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Racconti Erotici Etero

Una notte…

By 6 Maggio 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Ci conoscemmo in una chat come tante altre, parlando del più e del meno. Lui aveva 18 anni appena, io ne avevo 29. Si era formato un bel gruppo in quella chat, alla fine si decise per organizzare un raduno.
Nel frattempo Andrea ed io, iniziammo a sentirci per telefono. Spesso. Molto spesso. Diventammo intimi al punto che mi confessò che la mia voce lo faceva eccitare e che quando parlava al telefono con me, si masturbava pesantemente. Da quel momento le nostre chiacchierate divennero bollenti e iniziammo a fare sesso per telefono regalandoci intensi orgasmi, promettendoci di renderli ancora più reali il giorno del raduno.
Quel giorno non tardò a venire, e fu un vero inferno. Non potevo certo far vedere agli altri che avevo voglia di andare a letto con un ragazzino. Ma ogni occasione fu buona per sfiorarci, per toccarci. La sera, in pizzeria, ci trovammo seduti vicini e spesso la mia mano viaggiava sotto al tavolo cercando il suo cazzo che trovai ogni volta duro come il marmo. Lievi sospiri uscivano dalla sua bocca, sospiri di cui solo io capivo il significato. In mezzo alle mie gambe, intanto, sia le mutandine che i jeans erano umidi.
Impresa fu riuscire ad entrare nell’albergo dove alloggiavo insieme a lui, senza che fosse visto, facile fu una volta entrati nella stanza, abbandonarsi completamente alla voglia che ci aveva attanagliato.
Ci furono baci profondi, le nostre lingue che si cercavano e si mangiavano l’una con l’altra. Le nostre mani in cerca della pelle, eliminando rapidi ciò che impediva di aderire l’uno al corpo dell’altro. Nudi.
La mia mano avvolse il suo cazzo, incredibilmente duro e lui mi disse “E’ tutta la sera che mi fai impazzire, adesso per te sarà la fine”. La sua lingua tracciò una linea continua dal mio collo a scendere sui miei seni e giù, sempre più giù fino ad arrivare alla mia figa “L’hai depilata davvero bene, mi piace…” e senza ulteriore indugio, sentii la sua lingua scorrere lungo la fessura, mentre le mani allargavano le labbra. Era completamente fradicia dopo una giornata intera in cui avevo desiderato e immaginato di scopare con lui.
Mi sentivo preda di quella passione, porca come non mai.
“Nessuno me l’ha mai leccata…” confessai in preda ai gemiti che fuoriuscivano dalle mie labbra. “Non sanno cosa si sono persi” esclamò, infilando con violenza due dita dentro e, una volta tirate fuori, cariche dei miei umori, le mise in bocca, succhiandole di gusto “hai un sapore meraviglioso”. Quel gesto, quelle sue movenze, mi fecero eccitare ancora di più e il mio corpo si muoveva sinuoso, mentre la lingua tornava a leccarmi. “Sei un troia, lo sai?” mi chiese d’un tratto, forse accortosi anche che avevo avvolto i capezzoli con le dita e li stavo torturando “La tua troia” fu la risposta che di getto diedi.
Era una ragazzino rispetto a me, eppure pareva avere l’esperienza di un uomo adulto, che sa perfettamente come far godere una donna. Sentii le sue dita penetrarmi ancora, due, tre, quattro, finch&egrave mi disse “Adesso ti scopo con tutta la mano troia” e così fece. Sentii la mia figa divorare quella mano fino al polso, mi sentivo completamente sfondata e la cosa mi stava facendo impazzire senza ritegno. La destra abbandonò il capezzolo e scese fino alla fessura, iniziai a masturbarsi, stuzzicando il clitoride, mentre continuava a esplorarmi dentro con la mano. Venni di lì a poco, impossibile resistere oltre.
Estrasse la mano poco dopo, risalì su di me per donarmi un bacio dolcissimo e stendersi accanto a me. Respiravo ancora affannosamente, inebriata da quell’orgasmo di cui ancora sentivo le scosse dentro di me.
La mia mano, bagnata dei miei umori, gli avvolse il cazzo che non aveva mai smesso di essere duro e che lui stesso stava stringendo con la mano con cui mi aveva penetrata. Ancora un istante e sbattendogli la mia figa sulla faccia, la mia fu sul suo cazzo. La lingua iniziò a scorrere su di lui, dalla base fino a stuzzicarne la cappella con movimenti lenti e sinuosi. Tornava giù e le mie labbra gli avvolsero le palle, una alla volta, succhiandole con foga. Vidi il suo corpo inarcarsi sotto di me, mentre mi allargava la figa con tutte e due le mani e la sua lingua la ripuliva dei miei umori. Indugiai ancora un po’ con la mia lingua sul suo cazzo, fino a quando me lo feci scivolare in bocca in un solo colpo, la cappella che urtò contro la mia gola.
Il gemito che uscì dalle sue labbra, mi rivelò il gradimento per quel gesto, e continuai a spompinarglielo con foga, spinta anche da quel piacere che la sua lingua continuava a donarmi.
Lo sentii indurirsi ancora di più, gonfiarsi nella mia bocca, fino a quando un fiotto caldo di sperma mi inondò la gola. Ne seguirono diversi altri che ingoiai diligentemente, senza farne uscire nemmeno una goccia dalle mie labbra, serrate attorno al suo cazzo. Facevo quasi fatica a respirare ma non avrei mollato per nulla al mondo. Trovai le sue mani sui fianchi, a invitarmi a scostarmi, a lasciare la presa. Mi distesi di nuovo vicino a lui “Mi fai impazzire, sei stupenda” mi disse “Ho voglia di sbatterti ancora, di farti sentire il mio cazzo dentro. Ma prima voglio vedere come ti masturbi, voglio che vieni mentre ti osservo”. Mi sembrava assurdo. Non riuscivo a convincermi che avesse solo 18 e che c’ero io di fronte a lui, adesso, che mi sfondavo con le mie stesse dita, godendo incredibilmente e confessando che stavo venendo di nuovo mentre mi guardava. Si gettò famelico a nutrirsi di quegli umori che colavano fin quasi a raggiungere il buchetto che però non fu proprio considerato. Ne fui dispiaciuta forse, ma non ebbi tempo di realizzare a sufficienza la cosa perch&egrave Andrea mi fu sopra, il suo cazzo spinto a forza nella figa che ancora era preda di quell’orgasmo. Si muoveva dentro di me con forza, aggrappandosi ai miei seni e stringendoli tanto fino a farmi quasi male. Ero in sua balia, non potevo che godere e contraevo i muscoli della figa per restituirgli quel piacere che mi stava dando “Sei bravissima, tutte quelle che mi sono scopate non hanno nemmeno idea di cosa voglia dire far godere un ragazzo”. Stava godendo eccome, ansimava, gemeva, mi sfondava sempre più forte e stavolta gli schizzi raggiunsero la mia pancia, i miei seni, il mio viso. Mi leccò in ogni punto dove era finito lo sperma, e mi fece assaggiare di nuovo il suo sapore baciandomi appassionatamente.
Avevo la figa in fiamme e decisi di aver bisogno di un po’ di sollievo. Feci in tempo giusto a staccare la schiena dal materasso, che mi sentii afferrare il braccio. Mi voltai. Aveva uno sguardo affamato, voglioso di me, del mio corpo. Era una sensazione incredibile, mi sentivo desiderata come non mi era mai successo prima. Notai il suo cazzo ancora visibilmente eccitato, seppur conscia che avrebbe avuto bisogno di qualche istante ancora per riprendersi del tutto.
“Inginocchiati, non ho ancora finito con te”. Le mie labbra si schiusero, chiara l’intenzione di dire qualcosa, ma il suo indice sulle mie labbra, teneramente mi fecero cambiare idea. Mi inginocchiai, mostrando il culo ad Andrea che si era alzato dal letto e che ora mi guardava. Imbarazzo mi colse ancora. Due dita raccolsero gli umori dalla mia figa, per trascinarli fra le natiche, più e più volte. Quel semplice gesto mi stafa facendo godere, non osavo immaginare quanto sarebbe stato eccitante di lì a poco. Un suo dito mi penetrò nel culo, diretto, senza tanti preamboli. Gridai. Non sembrò preoccuparsene perch&egrave un secondo dito si fece strada accanto al primo. Provai ancora dolore, eppure iniziò a percorrermi la pelle anche un sottile piacere. Estrasse le dita e fu la sua cappella che percepii appoggiarsi in quello stesso punto, iniziando a penetrarmi “Ho desiderato il tuo culo per tutta la sera, avrei voluto incularti sul tavolo in pizzeria, davanti a tutti”. Forse quella frase, forse il contemporaneo entrare del suo cazzo in me, mi fecero gridare di piacere “Sì, dai. Inculami” dissi d’un tratto. Mi sentivo davvero una troia, parole del genere non erano mai uscite dalla mia bocca, seppur avessi già provato il sesso anale. Mi stava inculando con forza e mentre il mio culo era preda del suo cazzo, la mia figa tornava ad esserlo della sua mano che di nuovo mi stava penetrando. Nessuno mi aveva penetrata figa e culo nello stesso momento, e quando mi disse che stava venendo, lo stesso feci io sulla sua mano.
Cademmo esausti sul letto. Andò via poco dopo.
Non ci siamo più rivisti da allora.
Non ancora.

Se volete scrivermi: dionea30@yahoo.com

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