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Racconti Erotici Etero

Una sera…

By 11 Aprile 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Mauro davanti al portone di ingresso cerca affannosamente la chiave elettronica dell’appartamento. Infila entrambe le mani nelle tasche laterali dei pantaloni tastando prima il telefonino poi il portafogli senza riuscire a trovare il piccolo dispositivo nero che gli avrebbe permesso di entrare. Ogni secondo che passa e’ un secondo di troppo, la giornata lavorativa era stata fiacca, ma proprio sul finire, proprio mentre si accingeva a spegnere il piccolo personal computer posto sulla scrivania, una serie di telefonate inopportune avevano rovinato tutto il programma. “Non ora, non oggi” rispondeva accigliato ad ogni squillo. Elena sarebbe arrivata da un momento all’altro ed era troppo importante, anzi no era vitale, rientrare a casa per tempo. L’ultimo squillo, l’ennesimo scocciatore, era rimasto attaccato al telefono inutilmente. Mauro imprecando stava gia’ uscendo dall’ufficio. “Niente, qui non c’e'” dice l’uomo distogliendo la sua attenzione dai pantaloni del completo blu e passando a tastare la camicia di cotone bianco acquistata solo il giorno prima. “Niente, neanche, qui, porc…” la giacca e’ l’ultima alternativa, oltre quella c’e’ la catastrofe, ma infilando la mano nella tasca interna avverte al tatto la consistenza di un oggetto di forma conosciuta. Sorride. Il piccolo dispositivo sul lato destro della porta, cambia da rosso a verde il colore del mini-led rettangolare di controllo e con un click metallico sblocca l’accesso all’appartamento. Mauro entra, a memoria tasta la parete trovando facilmente l’interruttore della luce, la sala si illumina, tutto sembra in ordine, sensazione amplificata dal moderno design minimalista dell’alloggio. Controlla l’orologio allargandosi la cravatta dalla tinta bordoux e slacciando i primi bottoni della camicia. Magnifica sensazione di libertà. “Appena in tempo”
Elena Ha deciso di prendere le scale, non che lei sia una di quelle patite per sport e palestra, anzi, se potesse si porterebbe la macchina in sala e la userebbe anche per andare in bagno, ma ha bisogno di pensare, già di pensare, come se non fosse bastato l’arrovellarsi tutto il santo giorno su quella storia, si insomma lei, Mauro, neanche a dirlo è stato l’argomento principe durante tutta la cena con Martha “Sta succedendo tutto troppo in fretta” dice a voce alta affrontando l’ultima rampa, ansima un po’, i tacchi di certo non le sono di supporto, così come la scarsa abitudine al movimento, il corto abito sobbalza ad ogni passo scoprendo le gambe lunghe ed affusolate della ragazza. E’ decisamente affascinata da quell’uomo, anzi di più, le piace da matti, ma è titubante, perché non sa neanche lei spiegarsene il motivo, e poi lei ora tutto voleva meno che una nuova storia, aveva detto basta con gli uomini e invece eccola li, sul ballatoio del terzo piano dinanzi a quella porta, impaziente di vederlo “Va bene, sarà quel che Dio vorrà” Decide pigiando sul campanello dopo aver aggiustato il vestito sul seno.
Lei sente i passi oltre il battente, e mentre il rumore si avvicina il suo cuore aumenta di un tono il battito via via che lui si fa più da presso alla porta, inspira forte, drizza le spalle e’ e quando il battente si dischiude come sempre le gambe le si fanno molli. E’ bello, lei lo vede bello da togliere il fiato, ma oggi si è preparata “Se non lo stendo oggi non mi chiamo più Elena” si dice mentalmente mentre scopre i denti candidi e perfetti in un sorriso radioso.
“Ciao Elena” accoglie sorridente l’ingresso della donna Mauro. Vorrebbe correrle incontro e baciarla, come un disco rotto nella sua testa continua a ripetersi il nome di lei e la parola ‘splendida’. Ci vuole piu’ di qualche momento per riconcentrarsi e tornare sulla terra. “Prego accomodati” con un gesto della mano indica il salottino nell’angolo sinistro della grande sala..
“Buonaera Mauro” Ma fa solo pochi passi verso di lui e poi resta lì al centro della sala, ha scelto apposta quel vestito, vuole che lui la guardi, e lei non le mette fretta.
Sembra che Valentino abbia pensato a lei quando ha disegnato l’abito che Elena indossa con sicura e disinvolta eleganza impersonandone a meraviglia lo spirito. Quell’abito è decisamente importante, assolutamente aggressivo, sicuramente fashion, in cui lo Stilista ha voluto indulgere ad una tinta insolita per il suo stile, affatto aggressiva e dai toni morbidi e caldi di un avana pastello. Un abito decisamente non facile da portare, dritto, semplice e senza guarnizioni, sfacciatamente aderente, fascia la donna con voluttà al pari di una seconda pelle mettendone in risalto il fisico asciutto ma decisamente ben modellato, corto, almeno quattro dita sopra al ginocchio, sembra volersi far perdonare l’invadente prorompenza della foggia con una scollatura dritta e molto castigata, le maniche praticamente inesistenti coprono comunque le spalle ed hanno una leggera imbottitura sulle spalline. Ai piedi, ad affermare e ribadire l’aggressività del capo, stivali neri, dritti e scamosciati, alti sin quasi al ginocchio.
“Raccontami tutto, come e’ andato oggi il lavoro?” chiede interessato piu’ alla vita di lei che a preventivi e contratti. “Intanto preparo qualcosa da bere, io prendo un Martini, lo stesso anche per te vero?” Vorrebbe fare di piu’, essere perfetto, interessarla, stupirla, coinvolgerla, si sente sempre come se mancasse qualcosa mentre vorrebbe sempre il massimo per lei.
Elena annuisce silente alla domanda retorica di lui mentre si guarda intorno come volesse apprezzare la sobrietà e l’eleganza dell’ambiente, ma già lo conosce e per i dettagli ci sarà tempo, ora lei è lì solo per lui, sente gli occhi di lui correre sulla sua figura, e lei li percepisce come una carezza quasi lasciva, poi quando lui la invita a sedersi e le offre da bere, sempre senza prestare a lui troppa attenzione, ovvero senza perdersi nei suoi occhi, alza il braccio sinistro che stringe una bustina, ma non la solita sportina di plastica, una bustina di carta da regalo, colorata di rosso “Non conosco i tuoi gusti’Civas, visto che vino italiano e birra hanno fallito la scorsa volta.”
L’odore di casa, l’aspetto ormai familiare, instillano a Mauro un senso di comodità. Portandosi al centro della sala si sfila la giacca, slega completamente il nodo della cravatta e lascia i due indumenti appoggiati al divano in maniera piu’ o meno ordinata. La notte e’ scura, la mezzaluna alta nel cielo sembra sorridere ai colori scintillanti della città mentre l’uomo osserva attraverso la parete trasparente un piccolo spettacolo di mondo. Si sente un po’ teso, portandosi al centro della sala accende il costoso impianto audio ad alta fedelta’, suo personale orgoglio, che si illumina sottomesso all’abile controllo del padrone. Giocherellando coi tasti cerca un qualcosa che possa creare atmosfera, dare un po’ di quietudine a quella strana sensazione di imbarazzo che lo coinvolge inaspettatamente. Ormai si orienta perfettamente nell’appartamento nuovo. Prende dall’armadietto due bicchieri da cocktail, dal vassoio del tavolo una bottiglia di Martini e una di Gin, le apre e versa il Martini pesandolo non senza abbondare. Il frigorifero e’ un modello recente con dosatore esterno. In poche mosse ottiene dei piccoli cubetti gelati che distribuisce sul filtro del mixer e su cui fa scivolare molto lentamente una dose davvero importante di gin e poi fa scivolare il liquore nei bicchieri col Martini, agita piano, e guarnisce con oliva e scorza di limone, poi con i trofei in mano ritorna al centro della sala. .
“Che stronzo” Pensa lei rimanendoci male quando lui non la degna di uno sguardo, ma non lo da a vedere, anzi accentua il sorriso e avanza verso di lui come solo lei sa fare e quando gli è proprio a ridosso si sporge verso di lui inondandolo di una nuvola profumata fatta di ‘Paris’ frammisto all’odore della sua pelle e di costoso bagnoschiuma “Non mi hai neanche salutata” si alza in punta di piedi e gli sfiora la guancia con le labbra truccatissime mentre lascia scivolare la borsina nelle mani di lui “si grazie” Voltandosi senza lasciargli il tempo per una qualunque reazione e si dirige verso il divano su cui si siede accavallando le gambe e posando la schiena alla spalliera, allarga le braccia posando le mani sulla stoffa del divano “E’ molto bello quì” tornando a guardare la casa.
Mauro osserva attentamente la donna sedersi sul divano. Elegante e affascinante con quel vestitino corto, forse lei non si rende conto del turbamento che provoca ai danni dell’ uomo, pensa deglutendo a più riprese. La bellezza creata e domata da quel gioco di gambe e stoffa, come solo lei riesce a fare. Fermandosi dietro al divano appoggia il bicchiere della donna sul tavolino in modo che lei possa prenderlo in caso di bisogno. Quindi sorseggia il Martini nel contrasto acceso del freddo sulle labbra e il fuoco nella gola. Poggia a sua volta l’oggetto di cristallo poco distante da lui prima di posizionare le sue mani sulle spalle di Elena per lentamente concederle un massaggio.
Lei lo vede girare intorno al divano andando a posizionarsi dietro di lei, e ancor prima di sentirne il piacevole e rassicurante calore delle mani di lui sulla pelle ne percepisce la presenza accentuata da quell’odore di lui che per lei è letale, e che sente distintamente quando lui inizia a massaggiarle le spalle con delicatezza sporgendosi in avanti, chiude gli occhi e porta la testa all’indietro abbandonandosi a quel duplice piacevole trattamento, il massaggio tonificante sui muscoli del collo indolenziti e tesi dalla giornata pesante e il delizioso tocco delle sue mani grandi e forti sulla sua pelle che rabbrividisce ad ogni tocco. “Non sapevo che fossi così bravo a far massaggi” Dice sempre ad occhi chiusi beandosi di quella piacevole sicurezza, di quel contatto ora realmente fisico che desidera da tanto, sin dalla prima sera che lo aveva visto allo StarBucks con i suoi colleghi, esattamente in quel preciso istante aveva desiderato di sentire le sue mani su di lei, sulla pelle calda. Poi dispettosa e con un faccino da schiaffi aggiunge “Sei una continua sorpresa Mauro” Inspira forte, fa una pausa e infine tira la stoccata “Cos’altro sai fare di bello e così bene con quelle mani?”
“Lasciati andare Elena e lo scoprirai” Le dita si muovono con sicurezza sulla spalle della donna. I pollici esercitano una pressione costante dall’esterno verso l’intero, fino al collo e ancora piu’ su, salendo per la cervicale. I muscoli sono leggermente tesi, normale dopo una intensa giornata di lavoro, ci vuole la forza giusta per scioglierli, forza e delicatezza, spingere e scivolare con la cura necessaria prestando attenzione alle parole del corpo fatte di minuscoli spostamenti e reazioni di calore. Mauro adora le spalle, adora la schiena, come si inarca, come si curva, il disegno del corpo che dalla sinuosità del collo sino alle curve dei fianchi disegna il racconto della bellezza femminile. Adora sentire la pella di Elena tra le dita, toccarla, accarezzarla, stringerla. “Hai un buon profumo” sussurra, e’ sincero, ma la usa come una scusa mentre abbassandosi avvicina pericolosamente il viso a quelle spalle morbide.
Quelle mani sono sapienti, hanno il tocco abile e delicato ed Elena sente in quelle carezze tutta la carica erotica che le trasmettono i gesti esperti, sente il respiro di lui sulla pelle e la testa le gira mentre si abbandona completamente portando la testa a reclinarsi in avanti offrendo allo sguardo di lui il collo candido, la nuca tonda e le spalle nude, distendendo le mani sul divano con i palmi aperti e rivolti verso l’alto, vorrebbe restare così all’infinito, è dolce, è piacevole ed è sensuale.
La musica riempie la stanza, affonda e vibra nel silenzio teso dell’emozione. Le labbra dell’ uomo si poggiano morbide sulle spalle della donna, secondi che a lui sembrano ore. Come un affamato, invitato al piu’ prelibato dei banchetti, gusta ogni sfumatura di quel sapore dolce e intenso. Un altro bacio, piu’ verso l’interno, piu’ rapido. Un altro ancora, morbido, alla base del collo, aprendo leggermente le labbra e lasciando penetrare nella pelle l’umido calore della bocca. Di nuovo un bacio, piu’ alto, su quel collo dalla statuaria bellezza. L’ultimo, piu’ intimo, vicino all’orecchio. E lei finalmente sente le labbra di lui sulla pelle, labbra morbide, avide, colme di un calore che va al di là della semplice percezione, del contato sull’epidermide. è qualcosa che ti entra dentro e che ti fa aggrovigliare lo stomaco, che la immerge in un lago buio e senza fondo mentre una voce lontana le sussurra “Non farlo Elena, non abbandonarti, domani te ne pentirai..” Ma non dice questo il suo corpo che vibra come un arco teso sino allo spasimo soccombendo cedevole a quella dolce tenerissima violenza, a quella presa ferma e sicura, a quelle labbra che ora si posano sulla sua pelle assaporandola con avidità.
Mauro e’ costretto a violentarsi per lasciare l’inebriante sensazione che quel contatto intimo riesce ad infondergli. Senza mai togliere gli occhi dalla donna, si sposta, girando intorno al divano.
E così come d’incanto il sogno svanisce e lui si porta di fronte e si inginocchia dinanzi a lei sfiorandole le gambe. Poi le mani scivolano in una carezza delicata afferrando in quella mano sicura il collo del piede e sfilando poi con con l’aiuto l’altra mano lo stivale. Ripete con calma, quasi con meticolosa puntigliosità sull’altro piede la stessa operazione, accompagnando al gesto che fa sgusciare il piedino candido della ragazza, un tocco che è al tempo stesso rassicurante ed eccitante e che la libera da quella inutile ostentazione di bellezza, poi con gesto impertinente con il palmo della mano ne accarezza delicatamente la pelle morbida.
Quindi l’uomo si alza offrendo la mano sinistra e la invita ad alzarsi. Non ha bisogno di parole, i suoi occhi stanno parlando da quando Elena e’ entrata nell’appartamento, forse non hanno mai smesso da quando lei e’ entrata nella sua vita. “Vieni con me” dice rassicurante. Un no, non era contemplato. Un no, non sarebbe stato accettato.
Lei resta a guardarlo per tutto il tempo di quel provocante rituale sino a che la mano di lui si tende verso di lei mentre lui si rialza e senza mai lasciare i suoi occhi tende la mano. Lasciando che la mano di Elena scompaia in quella di lui, lei si alza e poi docile lo segue. Andrebbe ovunque lui volesse condurla, nessuna forza al mondo ora potrebbe dissuaderla, volesse anche condurla in capo al mondo, e per questo non servono parole, non deve dirne lei e non ha bisogno di udirne lui, le posture, ma soprattutto gli occhi parlano per loro.
Marco stringe la morbida mano di lei nella propria, tirando, in modo da aiutarla a sollevarsi. Come una coppia di bambini, mano nella mano, le fa strada, lui davanti lei dietro. Non sono molti i pensieri ora, come se non fosse il momento dei pensieri, il corpo sembra aver preso il controllo dei muscoli, il cuore ora e’ il vero centro di potere. Il corpo non ha dubbi, non ha incertezze, non sceglie e non arretra. Il corpo non pensa, il corpo decide.
Entrando nel bagno Mauro come prima cosa accende la luce, una luce poco intensa, l’ideale per creare atmosfera. La stanza e’ leggera ed elegante come tutto il resto della casa. La parete destra, in vetro smerigliato, separa il locale interamente dedicato ad una doccia spropositatamente grande. Le fini piastrelle di ceramica dalle sfumature verde muschio fanno da contorno all’ambiente. Senza spiegazioni l’uomo supera la porta di vetro dell’ingresso e ruota le eleganti valvole di acciaio dell’ impianto cercando di calibrare la giusta temperatura. L’acqua scende copiosa e fumi di calore iniziano lentamente a riempire la stanza appannando i vetri. Tornando su suoi passi, si gira verso Elena, accorgendosi di non aver mai lasciato andare la sua mano.
Lei lo segue quasi in trance, senza una parola, senza un’esitazione, affidandosi completamente a lui, non era forse questo che aveva sempre desiderato? Non era forse per questo che la confusione nella sua testa aumentava in maniera esponenziale giorno dopo giorno pensando a lui, a loro? Non è sorpresa neanche quando la luce morbida la investe rivelandole dove si trova, con lui tutto è naturale, tutto rientra nell’ordine delle cose, anche trovarsi in bagno al primo appuntamento, non si perde a guardarsi intorno ma segue con lo sguardo le movenze dell’uomo che sono sicure ed efficienti, ma non perché è in casa sua e si muove con familiarità, ma perché ogni suo gesto esprime sicurezza, trasuda decisione e pacata consapevolezza, ed è dolcissimo abbandonarsi a questo, come dolcissimi sono i suoi occhi quando i loro visi sono a pochi centimetri l’uno dall’altro.
Mauro si avvicina alla ragazza, petto contro petto, occhi negli occhi. Forse anche lei, come lui, non sta pensando, o forse e’ assalita dai dubbi e dalle incertezze, forse ha paura. Avvicina le labbra dolcemente cercando un bacio, un modo per tranquillizzarla. Ma il corpo decide. Le mani sono gia’ lassu’ vicine al collo, afferrano le spalline di quel vestitino troppo provocante per non essere notato, trascinandole oltre le spalle, lasciando alla forza di gravità il suo grato compito.
Al pari delle mani di Mauro che salgono agli omeri magri e candidi di Elena scivolando poi sapienti sulla sua pelle, e quella carezza si porta dietro le spalline sottili dell’abito che privato del suo naturale sostegno scivola sui fianchi di Elena prima e poi lungo le lunghe gambe tornite sino ad accartocciarsi sul pavimento in un mucchietto di stoffa informe lasciando sbocciare, nel loro abbagliante candore, le forme della ragazza.
Il vestito e’ solo il primo passo, bacio dopo bacio, carezza dopo carezza, tutti gli altri muri crollano lasciando gli indumenti sparsi sul pavimento a futura memoria. I due giovani corpi, ora nudi e senza segreti, si stringono dando vita ad un bacio che non e’ solo un semplice bacio. Le labbra si accavallano, le lingue si cercano e lottano, le braccia dell’ uomo cingono con mascolina virilità la donna, sottraendola al mondo mortale per uno scampolo di eterno. Mauro sente i muscoli del petto irrigidirsi, una tela su cui i seni di Elena scrivono un racconto di emozione e turbamento. Tutto il corpo reagisce come se ogni cellula volesse partecipare, attrice o spettatrice, ma esserci. Le lascia le labbra, tornando a scavare nella luce profonda dei suoi occhi verdi, con la mano sinistra le accarezza il volto e senza fermarsi scende scivolando lungo il braccio fino a prenderle il polso. Quindi ancora un volta la trascina, la prende e la trascina dentro con lui, sola con lui, nell’ intimo tepore della doccia dove il calore della pelle puo’ finalmente compensare la fucina di sensazioni che gli ribolle nel ventre. Si gira, la gira, lasciando che sia la schiena di lei ad appoggiarsi alla parete di piastrelle, scegliendo di subire lui lo schiaffo del getto d’acqua sul viso. Scuote la testa per liberarsene, allarga le braccia ponendo le mani, palmi contro il muro, ai lati della donna chiusa ora in ogni direzione. Ancora una volta le labbra tornano a cercarla, lambiscono le pelle del viso, premono la base del collo sotto il mento alternando forza con dolcezza, difficile trattenere l’impeto, tutto il corpo spinge tutto il corpo chiama, soggiogato dall’ eccitazione.
Lei lo guarda mentre si spoglia, e le movenze son sempre le stesse, misurate e decise, non ha mai un’esitazione, non si ferma neanche una frazione di secondo quasi questo rituale lo avesse provato e riprovato all’infinito sino ad impadronirsene completamente. Poi le sue braccia forti e ben disegnate si tendono per poi richiudersi su di lei come gli artigli di un predatore su una preda inerme e lei resta così, tra quelle braccia forti e che lei trova così adorabilmente rassicuranti da perdercisi. Si protende con le braccia verso di lui facendo scivolare i palmi prima sul torace ampio assaporando il piacere del guizzare dei muscoli tonici sotto la pelle tesa, per poi salire alle sue spalle per cingergli infine il collo stringendosi a lui tanto che i corpi aderiscono quasi compenetrandosi, il seno di Elena si schiaccia sul petto dell’uomo e lui, ne è certa, può percepire il battito del suo cuore, quando finalmente le labbra si uniscono in un bacio struggente. Ma di nuovo lui la ferma, una mano forte le serra il polso e lei deve riaprire gli occhi sgomenta, non comprende perché la strappino da quel paradiso, perché le rubino il suo sogno, perché lui si allontana da lei. Mauro con dolcezza la guida all’interno della cabina e la fa poggiare con le spalle alla parete mentre lo scroscio dell’acqua li investe entrambi, e lui che sembra una divinità dell’acqua con i capelli bagnati, il viso grondante mentre scuote la testa sprizzando una miriadi di gocce sulle pareti e su di lei, sul suo viso, sul seno, sul ventre piatto. Quando poi lui torna a protendersi verso di lei, si sposta portando la testa indietro e appoggiandosi con tutto il corpo alla parete, le mani di lui ai lati del viso mentre quelle di Elena si posano in basso, aperte con i palmi contro le piastrelle. E Di nuovo lui si china su di lei e la bacia, sente la lingua di lui scivolarle sulle labbra appena dischiuse, accarezzarle e succhiarle delicatamente, poi la sente forzarle le labbra e affondare con decisione nella calda intimità della sua bocca, esplorandola con avidità, il peso di lui contro il suo corpo minuto, la parete fredda e dura che le impedisce di ritrarsi, che le preclude ogni via di uscita. La testa le gira le braccia si protendono verso di lui con una energia inaspettata e di nuovo si serra a lu i, edora è lei che lo cerca, che lo vuole, risponde a quel bacio con una intensità quasi spropositata, i gesti sono concitati, la lingua della donna scivola sulle labbra di lui per poi a sua volta insinuarsi nella sua bocca, la assapora, la esplora, e poi di nuovo quella brama fatta di desiderio, di incontenibile voglia di lui e prima che riesca a fermarsi affonda con forza i denti affilati sulle labbra di lui.
Un bacio, un altro ancora, di nuovo, il dolore dei suoi morsi che si fonde e rinvigorisce il piacere, la voglia vorace di sentirla sua, possederla. Con le mani le afferra i fianchi, la stringe, avvertendo quel corpo cosi’ sottile e delicato. Ancora un bacio. Lei gli toglie il fiato, lei e’ l’aria che respira, il profumo che lo penetra, lei e’ la pioggia che gli scivola su tutta la pelle. Trova ogni angolo, lo invade e vince, togliendo ogni difesa. Le accarezza le guance con entrambe le mani, chiudendole con un movimento circolare al di sotto del mento, fino a sollevarle il viso. Poggia la fronte contro la parete, proprio di fianco a lei, osservando quel corpo perfetto come nessuno, lui ne e’ sicuro, anche se non lo aveva mai guardato prima. L’indice della mano destra si poggia delicatamente sotto il naso di lei mentre lui inspira, gonfiando i polmoni, trattenendo il fiato, altrettanto delicatamente, lentamente, inizia a scendere, supera le labbra, oltrepassa il mento, segue il profilo del collo, quindi giu’ per il petto in un movimento lento, le sue curve, il seno tondo e sodo, affronta il capezzolo, lo accarezza per stringerlo leggermente tra le dita e poi lasciarlo andare, gli gira intorno, e ancora piu’ giu, lento, sempre lento, la pancia, l’ ombelico cosi’ sensuale e poi ancora piu’ giu’, a languire l’inguine, piu’ lento ancora, come in un territorio proibito. Improvvisamente si ferma, inverte il percorso fino di nuovo al piccolo bottoncino proprio al centro del ventre, sorride e ritorna a respirare “Ti voglio”
“Scusami” Sussurra piano quando si stacca da lui per riprendere fiato e per concederne a lui, posa la fronte sul petto di lui perché quella è la proporzione tra loro, infatti lei le arriva con la fronte poco sopra al mento. La mano sale delicatamente alle labbra dell’uomo sfiorandole con una tenerezza che contrasta palesemente con la foga di prima, con quella rabbiosa bramosia che prima la aveva assalita stordendola completamente. E le sue mani, grandi, forti e sicure proprio come sono sempre piaciute a lei, cercano la sua pelle bagnata dal getto dell’acqua che tiepido e piacevolissimo continua ad accarezzarli. Poi lui inizia a carezzarla con una dolcezza infinita che quasi contrasta con le mani possenti, la esplorano scivolando lungo il disegno delle sue forme morbide e lei serra ancor più gli occhi lasciando che sia la pelle, che ora torna a rabbrividire, a portarle alla mente l’immagine di lui che la stringe, che la fruga, che la desidera, ne sente il respiro caldo ed affrettato, come prepotente sente il desiderio di lui crescere e premere contro il ventre piatto, lei rialza il viso a cercare ancora quelle labbra, ora con delicata consapevolezza ma con determinata fermezza facendo scivolare la lingua proprio dove poco prima l’ha morso percependo distintamente il sapore del sangue. La fa danzare sulle labbra di lui, poi la preme e forzandogli le labbra la riaffonda nella bocca di lui violandola, facendola sua, prendendone possesso. I corpi si sfiorano ancora, i respiri vibrano all’unisono e lei affonda in un vortice fatto di colori violenti e di suoni dolcissimi mentre sente la voce di Mauro e poi sente la propria sussurrare “Anche io ti voglio, ora , subito”
Nessuno, neppure Mauro stesso, sà se con una risposta diversa sarebbe riuscito a fermarsi. L’uomo non sà nemmeno se lei abbia realmente risposto o stia sognando tutto, come l’aveva sognata la notte precedente e quella prima ancora, quando incontrata casualmente, aveva perso l’occasione di amarla sul tappeto di sabbia accarezzata dall’ oceano. stupido idiota. Quello che sa’, o meglio che sente, e’ il desiderio completo e totale di fondersi, sentirsi uno, oltre l’ appagante nirvana dell’ orgasmo. Non gli serve molta forza per farla ruotare, ora puo’ sentire la sua schiena mentre col petto la preme verso la parete. Il seno di Elena si schiaccia contro le piastrelle fredde del bagno. Torna ad assaggiarle le spalle, ora piu’ intensamente, succhiandola, lasciando che la lingua nascosta tra le labbra, scivoli accarezzando quel ripido pendio. La sente tutta addosso, non solo l’ha privata della libertà, le toglie lo spazio, non basta mai, lui affoga e lei e’ l’aria, non c’e’ controllo, solo il disperato tentativo di averne ancora. Con le mani le cinge il corpo, separandola dalla parete. Le dita accarezzano sicure quel territorio inesplorato. La mano sinistra sale fino a stringerle il seno, contenerlo, forza e delicatezza. La mano destra e’ la mano padrona, puo’ osare di piu’, vuole osare di piu’, scende… il percorso lo conosce, non vede ma sente, il tatto e’ il senso del piacere, il solletico dei peli, il calore delle gambe, l’umido desiderio di lei che confessa a quelle dita, un piacere impudente e il desiderio di lui incelato, vigoroso, prepotente, schiacciato contro i glutei di lei. Aria, altra aria ti prego…
L’indicazione era forte e chiara, ma è certa che Mauro non ne sentisse l’esigenza, lei è dolce e tenera, lui fermo e deciso, quasi impietoso quando la fa voltare e lei sente il freddo delle maioliche sul viso, sul seno che vi si schiaccia contro premuta dal corpo di Mauro incombente su di lei, è proprio quello che la ha sempre affascinata di lui, quel suo modo di prendere senza chiedere, di farti sentire che le scelte son sue, che lui, se e quando vuole prende. Le mani di lui sono abili e sicure quando scivolano sul suo corpo come lo conoscessero da sempre, come se sapesse con chiarezza sconcertante dove indugiare, dove stringere con decisione o dove accarezzare con delicatezza, le bacia il collo, la schiena scende lungo le spalle facendosi ad ogni istante più pressante mente le mani di lui continuano a percorrerla con avidità regalandole brividi di piacere e strappandole piccoli mugolii di piacere, ora sommessi, ora più acuti e vibranti, il suo corpo sotto quelle mani sapienti risponde come un delicato strumento musicale risponde alle sollecitazioni dell’esperto musicista. Elena inarca la schiena per spingersi verso di lui offrendosi impudicamente al contatto della sua virilità che silente grida il suo desiderio, che urla la voglia di lei.
Abilmente lui con le mani le solletica il desiderio, la bocca la cerca, la chiama, sfiorandone i lobi delle orecchie, il respiro e’ affannoso, profondo. La tocca, la ascolta, il suo desiderio passa anche dall’udito, dal piacere che si traduce in voce strozzata, mugolii di richiamo, parole usate come spade, un uomo e una donna che si parlano come mai, ma senza dir nulla. Ma il cervello ora e’ solo spettatore, il cervello non puo’ piu’ censurare, alzare quel muro che divide la anime, difende le persone, celando l’intimità. Il cuore batte forte, vuole scoppiare, partecipare all’incontro con la sua energia vitale fatta di pulsazioni e sangue. Mauro le afferra i polsi, le porta entrambe le mani e poggiarsi contro la parete, spingerla, in modo da piegarsi leggermente avanti. Non si domanda nemmeno perche’ lei faccio tutto quello che lui chiede, ma chiede… Con la mano sinistra le accarezza la schiena, dal basso verso l’alto, arriva al collo, la costringe a piegarsi ancora di piu, ancora un po’… il suo desiderio e’ pronto, ritto, sà già dove, sà già come. Le si avvicina, leggermente, delicatamente. Il primo contatto e’ come un fulmine, l’esplosione irrigidisce gli addominali mostrando il petto virile, spinge lentamente in lei, con cura, su quella pelle candida e delicata come porcellana. Affonda la sua voglia seguendo il gesto con un respiro trattenuto. Poi un colpo, e un altro, e un altro ancora… un ritmo intenso, il ritmo del suo cuore.
Quando il fondoschiena di Elena aderisce perfettamente al ventre di lui dove prepotente sente ora la sua eccitazione, lui diventa tenerissimo, la colma di piccoli e dolcissimi baci e di infinita tenerezza, continua a percorrerle la pelle con le labbra e la lingua, e lei continua a rabbrividire nonostante il getto caldo della doccia ancora aperto. Tutto il suo essere grida la voglia di lui e lui la percepisce anche sin troppo chiaramente, lei lo sente, lo capisce da come la sfiora, da come la accarezza, da come a volte sembra esitare, mentre invece poi si riappropria di lei, del suo corpo e della sua anima, la esplora, la insidia, la viola, ma è solo la calma prima della tempesta e lei lo sa, quella tempesta che ha sognato all’infinito tanto che quel sogno le risultava addirittura doloroso nella crudezza della sua inquietudine. Poi lui la guida prendendola per i polsi, e lei docile apre le mani posando i palmi contro il muro, si discosta appena dalla parete per avere lo spazio di abbassare ancora più il viso, respira forte per riprender fiato ma lui è già su di lei, la sua voglia è proprio contro quella di lei che umida e calda è pronta a dischiudersi per saziare la fame di lui, un lampo le attraversa gli occhi con bagliori accecanti quando lo sente senza esitazione farsi strada dentro di lei. E poi lo sente ritrarsi per poi riaffondare in lei con decisione, quasi con rabbia e lei soggiace impotente e arrendevole sotto agli assalti di lui che si vanno facendo via via più intensi e pressanti facendo oscillare il corpo di lei avanti ed indietro ad assecondare quella sete di lei, quel desiderio così tanto represso cercandone ora l’appagamento impudicamenbte e senza riserve.
Ancora, e ancora, e ancora, il calore che si sprigiona dall’inguine e’ intenso quanto il piacere di vedere la schiena di lei incurvarsi e agitarsi sotto i suoi colpi. Dirige il gioco ma non comanda, e’ lei che vince sempre, ogni volta che la tocca, ogni volta che la bacia, vuole toccarla ancora di piu’, vuole baciarla ancora di piu’, lo sta’ stregando, inquinando di piacere e bellezza. E’ lo strumento che conquista il musicista, lui succube della sua melodia unica, puo’ solo cedere e impazzire. Frenando il suo impeto, un vano tentativo di salvare il cuore, si allontana. Di nuovo la volta per averla di fronte, splendida ora come non mai. Cavaliere fedele si inginocchia sotto di lei, un solo ginocchio poggiato al suolo, porta la gamba di Elena ad accavallare la sua spalla. Le bacia l’interno della coscia, afferrando la pelle tra i denti senza stringere, un altro bacio piu’ in alto, fino ad affondare la lingua nel piu’ profondo privato per condividere come Adamo, il succo proibito della sua mela. Lei e’ dolce, forte e dolce, lo e’ il suo corpo, lo e’ il suo sapore. Con un bacio accarezza la pancia, un altro bacio per il petto, il seno che si irrigidisce sensibile ogni volta che la lingua lo accarezza, ultime le labbra, inizio di tutto, fine di tutto. La mani scorrono lungo la schiena fino ad afferrarle le natiche, con un gesto secco la alza da terra, allargandole le gambe a stringergli il busto. Il busto la preme contro la parete immobilizzandola a mezz’aria contro la forza di gravità prima cosi’ amica. Ancora un volta il suo desiderio penetra in lei. Vedere i suo occhi socchiusi di piacere rinforza l’impeto. La bacia, sente la sua voce nella sua gola, la chiama “Elena…” sussurrando tutto il suo desiderio in quelle tre sillabe. L’affanno lo coinvolge ma non frena la voglia indescrivibile che lo alimenta. Sente il limite arrivare, inesorabile, ineluttabile… “Elena…” ripete, come se quel nome fosse l’unico al mondo.
Elena sente il calore salirle dal ventre sino a stringerle lo stomaco, vorrebbe frenare quei gemiti che tradiscono il piacere che la sconvolge, che mettono a nudo la sua impudica e sfrontata voglia di lui, quel volerle appartenergli, quel volere essere sua. E per questo si morde con forza le labbra ma poi di nuovo deve cercare aria e allora la gola libera lascia uscire quei gridi strozzati, quei lamenti dolorosi che sono al tempo stesso richiesta di mercede e supplica di non smettere e quando sta per soccombere a quegli assalti lui si ferma con un tempismo perfetto, quasi ogni cellula del suo corpo gli parlasse, gli mostrasse le sue vulnerabilità. Si volta quando lui si china, i capelli scarmigliati, il volto arrossato e quella luce negli occhi che solo il desiderio più folle e irragionevole sanno dipingere con tanta crudezza, le labbra sono dischiuse, il respiro è affannoso e il seno si alza e riabbassa troppo velocemente. Si rilassa solo quando lui torna ad essere tenero e dolce per prepararla al nuovo assalto, lei alza la gamba oltre la sua spalla lasciandola poi posarvisi sopra e questo la offre a lui nella maniera più incondizionata, ma questo non la disturba, al contrario socchiude gli occhi posando la nuca contro la parete e con la mano posata sulla nuca di Mauro, lascia che lui affondi il viso nella sua intimità più recondida, ora calda e umida degli umori che copiosi le scendevano pocanzi tra le cosce candide e così ristà sino a che lui non la prende di nuovo, e di nuovo quella decisione le toglie il fiato, perde il contatto col pavimento e lui impietoso riaffonda in lei, ove possibile con più ardore di prima, la testa le gira, le sue braccia roteano nell’aria scompostamente andando a cercarlo, per avvinghiarsi a lui a sancire così con quell’ulteriore slancio la voglia di essere sua, di appartenerle, quasi volesse fermare il tempo per esserne fuori entrambi, fuori dal tempo e dallo spazio per sempre.
Tutto quanto, tutto l’universo, si concentra in quell’attimo, un solo minuscolo, infinitesimo attimo dove l’essere materiale sparisce e si trasforma in pura energia. Mauro sente il caldo fluire di se stesso dentro la donna, una frustata di piacere gli spezza la schiena indebolendogli le gambe, tanto che e’ costretto ad aggrapparsi al muro. Un mugolio intenso, sensuale, fuoriesce dai polmoni riempiendo l’aria calda dello stanzino.
Il susseguirsi dei colpi che lui le assesta senza la minima riserva, impietosi e dolcissimi nel loro irragionevole ed insaziabile vigore le fanno di nuovo aumentare i battiti del cuore mentre il ventre torna a bruciarle, piccoli brividi la assalgono scuotendola nell’intimo, e via via il crescendo si fa parossistico scuotendola sempre con più violenza sino a che un grido strozzato si leva a scacciare quel silenzio che li avvolgeva, silenzio fatto di anime che si sfiorano, di respiri affrettai, di una complicità tanto a lungo cercata ed al fine suggellata nell’esplosione dei sensi. Solo di poco lui la precede quando lo sente vacillare e sente il caldo umore frutto di tutta quella passione a lungo repressa inondarla riversandosi in lei in fiotti susseguenti, lei si serra a lui affondando il viso sul torace umido di acqua e di sudore, impregnato di quel sapore umido che sa di uomo e di desiderio e finalmente anche lei lascia che la gola sottolinei il completo appagamento in perfetta sintonia con il suo compagno, e poi spossata e priva di forze resta lì sino che lui non le fa riposare i piedi sulla fredda ceramica,
Come Sansone senza capelli, l’uomo rimane fragile, debole, privato del motore che solo pochi istanti prima lo mandava fuori di giri. La bellezza nei suoi occhi pero’ non e’ sparita, la bellezza di quella donna tanto vicina da condividere il suo piacere intimo. Impossibile non baciarla. Delicatamente lascia che lei si liberi da quella posizione tornando a calpestare la ceramica del pavimento. L’appoggia come si appoggia una bambina che si lancia in braccio al padre, come il tesoro piu’ fragile e prezioso. Alza il mento, lasciando che l’acqua gli sferzi violentemente il viso come una serie di schiaffi per rianimarlo dal sogno di pochi attimi prima. Pieno di qualcosa che non riesce a definire, un misto di dolcezza e gratitudine, una sensazione che non aveva mai affrontato, sorride alla donna prima di poggiargli il palmo della mano sulla guancia “Resta con me stanotte”.
Di nuovo lei si stringe a lui cingendo a fatica con entrambe le braccia magre il possente torace di Mauro su cui riposa il viso, le parole di lui risuonano nelle sue orecchie come una musica tanto amata, tace per un lungo istante e poi sussurra pianissimo “Ora non vorrei essere in nessun altro posto al mondo”

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