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Racconti Erotici Etero

Un venditore particolare

By 13 Aprile 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Dago lo odiava quel lavoro. Ma in certi momenti qualunque lavoro era meglio di niente. Ma fare praticamente il piazzista era una cosa che non sopportava. Lo passavano a prendere da casa alle 5 e lo portavano ogni giorno in una città diversa. Gli appioppavano la sua valigetta carica di cataloghi e campionari di cancelleria e con il suo bel tabulato di nominativi da visitare. Porta dopo porta passava la sua giornata. Si &egrave vero che vendeva spesso, ma quanto freddo, e quanto tempo che perdeva cercando vie che non conosceva.
Il suo sogno era diventare uno scrittore. Ci provava da tempo e da poco aveva scoperto di avere una abilità particolare nello scrivere storie erotiche. Ci aveva provato sempre più gusto nello scriverle e anche nel farle leggere. Le donne a cui le aveva fatte leggere le avevano trovate molto eccitanti. E lui ne aveva raccolto i frutti. Certo un’altra cosa era trovare un editore disposto a pubblicarle.
Almeno oggi era dalle parti di Venezia. La cittadina era carina, non troppo grande e la gente cordiale. Aveva fatto 2 nuovi clienti, e 2 ordini rilevanti. Diciamo che la giornata era stata portata a casa. Si era quasi fatto mezzogiorno, ancora una visita e poi per oggi si era guadagnato una pranzo decente. Sarebbe andato in qualche trattoria, un bel primo, un secondo, magari di pesce e un po’ di buon vino. Magari seduto vicino a una vetrata da cui poter vedere passare qualche bella ragazza. Magari servito da qualche bella cameriera. Magari con cui passarci anche il pomeriggio. ‘Alberto piantala di sognare si disse!’ La cosa più urgente era trovare sta cavolo di via Mameli, poi avrebbe pensato al pranzo e a quello che avrebbe fatto nel pomeriggio, visto che volendo oggi poteva prendersela anche comoda.
Odiava chiedere le informazioni, ma oggi non aveva voglia di perdere tempo. SI guardò intorno per vedere a chi poteva chiedere, e fu cosi che la vide uscire di corsa dal negozio di frutta e verdura ed attraversare la strada.
Il cappotto scuro aperto le svolazzava dietro, lasciando vedere come era vestita sotto. Portava una gonna leggera a pieghette, dalla quale spuntavano due bellissime gambe. La mezza corsa che stava facendo per raggiungere la macchina fece sollevare leggermente la gonna mostrando il bordo delle calze, un bordo che hanno solo le calze autoreggenti o da reggicalze. Il maglioncino aderente con la zip metteva in risalto il suo florido seno.
Alberto rimase pietrificato alla visione di quella splendida creatura. Fermo sul marciapiede con la sua valigetta in mano, la bocca leggermente aperta, la seguiva con lo sguardo. Sembrava uno dei personaggi delle sue storie.
Improvvisamente sembrava che la donna puntasse verso di lui, ma all’ultimo momento cambiò direzione andando verso la portiera del guidatore della macchina che era posteggiata proprio al suo fianco. Passando tra le due macchine però qualcosa le si impiglia nel paraurti di una delle due macchine. La donna improvvisamente si bloccò e come se non ci fosse nessuno alza la gonna per controllare il danno. A questo non c’erano più dubbi. Portava il reggicalze. Improvvisamente i loro sguardi si incrociarono, mentre la donna aveva ancora la gonna leggermente alzata. Alberto non sapeva cosa dire si sentiva imbarazzato. Lei con aria di sfida gli disse ‘Beh non hai di meglio da fare che guardarmi?’
Lei non mostrava il minimo imbarazzo, tranne un po’ di rossore sul viso. I suoi occhi verdi lampeggiavano. ‘Io volevo solo chiedere un’informazione ‘ ma credo di non aver meglio da fare in questo momento che guardare una bella donna.’
Non si aspettava una risposta cosi sincera. E quel sorriso malizioso leggermente storto che aveva sul viso gli ispirava stranamente fiducia. Si accorse improvvisamente di essere ancora con la gonna alzata, si ricompose chiudendosi anche il cappotto con un ritorno alla sua naturale timidezza, e portandosi di fronte a lui gli chiese ‘Bene quale era l’informazione di cui avevi bisogno?’ Rimasero per qualche istante a guardarsi dritto negli occhi. Il suo lavoro lo aveva abituato a reagire tempestivamente agli imprevisti, e lei era uno splendido imprevisto. ‘Devo andare in via Mameli, volevo solo sapere come arrivarci da qui!’ Lei continuava a fissarlo. Cera qualcosa nel suo viso, nei suoi occhi che le dava una strana sensazione. Una sensazione piacevole. ‘Dove hai la macchina?’ ‘A Milano!’ fu la sua risposta immediata. Scoppiarono a ridere. ‘E’ un po’ scomodo arrivare da qui in via Mameli a piedi!’ Alberto rimase zitto aspettando le indicazioni per arrivarci. Lei velocemente pesava cosa fare. La curiosità ebbe il sopravvento. ‘Visto che dovrei farmi perdonare per come ti ho trattato, se vuoi ti accompagno io in macchina.’

‘Non so se mi dovrei fidare di una bella donna come lei ‘ ‘
‘Senti non fare lo scemo, lo vuoi un passaggio o no?’
‘Ok ok, volevo solo scherzare, accetto volentieri il passaggio, cosi mi scaldo un po”
Sfilò dalla tasca le chiavi della macchina e apri la portiera vicino a lui. ‘Sali’ disse semplicemente. Alberto si accomodo in macchina girandosi verso il lato guidatore per vederla salire istintivamente.
Lei sfilò il cappotto buttandolo sul sedile posteriore e nel gesto per salire in macchina la gonna risalì ancora lungo la sua gamba scoprendo nuovamente il reggicalze.
‘Guarda che rischi di essere catapultato fuori dalla macchina se insisti a sbirciare sotto la mia gonna!’ le disse con un sorriso malizioso. Alberto arrossì guardando di scatto verso davanti. Solo lei sapeva di averlo fatto di proposito questa volta.
‘Posso almeno presentarmi ‘ le disse tenendo lo sguardo fisso in avanti ‘ mi chiamo Alberto’ girandosi nuovamente verso di lei e offrendole la mano.
‘Paola ‘ piacere’ rispose stringendogli la mano. La stretta era sicura, ne molle ne stritolante. E la sua mano era calda. Una scossa le risalì lungo il braccio. Si scoprì a pensare che effetto avrebbero fatto quelle mani a contatto con la sua pelle. Stava forse diventando pazza? SI guardò di sfuggita nello specchietto retrovisore e accese la macchina. Con la coda dell’occhio vedeva che continuava a guardarla. La cosa le dava fastidio e piacere nello stesso tempo. Beh più piacere che fastidio. I brividi continuavano sul suo corpo. Si era vero, erano oramai tre mesi che non faceva sesso, da quando si era lasciata con Lorenzo, ma non credeva che il sesso fosse mai stato così importante per lei. Le era sempre piaciuto, ma non così importante. Lorenzo era un valido amatore, la aveva sempre resa felice, cosi almeno pensava. Lei le era sempre stata fedele. Lui no. Lo aveva lasciato proprio per questo motivo. Lo aveva scoperto a letto con più donne. Ma dopo che si erano lasciati nelle lunghe notti solitarie si era scoperta a pensare che lui la tradiva perché lei non era capace di darle quello che gli davano le altre. Allora aveva preso la decisione di provare con qualcun altro. Ma con chi. Doveva essere un perfetto sconosciuto che sarebbe scomparso subito dopo. Facile a dirsi, ma non viveva in una metropoli. Li si conoscevano quasi tutti. Ora il destino le portava li quell’uomo. Non era neanche brutto. Era spiritoso. Avrà circa 35 anni pensò.
‘Cosa devi andare a fare in via Mameli?’

‘Sono un venditore e la mia azienda mi ha segnalato una ditta da andare a contattare. Vendo materiale di cancelleria ‘ a proposito ‘ aggiunse aprendo la valigetta che teneva tra le gambe ‘ visto il disturbo che ti sto dando, vorrei farti un omaggio se permetti’ ed estrasse una oggetto con una forma particolare dalla valigetta.
Paola guardò l’oggetto con aria confusa. ‘Ma non hai detto che vendevi cancelleria ?’
‘Si lo so ‘ disse ridendo ‘ ha una forma particolare ma &egrave una penna. Non mi chiedere chi l’ha scelto come materiale promozionale della nostra azienda ‘ effettivamente sembra un vibratore.’ Scoppiarono a ridere entrambi.
Paola prese in mano la penna ‘Effettivamente &egrave la prima cosa che ho pensato’ tenere quello strano oggetto tra le mani stimolò maggiormente la sua fantasia e senti il suo sesso inumidirsi. Erano giorni che si sentiva carica, che desiderava godere, ma le sembrava di tornare ragazzina masturbandosi.
Pazza, si forse era pazza ma quello poteva essere l’uomo giusto per mettersi alla prova, e l’idea di conoscerlo biblicamente, carnalmente, la eccitava. Ma come fare? Non aveva mai abbordato un uomo.
Lentamente intanto si avvicinavano a via Mameli. E lei non aveva ancora trovato una soluzione. Lui continuava a parlare, ma faceva solo finta di ascoltarlo, continuava a pensare. Improvvisamente ecco la soluzione. Aveva detto che dopo doveva cercare una trattoria per mangiare. Se lei fosse andata con lui a mangiare forse avendo più tempo a disposizione avrebbe trovato il coraggio e il modo.
Ma erano già arrivati davanti all’indirizzo dove lui doveva andare, lui la stava salutando, ringraziando, stava scendendo dalla macchina, e lei non trovava le parole, la forza di parlare.
Lo guardò allontanarsi, anche il suo modo di camminare aveva qualcosa di particolare. Continuava a darsi della scema per non essere riuscita a parlare, mentre lo guardava schiacciare il citofono. Lei era rimasta ferma con la macchina accesa, continuava a guardarlo. Lui si giro verso di lei facendo il cenno con la mano che non rispondeva nessuno. Dopo aver suonato un’altra volta, torno verso di lei alla macchina. Paola fece scendere il vetro.
‘Non risponde nessuno, avresti voglia di venire a mangiare un boccone con me? Odio mangiare da solo!’

Non ci poteva credere. Lui aveva risolto tutto. ‘Visto che devi farti perdonare ‘ e che non ho nulla da fare ‘ accetterei ‘ ma scelgo io dove.’ Doveva andare in un posto dove non era conosciuta.
Puntando fuori città non fu difficile trovare il posto adatto. Il pranzo fu molto piacevole. Alberto era un buon parlatore. Paola era stata quasi sempre ad ascoltare, ad inebriarsi del suono della sua voce.
All’inizio del pranzo le aveva spiegato il motivo per cui era rimasto imbambolato a guardarla. ‘Sai sto provando a fare lo scrittore, mi vergogno un po’ a dirlo, scrivo storie erotiche. Sto scrivendo una novella nel cui uno dei personaggi fa proprio quello che hai fatto tu oggi. Con la sola differenza che lo fa per circuire un uomo di cui si &egrave invaghita’
Paola aveva sentito il sangue affluirle in viso. Aveva cercato di controbattere ‘Non penserai una cosa così di me?’ ma tra le gambe sapeva che stava mentendo.
Riuscì a farlo parlare delle sue storie, di come faceva a scrivere certe cose, di come le descriveva. Sentirlo raccontare alcuni pezzi dei suoi racconti aumento ancora di più la sua eccitazione.
‘Se vuoi ho nella valigetta il mio blocco. Potrei leggerti un pezzo di una storia se ti fa piacere.’
‘SI dai sono curiosa. Mentre vai a prenderlo ne approfitto per andare in bagno.’
Paola si sedette sul water. Mentre faceva pipì si mise a parlare con la sua vongolina, adorava chiamarla così. ‘Mi raccomando, ho bisogno del tuo aiuto dopo.’ Finito si sfilò il tanga e lo infilo nella borsetta. Si rinfresco il viso per cercare di nascondere quello che provava.
Quello che scriveva, no, come descriveva Alberto il sesso era qualcosa di molto eccitante. Pensava che solo un uomo poteva eccitarsi leggendo quelle cose. Le donne sono superiori aveva sempre pensato. Ma mentre lui leggeva sentiva i sui seni gonfiarsi e i capezzoli che si inturgidivano. Il suo sesso si era gonfiato e lo sentiva lacrimare di piacere. Se chiudeva gli occhi mentre lui leggeva sentiva sul suo corpo quello che lui stava raccontando. Facendo finta di nulla aveva lasciato scivolare una mano sotto il tavolo e si era accarezzata il sesso. Quando ebbe la sensazione che lui se ne fosse accorto aveva smesso. Per fortuna era solo un passo di una storia.

Gli fece i complimenti, senza nascondergli che era molto coinvolgente il modo in cui scriveva. Lo aveva incitato a insistere, non che fosse un’esperta ma secondo lei aveva le potenzialità per diventare uno scrittore.
Mentre bevevano il caff&egrave si ritrovò a pensare cosa poteva dopo. Non poteva portarselo a casa. Con quale scusa. C’era solo una soluzione. Bisognava solo avere il coraggio di metterla in pratica.
Tornati in macchina Paola non apri bocca. Lascio che lui continuasse a parlare. Gli riusciva così bene. Lei era intenta a controllare la strada a cercare qualcosa che aveva visto all’andata. Eccolo. Improvvisamente rallento e prese un sentiero che si infilava nel boschetto che costeggiava la statale.
Alberto improvvisamente si zittì. La macchina si fermò in uno spiazzo riparato poco all’interno della strada. La natura li rendeva invisibili all’esterno.
Paola si girò verso di lui. Non sapeva cosa dire, non sapeva come fare.
‘Mi leggi un altro pezzo dei tuo racconti?’
Alberto non si aspettava questa richiesta. Ma il tono di voce e lo sguardo con cui lei glielo aveva chiesto erano irresistibili. Il bloc notes era ancora tra le sue mani. Sfogliò alcune pagine e iniziò a leggere. Ogni tanto alzava lo sguardo e la guardava. Qualcosa in lei lo rendeva nervoso.
Vide Paola che prendeva in mano la penna ambigua e iniziava giocarci con le dita.
Poi la mano di lei fece salire piano la gonna. ‘Paola sei pazza ‘ ma non ti fermare non ora.’ pensò. Ora il sesso di lei era in bella vista. Alberto vedendo che non portava le mutande smise di leggere sentendo improvvisamente la gola secca. Il suo membro già stimolato dalla lettura era ora completamente eretto. ‘Ti prego non smettere di leggere’ le sentì dire. Non riusciva a guardarla in faccia, continuava ad avere lo sguardo fisso sulla sua fica. Si vedevano goccioline bagnare le labbra.

Riprese a leggere, molto più lentamente, continuando a spostare lo sguardo dal bloc-notes a lei. Vedeva la mano di Paola accarezzare il sesso, le dita che aprivano le labbra, sfioravano e giocavano con il clitoride. Poi la vide avvicinare la penna-fallo alla fica, e spingerla lentamente dentro. Oramai non leggeva più. Continuava a raccontare andando un po’ a memoria un po’ lasciando correre la fantasia. Paola era abbandonata contro lo schienale, il pube spinto leggermente in avanti, la mano che muoveva il fallo artificiale dentro e fuori. Con l’altra abbasso la zip del maglione e incominciò ad accarezzarsi un seno, facendolo uscire dal reggipetto prese i capezzoli tra le dita.
No, non poteva continuare cosi, continuando a parlare si avvicino a lei e inizio a leccarle il capezzolo.
‘Finalmente’ pensò Paola, non sapeva più cosa fare per provocarlo, gli appoggio la mano sulla testa tirandolo contro il suo seno.
Alberto lasciò scivolare la sua mano tra le cosce di lei. Appoggio le dita sul clitoride iniziando a massaggiarlo con misurata forza mentre lei continuava a muovere la penna-fallo.
Lo spinse indietro. Nei suoi racconti lei era sempre abile con la bocca, voleva essere all’altezza delle donne dei suoi sogni. Con frenesia gli slacciò i pantaloni. Il suo membro eretto la aspettava. Lo accarezzò timorosa con la mano. Lo leccò delicatamente. Senti una mano di lui sostituirsi alla sua nel muovere il fallo improvvisato. L’altra si appoggiò delicatamente sulla sua testa spingendola verso il suo membro. Paola schiuse le labbra e lo lasciò entrare. Si lasciò guidare da lui per un po’, la spingeva sempre più giù, sentiva che le riempiva la bocca. Allora al culmine dell’eccitazione iniziò a muoversi con maggiore decisione, mentre con la lingua lo stuzzicava nella sua bocca. Sentì le mani di lui spogliarla e lo imitò cercando di abbandonare il suo membro il meno possibile.
‘Odio gli spazi ristretti della macchina!’ sentenzio lui, e scivolò fuori dalla macchina girando dalla sua parte. Le apri la portiera e la trascinò praticamente fuori. Paola inebetita dall’eccitazione si lascio guidare. La appoggiò al cofano della macchina allargandole le gambe.
Quando senti la lingua di lui scivolare tra le sue labbra da dietro il suo corpo si riempì di brividi. Senti un flutto di piacere colarle dal sesso. La sua lingua la esplorò ovunque, dentro e fuori, nella fica e nell’ano. Era bello, dio quanto era bello.
Ma più bello ancora fu sentirlo scivolare dentro di lei. ‘Lasciati andare.’ Le disse lui.
Paola chiuse gli occhi. Ascolto con il corpo lui che la toccava che la penetrava e iniziò a muoverglisi incontro. Si abbandonò con la guancia contro la carrozzeria mentre lui da dietro spingeva sempre più forte. ‘Non smettere ti prego non smettere’ le sfuggi dalle labbra, mentre se le mordeva raggiungendo l’orgasmo.

Alberto rallentò le spinte. Scivolò fuori da lei. La sdraiò prona sul cofano e guardandola negli occhi tornò dentro di lei. ‘Tu sei la donna che vive nelle mie storie, sapevo che oggi era un giorno speciale.’ E ricominciò a spingere con forza dentro di lei. Paola gli si aggrappò con le gambe alla vita, quasi per paura che sfuggisse, e con le braccia lo tirò a se. Le loro bocche si unirono in un lungo bacio di passione e Paola non riuscì a trattenere un secondo orgasmo mentre lui la riempiva con i suoi schizzi bollenti.
Lei non smetteva di tenerlo stretto a se, non smetteva di baciarlo, sulla bocca sul viso. Non aveva mai fatto quello che aveva fatto per lui, e lui l’aveva ripagata facendola godere come non aveva mai goduto prima.
Ma faceva freddo, e il suo cormo iniziò a tremare. ‘Che ne dici di tornare in macchina?’ le propose lui. Silenziosa andò entro dal suo lato, mentre dai vetri lo guardava muoversi nudo per raggiungere l’altro lato della macchina. Il suo membro non completamente moscio le stimolò ulteriori fantasie. Seduti entrambi nella macchina si guardarono leggermente imbarazzati.
Paola parlò per prima. ‘Devo confessarti una cosa’ Non aveva il coraggio di guardarlo in viso. Si vergognava di quello che aveva fatto. Lui continuava a restare in silenzio. ‘Ho fatto apposta ad alzare la gonna e a provocarti.’ Tutto d’un fiato ebbe il coraggio di raccontargli di Lorenzo e del fatto che aveva paura che fosse sua la colpa dei suoi tradimenti.
Lui non disse nulla per qualche secondo. Oltre che un abile oratore era anche un buon ascoltatore. Non aveva mai confessato a nessuno quei pensieri quello che era successo con Lorenzo ma a lui lo aveva detto.
‘Devo confessarti anche io una cosa’ Fu la volta di Paola di restare in silenzio. ‘In via Mameli ho fatto solo finta di suonare il citofono. Non so se c’era o non c’era qualcuno. Speravo di portarti a pranzo. Qualcosa di te mi aveva attratto. Adesso so cosa fosse!’
Entrambi scoppiarono a ridere.
Paola scivolò tra le sue braccia cercando la sua bocca. Un bacio dolce e pieno di passione nello stesso tempo. Ma voleva sapere, doveva avere la risposta ai suoi dubbi prima che lui scomparisse nel nulla.
Gli slacciò la camicia e appoggiando il viso al suo petto gli fece la fatidica domanda. Era più facile senza guardarlo in faccia.

‘Ho bisogno di saperlo Alberto, come &egrave stato? Sono stata brava?’
Lui rise. Paola sentì le lacrime riempirgli gli occhi. ‘Questa, di solito, &egrave una domanda che fanno i maschietti?’ le rispose.
‘Forse nemmeno tu puoi capirmi ‘ sei come Daria” un pianto silenzioso le bagnava il viso e scuoteva il corpo.
Alberto la strinse tra le braccia, accarezzandole il viso, i capelli, baciandola teneramente. Era bellissimo stare tra le sue braccia. Grata di quella dolcezza gli baciò il petto. Si asciugo le lacrime con una mano e quando la lascio ricadere finì sopra il suo membro. Lo sentì sussultare. Contemporaneamente sentì una vocina dentro di lei che la istigava. Lasciò che le sue dita lo accarezzassero. Come per incanto cominciò subito a cambiare forma. Allora lo prese nella mano iniziando a muoverla lentamente. Avvicinò la sua bocca all’orecchio ‘Prendimi, ti prego prendimi ancora, prendimi come ti piace di più!’
Reclinando i due sedili la piccola auto diventò la loro alcova. I due corpi si avvinghiarono in un sessantanove feroce. Le loro bocche, le loro lingue, lavoravano alla ricerca del massimo piacere dell’altro.
Ogni volta che la lingua di Alberto raggiungeva l’ano, Paola pensava quasi terrorizzata ‘Oddio ‘ fa che non abbia in mente quello’ ma ogni volta che lui tornava li lei lo sentiva sempre più piacevole.
Alberto appoggiando le mani sulle sue natiche la spinse verso il suo sesso ‘Portami dentro di te!’ Paola punto i piedi sui sedili alzandosi sopra il cazzo lucido della sua saliva e lo impugno. Senti le dita di lui che le aprivano le labbra. La vista dei due sessi vicini le provocò un fiotto di piacere le cui gocce caddero sulla cappella. Lo puntò e si lascio cadere con forza. Gemettero all’unisono. Aggrappata al volante per aiutarsi si muoveva su e giù seguendo i ritmi del proprio piacere quasi dimentica di lui. Ogni tanto rallentava per riprendere le forze, poi ricominciava a spingere facendo sbattere il proprio sedere contro il pube di Alberto. Le mani di lui correvano lungo il suo corpo, ogni tanto le sentiva sui suoi fianchi che tentavano di guidarla. Poi quando era oramai pronta a godere le senti che la fermarono. Lo senti scivolare fuori da lei e fermarsi proprio dove lei temeva. Stava cercando qualcosa da dire quando senti il glande iniziare a deflorarla. Gli sfuggi un gemito di dolore. ‘Rilassati ‘ &egrave sempre così la prima volta.’ Lo senti uscire e quando rientrò il dolore fu molto meno, e iniziò a sentire il piacere. Quando finalmente fu tutto dentro di lei e inizio a muoversi il piacere era di nuovo alle stelle. ‘Accarezzati ‘ non perderti parte del piacere!’ Nell’oblio del godimento eseguiva i suoi ordini. Incomincia a sgrillettarsi mentre si lasciava guidare dalle sue mani su e giù con sempre maggiore forza. Fu un attimo per lei raggiungere l’orgasmo sotto questi nuovi stimoli.
Lui la sfilò e le prese il viso tra le mani. ‘Devi imparare a gustarti tutti i piaceri del sesso’ e le spinse il viso verso il suo membro.
Paola si sentiva quasi sdoppiata. Il suo corpo che godeva come non mai, e la sua mente, o meglio una parte della sua mente, che la giudicava come una troia, con Lorenzo non avrebbe mai permesso certe cose. Con Lorenzo non aveva mai provato tanto piacere e tanta voglia di fare sesso.

Intanto il cazzo di Alberto era nella sua bocca, la mano sulla testa che la spingeva le aumentava il piacere, soprattutto quando glielo faceva ingoiare tutto e la teneva ferma cosi per qualche istante. Sentiva la sua figa che colava ancora di piacere. ‘Un altro orgasmo no’ pensò. Si accorse che anche lui stava per godere, la sua cappella pulsava. Fece per toglierselo di bocca come sempre ma la sua mano la bloccò proprio mentre lui stava per venire. Il primo schizzo le riempì la bocca, poi le venne sul viso. ‘Proprio come una troia’ pensò la parte dissociata della sua mente sempre più lontana, ma il piacere fu tale che lasciò scivolare la propria mano tra le gambe mentre aveva ricominciato a succhiarlo alla ricerca delle ultime gocce di quel nettare prelibato.
Alberto si accorse di quello che si stava facendo e raggiunse la sua figa per leccargliela, Paola allargò le sue gambe per concedergli tutto il suo orgasmo senza abbandonare con la bocca il suo membro.

Finalmente era una persona sola. La parte dissociata della sua mente si era arresa. No, non era una troia. Aveva scoperto finalmente le gioie del sesso.
Ora doveva solo trovare il modo di non lasciare che lui scomparisse.
Probabilmente invitandolo a casa per cena avrebbero potuto trovare assieme il modo di risolvere il tutto.

Alberto era sfinito, con la testa ancora vicino al sesso di Paola, le narici inebriate dal profumo del suo sesso. Non aveva mai incontrato una donna cosi. Il suo cervello frullava pieno di ispirazioni per le sue storie. Poteva essere la musa che cercava da sempre. Non poteva lasciarla scappare. Probabilmente se fosse riuscito a invitarla a cena avrebbero avuto più tempo per parlarne.

Fuori era lentamente calato il buio e iniziava a fare freddo in macchina. I loro sguardi si incrociarono. ‘E’ stato bellissimo ‘ unico’ dissero quasi contemporaneamente. Paola mise un dito sulla bocca di Alberto, un po’ per zittirlo, un po’ per seguirne la forma.

‘Vestiamoci, voglio che vieni a casa mia, &egrave un invito che non accetta rifiuti! Abbiamo tante cose di cui parlare.’

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