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UN UOMO SOPRA CHE FA I SUOI COMODI. NON VOGLIO…

By 10 Febbraio 2017Dicembre 16th, 2019No Comments

Un uomo sopra, che fa i comodi suoi…non mi piace.

Venivo da una scuola di suore ed andavo anche discretamente bene. La prima della classe no ma tra le ‘discretamente brave’. Nonna, la sorella della nonna anzi, la unica parente rimasta, ha dovuto accettare un lavoro qui, a Milano, fuori Milano anzi, ed io ho dovuto cambiare scuola, lasciare amiche ed amici, vivere dentro il ‘Gabbione’, uno sfasciato blocco di case popolari costruito in parte e mai finito dove era esistito un insieme di depositi di corriere, tram e officine. La gabbia si chiamava quel posto e Gabbia chiamano ancora adesso il gruppo di case.

Noi siamo le scimmie, scimmie in gabbia.
Da poco, ma la scuola era già cominciata e mi hanno messa nella classe con meno gente, tutti ripetenti. Ragazze per lo più. Gasate, orgogliose quasi di essere la teppa di una scuola che già non brillava ed avevano modi anche peggiori della loro fama. Qualche tempo e mi sono adeguata. Viverci insieme altrimenti sarebbe stato impossibile. Alcune, nate nel gabbione, sono diventate le mie amiche…se una sembrava immusonita la battuta d’ obbligo era del tipo: ieri hai scopato senza il preservativo che sei così proccupata?

La raccomandazione che facevano a noi ragazzette ma anche ai ragazzetti era, tornando a casa, di scendere due fermate prima del capolinea e di fare tutto il giro evitando la parte di muri cadenti e lo sfasciume dei vecchi parcheggi e depositi. Una bella sgambata. Qualche volta gli si dava retta ma spesso no, sopratutto se si era in gruppo come quella sera. Rumori improvvisi, uomini che gridavano, ubriachi… Gli altri sono scappati, io ho pensato di nascondermi. Gli ubriachi hanno preso un’ altra strada ma subito dopo mi son ritrovata con la gonna di lana sopra la testa, uno straccio in bocca ed un cazzo nel culo. Da svenire e non solo per lo spavento.

Un altro aveva altre preferenze, se lo è fatto succhiare ed il terzo che forse me la avrebbe rotta ha preso il fugone con gli altri due sentendo altri rumori, altra gente che arrivava. Io ho perso tempo a cercare i vestiti, le mutande che ho scoperto avevano usato come straccio ed il reggipetto che me le aveva tenute ferme in bocca. Non potevo scappare mezza nuda ed ho dovuto nascondermi di nuovo, rivestirmi alla meno peggio e dopo, certa che si erano allontanati anche gli ultimi scappare a casa.

-Se fiati sappiamo dove trovarti ed abbiamo le fotografie.- Lo avevano sibilato scappando ed avevo anche vista la vecchia macchina fotografica…sentito gli scatti, i clic, tanti, tantissimi mentre ero col culo all’ aria e dopo con un cazzo in bocca fino in gola.

Torno ancora a quei momenti eterni, vergogna e paura. Erano ragazzi qui del gabbione e li conoscevo di vista. Ero stranita, qualsiasi cosa pur di non sentire che mi tiravano giù le mutande, che mi facevano le foto, che mi mettevano nuda. Mi avrebbero “fatta”, me la volevano rompere.
Gridavo per quel che si può gridare con la bocca piena di uno straccio puzzolente tenuto fermo dal mio reggipetto. erano in tre e faticavano a tenermi ferma. Sento ancora oggi, dopo anni, il cazzo di uno rugarmi nella riga del culo mentre gli altri due mi palpano tra le gambe, le tette…tenendomi ferma…e ridono dicendosi quello che volevano farmi.

Sento la voce dietro di me: -è un mucchio di tempo che voglio romperti il culo,- – vedrai che ti piace-dice un altro .- Stai ferma stronza. Stai ferma.- -Va la, è la prima volta che invece di prenderlo nel culo, ce lo metti e non sei proprio capace.- Risate ed ancora risate. Io rido di meno, urlo di dolore dentro lo straccio che poi sono le mie mutandine, un milione di spilli roventi mentre me lo ficca dentro di forza, sono certa che il culo si rompa, me lo ha rotto… quasi svengo, poi spero di svenire, di morire.

Mi sta chiavando il culo e fa male da morire. Non mi difendo più. Non devono più tenermi ferma, fa quello che vuole…ed il cazzo dell’ altro, dopo minacce, me le ricordo appena, ma non riesco neppure più a difendermi, mi entra fin quasi in gola e vomito. Lo stronzo si è tirato indietro rimettendomi “in posizione” con uno schiaffone e tirandomi per i capelli. -Succhiamelo stronza e fallo bene, se no…- Poi altri rumori, altra gente ed a prendere il fugone sono stati loro tre. Io non potevo, a stento mi trascino qualche passo più in la. Poi, senza smettere di piangere mi sono rivestita come potevo.

Dopo qualche tempo, senza mutande, quelle non le ho trovate, sono andata a casa con il culo rotto e la sbora dell’ altro stronzo in bocca. Ho continuato a sputare per tutta la strada camminando come potevo, sbilenca, a gambe larghe.
Si, ho ancora presente il dolore dietro e lo schifo in bocca.
Poi un lampo. Non me la avevano rotta! Ero ancora vergine.
Non me la avevano rotta e se anche il culo mi bruciava da morire…davanti sarebbe stato peggio, definitivo. Si, molto peggio che riempirmi di crema nivea per giorni, cainando e maledicendoli tutte le volte che dovevo andare al cesso ed avendo sempre presente lo schifo della sbora di quello stronzo riempirmi la bocca.

Li vedevo in distanza ma sono sempre riuscita a farla franca. A girare al largo. Volevano solo parlare era chiaro e sapevo cosa volessero dirmi, due possibilità almeno.

Prima possibilità, stai zitta o…abbiamo le foto…

Seconda possibiltà, vogliamo continuare a “vederti”, se no, ci sono le foto.

Che mi mollassero era improbabile…sapevo poi benissimo come tutte le ragazzine del posto che a denunciarli senza prove, la pula avrebbe fatto ben poco, i genitori avrebbero urlato o poco più con quei figli di puttana, difendendoli anzi, almeno in pubblico. -Quei poveri figli innocenti calunniati da quella puttanella.- Io sarei passata per tutti come una gran puttana. -Così giovane e già una troia fatta e finita- avrebbero detto non solo parenti ed amici ma anche molti degli altri, i più.
Ci ho ragionati su, mi sono preparata.
Si sono rifatti vivi e mi son fermata a parlare. Il classico o…o. Abbiamo le foto. Quindi non solo continui a stare zitta ma continuiamo a vederci. Ed io se pur scemetta giovane ed inesperta gli ho creduto cedendo su quasi tutta la linea ma anche loro hanno creduto e ceduto qualcosa a me.

-Voi avete le foto ed io so chi siete. Il culo va bene e ve lo succhio, ma niente altro, vi denuncio altrimenti. L’ altra cosa non si tocca-. L’ altra cosa, non la figa, non osavo ancora, con dei maschietti, neppure dirlo.
Dobbiamo però discutere. Mica potete pensare di venire quando volete…

Mi hanno ascoltata anche perchè mi avevano aiutata ad imbucare una lettera…-e questo è il testo- ho detto loro quel giorno. Nome, cognome, età, indirizzo. Quello che mi avete fatto, quando e come, ed in più le foto come ricatto. Se mi succede qualche cosa, qualsiasi cosa, vengono a predere voi.

Eravamo in corte ma in disparte e troia è stata la cosa più gentile che mi hanno detto. Sapevo di averli in mano ma avevano amici, tanti, potevano mettere su qualcosa, farmene pentire come in quel momento minacciavano…- e se pensi di mandare a monte quello che ti abiamo detto, quello che hai promesso…- a questo appunto avevo pensato e ragionato, come poter evitare il peggio. Dovevo avere anch’ io delle armi per difendermi.

-Abbiamo discusso senza concludere niente, non ho promesso niente. Non voglio tirarmi indietro ma dovete accettare quel che chiedo e rispettare poi i patti.-
Era l’ unico modo per venirne fuori. Il culo me lo avevano rotto ed il sapore della sbora lo avrei ricordato per tutta la vita. -Quella però non si tocca, neppure la sfiorate altrimenti…e se mi succede qualcosa, la lettera vi fa andare al riformatorio e poi in galera, aiutandomi ad imbucarla vi siete castrati da soli.-

Non c’ era scritto niente nella lettera, un foglio bianco ma loro non lo sapevano -e sulla busta ci sono persino le vostre impronte digitali.- Tutti da noi sanno che non ci si scappa, con le impronte ti beccano. Occhiate feroci ed altre parolacce…poi abbiamo cominciato a discutere, per giorni…avevamo idee diverse. Loro insistevano ancora sia pure senza convinzione di volermi chiavare e tutti i giorni. Tutte le volte che ne avevano voglia.

-Si, cazzo, ad uno di voi gli tira e suona dicendo di andare con lui a scopare…Primo, non si scopa, non in quel modo almeno. Dietro e pompini. Quando e come lo discutiamo insieme.-
Su questo si arrivò abbastanza in fretta a trovarci daccordo. Sul resto però volevano essere liberi di fare i loro comodi. Quando e come volevano, anche tutti i giorni.
Discutevo di una cosa alla volta, se cercavano di fare diverso, se incasinavano il discorso, me ne andavo.
Io volevo “incontrarli” tutti insieme un volta alla settimana in un giorno prefissato. Loro avrebbero preferito una maggior comodità…io non mollavo, il tempo giocava per me. Fino a quando non ci si metteva daccordo restavano a bocca asciutta.

-Va bene accetto, due volte la settimana, ma, non da subito e poi ci sono altre cose da decidere..- Come non cominciare da subito ad esempio. -Come non capisci perchè aspettare? Ti spacco il culo e capisci subito, me lo hai rotto, mi fa ancora troppo male- ed ho ottenute altre due settimane durante le quali avrei preso in culo solo uno di loro e non due…
Ho controllato che il posto scelto andasse bene. Di quegli stronzetti non mi fido, avevo pensato. Lo abbiamo pulito un poco, abbiamo portato qualcosa, il necessario per renderlo meno indecente. Qualche giorno ed è cominciata. Una volta alla settimana davo il culo ad uno e succhiavo l’ uccello agli altri due. Si era detto due volte la settimana ma ho potuto tirare avanti qualche tempo come all’ inizio, poi due volte alla settimana.

Il buco del sedere protestava sempre meno e di Diademina non ne usavo quasi più anche se la pagavano loro. Li detestavo, mi faceva sentire un qualche cosa di importante però vederli discutere come cani per i turni, cioè per me, per avermi.

All’ inizio qualche tentativo, più che altro a parole, lo hanno fatto per chiavarmi davanti e forse avrei anche ceduto una volta che ero sola con Biagio che almeno si lavava più degli altri…ma ha accettato un pompino dopo avermi fatto il culo ed essersi riposato un poco. Si è lavato, dovevano lavarsi bene il cazzo per mettermelo in bocca, sopratutto chi mi era entrato nel culo, e qualche volta capitava. Li stavo educando, insomma.

Eravamo solo noi due, un caso, ed stato forse il primo vero pompino della mia vita. Un inizio almeno di pompino ed un poco mi è piaciuto. Lo ho preso in bocca che sembrava cadavere ma dopo un lavoro ben fatto, senza fretta si è ringalluzzito a sufficienza. Dopo un mese di pompini la sbora non mi infastidiva come prima anche se la sputavo ancora .

-Stai imparando bene a succhiarlo, e anche il culo, stai diventando bravissima, una professionista una vera troia. Sei sempre meglio, sul serio.-
Non so se ho risposto o cosa abbia detto oltre un: -ma vaffanculo- silenzioso.

Qualche sera più tardi c’ era nonna in casa, non faceva il turno di notte, alle dieci eravamo a letto. Difficile dormire. Pensavo ai miei maschioni sempre arrapati…pensavo che nonostante quel pomeriggio ne avessi presi due dietro, il culo non mi bruciava per niente, era soltanto un poco fastidiato…E con la bocca…volevo decidere io se, come ed in quanto tempo farli venire.
Già adesso un poco decidevo io e non sempre, non del tutto ma a l’ inizio non decidevo un cazzo, subivo e basta…e non mi fa più schifo. Forse ci si abitua a tutto. Forse è naturale e mi piace vedere il mio potere crescere. Il potere di noi ragazze. Ma non lo devono sapere.

Le regole cambiano un poco per volta, di comune accordo. La nuova regola di pochi giorni fa è che se uno manca, oppure anche due, chi c’ è, uno o due che siano, prendono il suo od il loro posto. Se sono due a mancare nessun problema, Ognuno ha diritto ogni volta ad un pompino o a mettermelo dietro.
-Ma più di due non li voglio nel culo in un solo giorno. Due al massimo nel culo ma, se volete pompini soltanto, di questi ne faccio anche tre e riposo il culo.- Morale. Se è uno solo, può fare tre pompini, due pompini o due trombate. Completa Il “lavoro” con la trombata od il pompino che manca…se gli tira abbastanza. Ci credo poco, anzi per niente
Se sono in due dovrebbero dividersi un pompino od il culo che avanza in due…potrebbero tirare a sorte o mettersi d’ accordo in qualche altro modo… è bello addormentarsi pensando che il mondo sarà tuo, che deciderai sempre tu.
Sono dei veri stronzi i maschi, non capiscono un cazzo e te li rigiri come vuoi, basta saperli prendere e te li rigiri come vuoi.

A me va bene comunque. Comincia a non spiacermi, mi piace sempre di più anzi sia prenderlo a bottega sia sentirmelo crescere in bocca, farlo scivolare tra le labbra che stringo e allargo…anche nel culo…non è poi male, anche sentirlo entrare, e poi quando Sergio oggi…faceva ancora un poco male… anche adesso, ma oggi no…Biagio però…

Si, mi piace sempre di più. Fa ancora freddo ma nella stanza si sta bene.
Hanno “procurato una stufa a gas che accendono tornando da scuola, sul pavimento hanno steso dei fogli di linolum e coperto le pareti di carta da pacchi e puntine da disegno. Vicino c’ è una vecchia fontanella che butta ancora un poco. Non è un albergo di lusso ma ci si sta quasi comodi. I miei tre uomini ed io, la loro donna. Oggi poi è sabato e non ci corre dietro nessuno. Biagio è solo fino a questa sera, Sergio è alrettanto libero, solo Angelo deve andare via presto. Nonna lavora…

-Dai troietta, che voglio farti il culo due volte- Guardo gli altri due che ghignano. Scuotono, anzi alzano le spalle. -Mentre ti aspettavamo abbiamo giocato con i tuoi dadi, ha un culo della miseria -. Guardo Angelo che per mettermelo in culo non si tira mai indietro. Ma due volte…è tanto anche per lui sempre in tiro. -Poi vedremo, se ce la faccio me lo succhi anche.- Sono io a ridere. Ha saltato un turno, l’ altro giorno non ha potuto venire, ma sborare tre volte in un paio d’ ore o poco più…per crederci devo prima vedere.

Mi sono già spogliata e li guardo circondare la panchetta su cui facendo un pò di scena mi stendo. Poso la testa sulle braccia piegate ed aspetto un poco preoccupata. E’ quello che lo ha più grosso, non lungo ma grosso.
-Faccio piano, vedrai- Mi carezza le chiappe, le bacia e porta la mano tra le gambe fino alla fighetta. Lo permetto da poco e mi piace da morire anche se mi guardo bene dall’ ammetterlo.

Faccio attenzione a farmi vedere con altri ragazzi e ragazze. Se ci vedono insieme sempre…meglio di no, non che tutte, proprio tutte siano li ad aspettare solo quello…ce ne sono anche, non so se poche o tante che preferiscono una bella slinguata, farla o farsela fare.

Allarme, allarme, allarme! Visita ginecologica obbligatoria per tutte. Quelle almeno del nostro gruppo di palazzi. Ma non è una malattia di quelle che si prendono scopando e tanto meno facendosi fare il culo o spompinando qualcuno.
Tocchi qualcosa, dicono le meglio informate, stringi la mano ad un uomo od una donna e poi vai fare pipì o ti tocchi… Però molte ragazze, qualcuna almeno, sono preoccupate. E se già che ci sei fanno una visita ginecologica completa?
Ne beccano due ammalate. Una ragazzina ed una donna avanti con gli anni. Poi visitano tutta la Gabbia, portano un camion della Croce Rossa e c’ è la fila per giorni. Tutto finito. A me hanno passato un bastoncino con della bambagia nella fessura, lo hanno riposto in un tubetto di vetro e poco altro. -Tranquilla piccola, non ti faccio male, solo tra le grandi labbra. –
Nonna più tardi mi ha spiegato cosa siano le grandi labbra e come funzioni il tutto.

Mi interessa poco. Deciderò io e solo io da chi e quando farmela rompere. Sarà un ragazzo, anzi un uomo almeno bello, bellissimo anzi. Cosa faccia per avere soldi in tasca non me ne frega niente.
E’ gentile però e mi ama, tanto, ed io amo lui, da morire.
Sogni e solo sogni.

Angelo, Biagio, Sergio, i miei tre uomini.

Angelo, Biagio, Sergio. I miei tre maschiotti. Mi manca la nonna però.
Brontolona fin che si vuole ma… mi ha allevata lei.

Sono stata a vederla ieri. Il primario, quello della foto, ha detto che la unica cura è fingere di nulla o quasi. Di farmaci per quella malattia ne esistono pochi ed al massimo ne rallentano il decorso…Il lavoro stesso è una cura. Finchè durerà. Devono aver avuto una qualche storia anni fa… Comunque le fanno fare dei lavoretti alla sua portata e dorme in ospedale. Medici e colleghe se la coccolano. A casa è impossibile rimandarla. Mi spiace e tanto, ho pianto anche… ma non posso farci niente.

A scuola ormai ci vado una volta ogni tanto…so già che nessuna di noi della Gabbia passerà…non io comunque e mi consolo con i miei tre amici. Loro vorrebbero venire da me ma è troppo pericoloso. Il giorno dopo sarei l’ argomento del giorno, della settimana. Del mese forse. Di più no. In un mese ‘beccano’ altri di cui parlre e sparlare. Entrerei però nel club delle ‘puttane andata e ritorno’. Entrarci è facile e non ne esci più. Peccato però, anche a me non dispiacerebbe farlo con comodo, al caldo, in un posto pulito. Già! Odiavo i lavori di casa ed adesso sto diventando una fanatica delle pulizie.

Sono furbetti però. Hanno esplorato bene i vari posti trovandone uno che va molto meglio del primo e lo hanno sistemato molto bene ‘arrangiando’ il necessario qua e la.
Mi fa piacere anche un fatto. Devo io spingerli a fingere di interessarsi ad altre ragazze. ‘Fingere soltanto, che se vengo a sapere che ci andate assieme, con me…’ Ridono, si danno di gomito.

‘Quelle non valgono un cazzo. Perderci con quelle? Mica siamo matti.’
Il motto dei ragazzi però è che ogni lasciata è persa. Tengo di conseguenza gli occhi e le orecchie ben aperte. So di piacergli, so di soddisfarli, quello che non sanno è che i tre soddisfano me. Mi piace sempre di più stare con loro, uno, due o tre per volta. Le regole non sono cambiate ma qualche eccezione la accetto. Qualche volta la provoco persino. Mi piacciono tutti e tre.

Angelo ha il cazzo più grosso. Gli altri due si equivalgono e se Sergio, me lo lavora da dio, e non mi lamento se quasi me lo spacca, Biagio, quando ne ha voglia e solo quando ne ha voglia veramente, mi fa impazzire toccandomi tra le gambe e qualche volta ancorà di più baciandomi li in basso, passando e ripassando sulla cosina con la lingua. Mi piacerebbe fosse in vena più spesso…

Quella sera penso alla nonna. Domani la vado a trovare di mattina. ‘Prova, qualche volta di mattina è più presente, le farebbe piacere e sarei veramente contento pure io nel vederla sorridere’ ha detto il dottore.

Due tram e l’ autobus. Capisco che la hanno accudita al meglio, sta bene con la sua divisa da infermiera che devono avere stretta, è dimagrita, invecchiata di colpo ma sorride. Una oretta di chiacchiere, poi, lentamente si assopisce per poi riprendersi. ‘Vai a casa,’ mi dice, ‘sai, devo lavorare.’ La collega schizza a chiamare il primario che arriva immediatamente. ‘Vai cara, è stata una buona mattinata.’

Autobus, un tram e poi l’ altro. Cambiando tram ho potuto comprare del pane e qualcosa da metterci dentro, decido di non fare il giro, di restare sul tram fino al capolinea ed accorciare la strada passando dalla vecchia Gabbia. Sotto sotto speravo di incontrare i miei amici di ritorno da scuola e di potergli dire, no non sono io che devo dirlo, anzi, se poi li vedo di sotto, devo fingere di non averne voglia, di essere troppo stanca, abbattuta, preocupata per la nonna…ma ne ho voglia adesso per farmi passare la tristezza e non ci sono. Lascio che il gruppetto vada avanti e mi incammino per poi deviare verso il rifugio, quello nuovo.

Ci arrivo in qualche momento e trovo Biagio che traffica con una panchetta nuova. ‘Dove la hai trovata?’ ‘Il difficile è stato portarla da solo fin qua, pesa una cifra.’ Provo ad aiutarlo e pesa sul serio, ma in due facciamo in fretta. Sono abbastana forte e quantomeno tengo la panca in equilibrio.
‘Io ho già mangiato e tu? Gli altri, vengono anche loro?’ Non posso certo dirgli che ne ho voglia ma lui come sempre abbocca. ‘Quegli scansafatiche hanno detto che difficilmente potranno venire a vedere prima delle quattro. Guarda.’ Una coperta che riconosco per ‘nostra’ da tempo ma ora lavata e ben piegata. Non solo. Dopo averla stesa sulla panchetta la copre con un lenzuolo, piegato alla meno peggio, con uno sbrego notevole, delle altre cuciture, ma lindo e pulito. ‘Bello eh?’ Fingo di non notare la mano sul fianco, la stretta eccessiva per chiamarla cameratesca e mi appoggio a lui. Cameratesca col cazzo! Mi palpa le tette!
Qualche mia protesta per onor di firma e mi lascio spogliare. Biagio però è ancora vestito.

‘Spogliami tu, Marta, dai, spogliami.’
Non ho mai spogliato un maschio, neanche un lattante, esito ma solo un attimo, poi decido di fare la scena madre. E gli altri due? Si dicono sempre tutto. Al diavolo. La scena madre comincia quando resta solo con i pantaloni. Mentre lo spogliavo del resto lui mi ha messa biotta del tutto. Come al solito cioè. Mi inginocchio e perdo la espressione di meraviglia che certo sta mostrando perchè ho preso la iniziativa, la primissima volta con lui. La patta rigonfia mostra chiaramente quanto sia eccitato. Non ha cintura, slaccio uno alla volta i bottoni e nel farlo premo sul gonfiore che mi sembra crescere ancora. E’ un poco ridicolo mentre ballonzola quasi perdendo l’ equilibrio mentre lo libero dei pantaloni e si blocca mentre gli abbasso le mutande tanto da scoprirlo.

E’ ridicolo messo così,con le mutande a metà gamba ma non pensa di certo a questo un uomo quando sta per trombare. Lo ha già in tiro e qualche strizzata leggera lo porta ad una vistosa erezione. Passo la lingua dalle palle alla testa del cazzo scoperta, poi lo prendo in bocca. Sa un po di piscio ma non è la prima volta nonostante che, se non si lavano bene, faccia sempre scenate madri.

Qualche secondo dopo sono stesa sulla panchetta col culo all’ aria. Ha cambiato idea. ‘Comoda la panchetta nuova?’ Vorrei mandarlo a fare in culo ed un attimo dopo rido. E’ proprio quello che sta per fare.
Stringo come sempre i denti, temo sempre che siano troppo precipitosi e mi facciano male. Poi sono asciutta…ma la mano di lui cerca la strada tra le mie gambe e trova quel che cerca. Le paure svaniscono, lo so, ci sa fare…lentamente vado via di testa, poi sussulto, mi piego ma la panchetta impedisce che possa farlo a sufficienza. Ho il suo cazzo sulla fessura, non dentro, questo no, ma torna la paura, supera però il buchetto intatto, neppure ci prova a…farmi quello, torna indietro lo sfrega a lungo e quasi senza volerlo mi metto in modo che sia più comodo per lui… non voglio, lo voglio, ho paura ma quasi ci spero. Invece si toglie, raccoglie con le dita più volte i miei umori, si sposta, poggia il cazzo sul mio buchetto dietro e se anche spinge un poco più del necessario, non sento troppo male. Sono sollevata ed anche insoddisfatta. Per qualche momento ho temuto e sperato mi sverginasse. Adesso lo spinge lentamente, il muscolo si dilata, non sono più una verginella in questo, spingo pure io, spingo il culo veso l’ alto e spingo come per andare al gabinetto e lui entra quasi di colpo, non fino in fondo ma parecchio. Ormai sono una veterana e lo capisco.
Su e giù. Con deliberata lentezza, e bravo Biagio! Mi tira ancora ma poco, non fa più male e mi piace. Mi vien quasi da ridere, loro pensano che tutte le volte sia una sofferenza mentre se lo fanno a modo è bello, mi piace da morire.
E adesso che cazzo vuole? La mano, l’ avambraccio son finiti tra la mia pancia e la coperta, poi capisco e lo agevolo, mi metto in equilibrio sulla santa panchetta, un poco di fianco ed è il più bel ditalino della storia e grido. Grido perchè godo e sento il cazzo dentro il culo che si agita da solo. Sta godendo anche lui

Stiamo stesi sulla panchetta appena inaugurata. Mi viene sopra. Adesso sono più lucida e temo di dovermi difendere, la mattana mi è passata. Mi bacia sulla bocca, raro anche questo, dico sempre di no e più tardi, parecchio più tardi chiede anche un pompino. Oggi non gli rifiuto niente. Seduto sulla panchetta che ha l’ altezza giusta lo lavo e lo asciugo. Non sono molto convinta di riuscire a combinar qualcosa di buono ma voglio provarci. Questione di orgoglio, di amor proprio. Ho sentita una delle ‘grandi’ dire che per fare un pompino ad uno ‘stanco’ bisogna fare così e così. Io conosco il mio pollo. In parte ci provo come dice quella ed in parte suono ad orecchio. Deve aver goduto come un matto. Sembra morto, caput. Invece che prenderlo in bocca tenendolo con una mano, seguendo quello che ha detto quella, una ‘grande’ di diciassette anni e dicono una carriera di pompinara grandiosa alle spalle, passo la mano sotto il sacchetto delle palline, quasi lo soppeso mentre gli infilo un dito nel culo. Non tutto il dito solo un poco. Si inarca tutto ma poi è quasi il solito. Rallento quando sembra stia per venire e poi ricomincio da capo. Alla fine lui è sfinito ed io avrò male al collo per un bel po, ma gli ho fatto il miglior pompino di sempre.

I miei ragazzi, i miei maschi, i miei ragazzi o che altro? Amici, si amici cui do il sedere e faccio ricchi pompini. Amici sopratutto, simpatici anche, cari amici ormai. Sto crescendo e crescono anche loro. E’ ovvio che vorrebbero chiavare, chiavare me soltanto spero. Quasi quasi, io…no, no!

Di soldi ne ho pochi, a l’ ospedale fanno salti mortali per far avere a nonna non lo stipendio ma qualche soldo almeno. Non so cosa inventino e sono così pochi…qualcosa arriva anche a me però.

I miei amici fanno ‘saltare’ qualcosa in casa, da mangiare sopratutto e quando trovo faccio qualche servizio, pulizie nelle case fuori della gabbia, bado, quando trovo, ai bambini di gente che debba uscire una sera…e marchette.

Vergine e puttana. La prima volta lo ho fatto non per me ma per Biagio.
Non ne parliamo neppure tra noi. Comunque c’ erano dei tizi che qualcosa sapevano di noi e più volte si erano fatti sotto con i miei tre maschiotti. Ne avevamo riso da morire. ‘Non sanno chi sei, non sanno da che parte abiti ma ci hanno visti a l’ idroscalo quella sera…’

Me la ricordo quella sera, al tramonto, i bastardi! Tutti e tre me lo hanno infilato dietro e mi era anche piaciuta la idea, ero brilla. Poi mi è piaciuta meno anche se ormai prenderne dentro due è la regola quasi, il terzo era stato troppo e troppo in fretta. Anche loro avevano bevuto! La prima volta da sbronzi.

Siamo tutti molto mogi, comunque. Biagio deve rimettere a posto quei soldi! ‘E quanto mi pagherebbero se…solo come il solito però.’
‘Non dire cretinate’. Poi, dopo un tira e molla di almeno un’ ora: ‘ Tre mila lire per scoparti alla nostra maniera e millecinquecento per un pompino.’

‘Ti servono tra quindici giorni, quando quello torna.’ ‘Non fare la scema, neanche morto, piuttosto li chiedo…’ ‘a chi li chiedi? E finisci al riformatorio? Il culo me lo avete rotto da un anno, e di pompini ve ne ho fatti abbastanza da imparare bene come si fa. Ma in quanti sono a sapere, a poter pagare?’

Se pensavo che Angelo e Sergio avessero un cazzo notevole come misure e impiegassi molto tempo a far loro un pompino mi son dovuta ricredere. Quasi tutte le sere mi prendevo nel culo il manganello di un uomo di venti anni quando non erano due e perfino tre. Oltre a qualche pompino, ma pochi al confronto dei cazzi nel culo. Volevano tutti il culo di una vergine gli stronzi e molti volevano anche tastarmi per esserne certi, era la cosa che mi dava più fastidio!

Arrivavano assatanati, nonostante le raccomandazioni me lo sparavano nel culo e ci davano dentro come matti…ma alla fine ed appena in tempo ci siamo arrivati ad avere la somma necessaria.

Poi abbiamo ripreso, dopo una decina di giorni di assoluto riposo della ‘parte,’ il consueto tran tran…finché non ho avuto tassativamente bisogno io di soldi…musica maestro! Oppure erano loro ad averne bisogno!

Avevo conosciuta una ragazza che faceva marchette (come la madre che la sera batteva sui viali). La figlia invece, quando la madre usciva, andava a cambiarsi da un’ altra che lavorava ‘in casa’ ma non voleva minorenni con sé a lavorare, troppo pericoloso, per cui agghindata a dovere, truccata e con una parrucca bionda si faceva i bar. ‘Devo andarci piano, essere prudente e mi va bene se faccio tre clienti alla settimana.

E’ stata lei a suggerirmi di iscrivermi ai corsi di recupero del Comune. Non costa niente mentre il tesserino fa una gran figura. Ci vai una volta alla settimana o due, firmi e se vuoi te ne vai.

Non faccio la puttana di mestiere ma occasionalmente…se non posso pagare un conto…i miei tre moschettieri mi procurano qualcuno con tanta prudenza che nella Gabbia passo ancora per una ‘seria’. Una che non scopa per soldi o per divertimento. Mi faccio quasi senso, mi sembra di essere una ladra.

Biagio, dopo le medie continua a studiare. La sera però dorme nel bugigattolo di una officina, una specie di guardia notturna. Mi apre per la solita ragione, da solo o con uno od entrambe degli altri. Qualche volta per un passaggio con uno che paga…non sono diversa dalle altre troie della Gabbia, solo più guardinga.
Quella sera però ero andata a scuola rimanendoci fino alla fine. Adesso ero seduta su uno scatolone a poca distanza da l’ ingresso della gabbia, chiuso, maledizione.
Aspettavo che qualche uomo arrivasse e come al solito sfondasse il cancelletto quando sento chiasso, gente che corre, fischietti. Da l’ angolo vedo arrivare di corsa una donna che correva come una lepre con le scarpe in mano. Anche lei mi vede e mi raggiunge. Fammi entrare nascondimi, la pula…avevo pure io capito. Rumori di sirena, fischietti…una retata di puttane. Cazzi suoi…ma…forse anche miei. La faccio nascondere nello scatolone appena in tempo, dirotto gli inseguitori verso destra ma uno, sfiatato, si ferma a fare domande. Si quieta vedendo i libri e il tesserino.

Roba pesante figliola, droga…torna a casa.
Sono a casa. La ragazza si chiama Irma. Dorme con me. Facciamo amicizia. Conosce anche l’ altra mia amica, quella che mi ha fatto iscrivere ai corsi di recupero. Passa il tempo, penso che i miei tre chierichetti prima o poi non si accontenteranno…faranno sul serio, vorranno anche il resto. Ma io cosa voglio? Mi sto aggrappando ad un sogno, un idolo, la mia verginità.

Nasconditi,cresci, resta vergine. Lidia ed Irma si conoscono bene. La prima ormai batte alla grande, ha un pappa, lo stesso di sua madre. Irma invece di pappa non vorrebbe saperne.

…poi però ti innamori e dopo ‘la luna di miele’ ti ritrovi a farti ‘gonfiare’ se non trovi abbastanza clienti, se non porti a casa i soldi che lui usa poi per giocare a carte e fottere altre donne. Lo ho visto capitare troppe volte. Parole profetiche oppure sentiva di essere sul punto di cascarci, cosa capitata poco dopo.

Io sono in pratica sola. Nonna è ancora viva ma neppure posso andarla a trovare. Il professore mi ha avvertita di girare alla larga, pericoloso per me, per nonna e suppongo per lui. Per nonna che io vada cambia poco. Ormai è agli sgoccioli e sempre sotto sedativi. Mancano pochi giorni al mio compleanno. 17 anni.

Nasconditi mi dicono, son venuti i servizi sociali ma con i vigili. Torneranno con un fabbro…

Sono nascosta in un abbaino. Pensavo di trascorrere tranquilla questi Ultimi giorni ma hanno occupato giorni fa il palazzo. Gli inquilini erano tutti abusivi, anche questi sono abusivi ma anche delinquenti. Chi non pagava per restare doveva fare immediatamente fagotto. Chi non pagava e non se ne andava veniva pestato, le donne…

Il 10 marzo 1975 è domani e domani diventerà valida la legge che dice che si è maggiorenni a 18 anni. Ore, poche ore soltanto. Ore rispetto ad un anno intero che mi nascondo.

E’ stata Irma a nascondermi per prima. Anche lei aveva i suoi problemi mi ha presa però in casa per il tempo necessario, un paio di settimane, per organizzare il mio gioco di nascondino con i servizi sociali. Ce l’ avevano a morte con me. Un anno a cambiar casa ogni settimana quando non era quasi tutti i giorni. Chi mi prendeva in casa correva il rischio di essere messo dentro per sottrazione di minore, induzione alla prostituzione e chissà che altro,secondo la fantasia della polizia.

Sono stata ospite di puttane lesbiche. Di uomini finocchi, i miei preferiti, di trans e di tutto il mondo che ruota attorno al sesso, purché non avessero attorno sfruttatori e magnaccia, ed ho vinto io. Da qualche ora, da mezzanotte sono maggiorenne e non mi hanno rotta la figa. In questo anno ho dato il culo, ho fatto seghe e pompini, ho leccato fighe ma sono vergine. Ne valeva la pena? Non lo so. Sono anche diventata una massaia migliore, una discreta cuoca ed una bambinaia perlomeno paziente e volonterosa. Dimenticavo, ho superato con ottimi voti gli esami di terza media. Il Comune non fa ricerche in quel posto.

Scendo i tre piani. L’ ingresso è però presidiato da un paio di quei maledetti…ci passo decisa in mezzo e sono fuori. Una Pattuglia di Carabinieri li induce a miti consigli, giro l’ angolo…
Di soldi ne ho pochi, non importa. Arrivo a casa di Lidia, Irma non può.
Mi fa arrivare però la mia valigia. Anche qui non posso stare, oggi pomeriggio può arrivare il suo pappa. Fuori dalla vasca da bagno e mi vesto. Un caffellatte che sognavo da tempo e mi accorgo che le mie amiche hanno pensato a me. Qualche vestito, della biancheria, due paia di scarpe…

Giorgina ha sposato un buon pasticcere, hanno un negozio in periferia che però è diventato, sta almeno diventando il bar elegante del posto.

E’ la mia giornata. Seduti al tavolo c’ è una coppia. Lui lo conosco di vista, ha dieci anni più di me, fa l’ avvocato. Lei è maestra. Sa cosa sia la Gabbia e quando esprime i suoi dubbi, dico orgogliosa di avere non la sola licenza elementare ma che ho anche superato l’ esame di terza media. Quanto alla moralità, mi porti dal suo ginecologo le sussurro.
Assunta in prova.

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