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UNA MOGLIE FEDELE

By 25 Novembre 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

 

 

Un tenero bacio si stampò sulle mie labbra, accompagnato dalla frase “ciao cara non mi aspettare per pranzo, ne ho per tutta la giornata ”e con un dolce sorriso di un uomo innamorato che va a lavoro, consapevole di rivedermi solo al termine di una lunga giornata, saluta beandosi di quel sorriso  accattivante che sta ricambiando la sua bella mogliettina.

Quando l’uscio di casa stava per chiudersi quel sorriso diventò una smorfia quasi patetica, di una bella signora di 34 anni, alta 175 cm, con i capelli lunghi di color castani chiari, un seno prosperoso, non molto grande, praticamente una terza, un sedere pieno, forse più del necessario, ma che non passava inosservato e a quanto pare piaceva molto al mondo maschile, che si soffermava a guardalo più del necessario, maschi eccitati che fantasticavano chissà quali avventure proibite, immaginando sicuramente la mia micetta, che in questo periodo ritornava ad essere folta dopo il drastico taglio avvenuto durante l’estate …. (dimenticavo il mio nome è Anna).

La mia vita era stata tutto sommato molto fortunata, felice nella mia famiglia di origine e ancor di più con mio marito Pino (Giuseppe, così lo chiamo io e i suoi amici), proveniente dal ceto alto borghese e molto ricco, (non specifico il suo lavoro) che ha fatto di me la sua regina coccolandomi come tale e a cui io ho donato me stessa, e la mia verginità, non voglio nascondere che all’inizio del nostro rapporto era presente sicuramente un forte interesse, ma man mano con i suoi modi educati e gentili ho imparato a volergli bene e a rispettarlo, anche lui ossessivamente mi ha rispettata, anche troppo, tanto che ha colto la mia verginità solo la prima notte del matrimonio.

Sembra quasi una storia di altri tempi, all’antica, considerando che per tutto il nostro fidanzamento e poi il matrimonio sono restata UNA MOGLIE FEDELE al suo uomo. Tutto procedeva bene ma cera un neo un piccolo neo, non riuscivo a raggiungere l’orgasmo quando mi penetrava, così come succedeva alle  mie amiche, ed ebbi il coraggio di dargli anche il mio posteriore nella speranza di poter godere, così come decantavano quelle oche starnazzanti, ma lui non volle, diceva che era contro natura, comunque per riuscire a godere si prodigava con le mani acquistando una padronanza sempre più raffinata, anche se  volevo provare il contatto con la sua morbida lingua, ma anche questo era contro natura, diceva che ogni parte del corpo umano aveva uno scopo e lo scopo della bocca non era stimolare la mia femminilità.   Il nostro matrimonio prosegue da sei anni, e anche se non abbiamo adoperato nessun mezzo anticoncezionale non abbiamo figli, e per ora non ci siamo posti delle preoccupazioni o delle problematiche, quindi quando abbiamo voglia e soprattutto tempo di evadere non ci facciamo mancare nulla.

Quest’anno poiché Pino era particolarmente impegnato a risolvere alcuni problemi riguardanti il suo lavoro, non potevamo allontanarci molto per le vacanze, così decidemmo di trascorrere le nostre vacanze sulla costiera del Conero.

Una vacanza che si presentava normale o misera, per due come noi, abituati a posti esotici e rinomati o se avevamo degli impedimenti ripiegavamo con un periodo di relax  in Costa Azzurra. Partimmo di buon mattino per percorrere i circa 500 chilometri di strada e così prendemmo possesso della nostra stanza in un albergo a quattro stelle pronti a passare quelle due …….. misere ….….. settimane di ferie……..

 

 

 

Il viaggio fu affrontato con estrema tranquillità,  mai mio marito lo avrebbe percorso in modo più grintoso, confermando la sua indole di invertebrato, rispettoso delle regole e fissato per le programmazioni, anche se la nostra auto, un’Audi permetteva molto di più,  arrivammo in albergo praticamente all’orario di pranzo, in compenso non avevamo sofferto il caldo e durante le ore più calde ci aveva pensato il condizionatore, sapendo come sarebbe stato affrontato il viaggio,  avevo indossato un cortissimo pantalone bianco abbastanza largo, che se respiravo, metteva in mostra la fine delle mie gambe e l’inizio dei miei glutei, che non venivano certamente coperti dal perizoma semitrasparente, anch’esso bianco,  lo avevo indossato più per una forma di pudore che per una reale necessità, mentre la parte superiore era coperta da una canotta rossa abbondantemente scollata che metteva in mostra  parte  del mio seno, completamente libero da ogni altro indumento e buona parte del solco che li separa, con questo abbigliamento ci presentammo alla reception.

Mentre eseguivamo il disbrigo delle pratiche di registrazione e la consegna della chiave della stanza, percepii insistentemente due occhi indagatori che mi scrutavano e istintivamente, come se già sapessi chi stava osservandomi, mi girai incrociando quello sguardo che sfacciatamente continuava a scandagliare il mio corpo, vistosi scoperto non cercò di evitarmi  ma accenno un lievissimo sorriso con un movimento impercettibile con il capo, in omaggio alla mia persona, io da donna borghese lo snobbai completamente rigirandomi con un espressione di completa indifferenza,  praticamente quasi infastidita e mi avviai verso l’ascensore per prendere possesso della nostra stanza.

Anche se questa rappresentava una vacanza di serie “B” comunque ero di buon umore, perché tutto sommato stavo per iniziare un periodo di completo relax ed essendo nel mio periodo di massima recettività, ero anche particolarmente eccitata, per cui guadagnai subito il bagno, ove mi rinfrescai.

Nei giorni precedenti avevo rinnovato il mio guardaroba relativo al mio soggiorno  marino, mio marito non voleva che comprassi il bikini o se proprio dovevo mi aveva consigliato quei modelli dove la mutandina era particolarmente coprente, io avevo comperato dei modelli molto più succinti, per far accettare  questo abbigliamento, avevo comperato un costume ad un solo pezzo ma molto sgambato, che metteva in mostra il mio sedere e  le mie lunghe gambe. Per evitare che si vedessero i miei peletti biondi li avevo rasati lasciando una strisciolina centrale e adesso volevo farmi vedere da lui facendogli una sorpresa, volevo eccitarlo mostrandogli  questa novità.

Uscii dal bagno solo con il perizoma che, essendo semi trasparente, metteva in mostra il mio monte di venere, andai verso di lui come una  gattina in calore e incominciai a fare le fusa, strusciandomi  e toccandogli prima il petto e poi scendendo pian piano fin sopra il suo inguine sfiorando la patta. Sentii appena la presenza del suo sesso molle e per niente eccitato …… “maaaa….. cosa fai cara …. vestiti dobbiamo pranzare” e io “ho voglia di te caro ……. facciamo all’amore, non ti eccita la mia micina …… così pettinata ……” intanto  infilavo la mano nell’elastico e riuscii a raggiungere il suo sesso miseramente molle, iniziai a muovere la mano in un accenno di masturbazione, muovendo la pelle del suo pene flaccido stimolando  il suo glande  …… “dai caro ho voglia di te sono eccitata” cercavo di eccitare il suo sesso sperando che desse segni di vita e incominciai a baciarlo facendo passare la mia lingua sulle sue labbra, mi scostò un pò e quasi remissivo mi disse ….. “ok …. Ma che bisogno avevi di taglia i peli del pube……??? Comunque  ti faccio giungere all’orgasmo velocemente con le mie mani … così poi scendiamo a pranzare”.

Ero delusa dalla sua risposta mi aspettavo qualcosa di più, almeno più entusiasmo, ma intanto le sue mani avevano raggiunto la mia intimità, la trovò umida e i suoi polpastrelli incominciarono a stimolare l’ingresso della mia vagina giungendo presto al clitoride,  muoveva i suoi polpastrelli come su di una tastiera preziosa d’avorio stimolando in me le corde del desiderio facendole vibrare in una sinfonia erotica, il piacere scaturito da quel piccolo punto si espandeva per  raggiungere il cervello  scaricandosi poi su tutto il mio essere.

Il mio corpo reclamava qualcosa di più, voleva più partecipazione, voleva che contemporaneamente mi baciasse i capezzoli, me li succhiasse e delicatamente me li mordesse,  desideravo che mi prendesse da dietro riempiendomi la mia vagina e con le mani mi stimolasse sia il seno che la parte superiore della mia patatina, ma lui rimaneva floscio, non fece nulla di tutto questo e io potei solo immaginarlo.

Mentre venivo stimolata i miei pensieri vagarono in situazioni erotiche piene di stimolazioni multiple dove le sue mani diventavano cento mani sul mio corpo e la sua bocca mi baciava da tutte le parti, di essere distesa sul letto completamente sua pronta ad offrire tutta me stessa invece continuava a farmi restare in piedi. Questo vagare nelle profondità del mio eros sortirono il loro effetto … esplose un orgasmo liberatorio che avrebbe appagato momentaneamente la mia voglia  ……. “hooooo… siiiiiiii…….. continua vengoooooo“ mi attaccai a lui alla sua bocca per non gridare, ma non riuscii a trattenere  un lungo rantolo di piacere sofferto.

Constatato il mio orgasmo subito si staccò esortandomi a vestirmi per raggiungere la sala pranzo.

Varcammo l’ingresso della sala pranzo con lo stesso abbigliamento con cui eravamo giunti, subito il mio sguardo individuò colui che sfacciatamente mi aveva scrutata poco prima, ci guardammo intensamente fissandoci negli occhi, sfidandoci a chi per prima distoglieva il proprio sguardo, da come mi fissava avevo l’impressione che riusciva a capire il mio stato post orgasmo.

Mentre mi fissava, fece un brusco movimento con il braccio, facendolo sparire sotto il tavolo,  il coltello cadde  sul pavimento, attratto da quel rumore distolse il suo sguardo per vedere dove era finito l’oggetto, si chinò lo raccolse e ne approfittò per far scivolare il suo sguardo sul mio corpo  principalmente sulle gambe e sul mio basso ventre per poi continuare, soffermandosi sulla scollatura della mia canotta, io seguivo il suo scrutare avendo l’impressione che con una mano si toccasse la patta, era una sensazione, non potevo vederlo poiché era coperto dalla tovaglia, ma in cuor mio  ci potevo scommettere e sapevo che avrei vinto, ritornai a guardarlo in volto e notai che tra le sue labbra si intravvedeva la sua lingua.

Mossi il mio capo in un leggerissimo gesto di negazione gli voltai le spalle, anche se gli stavo mostrando il mio fondoschiena,  guadagnai il mio posto a tavola dandogli le spalle in modo che uscisse dalla mia visuale, non riuscivo a comprendere come si potesse essere così sfrontati verso una signora accompagnata dal proprio marito.

Iniziai a pranzare distrattamente poiché in me aleggiava un lievissimo senso di turbamento.

 

 

Dal pomeriggio iniziò ufficialmente la vacanza, ci recammo in  spiaggia, prendendo possesso del posto  assegnatoci, chiaramente davanti al bagnasciuga, venne anche mio marito, per vedere la novità del posto, già sapevo che lui avrebbe frequentato poco la spiaggia e se fosse successo avrebbe preferito o le ore del mattino presto o quelle del tardo pomeriggio, preferiva il suo inseparabile computer, internet e skype  per restare in contatto con i suoi amici o giocare a carte con i nuovi amici del posto. Scrutai bene la zona mi piaceva e venivano  soddisfatte  le mie aspettative, mi aspettavo di trovare quell’uomo che con tanta insistenza mi aveva scrutata, e con mio profondo compiacimento non vi era neppure l’ombra. Ci beammo di quel posto fino a poco prima di cena, poi una doccia ristoratrice, la cena e poi stanchi a letto.

Il giorno successivo, sabato,  iniziai il mio soggiorno passandolo principalmente sola a mare, mio marito faceva una passeggiata al mattino presto, mentre io volevo godermi sia il sole che il mare. La domenica passò in modo analogo senza nulla di rilevante.

Il lunedì  iniziò esattamente allo stesso modo degli altri giorni, solo che nelle ore più calde costatai di essere particolarmente accaldata, mi toccai con le dita su una gamba facendo una leggera pressione e notai che rimanevano impresse l’impronta dei polpastrelli su una pelle leggermente arrossata, avevo esagerato, stavo scottandomi, d’altronde succedeva tutti gli anni, la voglia di mare e di sole dopo un anno di assenza. Dovevo andare via, per evitare una scottatura disastrosa che avrebbe pregiudicato la vacanza stessa e così feci, raccolsi  le mie cose e mi incamminai verso l’albergo.

Passando tra i lettini posizionati sulla spiaggia tutti allineati tra di loro, notai, su uno dell’ultima fila, sdraiato e addormentato con la testa leggermente inclinata verso sinistra e con il braccio destro piegato sopra di essa, quel ragazzo che così attentamente mi aveva scrutata nella sala da pranzo. Mi soffermai a guardarlo, in quel momento ero la padrona della scena e non dovevo incrociare nessun sguardo, era un ragazzo moro ben curato senza barba ne baffi, la sua altezza poteva essere circa 1,85 m, poco villoso anzi aveva il petto completamente glabro, aveva solo una peluria che iniziava dall’ombelico e continuava sotto il costume da bagno,  con un corpo leggermente palestrato, sicuramente mio coetaneo come età, era chiaramente nudo e indossava un costume nero a forma di pantaloncino estremamente elasticizzato, poi proseguivano due lunghe gambe che terminavano su due piedi ben curati anche nel taglio delle unghie. Il mio sguardo ritornò istintivamente a quel costume nero e in particolare al suo inguine, il pantaloncino elasticizzato aderiva perfettamente alle sue forme e alle sue fattezze, come i leggings che adoperiamo noi donne durante i periodi freddi, mostrando  la forma del suo sesso molle in tutta la sua forma. Rimasi colpita dal fatto che aveva una certa grossezza che si delineava bene e considerando  che fosse a riposo era di gran lunga più grande dell’unico che conoscevo, cioè quello di mio marito, quando era eccitato, era disteso verso il suo lato destro, si intravedeva il glande, tutta la sua lunghezza che terminava su un rigonfiamento bello pieno che dovevano essere i suoi testicoli. Mentre ero assorta a guardare le sue parti intime, vidi che si mosse e prontamente scappai via per non farmi sorprendere vicino a lui.

Guadagnai una certa distanza  ripresi il mio passo in direzione dell’albergo ma non potevo credere a ciò che avevo visto, e alla sua sfacciataggine a mettere in mostra la sua dotazione, non mi era mai successo di vedere tramite un tessuto il sesso di un uomo così ben evidente, certo mi era successo con qualche amica quando indossavano i leggings che si intravvedeva la forma della propria sessualità o quella del sedere ed erano costretti a indossare una maglia lunga che li coprivano come una  minigonna.

Nel turbine di quei pensieri giunsi alla conclusione che era solo uno sbruffone che voleva mettersi in mostra con le ragazze esibendo una dotazione che probabilmente non era veritiera ma realizzata sicuramente da quelle prolunghe falliche che si vendono ai sexi-shop.

Il pomeriggio ritornai sulla spiaggia, ma coperta dal prendisole, restai sotto il porticato della struttura che gestiva la spiaggia, mi sedetti vicino la ringhiera a gustarmi la brezza marina.

 

Mentre il mio sguardo malinconicamente vagava sulla spiaggia si fermò sul lettino ove era quel giovane e come se avesse avvertito il mio sguardo  mi fissò elargendomi un sorriso, anch’io istintivamente più per cortesia accennai a quel sorriso, con l’effetto di vederlo alzarsi e avanzare verso di me fermandosi dall’altra parte della ringhiera ……. “buon pomeriggio bella signora ……” risposi al saluto per educazione …. “sono Marco, sono il Deejay della discoteca di questa struttura balneare …” io un po’ scocciata risposi …. “e io sono una signora sposata …..” lui di rimando ….. “ma io non sono geloso …. Vorrei farle un po’  di compagnia, offrirle qualcosa ….” Risposi … “no grazie….” E lui …. “su via signora so chi è lei ….” E io un po’  innervosita risposi … “ a si e sentiamo chi sono …..” lui sicuro di se rispose prontamente … “lei è la signora Anna  moglie dell’Ing. XXXXXXXXX, una coppia ben conosciuta nella nostra provincia, poiché io sono corregionale e abito vicino a XXXX, sono di XXXXX  XXXXXX , sono qui per lavorare durante il periodo estivo….” Aveva centrato in pieno, la sua sicurezza mi infastidiva e gli risposi con tono molto serioso “allora dovresti sapere che gente come noi non frequentano degli sfigati come lei” lui abbassò un po’ la cresta e in tono più remissivo disse ….. “su via Anna, volevo solo essere carino con lei, farle un po’  di compagnia offrendogli qualcosa …..” e io ancora più acida … “con il suo stipendio da morto di fame? vada via e non mi importuni più se no lo dico a mio marito e faccio fare un reclamo al direttore dell’albergo ….e perderà anche quei quatto soldi che è venuto a guadagnare …..” Lui rispose … “va bene non si alteri, spero che faccia una bella vacanza ….”  Non lo degnai di una risposta si allontanò ritornando al suo lettino, mi fissò volutamente e costatato che lo stessi osservando volutamente passò la sua mano sul pantaloncino accarezzandosi più volte il suo sesso in modo lascivo facendo un sorriso beffardo.

Per il resto della  settimana non ebbi più modo di incontrarlo, non frequentai la spiaggia poiché mi ero scottata, ma con immensa gioia di mio marito, facemmo i turisti visitando le bellezze della zona, infatti andammo da Macerata ad Ancona, visitando tutte quei posti di interesse artistico-culturali.

Il sabato seguente ero di nuovo in forma completamente ristabilita e avevo voglia di recuperare quelle giornate di mare che ero stata costretta a saltare, andò tutto liscio e non incontrai nemmeno Marco. Con questo spirito positivo iniziammo la seconda settimana.

Arrivò lunedì e puntualmente ricomparve Marco, e nel momento in cui ci incrociammo mi salutò in modo molto rispettoso, quasi con servilismo, chiaramente in modo ironico e contemporaneamente mise una mano sulla sua patta come a voler riposizionarsi il suo membro, ma sapevo che non era così, mi stava dicendo che mi considerava solo per le sue parti basse, praticamente il suo interesse era finalizzato solo per quello scopo praticamente per lui ero solo un oggetto sessuale,  io nel momento in cui lo incrociavo gli dicevo “……..fanculo……….”.

Ogni volta eravamo vicini cercava sempre di mettermi in soggezione con sguardi, insistenti e sfacciatamente provocatori, e io gli rispondevo con aggettivi adatti al caso … tipo stronzo, sfigato, gente come te non la considero eccc….

Ora lo vedevo spesso e ogni volta mi punzecchiava io puntualmente lo snobbavo  e l’offendevo, in qualche modo questa situazione stava mettendo del pepe al mio soggiorno.

Quella sera, stranamente, mio marito era particolarmente euforico e manifestò la voglia di fare all’amore, accettai ben volentieri, sia perché dall’ultima volta volevo anch’io un rapporto completo e data la sua buona predisposizione mi aspettavo che si impegnasse particolarmente facendomi godere, anche perché poi volevo chiedergli se avrebbe realizzato una mia richiesta.

Andò in bagno a prepararsi, ritornò mostrandosi completamente nudo, strano non lo faceva mai, le premesse erano buone, venne a letto e mi chiese di togliermi la mutandina del costume da bagno, mi venne sopra, nella classica posizione del missionario, e mi penetrò senza alcun preliminare. Incominciò il suo movimento spingendo tutto il suo sesso dentro di me, senza alcun proferire, aumentò il ritmo e dopo tre minuti sentii che si irrigidiva riempiendomi del suo caldo seme, senza che io avessi minimamente avuto nessun godimento.

Si rigirò su se stesso sfilandosi da me e tutto era finito, come al solito aveva svuotato le palline. Quel rapporto sembrava più un atto fisiologico, una routine, che un atto d’amore, l’unica nota positiva, se volevamo chiamarla così, era caratterizzato dal fatto che era venuto abbondantemente, fenomeno più unico che raro, probabilmente scaturito dalla prolungata astinenza.

Sembrava che avesse fatto una maratona di 100 chilometri, gli feci riprendere fiato e dissi: “caro ….. dopodomani sera mi porti a Macerata ….?” E lui …. “ a Macerata???? Ma ci siamo già stati”  e io “ lo so ma quando ci siamo andati ho visto che all’Arena Sferisterio danno l’opera la Carmen …. E tu lo sai che a me l’opera piace tantissimo” e lui con sarcasmo disse” e … tu lo sai che a me fa venire un gran sonno e il voltastomaco, poi per domani, con i miei amici, abbiamo organizzato un’escursione a San Marino e  in serata, una battuta di pesca” io “ma caro sono più importanti i tuoi amici occasionali che tua moglie????” e lui “dai Anna non rompere lo sai che a me non piace molto il mare, il mio divertimento è relazionare con altre persone poi ti ho portata in giro la scorsa settimana, perché alla signora gli è venuta la felice idea di scottarsi …..” e io innervosita “ma che dici ….. adesso vuoi vedere che mi sono scottata apposta per farti un dispetto, per non farti relazionare …..  e comunque  mi era parso che eri molto contento fare il turista …….almeno non negare l’evidenza“ lui di rimando “va bene, però non mi va di portati in giro lo abbiamo già fatto, se tu invece di pensare ad arrostirti da sola come una vedova, faresti anche tu delle amicizie ora non avresti questi grilli per questa cazzo di Carmen” io … “che dici …..”  lui ”che dico … sei sempre da sola, sei scorbutica e allontani tutti, per esempio c’è quel ragazzo delle nostre parti, quel deejay, che mi ha accennato che sei un bel po’ acidina” io ormai arrabbiata “ a…. quello stronzo è venuto a dirti questo? E tu sei più stronzo di lui, ma lo sai che mi squadra tutta e secondo me ci vuole pure provare….”  Lui “si…. si…. a te tutti ti ci vogliono fare, sono in presenza della principessa sul pisello, anzi meglio dire la principessa del pisello …., comunque toglitelo dalla testa la mia risposta è no e non se ne parla più” l’ultima mia risposta fu “vaffanculoooooooooooooo stronzo”.

Mi rivestii con i primi indumenti che avevo trovato e uscii sbattendo la porta, volevo stare da sola a sbollire la rabbia e andai verso la spiaggia, andando a sedermi da sola sulla veranda del locale antistante il mare.

Persa nei miei pensieri, vidi che stava venendo verso di me Marco, sempre con i suoi modi da bullo della spiaggia con aria strafottente, sprofondai la mia testa tra le mani, affondano le mie dita tra i capelli e pensai ……. Ecco adesso arriva la ciliegina sulla torta ……. o meglio dire sulla frittata …….!!!?

 

 

“Buona sera alla signora che se la tira …….” Forse anche questa volta si era toccato le parti basse, ma avendo la testa tra le mani non lo vidi,  rimasi in silenzio senza reagire ne proferire alcun suono restando chiusa nel mio stato.

“Adesso la bella signora Anna non si degna nemmeno di insultarmi, ma come siamo superiori questa sera ……” volevo che sparisse, volevo restare sola a meditare sulle mie ferite, non tanto perché  non sarei andata a Macerata quanto per come mi aveva trattata mio marito, non me lo sarei mai aspettata si stava comportando diversamente e non capivo il perché.

Mi ricordai di ciò che Marco aveva esternato  nei miei riguardi  e ora Marco era a pochi passi da me, decisi di approfondire e ribadirgli quanto era stronzo per aver fatto quella confidenza a mio marito, così dopo la sua ultima esternazione, lentamente tirai su la testa e con gli occhi gonfi lo guardai fisso negli occhi,  questa volta non era il nostro solito gioco di sguardi, era uno sguardo molto più serio e pieno di rabbia.

Avvertì subito la differenza e anche lui perse il suo atteggiamento spavaldo e strafottente divenendo  serioso: “cosa le è successo signora Anna, sono stato così imbecille da provocare questo……” e io ….“no … no è stato mio marito ho litigato con lui, anzi la colpa è anche tua …..” lui meravigliato “mia???? Mi dispiace,  le va di raccontarmi cosa è successo ……” brevemente gli riferii tutto l’accaduto, mettendo in risalto il fatto  che si conoscevano e lui aveva espresso quel giudizio sul mio conto.

“Si ci conosciamo perché anch’io devo partecipare alla gita a San Marino e poi alla battuta di pesca, è organizzata dall’albergo e io devo fare da autista, abbiamo avuto modo di parlare e onestamente non so se devo dirti i commenti sulla sua bella mogliettina ….” Io estremamente interessata lo incitai a riferirmi tutto … “in poche parole ha detto che sei apatica e sei tutta di un pezzo sembri un pezzo di legno con le tue arie che hai acquistato solo perché hai sposato lui che economicamente ti ha fatto elevare e portata socialmente dove sei ora e mi esortava a sbloccarti  cercando di essere un tuo amico e aiutandoti a conoscere nuove amicizie più vicine alla tua età, in questo periodo di ferie, io considerando i nostri incontri ho asserito dicendo che con me sei acidina … e sarebbe stato difficile fare la sua amicizia ……” stava usando degli aggettivi diminutivi per non essere  meno offensivo nei miei riguardi, stava cercando di essere il più possibile carino, questa rivelazione mi sprofondò ancora di più nel mio malessere, cosa voleva mio marito ….. sembrava che stesse perdendo interesse verso di me ….. forse l’età? Lui aveva 45 anni 11 più di me, o aveva un’amante ???? una donna più consona alla sua età???? se era questa la motivazione, be era stato bravo, molto bravo non avevo minimamente l’ombra di un ipotetico sospetto, cosa stava succedendo al mio matrimonio stava andando in crisi dopo appena sei anni, non eravamo nemmeno giunti alla crisi del settimo anno ……

Ero completamente  estraniata nei miei pensieri che sentii Marco che diceva “signora Anna se vuole la porto io a Macerata ….” e io non avendo compreso bene dissi “cosa ……”  e lui “la porto io al Sferisterio a vedere quella sua opera, come ha detto che si chiama, a si Carmela …..” in tutta quella bufera e tumulto interiore si affacciò un piccolissimo raggio di comicità che per un attimo mi fece sorridere e senza che me ne accorgessi stavo guardando Marco in modo diverso … “ la Carmen, la Carmen di Georges Bizet …”  lui rispose “non so questa Carmen di chi sia, con chi è sposata o fidanzata ma io la porto ugualmente  ……” Mi stava facendo sorridere per la sua ignoranza, abituato solo alla musica da discoteca ignorava completamente quella classica-lirica.

“No Marco non mi va che mi accompagni,  primo perché capisco che a te non interessa questo genere di musica, poi perché hai un altro impegno e non mi va che per colpa mia possa essere licenziato…” lui subito rispose “non si preoccupi mi faccio sostituire da un amico che mi deve un favore e poi il direttore non farà nessuna obiezione a sodisfare la richiesta di un’ospite bella e facoltosa come lei, le posso garantire che non ce nessun impedimento”.

Volevo aggrapparmi a quel raggio di sole che era comparso in quella bufera e decisi di accettare.

Il giorno successivo mi dedicai alla ricerca di un abito consono alla manifestazione  che dovevo partecipare corredato di scarpe e borsa,  tutto tema nero, che mettevano in risalto la mia figura slanciata senza mettere troppo in evidenza il mio fondo schiena pieno. Nel pomeriggio  incontrai Marco, che mi chiese come mai ero stata assente dalla spiaggia, gli riferii quello che avevo fatto e lo pregai di indossare qualcosa di più opportuno per l’evento del giorno  dopo, dandoci appuntamento alle 18.00  nella reception dell’albergo.

Il giorno successivo rimasi completamente sola, mio marito era andato a San Marino, e Marco non si fece vedere, probabilmente anche lui si era assentato per l’acquisto di un vestito adatto, invece fu puntualissimo al nostro appuntamento, indossando un pantalone e giacca di lino bianco con sotto una maglietta aderente rossa con una scritta vistosa, non era certo il massimo dell’eleganza ma sul suo fisico faceva un certo effetto.

Facemmo il viaggio abbastanza imbarazzati, cercai di superare quel momento, anche perché volevo  raccomandarmi con lui ….. e iniziai cercando di rompere il ghiaccio dicendogli …. “Marco ……… grazie per quello che stai facendo ……” e lui “ si figuri …. è una nuova esperienza e allargo i miei orizzonti su un aspetto della musica a me completamente sconosciuta…..” e io prendendo questo spunto “appunto per questo vorrei farti una raccomandazione …….. se la reputi noiosa mi prometti che non ti addormenti, sai ci facciamo una brutta figura …. “  “non si preoccupi signora Anna …. Ho dormito per tutto il pomeriggio anche se volessi non ci riuscirei, sono sveglio come un grillo ….” Mi fece di nuovo sorridere e mi sentii di dirgli “senti Marco, al punto in cui siamo arrivati non credi che sia il caso di darci del TU?” e lui … “si signora ne sarei onorato ……” .

Continuammo a parlare del più e del meno arrivammo a Macerata, prendemmo posto, in un settore centrale nelle prima file e assistemmo alla rappresentazione, Marco non si addormentò anzi sembrava estremamente interessato, seguendo l’opera sul libretto, anche se ogni tanto sbirciava le mie gambe che uscivano dal mio vestito o l’ampia scollatura.

Ritornammo al nostro albergo verso l’una di notte, sapevo che in camera mio marito non c’era, volli  gustarmi ancora quella magnifica serata, invece di andare verso l’albergo dissi a Marco che volevo andare verso la spiaggia, mi tolsi le scarpe e mi deliziai del contatto diretto con la sabbia, passeggiavo con le scarpe in mano in un silenzio rotto solo dalla leggera risacca del mare, e guardando quel mare mi venne in mente mio marito che era a pesca, avendo un attimo di nostalgia della sua assenza …..…  lasciai i mie pensieri e ritornai alla realtà da un leggero contatto della mano destra di Marco sui miei fianchi, praticamente mi stava abbracciando  ebbi un momento di panico ma non feci nulla per evitarlo, dovetti costatare che quel contatto era piacevole, nell’aria si avvertiva palesemente una situazione di estremo imbarazzo, per cercare di farmi superare questo momento senza che ci pensassi troppo, esorti dicendo … “bel tipino quella Carmen, ….. i suoi ….. uccellini li chiudeva in gabbia, e quando qualcuno se ne volava subito ne trovava qualcun altro ……?“ girai il mio volto verso di lui che era poco dietro di me, sul mio lato sinistro e mi  trovai a pochi centimetri dal suo volto,  sorrisi della sua ignoranza e risposi……  “non è così … si riferiva a se stessa, è lei l’uccellino da mettere nella gabbia dell’amore, e quanto un amante pensa di possederla per sempre e quindi può trascurarla lei può sfuggire verso un nuovo amore…. Praticamente è uno spirito libero” ………… “e tu Anna quante volte ti sei fatta prendere nella gabbia dall’amore” gli risposi arrossendo un po’…..”una sola volta …. Da mio mar……………” la frase fu interrotta poiché la mia bocca era stata occlusa dalle sue labbra.

Dopo tutto quel disinteresse  da parte di mio marito, avevo bisogno di essere amata e non opposi nessuna resistenza quando anche l’altra sua mano si posò sul mio braccio e fece una leggera trazione per farmi girare verso di lui in modo da essere frontali, ero come una bambola nelle sue forti braccia che stringevano i miei fianchi attirandomi verso di lui facendo aderire il suo corpo al mio, ero rimasta bloccata con le braccia aperte e con la mano destra che reggevano ancora le scarpe, la sua lingua bussò sulle mie lebbra e mi sembrò naturale aprirle per accoglierla tra le mie rispondendo a mia volta a quell’invito, mi lasciai andare del tutto.  Feci cadere le scarpe e lo abbracciai aderendo ancora di più al suo corpo e al suo busto scolpito, lui abbassò ancora di più le mani facendole scivolare sui miei glutei constatando  la loro consistenza e facendomi aderire a lui anche con il bacino.

Fu allora che notai tra di noi una presenza che non avevo mai notata in una situazione simile con mio marito, il suo sesso, lo sentivo spingere contro la mia pancia in modo possente e inverosimile per la quantità di estensione che avvertivo durante quella pressione, allora mi venne in mente la visione che ebbi quando era sdraiato sul lettino in spiaggia, ma adesso eccitato superava ogni mia più rosea immaginazione.

Fece scivolare le sue mani verso l’alto passando per i miei fianchi e facendole aderire sulla parte esterna di miei seni per giungere sul collo continuando a baciarmi come e dove voleva, lasciandomi le labbra e baciandomi la mandibola andando verso il collo e poi verso l’orecchio , ritornò sulle labbra e con la mano sinistra si posizionò sull’esterno del  seno destro, sopra il tessuto, mentre con la destra si intrufolò nella mia scollatura incominciando ad accarezzare la parte alta dello stesso seno.

Cercò di andare sempre più giù fin quanto le sue dita toccarono il capezzolo che abilmente, come se stessero toccando le corde di uno strumento musicale, iniziò a massaggiarlo facendolo vibrare e indurire come non mi era mai successo, volevo che lo stringesse e mi facesse quasi male, ripeté la stessa operazione anche con l’altro seno dandomi delle sensazioni di estrema eccitazione stimolando quelle zone erogene così sensibili.

Io continuavo a baciarlo e a rispondere colpo su colpo con la mia lingua stringendomi a lui sempre di più man mano che l’eccitazione aumentava, bloccando involontariamente quel suo massaggio.

Sentitosi impedito, fece scivolare le mani sotto le ascelle verso la schiena alla ricerca della cerniera, trovandola iniziò a farla scivolare lentamente, a metà percorso ebbi un barlume di lucidità, sarei rimasta nuda, il vestito sarebbe scivolato per terra restando solo con il perizoma, eravamo all’aperto, ebbi la forza di staccarmi e dirgli … “no Marco no qui …….” Lasciò la cerniera e ritornò con le mani sul collo tappandomi di nuovo la bocca con le sue labbra,  la sua lingua trovando la bocca aperta guizzò dentro senza alcun ostacolo, dandomi un bacio con un intensità mai provata.

Le mani scivolarono sulle mie spalle e iniziarono ad esercitare una pressione verso il basso, io capii subito cosa volesse significare e incominciai ad abbassarmi, mentre continuavamo a baciarci e lui si piegava verso di me.

Le nostre labbra dovettero staccarsi mentre io scivolavo inesorabilmente verso il basso piegando le gambe, sapevo cosa stavo facendo e cosa sarebbe successo tra non molto,  le mie gambe iniziarono a tremare, tremavo tutta, per l’eccitazione, per la trasgressione  o per qualcos’altro, non sapevo cosa, ma di sicuro, sapevo con certezza che stavo tradendo mio marito.

 

 

 

Ero completamente abbassata davanti al suo inguine e vedevo chiaramente, sotto la stoffa bianca dei pantaloni quella presenza voluminosa, con mani tremanti poggiai le dita sulla sua cintura e riuscii a slacciarla, quindi incominciai a toccare il primo bottone dei pantaloni per farlo uscire dall’asola, e avvertii chiaramente sotto le mie dita il contatto del suo sesso che forzava la stoffa per essere liberato.

Quando giunsi al terzo di un totale di cinque bottoni, i due lembi dei pantaloni si aprirono e potei vedere la sua forma più dettagliata che veniva nascosta ancora dal suo indumento intimo e dalla maglietta rossa.

Piena di turbamento, con la gola secca e la bocca asciutta alzai lentamente quella maglietta e potei ammirare con stupore quella protuberanza che fuoriusciva dal suo intimo mettendo in mostra tutto il suo glande e parte dell’asta, che nascondevano completamente il suo ombelico superandolo abbondantemente.

Inserii l’indice e il medio,  nell’interspazio venutosi a creare dalla stoffa del suo indumento intimo, tra il rigonfiamento prodotto dal suo sesso e l’inguine, e li feci scivolare l’ungo il bordo raggiungendo i suoi fianchi, quindi incominciai a tirare verso il basso il suo slip scoprendo completamente quella meraviglia della natura. Dalla posizione bassa in cui mi trovavo sembrava ancor più grande, rimase sempre ritto, anche se un po’ più in avanti, verso di me, quasi a volersi offrire, era possente in tutta la sua grandezza,  completamente dritto, senza imperfezioni con la pelle che gli lambiva  appena il glande che lo sormontava maestosamente, proseguiva con una miriade di grossi vasi sanguigni che lo solcavano in modo irregolare per tutta la sua lunghezza per finire su una sacca scrotale molto evidente quasi staccata dall’incavo delle sue cosce muscolose, stavo ammirando un sesso maschile di 24 centimetri.

Certamente in quel momento non avevo un righello per misurarlo ma questa informazione mi fu data poi dal suo stesso proprietario durante gli eventi che seguirono e io non ho motivo di dubitarne.

Stavo guardando qualcosa di completamente nuovo mai visto, fino a quel momento avevo ammirato solo quello di mio marito, che nelle stesse circostanze si presentava come una lumachina senza guscio e nel momento in cui veniva stimolato tutta la sua imponenza si ergeva a meno della metà della prestanza di Marco.

Timidamente lo impugnai con la mano destra e lo sentii duro, caldo e pulsante, dovetti costatare che la mia mano poggiata a   pugno non riusciva a chiudersi su quell’asta lasciando uno spazio di circa tre centimetri tra il mio pollice e il dito medio, incominciai timidamente a far andare la mia mano muovendo la sua pelle che alternativamente  copriva quasi completamente il suo glande fino a scoprirlo completamente. Man mano che operavo quel massaggio, nel momento in cui giungevo al suo limite inferiore,  tirandolo verso il basso facendo avvicinare la sua estremità alla mia faccia.

Mi sentivo attratto da quella massa pulsante di carne viva e contemporaneamente  mi avvicinavo verso di lui, mi fermai a pochi centimetri e potei sentire il suo odore forte di maschio virile, quell’odore arrivò dritto al cervello e come un gas nervino fece subito il suo effetto rendendomi ancora più ricettiva verso quello che stavo facendo e il pensiero ormai remoto di mio marito stava scemando nell’oblio.

Anche se ero in quello stato una parte di me  ancora si opponeva, facendomi bloccare in quella posizione di stasi e non riuscendo a proseguire oltre, Marco se ne accorse o forse era solo il desiderio di un epilogo a quella stato, fece scivolare la sua mano sulla mia testa e delicatamente raggiungendo la parte posteriore con una tenera carezza, fece avvicinare le labbra alla sua protuberanza, facendomi avere per la prima volta quel contatto.

Era un contatto caldo e vivo e lentamente feci scivolare le labbra su di esso che in assenza di lubrificazione non riuscivano a scivolare ma si spostavano a scatti e ognuno di quei scatti facevano vibrare  tutto il mio essere, mi piaceva era eccitante e il tutto era una completa novità, volli ripeterlo spostando le labbra dalla parte superiore del glande  alla sua sommità in modo da passare sulla piccola apertura.

Ripetei quel passaggio e come arrivai a quella piccola apertura le mie labbra incontrarono una goccia di rugiada che filamentosa bagnò il mio labbro inferiore eliminando quell’attrito tra i due elementi, infilai la lingua tra le labbra andando a posarsi su quella goccia che continuava a sgorgare, assaporando il suo sapore che sapeva di mare, leggermente salato un po’  acidulo e inevitabilmente la punta si intrufolò in quella apertura generatrice di quella sorgente, stavo assaporando per la prima volta il sapore di un maschio, un vero maschio possente e dominante.

Quel sapore gustato dal mio palato si diffuse in tutto il mio essere facendomi diventare vogliosa e adoratrice di quello scettro dispensatore di piacere, di quel vero piacere primordiale già presente fin dagli albori dell’umanità.

Percepii un brivido di godimento che scosse tutto il corpo di Marco e io in quel momento avevo tutti i miei sensi dedicati a lui e alla sua natura virile, il passo successivo fu aprire la bocca e assaporarlo pienamente per gustare tutta quella essenza erotica, facendo sparire quasi tutto il glande nella mia bocca per farlo riapparire dopo che le mie labbra lo avevano accarezzato in tutta la sua lunghezza.

Iniziai quel gioco erotico completamente  inedito per me, muovendomi  lentamente su quella protuberanza, facendo andare la mano nel verso opposto di come si muovevano le labbra, riempiendo e svuotando la cavità orale di quell’intruso che sicuramente era ben accetto e ogni volta che affondavo cercavo di guadagnare qualche millimetro in più per farlo diventare sempre di più mio.

Volli vedere come reagiva Marco, era la mia prima esperienza, e volevo vedere la sua reazione, cercai di alzare gli occhi verso il suo volto,  vidi il suo viso sognante e godurioso che si gustava il trattamento con gli occhi chiusi,  giunsi alla conclusione che anche se non avevo nessuna esperienza, stavo operando bene.

Mentre stavo facendo queste constatazioni, sentii distintamente il rumore di un oggetto che cadeva sulla  superficie di legno, e immediatamente sobbalzai, lasciai quello che stavo facendo.

Anche Marco lo avverti aprendo gli occhi puntando la direzione da dove era giunto quel rumore e scrutando attentamente, mi alzai facendo aderire il mio corpo al suo in modo da nascondere il suo sesso, cercai di scrutare per individuare una eventuale presenza ma tutto ciò che si avvertiva era la lenta risacca del mare che pigramente si dondolava.

Marco, che istintivamente mi aveva abbracciata forse per un senso di protezione, si rivolse a me dicendo….”non c’è nessuno forse sarà stata qualche sdraio o qualche ombrellone poggiato male ……” e mi diede un piccolo bacio di rassicurazione, poi riprese… “dai Anna continua stavo godendo tantissimo …….” cercando di farmi sentire una pressione che mi spingeva di nuovo verso il basso, io resistetti e replicai “no Marco ho paura non mi va di continuare qui, anche se è notte, è estate,  può esserci qualcuno che va in giro come noi e poi siamo abbastanza illuminati e non nascondiamo nulla ad un eventuale  guardone ……..” infatti ci eravamo riparati nel porticato della  struttura in legno che era stata costruita temporaneamente sulla spiaggia e che fungeva sia da bar che da magazzino per la logistica della spiaggia e durante la notte, che era chiaramente chiusa, venivano accese quattro lampade ai suoi spigoli per illuminarla e metterla in risalto contro eventuali malintenzionati.

Marco mi scostò un po’ da lui e guardandomi disse:  “forse hai ragione,  ANDIAMO IN CAMERA MIA, non ci disturberà nessuno” mi era sembrato che parte della frase lo dicesse con un tono di voce molto sostenuto, considerando il posto e soprattutto l’ora.

Mi allontanai da lui alla ricerca e recupero delle scarpe, mentre lui si ricomponeva, mi avvicinai e gli chiesi di chiudere la lampo del vestito che era stata aperta a metà, quindi ci incamminammo verso l’albergo e Marco ne approfitto per cingermi la vita con il suo braccio poggiando la sua mano sul mio fianco destro, era un contatto che non mi dispiaceva, ma preferii non dare adito ad eventuali osservatori occasionali, come imboccammo la strada che ci conduceva all’albergo, subito dopo il passaggio sopraelevato che ci permetteva di superare la statale, mi piegai per indossare le scarpe, costringendolo a lasciarmi, dopo di che proseguimmo  facendo in modo da interporre un po’ di spazio tra me e  lui, quindi proseguimmo fino al suo alloggio.

Quel tragitto lo percorremmo senza alcun proferire, ognuno racchiuso nei propri pensieri, ognuno  meditava quello che era successo e soprattutto quello che stava per succedere, almeno per me era così. Inevitabilmente nella mia mente ritornò la figura di mio marito, inutile negarlo, c’era un senso di colpa, lo avevo tradito, per me il significato di tradimento voleva significare venir meno a una promessa, a un giuramento indissolubile e vincolato esente da qualsiasi clausola, un giuramento che avevo pronunciato sei anni fa e che ora indubbiamente avevo infranto, nella mia cultura non vi sono livelli di tradimento più o meno gravi, vi è un unico tradimento, sia che lo si compie con un semplice bacio sia che si compie un rapporto sessuale completo.

Ero cosciente di ciò che avevo fatto e di tutto quello che avremmo fatto, volevo fare quell’esperienza che si preannunciava esaltante e non avrei pianto  lacrime di coccodrillo, non era nella mia natura, se fosse stato necessario mi sarei assunta tutte le mie responsabilità ma chiaramente speravo in cuor mio di non dover affrontare quell’epilogo estremo con mio marito.

Fu così che giungemmo alla hall dell’albergo completamente deserta, l’unica presenza era il portiere di notte, il quale ci seguì con lo sguardo, aspettando che ritirassi la chiave della mia stanza si era alzato e diretto verso le cassettine dove erano appese le chiavi ed eventuali comunicazioni o missive, ma distratta non feci quella deviazione ma continuai a seguire Marco e assieme a lui non presi l’ascensore per salire, ma le scale per scendere nel seminterrato ove si trovavano gli alloggi dei dipendenti, mentre giravo per affrontare la seconda rampa di scale alzai lo sguardo e incrociai  quello del portiere,  aveva  sul viso un leggero sorriso quasi una smorfia che metteva in risalto il fatto che lui aveva compreso, abbassai lo sguardo in segno di vergogna e continuai a scendere verso il basso.

 

 

La porta del suo alloggio si aprì con una sola mandata, mi sembrava strano …… per lo scarso livello di sicurezza, mi concentrai per visionare quell’ambiente aspettando che si accendesse la luce, anche se era abbastanza illuminata dalla luce dei  lampioni esterni che filtrava tramite due finestre poste a livello del terreno. Il rumore della chiusura della porta, lanciata e fatta sbattere e avvertire le sue mani addosso furono tutt’uno, fui artigliata al seno mentre il suo corpo si stringeva su tutta la mia schiena facendomi sentire quella magnifica protuberanza sulla parte superiore tra le mie natiche. La sua bocca baciava  tutto il collo e si soffermava dietro il mio orecchio lambendo il lobo e avvolte succhiandolo, le mani si muovevano su tutto il corpo, scendendo sopra il mio ventre e incuneandosi nella mia femminilità sopra i vestiti, poi non contento scesero ancora più giù a lambire l’orlo del vestito, che fu tirato verso l’alto esponendo ora la mia femminilità coperta solo dal ridotto perizoma.

Mi girò e mi trovai di fronte a lui e subito ci baciammo in un bacio appassionato e selvaggio, ove le lingue saettavano alla ricerca reciproca nella rispettiva cavità,  mi piaceva, era un nuovo modo di amare ed essere amata o meglio, almeno per il momento fare sesso, le sue mani arrivarono subito all’indumento che proteggeva la mia intimità facendolo scendere a mezza coscia e per la prima volta era toccata da un estraneo, sentivo quel contatto diverso, temuto ma voluto , in un turbine di sensazioni contrastanti, mentre come un’ostrica con la sua perla preziosa, il mio punto più intimo si apriva umidificando quell’estraneo affinché quel contatto fosse il più dolce possibile.

Come una bambola di pezza, fui rigirata nuovamente,  e la sua attenzione si dedicò esclusivamente alla cerniera del vestito, aprendola del tutto, quindi infilando le mani sotto le spalline del vestito lo fece scivolare verso il basso, indicandomi così di denudarmi.

Continuai a togliermi prima il perizoma e poi il vestito, rimanendo completamente nuda ad eccezione delle scarpe con i tacchi che ancora calzavo, lui nello stesso momento si era sfilato contemporaneamente il suo indumento intimo e i pantaloni, aveva fatto volare la giacca e tirato via la maglietta senza preoccuparsi di buttare tutto per terra.

Eravamo completamente nudi e ci stavamo scrutando, eravamo belli con due fisici ben fatti e curati e ci stavamo ammirando, ma tutto questo durò una frazione di secondi perché come due calamite ci riattaccammo baciandoci ancora più selvaggiamente facendo aderire ancora di più i nostri corpi che ora potevano godere del contatto diretto della pelle.

Con le sue mani brandì i miei seni accarezzandoli in modo rude e stringendo i capezzoli tra le dita,  in una situazione normale avrei avuto fastidio e sicuramente dolore, stranamente sentivo quel possesso ma non mi faceva male, anzi volevo che mi rizzasse i capezzoli ancora più rudemente, volevo  di più e quanto più sentivo quelle sensazioni più mi eccitavo e mi scioglievo tra le sue braccia.

Lasciò un seno e si portò la mano sul suo sesso che era poggiato sulla mia pancia, si scostò e lo punto, facendolo entrare tra le mie gambe, al di fuori della mia micetta, capii quello che voleva e chiusi le mie gambe imprigionandolo tra di esse, incominciò  a muoversi con il suo bacino, per accentuare quel movimento mise le mani sul sedere imprimendo quel movimento  anche alle mie natiche.

Mentre continuavo a baciarlo stringendomi a lui,  godevo della presenza di quella forza così vicino alla mia intimità e con il glande che faceva capolino nella mia parte posteriore, molto vicino al mio orifizio anale, tornò a baciarmi il collo e si avvicinò all’orecchio sussurrandomi quassi supplicandomi, come un assetato nel deserto, di fare quello che avevamo interrotto in spiaggia.

Desideravo anch’io concludere ciò che era stato interrotto, concludere per la prima volta un rapporto orale e senza altri indugi incominciai ad abbassarmi, però questa volta aderendo al suo corpo tonico, quella discesa veniva effettuata sfregando i nostri corpi nudi dandoci un immenso piacere, quel movimento fece si che il suo sesso si sfilò dalla morbida pressa delle mie gambe,  spinto verso il basso e facendo forza verso l’alto, venne via per tutta la sua lunghezza stimolava il mio punto più sensibile per poi strusciare su tutto il mio corpo passando tra il mio seno per arrivare sotto il mio mento e scattare come una molla verso l’alto nel momento in cui non vi era  più alcun ostacolo, davanti al mio viso.

Ancora più eccitata per questo sfregamento, impugnai immediatamente quel magnifico sesso e lo imboccai subito facendo entrare tutta la cappella tra le labbra, iniziando a fare con la mano una sega opposta alla sega che stavo facendo con le labbra.

Dovetti costatare che era enorme e entrava poco nella mia piccola bocca, solo il glande e la parte iniziale della sua asta, ma io lo volevo tutto lo volevo sentire tutto doveva essere tutto mio, allora istintivamente lasciai il glande e con la lingua aperta leccai nella sua parte inferiore dove c’era il filetto, lo leccavo con la lingua aperta come se fosse un gelato, quindi iniziai a scendere per tutta l’asta leccandolo e bagnandolo con la mia saliva, dopo una interminabile discesa mi trovai il sacco scrotale, ormai completamente persa baciai, leccai e presi i testicoli nella mia bocca succhiandoli uno per volta teneramente facendomi strusciare tutto il suo sesso sul mio volto.

Più continuavo e più perdevo il lume della ragione più intensificavo la mia stimolazione orale, muovendomi velocemente su quella dotazione eccezionale, volevo avere una bocca enorme per prenderlo tutto, compreso i suoi testicoli e contemporaneamente volevo che le mie labbra fossero su tutta la sua superficie.

Quella stimolazione  produsse i suoi effetti, Marco si lasciò andare completamente, godeva ansimando ed emettendo suoni gutturali, diceva frasi senza senso o incitava a fare di più o esternava a parole il suo godimento, il fatto di essere riparati ci aveva liberato da ogni inibizione …… “ssiiii Annnnaaaa succhiaaaa porendilo tutto in bocca,  tra poco venggoooooooo daiii sono tutto tuoooooo   sssiiiii come goodddooooooo Annaaaaaaa  mmmmmmhhhhhhh” il suo incitamento mi spingeva a fare di più eccitandomi come non ero mai stata cercando di fare tutto quello che la mia mente immaginava di fare per poter dare e ricevere da quel palo di carne il massimo piacere.

All’apice del godimento avvertii nella mia bocca che il suo sesso stava pulsando e ingrandendosi sempre di più e lui era completamente perso ma riuscì ad avere un briciolo di lucidità…..”Annnaaa ….ssiiiiiii…….. godooooooo godddoooo   sto per venire  sto per schizzareeeeeeeeee….” Avevo capito, mi stava avvertendo che tra pochi secondi sarebbe arrivato all’apice del suo piacere, quell’apice dove non c’era più ritorno, mi stava dando la possibilità di decidere, e io avevo già deciso, strinsi quel portento ancora più forte e spinsi la bocca affondo facendomelo arrivare in gola, stimolando il glande direttamente con la gola, avendo quasi dei conati  ma non me ne importava nulla lo volevo tutto.

Lui capì tutto, prese la mia testa con entrambi le mani e a quel punto non ero più io che mi muovevo ma lui che usava la mia bocca affondando dentro di me, nella mia bocca traboccante di saliva, mi stava prendendo in bocca con tutta la forza della sua virilità …… “ssssiiiiii Annnnaaaaaaaa   sei una PUTTANAAAAAAAAAA   sssiiii la mia Puuttannaaaaaaaaaaaa prendi tutttooooooooo beviiiiii dalllll mio caaaaazzzzzzooooooooooo, lo sapevvvo che sei un’affamata di cazzooooooooooooooooooo troiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa vengoooooooooooooooo cazzzooooooooooo vennggooooooo bevvviiiiiii tututttooooo   direttamente dalll mio cazzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzoooooooooooneeee aaaaaahhhhhhhhhhhggggggghhh”

Si era irrigidito e istintivamente  incominciò ad affondare il suo sesso sempre di più nella mia gola, spinto da quella goduria irrefrenabile, le sue vene pulsavano al ritmo del suo cuore che andava come una locomotiva, la sua asta era diventata durissima la sua cappella cresceva nella mia gola, all’improvviso lo sentii gridare delle volgarissime oscenità, pensai che tutto l’albergo le avesse sentite, fin quanto dando un affondo tremendo con un grido quasi di dolore ma di liberazione, sentii un potente getto del suo seme che mi colpì direttamente in gola, che dovetti ingoiare per non soffocare, subito a ripetizione ce ne furono altre due, avevo perso il ritmo e cercavo di fare di tutto per non soffocare ingoiando, ma non ci riuscii cercavo di sottrarmi ma mi teneva forte, quindi scaricò altri getti, non riuscii a contarli ero concentrata in quell’esperienza animalesca, riuscii a farli andare verso l’esterno colando assieme alla saliva dalla bocca fin sopra il seno, quando si fu acquietato un poco e credevo che avesse finito  cercai di sfilarlo ma lui prendendolo in mano diede gli ultimi colpi e un ultimo schizzo mi prese in pieno volto imbrattandomi il naso e un occhio.

Finalmente aveva goduto e con le gambe tremanti si adagiò sopra il letto rilassandosi e riposandosi, mentre io rivedevo tutta quella scena inedita.

Inedita in tutto, non era mai successo un rapporto simile, non lo avevo mai fatto ne vissuto, non avevo mai assaporato il sapore del seme e soprattutto credevo che certi aggettivi come PUTTANA  e  TROIA non mi appartenessero e non facessero parte del mio vocabolario……..

 

 

Andai in bagno per darmi una sistemata, aprendo la porta la mia figura fu riflessa dallo specchio, che essendo ancora ad una certa distanza visualizzava più di metà corpo.

Ciò che vidi era una donna nuda, con i capelli in disordine, accaldata, con uno schizzo di seme maschile sulla faccia che iniziava a colare, altro liquido misto che incominciava a seccare sul mento mentre sul seno si erano creati dei piccoli rivoli che seguivano la forza di gravità.

Vedevo una donna che era stata disponibile verso il suo uomo, ma in questo caso il suo uomo era uno sconosciuto, o meglio non era il proprio marito e ….. quel quadro poteva essere chiamato …. RITRATTO DI UNA PUTTANA.

Non era solo un quadro inanimato attaccato al muro, ero io con la consapevolezza di essere diventata una fedifraga con la convinzione di voler portare quel gioco fino in fondo, senza nessun pentimento, con il corpo che reclamava la sua parte di piacere finora negato.

Sentivo la mia natura umida per non dire completamente bagnata, anzi un lago, e le sue labbra erano gonfie di desiderio che reclamavano il contatto appagante e liberatorio di un orgasmo finora negato, ma che era stato esasperato da quel rapporto orale dove avevo assaporato per la prima volta  il sapore del seme maschile e anche se la sua visione poteva far nascere delle espressioni di disappunto, il suo sapore mi aveva piacevolmente lasciata sorpresa, non credevo che quel liquido vischioso generatore di vita fosse dolce, con un sapore maschio completamente nuovo e al tempo stesso non credevo fosse così afrodisiaco da essere capace di trasformare questa donna  in una TROIA.

Mi pulii alla meno peggio con un asciugamano umido e ritornai in stanza, trovai Marco disteso nudo sul letto come un adone, il suo sesso aveva perso poco della sua rigidità e mi sentivo attratta verso quella protuberanza, mi coricai al suo fianco e subito mi impossessai di  quel scettro del piacere, operando un movimento meccanico  di stimolazione, stava ritornando alla sua massima rigidità mentre io stavo baciando il suo volto facendo scivolare le mie labbra su tutto il suo corpo.

Baciai il suo mento pronunciato, il suo collo e il suo petto, mi soffermai sul suo seno stimolando anche i capezzoli, poi scivolai sulla sua pancia e prima che giungessi al suo ombelico incrociai il suo possente glande ancora tutto umido, diedi un bacio a labbra serrate su quella piccola boccuccia e lo sollevai continuando a baciare seguendo  la linea dei suoi peli fino a giungere la radice del suo obelisco, seguii quell’asta pronta e pulsante e imboccai la sua vetta.

Marco mise le sue mani sulla parte esterna delle mie cosce e forzando mi fece capire di avvicinarmi a lui e poi di scavalcarlo, mi trovai con tutta la mia intimità gonfia sulla sua faccia.

Incominciai a sentire le sue mani che violavano quell’ingresso e subito dopo sentii sul mio punto più intimo e sensibile la punta morbida della sua lingua, che mi procurava  una stimolazione sublime, operata con una leggera delicatezza, mai provata, ma che generava sensazioni indescrivibili, tutto questo accompagnato da penetrazioni manuali nella mia vagina bollente.

Mi attaccai al suo sesso, ma questa volta non per dare piacere a lui, anche se sicuramente ne provasse tanto, ma egoisticamente per prendermi tutto il godimento che potevo rubare.

Le sue mani grondanti si posarono sul mio forellino anale e con un senso rotatorio lo stimolavano facendo vibrare ritmicamente la sua apertura, in una danza ritmica, mi rilassai pensando a godere, ora lui non esisteva c’ero solo io con il mio corpo in pieno godimento senza nessuna parte di esso che veniva esclusa, se avessi alzato la mia mano avrei potuta toccare il cielo con un dito.

All’improvviso notai che la pressione sul mio forellino anale aumentò e la sua inviolabilità cedette di colpo, aiutata da un’ abbondante lubrificazione, il suo dito medio sprofondò dentro di me e incominciò a andare dentro quel orifizio.

Dal mio intimo più profondo scaturì una scossa elettrica che si espanse per tutto il corpo in un orgasmo sconvolgente e mai provato, che partendo da quelle stimolazioni multiple, alla velocità della luce mi arrivò al cervello e a sua volta mi fece tremare tutta con scosse convulsive ove sia la vagina che il mio buchino si aprivano e si chiudevano ritmicamente al passaggio di quei stimoli, facendo fuoriuscire dal mio essere una colata abnorme di succhi vaginali che precipitarono nella bocca di Marco finendo direttamente nella sua gola e che lui prontamente inghiottì.

Per sopportare quel tormento e non gridare m’infilai tutto il suo sesso in gola, raggiugendo la sua base, dopo quel tempo interminabile di godimento allo stato puro feci uscire quell’asta conficcata nella mia gola e mi abbandonai completamente sul corpo di Marco, adagiandomi sul suo sesso che si posizionò nel solco del mio seno, ansimando per riprendere quell’aria che avevo perso quando per godere ero rimasta in apnea, incominciai a rilassarmi per recuperare me stessa.

Era successo l’ennesima situazione inedita, mai avevo goduta in quel modo, quando raggiungevo l’orgasmo, sì la mia vagina si umidificava maggiormente, invece ora, era uscito un torrente di succhi vaginali, un po’ come uno schizzo di pipì, ben evidente e Marco lo aveva fatto suo.

Mentre mi rilassavo, avevo vergogna, mi sembrava di aver fatto pipì in bocca a Marco e non sapevo la sua reazione, lui prima di venire mi aveva avvertita e io avevo fatto la mia scelta, lui invece aveva subito, anche se io non sapevo che tutto ciò potesse succedere.

Mi fece roteare su me stessa, si liberò del mio corpo facendolo adagiare sul letto nella posizione  esattamente opposta alla sua, mi venne addosso e togliendomi dei capelli che coprivano la mia faccia guardò il mio volto e notò la mia  preoccupazione,  “ehiii …. Piccola  Troietta che c’è…?” mi stava chiamando di nuovo con quegli aggettivi, stranamente non mi davano fastidio, mi davano  senso di appartenenza, senso di dominazione, mi eccitava, per me era una rivelazione inaspettata del mio essere donna o meglio femmina che apparteneva completamente ad un maschio …… “sei stato costretto a bere  ……..”  lui bloccandomi ….”ehiiii è stato bellissimo bere dal tuo calice tutta la tua essenza, sta uscendo la troia che è in te, tutte le tue voglie represse, tu sei una puttana da letto ma questo lo hai sempre represso, ora io sto facendo uscire da te tutto questo….” Lo guardavo e non sapevo cosa rispondere, lui continuò “devi aprirti a te stessa, a quell’Anna che hai tenuta sempre nascosta, vuoi essere dominata, vuoi godere tutte le sfaccettature del sesso, voglio dominarti e renderti schiava del mio cazzo, devi chiamare le cose con il loro nome, cazzo, fica culo, sborra eccc…. Devi essere una porca e se mi seguirai ti farò fare esperienze incredibili, anche multiple facendoti diventare una troia da marciappiede”.

Lo stavo guardando con gli occhi stralunati, cosa stava dicendo? Era un pazzo!!! No non era un pazzo aveva ragione e questo non lo stavo dicendo io ma la mia vagina, che a quelle parole incominciò a grondare vogliosa di essere posseduta, era per me una rivelazione, una rivelazione sconcertante, prendevo coscienza del mio vero essere, lo stavo vedendo e non riuscivo a rifiutarlo ma al contrario lo volevo con tutte le mie forze, volevo essere la sua puttana e questo mi eccitava da morire, anche la posizione in cui eravamo era eloquente, io sotto che ascoltavo e lui sopra che mi dominava, era giunta la sua rivincita di tutte le volte che lo avevo snobbato e offeso, ora si stava vendicando di questa povera donna repressa, che trovata la via del godimento e non ne può farne a meno, sottomettendosi al suo maschio, anche quando mi diceva di esperienze multiple, io mi eccitavo come una cagnetta in calore, stavo sprofondando nel mio stesso baratro.

Avevo cominciato a percorrere una strada che poteva essere pericolosa e senza ritorno, che mi rendeva schiava del sesso e succube del suo maschio, capii che ora potevo ritornare sui miei passi, potevo liberarmi da quelle catene invisibili che mi venivano messe che mai più sarei stata capace di spezzare, ancor di più se fossi stata scoperta e abbandonata, avrei sofferto pene indescrivibili.

Con un barlume di lucidità e con tutte le mie forze mi svincolai da lui, dissi che si era fatto tardi e dovevo andare, lui non disse assolutamente nulla, stava disteso a guardarmi con un espressione beffarda sicuro di se, io andai alla ricerca del vestito e del mio perizoma,  trovai il vestito ma non il perizoma, probabilmente era diventato un trofeo di caccia, non me ne importava nulla, infilai il vestito, mi abbottonai la cerniera e senza salutarlo mi diressi verso la porta.

Mi rigirai dando le spalle alla porta  per parlargli, per chiedere cosa volesse significare la porta chiusa, me lo trovai a pochi passi da me in piedi, che avanzava, si appoggiò con entrambe le mani sulla porta imprigionandomi tra di esse e con la sua faccia a pochi centimetri da me mi disse ….”dove credi di andare Anna???, vuoi andare via ecco la porta è aperta ….” Chiusa in una mano aveva la chiave me la fece passare sotto gli occhi e poi la infilò nella toppa …..” sei sicura di voler andare via? Di non voler provare tutto di non voler vivere il tuo essere di TROIA, la porta è aperta puoi andare ma già so che non lo farai perché tu se puttana dentro e il fatto che io te lo sto facendo constatare ti spaventa ma so anche che tu lo vuoi, vero!!!”

Mentre diceva queste parole infilò la mano, che aveva lasciato la chiave nella toppa, sotto il vestito riportandolo all’altezza della vita e incominciò a giocare con l’ingresso della vulva.

Non riuscivo a contrastarlo ne a ribattere, che dire, aveva ragione, lui sapeva di aver vinto su questa signora “”perbene”” dell’alta borghesia, con la mano lasciò la mia intimità e impugnò la sua protuberanza con cui mi avrebbe dominata, lo impugnò alla  sua base e incominciò a strusciare il glande tra le gambe raggiungendo la mia apertura, guardandomi con un sorriso ironico disse …..” adesso ti farò assaggiare il mio cazzo ti scoperò questa fica da troia che ti ritrovi ti farò gridare come non lo hai mai fatto e tuo marito sarà UN CORNUTO TOTALE ….” Quest’ultima parte lo disse praticamente gridando.

Lo volevo, volevo essere presa sentirlo dentro di me, avevo voglia e provare tutte le sensazioni che si provano a essere penetrata da una sesso che era più del  doppio di quello di mio marito, le sue parole scurrili mi avevano eccitata, primo avevo visto una puttana riflessa nello specchio, ora, con il vestito alzato fino ai miei fianchi, sembravo una di quelle donne che la davano senza tante complicazioni, dove bastava tirar su un vestito ed era pronta già senza intimo,  in quel momento sapevo di esserlo in tutte le mie cellule e mi ritrovai perfino a godere del fatto che mio marito era cornuto, e quanto più lo gridava più mi eccitava, forse se lo meritava poiché non era stato in grado di gestire la sua femmina.

Marco,  sapientemente,  aveva spostato il suo sesso sulla parte alta della mia apertura andando a stimolare direttamente con la punta il mio clitoride, le due estremità più sensibili  si stavano sfregando dandosi reciproco piacere, godevo tantissimo e inarcai il mio giro vita per facilitare quel contatto,  poi fece scivolare verso il basso e imboccò l’ingresso della vagina cominciando a spingere.

Il glande iniziò a entrare ma giunto alla sua parte di massima estensione si bloccò trovando una resistenza inaspettata nonostante sulle mie gambe colavano i miei umori  e io ero completamente bagnata.

Marco mi guardò esterrefatto era una situazione inattesa che mai si sarebbe aspettato, certo lui non conosceva le dimensioni ridotte di mio marito e io con lui stavo perdendo per la seconda volta la mia verginità.

 

 

Marco con il suo sesso appena introdotto nella mia vagina, cercò di farsi strada facendo un movimento avanti e indietro, per  far superare la sezione più grande del suo glande, cercando di farlo avanzare senza creare sensazioni dolorose, si fermò e mi disse …”ma… tuo marito ti ha scopata qualche volta in questi anni???? Sei strettissima …” io dissi …”si  … ma non ha il sesso grande come io tuo …” lui replicò “ Cazzo, si chiama cazzo, almeno il mio si chiama così, quello del cornuto non so come definirlo ma il mio lo devi chiamare Cazzooooo,  ora ti apro tutta “ così dicendo diete una spinta poderosa e quell’ariete riuscì ad andare oltre quell’ostacolo, dentro di me, si ritirò in dietro e ripropose un’altra spinta ma questa volta proseguì  in avanti senza fermarsi andando inesorabilmente fino in fondo.

Stavo avendo la stessa sensazione del mio primo rapporto, sentivo la vagina che  veniva forzata da quel cuneo che inesorabilmente mi stava aprendo, lo sentivo avanzare centimetro dopo centimetro dentro di me in un insieme di fastidio quasi dolore e voglia di essere finalmente aperta. Venivo aperta, sentivo quell’aratro che stava scavando dentro di me, stava scavando tutto quello che non aveva fatto mio marito e non era poco, man mano sentivo una sensazione di riempimento, là  dove era stata riempita, di pienezza, dove i muscoli vaginali tesi allo spasmo aderivano su quella forza della natura che mi stava arando.

Quell’aratro che mi stava aprendo avanzò fin quando trovò il naturale ostacolo dell’utero e dovette fermarsi andando a cozzare contro il suo  collo, sentivo tutta la mia intimità più remota e più nascosta che veniva spinta verso l’alto opponendosi a quel palo che avvertivo gigantesco.

Non era mai successo di sentire il sesso di un uomo contro il mio utero, così in profondità così dentro il mio io, da sconvolgere il modo di essere penetrata.

Avvertendo anche lui questa limitazione si fermò dentro di me e mi parlò … “Puttana non sei degno di essere chiamata con questo termine, tu offendi le vere troie, tu non sei capace di tenere dentro di te il mio cazzo …..” era vero il suo … sesso era entrato per tre quarti, lasciando fuori più di cinque centimetri.

Rimase fermo per farmi abituare a quella presenza voluminosa, quindi  incominciò a muoversi, prima piano e per brevi tratti poi sempre più veloce incominciando a farne uscire sempre di più affondando poi dentro di me con più determinazione.

“Tieni Anna tieni il mio cazzone … voglio farti entrare tutte e ventiquattro centimetri …  Mmmmmmmmssiiiiiiiiii  ti scopo la ficaaaaa ti fotto troiaaaaa  ti fotto con il mio cazzo, un vero cazzo, ti voglio sbattere i coglioni sul culo … lo vuoi Anna dimmi che lo vuoi …” e io stavo godendo di una vera penetrazione “ ssiiii …”  “ssiii… cosaaaa… dimmi cosa vuoi   chiamalo per nome …” lo pronunciai mentre sobbalzavo  e godendo, sussurrando quel nome tra i denti, “ dimmelo Anna dimmi cosa vuoi  se no mi fermo e non ti scopo più …“ decisi di togliermi completamente quella corazza di perbenismo, stavo godendo e quanto più mi trattava male più godevo, ormai non serviva più essere una brava donna, non lo ero, era una troia sbattuta contro una porta da un uomo qualsiasi.

Mi liberai definitivamente,  già pregustavo che quella partecipazione attiva al cento per cento mi portava verso orizzonti inesplorati sempre più carichi di sesso estremo che mi avrebbe fatta godere come non era mai successo … “voglio il tuo cccccccazo …” “cosa troiaaaa …….” Ed io “ voglio il tuo CAZZZOOOOOOOOOOOO  ssiii scopamiiii dammelo tutto” avevo superato la soglia del non ritorno, mi strinsi a lui e con una gamba lo avvinghiai, lui capì e mise le sue mani sulle mie natiche così da poter dare dei colpi sempre più vigorosi,  in una di quelle spinte io portai anche l’altra gamba intorno a lui avvinghiandomi completamente e lui mi scopava reggendomi dalle natiche facendo cadere tutto il mi peso sul suo cazzo e io reggendomi al suo collo.

Retrocesse verso il letto e si sedette con me su di lui, in quel momento scoprii che io ero padrona di quel rapporto, che  lo stavo cavalcando, dando il ritmo, decidevo quanto doveva penetrarmi, ero diventata la sua amazzone l’amazzone di quello splendido cazzo.

Il rapporto proseguiva con colpi sempre più forti e più selvaggi, il turpiloquio metteva quelle spezie indispensabili a quel rapporto, ormai ero la sua puttana, puttana dentro, nella mia anima, volevo lui, volevo il suo cazzo che mi scopasse, volevo essere completamente in suo possesso, non avrei mai immaginato di essere li a fare la vacca da monta come mi stava definendo e io invece di offendermi mi eccitavo e partecipavo sempre di più.

Stavo godendo per la prima volta di un vero rapporto ansimavo e rispondevo alle sue provocazioni e godevo sempre di più quando all’improvviso mi tirò via e  usci da me lasciando una sensazione di vuoto profondo nella mia figa, rivolgendomi e incitandomi con le mani mi disse “ girati vacca prendi la posizione che ti spetta … Quella della vacca a quattro zampe, voglio montarti, sei la mia vacca e io il tuo toro…” feci come voleva lui e risentii il suo cazzo che sprofondava dentro di me, questa volta sempre più profondamente, con molta più mobilità tenendomi per i fianchi.

Incominciò a dare dei gran colpi mi scopava veramente come un toro, affondò tutto dentro di me, si coricò sulla mia schiena e afferrò le mie tette … “ssiiiAnnna  quanto sei vacca ti mungooooo mungo le tue tetteeeeeeeeeeeee mmmhhhhhhhhhsiiiiiiiii,  la signora del mio cazzo sei tu, tutte voi davanti ad un cazzo vi trasformate in troioneeeeee” io subivo quei colpi godendo  assaporando il sesso allo stato puro ricevendo quel godimento ed elemosinandone ancora di più.

Incominciai ad avere degli orgasmi multipli, e lui mi scopava senza sosta, venni tre volte e la terza volta quando la mia vagina si contraeva sul suo cazzo  sentii che anche lui ormai era vicino ad esplodere tutto il suo piacere.

Per poter intensificare i suoi colpi tremendi portò le mani sulle mie spalle e si spingeva facendo forza su di esse, incominciai ad avvertire un cambiamento, il suo cazzo pulsava sempre di più, il glande si ingrossava e lui che intensificava il suo linguaggio scurrile …. “troia sto venendo dentro di te tra poco ti riempio ti farcisco tutta la tua pancia, ti riempio la pancia di sborra ……..”

Dentro di me all’improvviso scattò un campanello di allarme, al contrario di poco prima, quando lo avevo fatto godere con la bocca, all’apice del piacere mi aveva avvisata che stava venendo e aveva fatto decidere a me come e dove avrei voluta che venisse, avevo fatto la mia scelta, ora invece,  stava mettendomi al corrente che sarebbe venuto dentro di me, senza darmi nessuna scelta, aveva già scelto lui anche per me.

Mentre lui si ritirava da me per prendere quella rincorsa e sprofondare ancora di più dentro di me, io diedi una spinta in avanti facendolo sfilare del tutto e poi mi coricai con il sedere su di un fianco impedendo il rapporto.

Subito lo sentii gridare …”ma che cazzo stai facendo stronza….. rimettiti com’eri stavo venendo…”  e io “ scusami Marco….. ma tu stavi per venirmi dentro vero???” e lui … “certo stavo per esplodere nella tua pancia …….”  e io “no Marco non voglio, non uso nessuna precauzione, non voglio rimanere incinta” e lui “e chi se ne frega che rimani incinta ….. io voglio riempirti e profanarti nel tuo punto più intimo, voglio che la tua intimità non sia più un’esclusiva del cornuto … ”  e io “ no non voglio, mi stai portando dove nessuno mi ha mai portata, ma non voglio essere ingravidata, possiamo riprendere ma devi essere uomo e promettermi che non lo farai…” guardandomi in volto riuscì a leggere la mia ostinazione e capì che non si poteva fare nessuna breccia in quella  decisione, acconsentì promettendomi di rispettare i patti e io mi riposizionai nella posizione da vacca.

 

 

Riprendemmo a scopare, infilò il suo sesso, nella mia vagina, in modo rude sbattendomi con più vigore probabilmente con  rabbia, apostrofandomi, ad ogni colpo con un linguaggio sempre più scurrile dove immaginava scene orgiastiche con me al centro di maschi cazzuti ed assatanati che sfogavano le proprie voglie più represse.

Io godevo, godevo dei suoi colpi e godevo di quelle scene, immaginando di essere l’oggetto del desiderio di tanti maschi e  di  avere in un attimo tutti quei uomini  che non avevo mai avuta, lo incitavo a fare di più, a trattarmi come la peggiore delle sgualdrine.

All’improvviso  sentii colare sul mio sedere un liquido un po’  vischioso che fu raccolto con le sue dita e portato verso il mio orifizio anale, mi sentii bagnare il mio buchino, e subito veniva profanato senza alcun riguardo, dal suo dito medio, il fastidio dell’introduzione di quel dito durò un attimo, poi il godimento si moltiplicò inesorabilmente.

Sentivo quella doppia penetrazione, il suo cazzo nella mia figa e quel dito che mi stimolava una parte che non credevo desse tanto piacere,  godevo ebbi  un nuovo orgasmo causato da quelle stimolazioni multiple e mentre il mio buchino vibrava ci fu l’introduzione anche del dito indice, stavo godendo mi sentivo aperta tutta, tutta offerta.

Dopo questo meraviglioso orgasmo, ennesima esplosione di piacere, avvertivo un po’  di spossatezza ed essendo completamente appagata, speravo che venisse al più presto inondandomi  la schiena del suo sperma, ma lui sembrava non avvertire nessun cedimento fisico, tant’è che  anche l’anulare accompagnata da altra saliva stava sprofondando dentro di me, onestamente incominciavo ad avere fastidio,  mi voltai per sapere quali fossero le sue intenzioni, voleva sprofondare tutta la mano???? Lui mi sorrise in modo accattivante,  e mi disse di rilassarmi e pensare solo a godere, lo faceva per farmi provare vette dell’eros che  mai avrei immaginata durante tutta la mia esistenza  e tra poco avrei sperimentata qualcosa di indescrivibile.

Mi tolse il cazzo dalla fica e io sentii un vuoto, una mancanza tangibile, mi toccai  e potei constatare  come la mia apertura era diventata una galleria, aperta da quel magnifico palo, stavo aspettando il suo orgasmo e di conseguenza il suo seme, che avrebbe concluso quella notte di sesso sfrenato, invece sentii il suo glande che strisciava sul mio solco, andava dalla mia figa al mio buchino anale spennellando quella zona, dandomi sempre nuove stimolazioni, mi lasciai andare a questo nuovo godimento.

Si staccò completamente da me e quel movimento fu sostituito dalla sua lingua, facendola andare dal mio clitoride al mio buchino e viceversa, poi si concentrò solo su di esso, forzandone l’apertura, con mia enorme sorpresa questo, ben lubrificato di saliva, cedette e la lingua entrò dentro di me, in quel momento ebbi una delle sensazioni più sublimi, generata da una delicatezza indescrivibile,  è difficilissimo  esternare  ciò che realmente si prova, una sensazione   che ogni donna dovrebbe sperimentare, era una eccitazione idilliaca senza alcun precedente.

Mi lasciò costernata quando smise, ne volevo ancora e volevo che non smettesse ma all’improvviso impugnò il suo cazzo saldamente e lo appoggiò sul mio sfintere e diede una spinta vigliacca e poderosa senza alcun preavviso.

Stava cercando di far penetrare il suo mastodontico sesso nel mio buchino anale e quella spinta aveva permesso l’introduzione di quasi tutta la cappella facendomi arrivare una fitta tremenda che partendo dal mio povero buchino era giunto al mio cervello, sembrava una lama affilata e rovente che in quel momento partendo da quel orifizio mi stava aprendo in due, dopo tutta quella dolcezza mi stava offrendo la parte più malvagia di quel rapporto,  che non aveva più nulla di eccitante ma solo un intenso dolore lancinante.

Cercai di ripetere la manovra che avevo fatto poco prima, andare avanti e cadere di fianco, ma lui questa volta prevenne il mio tentativo di sottrarmi, aspettandosi quel movimento che lo aveva spiazzato in precedenza, mi  teneva saldamente per i fianchi per non farmi fuggire da lui, il risultato fu solo quello di cadere in avanti e lui mi venne dietro cadendo insieme a me, facendo ancora più pressione sul mio povero ano e restando ben piantato all’ingresso dell’unica apertura che avevo ancora vergine.

Io ero sotto e lui sopra trafitta dal suo cazzo, avvicinò la bocca al mio collo e quindi al mio orecchio, e con un sussurro diabolico, quasi vendicativo, mi disse …”puttana non ti sei fatta riempire la fica, ora ti riempio il tuo culo, sarò io che te lo rompo e per la prima volta con il mio cazzone, da adesso avrai tutti i tuoi buchi aperti e allargati da me, brutta zoccola ti spacco tutta e te lo infilerò tutto dentro, qui non ci saranno ostacoli……infilerò il cazzo fino in fondo sbattendoti i coglioni contro la fica … ” indurì le sue cosce e i sui glutei e spinse quel bastone dentro di me, sentii il mio sfintere cedere di colpo e la cappella entrò dentro il mi intestino, mi faceva male, era una lancia che mi trafiggeva un dolore pungente, lo pregavo di fermarsi, ma lui sordo alle mie suppliche spingeva dentro sempre di più, sentivo quell’avanzata millimetro per millimetro, e ognuno di quei millimetri mi procuravano fitte, lo pregai almeno di fermarsi ma la mia richiesta restò sorda, proseguì inesorabilmente fino in fondo, all’improvviso sentii che si fermava, ma avvertivo anche il suo inguine contro i miei glutei e i testicoli contro la mia fica, era tutto dentro, avevo il suo cazzo completamente conficcato nel mio intestino e sembrava  che mi fosse arrivato allo stomaco.

Si fermò e rimase fermo per qualche minuto aspettando che il mio corpo accettasse quell’intruso gigantesco, lentamente cercavo di rilassarmi e far rilassare i muscoli del mio buchino violato e pian pianino le fitte iniziarono a diminuire … visto la mia sofferenza, le grida, le imprecazioni e le suppliche da me inutilmente esternate, cercò di rassicurarmi …. a modo suo … “vedrai che ti piacerà … rilassati …. Questo è il trattamento che riserbo alle vacche come te ….” La mia replica fu solo una … “sei un BASTARDO …”.

Incominciò a fare degli impercettibili movimenti, che all’inizio continuavano a  procurarmi delle fitte, poi man mano si alleviarono e i movimenti aumentavano sempre di più, gli spazzi percorsi dal suo cazzo erano sempre più lunghi, così le spinte divenivano sempre più forti, incominciai a costatare che stavo iniziando a godere, stavo provando un piacere completamente nuovo, che come era successo per il dolore, si propagava velocemente al mio cervello come se corresse dentro la mia spina dorsale per poi diradarsi in tutte le mie cellule in un godimento senza fine, volevo trattenermi per non dargli soddisfazione, ma non ci riuscii, uscirono dalla mia bocca dei lamenti di piacere e lui se ne accorse e a quel punto incominciò a scoparmi il culo in modo animalesco, velocemente, tirando via quasi completamente il suo cazzo per affondarlo fino in fondo facendo sbattere le sue palle contro la mia fica, questo movimento veniva fatto solo dal suo bacino, mentre sempre attaccato al mio orecchio continuava ad insultarmi e a dirmi oscenità che a me facevano eccitare come non mai.

Ormai priva della mia corazza di perbenismo gli rispondevo senza nessun freno inibitore, spingendo il culo contro il suo cazzo, cercando di alzarlo in modo da poter far sbattere quel cazzo e farmi sbattere con più violenza facendo capire che volevo quel rapporto e quell’umiliazione andando con il mio culo incontro al suo cazzone che lo stava martoriando, così facendo, accentuavo quel godimento per entrambi…..  “siii daii spaacccammi tutta riempimiiiii  il culo porco, lo voglio tutto il tuo cazzooooo”  e lui “tieni bagascia   tutto il mio cazzo nel tuo culo te lo rompooo, ti ho sverginato il culloooooooo sono stato il primooooo, da signora per bene ti sei rivelata per quello che sei veramente,  seiii una zoccolaaaaaaa… diglielo al cornuto, che per il culo dovrà essere l’eterno secondo …”

Pompava dentro di me senza nessun rispetto, ero solo un buco che ospitava il suo cazzo, che voleva eruttare la sua sborra, in qualche modo voleva darla dentro di me, all’improvviso stava montando un orgasmo che fino a quel momento non esisteva, stavo godendo con il culo, era qualcosa che non si poteva paragonare a nulla di tutto ciò che avevo provato in quella notte di follia e in tutta la mia vita ed esplosi con un grido a quel godimento liberatorio, il mio orifizio incominciò ad aprirsi e chiudere, a pulsare intorno a quel cazzo operando quasi una mungitura, e dal mio ano partivano onde di piacere al massimo della follia che fecero tremare tutto il mio corpo, fui colta da convulsioni orgiastiche e avvenne  per la seconda volta quella strana reazione dove la mia vagina eruttava una quantità enorme di liquido vaginale bagnando il lenzuolo come se avessi urinata.

Questo godimento allo stato puro con conseguenza  iper stimolazione del suo cazzo lo condussero al suo capolinea,  infierì colpi violenti e tremendi completamente disordinati, come se mi volesse trafiggere, affondava fino in fondo  cercando di far entrare anche i suoi testicoli, eruttò tutto il suo seme nel mio intestino …. “ prendi brutta vaccaaaaaaaaaaaaaa la mia sborraaa ti riempio il tuo culo troia hai dentro di te la mia sborraaaaaa   portala a quel CORNUTOOOOOOOOOO ….”

Si scaricò dentro di me sentii la sua sborra espandersi dentro il mio intestino, sentivo una nuvola calda che invadeva le mie viscere, ad ogni spinta quella massa calda aumentava riempiendomi tutta.

Si fermò esausto, si abbandonò su di me poggiando la sua testa tra la spalla e la mia faccia, schiacciandomi completamente con il suo corpo restando infilzata a quel cazzo ora esanime, dando di me l’impressione di non essere un essere umano ma un oggetto che gli apparteneva su cui lui stava usando, per riposarsi, io non avevo  forza per liberarmi da quella  posizione o probabilmente non volevo liberarmi.

Anche se stava perdendo la sua virilità, il suo corpo continuava a possedermi e io sentivo di voler essere posseduta da lui, di sentire la sua forza che si manifestava  dentro di me, ma anche ora che era inerme non volevo rinunciare nulla di lui, anche il suo peso su di me, il suo contatto, mi dava un senso totale di appartenenza, ero cosciente che questa appartenenza per ora era solo fisica, ma cosa sarebbe successo se gli avessi data anche l’anima …?

Attese qualche minuto,  lentamente  il suo cazzo perdeva consistenza, e quando era ritornato quasi al suo stato di riposo, si girò su se stesso e rimase supino al mio fianco, anch’io ero esausta, non volevo e non potevo muovermi, tutte le mie forze le avevo spese in quel combattimento, mi vedevo su quel letto in posizione prona, come una puttana, con il vestito stropicciato, alzato fin sopra i miei fianchi, con le gambe aperte, tutto il mio sedere esposto mettendo in mostra le mie intimità più segrete, avvertivo la lenta fuoriuscita  di quel liquido bianco di cui ero farcita, in quel momento di tutto ciò non me ne importava assolutamente nulla,non avevo più corpo, non avevo peso, forse non avevo nemmeno l’anima, stavo fluttuando in un ambiente indefinito, ero nel limbo dell’eros.

Sprofondai in un sonno ristoratore che si rivelò pieno di incubi.

 

 

I miei incubi furono interrotti dal rumore di una porta che veniva chiusa, onestamente il rumore fu lieve, ma riuscì a destarmi ugualmente, forse perché la mia anima era turbata, qualche senso di colpa aleggiava nella mia mente e man mano che prendevo coscienza si ingigantivano sempre di più, mi ripresi da quel torpore e stabilii che Marco evidentemente era uscito, cercai di focalizzare l’orologio digitale che era sul comodino, che si trovava  praticamente dalla parte opposta dove ero io e lessi 05:53 …  quasi le sei, perché Marco usciva alle sei di mattina …? Non avevo la più pallida idea, il cervello si rifiutava di ragionare, mi abbandonai pesantemente su me stessa  e mi rigirai per essere più comoda, nella posizione supina ma con mio grande stupore urtai un corpo steso al mio fianco.

Mi destai del tutto pensando contro chi avevo urtata, mi sollevai sulle mie braccia e guardai, Marco completamente nudo con il suo scettro dormiente sulla sua gamba così come era dormiente lui, anche in quell’occasione era un gran bel vedere … ma allora chi ha fatto rumore con la porta? Era entrato qualcuno? O qualcuno era uscito? O era tutto frutto della mia immaginazione, dei miei sensi di colpa, o dell’adrenalina che scorreva ancora dentro di me che mi rendeva estremamente ipersensibile, anche troppo, da credere vera qualcosa che forse avevo sognata?

Misi a fuoco bene tutta la situazione ripercorrendo gli eventi accaduti, avevo fatto sesso con un dipendente dell’albergo mentre mio marito era fuori, già mio marito era fuori a pesca e io ero in quella camera, se fosse rientrato …!!!?

Saltai dal letto, ero un disastro, con i capelli completamente arruffati, il vestito avvolto intorno alla vita, una scarpa visibile l’altra nemmeno l’ombra, cercai di darmi una sistemata, abbassai il vestito, che rimaneva tutto spiegazzato, infilai una scarpa, zoppicando andai alla ricerca dell’altra, la trovai sotto il letto, andai in bagno per darmi una  sistemata ai capelli, ma il loro aspetto non migliorò  molto, e con il cuore in tumulto uscii sperando di rientrare in camera prima di mio marito.

Percorsi il corridoio e mi trovai di fronte alle due rampe di scale, mi fermai e feci un lungo respiro, volevo sembrare padrona di me stessa, ora che dovevo affrontare il portiere di notte …

Incominciai a salire le scale, convincendomi ad ogni gradino di avere la situazione sotto controllo, ma mentre salivo quelle scale notai che non avevo intimo e tra le mie gambe  si avvertiva  una sostanza umida un po’ appiccicosa  che in qualche punto si era solidificata mettendo in tensione delle zone di pelle , in questo momento non potevo farci nulla dovevo solo proseguire e affrontare la situazione.

Il rumore dei tacchi sul pavimento attrasse la l’attenzione del portiere, che mi fissò intensamente con il suo solito sguardo incorniciato da un sorriso ironico e date le mie condizioni avevo l’impressione che riuscisse a vedere che ero senza intimo, istintivamente mi tirai giù l’orlo del vestito, non c’era nulla da tirare, cercai di stirare con le mani la parte bassa del vestito per evitare di rivelare quanto più possibile quello che era successo, alzai  il mio sguardo andò a posarsi sulle cassette dove erano riposte le chiavi, per vedere se vi era quella della nostra camera, nel caso contrario voleva significare che mio marito era rientrato, potevo dire che ero appena tornata da Macerata, ma il mio stato mi avrebbe tradita.

Feci un sospiro di sollievo, la chiave era ancora la, il portiere vedendo dove era il mio sguardo si avvicinò verso la chiave e la prelevò mettendosi in attesa di consegnarmela, mi avvicinai ma non riuscii a tenere il suo sguardo, quindi abbassai gli occhi allungando la mano per ricevere la chiave, mentre avveniva questo passaggio disse “si è divertita … … … … a Macerata … … … …con Marco?” aveva volutamente fatto delle pause che si dovevano notare, alzai il mio sguardo e lo guardai … “si, ssssi molto grazie …” e lui “ sono felice per lei signora … Marco è un bravissimo intrattenitore …” avrei voluta sprofondare, capivo perfettamente cosa stesse dicendo, e  i miei sensi di colpa aumentavano sempre di più, presi la chiave e girandomi mi avviai verso l’ascensore, sapendo che il suo sguardo si poggiava su tutto il mio corpo e in particolare sul mio … (come dice Marco) culo, nella speranza di notare qualcuno dei segni che rivelavano inequivocabilmente quello che era successo, di sicuro avrebbe notato il mio vestito spiegazzato soprattutto in quella zona.

Schiacciai il tasto dell’ascensore, quasi con rabbia, fissando ancora una volta il portiere, aspettai  la chiusura delle porte che mi sembrò interminabile e quando l’ascensore si mosse ebbi un senso di liberazione e di quiete, finalmente stavo rifugiandomi nella mia camera.

Come entrai mi denudai immediatamente e il mio unico pensiero fu la doccia, speravo che quel mezzo lavasse tutto quello che era stato depositato sul mio corpo e soprattutto oltre, ma non fu così, l’acqua che s’infrangeva sul mio corpo per poi percorrerlo mi rilassò, anche se il mio animo rimaneva in guerra, mi asciugai mi pettinai e andai a sdraiarmi sul letto.

Il mio sguardo vagava per il soffitto senza nessuna meta, la mia mente focalizzò mio marito, tradito e cornuto, mi aveva dato tanto e io come l’avevo ripagato, tradendolo, quando sarebbe tornato come avrei potuta guardare i suoi occhi, il mio stato avrebbe rivelato quello che era successo, il tradimento e tutto quello che avevo fatto, prestazioni che con lui non era mai successe!!!

Già avevo fatto sesso in modo più ampio, completo, appagante, avevo fatto un rapporto orale, avevo ingoiato seme maschile, ero stata violata in tutti i miei orifizi, considerando che per quello anale, se mio marito avesse voluto, sarebbe stato il secondo, e poi altra questione non secondaria, se avesse voluto fare sesso, quale sensazioni avrebbe provato trovandomi particolarmente … aperta …!!!?

Ma quel modo di fare sesso era stato eccitante e  appagante,  a 360°, anche essere trattata da puttana e fare la troia era stato eccitante, subire e ricevere tutti quegli aggettivi scurrili era stato esaltante, essere posseduta appartenere, farsi annullare la propria volontà, subire  tutte le voglie di un uomo senza sapere cosa ti poteva succedere, era qualcosa di indescrivibile, la mia mano scivolò tra le mie gambe e trovò un’apertura completamente nuova, dove risiedeva un lago pronto a ricevere quel piacere senza fine, volevo di nuovo Marco, il suo cazzo, i suoi modi, volevo essere la sua schiava da letto e volevo seguirlo anche all’inferno.

Sentii armeggiare sulla porta e ben presto si aprì, era mio marito che si era fatto aprire da un inserviente con un passpartù, feci finta di dormire.

Cercai di seguirlo in tutti i suoi movimenti, lui si prodigò nell’evitare  il minimo rumore pensando che stessi dormendo, si tolse tutti gli indumenti restando completamente nudo andò in bagno chiudendosi dentro e dopo pochi minuti avvertii lo scroscio della doccia.

Non avendo nessun’altra distrazione e con il rumore dello scroscio della doccia in lontananza mi appisolai, sentendomi libera, completamente nuda tra quelle lenzuola fresche mi deliziavo a  quel contatto pulito sul mio corpo che sentivo ancora sporco.

Mi ero coperta con il lenzuolo, un po’  perché avvertivo una leggera frescura mattutina, ma sapevo che era una scusa, soprattutto sentivo un senso di pudore infondato verso mio marito, come se vedendomi nuda, avesse potuto capire cosa fosse successo quella notte folle.

Avvolta nell’abbraccio di quelle lenzuola e il rumore della doccia, mi assopii questa volta senza incubi, sognavo tutte le fasi belle di quel rapporto, le carezze dolci i massaggi sulle spalle fatte da mani sapienti che operavano un rilassamento totale, io ero sul mio fianco sinistro, Marco era dietro di me che mi coccolava, con languide carezze, e io assaporavo tutta quella dolcezza.

Poi com’era prevedibile, cercò il rapporto sessuale, prendendomi da dietro, facendomi alzare la gamba sul suo bacino per infilarmi quel cazzone spaventoso, ma qualcosa non andava, il sesso di Marco non riusciva ad entrare avevo fastidio all’interno coscia della mia gamba destra, mi ridestai e misi a fuoco dov’ero, mi voltai e vidi dietro di me mio marito che stava cercando di penetrarmi con il suo piccolo sesso, cercava di penetrarmi portando la mia gamba destra oltre il suo bacino e la sua mano faceva pressione all’interno della mia coscia, cercava di avvicinarsi il più possibile alla mia intimità,  da quella posizione riusciva si e no ad imboccare le labbra della mia vulva e i glutei ostacolavano il proseguimento.

Fui presa dal panico, mio marito stava cercando un rapporto dopo poche ore da quello avuto con Marco, come mi avrebbe trovata, avrebbe notato il dilatamento delle mie aperture? Sicuramente si, non poteva essere altrimenti.

Notai che cercava di prendermi da dietro, cosa che non aveva mai fatto e in quella posizione non ci riusciva, volli sfruttare quella novità a mio vantaggio cercando in qualche modo di ingannarlo per evitare che potesse capire,  oltre al fatto di non guardare, almeno per il momento, quei suoi occhi oscuri da cerbiatto, che non sapeva di essere stato ferito.

Ritirai la mia gamba dal suo bacino, chiudendo le gambe tra di loro serrandole al massimo, mi posizionai quasi nella posizione fetale spingendo verso di lui il mio bacino, praticamente il mio CULO, scusate il mio sedere, (stavo facendo mio il linguaggio di Marco) mettendo in mostra all’attaccatura delle gambe la mia intimità e spingendola verso di lui, offrendola chiusa ma in primo piano inclinandomi con tutto il busto in avanti.

In questo modo riuscì a raggiungere la mia apertura che era molto più accessibile e spinse il suo sesso dentro di me.

Nonostante avessi le gambe serrate entrò con una facilità estrema e trovò la vagina molto bagnata, non so se per il sogno che avevo fatto o per i residui dell’eccitazione di qualche ora prima, sprofondò tutto dentro ma io non ebbi nessuna delle sensazioni che avevo provata con Marco.

In quella posizione lo avvertivo poco e cercavo, per ingannarlo di stringere i miei muscoli vaginali, certamente non toccava il collo dell’utero e scivolava nella mia vagina che non avvertiva nessuna dilatazione, anche se lui, stranamente mi prese con molta foga come se fossi stata per lui il primo rapporto dopo un secolo di astinenza, ci mise non più di cinque minuti ad eiaculare dentro di me, con rantoli di piacere senza precedenti, versando una buona quantità di sperma per lui, circa tre schizzi rispetto ai sette – nove  che ne produceva Marco, poi senza chiedersi se io avessi avuta un minimo di godimento, si ritirò e si posizionò supino dietro di me esausto.

Per me non era successo praticamente nulla, non avevo avuta il minimo inizio di godimento, bere un bicchiere di acqua fredda in quella calda estate sarebbe stato molto più eccitante, in quel preciso istante fu chiara la percezione di due mondi che si scontravano tra di loro inesorabilmente, ma non poteva essere altrimenti, due mondi dove uno rappresentava le massime vette del piacere, mentre l’altro rappresentava la steppa arida.

Almeno per il momento sembrava che non avesse notato la dilatazione della mia parte intima che aveva appena usato e per evitare che riprendendosi avesse voglia di ripetere il rapporto,  soprattutto nella sua posizione unica preferita … quella del missionario, che avrebbe svelato il mio tradimento, quindi mi alzai dal letto e andai in bagno chiudendo dietro di me la porta, con la scusa di lavare la mia intimità, cercai di restare il più a lungo possibile.

Dovetti uscire quando lui venne a bussare, forse anche un po’  preoccupato per la mia permanenza prolungata,  uscii già con il costume da bagno indossato e subito recuperai il pareo in stanza annodandolo alla vita, lui si avvicinò e mi abbracciò ed esternò i suoi proponimenti … “cara ti chiedo scusa per quello che è successo qualche giorno fa, mi sei mancata in queste ore, perché non ritorniamo a letto e facciamo di nuovo all’amore, vedi sono eccitatissimo …” nel dire ciò prese la mia mano e la portò sul suo inguine nudo, facendo aderire il palmo della mano sul suo sesso, operando un movimento in modo da farlo andare su tutto il mio palmo.

Non era mai successo che mio marito fosse pronto dopo poco tempo da un rapporto completo, la cosa mi stupì molto …

Io avvertivo ben poca cosa, il paragone era d’obbligo anche se non voluto, a quel punto risposi con la più classica delle frasi che esce dalla bocca di una donna quando non vuole fare sesso con il marito … “caro, lo so che mi ami è tutto passato, ma ora ho mal di testa, ti prego andiamo in spiaggia, questa sera lo facciamo … poi a te piace stare in spiaggia di primo mattino, quando il sole non è molto caldo … ” Con muta rassegnazione e con il carattere che lo contraddistingue accettò, si preparò per soggiornare il meno possibile sulla spiaggia e ci avviammo.

Io ero molto stanca, avevo dormito pochissimo, mi sdraiai sul lettino, all’ombra dell’ombrellone mi guardai intorno alla ricerca di Marco ma non c’era ombra,  mi appisolai.

 Avvertii un contatto sul mio braccio, mi svegliai, era mio marito che mi diceva che era ora di pranzo, ma  rifiutai, dissi che avevo ancora mal di testa e non avevo voglia di pranzare, lo pregai di farlo da solo.

Sentii di nuovo una mano che mi sfiorava tutto il braccio, mi ridestai molto scocciata per essere stata destata di nuovo per il pranzo da mio marito, mi preparai a rispondere in modo deciso ma le parole che stavano per uscire abortirono nella mia gola, poco più in la, colui che mi aveva toccata era Marco e non mio marito.

Lui proseguì senza fermarsi  e io lo seguii con gli occhi non senza ammirare il suo fisico possente, fissando spudoratamente il suo sedere tonico che si muoveva armoniosamente sulle sue gambe atletiche mentre, guadagnava la distanza che lo separava dalla sua sdraio in ultima fila.

Si voltò e ci fissammo intensamente, facendo di nuovo quei giochi di sguardi che avevamo fatto fino a qualche giorno prima, ma questa volta i nostri sguardi volevano dire qualcosa di diverso, il suo era una sguardo sicuro, di qualcuno che era convinto di aver vinto sicuramente non la guerra ma una battaglia importante, il mio quello di una donna che aveva tante domande e che elemosinava delle risposte.

Volevo parlargli mettere a fuoco quello che era successo, mi trovai a pensare con mia somma sorpresa, di voler ripetere quell’esperienza in quei ultimi giorni di vacanza, con più razionalità e meno istinto, almeno un’altra volta, promettendomi di  chiudere quella esperienza alla chiusura della vacanza che sarebbe conclusa tra due giorni, per poi ritornare alla vita di sempre, chissà avrei proposto a mio marito di ripetere un periodo di vacanza al Conero la prossima estate.

Mi stavo riproponendomi fedifraga ma questa volta coscientemente, pur di rivivere quel rapporto e quelle emozioni, volevo cornificare mio marito e non me ne importava nulla, ebbi paura dei miei ragionamenti,  mi meravigliai fino a che punto  stavo rischiando la mia reputazione e tutto ciò che avevo e che potevo perdere inevitabilmente.

Per tutto il pomeriggio non successe assolutamente nulla, ognuno nelle nostre postazioni, ognuno nei nostri pensieri, i miei erano tumultuosi i suoi sembravano, dal mio punto di vista, rilassati che gli dava uno stato di beatitudine.

Nessuno dei due prendeva una iniziativa, aspettai che la spiaggia si svuotasse per muovermi verso di lui avvicinandomi e guardandolo intensamente, lui ricambiava con sguardo sicuro di colui che in quel momento sapeva che mi stava dominando anche se era posizionato in una posizione più bassa della mia, mi fermai e lo guardai intensamente, lui teneva perfettamente il mio sguardo, lo distolsi  con la scusa di guardarmi intorno, poi senza chiedere il permesso e senza guardare verso di lui mi sedetti malamente sul lettino al suo fianco schiacciandolo parzialmente, si tirò più in la e si posizionò quasi di fianco aspettando la mia mossa.

Il mio animo era in tumulto, la mia razionalità si rifiutava di fare quello che stavo per fare, ma il mio corpo mi spingeva ad andare oltre, cedetti al mio corpo … “Marco … quello che è successo questa notte, per me ha dell’incredibile, è stata una rivelazione che non mi sarei mai aspettata, vorrei darti il numero del telefonino che è 338 489  … … … …” allungò la sua mano e mi chiuse la bocca facendomi cenno di tacere, aveva lo sguardo di colui che sapeva perfettamente cosa avrei detta … “  … … … … Anna  non mi serve il tuo numero di cellulare, quello che è successo è stato bello, possiamo chiudere qua e almeno per me rimarrà un bel ricordo, per fortuna io non devo elemosinare una scopata … finché ti sottraevi eri una conquista, ora la mia conquista con te è venirti dentro, riempirti la pancia del mio seme fare tutto quello che potrebbe fare tuo marito, voglio depositare la mia essenza nella tua parte più intima, voglio possederti in tutto, queste sono le mie condizioni, voglio la tua anima…” e io mi guardai intorno a me per vedere se cerano  occhi indiscreti e soprattutto la presenza di mio marito, quindi accertato che non avevamo osservatori a breve distanza, poggiai la mia mano sopra il costume su quella protuberanza, e facendo movimenti impercettibili risposi … “hai considerato l’ipotesi che potrei restare gravida …?”  lui senza avere la minima reazione a quel contatto, si comportò come se non stessi facendo nulla, si allungò, prese il suo marsupio tirò via un foglietto di carta e una penna incominciò a scrivere,  me lo diede e disse … “questo non è un mio problema e onestamente non mi interessa, le mie condizioni sono queste, rifletti e fai la tua scelta, questo è il mio numero di cellulare, decidi tu se usarlo o buttarlo via … ….” Tolsi la mano dal suo sesso e presi il biglietto, poi come un automa mi alzai senza dire più nulla incominciai a dirigermi verso l’albergo, guardavo quel biglietto e sapevo che quello era il numero del piacere allo stato puro e del massimo godimento … … … e incominciai a leggerlo …

La sera mio marito reclamò ciò che avevo promesso, voleva fare all’amore e io non potevo rifiutare, decisi di andare incontro al mio destino, non potevo certo sottrarmi alle richieste di mio marito, certo potevo tergiversare qualche altro giorno ma prima o poi doveva succedere, come quando si va dal dentista ad effettuare un’estrazione, dove dispiace perdere un dente ma lo si deve fare per non soffrire, io decisi di affrontare quel momento, sapendo, al contrario del dentista che il mio destino si sarebbe deciso sicuramente dopo quel rapporto e avrei sofferta le conseguenze di ciò che avevo fatto.

Per mitigare quell’evento che stava per accadere, decisi di essere molto calda con lui, e mi concessi, ci abbracciammo, ci baciammo, ci spogliammo, ci toccammo evitando che lui mi toccasse le mie parti intime, forse per una difesa estrema  per prolungare più a lungo il momento in cui avrei  svelato  il mio tradimento.

Io partecipavo in modo più intenso, dopo tre minuti di quei preliminari mi propose di usare il letto, presi un lungo respiro e vedendomi al rallentatore mi adagiai su quel letto come una vittima che si adagiava sull’ara sacrificale andando incontro al proprio destino …

 

 

Mi coricai supina, con il cuscino che mi arrivavi fin sotto le spalle, con le gambe aperte, i piedi poggiati sul letto in modo da formare quasi un angolo retto sotto il ginocchio, rimasi li ad aspettare che la verità uscisse nel momento in cui mio marito avrebbe affondato il suo pugnale.

Quel momento arrivò fin troppo presto, mio marito salì sul letto, si posizionò tra le mie gambe, fece avvicinare il suo sesso alle mia grandi labbra vaginali, e affondò dentro di me, il suo sesso entrò rapidamente tutto dentro, senza alcuna restrizione, facendolo uscire di nuovo lo affondò fino in fondo, fece di nuovo  questo movimento per un po’ poi mentre lo inseriva per l’ennesima volta tutto dentro si coricò su di me e incominciò la danza del  suo bacino.

Dovetti costatare  come ero larga per il suo piccolo sesso,  per il nervosismo del momento non ero eccitata e di conseguenza la mia vagina non era bagnata, comunque era entrato senza nessun impedimento, in una cavità che per lui doveva essere enorme, dove non cera nessun attrito con le pareti vaginali e  non vi era nessun  sfregamento, per lui doveva essere poco eccitante poiché non vi era quasi nessuna stimolazione al suo cazzetto, da parte delle pareti vaginali, anche se io cercavo di stringere al massimo i muscoli, la stessa cosa si ripercuoteva sulle mie sensazioni che rimanevano completamente assenti, ogni tanto operava un movimento rotatorio in modo da far andare il suo glande contro la parete vaginale che comunque continuavano a non abbracciare quell’ospite.

Era una vera tragedia quasi comica, stava facendo l’amore con il vuoto, il nulla intorno al suo piccolo sesso e ormai mi aspettavo da un momento all’altro la sua reazione, la sua giusta incazzatura per questa novità, con la rivelazione e la costatazione di essere cornuto.

Con mio sommo stupore continuava a montarmi …(si fa per dire) in maniera più decisa, impegnandosi in colpi più violenti e più veloci,  ma io dal punto sessuale rimanevo quasi indifferente, l’unica cosa che avvertivo era il suo inguine che sbatteva contro il mio.

All’improvviso si fermò e mi guardò un po’  stupito ….”che ce non ti piace … ti sento assente rispetto alle altre volte …” e io “no caro il mal di testa non è passato del tutto … dai scopami continua prendimi tutta …” mi stavo tradendo e per il mio atteggiamento e per il linguaggio che usavo,  decisi di stare zitta e incominciai a recitare un godimento che non esisteva, notando che lui apprezzava.

Continuò sempre con più decisione poi nella foga di quel rapporto si tirò via e mi incitò a girarmi velocemente poiché voleva prendermi da dietro.

Mi girai restando molto perplessa per tutte queste variazioni che mi venivano proposte all’improvviso senza alcun preavviso.

Per me quella richiesta era una completa novità, non l’avevamo mai fatto in quel modo e in quella posizione mi esponevo ancora di più.

Mi girai nella posizione della pecorina, che per Marco era quella della vacca, il suo sesso non si fece attendere, entrò come un treno in una galleria dove le pareti venivano sfiorate ma non toccate, ciò nonostante al terzo su e giù venne miseramente, quando il suo sesso era quasi completamente fuori e il glande era tra le grandi labbra, quei pochi schizzi acquosi mi sporcarono l’ingresso della vagina e caddero  sul lenzuolo.

In questo preciso istante sentii la mancanza fisica di Marco e del suo possente cazzo, anche se mi aveva fatta male era riuscito a prendere l’iniziativa per un poderoso rapporto anale, e mi aveva fatta sentire femmina, si femmina da letto che gode tutte le meraviglie del sesso che è succube di quel palo dispensatore di piacere.

Sentii , avvertendo il suo bacino contro il mio sedere, che mi stava di nuovo penetrando, era di nuovo eccitato, ultimamente aveva una carica fuori dal comune, ma purtroppo a me incominciava a darmi fastidio  quella prestazione scialba e senza nessuna pretesa.

Incominciò il suo movimento che a me non provocava nessun godimento, volevo che si sbrigasse,  sognando Marco cercavo di rendere quella monotonia più piacevole, mi ricordai che un po’ di incitamento provocava  nel maschio  una carica erotica maggiore, eccitandolo maggiormente, facendo raggiungere l’apice  più velocemente, quindi iniziai a lamentarmi come se stessi godendo, incitandolo, lui tenendomi per il bacino dava dei gran colpi e tutto questo sortì l’effetto sperato, in quel momento non c’era più mio marito ma un altro uomo completamente sconosciuto, incominciò ad ansimare, si lasciò andare completamente, usando un linguaggio scurrile che non aveva mai usato incominciò ad insultarmi  e ad apostrofarmi con gli aggettivi più volgari chiamandomi e trattandomi da troia, puttana ecc…, incitandomi a prendere il suo cazzone che mi stava scopando come una maiala, ma per me era solo un cazzetto poco più grande di quello di un bambino che non mi stava facendo nemmeno il solletico, sul mio volto, invece del godimento, si disegnò un sorriso sarcastico che per la posizione, per fortuna,  lui non riuscì a vedere.

 All’apice del suo piacere,  scaturito da tutto ciò, uscì da me e come un assatanato venne sul mio buchetto, sporcandolo con poche gocce di seme che era rimasto nei suoi testicoli, accennando ad uno sfregamento del glande con la mia seconda apertura, come se volesse pulirsi su di me, infine cadde a peso morto su se stesso esausto.

Ormai sicuramente era arrivato il momento della verità, aveva capito e mi aveva trattata come una prostituta dicendolo chiaramente durante quel rapporto, mi aspettavo l’inevitabile, ma invece non succedeva assolutamente nulla, non faceva alcun accenno alle novità che aveva sicuramente trovato in quel rapporto, ma era tranquillo quasi felice e appagato, non riuscivo a comprendere cosa stava succedendo, e non riuscivo a spiegarmi le novità che aveva introdotto lui in questo rapporto o meglio io me le spiegavo e le intuivo ma lui non le esternava.

Timidamente e sicuramente molto timorosa decisi di fare io qualche domanda, e dissi …” caro ti è piaciuto …” e lui “si è stato meraviglioso, hai notato come ho goduto, spero che anche tu possa aver provata il piacere intenso che mi AVETE donato …” il mistero si infittiva … non se ne era accorto di nulla, anzi … “caro come mai hai apportato queste novità nel nostro rapporto, anche se per me  non era certamente una novità,  non me le aspettavo …” e lui … “perché ti hanno dato fastidio …” e io … “no assolutamente, anzi qualche novità ravviva il nostro rapporto e sono felice, ma volevo sapere come mai questi cambiamenti abbastanza radicali …” e lui … arrossendo e visibilmente in imbarazzo … “ sai cara le persone con cui sono andata a pesca mi hanno fatto visionare un filmino porno, dove c’era una grande maiala che riceveva un sesso enorme in tutti i suoi orifizi e in tutte le posizioni, pensa perfino nel sederino, e mi ha fatto eccitare tantissimo,  ho voluto provare ciò che avevo visto, sperimentandolo tra di noi, lo sai che mi era venuta voglia di provare anche con te a infilarlo nel sederino, ma poi ho avuto paura ancora ti facevo male e ho desistito, facendo solo strusciare il mio sesso sul tuo buchino …”

Una leggera smorfia si disegnò sul mio volto, cercai di trattenermi per nasconderla, non so se ci riuscii o lui non la notò o non la volle notare, ma dopo ciò che era successo di sicuro il suo piccolo cazzetto non avrebbe provocato nessun problema.

Nella mia mente, tutto ciò che era stato detto risuonavano, non so perché, come dei rintocchi di una campana, ma il suo suono aveva una leggera stonatura, molto piccola che non riuscivo a focalizzare, ma in quel discorso c’era qualcosa di stonato che avevo avvertito ma che non riuscivo ad isolarlo, come se nel suo discorso fosse stato espresso qualcosa che non quadrava perfettamente nella logica delle sue parole.

Inoltre era strano che non avesse scoperto nulla non avesse avvertito le novità del mio corpo, ancor di più io non lo sentivo e non provavo più nulla delle sue prestazioni sessuali, nemmeno quel poco che mi aveva data in questi anni di matrimonio, ora il suo sesso per me era praticamente nullo, generando solo fastidio e avvertendo una presenza non voluta, come un moscerino che ti crea solo fastidio, tutto questo mi faceva desidera ancora di più Marco e il suo scettro del piacere, che mi avrebbe aperta completamente … al piacere più intenso.

Ormai il confronto era incolmabile non vi era nessun paragone, tra i miei due uomini vi era un abisso che non poteva essere colmato e io sentivo sempre di più di appartenere sessualmente a Marco, era lui che volevo per poter godere come una femmina, anche se mi trattava come … una vacca, mentre a mio marito concedevo solo il mio corpo per dovere coniugale ma nulla di più.

Volevo lui e mi meravigliai a desiderare tutte le porcate che mi aveva sussurrato durante il rapporto, anche quella di essere presa da altri maschi cazzuti come lui sarei scesa all’inferno per toccare le vette del paradiso sessuale, soprattutto ora che avevo sperimentata bene il confronto là dove non poteva esserci nessun confronto…

Volli provocarlo, e rincarai la dose, per scoprire quale fosse il suo gioco, se un gioco ci fosse stato, e con aria da moglie ingenua gli dissi … “caro, ti ho sentito molto eccitato e molto caldo, anche se non ti ho sentito come le altre volte dentro di me, come se il tuo sesso fosse diventato un pò più piccolo … come se il tuo bel pisello fosse diventato un pisellino …” e lui … “ be dopo quello che ho visto in quel film, ho potuto considerare che il mio sesso non ha delle dimensioni ragguardevoli, poi il fatto che eri particolarmente eccitata probabilmente ti è sembrato che fosse più piccolo …” la situazione si faceva sempre più strana incominciavo a recepire qualcosa ma avevo bisogno di verifiche, credevo di intravedere una piccola luce in fondo ad una stanza buia, certamente lui non stava dicendo la verità anche perché io in quel rapporto non ero affatto eccitata … comunque non avrei potuta verificare più nulla, ormai quella vacanza stava finendo.

Passarono gli altri due giorni senza che successe più nulla ma la mia mente cercava di carpire quel qualcosa di sbagliato che avevo avvertita ma non riuscivo a focalizzare, sapevo che c’era un tarlo che stava scavando ma non riuscivo a vederlo volevo isolare quella nota stonata ma per quanto mi sforzassi non ci riuscivo.

La vacanza finì, ero in macchina sulla strada del ritorno, e il mio animo  non faceva trasparire un periodo di riposo e io ero seriosa, guardavo il lento scorrere del paesaggio che si muoveva alla velocità  tranquilla, imposta da mio marito sempre come eterno invertebrato, ma sicuramente non stavo guardando il paesaggio ma i miei occhi vedevano quel biglietto, che non avevo più, perché in un impeto di pudore l’avevo buttato via, ma sapevo perfettamente che in quel momento mi stavo prendendo in giro da sola  poichè il numero scritto su di esso lo avevo imparato a memoria … … … … 393435XXXX … … … …

 

 

Un tenero bacio si stampò sulle mie labbra, accompagnato dalla frase                    “ciao cara non mi aspettare per pranzo, ne ho per tutta la giornata” e con un dolce sorriso di un uomo innamorato che va a lavoro, consapevole di rivedermi solo al termine di una lunga giornata, saluta beandosi di quel sorriso  accattivante che sta ricambiando la sua bella mogliettina.

Quando l’uscio di casa stava per chiudersi quel sorriso diventò una smorfia quasi patetica …

Come l’uscio si richiuse, avendo la certezza di essere completamente sola e comunque non visibile dal proprio uomo ne da nessun’altro, il mio aspetto rivelò quello che da qualche giorno era racchiuso nel mio animo, cioè il turbamento che regnava dentro  di me per l’incontro imminente che avrei avuta con Marco, e i mille pensieri che frullavano, per prepararmi al meglio a quell’incontro tanto desiderato, cercato e voluto.

Dopo quella vacanza, il mio animo era rimasto in tumulto per quella esperienza inattesa che aveva aperto in me degli orizzonti inimmaginabili,  credevo che il ritorno alla vita di tutti i giorni avrebbe, certamente non cancellato, ma attenuato quel desiderio, la voglia di ripetere quell’esperienza, cercando di avere un atteggiamento più razionale, che mi avrebbe permesso un po’  di quiete, e di meditare  in modo conscio  a tutto quell’eros che Marco sapeva offrire ad una donna, trasformandola in femmina e in qualche modo rinunciare a quella esperienza sconvolgente.

Inevitabilmente, però, ogni volta che avevo un rapporto con mio marito, quell’esperienza si ripresentava sempre più viva e sempre più desiderata  mettendo  in ridicolo la prestazione scialba che mi offriva il mio uomo, anche se ultimamente operava delle varianti che fino ad allora erano impensabili ma che certamente non erano assolutamente paragonabile a quelle prestazioni di potenza e di sesso allo stato puro che offriva Marco.

Riuscii a resistere poco più di un mese, poi quel numero stampigliato nella mia mente con caratteri di fuoco, quello stesso  fuoco che faceva ardere e consumare nella voglia il mio corpo, il desiderio ardente di rivivere quella  passione, si presentava inevitabilmente   e veniva  a bussare alla mia coscienza, in particolare a quel mio lato di donna ormai dissoluta, si riproponeva ogni volta sempre con più forza e determinazione,  soprattutto quando mio marito  mi lasciava completamente insoddisfatta aprendo un confronto abissale  tra le due prestazioni.

Una mattina, dopo che la sera prima si era svolta la solita e deludente prestazione, considerando il fatto che mi trovavo nel mio periodo più ricettiva, mi ritrovai a casa sola con il mio telefonino tra le mani, ove le mie dita stavano digitando come un automa quel numero …393435XXXX.

Sentii distintamente la voce di Marco che chiedeva chi fosse al telefono, dato che non volle, allora, il mio numero e quindi non lo conosceva. 

Rimasi interdetta, bloccata, non sapevo cosa fare, mille pensieri turbinavano nella mia mente, al terzo incitamento di Marco, al suo terzo “Pronto …” risposi facendo uscire un filo d’aria dalla mia gola, le mie corde vocali vibrarono sillabando un ….”C…i…a…o  sono io …. Anna” e lui con voce squillante, sicuro di se, quasi raggiante  rispose …”l’Anna che penso io …?” e io con voce ancora più flebile risposi … “ cr…edo di si ….” Lui accertata la mia identità, subito centrò il motivo della chiamata … “mi stai chiamando per il motivo che penso …? E io … “sss….sssi ….” E lui con voce trionfante subito chiarì, se ce ne fosse stato bisogno … “lo sapevo che sei una Troia, ho fatto uscire la troia che ce in te e ora non ne puoi fare a meno del mio cazzo vero???” non ebbe alcuna risposta da parte mia, ma il mio silenzio gridava una risposta affermativa,  sicuramente avvertiva  il mio respiro irregolare, quindi riprese ribadendo le sue condizioni …”ti ricordi quello che ti avevo detto??? Se vuoi vedermi devi fare la vacca fino in fondo, ti devi far montare e fare tutto quello che voglio, e soprattutto devi essere mia fino in fondo, ho voglia di riempirti tutta …!!! Dimmi ti ricordi … “ non avvertendo ancora una volta nessuna risposta, e considerando quel silenzio come un tacito assenso, riprese … “come vuoi organizzare, per far becco il cornuto …” non volevo che venisse a casa, ne volevo andare in qualche alberghetto da quattro soldi ove ti si legge in faccia, il motivo per cui eri in quel posto, decisi per una soluzione più complicata ma che avrebbe salvaguardato la mia privacy e reso quel rapporto clandestino più sicuro e più comodo.

Non proferii nessuna affermazione, dando invece direttamente le istruzioni per l’incontro e soprattutto il giorno, che doveva essere per il prossimo lunedì, giorno in cui mio marito era impegnato per tutta la giornata, chiudemmo la conversazione.

Mi stupii come quest’ultima fase fu condotta da parte mia con una certa sicurezza ma dovetti costatare che quel progetto lo stavo covando dentro di me fin dal giorno in cui era finita la vacanza.

Dopo quasi una lunghissima settimana, finalmente era giunto il fatidico lunedì e mi apprestai velocemente per prepararmi al meglio a quell’incontro fedifrago.

Mi rasai completamente i peli che adornavano la mia natura, quindi feci una doccia rigenerante, effettuando una pulizia sia esterna che interna, profumai il mio corpo e indossai l’intimo che avevo previsto, un paio di calze nere autoreggenti con balza in pizzo e per dare un tocco più ……. completai con un reggicalze nero che in realtà non serviva, ma avrebbe arricchito il quadro del mio corpo quando mi sarei mostrata, indossai un perizoma  anch’esso nero, dove la parte posteriore veniva completamente nascosto dalle mie rotondità, e un piccolo triangolino nella parte superiore faceva da crocevia ai laccetti che avrebbero tenuto l’indumento,  mentre la parte anteriore completamente trasparente aveva  un ricamo sulla parte superiore il tutto aveva la forma open-string.

Volli dare una continuità tra questo incontro e quello che era avvenuto durante la mia vacanza, perciò indossai lo stesso vestito nero di quella sera, chiaramente dopo che era stato accuratamente lavato e stirato, che metteva in risalto le mie gambe e mi fasciava in modo aderente tale che non dovetti mettere alcun indumento per il mio seno, quindi indossai un paio di scarpe nere eleganti tacco 10.

Misi un leggero velo di trucco in modo da risaltare i lineamenti del mio volto e mi specchiai, rimasi piacevolmente soddisfatta di ciò che vedevo, ero elegante ma non troppo, sembravo una donna in carriera ad una festa aziendale,  indossai uno spolverino leggero e dopo circa due ore che mio marito era andato via presi la mia borsa, uscii, salii in macchina e mi diressi verso l’aeroporto.

Non ci misi molto ad individuare la punto, vecchio modello, di colore nero con qualche piccola ammaccatura di troppo, mi fermai dietro e subito mi notò, scese chiuse la sua auto e guadagnò il posto del passeggero, salutandomi con un semplice ciao,  mi squadrò tutta soffermandosi su di me in modo esagerato, guardò spudoratamente le mie gambe che mettevano in mostra la parte superiore delle cosce, forse immaginando cosa ci potesse essere oltre, io distolsi lo sguardo e ripartii dirigendomi verso la zona costiera.

In quel tragitto di circa un quarto d’ora nessuno dei due proferì un dialogo, sapevamo entrambi lo scopo di quell’incontro, lui continuava sfacciatamente a fissarmi mentre io cercavo di fissare la strada che mi avrebbe portata alla nostra villetta sulla costa.

Poche centinaia di metri prima, mentre rallentavo gli dissi che eravamo arrivati, parcheggiai e abbastanza velocemente, quasi come se fossimo stati due ladri guadagnammo l’ingresso in villetta, entrai per prima inserii il contatore della luce, facendo spazio sull’uscio per farlo entrare,  richiusi la pesante porta con il chiavistello e mi diressi verso l’interruttore per illuminare la stanza, all’improvviso mi sentii afferrare da dietro e mi spinse contro la parete, le sue mani iniziarono a frugare la mia parte anteriore toccando soprattutto il mio seno per poi far scivolare una mano sul mio inguine, mentre la sua bocca come una ventosa aderiva al mio collo, spingendo il suo bacino contro le mie natiche, facendomi sentire distintamente, anche se ostacolato dai  vestiti, la sua virilità già pronta.

Le sue mani andavano sul mio corpo come tentacoli impazziti, senza una propria volontà, uno di esse cercò di guadagnare la scollatura arpionando il mio seno, la sua bocca a ventosa cercava di lambire ogni centimetro del mio collo e  il lobo delle mie orecchie, procurandomi dei brividi di piacere che non avvertivo ormai da troppo tempo, mentre il suo inguine spingeva la sua erezione contro il mio fondoschiena simulando un rapporto che non poteva avvenire, e ogni qualvolta staccava la bocca dal mio collo incominciava a sussurrarmi a pochi centimetri dal padiglione auricolare le sue oscenità e le sue certezze del mio essere Troia.

Costatò la precarietà di quel rapporto  pieno di ostacoli, i nostri vestiti, indossavo ancora lo spolverino, completamente al buio, e non era padrone dell’ambiente che lo  circondava, si staccò intimandomi di far luce e io libera obbedii illuminando la stanza.

Mi recai verso un divano liberandomi dello spolverino, e lo posai, quando mi sentii di nuovo afferrata da dietro  e quindi con una pressione decisa mi fece piegare sulla spalliera del divano stesso, spingendomi con una mano poggiata tra le mie scapole, guadagnò l’orlo del vestito e lo fece andare oltre i miei fianchi scoprendomi completamente il mio sedere, stavo aspettando la mossa successiva, quando notai che non succedeva nulla, mi girai per vedere cosa stesse facendo e lo vidi fermo fisso che guardava il mio fondoschiena in una espressione di beatitudine quasi di adorazione, rimase così per un tempo indefinito quindi mi lasciò completamente, si sbottonò in un lampo i pantaloni facendoseli cadere fino alle caviglie, si abbassò i suoi boxer fin sopra le ginocchia, impugnò la sua verga con una mano, con l’altra prese la piccola strisciolina che si nascondeva nella parte più profonda dei miei glutei scostandola di fianco, puntò il glande sulla mia intimità, che grondava umori,  ormai stavano bagnando l’interno coscia e mi infilzò con un solo colpo, tremendo, senza riguardo, sbattendo il suo inguine contro i miei glutei, cercando di sprofondare tutto dentro di me, facendomi provare una sensazione di penetrazione violenta e violata,  dove il suo glande si scontrava con il mio utero con un unico percorso, quasi come un corridore che vuol raggiungere il traguardo il più in fretta possibile, come reazione inarcai  la schiena verso l’alto dandogli una postura ancora più favorevole alla penetrazione, emettendo un lamento di protesta, si aggrappò  con le mani ai miei fianchi, spingendo ancora di più dentro intimandomi di stare zitta, perché quella era la mia natura, una troia vacca da monta che non era più padrona del proprio corpo ma dovevo sottostare al suo cazzo e ai suoi voleri.

Lo sentivo molto bene e avvertivo di nuovo l’allargamento della mia intimità, soprattutto ora che erano passati all’incirca cinquanta giorni  dal mio incontro con lui e la mi fica si stava riadattando alle modeste dimensioni del mio uomo, perciò avvertii la sua potenza sia nel compiere l’atto e sia alla violazione  dentro di me da parte di quel palo di carne che in quel momento mi proponeva una sofferenza invasiva ma che ben presto mi avrebbe regalata le vette più alte dell’estasi sessuale.

Rimase dentro di me ancora per un po’  spingendo come un ossesso, sembrava volesse far entrare anche i suoi testicoli, e glielo dissi, lui subito mi apostrofò dandomi un forte schiaffo sul gluteo, e intimandomi di essere volgare e di chiamare le parti anatomiche con il loro nome, adoperare il linguaggio delle  zoccole, e i testicoli si sarebbero chiamati coglioni, …. “si voglio infilarti i coglioni dentro di te, voglio entrare tutto dentro di te …..” quando recepì che non cera verso di andare oltre incominciò immediatamente e senza alcun preavviso a sbattermi, facendo uscire quasi completamente il cazzo fuori per poi riaffondarlo ancora più forte dentro, ad una velocità mostruosa con spinte possenti sempre più forti.

Sembrava che volesse farmi male, e forse era proprio questo che voleva nel suo inconscio,  punirmi per non essermi concessa come voleva lui durante il nostro primo incontro, ed ora si stava vendicando,  sfogandosi contemporaneamente.

Percepivo chiaramente che stava perdendo il lume della ragione, il suo cervello non ragionava più, aveva vinto e mi stava dominando, e questo doveva essere estremamente eccitante,  era tutto occupato a recepire gli stimoli di quel rapporto e lui si muoveva come un automa al solo scopo di procurarsi sempre più piacere, un piacere egoista che interessava solo lui, fregandosi di me che stavo subendo quegli affondi.

Quegli affondi e quella violenza sessuale presto crearono il loro effetto, stavo godendo come non mai, molto di più del nostro primo rapporto, anche perché me lo stavo gustando operando un’analisi di ciò che stava succedendo, cosa che non avevo fatto la volta scorsa, mi piaceva essere posseduta in quel modo, essere completamente sua, non avere più una mia volontà, subire in quella posizione, ove il mio capo veniva spinto verso il basso e la mia unica parte del corpo era focalizzata tutto a livello della mia figa, essere ormai una maiala, una vacca solo da montare … e tanti altri aggettivi indicibili.

A questo punto capii che anch’io recepivo quel piacere che esplodeva nel mio ventre e ancor di più nel mio cervello e come una droga ne volevo di più, allora decisi di lasciarmi completamente andare, di spalancare i cancelli che avevano trattenuto questa donna in uno stato di finto perbenismo e che ora capiva di quanto aveva perso in quegli anni trascorsi senza provare nulla di tutto ciò, come un cancello di un carcere che si spalanca per far uscire i detenuti desiderosi di una libertà a lungo negata, così mi aprii lasciandomi andare completamente ad essere la più porca delle troie.

 

 

… Siiiiiii ……  quella sillaba usci nel momento in cui avevo deciso di lasciarmi andare,  era un  suono gutturale, che scaturiva direttamente dalla mia gola o meglio dal mio essere più profondo, che in quel momento viveva quel godimento senza pari che avevo scoperta in quella calda estate appena trascorsa, ma ora stavo ripetendo quella esperienza con più coscienza e con più razionalità, sapendo cosa mi aspettava e cosa avrei voluta.

Quel suono fece uno strano effetto su Marco, lui in quel momento pensava di punirmi, per non essermi concessa prima, e di conseguenza, stava infliggendomi  profonde bordate che si infrangevano dentro di me per tutta la lunghezza del suo sesso, facendolo uscire quasi fuori dalla mia intimità per sprofondarlo con violenza nel più profondo del mio io, cercando di rendere quel rapporto,  il più rude possibile.

Lui credeva che mi stava dominando, che stava facendo di me ciò che voleva, che ero la sua bambola senza anima, il suo oggetto di piacere ai suoi voleri.

Quella moglie borghese, con il naso all’insù, che guardava tutti e soprattutto quelli come lui, dall’alto in basso, ora invece era lì con il suo cazzo nella pancia a ricevere quella punizione, in quella forma di rivalsa, dove lui  era riuscito a farmi cedere, con la sua prestanza e la sua virilità, facendomi sprofondare al gradino più basso della perversione, ormai schiava del suo cazzo, così schiava che era diventato  come una droga e come tale avrei subita la sua dipendenza, non avrei potuta  farne a meno, tant’è che ero stata costretta, per riaverlo,  a richiamarlo e a sottostare a tutte le sue voglie, nella propria città, con tutti i rischi che poteva correre nell’essere scoperta o vista da conoscenti, accettando lo status di troia del suo cazzo,   quella protuberanza che la natura era stata benigna con lui e per poter averlo era disposta a tutto.

Lui vincitore, si apprestava a finire quell’incompiuta di circa due mesi prima, con tanti progetti che balenavano nella sua mente, che avrebbero reso quella puttana, che non era ancora del tutto consapevole, ad oggetto del suo godimento oltraggiandola sia agli occhi del marito che alla presenza di altre persone senza scrupoli.

Di tutto questo ne godeva pienamente, poiché tutte le signore, con la puzza sotto il naso meritavano una punizione e in particolare, trasformandole in quello che non erano mai state rendendole uguali a tutte quelle persone che avevano additate e giudicate.  In quel momento io  non sapevo ancora cosa avrebbe voluto fare e farmi fare.

Quel suono, invece, aveva scombussolato il suo quadro,  gli rivelava che non era solo lui l’unico  protagonista di quella scopata liberatoria, ma quella scopata stava rivelandosi  liberatoria anche per me, stavo godendo e anche molto, certamente non soffrivo e non subivo, ma  mi proponevo come parte attiva in quel rapporto quasi animalesco.

Volle riportare il vantaggio  a suo favore, intensificando ancora di più il suo modo di essere maschio accelerando come un ossesso, pensando di essere ancora più duro verso di me, invece in me scaturì un orgasmo, esternato ad alta voce, con un urlo che si perse in quella casa deserta e probabilmente anche fuori di essa, mentre esplodeva con tutta la sua potenza.

Nel momento in cui Marco faceva uscire il suo cazzo quasi fuori dalla mia intimità in tumulto, facendo restare il suo glande sulle labbra all’ingresso della vagina, ricevette uno schizzo dei miei umori che dimostravano il mio godimento, sporcando e bagnando tutto il suo inguine, lubrificando ancora di più la sua carne che mi stava dando così tanto piacere.

Inconsciamente cercò di tappare quella fuoriuscita, come se volesse bloccarne l’uscita di quel liquido e di conseguenza  l’orgasmo stesso,  in un tentativo vano di crearmi della sofferenza in quel momento di estasi.

Affondò  di nuovo dentro di me, ma recepì chiaramente che quella partita non era la sua, ma era la nostra, la stavamo giocando in due e ogni volta che arretrava, avvertiva sempre di più il mio piacere completamente bagnato, aumentò  ancora di più il suo ritmo, e invece di bloccarlo lo esaltava stimolando ancora di più, la mia intimità più profonda, prolungando  quello stato che  diventava interminabile.

Preso dalla libidine più sfrenata e da una rabbia inconscia, tirò via il suo sesso che faceva da tappo alla mia natura vibrante e tutto bagnato, impugnandolo alla base, cambiò repentinamente il suo obbiettivo, puntandolo decisamente contro la mia seconda apertura, puntò il suo glande e quando fu sicuro di averla centrata, spinse il suo cazzo durissimo e senza alcun preavviso, facendo penetrare in un attimo tutta la sua cappella.

Mentre godevo pienamente mi sentii trafiggere in modo vigliacco, in un momento in cui io ero completamente senza nessuna difesa, mescolando il piacere orgiastico che stavo vivendo, alla penetrazione di una lama di fuoco  che mi stava procurando una fitta lancinante.

La mia reazione istintiva fu quello di abbassare il mio fondo schiena, inarcando le reni e con un lamento sofferto spingere la testa all’indietro, ma così facendo  agevolai quella penetrazione che si era interrotta per un secondo, ponendomi in una posizione più agevole per far sprofondare quel dardo dentro di me in un sol colpo.

Raggiunse il suo limite massimo, ma in quel momento non avvertii i suoi testicoli, o meglio i suoi coglioni, sbattere contro l’apertura della mia fica, che vennero bagnati  abbondantemente dai miei umori, ma avvertii chiaramente il suo peso che mi sovrastava in una trappola che mi teneva prigioniera in una morsa senza scampo, come un agnello sacrificale,  trafitto da una lama e che se non fosse stato impedito si sarebbe sottratto da quel destino.

Anche se ero completamente prigioniera, sentii le sue mani artigliare le spalle, accentuando ancora di più quella posizione arcuata, avendo una presa più stabile per spingere ancora di più oltre quel limite invalicabile, come se volesse penetrare completamente dentro di me, quasi come un ritorno alla donna, un parto ma al contrario, da quell’ingresso contro natura.

Incominciò  una serie di spinte decise, in profondità, dove in realtà il suo sesso si muoveva di pochi millimetri dentro di me, ma per me erano spazzi enormi,  restando profondamente conficcato nella mia carne.

Ogni spinta procurava una sofferenza a cui reagivo con un lamento, sia perché non era mai successo di averlo così in profondità,  sia perché tutto quello stato di rabbia mista ad eccitazione aveva causato un ingrossamento spropositato di quel sesso che  stava arando il mio povero di dietro, ma lentamente quei lamenti si affievolivano trasformandosi lentamente  in incitamenti di goduria.

Incominciavo a godere e ormai completamente persa glie lo manifestai … “mmm… si Marco scopami dai scopami il culo più forte porco, fammi sentire quanto sono troia, spaccami tutta fammi sentire un vero cazzooo…”  quella era la conferma della sua sconfitta e che quel rapporto veniva gestito anche da me, io non ero passiva, anche se restavo schiacciata sotto di lui e lui cercava in un inutile tentativo ormai completamente fallito  di avere quel dominio che non era stato mai una sua esclusiva.

Incominciò a muoversi in modo da scoparmi il mio culo per tutta la lunghezza del suo cazzo, pronunciando le sue oscenità in modo da eccitarsi maggiormente, ammesso che ce ne fosse stato bisogno … ma inevitabilmente eccitava in modo esasperato anche me …” brutta troia te lo do io tutto il mio cazzo che non hai mai avuta, ti apro come nessuno ti ha mai aperta, sei una vacca nata, fatta solo per la monta,  ti sto fottendo zoccola, nessuno ti ha fatto godere così, dimmelo zoccola, dimmelo che  sei la maiala  di un marito cornuto …” dicendo ciò in un impeto istintivo, mi lasciò le spalle e mi artigliò il seno, che sotto i suoi colpi oscillavano come quelle di una vacca durante la monta del suo toro… “ssi ecco ti mungo vacca, ti mungo le tette mentre ti scopo e tra un po’  ti riempirò tutta, come tutte le vacche che vengono montate come te… gridami quanto è cornuto tuo maritooooo…” ricordandomi dov’ero e sapendo che nessuno poteva sentirci gridai il mio incitamento … “Siii riempimi porco, riempi la tua vacca, anzi la tua scrofa, sono la tua maiala da monta riempimi tutta la mia pancia riempimela del tuo sperma, della tua sborra caldaaaa….., fammi vedere quanto sei bravo a rendere mio marito un cornutoneeeeeeee…….. ”

L’effetto di tutto ciò fu immediato, accelerò i suoi colpi infierendoli  sempre più violentemente, aggrappandosi al mio seno come un atleta che si aggrappa ad una sbarra cercava di sollevare tutto il suo corpo, spostava ad ogni colpo il divano su cui ero poggiata, facendolo avanzare in avanti.

Io ero incredula per come mi ero espressa, e di tutto ciò che era fuoriuscita dalla mia bocca,  mai avrei immaginato,  che io, signora dell’alta società, bigotta e piena di pregiudizi puritani,   mi sarei espressa un giorno in modo così scurrile, sottostando a quell’uomo  e a quei potenti colpi di cazzo nel mio culo, come la peggiore delle prostitute, anche perché, come le prostitute mi stavo offrendo ad un uomo che tutto sommato rimaneva uno sconosciuto, l’unica cosa che in quel momento mancava era che per quella prestazione non ero stata pagata.

Esplosi nel mio secondo orgasmo completamente diverso da quello vaginale ma che aveva una intensità mille volte superiore, e rappresentava comunque una novità per me, stavo godendo con quella parte intima del mio corpo che mai avrei pensata che potesse portarmi al traguardo del piacere,   iniziai ad avere un tremito sfrenato e senza controllo che dimostrava come tutte le mie membra stavano godendo contemporaneamente e con un …”SIIIIIIIIIIIII… GODOOOO…..” liberatorio venni come una maiala senza ritegno.

Le contrazioni del mio ano, stimolarono il suo cazzo quasi come se lo volessero mungere la sua carica bianca,  avvertendo  la reazione che  scaturì  dal suo cazzo, infatti esso veniva ancor di più stimolato e la conseguenza era  che si ingrossava e diventava sempre più duro e quando più diventava duro più le pareti del mio intestino aderivano a quel palo portentoso, questo bastò a far arrivare alla vetta anche il mio amante.

All’improvviso tirò via il cazzo mi strattonò afferrandomi il braccio sinistro, mi fece girare e accucciare tra le sue gambe e mi spinse il suo cazzo in bocca, spingendolo nel più profondo della mia gola, si mosse per scoparmi in bocca e per non fermare quell’onda che stava salendo  dai suoi coglioni,  sboccando parole incomprensibili esplose con una valanga di sborra calda direttamente nel mio esofago, che per non soffocare iniziai a ingoiare.

Quell’eruzione sembrava non finire mai, e io che dalla frenesia non avevo certamente  preso un bel respiro per andare in apnea, sentendomi soffocare, lo spinsi e mi ritrassi contemporaneamente per cercare di recuperare quell’assenza di aria che stava diventando pressante, in qualche modo liberai la strada verso i polmoni recuperando quel respiro vitale.

Feci uscire completamente quell’idrante dalla mia bocca, cercando di guadagnare altri respiri, ostacolando in qualche modo l’intensità di quell’orgasmo maschile che stava eruttando senza fine.

All’improvviso ebbi un potente schizzo che si abbatté sul mio occhio destro, seguito da altri quattro o cinque schizzi, che andarono tutti sulla mia faccia sporcandomi i capelli i zigomi e un fiotto si stampò tra il naso passando sulla bocca per terminare sul mio mento.

Ormai svuotato si strizzò il glande facendo colare un’ultima goccia , che si muoveva ormai spinta dalla pressione delle dita nel canale dell’uretra per cadere pigramente, non volle sprecarla e intimandomi di aprire la bocca, accompagnato dall’aggettivo di puttana, la depose sulla mia lingua, poi fece scivolare la cappella sul mento e recuperò anche l’ultimo schizzo, tra la bocca e il naso cercando di far depositare quello schizzo evaso,  dentro, sulla mia lingua …..” bevi puttana bevi tutta la mia sborra calda, tutta la mia essenza …” e spingendo il cazzo sempre più dentro  si assicurava che il suo seme fosse il mio alimento, facendomelo ingoiare, quindi  continuò … “bevi troia  assapora come è buona la mia sborra bevila direttamente dalla mia canna … e … dopo che hai bevuto tutto pulisci il cazzo senza lasciare nessun residuo come una brava cagna…”

Come una cagnetta ammaestrata e dipendente dal suo padrone, feci tutto quello che aveva chiesto, ma di sicuro non ero una cagnetta ai suoi voleri, ma lo facevo perché anche se appagata da quel godimento, continuavo a provare piacere per quella prestazione e per quel contatto tra la mia bocca e quell’eccezionale bastone di carne viva, che iniziava a dare qualche cenno di cedimento.

La mia ingordigia trasformo quella pulizia in un pompino vero e proprio, che cancellò quell’ombra di cedimento avertendo nella mia bocca quel palo che ritornava alla sua proverbiale durezza, pronto per la prossima prestazione.

Mettevo tutto il mio impegno, leccando il filetto sotto la cappella, per far scivolare la lingua su tutta l’asta fino ai testicolo, li titillavo con la lingua per succhiarne infine uno dei due tra le labbra, per poi fare lo stesso trattamento all’altro, volevo tenerli in bocca entrambi ma erano troppo grandi ci rinunciai, anche perché avevo paura di fargli male e generare quel dolore acuto e immobilizzante, caratteristico dei maschietti quando vengono colpiti in  quella parte sensibilissima, che avrebbe bloccando quel risveglio in atto.

Dopo questo sciacquio ai suoi coglioni, risalivo l’asta facendola strusciare tra le mie labbra semiaperte, con la lingua tra di esse che lasciava una scia lucida di voluttuoso godimento orale, per ritornare al filetto, succhiandolo e infine spalancare le labbra e ingoiare il glande ingoiandolo sprofondare tutto in bocca, fino in gola, facendo sprofondare tutto il suo enorme cazzone in modo da togliermi il respiro.

Godevo di tutto ciò che facevo e della stimolazione del suo cazzo sulle mie labbra e nella mia bocca, la mia fica nella posizione accovacciata ai suo piedi grondava e reclamava  quel cazzone, inoltre  godevo nel vedere l’immagine di me stessa, anche se non avevo nessuna superficie riflettente, di quell’enorme cazzo che stavo adorando come una divinità pagana, coccolandolo con la mia bocca, mentre lui me la stava profanando.

Avevo ancora la faccia e i miei capelli sporchi di sborra, quel liquido stava perdendo consistenza e  incominciava a colare seguendo la forza di gravità, avevo  l’occhio destro semichiuso che cercava di evitare l’invasione di quello schizzo che si era abbattuto in quantità abbondante, godevo nel vedere questo quadro che ritraeva lo stato che avevo raggiunto con quell’uomo, la  puttana del suo  scettro.

Continuavo ad impegnarmi in quella prestazione, che ormai stava durando da un po’,  anche se avvertivo una leggera stanchezza alle mascelle,  notai che ormai avevo tra le labbra un’asta d’acciaio che lentamente incominciava a pulsare, e mi aspettavo che Marco prendesse l’iniziativa che lo contraddistingueva , invece ancora una volta mi stupì, perché non fece ciò che mi aspettavo, ma lentamente tirò via il suo cazzo dalla mia bocca, facendolo strusciare lentamente per tutta la sua lunghezza sulle mie labbra, poi porgendomi la mano, come un gentil signore di altri tempi mi intimò, di alzarmi e  di denudarmi completamente, lasciandomi addosso solo scarpe, calze e  reggicalze.

Eseguii la sua nuova richiesta, immaginando che volesse la massima libertà dai vestiti, pur lasciando quei capi che lo avrebbero fatto eccitare maggiormente e mi avrebbero fatta apparire come una  prostituta d’alto bordo.

Nello stesso momento anche lui si denudò restando completamente nudo senza nessun capo addosso.

Quanto fummo pronti lui prese il mio vestito, ripiegato sul divano, lo esaminò attentamente, tenendolo per le spalline, rimasi stupita, non capivo cosa stesse facendo, lo teneva con entrambe le mani, con la parte anteriore rivola verso di lui, ancora una volta abbastanza stropicciato, soprattutto nella parte inferiore, quindi lasciò la spallina che teneva con la mano destra e la poggiò all’interno del vestito all’altezza della sagoma del seno, lasciò l’altra spallina facendo andare la parte superiore del vestito oltre la sua mano,   la mano restò aperta nella parte posteriore della stoffa che avrebbe nascosto il mio seno ma avrebbe fatto ammirare il mio decolté, lo diresse verso il mio volto, facendo avvenire il contatto tra quella zona del vestito e il mio viso sporco di seme.

La stoffa toccò il mio viso e io Istintivamente mi ritrassi, si era sporcato leggermente venendo a contatto con il seme che giaceva ancora sul mio volto, sul mio viso si disegnò dello stupore e la voglia di sapere cosa stesse facendo.

Percepito il mio stupore, mi passò il vestito tra le mie braccia e chiarì ciò che stava facendo …”anche se sei una troia perbenista, voglio scoparti prendendo tutto di te …, ricordi, questi sono i patti …” feci un cenno di affermazione con la testa, quindi proseguì …” per fare ciò che ho in mente voglio che ti pulisci, voglio che lo fai con il tuo bel vestitino nero, sulla parte del decolté, così quando si secca si evidenzieranno delle belle macchie bianche,  quando tuo marito ti vedrà, o qualcun altro,  sapranno quanto sei troia e lui quanto è cornuto …” e io …”Ma …!!!?” lui prontamente …” nessun Ma …” e allungando il suo braccio prese il mio e cercò di avvicinare di nuovo il vestito al mio viso.

Eseguii ciò che voleva e mi pulii sotto la sua attenta supervisione, passando il vestito anche sui capelli e sul seno, ove erano presente parte del seme che ormai stava colando, rimuovendo anche qualche goccia che aveva quasi raggiunto l’ombelico, poi ritirò il vestito e lo depose aperto e accuratamente steso sul divano, in modo che si asciugasse velocemente, anche se il tempo a nostra disposizione era ancora abbondante, si avvicinò e pregustando ciò che sarebbe successo disse … “andiamo in camera da letto, voglio scoparti sul vostro letto …” senza proferir parola mi diressi verso la scala che conduceva al primo piano, alla zona notte.

Mentre ci trasferivamo ebbi un attimo di pausa, dove meditai sui suoi modi di fare, il suo scopo era quella di umiliarmi, e di umiliare indirettamente mio marito, voleva farmi scoprire, anche se io avrei cercato di non far vedere a nessuno il vestito sporco, capii che voleva possedermi alla presenza di mio marito, in modo da avere il dominio su entrambi e in particolare più sul mio consorte che su di me.

Capivo che su di me aveva un dominio  fisico, per la scoperta della mia troiagine, mentre su mio marito avrebbe avuto principalmente un dominio psicologico-mentale che sicuramente era l’aspetto peggiore, non avendo attualmente tutto ciò,  cercava di rimpiazzare questo dominio usando cose e ambienti  intimi che appartenevano alla  nostra coppia, tutto ciò mi dava una sottile eccitazione celebrale, nel sapere che stavo rendendo cornuto colui che non mi avrebbe mai fatto godere, così come stava succedendo, anche se sapevo che purtroppo la colpa non era completamente sua, poiché la natura non lo aveva dotato fisicamente, ma la sua colpa principale era che oltre a non essere dotato non aveva la minima fantasia a letto e le sue prestazioni erano estremamente scialbe, prive di qualsiasi intraprendenza,  anche se tutto quello che stavo facendo riuscivo ad  avvertire un leggerissimo senso di paura non certamente per il tradimento fine a se stesso ma per qualcos’altro che non riuscivo a focalizzare.

Giunti in prossimità del nostro letto, mi fece sedere sul bordo, e mi offrì di nuovo il suo cazzo all’altezza della mia bocca, aveva leggermente perso quella consistenza e durezza di qualche minuto prima, ma ormai le mie sapienti leccate lo riportarono alla  sua massima durezza, quindi mi chiese di posizionarmi supina al centro del letto e incominciò a stimolarmi la mia intimità,  il mio bottoncino più sensibile con la lingua, era fantastico e ci sapeva fare, volevo che durasse di più ma non lo fece, io subito divenni un lago di piacere, purtroppo tutto ciò durò molto poco e mi preparai al suo assalto da toro scatenato impaziente che avrebbe montato  la sua femmina.

Anche in questo caso la mia previsione non avvenne, lui con molta delicatezza scivolò su di me facendo strusciare il suo petto dal monte di venere fin al mio volto, posizionandosi nella più classica delle posizioni, quella del missionario, il suo glande urtò l’ingresso della mia vagina, e alla minima spinta incominciò ad entrare con un movimento abbastanza lento ma continuo, per infilarlo completamente dentro, adagiandosi su di me.

Restò fermo aderendo completamente alla mia persona, sia internamente che esternamente, poi fece una cosa completamente inaspettata, l’azione che in quel momento rappresentava la parte più intima tra me e mio marito, mi baciò in bocca con un tenero bacio, forzando l’ingresso con la lingua facendola penetrare, lo assecondai senza ribellarmi ma non partecipai attivamente, sicuramente se ne accorse e si staccò da me, continuò a baciarmi le guance raggiunse il mio orecchio sinistro, diede una spinta più profonda con il bacino sempre per ribadire il suo possesso e sussurrò …”è giunto il momento in cui tu la finisci di fare la puttana, ma riprendi il tuo ruolo di moglie, e io tramite te voglio possedere l’anima di tuo marito, mentre riempirò la tua di anima con la mia essenza…”

In quel momento capii che per una donna sposata essere una troia non rappresentava il livello più basso, ma cera qualcosa che ti sprofondava ancora di più, il rischio di spezzare un giuramento e  smarrire la propria strada per perdere poi definitivamente quella del ritorno.

 

 

Il tradimento fisico che stavo perpetrando e che ero cosciente di farlo e di cui volevo farlo era solo l’atto fisico del piacere sessuale che poteva essere nascosto e anche perdonato, in quel momento non avevo pentimenti, ma sapevo anche che non stavo dando solo il mio corpo, mi stava chiedendo qualcosa di gran lunga superiore, stavo accettando un patto scellerato senza nessun rimpianto, sapevo il rischio che stavo affrontando, e io per il proprio egoismo sessuale stavo offrendo tutta me stessa, mentre lui solo il suo corpo ma il prezzo che richiedeva era alto, solo per il suo piacere egoistico. Sarei riuscita a riprendere me stessa o mi sarei persa per sempre giustificandomi con una motivazione effimera che avrebbe acquietata la mia mente ma certamente non la mia anima???

Le sue spinte erano sempre più profonde dentro di me, quasi a voler entrare tutto se stesso ad ogni affondo, ma così come profondamente mi prendeva, il suo movimento era lento e spasmodico, mi faceva assaporare tutto lo sfregamento del suo cazzo contro le pareti della mia vagina, e come un cuneo inesorabile man mano che sprofondava dentro il suo cazzo pulsava di una vita propria, ingrossandosi al massimo quando raggiungeva il punto massimo della penetrazione.

Non mi stava scopando, ma cercava di amarmi, non perché mi amasse, ma per prendersi egoisticamente tutto di me.

Quella dolcezza e quella invasione profonda riuscirono nell’intendo voluto, ero piena all’inverosimile ma con estrema dolcezza assaporando millimetro per millimetro il contatto dei nostri organi dei nostri corpi e delle nostre menti, non potei resistere e cominciai ad ansimare e a mugolare per quel piacere che si presentava, ancora una volta,  nuovo e sconvolgente.

“Siiiiii … mmmmmmhhhh … siiiiiiiiiiiiii … scopami tutta … prendimi tuttaaa … amore sono tutta tua … “ Ascoltavo ciò che usciva dalla mia bocca, in modo istintivo, senza la minima riflessione di ciò che stavo pronunciando, avevo chiamato praticamente un estraneo “amore”, Marco ritornò di nuovo alla carica con la sua bocca nel tentativo di baciarmi, cercando di darmi quel bacio proibito che si concede solo alla persona amata.

Come le sue labbra sfiorarono le mie, ormai seguendo un istinto primordiale senza alcuna logica, con la mano destra arpionai la sua testa, attirandola verso di me, permettendo quasi una fusione delle labbra, e subito la mia lingua sguizzò fuori invadendo con decisione le sue labbra alla ricerca della sua, succhiando e mulinando dentro di essa quasi a voler aspirare tutta la sua essenza, da quella apertura.

Non contenta, con la mano sinistra cercai di arpionare il suo culo, per spingerlo verso di me, verso la mia fica, facendo conficcare il suo cazzone ancor di più in profondità, sapevo che il suo cazzo dentro di me, che mi stava arando, non era altro che la punta di un iceberg, in realtà volevo tutto di lui, anche i suoi particolari più nascosti, tutto il suo essere, non contenta, cinsi il suo culo con le gambe, spingendolo contro me stessa, conficcando i tacchi delle mie scarpe contro i suoi glutei, tenendolo in quella morsa, impedendo quasi di muoversi incominciai a muovere il mio bacino scopandomi e scopandolo da sola sotto tutto il suo peso che mi sovrastava, muovevo il bacino andando incontro alla sua scopata,  in realtà avevo perso qualsiasi cognizione  fisica di spazio tempo e stavo offrendo la mia anima.

In qualche modo, pur essendo sotto di lui, nella posizione di donna sposata che veniva dominata dal suo amante che ti prende tutto, i ruoli si erano invertiti, ero io in quel momento che stavo dominando lui, il gioco lo stavo conducendo io, avevo lasciato tutte le mie remore, come un condannato a morte che non ha più nulla da perdere, e me lo stavo scopando me lo stavo fottendo, succhiando la sua anima, lui voleva la mia, ma io non ero disposta a subire e volevo la mia contropartita.

Notò per l’ennesima volta, che anche se ero stato io a cercarlo e a mendicare il suo cazzo offrendogli molto di più della mia fica, mi stavo comportando allo stesso modo prendendomi molto di più da lui, decise di far uscire la sua forza bruta, il suo essere maschio potente e incominciò a sestarmi dei colpi violenti e animaleschi, trattandomi ancora una volta come la peggiore delle troie, la sua vacca che doveva essere montata.

Mi scopava selvaggiamente, come due primitivi, riempiendomi di insulti e ogni termine sconcio  che potesse partorire la sua mente …” tieni brutta porca …. Sei una maiala… ti sto scopando nel letto di quel cornutone di tuo marito … ssiiiiii quanto sei vaccaaaaaaaaa…” tutto questo invece di offendermi mi eccitava ancora di più .. “sssiiiiiii sono la tua vaccaaa…  Non parlare e scopaa non ti fermare sfondami… fammi sentire una zoccolaaaaaa…”.

Anche a lui il mio linguaggio faceva lo stesso effetto e cercava di raschiare nel più profondo del suo vocabolario qualche aggettivo ancor più volgare e offensivo … “tieni vacca sono il tuo toro,  mmmmmhyhhhhhhh questa volta ti riempio la pancia con la mia sborra e ti faccio diventare veramente vacca, brutta maiala … scofa ti metto incintaaaaaaaaaaaaaaa…”.

Quel trattamento e quel turpiloquio anticipò inevitabilmente il traguardo di quella scopata bestiale, il termine “incinta”  rimase nella sua gola sostituita in modo continuo da un grido strozzato preludio del suo orgasmo fecondo.

Sentii distintamente il suo cazzo pulsare e sprofondare nel più profondo del mio sesso, avvertii distintamente il suo aumento di volume, mentre dentro scorreva quella piena orgiastica di spermatozoi pronti ad inseminarmi, il suo seme fecondo esplose contro l’ingresso del mio utero che veniva martoriato dalla suo glande gigantesco, che sbatteva contro di esso rudemente, senza nessuna precauzione, e incominciai ad avvertire quell’esplosione che avveniva nel mio ventre, il suo seme bollente che si espandeva dentro di me.

Avvertivo distintamente una quantità enorme  di massa calda che invadeva la mia vagina, probabilmente  il mio utero, quel seme che veniva lasciato là dove ero stata arata dal suo cazzone, anche questa era una nuova esperienza ma soprattutto una nuova sensazione mai provata in vita mia, infatti mio marito mi veniva sempre dentro di me, nella speranza di diventare padre, ma con poche gocce insignificanti e io non avendo altre esperienze credevo che fosse la norma.

Dopo il primo schizzo ne seguirono altri a ripetizione e ogni volta il suo cazzo si gonfiava per spararmi dentro quella miriade di spermatozoi, come avvertii la sua prima esplosione, venni anch’io, stringendomelo a me con mani e gambe, attorcigliandomi a lui come se avessi dei tentacoli costrittori, gridando come un’ossessa e con convulsioni incontrollate,  manifestai apertamente il mio orgasmo senza nessuna remore, in quel momento potevo essere al centro della piazza principale della mia città, non avrei certamente smesso quell’amplesso.

Le contrazioni del mio orgasmo si sincronizzarono alle contrazioni del suo cazzo che mi riempiva, lui esplodeva dentro di me io lo stringevo con i miei muscoli vaginali serrando ancora di più le mie braccia e le mie gambe, fino a conficcare le mie unghie nella sua schiena, e quel tormento lo rendeva ancora più potente, non avevo la capacità di contare quante volte mi riempi con il suo  sperma, credo più di dieci schizzi, ma so che dopo la sua ultima contrazione io ne ebbi altre, quasi come se la mia vagina volesse mungere bene il suo cazzo per recuperare fino all’ultima goccia  quel liquido vitale.

Mi mossi e allentai la mia presa rilassandomi e abbandonandomi sotto di lui, facendo cadere a peso morto le mie gambe e le mie braccia, sul nostro letto matrimoniale,  che aveva assistito a quella scopata clandestina, sporcando quel talamo d’amore. 

Aspettavo che Marco mi liberasse del suo peso che sovrastava sul mio corpo, anch’esso abbandonato con la sua testa che aderiva sulla mia spalla e la  guancia sinistra, ma non si muoveva, era abbandonato su di me, ma avvertivo distintamente il suo bacino che esercitava una spinta costante, non molto forte contro il mio inguine.

Ripresi il lume della ragione e capii cosa stava facendo, mi stava tenendo tappata per avere più possibilità di mettermi incinta, quel figlio di puttana voleva ingravidarmi, non solo a parole ma anche realmente.

Anche se la frittata era fatta, mi ero fatta scopare senza nessuna precauzione nel mio periodo fertile e mi ero fatta venire dentro così come mi aveva imposto, volevo comunque far diminuire questa probabilità alzandomi e sciacquando e rinfrescando la mia intimità, ma lui continuava a tenermi sotto il suo corpo.

Cercai gentilmente di destarlo da suo torpore dicendogli che avevo bisogno del bagno, lui sollevando la testa e restando a pochi centimetri dalla mia, restando sempre conficcato dentro di me, anche se avvertivo la perdita di consistenza del suo cazzone contro le mie pareti vaginali mi disse … “troia … ora sei mia …, voglio ingravidarti, voglio riempire e farti crescere la pancia, voglio sputtanarti davanti a tuo marito e al mondo intero, voglio dare un figlio a quel cornuto incapace  e renderti vacca per sempre … e ogni volta che scoperemo cercherò sempre di ingravidarti …”.

Era ritornato ad essere  il Marco stronzo che avevo conosciuto durante la vacanza, anche se mi ero illusa di poter cambiare il suo carattere strafottente.

Mi ribellai al suo modo di fare e cercai di liberarmi dal suo peso e dalla sua oppressione che mi teneva sottomessa, come un serpente mi contorsi per sfilarmi da sotto il suo corpo muovendo il bacino per disarcionarlo, quel movimento ebbe parzialmente l’effetto voluto, il suo cazzo ormai parzialmente a riposo, con le spinte della mia vagina, e il movimento del bacino e le abbondanti secrezioni intrappolate dentro, sia per il mio orgasmo, che aveva prodotto probabilmente quell’evento che avevo scoperto da quando mi ero concessa a lui e che tecnicamente prende il nome di squirting e il grosso quantitativo si seme che aveva riversato dentro di me, fecero scivolare il cazzo rendendo libera la mia vagina. Tutte quelle secrezioni di un colore biancastro si riversarono fuori cadendo sul copriletto sgualcito che per l’irruenza dell’atto non avevamo tolto.

Ormai disarcionato e vanificato il suo scopo si adagiò su di un fianco accanto a me, guardando l’effetto di ciò che era successo, posò la mano su quel liquido denso, cercando di raccogliere nella sua mano, poi completamente sporca di umori, inserì tre dita dentro la mia intimità rimasta aperta dal sul cazzone e estremamente lubrificata da tutte quelle secrezioni, e incominciò a roteare le dita quasi come se volesse scoparmi con quelle, le dita scivolavano senza attrito e quasi incominciavo a provarci gusto, ma in quel momento la mia razionalità era più forte del piacere che provavo, volevo alzarmi e mi fissai sui gomiti, con il chiaro intendo di sollevarmi dalla posizione supina.

In quel momento il suo volto divenne duro, tolse la mano dalla mia fica  e mi colpì sul viso, onestamente non mi fece male, ma continuò a tenerla sul mio viso facendola scivolare su tutto il volto, sporcandolo con quella miscela prodotta dai nostri corpi che poco prima avevano goduto, il suo viso divenne cattivo e in quel momento mi stava sporcando tutto il volto, ma io sapevo che in realtà stava rendendo lurida la mia anima, cercai di reagire opponendomi a quell’insulto, ma il mio braccio fu prontamente bloccato, quando ritenne che il mio volto era tutto sporco, cercò di infilare delle dita in bocca, ma io mi opposi, non riuscendo in quell’ultima impresa mi spinse la faccia facendomi ricadere supina  con la testa sul cuscino.

Si alzò di scatto e andò verso l’ingresso, dove erano depositati alla rinfusa i nostri vestiti, andò e individuò dove avevo lasciato lo spolverino, sul divano, lo prese e si asciugò ambo i lati della mano su quella stoffa, all’altezza del mio seno, poi lo abbandonò per terra e riprese il mio vestito, e continuò a pulirsi con più accuratezza con quella stoffa più sottile sporcandolo ulteriormente all’altezza del mio inguine, quindi con disprezzo scaraventò anche questo indumento per terra, chiaramente io non vidi nulla di tutto ciò ma potei desumere quello che era accaduto quando a mia volta recuperai i miei vestiti.

Recuperò i suoi di vestiti e ritornò in camera, dove io non mi ero mossa, buttò tutto sul letto e brandendo il suo cazzo ormai a riposo, facendolo muovere in modo veloce e disordinato mi disse …”io non ti chiamerò così come non l’ho fatto prima, ma se mi chiami devi essere la puttana del mio cazzo e soprattutto devi comportati come una moglie sottomessa a questo scettro …” poi lasciando il suo sesso e incominciando a vestirsi continuò … “ devi comportarti come mia moglie, pronta a soddisfare tutte le mie esigenze e tutte le mie perversioni, qualunque esse siano, tuo marito non dovrà essere più il tuo uomo, ma solo il tuo cornuto, anzi il nostro e voglio che scopra questa situazione così sarà ancor più eccitante, scopare la moglie e umiliare lui …” rimasi basita da quello che stava dicendo, considerando i rischi che comportava quello che pretendeva, cercai di replicare … “ma cosa stai dicendo … io amo mio marit …” mi interruppe “zitta zoccola … voglio venirti nel tuo grembo e se rimani incinta sti cazzi, anzi dovreste ringraziarmi, soprattutto lui che non è capace di fecondarti, cornuto con il cazzetto sterile …, voglio averti tutta e in tutto, chiaro … a te la scelta, o sarai la mia scrofa da monta o non chiamarmi più” ero ammutolita da tanta durezza provai a ribadire qualcosa senza sapere cosa, più per un istinto di difesa, ma anche questa volta mi azzittì … “anzi … voglio dirti che se mi richiami verrò con un amico di colore con un cazzone più grande del mio, ti scoperemo entrambi e ti riempiremo la tua fica da troia, così se rimani incinta, potrai scommettere di che colore nascerà tuo figlio … Ahhh … Ahhh … Ahhh … “ ormai aveva finito di vestirsi e con una risata maligna si girò e guadagnò l’uscio sbattendo la porta.

Rimasi sola, nuda, sporca, con un evidente macchia sul copriletto completamente sgualcito,  in una atmosfera surreale, e mi chiedevo cosa avessi fatto, non doveva concludersi così, e scoppiai a piangere, un pianto a dirotto certamente non liberatorio, ma di prostrazione e umiliazione, mi lascia cadere con la faccia sul cuscino, mordendo il cuscino per attenuare quel pianto avvilente, poi fiacca  mi addormentai in un mondo pieno di incubi.

Mi svegliai di soprassalto e cercai di mettere a fuoco dov’ero e cosa ci facevo, la cruda realtà ritornò spietata, guardai verso la finestra, il giorno non brillava, era cupo come il mio animo, cercai un orologio, lo avevo al polso, erano le 17:21, dovevo rientrare di corsa a casa e mascherare agli occhi di mio marito cosa era successo, non doveva vedermi in quello stato, per recuperare tempo mi lavai solamente la faccia, ormai impiastricciata con quegli umori secchi che  avevano formato delle croste più o meno spesse, non potevo perdere tempo a lavare i capelli, lo avrei fatto a casa.

Cercai i vestiti, non erano dove li avevo lasciati, ma in disordine giacevano per terra, il vestito era sporco e macchiato da macchie biancastre, all’altezza dei seni della scollatura e all’altezza dell’inguine, rimasi stupita, quella macchia non doveva esserci, decisi di non cercare di pulire, le avrei coperte con lo spolverino, quando indossai anche quest’ultimo notai con orrore che era sporco con lo stesso tipo di macchie, cercai di pulire passando un asciugamano bagnato, ma peggiorai la situazione, era tardi dovevo andare, mi diressi verso la porta e con orrore vidi che la porta era rimasta aperta, avevo corso un grosso pericolo, sola in quel posto isolato.

Richiusi l’uscio e come una ladra in fretta guadagnai l’accesso alla mia auto, partii e cercai di percorrere il tragitto verso casa il più in fretta possibile, dovevo giungere a casa prima di mio marito e far sparire i vestiti e fare una doccia rigeneratrice, cercando di cancellare dal mio corpo quella esperienza scellerata.

Giunsi a casa quando ormai era quasi buio, mi rallegrai, l’oscurità avrebbe nascosto il mio peccato, corsi senza  verso l’uscio, aprii la porta, senza accorgermi che non vi erano le mandate, chiusi quasi sbattendo la pesante porta corazzata e mi appoggiai  con le spalle contro di essa, mi sentivo al sicuro e feci un profondo sospiro di sollievo avendo un attimo di rilassamento, in quel momento sentii distintamente la voce di mio marito che diceva … “Anna amore, sei tu!!!???”

 

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