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Racconti Erotici Etero

UN LIBRO FOTOGRAFICO

By 5 Maggio 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Eccomi qua, non lo so neanche io perché scrivo, ma…lo trovo quasi uno sfogo. Sono passati alcuni giorni, giorni che hanno rivoltato la mia vita come un calzino e che mi hanno fatto conoscere una parte di me, che….lo devo ammettere neanche io conoscevo e non sapevo di celare.
Dunque vediamo di mettere un po’ d’ordine in questo guazzabuglio di idee e sensazioni che mi hanno travolto. Innanzi tutto mi presento, il mio nome è Lara, non è il nome vero, ma è un nome che mi piace, l’eroina romantica del dott. Zivago, una donna libera, combattuta tra l’amore e la passione dei sentimenti che la travolgono e quasi la portano a sacrificarsi per lui. Ora lo so, qualcuno si metterà a ridere ma sono fatta così. Quando è iniziato? E che cosa è iniziato, vediamo di andare con ordine. Abito in una grande città, sono sposata, ho un marito che mi ama e non lesina in fatto di letto anzi lo devo riconoscere sotto le coltri abbiamo avuto sensazioni formidabili, e poi il sentirmi ammirata da lui mi crea un certo non so che.
Non sono più una ragazzina, ma ho un magnifico paio di gambe, un mandolino che attira lo sguardo degli uomini, e…si diciamolo anche il mio decolté. Più di una volta mi sono guardata con aria critica allo specchio e non ho trovato difetti che mi mettessero in crisi. Forse uno, ma mio marito lo apprezza e anche gli amici: la mia testa riccioluta dal colore scuro come il carbone. Quando ero studentessa mi stiravo i capelli, li volevo lisci, ma ora con il passare del tempo ho lasciato fare a madre natura e i riccioli scuri sono diventati soffici boccoli che mi ornano il viso. Ora tutti si chiederanno e a letto? Come ti trovi con tuo marito, che gusti hai? Allora veniamo dunque al sesso con lui, nella nostra intimità mi piace prendere il sopravvento è una delizia quando mi trovo sopra di lui con la voglia che cresce, sentire la sua carne turgida con le vene in rilievo tesa al massimo che entra dentro di me, la sento farsi spazio tra le mie grandi labbra…fino in fondo e poi le sensazioni che provo, comando, i miei fianchi si muovono e i suoi occhi si chiudono per assaporare le sensazioni che gli dò. Il piacere è anche il mio, il sentirmi piena e sentire le contrazioni del …siii…chiamiamolo con il suo nome vero, il cazzo . Sembra mi voglia perforare, in quei momenti me lo farei uscire dalla bocca per lambirlo anche con la mia lingua. L’esplosione del piacere il mio e il suo, il suo nettare bianco che mi riempie mentre i nostri ventri sono attaccati quasi fusi in un unico corpo. Per me è un crescendo, le sensazioni si irradiano fino ad arrivarmi in testa mentre i miei capezzoli si inturgidiscono ancora di più. Poi scivolare sul suo corpo sudato gustare il suo lui mentre diventa piccolo e scivola fuori da me mentre le nostre bocche si fondono in baci appassionati. Si, per chi mi legge questa è passione. Lui mi ama, tempo fa mi ha anche scattato tutta una serie di foto soft, dove le mie nudità appaiono e non, mi piace quel “ vedo e non ti vedo” soprattutto quando le foto sono in bianco e nero, le trovo affascinanti. Ma non perdiamoci oltre, ecco, la nostra vita che scivola lentamente nell’amore di tutti i giorni e poi…poi successe. Era una giornata primaverile, quelle giornate uniche che appartengono alla mia città, la solita fermata dell’autobus e dietro la pensilina, mi caddero gli occhi su un nuovo negozio che avevano aperto. Il negozio di un fotografo. In vetrina le solite foto dei matrimoni, sia in comune che in chiesa. Ci sapeva fare era riuscito a cogliere la felicità di quelle coppie ma…..c’è sempre un ma in tutte le cose, in un angolo della vetrina, quasi nascoste; per intenderci non in primo piano una serie di nudi femminili, nudi in bianco e nero, il viso di lei non si vedeva, ma il corpo era messo in risalto dal gioco di luci e ombre. Ne rimasi affascinata, li guardai a lungo quasi ipnotizzata. Ero li, persa nei miei pensieri….. nelle foto si vedeva una bella donna, il viso era quasi sempre nascosti. Mi immedesimai per un momento in quel personaggio, chissà che effetto mi avrebbe fatto essere fotografata da un estraneo, mi aveva già fotografata mio marito, ma un’altra persona…chissà come sarebbe avvenuto, ordini, pose, poi forse anche quel:
“Apri le gambe, mostrati passiamo a foto hot”
A quel pensiero mi percorse un brivido. Ci rimasi male, non me l’aspettavo , mi stavo eccitando. Mi feci rabbia, per così poco, per quelle immagini che per stare esposte in vetrina erano considerate caste dai più: che cosa mi succedeva? Io avevo bisogno di passione , sentimenti, farsi fotografare era qualche cosa di asettico. Pensandoci bene quando mio marito mi aveva scattato le foto…poi era finito tutto in una scopata galattica…lo dovevo riconoscere sapevo essere gatta con lui e avevo tutte le armi per farlo impazzire….. Comunque ero li con questi pensieri quando sentì una voce al mio fianco.
“Vedo che alla signorina piacciono le mie foto”
Fu un attimo, mi scossi non me l’aspettavo di essere osservata e poi quella domanda. Persa com’ero nella mia mente, quasi in un’altra dimensione feci un sobbalzo e d’istinto: “ Signora prego..” e lui senza scomporsi con un leggero sorriso,
“Mi voglia scusare, lei sembra molto giovane, ha una magnifica figura da ragazzina: se è già sposata credo guardasse le foto in bianco e nero”.
Era vero, quelle foto in bianco e nero mi avevano affascinato, anche se a lui non lo potevo dire, quei nudi femminili, quelle ombre quei volti celati mi avevano scombussolato. Mi sorrise ….forse fu il suo istinto di commerciante per avere una cliente oppure forse io lo avevo affascinato, ma ci credo poco.
“ Signora ha mai pensato di fare un regalo a suo marito ? Un book di foto sue in pose varie e anche di nudo, ci pensi , quella sua capigliatura con i ricciolo corvini sarebbe formidabile in un controluce”
Lui in quel momento l’aveva buttata li, non sapeva dei miei pensieri ne delle foto che mi aveva scattato il mio uomo. Gli sorrisi e dicendo le classiche parole di prammatica,
“ Ci penserò non si preoccupi”
Lo salutai e presi l’autobus che in quel momento stava arrivando. Così tra me e me
“ Se la giornata è iniziata così che cosa succederà ancora, nudi femminili già al mattino presto e proposte di posare in abiti discinti”
Cosa sarebbe potuto succedere. Invece la giornata si svolse nel più tranquillo dei modi, le solite pratiche, il caffè al distributore con i colleghi…tutto come un qualsiasi altro giorno. Quelle immagini però mi arrovellavano, e poi quella proposta, fare un libro fotografico…No, non potevo accettare , ma sotto sotto la cosa mi allettava e poi era un regalo per mio marito, come scusa…no, non poteva starci, lo sapevo. Ma tra i miei sentimenti e l’accettare una proposta simile ce ne passava e in mio aiuto venne un classico temporale all’uscita dal lavoro…..Scesi dall’autobus con una pioggia torrenziale; la pensilina era rotta così finì per entrare in quel negozio fotografico. Lui si ricordava di me, uscì da dietro sentendo la classica campanella della porta. “ Ho la signora di questa mattina, ha ripensato alla mia proposta?” In quel momento ero impresentabile , bagnata come un pulcino con i capelli appiccicati alla fronte, anche se avevo cercato di proteggermi alla meno peggio, non lo so neanche io ma risposi di si e lui per tutta risposta con quel suo sorriso sornione “ Su venga di la, sto finendo di fare delle foto e lei ha bisogno almeno di asciugarsi i capelli” Non capirò mai se lo fece per compassione ma a quel punto, fui nello studio vero e proprio, lampade i classici teloni bianchi e una macchina fotografica poggiata a un cavalletto mentre un’altra sulla sedia difronte a un PC. La stanza era asettica, quasi ospedaliera e mi venne d’istinto…
”Ma a fatto qui le foto in bianco e nero esposte?”
Lui mi guardò sembrò pensieroso e per tutta risposta…
”Si sieda, vediamo quello che si può fare, il vestito è bagnato e le aderisce, mi ha dato qualche idea…”
In un primo momento mi trovai impacciata , erano quasi ordini , ma poi altri ordini che fecero di me una specie di marionetta. La gonna era stretta, ho belle gambe e un mandolino superbo che attira gli sguardi degli uomini, e quella gonna oltre che bagnata stando seduta era risalita ben , bene. Mi fece accavallare le gambe, mostravo un ampia parte della coscia, e partirono i primi scatti. Prima dall’alto poi mi riprese dal basso. Mi sentivo eccitata, era qualche cosa di nuovo, le foto osè me le aveva fatte mio marito ma mai un estraneo. Poi:
“ Ora tirati su la gonna leggermente, non arrivare a gli slip”
Lo feci, era passato al tu, mi mostravo, fissavo l’obiettivo mentre la lucetta rossa del flasch si caricava…altri scatti ero a mezza coscia ben esposta, era un peccato, avevo le scarpe basse, mi immaginai le stesse foto con un tacco da 12 . Ancora…” Allarga le gambe…” mi mostravo, lui scattava, sembrava in un’altra dimensione…” Sposta il busto leggermente in avanti..” Eseguì , stavo entrando nella parte, li a gambe larghe seduta , piegata in avanti, lui si inginocchiò davanti a me e partì una serie di clic. Tutte le angolature, continuò dicendo…
“ Anche se i capelli sono bagnati le mani tra di loro su, diritta e tette in fuori mantenendo le gambe nella stessa posizione”
Erano cose strane, il mio ventre si ricordava che ero una donna e che a me piaceva l’esibizionismo; poi fu la volta della camicetta…ormai le mie parti basse erano allagate. Dalla scollatura si intravidero i miei seni, portavo un intimo sportivo. Lui mi osservò pensieroso e
“ Domani andremo a comperare qualche cosa per metterla in risalto e far pensare i maschi, credo che un bustino sarà perfetto, non si preoccupi andremo assieme”
Rimasi basita, non avevo il coraggio di dire di no eppure abbassai la testa ……Lui continuava a scattare, la scollatura era profonda e i miei seno si vedevano,
“ Le aureole dei capezzoli dobbiamo far pensare chi guarda le foto”
Abbassai leggermente ora si vedevano bene , lui sorrise, continuò con le foto poi “togliti il reggiseno…” quello fu il punto di non ritorno, i miei pensieri, le foto hot, ma si dimostrò molto professionale:
“Di la c’è uno spogliatoio, sono appesi anche dei vestiti di scena per foto molto spinte, non è ancora il momento, ma ora solo il reggiseno e indossi nuovamente la camicetta, se vuoi c’è anche un accappatoio”
Mi alzai come un automa, dovevo essere formidabile , la gonna non l’avevo abbassata, era rimasta tirata su, così per quei quattro passi che feci verso quella stanza mostrai le mie gambe ben bene, forse si vedevamo anche gli slip, di questo me ne accorsi dopo perché lui non lesinò altri scatti e così fui nello spogliatoio, una stanza piccola, appesi dei giubbotti di pelle e altri capi che non conoscevo, non era pelle, ma latex , lo feci in maniera veloce, mi sfilai l’intimo e rimisi la camicetta che ancora umida mi aderiva quasi come una seconda pelle. Non misi l’accappatoio e quando riapparì dovevo essere uno schianto, me lo accorsi dalla sua espressione. Sotto la camicetta si vedevano perfettamente le punte dei miei capezzoli, capezzoli inturgiditi, mi sentivo eccitata mostravo spudoratamente anche le gambe, peccato solo per le scarpe che erano basse. Sembrava che questo a lui bastasse, perché
”Annoda la camicetta, sbottonala si deve vedere una scollatura profonda, scuoti la testa in modo che i tuoi capelli si scompiglino. “
Lui mi guardava con l’occhio della macchina fotografica, mi immortalava, si, quel libro fotografico lo avrei fatto, e poi dovevo solo convincere il mio uomo… CONTINUA

Non ci potevo credere avevo fatto un servizio fotografico; un cosa che avevo sempre sognato e che ora si era avverata . Ero uscita dal negozio, ero in autobus, guardavo sopra pensiero l’asfalto lucido di pioggia, e cercavo di mettere in ordine tutte le sensazioni che avevo provato e che ancora si stavano accavallando dentro di me… Sensazioni, era qualche cosa di nuovo, non mi ero mai mostrata così a un estraneo. Non sapevo neanche quante foto avesse scattato, se poi in bianco e nero o a colori. Fu l’attimo in cui mi disse di togliere il reggiseno e di rimanere solo con la camicia, e una volta tolto quando uscì dal camerino con la camicia semiaperta e la gonna che non so per quale motivo era rimasta tirata su in vita scoprendo bene le mie gambe, lui sorrise osservandomi. Quella sua occhiata, quel suo sorriso di compiacimento nel guardarmi e subito dopo dirmi:
‘Allaccia la camicia in vita e aprila bene, su, deve stare sopra l’ombelico’.
Lo sapevo che cosa voleva e mi scatto foto dall’alto in modo che il mio seno si vedesse. In quella posizione era completamente in vista all’obbiettivo della macchina fotografica. Quella camicia, uscita dal camerino causa ancora dell’umidità per la pioggia presa mi stava aderentissima come una seconda pelle mostrando il profilo del mio busto, mostrava soprattutto il profilo dei miei capezzoli che si ergevano duri ed eccitati. Potevo dire poi che gli avevo mostrato le tette da quella scollatura a precipizio che si era formata allacciando la camicia in vita. Poi si staccò da me osservandomi con aria critica.
‘Via la gonna e gli slip, vediamo come sei nel tuo intimo’
Mi sentì in imbarazzo quasi un ordine. Ebbi un attimo di esitazione e lui si mise a ridere:
‘ La prima volta che ti senti chiedere una cosa simile? Non credo proprio, sù, io le foto le faccio per lavoro, non preoccuparti, non ho nessuna intenzione di saltarti addosso. Ma fallo rimanendo in piedi così vedo di inquadrarti da dietro, mentre scopri il tuo mandolino, accentua i movimenti.’
Era professionale ma non teneva conto della voglia quasi pagana che mi stava pervadendo. Lo feci, accentuai il movimento come mi aveva chiesto, ero letteralmente partita. Lui scattava, poi altri scatti fatti di profilo ‘la sua voce ‘ Perfetta’ anche se non sono molto alta ho delle belle gambe. Si fermò ad osservare il mio ventre, il mio ciuffo di peli scuri lo tengo sempre ben curato ma da come mi guardava forse c’era qualcosa che non andava per i suoi gusti. Mi sentivo in imbarazzo e d’istinto cercai di coprirmi. Era vero, mi aveva detto di togliere l’intimo, ma l’essere guardata così mi faceva sembrare di essere simile ad un animale da circo. Lui rimase per un momento silenzioso poi:
‘Per la prossima volta una linea sottile devi mostrare le grandi labbra, le devi mostrare, devi far sognare il maschio o i maschi che guarderanno le tue foto’.
Altri scatti, inquadrature di profilo, lui continuava a parlare’
‘Devi mostrare a tutti che ora non porti intimo, devi far sognare’
E così fu, mi fece poggiare la gamba sulla sedia scattò da dietro in modo che il mio culo si vedesse bene, fino a farmi sedere sulla sedia a gambe larghe . Mi disse di togliere la camicia ‘.ormai ero nuda..
‘ Mani sui seni , continuiamo a riprenderti da dietro e di profilo, su, i tuoi riccioli sul volto’
Lo dovevo riconoscere, ero un lago, ero eccitata e sarebbe bastato un niente per farmi partire. Sembrò che il mio stato lo capisse e quasi per consolarmi’
‘ La prossima volta dei primi piani del tuo volto mentre godi del tuo corpo aperto e in mostra, ti darai piacere davanti all’obbiettivo. Sicuramente a casa avrai dell’intimo nero, vieni con quello sarai da ammirare’.
Mi rabboniva, giocava come il gatto con il topo, sapeva che quella specie di gioco mi piaceva e voleva far in modo che tutta la mia ritrosia svanisse marcando sul mio esibizionismo che doveva aver intuito. Come avrei convinto mio marito a farmi fare delle foto simili? Avrei attizzato quella sua forma mista di gelosia e masochismo nel sapere che sua moglie si mostra in pose oscene a un altro uomo anche se fotografo?. L’indomani sapevo che con quel fotografo sarei andata ad acquistare un bustino e sarei stata da urlo. Così con questi pensieri giunsi a casa. L’appartamento era vuoto, avevo un po’ di tempo prima che arrivasse il mio lui e mi fiondai sotto la doccia, mi spoglia di corsa e in un attimo il mio corpo fu accarezzato da un getto tiepido. Quelle gocce, quell’acqua scivolava su di me come una lunga carezza. Un piacere da brividi’. quell’acqua, la spugna piena di doccia schiuma che va a lasciare una densa scia biancastra sulla mia pelle’chiudo gli occhi, immagino il piacere di un maschio o di più maschi ai quali mi mostro in pose oscene’.brividi che mi pervadono sempre di più e tra quei volti anonimi anche quello del mio uomo che mi guarda. Pensieri che mi travolgono e poi quando quella spugna che mi faccio scivolare addosso va a sfiorare il mio ventre eccitato per tutto quello che era successo. Ecco, quella voglia supera il limite e mi travolge: un orgasmo che mi fa gemere. Mi devo poggiare alle piastrelle della doccia con la schiena per riuscire a rimanere in piedi, sento che le ginocchia mi cedono. Chiudo gli occhi assaporando quelle sensazioni che via via sono sempre più forti e si ingigantiscono partendo dalla mia farfalla irradiandosi dentro di me. Una cosa nuova, non mi era mai successo neanche quando mi toccavo da ragazzina e ora’.Ora invece era bastato poco, delle foto di nudo davanti a un estraneo che le scatta e io ero finita stravolta.
Mi chiedo se quell’uomo dopo tutte le foto di nudo che ha fatto alle sue modelle non le conosca anche sotto altri aspetti e faccia all’amore con loro, deve aver visto molte donne non proprio vestite chissà che cosa prova, quali erano le sue sensazioni. Immedesimarmi in lui, e che cosa poteva pensare mio marito mentre apro le gambe in maniera sconcia davanti alla macchina fotografica. Lentamente riesco ad uscire da quel nirvana che mi ha fatto cedere le ginocchia. Avvolta in un soffice accappatoio di spugna mi dirigo in camera , e così muovendomi raccolgo la biancheria lasciata sul pavimento che mi ero tolta di corsa per farmi la doccia. Non ci sono gli slip, quelli erano in borsa. Nella foga di uscire da quel negozio, forse l’emozione e lo scombussolamento che avevo provato non li avevo infilati e di tutto questo mi ero accorta in autobus. Era stata una cosa strana , mi ero quasi vergognata perché mi sembrava che tutti sapessero che non avevo infilato l’intimo. Ora ero li, seduta sul letto che guardavo la mia immagine riflessa allo specchio. Si, ero una bella donna e ero sicura che sarei riuscita a convincere mio marito a fare un book fotografico che tra l’altro avevo già iniziato. Decisi così di rimanere ad aspettarlo in vestaglia, ma prima fissai un appuntamento con la mia estetista per farmi depilare la farfalla come mi aveva chiesto lui. Per un momento mi sentì una pornodiva chissà una volta depilata quando mi avrebbe visto in che pose mi avrebbe fatto mettere. Effettivamente con il mio ciuffo di peli tagliato in quella maniera avrei avuto ben poco da nascondere, anzi, avrei avuto tutto in vista. Nel camerino dove lui mi aveva mandato per spogliarmi avevo visto diversi capi in pelle o in similpelle e poi alcune scatole con sopra l’immagine inconfondibile di giocattoli atti a dare piacere . Ora ero certa che li avrei usati, e se lui avesse sorvolato su quei giocattoli in camerino lo avrei chiesto io di usarli sul mio corpo. Almeno di poterli vedere. Così mentre avevo queste immagini nella mia testa sentì la chiave nella toppa , era mio marito, il mio uomo che rientrava. Lo zainetto all’ultima moda portato a spalla, era impeccabile, giacca, cravatta e pantaloni leggermente aderenti che finivano esattamente alla caviglia. Mi piaceva, eccome se mi piaceva . Rimase leggermente stranito trovandomi in accappatoio, non era mai successo a sua memoria. Mi avvicinai a lui con il mio classico sorriso da gatta e’..un alone di profumo lo avvolse. Gli sfiorai la patta dei pantaloni, prima leggermente ‘e’.sempre fissandolo negli occhi:
‘ Sono tornata eccitata dal lavoro, non so che cosa sia successo, ma ora ho voglia del mio uomo, ho voglia di te’
E così parlando gli strinsi la patta scandendo le parole ‘ Voglio questo’ . Gli piantai un lingua lingua furibondo e così facendo iniziai a sbottonargli la camicia continuando a baciarlo con voracità. Lui, allargò le braccia e mi lasciò fare, sapeva ormai dove volevo arrivare : al contenuto dei suoi pantaloni. Lo ebbi in bocca, discesi lentamente sul suo petto con la mia lingua fino ad arrivare li. Leccai il suo lui quasi fosse un gelato, leccate lunghe dalle palle fino su in alto alla sua punta. Mi piaceva, l’eccitazione aveva ripreso ad aumentare in me, quel sapore di maschio. Ebbi una sua palla completamente in bocca, la strinsi lentamente con i denti in modo che intuisse quello che facevo, il tempo nel sentirmi dire ‘
‘ Che porca che sei, sei una puttana nata, un vero animale da letto’
Non risposi persa come ero, continuai a leccarlo e passai a succhiarlo, mentre con un dito lo stuzzicavo sotto le palle facendolo tremare. Il suo cazzo si stava rivitalizzando con quella cura d’urto che gli stavo facendo, gli volevo aspirare anche le palle, sentivo già in bocca il preavviso del suo piacere, le vene stavano entrando in rilievo, diventava sempre più grosso per il mio piacere. Mi fermai un momento, iniziando a segarlo lentamente’.
‘La tua cagna ha voglia, la mia figa è già un lago, ti voglio di ferro, sai che amo impalarmi e farmi impalare da te’
‘ Erano complimenti che avrebbero fatto andare fuori giri un toro in calore e lui non fu da meno,, continuavo a stare in ginocchio davanti a lui avendo la sua carne a pochi centimetri dalla mia bocca, la strofinai ancora un momento con le mie labbra e poi’quante cose si dicono in quei momenti’.
‘ In bocca, in viso, dammi il tuo piacere goccia a goccia o come un fiume in piena, lavami”
Quasi ordini e lui venne , mi colse in piena faccia, poi in bocca , lo succhiai ancora inghiottì tutto ma non era ancora finito’.CONTINUA

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