’ e fu davvero troppo.
Si sentì prendere da dietro la nuca da due mani decise e sentì il cazzo di lui farsi più presente nella sua bocca.
‘Lo vuoi davvero? Lo vuoi davvero, si? E allora… prendilo tutto, gran troia che non sei altro. Succhiamelo bene e fammi sentire fin dove può arrivare una vacca come te.’
Fu come un colpo di frusta alla base del collo, Sara sentì il fuoco divamparle nelle vene e si dette a succhiare il cazzo di Marco come non aveva mai fatto a nessuno, con foga e senza il minimo ritegno mentre lui aveva preso a spingere, letteralmente scopandola in bocca.
‘Tieni… tieni grandissima puttana… adesso preparati perché ti accontento subito… voglio che ti giri e ti metti a quattro zampe perché &egrave ora di sfondarti il culo!’
Ma la promesse non trovarono seguito perché proprio in quel momento Marco non seppe più trattenere l’orgasmo ed esplose con una abbondante sborrata dentro la bocca di lei.
‘Tieni vacca… beviti la mia sborra… bevila tutta… troia’ mentre lei, docile, cercava di non perdere nemmeno una goccia di tutto quello sperma per poi continuare a leccare ancora per un po’ anche dopo che Marco ebbe finito.
Lui si buttò sul letto, i pantaloni e le mutande abbassate a metà gambe e la camicia con una leggera macchia in basso, forse proprio di sperma o di saliva.
‘Spogliati’ le disse ‘che ricominciamo e te lo metto nel culo come promesso’.
Nel frattempo Sara aveva estratto dalla tasca della gonna il cellulare e rapida scattò una foto ad Marco in quelle condizioni.
‘Non credo proprio cognatino… sai, di sotto c’&egrave una festa per me e fra poco &egrave il momento di scartare i regali.’
Mise via il cellulare e rapidamente aprì la porta.
‘Questa me la tengo per ricordo. Ah, e… grazie del regalo.’ gli disse facendo l’occhiolino ed uscendo dalla camera.
Quello era solo l’inizio della sua vendetta, non sapeva ancora bene come l’avrebbe messa in atto ma la foto del ragazzo di sua sorella con l’uccello di fuori, nel letto di camera sua, era sicura che gli sarebbe tornata utile.
Tornata al piano di sotto si sentì accogliere da un grande applauso e da stelle filanti e musica. La prima che si precipitò a farle gli auguri fu proprio sua sorella Francesca che, con un grosso pacco fra le mani, sorridendo le disse
‘Tanti auguri sorellina!’

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