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Racconti Erotici Etero

Un “lavoro” ben fatto

By 25 Novembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

La suoneria del telefono interno suonò improvvisamente, distogliendolo dai suoi pensieri e facendolo ripiombare nella triste realtà lavorativa. “Filippo? scusa sono Carla. Ho dei problemi con il programma di grafica, potresti aiutarmi per favore? E’ per la consegna di domani.”
Filippo Stirati, art director di una piccola casa editrice indipendente, con poca voglia e ancor meno fretta, scese la piccola rampa di scale del soppalco della sede e andò nella postazione di Carla, Carla Malfatti, giovane grafica alla prima esperienza lavorativa.

Quel giorno in ufficio Carla Malfatti si annoiava. Avrebbe dovuto lavorare per un progetto da consegnare il giorno dopo ma continuava a fissare con sguardo vacuo lo schermo del computer aperto sul programma di grafica. Aveva voglia di qualcosa di piccante, divertente, eccitante. Qualcosa che andasse contro le regole, che infrangesse i tabù. Cosi sollevò la cornetta del telefono sulla scrivania e compose un numero. “Filippo? scusa sono Carla. Ho dei problemi con il programma di grafica, potresti aiutarmi per favore? E’ per la consegna di domani”. Non udì risposta dall’altro capo del telefono, soltanto il segnale della chiamata interrotta, ma era più che certa che Filippo Sturati la stesse raggiungendo nel suo ufficio. Quel giorno non si sarebbe annoiata poi cosi tanto…

Filippo scese le poche scale di legno del soppalco che divideva il suo studio dall’open space dove fra tutte le postazioni, l’unica ancora accesa era quella di Carla. Le luci del giorno avevano lasciato posto a quelle della città, ai fanali e alle finestre illuminate. Arrivando alla scrivania di Carla non poté non notare le gambe avvolte in un leggero collant e coperte da una gonna che le fasciava le cosce e i glutei. La giacca era appoggiata alla spalliera della poltrona e si vedevano le spalle coperte solo da una camicia bianca. Arrivandole accanto la salutò con distrazione mentre il suo sguardo andava a sbirciare la scollatura di Carla. “Una terza scarsa” pensò, prima di chiederle quale fosse il problema.
Non riusciva ad aprire una maschera di photoshop con il mouse, o almeno cosi sembrava. Dopo alcuni tentativi di Carla, Filippo, un po’ spazientito, pose la sua mano sopra quella di Carla che teneva il mouse e iniziò a spostarlo sul pad per risolvere il problema. Era molto più facile di quanto pensasse ma, risolto il tutto, si rese conto di avere ancora la sua mano sopra quella della donna e, con ancor più stupore, si accorse che lei stava muovendo delicatamente le sue dita verso il palmo della mano di Filippo…”forse &egrave arrivato il momento di scoprire se &egrave cosi scarsa questa terza” penso mentre stringeva la mano di lei e il cursore del mouse sembrava impazzito sul monitor.

Carla udì il rumore dei passi di Filippo che scendeva le scale per raggiungerla alla sua postazione. Velocemente si tolse la giacca gettandola sulla spalliera della sedia e slacciò i primi bottoni della camicetta bianca lasciando intravedere la scollatura, la linea tra i seni. Quella mattina, quasi si aspettasse l’esito della giornata, aveva deciso di indossare un push-up nero di pizzo che faceva sembrare la sua seconda quasi una terza. Diede un’aggiustatina ai capelli quando Filippo terminò di scendere le scale e si incamminò verso di lei a passo lento. Non le sfuggì l’occhiata che lui gettò alle sue gambe e alla scollatura e ne restò compiaciuta, tanto che quasi non si lasciò demoralizzare dal modo distratto in cui l’aveva salutata. Fece un po’ di scene, mostrandosi incapace nel far funzionare la maschera del photoshop, finché lui fece esattamente quello che si aspettava e appoggiò la mano sulla sua guidando il mouse insieme a lei. Quando ebbe terminato, Filippo continuò a tenere la mano sulla sua, cosi lei iniziò a giocare solleticandogli il palmo con le dita. Notò che sul volto dell’uomo l’espressione era cambiata e capì che sarebbe stato al suo gioco. Filippo Stirati quella sera sarebbe stato suo.

Bastò poco a Filippo per capire che, come un piccolo moscerino, era caduto nella tela della seduzione tessuta abilmente da Carla. Decise di stare al gioco. Divorziato da tempo, senza una partner fissa, pensò lì per lì che poteva essere un piacevole intermezzo ad una vita fatta ultimamente di troppo lavoro e chat notturne. Non era la prima collega con cui stava per intraprendere un’avventura e la cosa, come sempre, lo eccitava. Con la mano destra fissa sulla di lei e sul mouse, incontrò lo sguardo di Carla che tra il malizioso e l’incredulo lo stava fissando negli occhi. Con la mano sinistra le accarezzò il collo con grazia, quasi tenerezza. Poteva sentire la pelle d’oca della ragazza scorrere sui suoi polpastrelli. La mano si spostò dal collo al mento, alla gola per incontrare i primi lembi della camicetta, un po’ troppo furbescamente sbottonata, pensò. Spostò alla fine la mano dal mouse lasciando quella di Carla libera di muoversi verso di lui. Lui si chinò giusto il tanto per appoggiare le sue labbra su quelle di Carla che socchiuse gli occhi per ricevere il loro primo bacio. Filippo amava baciare le donne, reputava le labbra la porta del cuore, e la sensazione che ebbe nel sentire il calore e il sapore di quelle di Carla lo fecero inebriare. Sentì la bocca schiudersi e la lingua di lei che aspettava la sua, per conoscersi, unirsi, piacersi. La mano di Carla intanto, liberata dalla presa del mouse, si posò delicata sui pantaloni di Filippo. Poté sentire la sua eccitazione e iniziò ad accarezzarlo facendone crescere il desiderio. Filippo ancora impegnato nel bacio cercò di aiutare Carla a liberarsi dei pantaloni, slacciandosi la cinta e scostandosi dalle sue labbra per agevolare i movimenti della ragazza.
Poi squillò il telefono.

Carla continuò a giocare con le dita sul palmo della mano di Filippo. Era proprio un bell’uomo pens’. Sui 35 anni, capelli castani e occhi verdi, uno sguardo intelligente, brillante e furbo, nascosto dietro degli occhiali dalla montatura quadrata. Di certo aveva capito quali erano le sue intenzioni ma non se ne cur’. La malizia e il desiderio di lui non avrebbero fatto altro che rendere il gioco più divertente e passionale. Aveva sentito una volta una collega dire che lui aveva già un matrimonio alle spalle. Invece una volta in bagno una donna che non riuscì a riconoscere dalla voce, credendo di essere sola, confess’ all’amica di aver passato una splendida serata di sesso con uno dell’ufficio grafica, Filippo Stirati. Carla era stata con tanti uomini, anche molto più belli di lui, aveva provato tante cose, ma farlo lì in ufficio, nella sua postazione aperta, col pensiero che presto i suoi gemiti si sarebbero propagati in quella stanza che di giorno risuonava degli squilli del telefono e delle chiacchiere dei colleghi, fece aumentare la sua eccitazione e gli slip neri, abbinati al push-up in pizzo, iniziarono a bagnarsi. Filippo gli pass’ una mano lungo il collo dalla curva elegante, facendola fremere di desiderio nella sua parte più intima. Poi lui le lasci’ la mano che avevano ancora sul mouse e la baci’. Fu un momento di passione intensa, sentire le labbra morbide e carnose dell’uomo tra le sue, le lingue calde e umide che si incontravano. Desiderava annullarsi in quel momento. Allung’ la mano libera verso le cosce di lui dove c’era il segno evidente del suo impellente desiderio. Filippo indossava un paio di pantaloni neri tenuti da una cintura di cuoio. Inizi’ a tentare di slacciargliela con una mano, mentre con l’altra lo accarezzava, ma quella le tremava appena dalla troppa eccitazione e infatti lui si stacc’ dalle sue labbra e le loro mani si incontrarono di nuovo, questa volta sul ventre di lui, per liberarsi di quell’impiastro. Mentre erano cosi, qualcosa disturb’ la quiete della sera, la suoneria di un telefono. Era quello della postazione di Carla. “Non rispondere” le sussurr’ lui parlando per la prima volta quella sera, con voce calda, suadente, convincente. E mentre lei era indecisa sul da farsi, le mani ancora su di lui, gli squilli cessarono.

Filippo realizzò di essere stato un po’ brusco nel chiedere a Carla di non rispondere al telefono. Un gesto, un atteggiamento che non rientravano nel suo carattere ma che stranamente lo aveva eccitato ancor di più. Se ne accorse subito anche Carla che riuscita a liberarsi della cinta e dei pantaloni ora poteva dedicarsi all’erezione di Filippo, evidente dal rigonfiamento dei boxer. Lui si mise più comodo, andando a sedersi sopra la scrivania. ‘Solida anche per qualcosa di più movimentato’, pensò tra sé. Carla spostò la sedia e si inginocchiò davanti a Filippo che le accarezzava dolcemente il viso, ipnotizzato dai capelli della donna che si muovevano ritmicamente assieme alla testa e alla bocca di lei, impegnata a baciare e leccare il pene prima attraverso il tessuto dei boxer e poi direttamente, dopo un rapido gesto con il quale glieli aveva abbassati. Era da tempo che non sentiva il contatto di una bocca sul suo pene, la cosa lo fece eccitare e provare un improvviso sentimento di affetto nei confronti di Carla. Possibile che in pochi istanti avesse scoperto sensazioni che mesi di lavoro gomito a gomito non avevano mai lasciato presagire? Abbandonati questi pensieri, con la testa buttata all’indietro, si concentrò sui gesti della donna, sulla lingua che passava dalle palle alla punta della cappella, con maestria e con desiderio. Percepiva il piacere che questo gesto provocava anche in lei, sentì l’eccitazione crescere anche in lei dal ritmo che imprimeva ai suoi movimenti e alla voracità quasi animalesca con la quale avvolse il pene attorno alla sua bocca. A questo improvviso, sensualissimo gesto, Filippo rispose afferrandole impetuosamente la testa e i capelli mentre, dopo un profondo respiro carico di eccitazione e piacere, sospirò “Oddio Carlaaa, ti voglio.”

Il suono della voce di lui, calda e eccitata, aveva acceso ancora di più la voglia di Carla facendo indurire i capezzoli del suo seno turgido. Per fortuna il telefono aveva smesso di squillare cosi poté dedicarsi ai pantaloni di Filippo che finalmente, grazie al suo aiuto, riuscì a slacciare. Lui, per stare più comodo e sicuramente anche per agevolarle i movimenti, si era seduto sulla scrivania aprendo le gambe. Carla si alz’ la gonna per stare comoda a sua volta e si inginocchi’. Ci’ che le si present’ agli occhi la fece impazzire. Senza i pantaloni l’erezione di Filippo era ancora più evidente e non le dispiacque per nulla. Ricord’ di quando era una ragazzina alle prime armi, inesperta, vogliosa si ma anche in un certo qual modo diffidente verso quel membro che avrebbe dovuto infilare nella sua bocca. Le venne in mente di come nonostante tutto le fosse piaciuto sin dalle prime volte, di come fosse diventata sempre più esperta e capace facendo impazzire gli uomini con cui stava. Trasportata da quei pensieri inizi’ prima a massaggiare con la mano il pene di Filippo dai sopra i boxer, poi, sempre da sopra quel tessuto sottile a baciarlo leggermente e a stuzzicarlo con la lingua, facendo ondeggiare sinuosa la testa. Capendo dalle sue carezze e dal suo abbandono che la.cosa gli piaceva e presa da un’irrefrenabile desiderio, con un gesto rapido ed esperto si liber’ anche di quell’ultimo ostacolo scoprendo del tutto l’eccitazione di lui. Senza pudore inizi’ a far muovere la testa avanti e indietro, mentre scendeva dalle palle alla cappella. Sentiva i capelli biondi che le solleticavano le guancia, il pene di Filippo contro il palato e la lingua che si attorcigliava frenetica. Tutto questo fece accrescere la sua eccitazione, si sentiva bagnatissima, e intanto andava sempre più in fondo, più veloce e con maggiore voglia, innescando un circolo vizioso di eccitazione e voracità. Il suo desiderio raggiunse il culmine quando Filippo le spinse piano la testa più a fondo e gemette dal piacere pronunciando il suo nome. Capì che non poteva più resistere. Aveva bisogno di essere toccata da quelle mani, quella lingua, quella bocca. Cosi, con dei piccoli baci, partendo dal ventre e passando per l’addome e il petto raggiunse la bocca di Filippo che baci’ con passione, prendendo le sue mani forti e mettendosele sui fianchi che faceva ancheggiare piano in una danza sensuale. Lui la attir’ a sé verso la scrivania e sollevandola di peso ve la fece sedere. Era arrivato il suo turno.

Restio ad interrompere il magistrale pompino della donna, Filippo intuì che anche lei desiderava essere esplorata, baciata, presa. Sfilò l’uccello dalle calde labbra di Carla e la aiutò a sedersi sulla scrivania oramai sgombra. Le fece allargare le gambe, la gonna oramai tutta alzata e restò per un istante in contemplazione degli slip umidi e della vagina completamente rasata di Carla. “Che meraviglia” sussurrò, prima di inginocchiarsi, prenderla per le caviglie ed iniziare a baciarle e mordicchiarle dapprima i polpacci e poi su su fino alle cosce. Passò la sua lingua dal ginocchio all’interno coscia..prima la gamba sinistra, poi la destra. Con le mani intanto era arrivato alle natiche di Carla che prese a stringere, quasi a portare il bacino di Lei verso di se, la sua bocca. Mise le mani sull’elastico degli slip e, in un impeto di eccitazione glieli strappo lasciando i fianchi nudi, il sedere libero di essere violato e la vagina rosa e umida davanti a lui. La spinse ancor di più a se ed affondò la sua bocca sulle grandi labbra, baciandogliele, mentre le mani si intrufolavano nello spazio tra le sue chiappe la cui pelle d’oca denunciava l’eccitazione di Lei. Carla era ora completamente sdraiata sulla scrivania, le gambe aperte che proteggevano la testa di Filippo, concentrato ad offrire il piacere a quella donna per la quale stava minuto dopo minuto perdendo la testa. Con la lingua passava dalle grandi labbra all’interno della vagina che si apriva ai suoi movimenti. Sentiva il bacino di Lei salire, agitarsi, agevolare la penetrazione della lingua di Filippo dentro la sua intimità. Questo lo eccitò ancora di più; si alzo in piedi e prese il corpo di lei dalle natiche e lo alzò, non staccandosi mai con la bocca dalla vagina. Prese a succhiarle il clitoride, un bottone turgido con il quale si divertiva a mordicchiarlo, a succhiarlo, e ad ogni suo gesto poteva sentire i gemiti di piacere di Carla. Sapeva che le stava piacendo. Lei quindi lo prese per i capelli e strinse al suo ventre la testa di lui, le cosce si serrarono attorno alle spalle di Filippo mentre la sua bocca iniziava a riempirsi degli umori di lei: era pronta all’orgasmo. Lo era anche lui.

Fortunatamente Filippo aveva capito quali erano le sue intenzioni. Erano in perfetta sintonia. Quando si stese sulla scrivania la gonna le si alz’ ancora di più riducendosi ad uno straccetto inutile sulla sua pancia piatta. Da quella posizione non riusciva a vedere l’uomo ma capì quello che stava facendo dalle sensazioni che gli procurava. Per un attimo, appena stesa, lui era rimasto immobile, immaginava a fissare gli slip che erano di certo bagnatissimi con la sua eccitazione alle stelle. Poi si sentì prendere per le caviglie, un gesto quasi violento e possessivo che la fece impazzire e quando infine lui inizi’ a far scivolare la lingua e le labbra lungo le gambe, dal ginocchio all’interno coscia, credette di essere al settimo cielo. Filippo continu’ con l’esplorazione della sua pelle finché giunse alla fonte del vero piacere. Carla sentiva il suo clitoride gonfio e pulsante e la lingua di Filippo che vi scorreva sopra era una sensazione paradisiaca. Senza rendersene conto si sentì gemere come poche altre volte aveva fatto e si accorse che stava muovendo il bacino con ritmo frenetico, spingendosi sempre di più verso la bocca dell’amante per sentire appieno la lingua che si insinuava tra le grandi labbra, la bocca che le baciava il clitoride, e intanto lui la aiutava in questo mettendole le mani dietro il sedere sodo e sollevandola per assaporare appieno il suo sapore. Filippo continuava a leccarla in modo esperto, lei a muovere il ventre e a gemere dal piacere, sentiva che l’eccitazione di entrambi era alle stelle, che sarebbero venuti presto. Ma prima voleva che lui la penetrasse, voleva sentirlo dentro, non voleva essere solo assaporata, leccata e baciata nella sua parte più intima. “Non farmi venire adesso” sussurr’ tra un gemito e l’altro “voglio sentirti dentro di me come la tua lingua in questo momento”. Filippo non se lo fece ripetere due volte. Allontan’ il volto sprofondato tra le cosce di Carla e si sollev’, mettendosi in ginocchio sulla scrivania. Ormai era rimasto soltanto con il maglione. Carla sollev’ il busto sfilandosi la sottile camicetta bianca e gettandola da qualche parte sul pavimento. Poi tolse a Filippo il maglione nero e pass’ una mano tremante lungo il suo petto glabro dove erano appena accentuati gli addominali. Non vedeva l’ora di stringere quel fisico asciutto e forte tra le braccia, di sentirlo sul suo seno che da li a poco avrebbe sobbalzato per gli impatti tra la sua vagina e le palle di lui. Filippo le mise entrambe le mani sui seni dai capezzoli duri e turgidi e glieli stuzzic’ con le dita mentre la faceva stendere nuovamente. Carla, spostando la testa, lo vide prendere il cazzo tra le mani, sentì che lo faceva scorrere lungo la fessura tra le sue cosce, dalla vagina fino all’ano, stava assaporando il momento in cui l’avrebbe sentito dentro e infatti, aiutato anche dalla lunga e attenta leccata, gli infil’ il membro nella vagina calda e accogliente, facendole scappare un lungo ed eccitato sospiro.

Lo infilò con passione e forza nella vagina di Carla, bagnata ed eccitata. Sentì il sospiro della donna, sintomo che stava aspettando questo momento. Era sua, il suo corpo nel corpo di lei che lo stringeva a se con le gambe attorno ai suoi fianchi. Gli scappò un sorriso mentre con forza ma lentamente spingeva il suo pene dentro l’intimità più nascosta di lei; un sorriso fatto di passione, desiderio, soddisfazione e qualcosa che lì per lì non seppe definire ma che gli andava dritto nel cuore. Carla intanto arcuava la schiena per sentire ancora di più i due bacini aderire e mentre si muoveva sinuosamente attorno al pene di Filippo, lo chiamava, gli chiedeva di farla sua, di farla godere. Le parole della donna lo eccitarono ancora di più, la afferrò per i glutei affondando le dita nella carne soda delle sue cosce. Poteva vedere il suo pene entrare ed uscire dalla vagina di Carla, sentiva le palle sbattere sul corpo di lei e ad ogni colpo i gemiti di Carla che si facevano sempre più affannati e convulsi. Decise di aspettare a godere, si tirò fuori il pene con il disappunto di Carla che con la mano cercò di rinfilarselo. “shhh tesoro, non &egrave ancora ora di godere” le disse con fermezza ma dolcezza al tempo stesso. Prese il pene tra le mani e lo strofinò sulle grandi labbra andando a cercare il clitoride di Carla che al contatto con il pene si irrigidì ancora di più, provocando un piccolo spasmo in lei che emise un gridolino di piacere e di impazienza. Poi, dopo alcuni secondi, di nuovo dentro, questa volta con forza, tanto che lei ne rimase colpita. Sentì le mani di lui sul suo corpo, sui suoi piccoli seni che prese a massaggiare con forza, a stuzzicarne i capezzoli, a tirarglierli un po’ per farla eccitare ancor di più. Lei era completamente abbandonata sulla scrivania. Lui le salì sopra alzando le gambe di Carla sopra le sue e prendendola per le caviglie mentre le sue spinte dentro di lei aumentavano di intensità assieme al piacere che saliva dalle sue palle. La scrivania iniziò ad ondeggiare pericolosamente quando sentì le gambe di lei irrigidirsi per l’orgasmo immininente che le stava sconquassando il ventre. La sentì venire attorno al suo pene, i suoi umori che colavano fino alle palle mentre Carla gridava il suo nome e la passione che provava per lui. Tanto bastò per farlo arrivare ad un potente orgasmo che, sfilatosi da lei, le riversò sul seno e sul ventre…seme caldo che lei raccolse con la mano e si spalmò sulla pancia. Stetterò alcuni secondi cosi, ansimanti, fissandosi negli occhi, poi un bacio, un lungo interminabile meraviglioso bacio che sciolse la tensione erotica per cullarli e renderli una cosa sola. Non si dissero nulla, il silenzio fu interrotto solo da un bacio che Filippo le diede sotto l’orecchio e la frase: “non finisce quì, amore”.

Carla gemeva mentre Filippo continuava, con movimenti costanti e forti, a infilarle il pene su per la vagina. Le piaceva il sesso, le piaceva godere, e con Filippo era davvero fantastico. Perché non aveva provato a farselo prima? Continuava a emettere gemiti e sospiri che sapeva lo stavano eccitando perché lui continuava a penetrarla con più insistenza, affondanfole le mani nei glutei. Ma lei voleva sentirlo, voleva godere come poche altre volte aveva goduto, per cui aiut’ il suo compagno muovendo con fare agile e esperto il ventre, sincronizzandosi ai movimenti del bacino di lui e aiutandolo a rendere la penetrazione più efficace. Con quell’andatura i pensieri stavano diventando via via più sconnessi, non riusciva a formulare ad un pensiero che avesse senso, l’unica cosa che riusciva a capire in quel mare di piacere era che stava per venire. L’orgasmo stava per prenderla quando Filippo, chissà per quale motivo, le sfil’ il pene dalla vagina. Sollev’ di poco il busto cercando con le mani il membro di Filippo, cercando di rinfilarselo. Non le bastava, voleva sentirlo ancora, ma cosa cavolo credeva? Sentì che lui le sussurrava qualcosa, stordita e confusa, ancora esterrefatta da quel gesto, stava per ribattere, poi sentì il pene che stuzzicava le grandi labbra della sua vagina rasata, che la aiutava a sentire ancora di più il contatto con l’uomo, per cui si riadagi’ sulla scrivania. Improvvisamente Filippo glielo rinfil’ dentro di colpo, con violenza mista a passione sfrenata, e lei torn’ di nuovo a godere delle palle di lui che sbattevano sul suo sedere, delle mani di Filippo che le tenevano salde le caviglie sulle sue spalle larghe, il pene che entrava e usciva a ritmo forsennato, poi le mani di Filippo che si spostavano dalle sue caviglie per risalire lungo il ventre e stringerle i seni e i capezzoli. La scrivania ballava sotto i loro colpi riempendo la stanza di cigolii oltre che dei gemiti di Carla, sempre più lunghi, che testimoniavano il suo piacere crescente. Sentiva che stava per venire. Aument’ il ritmo del bacino, inarc’ la schiena, mise una mano su quella di Filippo stringendo con forza il seno piccolo e morbido e… venne. Sentiva il suo liquido caldo che scorreva lungo l’interno coscia, il pene di Filippo che adesso si muoveva senza di lei senza alcuna difficoltà. Emise un lungo e sospirante gemito e in quel mentre anche Filippo venne. Depose il suo seme sulla pancia bianca. Lei se lo spalm’ addosso, sul seno, era caldo. Poi lui la raggiunse e si distesero insieme sulla scrivania, l’uno di fronte all’altra, sudati ma soddisfatti. Avrebbe voluto dire qualcosa, ma poi cambi’ idea e preferì allungare una mano sulla natica di lui e baciarlo piano, sentire le lingue che si attorcigliavano in una quieta e leggera danza. Poi lui le scocc’ un bacio dietro un orecchio, un punto molto sensibile, e infatti quel gesto le procur’ un brivido nella sua parte più intima, e disse “non finisce qui, amore”. Non comprese bene cosa lui intendesse con quelle poche parole. Sarà stato quel brivido procurato dal bacio, sarà stato che quella sera aveva goduto come poche altre, fatto sta che prese quelle parole come un invito e, sorridendogli beata, si alz’ e appoggi’ le mani sulla scrivania, spingendo in fuori il suo meraviglioso sedere con uno sguardo che diceva “certo che non é finita qui”.

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