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Racconti Erotici Etero

Un caffè al bar

By 21 Maggio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Il bar non era particolarmente affollato, quel giorno. Finalmente la primavera era arrivata in tutto il suo splendore, permettendomi di indossare abiti più leggeri e colorati.
Quel giorno, optai per un abitino a fiorellini rosa, avvitato e con uno scollo non profondo, ma accennato e che lasciava intravedere le mie forme. Un seno non troppo imponente, ma sodo e giusto per il mio fisico, non così giunonico e imponente.
Mi accomodai nel giardino esterno del bar, accavallando le gambe in attesa che il cameriere arrivasse per prendere la mia ordinazione: un the freddo alla pesca e un croissant alla marmellata, con burro a parte. Avevo voglia di una colazione da consumare con calma, godendomi il sole e, finalmente, un giorno di ferie.

Sul viso occhiali da sole formato maxi, ai piedi un paio di sandali con il tacco alto e al di sotto del vestito un perizoma che avevo provveduto ad infilare per bene nella mia carne. Desideravo sentire quella fettuccia stretta fra le mie labbra, desideravo avvertire la sensazione di piacevole dolore e della stoffa che lentamente si bagna di umori e di eccitazione. Desideravo sentire all’improvviso il brivido del piacere che colpisce quando meno me lo aspetto e che magari trasforma il mio viso in pubblico, nella situazione meno appropriata possibile.
Con piccoli movimenti sulla sedia, presi a dondolarmi, cercando di fare in modo che nessuno si accorgesse di quello che stavo facendo ed il risultato non tardò ad arrivare.
Cominciai a sentire la fettuccia ben piantata fra le mie labbra fare il suo effetto e accarezzare la mia intimità, dapprima con una sensazione di doloroso fastidio, per poi, lentamente, lasciare il posto ad un morbido languore. Il cameriere arrivò con la mia colazione proprio nel momento di passaggio dall’uno all’altro; dentro di me ringraziai profondamente per avere indossato degli occhiali da sole che mascheravano alla perfezione l’evidente desiderio dei miei occhi.

Portai il the alle labbra, con un piccolo, sensuale sorso e mi resi conto che qualcuno, dall’alra parte del giardino, mi stava osservando. Era lo sguardo di un uomo dalle spalle larghe, anche lui con gli occhiali da sole. Potevo, a distanza, intuire che la sua attenzione si era focalizzata su di me, sulle mie gambe curiosamente accavallate, sui miei piccoli movimenti, sul mio corpo che non riusciva proprio a stare fermo. Sorrisi nella sua direzione, domandandomi se effettivamente guardava me o magari era semplicemente perso nei suoi pensieri. Rispose al mio sorriso e capii che non mi ero sbagliata.
Decisi di voltarmi lentamente, facendo finta di ignorare le sue attenzioni.

Poco dopo, con la coda dell’occhio, lo vidi alzarsi dalla sua postazione e avvicinarsi a me. “Posso?”, mi chiese, ma non aspettò la mia risposta e si sedette sulla sedia di fronte a me. Non mi diede modo di decidere se farlo accomodare o meno, ma da dietro quelle lenti scure potevo sentire il suo sguardo indagatore che intuiva esattamente ogni forma del mio corpo. Potevo avvertire un desiderio nemmeno troppo latente di sentire la consistenza della mia pelle, di capire per quale ragione continuassi a dondolare.
“Io mi chiamo Daniele; sono rimasto incuriosito da una bella signorina tutta sola e così eccomi qui”.
“E chi ti dice che io sia sola”, fu la prima risposta che mi salì alle labbra.
“Il fatto che il tuo cavaliere non sia ancora arrivato mi fa dedurre o che sia completamente pazzo a lasciarti sola, oppure che non ci sia nessun cavaliere, e allora mi proporrei in questa veste”.

Quella affermazione così fuori dal tempo mi fece sorridere e il baldanzoso cavaliere comprese di avere acquistato punti sul terreno di gioco. Lo vidi osservare il mio tavolo, sul quale era ben messo in evidenza il mio croissant ancora intatto, il bicchiere di the bevuto per metà e una ciotolina con del burro ammorbidito, visto che era un pò che stava al sole.
Lo vidi avvicinare il suo dito alla ciotolina, intingerlo dentro e appoggiarlo con delicatezza sul croissant. Quel gesto mi provocò un brivido lungo la schiena, che sulle prime non seppi imputare con precisione a quel movimento o alla fettuccia che, all’improvviso, sembrava darmi sensazioni amplificate. Iniziai a irrigidirmi sulla sedia e il mio cavaliere se ne accorse. Non sapevo cosa dire, ma lui non sembrava minimamente turbato dal mio silenzio, anzi. Mi chiese di mordere il croissant e con un gesto scavallò le mie gambe.
Non poteva proprio immaginare il segreto che le mie gambe stavano custodendo, ma sembrava quasi che lo intuisse, almeno questo avvertivo sotto la pelle. Sembravo ipnotizzata e lo lasciai fare. La cosa mi stava eccitando, sembrava incredibile ma era così. Allontanò la sua mano dal mio ginocchio e mi chiese semplicemente di continuare a fare quello che stavo facendo, poich&egrave sembrava che mi stesse piacendo.
Si appoggiò allo schienale della sedia e, sempre in silenzio, prese a osservarmi. Le mie ginocchia erano appena discostate e i suoi occhi puntati lì. Continuavo a muovermi, lentamente, ma quel trattamento auto inferto, oltre ai suoi occhi incollati al mio corpo non mi lasciavano scampo: era una sensazione che non riuscivo a dominare, a placare.
Sentivo il piacere montare lento dal basso, un piacere potente, lento, costante e soprattutto completamente avvolgente. Il mio cavaliere si era perfettamente reso conto di quello che stavo facendo, ma non sembrava affatto intimorito. “continua a fare quel che stai facendo. Continua a farlo per me”, mi disse semplicemente e io non mi tirai indietro.

Presi a muovermi con maggior decisione, lasciando che la fettuccia del perizoma aderisse del tutto al mio clitoride ormai gonfio e desideroso di esplodere in un orgasmo desiderato e cercato a lungo.
E così fu.
Fu improvviso e sotto il suo sguardo. Sentii il bacino irrigidirsi e il piacere sciogliersi in umori densi e copiosi. Il mio viso non pot&egrave nascondere l’appagamento del momento.
Il mio cavaliere, visibilmente soddisfatto, si alzò dalla sedia, si avvicinò al mio orecchio e, prima di scappare via, mi disse semplicemente “grazie dell’ottimo caff&egrave”.

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