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Racconti Erotici Etero

Ti amo da sempre

By 18 Febbraio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

La voglia era quella di picchiarla, il desiderio… quello di averla subito.
In quella piazza assolata da un tiepido sole autunnale, stavo ad ascoltarla
mentre raccontava del suo ultimo amore.
Come sempre Patrizia piangeva il suo ultimo disastro amoroso e, come sempre, io,
appena lei chiamava per chiedere conforto, lasciavo tutto e mi precipitavo da
lei.
Mi sembrava impossibile!
Ero talmente innamorato di lei che avrei sfidato un esercito per averla e, invece, mi accontentavo di vederla e consolarla, tenendomi dentro tutto quello che provavo per lei.
Il solito rapporto: amico… innamorato.
Ancora una volta la sua bellezza aveva colpito come un boomerang poiché tutte le sue relazioni finivano dopo pochi giorni.
Era troppo incostante e libertina per riuscire a coinvolgere un ragazzo in qualcosa di più di una buona dose di sesso.
E così, ancora una volta, la ascoltavo piangere la sua sfortuna con i ragazzi e stavo lì, come un ebete ad ascoltarla e consolarla.
Già soffrivo di mio, ma a volte scendeva nei particolari e allora, mi sentivo scaldare tutto:
l’eccitazione nei suoi racconti cresceva come la rabbia e più le dicevo dove sbagliava e, più lei ci cascava.
– Lo vuoi capire che sei troppo svelta nelle tue decisioni, dai la sensazione di una che vuole fare solo sesso: poi, quando gli fai capire che vuoi costruire qualcosa di più, &egrave tardi, pensano che tu sia una facile e che non si possono fidare. Devi cambiare tattica ! –
E lei a piangere, a dirmi che avevo ragione come sempre, ma che era più forte di lei; era il suo modo di dire all’altro che stava bene con lui, che non capiva perché si dovessero rispettare dei tempi quando una aveva voglia di stare bene subito.
– Siamo in Italia … Patty… –
Continuavo a spiegarle che non poteva portare le sue logiche americane nel nostro paese, che da noi eravamo ancora indietro anni luce sulle libertà sessuali, soprattutto se venivano da parte di una donna.
– Ti amo! –
Avrei voluto urlare quella frase e dirle che io sarei rimasto con lei per sempre, ma tutto quello che riuscivo a fare era metterla in guardia sul lupo cattivo.
Bella come sempre nei suoi vestiti semplici, era tornata dall’America donna completa.
Non si rendeva conto di quali sensazioni lasciasse negli uomini, era rimasta semplice nell’animo e si era evoluta sessualmente con quella libertà straordinaria che gli americani hanno nelle loro grandi mentalità cittadine.
Io ero laureato in ingegneria e lei in scienze della comunicazione.
Sembrava impossibile che avesse una laurea del genere e non si rendesse conto dei suoi errori nei rapporti sentimentali.
– Ma il bello del mondo &egrave proprio questo… Non sempre i ricchi si ricordano di essere ricchi e spesso gli psichiatri sono i primi pazzi che circolano liberi per le strade –
Ed eccomi lì a stringerla al petto, calmarla per il mondo che gli crollava addosso, a odiarla per come mi raccontava dei suoi uomini.
– Dai, vedrai che ne trovi uno bravo, prima o poi –
– Ma perché a me devono capitare sempre quelli stronzi? Non potrei trovare uno come te?-
– Ehi; Guarda che se vuoi uno come me, non devi cercare in giro-
Il cuore batteva forte mentre le dicevo quella frase.
Per la prima volta in vita mia le avevo fatto sapere che io potevo essere la fine della sua ricerca sentimentale.
I suoi occhi lucidi cominciarono a guardarmi in modo diverso, forse per la prima volta mi guardava come un uomo, sentivo che mi stava squadrando tutto e che stava riflettendo su quella mia frase.
Le labbra leggermente umide si appoggiarono alle mie.
Per fare questo si era dovuta alzare sulla punta dei piedi, ma io in quel momento mi sentivo
piccolissimo e tremavo come una foglia al vento.
Anni ad aspettare quel momento, mille volte fantasticato, e ora’.
Le mani sui capelli neri, spettinati da un vento trasversale che ti entrava dentro, assaporavo le sue labbra, con gli occhi chiusi come un ragazzino.
Un bacio casto e nello stesso tempo sensuale, il primo bacio.
Poi, le mani delicatamente sui fianchi, resistendo alla tentazione di cercare i
frutti proibiti.
Il contatto del suo corpo leggermente appoggiato al mio, i seni che delicatamente
sfioravano la mia pelle, il gonfiore dentro i miei calzoni, il contatto dei nostri fianchi: ormai avevamo
passato il muro dell’amicizia, insieme c’eravamo portati a quello dell’erotismo, l’odore del sesso si spargeva arrivando ai nostri cervelli e la voglia diventava insostenibile.
La portai velocemente a casa mia.
Presi a toccarla con audacia e le mani s’intrufolarono nei suoi meandri più
intimi.
La lingua scese sul collo, morsi leggeri sulla pelle, il maglione scuro si
alzava sopra le sue braccia e cascava inerte sul pavimento, il suo reggiseno
nero veniva spostato e i suoi seni furono sotto la mia lingua.
L’aureola larga per l’eccitamento, era succhiata insieme ai capezzoli,
le mani stringevano le forme e permettevano alla lingua di fare giochi di
saliva, aumentando il piacere di sentire quelle tette tanto agognate.
Adesso il mio corpo spingeva deciso verso il suo inguine: Patrizia percepiva
chiaramente il mio cazzo sotto i calzoni e questo era fonte di ulteriore
eccitamento.
Rimasi a mordere i capezzoli mentre le mani slacciavano i suoi jeans.
Abbassandoli, vidi i suoi slip neri, niente perizoma, niente tanga, un semplice
slip nero che a me sembrava molto erotico su di lei.
Misi una mano sul suo pube e toccai per la prima volta il suo fiore bagnato, i
peli umidi del suo umore erano una piacevole scoperta: spinsi di lato la stoffa
e le mie dita andarono a cercare il suo miele.
La guardavo.
Teneva gli occhi chiusi, si mordeva le labbra, vedevo la sensualità dei suoi
movimenti.
Scoppiavo dalla voglia di starle dentro, sentire il suo calore avvolgermi e
sfiancarmi.
Le sue mani mi avevano liberato dei vestiti.
Il sesso teso, tremante nel suo ardore, era voglioso di carne tenera.
Le gambe si allargarono, il movimento spontaneo del suo corpo permise al mio
membro di trovare il suo rifugio, la sua stretta vagina si allargò al mio
impeto e poi furono scintille.
La presi in piedi, il muro come letto.
Selvaggiamente lasciai che il mio sesso prendesse il suo piacere, lo sbattere
delle palle sul suo inguine era il segnale della massima penetrazione.
Cercavo di resistere al piacere che cresceva, ma i sospiri di Patrizia erano
quanto di più erotico si potesse sentire.
Strinsi le mani attorno ai suoi glutei e cominciai a scaldare il suo ventre
col mio caldo sperma, liberando fiotti di liquido bianco… fiotti d’amore…

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