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Racconti Erotici Etero

titti aveva due amori

By 10 Gennaio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

TITTI AVEVA DUE AMORI

I vetri sono sporchi e pieni di goccioline. Il bar &egrave praticamente deserto. E’ lunedì sera. Dietro al bancone la ragazza pulisce con un gesto ellittico e continuo lo stesso bicchiere. Non posso nemmeno leggere la Gazzetta perché da 3 quarti d’ora &egrave in mano ad un vecchio nell’angolo. Si sa nei bar di provincia &egrave di loro proprietà da sempre. Allora guardo fuori. Nella sala della tv ci sono i ragazzini che piantano un casino incredibile. La ragazza dietro al banco non mi rivolge la parola. Immagina che ci sia qualcosa che non va. Non sa se ci siamo mollati. Vorrebbe tanto saperlo, ma non le va di chiedermelo. Allora mi lascia nel mio brodo. E io ci sto. Non voglio certo confidarmi con lei.
Sono le 21.15. Sono uscito presto. Ho preso un giorno di malattia per starmene a casa dal lavoro. Non avevo cazzi di riempirmi la testa del rumore di quell’officina di merda. La sigaretta post caff&egrave &egrave ormai terminata. Fuori continua a piovere. Voglio pensare che stai a casa e magari stai malissimo. Che non passerai di qui per un po’. O forse passerai ed avremo un contegno. Ti chiederò come va. Tu starai con un gruppo e io con un altro. Siamo rimasti amici. Anzi siamo rimasti conoscenti. Avremo un contegno. Noi che non abbiamo mai avuto contegno.
Non posso accendermi un’altra sigaretta. Non che me ne importi della mia salute. Ma non &egrave giusto. Sento quella vocina che da piccolo mi diceva di mangiare meno dolci, che da adolescente mi imponeva di fumare meno canne, che da grande mi dice che dovrei trovarmi un lavoro più serio, una ragazza ‘vera’.
Come se tu non fossi stata vera. Per come ti vestivi, per quello che facevi, perché non mi hai mai chiesto niente ed io non ti ho mai promesso niente. Così sabato sera hai detto basta. E adesso chissà dove cazzo sei?

Il flipper &egrave sempre una risorsa per ammazzare la noia di una serata. Le palline schizzano in continuazione da una parte all’altra. Le luci riflettono in tutta la sala e il rumore &egrave incredibile. Sono bravo e posso giocarci per delle ore.
Nel frattempo arriva Ghigo. Non &egrave mai stato mio amico. Ogni tanto fumavamo insieme prima. E per un certo periodo abbiamo lavorato nella stessa fabbrica. Mi &egrave abbastanza indifferente. Non so cosa faccia ora. So che smazzava. Ma nulla più. Canne e qualche riga.
‘Oh’ mi saluta asciutto
‘c’&egrave un cazzo stasera’ rispondo io senza distogliere gli occhi dal vetro del flipper.
‘Sei qua solo te?’
‘Guarda un po’ che libidine’.
Nel frattempo. Entra la Titti. Pare che qui al bar della compagnia dei più grandi se la siano passata tutti. Per noi ventenni &egrave sempre stata un sogno. Alta 1,70 circa, biondo tinta, capelli di sempre freschi di parrucchiere, mini esibite, fin troppo, come le scollature dalle quali ti lascia vedere le sue gran bocce. Unico problema &egrave che ha superato la quarantina e si sta lasciando un po’ andare. Non molto. Il giusto. E’ espansiva questa sera.
‘Che cazzo ci fate qua da soli? Il lunedì sera si sta a casa a scopare’
O si va al cinema. Ebbrava. Ci voleva proprio lei a darci i consigli per la salute.
‘Eh magari rispondiamo noi sconsolati’.
Nel frattempo si toglie il giubbotto zuppo e ordina un caff&egrave. Si siede al tavolino, lo beve a piccoli sorsi e accende una Marlboro.
Adesso siamo in tre a riempire il bar in questa stupenda serata.
I punti del flipper salgono come le quotazioni in borsa. Ho liberato il signore degli anelli e le palline sono diventate tre. Il multiball &egrave l’esaltazione di ogni giocatore. E sebbene non ci sia praticamente nessuno comincio ad esaltarmi. Mi incito, bestemmio, e inarco la schiena come se il flipper lo stessi cavalcando. Forse non sto facendo una bella figura con la Titti, ma non credo che abbia ancora voglia di insegnare a qualche ragazzino. Dopo che si porta alle spalle la leggenda dei 22 in una notte. Se li &egrave scopati tutti per una scommessa. Vinta facilmente.
Adesso fuma e guarda fuori dalla finestra con la sua solita aria impaziente. Sembra che aspetti qualcosa o qualcuno, ma stasera si dovrà rassegnare alla piattezza del bar non accenna nemmeno a spiovere.
Nel frattempo la pallina cade diritta, soffoco in gola una bestemmia, e il Game Over mi comunica che la mia partita &egrave finita così.

Cessato il rumore del flipper il bar casca nel silenzio. L’eco del rumore sordo del barista che pulisce il filtro della macchina del caff&egrave giunge fino a noi. Dev’essere qualche cliente di passaggio che trova conforto nel bar posto lungo la direttiva principale del paese. ‘Se una notte d’inverno un viaggiatore” Difficile pensare che sia qualcuno del solito gruppo. Si divertono senza di noi. Oppure sono tutti a casa davanti alla televisione. Signora o troia ha vinto ancora.
Per noi rimane l’amletico dubbio sul ‘Che fare?’ della nostra serata. A squarciare il silenzio &egrave, inaspettatamente, la Titti.
‘Allora giovani, andiamo a farci una canna?’

Bastano dieci minuti per essere già in macchina tutti e tre. La Titti scosciata davanti, io dietro a rollare e Ghigo alla guida del suo Peugeot. In radio passano un pezzo anni ’80. Potrebbe essere Frankie Goes to Holliwood. Mentre siamo svaccati in tre in mezzo alla campagna il fumo inizia a danzare. ‘Splendida giornata’ in radio, messa da un dj solitario, notturno e nostalgico, pur facendo da contraltare alla mia che &egrave stata di merda, mi riporta a quando ero un ragazzino.
Il juke box del bar dell’oratorio, la compagnia dei ragazzi più grandi, i paninari, i primi Pac Man, il Mario Bros. Luigi probabilmente era suo cognato. E poi l’odore dolciastro delle caramelle dietro al bancone. Poi in sacrestia da chierichetti a rubare il vino a Don Franco, le partite al campetto dell’oratorio. Sassi e terra da sputare in attesa di arrivare in serie A. E la musica, cinquecento lire nel Juke Box. Sposerò Simon Le Bon. Chissà poi se Simon Le Bon si &egrave sposato. Il fumo mi trascina nel gorgo del ricordo. Mentre sono sdraiato sul retro dell’auto sale piano fino alla mia testa. Intanto una mano sale lungo le mie gambe. Mi sta venendo duro. Una sensazione unica. Miracoli allucinogeni. Miracoli un cazzo.
E’la mano della Titti, che sta fugnando, mi sbottona i calzoni e me lo tira fuori. E mentre con una mano va avanti a fumare con l’altra mi spara una sega. Faccio finta di niente. Nel buio alzo leggermente la testa per sbirciare se Ghigo se n’&egrave accorto. Se n’&egrave accorto ed ha deciso di darsi da fare. Ha infilato la testa nelle gambe della Titti. Lei intanto si volta mentre laggiù il Ghigo continua la sua incessante opra lei si applica a farmi un pompino. Il Ghigo a questo punto si alza e mentre io vado avanti a scoparla in bocca lui decide di scoparla in culo. Le mammelle della Titti ballano ora sotto i colpi. Entrambi la tocchiamo lì come meglio ci viene. Lei con ritmo da atleta continua &egrave irrefrenabile. Tengo gli occhi chiusi all’indietro riverso sullo schienale. E’ il massimo per me. Sotto l’effetto del fumo mi godo al meglio quello che mi sta capitando, che per dirla tra noi &egrave la cosa che sognavo da una vita.
Io e il Ghigo scoppiamo assieme e la Titti avida riceve liquido da entrambe le parti. Alla fine toglie il mio dalla bocca ed esplode in un orgasmo talmente potente che né io né Ghigo ne abbiamo mai sentiti di simili. Cade stravolta un minuto. E poi si rialza. Comincia a rivestirsi con calma.
‘Ottima scopata’ commenta, mentre noi con volto ancora sognante pensiamo agli effetti miracolosi del fumo.

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