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Racconti Erotici Etero

TROVARSI AL MOMENTO GIUSTO E NEL POSTO GIUSTO

By 5 Settembre 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Sto rientrando da casa di amici, ho appena accompagnato la mia ragazza a casa sua. Abito fuori città, nella zona industriale. Da poco ho aperto una fabbrichetta tessile e dormo all’ultimo piano di questo capannone che ho adibito a monolocale. Sono le tre del mattino e per strada ci sono solo io, figuriamoci in quella zona. Nei pressi dell’incrocio per svoltare nella strada dove abito vedo un’auto con le quattro frecce accese e due persone in piedi avanti alla vettura. Avendo i fari puntati addosso riesco a distinguere le loro sagome, sono un uomo ed una donna che vedendo una macchina sopraggiungere si mettono in mezzo alla strada sperando che mi fermassi. Quei duecento metri che mi separavano da loro nella mia mente frullavano tante idee. Se sono malintenzionati, se invece hanno solo bisogno d’aiuto. Se &egrave tutta una scusa per derubarmi o se veramente sono in difficoltà? Sopraggiunto alla loro vettura un po’ per il mio essere buono, un po’ perché avevano quasi preso tutta la carreggiata e se non mi fossi fermato li avrei messi sotto, mi fermai. Abbassai metà finestrino lato passeggero ed entrambe si avvicinarono. Le loro prime parole furono: ‘Grazie, grazie per esserti fermato’. Queste parole mi rassicurarono. Parlava l’uomo, mentre la donna al suo fianco non disse una parola, ma aveva un sorriso a 32 denti speranzoso. ‘Sono rimasto a secco con il gasolio, pensavo che essendo una zona industriale ci fosse una pompa di benzina, e sono uscito dalla tangenziale, ma ho girato per circa 10 minuti ritrovandomi sempre allo stesso posto, fin quando sono rimasto a secco. Potresti accompagnarmi ad un distributore?’ La mia faccia perplessa doveva essere palese agli occhi dell’uomo, perché prima che rispondessi lui ribadì ‘Non voglio che mi presti soldi per il gasolio, solo che mi accompagni a prenderne un po. Per favore.’ ‘Si, per favore’ furono quelle poche parole che disse la ragazza, prima di riprendere il suo sorriso speranzoso. Io, un po’ perché sono un buono, un po’ perché pensai che se mi fossi trovato io in quella situazione avrei voluto che qualcuno si fosse fermato e mi avrebbe aiutato risposi ‘Certo che vi accompagno, salite.’ ‘Ok’ e dopo rivolgendosi alla ragazza disse, ‘Io vado e torno in un baleno, siediti in macchina ed aspettami’ e lei subito rispose ‘Mi lasci qui, non c’&egrave nessuno, ho paura.’ Ed io intervenni, ‘Salite entrambe’ ‘La macchina non si chiude, perché hanno tentato di rubarla e mi hanno rotto le serrature.’ Un attimo di silenzio ed io dissi, ‘Il distributore non &egrave vicinissimo, dobbiamo andare in tangenziale dal lato opposto non ci metteremo poco tempo, facciamo una cosa rimanete qui tutti e due io vado e vengo.’ Lui si guardò negli occhi con la ragazza e rispose, ‘no, quanto disturbo non solo &egrave lontano poi devi fare anche tutto il tragitto da solo, mi dispiace’ quelle parole erano dettate dalla paura che io una volta presi i soldi me ne sarei andato e li avrei rimasti li. La ragazza disse, ‘Vado io’ e con tono misto tra il nervoso e l’infastidito continuò, ‘tu rimani in macchina ed io faccio compagnia al nostro salvatore’ rivolgendosi a me e facendomi un sorriso. L’uomo rimase perplesso, la prese per un braccio e spostandola dal finestrino iniziò a parlare con lei in maniera concitata. Non capivo bene, captavo qualche parola qua e là, tipo: ”non lo conosciamo’ Fidarsi’ Da sola” ed ogni tanto lei rispondeva: ‘…fidare di lui’ che può succedere’ stai calmo’. Alla fine si riavvicinarono al finestrino e lui disse ‘Viene Giada, la mia fidanzata. Bastano cinque litri’ Queste furono le ultime parole, mentre Giada saliva in macchina. Appena salita si mise la cinta si girò verso di me allungando la mano e si presentò. Giada era uno schianto. Occhi scuri, capelli lisci neri lunghi raccolti con una coda alta, visino angelico ed un corpicino niente male. Non molto alta un bel seno che si intravedeva dalla t-shirt scollata e belle gambe curate, messe in risalto da quei mini short che in estate fanno girare la testa a tutti gli uomini. Purtroppo il sedere non sono riuscito a vederlo perché si &egrave subito seduta in macchina. Iniziamo a chiacchierare e lei inizia senza motivo a lamentarsi del suo uomo. Dice che &egrave tirchio infatti la questione del gasolio si era già riproposta altre volte. Mi spiega che quella sera erano andati in un locale e lui per risparmiare aveva preso un solo cocktail alcolico in due e poi di tanto in tanto davamo qualche sorso a quello di qualche amico. In macchina avevo il portafoglio sul portaoggetti centrale dove si intravedevano dei soldi uscire dentro e notavo come ogni tanto Giada buttasse l’occhio su quel cento euro. Mi venne istintivo rallentare e conoscendo la zona feci una strada lunghissima prima di imboccare la tangenziale. Passando di proposito fuori ad un bar che sapevo stesse aperto a quell’ora. ‘Uh guarda il bar Yeah &egrave aperto, io ho sete, vuoi qualcosa’ e lei colta di sorpresa ed imbarazzata disse, ‘No grazie, sei gentile’ ‘Ti spiace se mi fermo? Ci metto un attimo’ ‘No, no figurati. Fai pure’ Ed accostando esco dalla macchina prendo il portafoglio e mi dirigo verso il bar. Prendo una bottiglina d’acqua e noto che hanno quelle piccole confezioni di bottiglie di champagne con due calici. La guardo e tra me e me penso, ora mi gioco la carta, possibile che mi da il numero, e prendo anche una confezione di quella. Esco dal bar e trovo Giada col cellulare in mano intenta a messaggiare. ‘Chi &egrave il tuo lui, geloso?’ ‘Un po”’ ‘e ci credo” a queste parole le chiedo di mantenere quello che avevo comprato, metto in moto e parto. ‘Apri e versane un po’ ho voglia di bollicine.’ Lei con un’espressione tra il sorpreso ed il dubbioso mi guarda senza parlare. ‘Dai, non mi dire che non hai voglia di qualcosa da bere, stasera sei rimasta a secco.’ E sorrido, strappandole una risata. Con fare finto scocciato apre la confezione tira fuori la bottiglia, un bicchiere e me lo porge. Con qualche difficoltà stappa la bottiglia e causa un fosso si rovescia qualche goccia di champagne sulle gambe. Io ne approfitto e prendendo un fazzolettino tampono quelle quattro gocce, ‘consentimi, ti sei bagnata’ e lei timidamente ‘sei gentile’, non mostrando nessuna opposizione alla mano sulla sua gamba. Mi versa un po di champagne ‘Dai prendi l’altro bicchiere, assaggialo con me. Si vede hai sete.’ ‘ma hai portato l’acqua, bevo quella’ ‘l’acqua, l’acqua non toglie la seta che hai tu.’ ‘perché che sete ho?’ sorridendo mi risponde Giada. ‘La tua &egrave sete di cose buone, di alto livello.’ Con questa frase ho completamene catturato la sua attenzione e stuzzicato la sua fantasia. Stavolta con fare malizioso e con sguardo ammiccante si versa il restante della bottiglia e guardandomi mi porge la parte superiore del bicchiere ed alla mia frase ‘per stuzzicare una sete mai doma’ brindiamo e tutto d’un sorso butto giù lo champagne. Lei mi guarda e per non esser da meno in un sol colpo beve tutto il bicchiere. ‘Ahhh, gustoso, ci voleva proprio, mi hai letta nel pensiero. Grazie.’ E si avvicina per darmi un bacio sulla guancia, almeno presumo, perché nello stesso istante sposto il viso e ci ritroviamo faccia a faccia e mi stampa un bacio a timbro. ‘Scusami non volevo, &egrave capitato.’ ‘Scusami? Questa &egrave stata la prima cosa spontanea che hai fatto da quando sei salita in macchina’ ed ho inizio a ridere. ‘Tu sei un marpione’. Nel frattempo siamo arrivati al distributore. Nel mentre il tipo mette il gasolio in quelle sacche di plastica per trasportarlo, Giada dice ‘Vado un attimo in bagno’. Mi accosto alla toilette e scendendo dall’auto mi dirigo verso il bagno. Non faccio in tempo ad aprire la porta che Giada la apre lei trovandomela davanti. Ci guardiamo un attimo negli occhi e senza dire una parola le do la mano e me la riporto dentro. Chiusa la porta del bagno alle nostre spalle mi fiondo sulle sue labbra scambiandoci un bacio appassionato. Le nostre lingue si intrecciano in un turbinio di movimenti fin quando non mi stacco ed inizio a baciarle il collo. Le mie mani si fiondano sul seno di Giada e poi successivamente sul suo sedere che al tatto &egrave bello sodo. Mi sbottona i pantaloni e con la mano inizia una lenta ma decisa palpata al mio pisello, prima da sopra lo slip e dopo si insinua all’interno e prendendomelo in mano lo caccia dai pantaloni ed aumentando il movimento inizia una sapiente sega. Intanto le mie mani si sono insinuate nelle sue nudità. Indossa uno slip di pizzo, al meno al tatto così sembra, che subito scosto per cercare un posto più caldo per le mie dita. Con molto piacere noto che &egrave già tutta bagnata tanto che il mio indice ed il medio non hanno difficoltà ad entrare dentro di lei. Dura poco questo momento. Mi lascia il cazzo, e sbottonandosi lo short mi fa capire che &egrave il momento. La giro e facendola piegare con le mani al muro, appoggio la cappella a quella sgorgante fessura. In un sol colpo accoglie gran parte del mio cazzo che pian piano si insinua sempre più dentro di lei, per poi sparire definitivamente nella sua accogliente caverna. I miei colpi da lenti e delicati si fanno veloci e potenti. Non abbiamo molto tempo. La forza dei miei colpi la fa scivolare con la mano e appoggiatasi completamente al muro le prendo quella splendida coda e tirandola verso di me le faccio inarcare il collo. Questo trattamento le piace perché spinge con il sedere all’indietro, come a voler incitare e accogliere ancora meglio i miei colpi. In tutti questi minuti non abbiamo detto una parola. ‘Sto venendo’ Questa &egrave la frase che spacca il silenzio delle nostre bocche ma amplifica il rumore del mio cazzo nella sua fica. Accellero ancora di più i movimenti facendola gemere a bocca aperta. Il suo orgasmo ormai consumato viene interrotto dal suono del suo cellulare. Si irrigidisce. Si sfila da me e raccogliendo il telefonino da terra. Le era caduto dagli short quando li aveva sbottonati avendolo messo nella tasca di dietro. Prende il cellulare ma non fa in tempo a rispondere. E’ Marco ora che cazzo gli dico. Lo richiama. ‘Pronto amore’ Sento solo urlare dall’altro lato del telefono ‘Non ho fatto in tempo a rispondere perché il cellulare era in macchina. Il signore ci ha appena messo il gasolio nel contenitore stiamo tornando’ Non si sente più niente dall’altro lato. Gli animi si sono calmati. ‘Tutto bene, stiamo tornando. Ok arriviamo.’ ‘Ce ne dobbiamo andare’ e si rialza i pantaloncini. ‘Ed io, mi lasci così?’ ‘Non ti preoccupare ci pensiamo in macchina, andiamo’. Ed apre la porta del bagno uscendo. Io nervoso più che mai rimetto dentro l’uccello e senza neanche abbottonarmi la patta dei pantaloni esco dal bagno. Ci rimettiamo in macchina ed appena imbocchiamo la tangenziale Giada si mette in ginocchio sul sedile, allunga le mani sul mio cazzo e tirandomelo fuori dopo averlo impugnato dice: ‘potevo mai lasciarti così’ ed abbassandosi si fionda con la testa in mezzo alle mie gambe. E’ un vortice. Succhia e lecca con un’avidità mai vista prima. Sento la lingua ruotare intorno alla cappella per poi fermarsi e spingersi interamente l’asta in bocca. Io rallento con la macchina certo non voglio venire presto. Questo trattamento non me lo sarei mai aspettato. Oltre a succhiare inizia con le dita un leggero massaggio alle palle non fermandosi mai con la bocca. Sposta la mano dalle palle all’asta ed inizia a segarmi con ritmo. Muovo il bacino assecondando le sue boccate. ‘Sto per venire’ le dico, a queste parole intensifica la sega e guarnisce la mia cappella con le sue delicate labbra. Accoglie in bocca tutto il mio sperma. Non fa cadere neanche una goccia. Solo dopo essersi accertata di aver lucidato ben bene la cappella si stacca. Mi rimette dentro l’uccello ‘ora sistemati siamo quasi arrivati giusto?’ Si siede al suo posto abbassa il parasole e guardandosi nello specchietto si da una risistemata ai capelli ed al trucco. Effettivamente siamo quasi arrivati. Mi sistemo anche io e una volta giunti sul posto Giada si fionda dalla macchina. Prima di scendere io per aprire il cofano e prendere il Gasolio sento dire ‘Ci avete messo tanto’ ‘era lontano cosa pensi’ rispose lei. Una volta consegnatogli il recipiente mi propongo di aiutare ma lui ringraziandomi tante volte rifiuta. Allora mi da la mano, saluto con una stretta di mano anche Giada e mi rimetto in macchina dirigendomi verso casa. Nel tragitto riflettendo sull’accaduto arrivando ad una conclusione.

Molto spesso le buone azioni vengono ricompensate

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