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Racconti Erotici Etero

Un pomeriggio sotto il sole.

By 10 Maggio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Lago di Garda, estate.

Avevamo trascorso la giornata sulle rive dal grande Lago prendendo il sole in costume. Come tanti altri, eravamo arrivati al mattino presto nella vana speranza di trovare un posto appartato, cosa ovviamente impossibile.
La giornata era trascorsa piacevolmente dormendo tutto il giorno sul prato in riva al lago, una pausa pranzo al sacco a base di riso freddo preparato la sera prima da Elena, qualche chiacchiera coi passanti su quanto fosse splendida la giornata, queste erano state le nostre attività che ci avevano tenuto occupati fino al momento di rientrare.

Verso il tardo pomeriggio avevamo raccolto le nostre cose e ancora mezzi addormentati, ci eravamo incamminati verso il parcheggio seguiti da altri. Il gruppo si muoveva lento e silenzioso, quasi sembrava un’orda di zombie, spenti e cotti dalla calura estiva:
“Che palle tornare, ora ci aspetta l’autostrada..” dissi.
“E’ stata una bella giornata, grazie di avermi portato al lago, e poi staremo ancora assieme, non è affatto finita!”
Elena era l’unica ragazza che conoscessi che non smettesse mai di sorridere, sempre positiva, mi travolgeva sempre col suo entusiasmo:
“Si lo so che non è finita, però sarei rimasto a dormire sul prato tutto il giorno, che pace..”
“ahah tu dormiresti sempre sei un ghiro!” e dopo avermi tirato a sè per baciarmi “e questo per farmi perdonare che ti prendo sempre in giro!” e così ridendo e scherzando eravamo arrivati alla macchina.

Poco dopo eravamo già per strada, il traffico era intenso ma fortunatamente una volta passati il casello l’autostrada si rivelò assai meno trafficata. Finestrini abbassati, l’autoradio faceva da base con le canzoni dei gun’s’roses accompagnando Elena che cantava a squarciagola ammirata da me. Con la sua solita canottiera rockettara, era uno spettacolo con le sue curve, inoltre il tatuaggio sulla spalla raffigurante un angelo morto, le donava quel stile in più che mi intrigava ogni volta che lo vedevo.

“che figo che sei quando guidi con gli occhiali da sole!” mi disse, anche se in realtà ero semplicemente in maglietta e pantaloncini corti:
“ah si? allora me la dai quando arriviamo??” risposi scherzando.
“che domande!!!! ma certo, lo sai che se fosse per me lo farei sempre”
“allora accelero così arriviamo prima!” dissi premendo il pedale.
Lei invece ebbe un’altra idea, e avvicinandosi al mio sedile, allungò una mano sul mio pacco iniziando a massaggiarlo da sopra i jeans, da parte mia cercai di rimanere indifferente alla provocazione anche se la mia erezione tradiva la mia indifferenza. Continuò così per diversi minuti, poi, allungando l’altra mano, mi sollevò la maglietta cercando di slacciarmi la cintura
“Ma che combini?” “sssh tu guida che qua ci penso io..”
Così dicendo mi sbottonò i jeans liberando il mio pene che stava già spingendo da un po’ per uscire dai boxer, mostrandosi in tutta la sua eccitazione. Elena non perse tempo prendendolo in mano e iniziando un dolce su e giù, facendo scorrere lentamente la pelle che mi ricopriva il glande sorridendomi compiaciuta.
Per fortuna la strada era poco trafficata o forse ero talmente preso dal massaggio da ignorare tutto il resto, ero eccitato come solo lei riusciva a farmi sentire tant’è che allungai una mano e infilandola sotto la canottiera e reggiseno, inziai a stringerle il seno e il capezzolo.
“E’ una dimostrazione di apprezzamento questa ?” chiese in falso tono offeso.
“eh si, perchè avevi dubbi?”
“No assolutamente, te l’ho fatto venire bello duro mmmm”
“Però mi fai male ora.. non è lubrificato”
“oh allora rimediamo subito…” e liberandosi dalla cintura del sedile si allungò su di me prendendomi il cazzo in bocca.
Colto alla sprovvista, cercai di non distrarmi troppo dalla guida mentre lei tranquillamente mi succhiava il cazzo ai 100 Km/h. Una situazione surreale, un’esperienza nuova, sapevo che era pericoloso quello che stavamo facendo, ma più me ne rendevo conto più mi eccitavo.
Ormai perso nel vortice del godimento, feci fare un leggero scatto indietro al sedile e sollevandomi col bacino mi sfilai un poco i jeans per poter agevolare il suo pompino. Mostrò la sua gratitudine con movimenti della bocca più intensi e profondi, sentivo il mio glande arrivarle in gola, una sua mano era scivolata tra le mie gambe iniziando a massaggiarmi i testicoli.
Stavo letteralmente morendo dal piacere, avevo appoggiato una mano sulla testa guidandola con più forza sul mio cazzo, mugolava di piacere, nella mia testa si stava formando l’idea di venirle in bocca, quando ad un tratto lessi un cartello autostradale “uscita tra 5 km”.

Lungo l’autostrada c’erano solo terreni coltivati e capannoni, ideale per appartarsi, oltretutto era domenica e quindi sarebbe stato difficile trovare qualcuno così, strappandola dal meraviglioso pompino che mi stava facendo, le proposi di fare una sosta:
“Siii dai che bello! Non l’ho mai fatto, dai dai esci!”

Mi riassestai come meglio potei jeans e maglietta anche se avevo il telepass e presi più avanti l’uscita. Ci ritrovammo così in una zona industriale, con un po’ di fortuna trovai una strada che portò a dei campi di granoturco, già belli alti e fitti. Svoltai in una strada di dissetata che ci portò al centro della coltivazione, era un muro naturale, ideale per i nostri scopi.

Scesi dall’auto, girai attorno alla macchina, la tirai a me, stringendola tra le mie braccia e baciandola. Le sue labbra avevano il sapore del mio cazzo, la sua lingua cercava la mia, eravamo totalmente persi nel desiderio:
“mi fai bagnare tutta..” sospirò, “fammi controllare…” le risposi allupato.
La feci girare, lei si appoggiò con le mani sul fianco della macchina mentre io chinandomi le slacciai i pantaloncini facendoli cadere a terra ritrovandomi difronte al suo meraviglioso culo, coperto da un sottilissimo tanga che ne proteggeva la visione del solco, adoravo succhiarle la pelle attraverso la stoffa, dava un sapore in più, speciale e delizioso di cui mi inebriavo, e così feci.
Iniziai a baciarla dal fondoschiena, scendendo sul solco del suo sedere e percorrendolo con la lingua, il suo sudore si mescolava alla mia saliva drogandomi, arrivai all’altezza dell’ano che presi a leccare appassionatamente. Dopo il nostro primo rapporto anale, il suo culo era diventato il mio chiodo fisso, non perdevo occasione per scoparla da dietro, la sua patata era passata in secondo piano, i nostri rapporti anali erano continui e neanche a lei questo dispiaceva, ci risparmiava il problema del preservativo e della pillola ma soprattutto, sentiva di avere il pieno controllo del mio uccello grazie a ciò.
La mia lingua spingeva insistentemente nel suo ano alternato dal mio indice e ben presto dal medio, lei guardava ammirata quanta passione dedicassi al suo culo:
“Dio che animale che sei…” ansimava,
“ti devo ricompensare per il pompino, stavo per schiantarmi..”
“non potevo resistere, lo sai che il tuo cazzo mi piace troppo..”
Mi rialzai iniziando a spogliarmi, lei capendo le mie intenzioni, prese dalla macchina lo zaino, tirò fuori la coperta che avevamo usato qualche ora prima per sdraiarci sui prati e adagiandolo sul terreno si spogliò a sua volta.
Si adagiò a terra, sdraiandosi sulla schiena a gambe aperte: “Dai vieni qua…”
Non me lo feci ripetere, mi sdraiai delicatamente su di lei per non farle sentire troppo il mio peso, presi a baciarla e leccarla sul collo, mentre le mie mani percorrevano tutto il suo corpo, stringendole il seno e graffiandola.
Preso il mio cazzo in mano, lo guidò tra le sue grandi labbra, dove scivolò facilmente grazie alla sua abbondante eccitazione. Mi muovevo dentro e fuori di lei, spingendo fino in fondo ed uscendo completamente, adoravo provare il brivido della penetrazione, quando le passavo le piccole labbra. Pure lei evidentemente apprezzava perchè nonostante il sole alto che scaldava, la sentivo tremare tra le mie braccia.
“Oh quanto mi mancava essere scopata davanti… mi prendi sempre da dietro, sei biricchino”
“hai ragione, ma che ci posso fare? sei la mia droga!”
“Be ora rimani così un po’!” e così dicendo, incrociò le gambe dietro la mia schiena iniziando a muovere il suo bacino contro il mio, cercando una penetrazione più profonda.
Assecondandola, mi regolai al suo ritmo, iniziando poi ad accelerare per farla godere sempre più con movimenti più veloci e forti: “oh si.. continua così.. lo sento toccare in fondo!” Deciso a farla venire, aumentai ancora le mie spinte, lei gemeva con gli occhi chiusi e la testa volta all’indietro dal piacere: “Sto venendo..” disse un attimo prima di perdersi in una serie di profondi sospiri.
Con grande sforzo avevo trattenuto il mio orgasmo per farla godere, liberandomi dalla morsa delle sue gambe giusto in tempo per riversare il mio seme per terra, sdraiandomi poi affianco a lei.

Silenziosi, guardavamo il cielo azzurro, riposandoci per riprendere le forze:
“Abbiamo rischiato grosso eh, stavo per venirti dentro..”
“oh il mio stallone, mi hai fatto morire anche questa volta, te lo saresti meritato” mi rispose.
“ma scherzi? siamo giovani, dobbiamo stare attenti su queste cose..”
“si scherzavo, lo so. Ci stavo pensando già da qualche giorno, ho intenzione di iniziare a prendere la pillola, non voglio che ci siano freni tra noi, mi piaci troppo. E poi, non voglio perdermi nulla di te..”

Ancora una volta mi aveva lasciato senza parole, non sapevo che dirle, non solo realizzava ogni mio pensiero più remoto, ma addirittura mi faceva dono di nuovi desideri.

Mosso dall’eccitazione della sua affermazione, la baciai appassionatamente ma lei, respingendomi, chiese:
“che vuoi fare, ricominciare???” “be sai…..”
“Oh mi fa impazzire la tua voglia continua, ma risparmiamoci per stasera, la giornata non è ancora finita..” mi rispose con fare ammiccante e mollandosi uno schiaffo al suo sedere.

Compresi subito qual’era il suo programma per la serata.

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