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Racconti Erotici Etero

Tutto il mondo fuori

By 13 Febbraio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

C’&egrave stato un periodo della mia vita, invero breve, in cui le feste in casa si sprecavano. Ogni occasione era buona per riunire un gruppo di persone, un mucchio di alcol, cibo e musica ad alto volume. Che fosse un addio, un arrivo, una ricorrenza o semplicemente un modo per animare la serata, ci si ritrovava con la casa piena di gente e voglia di divertirsi. In alternativa si andava alla ricerca di una bottiglia e ci si presentava alla festa col gentile omaggio che avrebbe contribuito alla riuscita della serata. Non ricordo cosa stavamo festeggiando quella sera, però erano gli altri a portare le bottiglie. Non conoscevo neanche tutti i volti. Tra quelli conosciuti, mi sorprese la presenza di Claudia. La conoscevo da qualche mese tramite amicizie in comune, assenti in quella occasione. Per quello, non mi aspettavo di vederla lì. Era simpatica, Claudia. Era anche una ragazza graziosa, con il viso contornato da folti ricci neri e gli occhi di un verde brillante. Le gambe, suo punto forte, sostenevano un esile corpo, alto all’incirca 170 cm e dotato di poche curve. Il seno si intravedeva a fatica da sotto il vestito indossato per l’occasione, che in compenso esaltava il suo fondoschiena: seppur poco formoso era capace di calamitare più di uno sguardo. Non c’era mai stato nulla che facesse suppore un qualche interesse tra di noi. Lei aveva i suoi problemi di cuore, io i miei, su strade completamente differenti. Fu con mia grande sorpresa dunque che si avvicinò con fare deciso (per me insolito da parte sua), non prima di aver vuotato diverse volte il bicchiere che accompagnava ogni suo passo sempre più incerto su quei tacchi neanche tanto vertiginosi. Mi salutò affettuosamente e mi invitò a brindare con lei. Fui contento ad assecondarla. Volevo godermi la serata, scacciando via i problemi che mi portavo dietro, avrei voluto che non facessero parte di me, e un buon sorso di vino non poteva che aiutarmi nell’impresa. Bevemmo tutto di un fiato, e tutto di un fiato mi disse che quella sera ero particolarmente bello. Incassai il complimento mentre lanciava sguardi languidi e poco equivocabili. Le chiesi che fine avesse fatto il suo amato. “non mi vuole, mi ha cacciata”, rispose. “mi dispiace, sai” “non importa, ora ho te”, mi disse allungando le mani dietro il mio collo e avvicinandosi col viso. Provò a baciarmi, ma il peso dei miei problemi era troppo vicino, presente e vivido. Mi scansai. Cambiai stanza e andai a sedermi su un divano. Passai un po’ di tempo a riflettere sull’accaduto, quando Claudia tornò alla carica. Il mio gesto non sembrava averla allontanata, anzi l’aveva spinta a osare di più. Si avvicinò e si sedette sulle mie gambe, senza troppi complimenti. Non le dissi di alzarsi, ma mi soffermai a guardare quelle gambe lunghe e tornite, apprezzando il contatto con il mio corpo. Potevo sentire il suo respiro e il suo odore di vaniglia. Lei si accorse che non le ero indifferente, e iniziò anche a stuzzicarmi, accarezzandomi il viso e gettandomi sguardi sempre più famelici. Il resto della stanza, tutti i partecipanti della festa, in quei momenti erano invisibili. “Perché non ti piaccio?”, faceva. Io ero sempre più in difficoltà e cercavo di evitare ogni tipo di risposta. Le mie difese stavano cedendo e anche i miei problemi iniziavano a essere invisibili. Altrove c’era una ragazza, ma io ero assente. Ero a quella festa, ero in quella stanza e c’era Claudia che allungò una mano in mezzo alle mie gambe e disse “sembra che tutto sommato ti piaccio”. Riprovò a baciarmi e questa volta non mi scansai. Incontrai le sue labbra, poi la sua lingua. Un lungo bacio che diede inizio alla nostra serata. Ci trasferimmo al piano superiore, nella mia camera. Chiusa la porta, riprendemmo da dove avevamo interrotto, senza neanche sederci. Continuammo a baciarci ed esplorare i nostri corpi per un po’. Le mie mani si soffermavano sui suoi fianchi e sul suo culo, dopo aver accarezzato tutta la schiena. Lei, dopo essersi avvinghiatà a me, afferrò la mia cintura e iniziò a sbottonarla. Fu la volta dei bottoni e finalmente sentii la sua mano infilarsi sotto i boxer e toccare il mio cazzo senza tessuti che si sovrapponessero. Era già duro e rispondeva positivamente al tocco delicato di Claudia che alternava carezze all’asta con carezze alle palle. Feci sfilare i pantaloni e i boxer per facilitare la sega, e lei mi fece stendere sul letto. Si sedette di fianco a me e continuò a segarmi, per qualche minuto. Si chinò in mezzo alle mie gambe e diede un bacio alla cappella, che iniziò a leccare mentre continuava la sega. Poi decise di partire dalla base dell’asta per risalire fin su e poi prenderlo tutto in bocca. Stavo impazzendo vedendola all’opera con tale bravure. Riusciva a ingoiarlo tutto e intanto accarezzava le palle. Proseguiva con lentenzza, non c’era nessuna fretta, voleva assaporarlo e io volevo godermi ogni istante di quel lavoro ben fatto. Peccato che l’eccitazione fosse troppa e quando aumentò il ritmo venni nella sua bocca. Claudia non fece una piega e ingoiò tutto. Non contenta, continuò a leccare finché non era tutto pulito e lei soddisfatta. “ora tocca a me”, disse e mentre lo faceva si alzo per sfilare il perizoma da sotto quel vestito nero corto sopra il ginocchio e che lasciava scoperta parte delle spalle. “tu non muoverti”, aggiunse. Poi seguirono i fatti, le parole erano superflue. Bastavano i nostri sospiri a riempire l’aria. Io ero ancora disteso, lei avanzò verso di me, sollevò il vestito e si sedette cavalcioni su di me. Quale visione ebbi modo di ammirare. Una fighetta ben curata, con solo una strisciolina di pelo, quasi a voler aiutare avventurieri che avevano smarrito la strada. Due grandi labbra sporgenti e succose che mi inondarono dei loro umori. Si sedette su di me e premeva tanto che quasi mi mancava il fiato mentre la assaporavo con la lingua. Si strofinava su di me, si sollevava un po’ e io la inseguivo. Mi guardava dall’alto in basso mentre ero intento a darle piacere. Era a dir poco fradicia e il suo respiro si faceva sempre più affannoso. In questa posizione, finì di spogliarsi, restando solo in autoreggenti, e ammirai così anche il suo seno, così piccolo ma delizioso, con due piccoli capezzoli di un rosa chiaro. Le piaceva farsela leccare e apprezzava quando mi soffermavo sul clitoride. In quei momenti i suoi mugolii aumentavano di intensità e mi incitava a continuare. “ora cambiamo”. Detto questo, si alzò dal mio viso e si girò, notando con soddisfazione che il mio cazzo era attivo e pronto all’uso. Lo prese nuovamente in bocca, per qualche leccata, poi si impalò, iniziando a cavalcarmi. Mentre lo faceva, si accarezzava le tette e mi guardava mordendosi il labbro inferiore. Entrare dentro di lei era una sensazione bellissima, così calda, così stretta e così ben lubrificata. Si chinò verso di me, e io ne approfittai per stringerle il sedere. Sentivo il mio cazzo affondare dentro di lei sempre più, colpo dopo colpo. La presi per i fianchi e iniziai a dettare il ritmo, ma era lei a voler condurre il gioco. Così salii ancora, accarezzando quelle tettine che le donavano in particolare e conferivano al suo corpo una certa grazia. Respiro e intensità aumentavano insieme e potevo sentire che era prossima a venire. Non si controllava più, lanciava urletti di piacere a mi incitava a non fermarmi. Mentre veniva, affondò le unghie sul mio petto. La cosa non fece che accrescere la mia eccitazione e quando si fermò per riprendere fiato, restai un po’ deluso. Ma Claudia era ben lontana dall’essere soddisfatta. Ne voleva ancora. Decise che avremmo dovuto cambiare posizione, così questa volta fu lei a stendersi, poggiando le sue gambe dapprima sul mio petto. Il contatto con quei piedini avvolti dal nylon, era una sensazione meravigliosa, come se ci fosse bisogno di eccitarmi ulteriormente. Mi accarezzava, e arrivò al mio viso. Ne presi uno tra le mani e iniziai a baciarlo e leccarlo. Prima la pianta, poi ogni dita. Se possibile, il mio cazzo era ancora più duro. La penetrai, mentre teneva poggiate le gambe sulle mie spalle. Ora toccava a me dettare i tempi e iniziai con degli affondi lenti. A volte uscivo, assaporavo per qualche istante i suoi piedini e riprendevo a scoparla. Messa così, potevo affondare molto e stimolarla come si deve. Adoravo i suoi sussurri di piacere trattenuti a fatica. Chiudeva gli occhi e sembrava vicina a toccare l’essenza del piacere. Il suo corpo era in balia degli eventi e accoglieva il mio cazzo assecondandolo con i movimenti, sempre più rapidi. Presto arrivò vicina all’orgasmo. A quel punto continuai, finché non esplose per la seconda volta. Mi fissò e sorrise, sembrava soddisfatta. Io, inginocchiato, la osservavo col il cazzo ancora dritto. Lei allora prese a stuzzicarlo con un piedino, e il sorriso sul suo viso si faceva più ampio. Arrivò anche l’altro piedino, e insieme strinsero il mio cazzo iniziando un favoloso footjob. Ci sapeva davvero fare, aveva un tocco delicato e deciso, credo lo avesse fatto già altre volte. In caso contrario, aveva un talento naturale. Sentivo di essere prossimo all’orgasmo e ruppi il silenzio per chiederle dove volesse che venissi. “sui piedi va bene”, rispose. E fu sui suoi piedi che si riversò tutto il mio sperma al termine di quella che era stata una grande scopata, conclusa divinamente. Soddisfatta, Claudia passo un dito sui suoi piedini, raccolse un po’ di succo con le dita e le lecco avidamente. “E’ buona”, commentò. Andò a rivestirsi, e mise i suoi piedini, ancora impregnati dei miei umori, nelle sue scarpe. “Beh, buonanotte” disse al termine della vestizione e uscì dalla mia camera mentre il resto del mondo tornava a prendere forma e consistenza

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