Skip to main content
Racconti Erotici Etero

un bacio inatteso

By 2 Febbraio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Ho ricevuto molte mail di lettori.
Devo dire che mi hanno fatto piacere
A quanto ho capito, più che eccitarsi, alle mie vicissitudini, hanno riso.
Mi fa piacere, veramente.
Chi ha voglia mi scrivesse (ombra-rossa@hotmail.it). Sono graditi commenti, critiche e suggerimenti.

Adesso vi vorrei raccontare una storia graziosa, che mi &egrave successa durante gli anni dell’università. Vado in ordine sparso con i racconti, poi tornerò sui miei primi passi nel meraviglioso mondo del sesso ( e allora veramente ci sarà da ridere).
Dunque, durante gli anni dell’università, mi guadagnavo qualche soldo con le ripetizioni.
Tra gli altri ‘studenti’ avevo una ragazza molto carina, con pochi anni meno di me (tre/quattro), cui davo ripetizioni di una materia molto noiosa . Non posso entrare più nello specifico, non voglio rendere riconoscibili le persone di cui parlo, non mi sembra giusto (e soprattutto non voglio che mi becchi il padre)
Lei mi piaceva.
I nostri incontri erano però improntati al massimo rispetto (o freddezza). Nel senso che non facevo la minima avance e non introducevo mai elementi che potessero manifestare il minimo interesse.
Con brutta parola si può dire che ero molto professionale.
Ero cordiale, amichevole, questo sì.
Caff&egrave insieme, racconti di vicende personali, qualche uscita in gruppo.
Ma nessun altra forma di comunicazione implicita partiva da me, nessun messaggio neanche garbato.
La materia poi era una palla. Non consentiva neanche una forma di fascinazione intellettuale.
Sapete, se uno parla di poesia, di letteratura, ci può buttare dentro messaggi erotici a non finire.
Ma se dà ripetizioni di matematica non riesce ad affascinare con l’algoritmo.
In ogni caso l’elemento fondamentale era che io non volevo assolutamente sconfinare.
Non mi sembrava giusto.
Ancora adesso sono così.
Se qualcuna &egrave costretta a sorbirsi il sottoscritto, e non &egrave libera di scegliere, non mi sembra giusto che percepisca un interesse sessuale.
Però le guardavo le gambe.
Veniva sempre con minigonne stratosferiche. A un certo punto avevo la sensazione che, volta dopo volta, si accorciassero.
Io sono sempre stato un cultore delle gambe.
Non riuscivo a non guardargliele.
Lei &egrave alta, ha delle gambe lunghissime che sono il suo grande punto di forza (e lo sa).
Talvolta, invece di sederci al tavolo ci sedevamo di fronte, su due poltrone contrapposte.
A questo punto avevo praticamente due metri di gambe davanti agli occhi.
Era uno sforzo continuo. Gli occhi vagavano per la stanza, cercando di guardare tutto, salvo che le gambe, però, ad un certo punto se non volevo cadere nel ridicolo, dovevo guardarla, e l’occhio incrociava la coscia. Quando cambiava posizione, per accavallare le gambe in altra posizione, praticamente dovevo girare la testa per non perdermi nel varco che si apriva.
Perdevo il filo del discorso, ed insomma , trovavo la scusa per sedermi nuovamente al tavolo.
Con il passare delle stagioni queste gambe presentavano poi la più ampia gamma di collant, neanche fosse un catalogo.
A me le calze piacciono. Quindi la tortura diveniva sadica.
Se poi teneva le gambe unite e non accavallate, si poteva permanentemente vedere il varco.
A proposito gentili lettrici, lo sapete che noi maschietti vediamo più in profondità se tenete le gambe unite, piuttosto che accavallate?. Lo fate apposta? Fatela finita di torturarci! (no, vi prego, continuate!)
Giorno dopo giorno, volta dopo volta, la mia decisione di non provarci vacillava. Mi si accendevano nella testa pensieri che non condividevo (chi era che lo diceva?).
Adesso ci provo, mi dicevo. Poi scacciavo il pensiero dalla testa.
No, cazzo, sei una persona seria. I genitori di questa ragazza te l’hanno affidata, ti pagano, e tu ci provi biecamente. Mai!.
Se Dio vuole le lezioni finirono ed io ero riuscito a sopravvivere.
Passa un anno e la ragazza, che chiameremo Mirka (ho scelto il primo nome che mi &egrave venuto in mente, spero che nessuna di voi si chiami così), va a vivere da sola.
Mi chiama, e mi dice che ha bisogno di parlarmi, e mi invita a cena.
Una luce mi si accende nella testa. Parto però sereno senza particolari idee in testa.
Stavolta mi apre in jeans e maglietta (era estate).
La cena fila tranquilla. Verso le 11 mi inizia a confidare il suo problema. Era una questione grave. Ne parliamo a lungo. Nel frattempo mi dico: ‘vabb&egrave, era questo il motivo dell’invito, peraltro serio, non mi pare il caso di fare strani pensieri’.
Ad un certo punto lei si mette a piangere. Siamo in piedi. L’abbraccio e la stringo.
In mio corpo manda segnali contrastanti.
Penso : ‘che verme, lei soffre e tu pensi al suo corpo. Non ti azzardare a provarci’.
Nel distaccarci le guance si sfiorano. L’impulso &egrave troppo forte, la bacio.
Lei non apre la bocca, però non si scosta. Io ero ancora in attesa di capire se avevo fatto una grossa cazzata, oppure la scelta giusta.
Una parte della mia coscienza (che chiameremo ‘Il serio’) prese la parola: ‘ecco, bella figura, lei ti chiama per confidarsi e tu le salti addosso’.
L’altra parte (‘Il cazzaro’) disse: ‘Senti, forse hai ragione, ma ormai &egrave fatta. A questo punto grezza per grezza, andiamo avanti’.
Il serio: ‘Cio&egrave, fammi capire, lei non ti stà baciando , te ne sei accorto, e tu vuoi insistere?’
Il cazzaro: ‘Sei proprio sicuro che non ti stia baciando. Mi sembra che , sebbene non tiri fuori la lingua, non si stia tirando indietro.’
Il serio: ‘E’ perché &egrave una persona sensibile, non ti vuole far fare brutta figura, ti dà un bacino, poi dice che non se la sente etc. etc. e ti mette alla porta’.
Il cazzaro: ‘Ora basta , ti disconnetto!’

Ora siamo seduti sul divano. Lei &egrave accoccolata su di me. Io la stringo e con la mano percorro il suo corpo. Passo sulla schiena , a mano aperta, poi vado sul collo, con un dito. Dietro l’orecchio. Nei capelli. Sulla fronte , le ciglia. Nel frattempo parliamo.
‘Non mi aspettavo questo’, mi dice.
‘Perché?’
‘Non pensavo di piacerti’
‘Ci vedi qualcosa di male?’
Il mio tono della mia voce si &egrave abbassato, effetto dell’eccitazione, lieve, e della volontà ormai definita dentro di me, di andare avanti
La mia voce, per motivi che non conosco, produce effetti ipnotici. Le persone si rilassano ad ascoltarmi ( e talora si addormentano).
Per loro ammissione , ciò abbassa le loro difese, si perdono ad ascoltarmi.
Non sono un freddo o un cinico, però alle volte anche l’istinto di salvezza ti a spinge ad osservare la situazione con freddezza. Quella volta volevo rimediare la situazione. Mi era dispiaciuto provarci in modo così fuori luogo. Dovevo rimediare, e rimediare voleva dire andare avanti.
Quindi sfodero tutte le mie armi.
‘Sono sorpresa’, riprende lei
‘Ti desidero da tempo’
‘Non &egrave possibile, non me ne sono mai accorta. Eri assolutamente intento, distaccato. Ti consideravo un amico’
Cazzo, si mette male, quando esce l”amico’ di scopare non se ne parla.
Non mi perdo d’animo.
Non c’&egrave certezza nelle sue parole. Fino ad ora ha parlato di me.. Non mi dice invece se lei aveva pensato a me in altro modo.
Ma non posso essere diretto. Devo continuare a parlare di me, del mio desiderio.
Mi viene in soccorso una riflessione fatta negli anni: Il desiderio &egrave contagioso. Se uno desidera l’altro un rovello si accende.
Io lo so. In me lo hanno acceso donne a cui assolutamente non pensavo. A un certo punto hanno compiuto un gesto coraggioso. Hanno fatto in modo di farmi capire che facevano sul serio, che mi desideravano veramente. In me si &egrave acceso qualcosa.
Non ha sempre significato che ‘cedessi’. Ma c’&egrave il momento di debolezza. La serata strana. La volta che hai più voglia di perderti in una donna.
E può scattare la telefonata.
Da parte mia, anche, avevo azzardato, anche quando non mi sembrava che ci fossero grandi possibilità, avevo mandato un messaggio.
Alle volte solo per recuperare un’ amicizia , persino un rapporto professionale. Le donne sono tenere e fragili come noi maschietti. Se ti proponi, velatamente, nel modo giusto, senza forzare, si accende qualcosa dentro di loro. Magari stavi loro sulle palle (ed io sto sulle palle a molti), se vedono che le guardi come donne, che fai trapelare un desiderio, ti guardano con altri occhi.
Ho visto porte schiudersi miracolosamente davanti a me, per un complimento ed un’avance ben fatta, ad un’ impiegata.
Che poi , salvo cose del tipo ‘fammi una pompa’, l’avance &egrave sempre ben fatta. (beh, non &egrave proprio vero, magari pensateci due volte).
In ogni caso il complimento, a quanto ho visto, &egrave sempre , sempre, sempre ben accetto. Credo che sia l’insegnamento più importante che ho ricevuto in materia, quando avevo 18 anni.
Riprendo il filo della storia.
Sono sul divano con lei. Ho messo in pratica quanto sopra. Le ho comunicato il mio desiderio. Ora aspetto che il veleno che le ho somministrato faccia effetto.
Tutto sommato mi &egrave capitato spesso di sorprendere le donne in questo modo (o si sono finte sorprese?- bah!) .
Spesso hanno detto ‘non me l’aspettavo’.
Ad ogni modo i minuti passano.
Il mio desiderio si &egrave spento, e stabilizzato in una decisione.
Ad un certo punto i discorsi cambiano, si torna a parlare d’altro. Ma un gradino &egrave stato fatto.
le mie mani si fanno più audaci.
‘Quanto mi piace questa linea che hai tra le scapole’
E passo il dito
Lei lascia fare.
‘hai un bellissimo collo’
Le mie dita si intrecciano alle sue, salgono sul polso.
‘Quanto ho desiderato questo seno’.
E carezzo, delicatamente , giocando un poco con il capezzolo compresso dal reggiseno.
Sposta la mano, delicatamente.
Un ‘mmmmh’ di rimprovero.
Come a dire , ‘stai oltrepassando il limite’.
Riprendo a parlare d’altro.
Ehi che ne pensi ? se la scopa o non se la scopa?
Io dico di si!
Allora perché la tira tanto alle lunghe?
Beh , credo voglia raccontarci, per bene, come &egrave andata!
Ho capito, ma qui si fa notte, quando si arriva al pelo?
Lascialo lavorare, mi sembra che sappia quello che fa.
A te sembra?
Shh sta riprendendo.
Di nuovo sul seno. Questa volta lei lascia fare.
Ci gioco a lungo.
A un certo punto il respiro di lei cambia ritmo, si fa più affannoso.
Solo in questo preciso momento capisco di avercela fatta.
Dentro di me si apre uno sgomento. Avevo agito sull’onda di una decisione fredda.
Ed ora?.
Comunque il tempo per riflettere &egrave poco.
Ci baciamo a lungo. Il respiro cresce. Di entrambi.
Ed ecco che ci stendiamo sul divano.
Non &egrave ancora fatta , mi accorgo che non ha deciso di fare l’amore. Ancora non del tutto.
Quando le mie mani si avvicinano alla patatina, lei le scosta. Poi non le scosta più. Ma non ha ancora capitolato.
Diventa quasi una cosa comica. Non mi era mai successo.
Solitamente quando sei adulto e vaccinato, ed a mezzanotte sei a casa di lei, sopra di lei, con le mani nella sua topina, la decisione &egrave presa.
Ora no!
Quando cerco di slacciare i jeans, lei mi scosta la mano.
Decido di lavorare , ancora una volta sul tempo.
Cazzo , voglio vedere quanto reggi!
Continuo a carezzarla, attacco il seno.
A questo punto la sensazione &egrave di avvilupparla completamente.
Comunque non cede.
Ansima, sempre più , ma ha deciso di non mollare.
Io ho repulsione per ogni forma di violenza, ma capisco che se non faccio un gesto di rottura, la situazione non si sblocca.
Capisco che lei me lo richiede , mi supplica, ‘ non fare che sia io a cedere, ho deciso che stasera non &egrave giusto’
Faccio il gesto.
Improvvisamente mi stacco.
Lei &egrave discinta sul divano ( ‘discinta’?, ma come parli?)
Lei &egrave stravolta, sconvolta, scompigliata, mezza spogliata , con la cerniera aperta , con la maglietta sollevata , lo sguardo sgomento, sdraiata sul divano.
Io sono in piedi accanto al divano.
La afferro per le gambe (giuro che l’ho fatto!)
La giro verso di me.
Adesso lei ha le gambe fuori e la schiena appoggiata allo schienale.
Le sbottono il bottone e con violenza le tiro giù con un unico gesto jeans e mutande.
E davanti a me compare la lucida fica di lei.
Sono quelle immagini che , per quanto tu camperai non riuscirai mai a dimenticare. Dimenticherai il viso del tuo compagno di banco delle elementari, ma non scorderai mai, una immagine del genere.
Lo sguardo di lei, più di ogni cosa.
C’&egrave sorpresa in quello sguardo, eccitazione, paura.
E’ lo sguardo delle preda.
Cazzo, &egrave proprio lo sguardo della gazzella atterrata dal leone, prima di essere’
Ve l’ho detto che non sono violento. Sono cose inconsce, non so che farci.
Quello sguardo non mi eccita (mi eccita ora, ma &egrave diverso). Mi spegne per un attimo.
Mi fermo.
Le do il tempo di decidere. Devo essere sicuro che lo voglia, che sia solo un problema di rompere un muro.
Nel frattempo, le slaccio delicatamente le scarpe (aveva ancora le scarpe). Le tiro via delicatamente i jeans, e le mutande, in modo da darle tutto il tempo. Lei si alza e mi conduce in camera dal letto, per mano.
Quella prima volta &egrave senza storia.
Entrai dentro di lei.
Esplose dopo pochi attimi, urlando.
Io mi fermai, duro dentro di lei, ed iniziai a dirle cose tenere e carine.
Mi mossi lentamente. Le lasciai tempo di rifiatare, di capire chi ero.
E’ questo lo sgomento e l’eccitazione della prima volta. Fai fatica a renderti conto con chi sei.
L’eccitazione della prima volta per me &egrave in questo. I corpi non si conoscono , si studiano, i ritmi non sono ancora affiatati. Ma c’&egrave questo che eccita più di tutti: la consapevolezza.
‘Sono io , sono proprio io dentro di te’
E fu molto bello.

Leave a Reply