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Desiderava da qualche settimana una giornata tutta per sé, purtroppo però i vari impegni lo avevano sempre reso impossibile.
Un lunedì di inizio settembre Rachele riuscì a ritagliarsi quell’agognata mezza giornata per andare finalmente a godersi il suo adorato mare.
Raggiunse la spiaggia nel primo pomeriggio e la trovò quasi vuota. Si sfilò la canotta e i pantaloncini sportivi e rimase con il suo bikini di paillettes argentate. Si spalmò la crema, spense il telefono e aprì un libro.
Il pomeriggio scivolò via nel più completo relax e, quando sopraggiunse il tramonto, si ritrovò la spiaggia tutta per sé.
Improvvisamente un vecchio desiderio mai sopito tornò a bussare alla sua mente.
Aveva sempre sognato di concedersi una piccola libertà, ma non aveva mai osato farlo.
Quello era il momento perfetto.
Fece scattare il gancio del reggiseno e lo sfilò con destrezza.
Il suo seno pieno e ancora sodo si liberò istantaneamente, regalandole una strana sensazione, a metà tra l’audacia e il timore. Vinse l’iniziale tentazione di rimetterlo subito, perché in fondo quel piccolo superamento dei suoi limiti passati non le dispiaceva affatto.
Prese un po’ di crema e cosparse la zona mai baciata dal sole. Per qualche istante indugiò addirittura sui capezzoli. Resasi conto che stavano iniziando a reagire alla stimolazione, optò per un bagno in quel meraviglioso tramonto dorato.
Si immerse fino al bacino e cominciò a giocare con le onde, padrona del tempo e della natura.
Dopo alcuni minuti decise di tornare a riva, per asciugarsi e prendere la via di casa.
Una presenza la turbò all’improvviso, rompendo il suo idillio con ciò che la circondava. D’istinto portò le mani al petto per coprirsi. Scorse in lontananza un ragazzo sulla trentina con una macchina fotografica in mano.
Iniziò a pregare di non esser stata fotografata e maledì la sua scelta di liberarsi del pezzo di sopra del costume.
Avrebbe voluto chiedergli di vedere le foto.
Ma con che diritto?
E poi quello era un luogo pubblico.
Si trovò con le mani legate a fare i conti con la propria vergogna.
Si vestì in fretta, desiderosa di andarsene.
Ogni tanto lanciava qualche rapida occhiata in direzione del ragazzo, che sembrava non curarsi minimamente di lei e continuava a scattare foto del tramonto.
Stava per imboccare la passerella di uscita dalla spiaggia quando una voce la raggiunse alle spalle.
“Signora, mi scusi”
Si voltò, conoscendo già il padrone di quei suoni e temendone il confronto. Tuttavia, finse indifferenza.
“Mi dica”
“Mi chiamo Christian, sono un fotografo amatoriale. Ogni tanto vengo qui al tramonto ad esercitarmi…” la sua voce era incerta, ma tutta la sua figura dava l’idea di una persona perbene.
“Ottima scelta, è un posto ideale. Le auguro buon lavoro” disse nel tentativo di troncare il discorso.
“Certo, ha ragione…” prese il coraggio a due mani. “Volevo solo dirle che le ho scattato una foto, una sola. E’ stupenda, mi creda. Io spero che non le dispiaccia. Ho voluto dirglielo perché non trovo giusto fotografare persone senza il loro consenso”.
Restò spiazzata, si indignò dapprima e imbarazzò dopo. Poi si incuriosì.
“E che tipo di foto sarebbe?”
“Vuole vederla?”
“Dal momento che sono io la protagonista…” disse mantenendo la linea della freddezza.
“Eccola” concluse facendo scorrere le foto sul display.
Rimase meravigliata. Il mare sembrava infrangersi su di lei, accarezzandola. Allo stesso modo il sole la illuminava e la celava in un gioco di chiaroscuri. La sua mano lambiva un’onda capricciosa, giocando con essa. Il suo seno, da quella angolazione, risultava pieno e alto, lasciando intravedere la sua estremità nella penombra.
Era il giusto connubio tra poesia e sensualità.
Aveva un ulteriore pregio, si poteva intuire che fosse lei senza tuttavia averne la certezza.
“Spero che le piaccia, credo sia una delle più belle foto che io abbia mai fatto” interruppe i suoi pensieri con timido orgoglio.
“Davvero bella” non seppe aggiungere altro. Era disorientata.
“Naturalmente la terrò per me. Ma se vuole, potrei fargliela avere”.
Qualcosa scattò in lei. Desiderava la foto, ma non voleva esporsi o mostrare entusiasmo.
“Potrebbe darmi la sua mail, io lavoro la foto e gliela giro. Giusto un paio di giorni. Che ne dice?”
Le stava bene, in fondo.
Il ragazzo annotò la mail e si salutarono frettolosamente.
Rachele passò l’intera giornata successiva controllando la posta ogni due ore circa, a volte anche ogni ora.
Finalmente, il mercoledì a pranzo arrivò la mail tanto attesa. Erano 4 foto, una in bianco e nero e tre con diverse prove di colore. Tutte belle in modo diverso.
Lo ringraziò con poche e semplici parole, ma era davvero grata per quel lavoro.
La risposta arrivò dopo pochi minuti.
Probabilmente la tastiera gli aveva dato un coraggio che dal vivo gli sarebbe stato impossibile avere, ma la replica la lasciò sbigottita. Il ragazzo le chiedeva di posare per lui per un book in stile glamour.
Il primo pensiero fu di rispondergli con sdegno per rimetterlo al suo posto, ma la prima azione fu un’immediata ricerca sulla fotografia glamour.
Scoprì molte cose sull’argomento e una su se stessa: desiderava ardentemente farlo.
Fece passare tutta la giornata soppesando pro e contro, ma la decisione era già stata presa.
Il giorno dopo rispose alla mail e dettò diverse condizioni inappellabili, ricevendo le istruzioni per prepararsi al meglio.
Era solo indecisa sul luogo. Non voleva un posto all’aperto per timore di essere vista, ma stare con lui in un luogo chiuso significava necessariamente fidarsi.
Optò per un motel. Una soluzione che reputava un pochino squallida, ma che garantiva le migliori sicurezze del caso.
Quella domenica si ritrovarono in un bar poco distante dal motel. Misero qualche zolletta di imbarazzo nel caffè e si avviarono insieme al motel.
La stanza era arredata con gusto classico ed era molto meno squallida del previsto. Iniziò a sentirsi a suo agio.
“Io preparo luci e attrezzature, tu potresti truccarti e uscire col primo completo”. Ora lui sembrava determinato e professionale e lei apprezzò questa sicurezza che stava sostituendo le molte esitazioni iniziali.
Raggiunse il bagno e notò una grande vasca idromassaggio.
Scacciò l’idea di un bagno rilassante e depose un velo di trucco leggero sul suo volto.
Apri la borsa con gli abiti che aveva scelto e indossò il primo cambio: jeans strappati, camicia azzurra aperta e reggiseno nero in evidenza. Tacchi di vernice nera a completare il quadro.
Uscì dal bagno e si fissarono per un lungo istante. Poi lui la fece mettere in posa accanto alla tenda della finestra e mise della musica.
Col passare dei minuti le pose diventarono più naturali, l’atmosfera si scaricò della tensione iniziale e migliorò sensibilmente la collaborazione tra modella e fotografo.
Spesso era lei a suggerire le pose che trovava più adatte.
“Che ne diresti di togliere il reggiseno e tenere solo la camicetta?” suggerì lui.
Una delle condizioni che aveva posto consisteva nel poter mettere il veto su qualsiasi cosa non le stesse bene.
“Va bene, magari mi annodo la camicia” rilanciò lei. Poi si voltò dandogli le spalle e compì l’operazione. Aggiunse anche una collana di perle con cui inizio a giocare negli scatti.
Il seno ora era libero di muoversi e di puntare direttamente verso l’obiettivo. L’apertura lasciava intendere il segno dell’abbronzatura, ma nulla più. Tuttavia l’eccitazione cominciava a far capolino tra l’azzurro della camicia.
“E se mi togliessi i jeans?” azzardò fingendo innocenza. Ci stava prendendo gusto.
“Sei tu che detti le regole, non io” rise maliziosamente di rimando.
Si tolse tacchi e pantaloni, rivelando una brasiliana nera. Lui la guardò soddisfatto mentre lei rimetteva i tacchi.
“Peccato solo che abbia il culone” disse girandosi con le mani sui fianchi.
Lui scattò rapidamente e colse la spontaneità della posa. Poi la rincuorò. “Non è affatto vero, sei in splendida forma. Non scelgo modelle brutte!”.
“Ma se sono la prima!” replicò prontamente.
“Appunto!” chiuse con un’altra risata.
Scattarono per qualche minuto, poi fecero una breve pausa. Lei volle vedere alcune delle foto appena realizzate e le trovò al di sopra delle sue aspettative, poi ancheggiò volutamente fino al bagno per cambiarsi, certa di avere il suo sguardo addosso.
Uscì poco dopo con un trucco leggermente più marcato, una sorta di canottiera trasparente con il bordo superiore nero lucido che copriva completamente il seno, perizoma nero di seta e décolleté nere con inserti in metallo.
Aveva una confidenza ancora maggiore con l’obiettivo e lo dimostrò offrendo spesso le spalle al giovane fotografo.
Il suo fondoschiena era abbondante, muscoloso e proporzionato. Non era il simulacro della perfezione, ma un tempio della lussuria.
Inarcò la schiena regalando quella prorompente rotondità alla pellicola, e da lì si sfilò la maglia.
Lui deglutì involontariamente e lei se ne approfittò per canzonarlo. “Non te lo aspettavi, eh?” aggiunse ridendo e si voltò di scatto con le mani sui seni.
“Ops” disse alzandole e rivelando due stelle dorate che coprivano perfettamente i capezzoli. Risero di gusto entrambi, ma ripresero presto a scattare, desiderosi di continuare.
Il contrasto tra l’abbronzatura dorata, la pelle bianca intorno alla stella e l’oro della piccola copertura creava un gioco di colori e forme eccitante e divertente.
“Aspetta, ho un’idea” disse lei scappando in bagno. Tornò indossando un reggiseno nero con apertura sul davanti.
“Credo che tu non abbia mai visto Colpo Grosso, sei troppo giovane” incalzò lei.
“Ne ho sentito parlare e ho visto un paio di repliche su qualche sito” si difese lui.
“Le ragazze Cin Cin erano splendide e le ho sempre invidiate. Per mostrare il loro simbolo facevano così” disse aprendo il reggiseno.
Stavolta la stella era solo una. Sul seno destro, un capezzolo color nocciola dall’areola larga come il quadrante di un orologio mostrava tutta la sua voglia di farsi ammirare.
“Stavolta il trucco non c’è” disse con un sorrisetto ed iniziò ad imitare i balletti delle ragazze Cin Cin.
Dopo pochi scatti tolse anche l’altra, dichiarando solennemente “Basta sfidarle, adesso”.
“Anche perché perderebbero, con la tua quinta” suggerì furbescamente lui.
“Ti sbagli, quarta abbondante. Forse in certe pose sembrano più grandi” disse schiacciandole tra le braccia. Fece volontariamente un’espressione volgare per indurlo allo scatto. E forse non solo a quello.
Poi le prese in mano e le alzò. Infine con le dita stuzzicò i capezzoli per portarli all’apice della durezza. Giocò con loro e con la camera, regalando sguardi molto lascivi e divertendosi a provocare volutamente.
Le parve di notare una reazione nei suoi pantaloni, ma non ne era affatto sicura. Di certo sperava di aver fatto effetto.
Fecero la seconda pausa.
Volle vedere le foto. Si appoggiò con il seno al suo braccio per valutare gli scatti.
“Sono sempre più belle, mi piacciono” disse avviandosi verso il bagno. Senza girarsi, gli fece col dito il gesto di seguirla. Lui obbedì in silenzio.
Arrivò al lavandino e divaricò le gambe per trovare equilibrio, sporgendosi in avanti.
“Vorrei delle foto mentre mi trucco” disse perentoriamente.
Ancora una volta lui eseguì, ottenendo delle immagini molto provocanti in cui lei, allo specchio, si metteva il rossetto indossando solo tacchi e perizoma.
Poi appoggiò le labbra sulla sua figura riflessa, in un bacio saffico tra la donna pudica che era sempre stata e la femmina vogliosa che emergeva con prepotenza.
“Ora, maestro, dovrei denudarmi. Con il suo permesso…” disse civettuola.
Lui uscì, ansioso di rivederla.
Quando riemerse dal bagno, indossava un lungo cappotto di pelle e tacchi bianchi.
Dopo una ventina di scatti lo aprì, rivelando un intimo di pizzo bianco, con reggiseno a balconcino e perizoma.
Autoreggenti e reggicalze coordinati completavano la figura con il loro sensuale candore.
Il perizoma lasciava intravedere un’ombra nera al suo interno.
Christian emise un piccolo fischio ironico di approvazione che fece scoccare in lei la scintilla.
Iniziò a concedersi generosamente all’obiettivo, rimanendo presto in topless e giocando con i suoi seni.
Dalla borsa estrasse un lecca-lecca e cominciò a giocarci con la lingua, per poi passarselo sui capezzoli.
Per pulirli decise semplicemente di prenderli in bocca mentre lo fissava.
“Non mi piace che restino appiccicaticci” disse ammiccando.
Controllarono ancora una volta il lavoro, poi lei gli infilò il lecca-lecca in bocca e si diresse verso il bagno.
Ne uscì poco dopo indossando un négligé rosa trasparente che evidenziava un completo intimo dello stesso colore. Dal reggiseno a triangolo si intuivano perfettamente le sommità dei suoi seni.
Dalle ridottissime mutandine si poteva apprezzare una sottile striscia di peli neri, molto curata.
“Questo è per le occasioni speciali” esordì lei aprendo la cintura del négligé e lanciando occhiate cariche di desiderio.
Giocherellò a lungo con il reggiseno, aprendo i triangoli a piacimento e scoprendosi ogni volta in modo diverso.
Poi si sdraiò a gambe aperte e lo invitò a fotografarla dall’alto.
“Però con queste mutandine si vede tutto” disse fingendo un subitaneo pudore.
Si coprì con entrambe le mani prima da sopra, poi le spostò all’interno del piccolo indumento intimo. Avvicinò le braccia comprimendo il seno fino quasi a farlo scoppiare. La sua espressione divenne vogliosamente irriverente e cominciò a mimare una masturbazione.
Lui si chiese se fosse davvero la stessa donna glaciale conosciuta giorni prima in spiaggia.
“Voglio renderle più realistiche possibile” disse estraendo l’indice destro dal ventre e portandoselo alle labbra. “Sto forse esagerando?” aggiunse in un attimo di fugace preoccupazione.
“Stai liberando la tua anima segreta… e un po’ perversa!” sentenziò lui, sperando di cavarsela con quella frasetta.
“Hai ragione… e vedrai l’ultimo cambio!” annunciò eccitata prima di scomparire.
Riapparve con i corti capelli corvini tirati all’indietro con il gel e un rossetto scarlatto molto intenso. Un tubo rosso in latex con una cerniera sul davanti la fasciava completamente. Tacchi rossi lucenti con una zeppa di 15 centimetri, probabilmente da pole dancer.
Lui decise di non trattenere i suoi pensieri. “Sei una bomba sexy, lo sai?”
“E’ la prima volta che lo indosso, mi sono sempre vergognata. L’ho visto in un film sconcio e l’ho desiderato da subito. Ma non ho mai avuto il coraggio di tirarlo fuori dal cassetto”.
Lui prese la palla al balzo. “Ah, quindi guardi i film sconci eh?” rise di gusto.
“Tu sicuramente no, invece…” ribatté lei divertita.
“Lo ammetto, ma preferisco quando la realtà supera la fantasia”. Per la prima volta la guardò con vero desiderio, mettendo in un angolo la professionalità.
Lei sorrise e fece scorrere verso il basso la zip del vestito. Il seno esplose nella stanza, libero da costrizioni. Sembrava anche più grosso di quanto visto fino a quel momento, ora che era libero.
I capezzoli, completamente eretti, non accennavano minimamente a tornare alla normalità.
La zip scese ancora e raggiunse l’ombelico. Mise le mani sui fianchi e finse un’espressione imbronciata.
Scoppiarono a ridere entrambi.
“Ho capito perché non l’avevo mai indossato, è troppo scomodo!” disse portando la cerniera a fine corsa.
Finse di coprirsi il sesso con le mani, lasciando intravedere una striscia di peli lucenti tenuti alla perfezione. Cambiò molte posizioni ed espressioni, alternando fasi giocose a momenti estremamente volgari. Era una sua scelta precisa, voleva osare.
Raggiunse l’apice dell’impudicizia dandogli le spalle e chinandosi come per raccogliere un oggetto caduto in terra, aprendo le gambe.
Poi si sdraiò sul letto ed iniziò ad esplorare il suo corpo, come aveva già fatto in precedenza. Ma questa volta la masturbazione divenne reale ed accese un dubbio in lui.
Si chiese se continuare a scattare, se lasciarle un attimo di intimità e andarsene in bagno oppure osare a sua volta.
Decise che la soluzione ideale era quella di far finta di niente e continuò a catturare i suoi movimenti, che si facevano via via più netti e rapidi.
“Scusami” si giustificò tra i gemiti “mi sono eccitata, non mi era mai successo niente di simile”
“Non preoccuparti… beata te che puoi farlo!” accennò una risata nervosa.
“Puoi farlo anche tu se vuoi, mi sembra di vedere che ti piace quello che vedi” osò lei posando lo sguardo sul rigonfiamento dei suoi pantaloni.
“Con il suo permesso, madame…” disse accomodandosi a sua volta sul grande matrimoniale, a circa un metro da lei, per non invadere il suo spazio.
Si abbassò pantaloni e mutande ed iniziò a far scorrere la mano destra sul membro, guardandola. Lei aveva ripreso il ritmo e teneva gli occhi fissi sul suo movimento.
“Non mi sono mai sentita così puttana come oggi” ammise ansimando.
“Allora sei una splendida ed eccitante puttana” ribatté lui.
“Vieni qui vicino” sussurrò lei.
Lui si portò all’altezza dei suoi fianchi e rimase in ginocchio sul letto.
Lei gli afferrò il membro e si sostituì a lui nel movimento.
Lui, dopo un attimo di esitazione, si mise ad esplorare le sue grandi labbra con la punta delle dita. Lei lo incentivò mettendo la sua mano sopra ed invitandolo a profanarla.
Crebbero i sussulti di entrambi e il loro respiro divenne affannoso. Lei scivolò di scatto verso il fondo del letto e si trovò con il viso in mezzo alle sue gambe.
“Voglio assaggiarti” disse estraendo la lingua e percorrendo tutto il membro.
Lui ebbe un sobbalzo e temette di venire in quell’istante.
Arrivata sulla punta, compì un paio di giri con la lingua e lo fece sparire nella sua bocca in un lampo. Con la mano destra ora ne muoveva la base coordinandosi con la bocca, mentre con la sinistra accarezzava ruvidamente i testicoli.
Lui portò la mano sinistra sul suo seno, mentre con l’altra non smetteva di masturbarla, intensificando il ritmo. Cercava di assaporare ogni secondo di quel fantastico ed inatteso regalo, conscio di non avere molto tempo a disposizione.
Dopo pochi minuti lei si mise ad ansimare rumorosamente e lo incalzò “dai, sto per venire”. Lui aumentò la frequenza della manipolazione e fece uno sforzo incredibile per non precederla.
Lei mugolò di piacere e lui smise di opporre resistenza. “Anch’io sto per venire…” disse con un filo di voce.
Lei estrasse il glande dalla bocca e lo puntò sui suoi seni. Diede pochi colpi vigorosi con la mano e lo sentì fremere.
Chiuse gli occhi un attimo prima che il suo seme le colpisse il mento ed entrambi i seni. Tre getti caldi e densi le inondarono il petto. Li raccolse e li spalmò sul suo décolleté come fosse una crema idratante.
Si sorrisero, erano entrambi soddisfatti.
Lei tornò in bagno per lavarsi e decise che era arrivato finalmente il momento.
Aprì il rubinetto della vasca idromassaggio e si struccò.
Quando fu piena, si immerse nella schiuma fino al collo e si concesse il meritato relax.
Christian stava armeggiando con le luci quando venne raggiunto dal suo invito.
“Perché non mi raggiungi in vasca? E’ abbastanza grande per tutti e due”.
Si spogliò velocemente ed entrò, sedendosi di fronte a lei.
Parlarono del lungo pomeriggio appena trascorso e di come lui avrebbe fatto la post-produzione del materiale.
Lei allungò un piede nell’acqua e raggiunse i suoi testicoli. Cominciò a giocare con gli alluci, stimolando le sue parti intime, che reagirono all’istante.
Afferrò i suoi seni e li schiacciò sulla sua faccia. Prese a mordicchiarle i capezzoli con incredibile foga.
La invitò ad alzarsi e a sedersi sul bordo della vasca, dichiarandole che le doveva un favore.
Le divaricò le cosce e le coprì di minuscoli baci dall’esterno verso l’interno.
Si soffermò sui peli e li leccò come se contenessero un liquido squisito.
Poi si aprì la strada verso il basso aiutandosi con le dita. Spalancò le grandi labbra gonfie di piacere e intrise di umori. Raggiunse il clitoride e lo divorò, succhiandolo ritmicamente.
Continuò fino a quando non la sentì venire, quindi si spostò a leccare dolcemente il perineo. La fece girare con le spalle verso di lui e le mani sulla parete. Lei gli spalancò il culo davanti alla faccia e lui ci intinse la lingua. Quindi infilò delicatamente l’indice nella stretta fessura e riprese nel contempo ad assaporare il clitoride. “Continua così, mi piace sentirti anche dietro…” gemette.
Quando passò ad introdurre due dita, l’inferno stava divampando dentro di lei.
“Godo… godo… godoooo” gridò tenendolo premuto per i capelli contro la sua fessura.
Si ricompose e dichiarò decisa “Adesso tocca a te sederti qui”.
Si abbassò e prese il suo membro tra i seni. Con le mani li sosteneva dall’esterno, massaggiando la sua asta. Lui era in visibilio e lei se ne accorse.
“Ti piace mettermelo fra le tette, eh?”
Lui non rispose, ma l’espressione di puro godimento sul suo volto parlò per lui.
Dopo pochi minuti lei si spostò all’indietro e si infilò l’indice destro in bocca.
Poi gli fece aprire ancora di più le gambe, gli sorresse il pene con la sinistra e fece sparire nella bocca entrambi i testicoli.
Con la sinistra prese a scuotere con violenza il membro e gli penetrò l’ano con l’indice destro. Lui spalancò completamente gli occhi e lei rilasciò i testicoli per spiegare la sua scelta. “Anche tu devi provare la gioia e il dolore di un dito nel culo mentre te lo ciuccio”.
Accompagnò questa dichiarazione d’intenti con una succhiata poderosa che fece sparire quasi tutto il membro.
Proseguì così, divorando avidamente quanti più centimetri possibile, stantuffando nel suo buco proibito e fissandolo sempre negli occhi.
Le sue resistenze furono azzerate in pochissimo tempo.
“Aaah… vengo…” disse per essere corretto, voleva darle il tempo di sfilarselo dalla bocca. Lei ancora una volta lo sorprese, stringendo le labbra alla base del suo sesso.
Lui le esplose direttamente sul palato.
Lei ingoiò tutto con soddisfazione e tornò a guardarlo. “E’ la prima volta in vita mia che mi faccio venire in bocca. Volevo provarlo da tempo”.
“Lieto di essere stato il primo” ribatté uscendo dalla vasca.
Risero all’unisono.
Si rivestirono con calma, presero accordi per sentirsi nei giorni successivi per guardare il lavoro finito.
Sulla porta si salutarono con un timido bacio sulla bocca.

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