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Racconti Erotici Etero

Un quadro perfetto

By 28 Febbraio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Un quadro perfetto

Aveva un gran sedere !
Francesca, 25 anni, bionda chiara, alta circa 1,64, fisico longilineo, era la mia segretaria responsabile dei rapporti con i clienti.
La guardavo spesso mentre sculettava passando davanti al mio ufficio.
Non lo faceva apposta, era il suo modo di camminare ma involontariamente creava erotismo quando spostava l’aria attorno a se.
Più la guardavo e più mi cresceva la voglia di fare una sciocchezza sessuale.
Le sue labbra erano sempre un’attrazione, mi incantavo a guardarla mentre parlava e immaginavo come sarei stato dentro di lei, al caldo della sua bocca, la lingua che avrebbe accarezzato il mio cazzo e poi quel culo’
Un giorno passando davanti alla macchina del caff&egrave la sentii parlare di arte in modo passionale con una sua collega e subito dopo vedendomi mi interpellò per farmi sapere che era andata a vedere ‘arte Fiere’a Bologna.
Sapeva che ero un collezionista di arte moderna, era inevitabile che la discussione mi avrebbe preso,soprattutto se l’antagonista era Francesca.
Era l’occasione che aspettavo.
Cominciai a circuirla con la mia cultura di arte moderna e alla fine l’invitai a una fiera che di lì a pochi giorni si sarebbe svolta a Padova.
Sembrava una bambina a cui avessero regalato un gioco,talmente era radiosa e felice della mia proposta.
Accettò subito.
Rimanemmo d’accordo che l’avrei avvisata per definire tutti i dettagli.
Mentre la stavo per lasciare, mi avvicinai al suo orecchio e piano le dissi;
– Vestiti sexy dopodomani’così se dobbiamo comprare qualche quadro ci fanno lo sconto
Era una battuta a doppio senso che solo due giorni dopo capii quanto avesse fatto centro.
Alle nove del mattino di due giorni dopo ero a aprirle la porta della macchina ancora incredulo di quello che stavo facendo salire.
Stupendamente abbronzata da lampade invernali, la sua carnagione si incorniciava perfettamente con il tailleur scelto.
Un completo nero, una camicetta bianca sotto, calze scure con riga maliziosa dietro e un paio di scarpe che sontuosamente finivano l’opera.
Era veramente un bel quadro e gli e lo dissi.
– Sarai il quadro più bello della fiera.
Un leggero arrossimento del viso contornato da una fila di denti bianchi perfetti mostrati al suo sorriso.
La guardavo estasiato mentre con un movimento sinuoso andava a scaldare il sedile al mio fianco.
In quel movimento avevo pensato a quelle calze indefinite che accarezzavano la sua pelle, immaginavo fossero autoreggenti, magari reggicalze’
Dovevo ancora partire e già ero eccitatissimo al solo averla al mio fianco.
Il viaggio era di circa due ore e cercai di farle vedere il meglio di me.
Parlai di viaggi esotici, di grandi alberghi, di vita vissuta e infine di arte.
Ogni tanto nelle mie frasi vi era malizia, giusto per vedere come reagiva.
Non notavo più nessun imbarazzo e mi sembrava che si fosse anche molto rilassata.
Guardavo quei suoi occhi blu e cercavo di capire fin dove potevo spingermi.
Con la scusa di rilassarmi, misi una mano sul suo sedile e poi piano cominciai a accarezzarle i capelli.
Lei non disse niente, anzi, si abbassò di più sul sedile e allargò leggermente le cosce.
Si era creata una situazione erotica estremamente palpabile.
Con la scusa dell’arte, cominciai a parlarle di un quadro particolarmente spinto che avevamo visto tutti e due in fiera a Bologna e le chiesi la sua opinione su cosa volesse comunicare l’artista.
Mentre descriveva il suo punto di vista,la mia mano scese dai capelli al collo e poi dolcemente scivolo sulla giacca sino ad arrivare a quel tenue rialzo che il suo seno formava.
Il tocco languido si abbinava al respiro affannoso che sentivo nelle parole di Francesca.
– Continua a spiegarmi quel quadro.
Le avevo detto quelle parole quando la mia mano furtivamente era andata sotto la giacca e si era impossessata del suo seno.
Le sue cosce si erano divaricate istintivamente ancora di più.
Cercava di continuare un discorso logico, le mani stavano slacciando i bottoni della camicia e subito dopo il primo contatto con la sua pelle fu inebriante.
Un seno solido, piccolo, ben fatto, con un capezzolo durissimo,era sotto la tirannia delle mie dita.
Adesso Francesca aveva smesso di parlare e istintivamente aveva chiuso gli occhi.
Io mi ero reso conto che era troppo rischioso guidare in quel momento, così appena vidi una piazzola di sosta sotto un ponte, mi fermai.
Il tempo di fermare definitivamente la macchina che le saltai addosso come un ragazzino.
Erano anni che non facevo sesso in macchina e già quello era eccitante, avere poi sotto le mie mani una ragazza di quel calibro’
Le misi una mano tra le cosce e deciso la spinsi verso il suo inguine.
Il piacere di sentire che portava delle autoreggenti, fu pari a quello di sentire quanto il suo perizoma fosse bagnato.
Avevo il lasciapassare dal suo corpo.
Tutto in lei era estremamente eccitante.
Le dita spostarono senza fatica la leggera stoffa e cominciarono ad accarezzare la sua vulva; poi decisi che era il momento di entrare a scoprire quanto fosse stretta e calda.
La mia bocca si era avvinghiata alla sua e cominciava a scoprire quanto fosse capiente.
Giocavo con la lingua e assaporavo tutto di quelle sue labbra.
Le dita cominciarono a danzare nel suo corpo e presto il suo respiro divenne irregolare.
Il suo inguine spingeva forte contro la mia mano, le dita sapientemente mosse, avevano raggiunto il loro scopo e adesso scivolavano facilmente in quel percorso umido.
Approfittando della situazione, le avevo preso una mano e l’avevo appoggiata sui miei calzoni all’altezza del mio cazzo duro.
La leggera titubanza del momento era presto cessata.
Sotto i miei attacchi di dita, aveva ceduto e adesso mentre cominciava a gemere di piacere, le sue dita mi aprivano la cerniera e delicatamente avevano il primo contatto diretto col mio membro.
Mi spostai verso di lei mettendomi in modo che il mio cazzo potesse essere baciato e, poi preso dalle sue labbra e, aumentai il ritmo con le dita.
La mia mano libera si mise dietro la sua nuca e fece in modo che quello che volessi fosse inequivocabile.
Lei riaprì gli occhi sentendo l’odore maschio del mio cazzo eccitato e come se tutto fosse già scritto, apri le labbra e cominciò a farmi impazzire.
La bocca prese a succhiare per tutta la lunghezza del mio membro e i denti spinsero forte sulle mie vene, proprio mentre sentivo il suo piacere arrivare all’apice.
Il suo primo orgasmo fu incredibile, si espanse sul mio cazzo e la conseguenza fu un aumento esplosivo del suo succhiare.
In quella posizione scomoda ebbi il mio primo orgasmo con Francesca.
Probabilmente il fatto che fosse così ben curata e così ben vestita, fece si che lei continuasse a succhiarmi il cazzo e a berne tutto il suo contenuto, il rischio di sporcarsi era troppo alto e così con mio immenso piacere, lei ingoiò tutto il mio sperma.
Era stata un’esperienza sconvolgente nei modi e per come era avvenuta.
Mi sentivo un ragazzino che aveva rubato la merendina e il pensiero che eravamo solo all’inizio del viaggio mi elettrizzava.
Ci scambiammo baci teneri e potei percepire il mio odore di sperma.
Ci ricomponemmo e andammo direttamente nel primo albergo decente che trovai.
La portai davanti alla camera e come due sposini la presi in braccio e oltrepassai la porta.
Appena dentro la feci scivolare al mio fianco e cominciai di nuovo a cercarne il corpo.
Era appoggiata alla parete, gambe divaricate, la gonna leggermente stropicciata dall’attacco subito in macchina, sembrava mi parlasse. Immaginavo quel ben di Dio che vi era sotto’poi smisi di immaginare e vidi ‘
Mentre le aprivo la giacca e spostando il leggero reggiseno bianco orlato di pizzi mettevo a nudo le sue tette, l’altra mano alzava la gonna.
Mi feci slacciare i calzoni e appena libero dai miei indumenti senza tentennamenti portai le sue gambe attorno al mio corpo e mi spinsi deciso a placare la mia sete di sesso.
Non era ne larga ne stretta: era giusta per me.
Sentivo le sue pareti calde seguirmi nei movimenti, i suoi gemiti erano il mio piacere.
Quando il suo corpo veniva spinto contro quella parete rosea leggermente disegnata, io penetravo completamente in lei.
Il piacere di possederla era paradisiaco.
Guardavo quel corpo sobbalzare sotto le mie spinte e ne traevo sensazioni uniche.
Il gusto del proibito unito alla giovinezza di quella ragazza, mi dava sensazioni armai sopite nel tempo.
Le mie mani adesso sul le sue natiche assaggiavano la consistenza della carne e il pensiero indecente era già ben oltre alla scopata che stavo facendo.
Un dito indecente prese a cercare il suo stretto cunicolo e capii subito che quel luogo era vergineo o giù di li.
L’irrigidimento che aveva avuto in quella piccola penetrazione mi aveva confermato il tutto.
Continuai a scoparla per altri cinque minuti. poi, la natura fece il suo corso.
Esplosi in lei il mio liquido e godetti come nei miei migliori tempi sessuali.
Stremato mi portai sul letto e mi lasciai andare.
Lei giocava con i miei peli, salii sullo stomaco e continuò con il mio collo,le me orecchie già accaldate di loro, furono sommerse di coccole e i capelli accarezzati da mani leggere.
Credevo di avere finito le mie forse sessuali per quel giorno e invece piano mi ritrovai a stringere le sue natiche polpose.
Dopo cinque minuti di giochi erotici, mi sentivo pronto ad amarla ancora.
La feci girare e cominciai a a leccarle le dita dei piedi, le mani scavavano sempre più profondamente sul sedere.
La lingua conobbe tutti i posti più nascosti delle sue gambe prima di arrivare all’altezza del suo dolce fiore.
Comincia a impossessarmi di lei oralmente sia davanti che dietro.
Mi era sempre piaciuto leccare le donne e in quel frangenti ci misi tutta la mia passione.
Sentirla godere e aprirsi indecentemente, porto la mia erezione al massimo.
Aspettai di sentirla fremere e rabbrividire sotto lo spasmo di un nuovo orgasmo e poi colsi il mio desiderio proibito.
Le allargai i glutei mettendo in mostra il suo stretto foro e piano ma deciso cominciai a spingermi dentro il suo stretto cunicolo.
– Piano’fai piano’mi fai male’
Poche frasi sconnesse, logiche, ma ormai il mio desiderio carnale del suo sedere era troppo avanzato.
Strinsi le mie mani sui suoi fianchi e mi spinsi dentro quel culo vellutato.
&egrave incredibile la sensazione che provo ogni volta che violo un sedere, se non sapessi che &egrave una variazione sessuale, direi che sono malato.
Vi sono donne che non lo faranno mai: donne che lo fanno per farti felice e poi ci sono donne come Francesca.
Superato il momento del dolore, Francesca cominciò ad accarezzarsi il pube e a partecipare alla sodomia.
Spingeva la schiena verso il mio cazzo e si profanava da sola.
Guardavo il suo corpo sudato e ammiravo quel modo di farsi prendere.
I minuti interminabili che mi portarono al godimento furono e sono ancora scolpiti nel mio cervello.
Con Francesca ho scopato diversi mesi, poi, lei si &egrave fidanzata e ha cambiato lavoro.
&egrave arrivata al suo posto Patrizia, anche lei con un gran culo’ma questa &egrave un’altra storia di vita vissuta’

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