Skip to main content
Racconti Erotici Etero

Una serata fantastica

By 7 Novembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Le sottili strisce di cuoio plissettate delle scarpe che indosso, mi stanno martoriando i piedi. Si sono conficcate nella pelle gonfia, ogni passo che muovo &egrave un martirio, ma ormai mancano pochi metri, ‘Dai Ilaria che c’&egrave la fai!’, mi incito mentalmente, camminando con l’andatura di un funambolo del circo, sopra ai tacchi da dodici centimetri. Se penso a quanto ho pagato questi maledetti sandali, mi viene male! Dovrebbero portarmi in giro da sole, sostenendomi come su un cuscino d’aria! Però cavoli, non ne ho potuto fare a meno, quando mi sono vista riflessa nello specchio, con il muscolo del polpaccio ben contratto a slanciarmi la gamba ed i piedi quasi completamente scoperti, sembravano dirmi: ‘Compraci! Compraci!’. Anzi me lo hanno proprio detto esplicitamente! Non le scarpe, le due commesse del negozio ed il titolare, assieme a mio marito, che si &egrave avvicinato e mi ha sussurrato in un orecchio, che non vedeva l’ora di sbattermi con queste scarpe ai piedi. E lo ha fatto eccome, la sera stessa, appena siamo rientrati in casa.
Adesso sono le due del mattino, la discoteca &egrave ancora super affollata, ho ballato e camminato fin ora, non c’&egrave la faccio più, ho voglia di toglierle e camminare scalza, ma non sarebbe ortodosso farlo, il locale &egrave frequentato da persone molto snob e non ci farei una bella figura. Manca soltanto un metro al posto libero sul divanetto, pregusto già il momento in cui potrò far gravare il mio peso sul sedere e smettere di insistere sui piedi, mi sporgo in avanti con le mani e, proprio sul filo di lana, un vecchio babbione, vestito e pettinato alla Briatore mi frega il posto, sedendosi di slancio e spostandomi le braccia in malo modo.
‘Cazzo!’, esclamo a voce alta, ma la mia imprecazione si perde fra i decibel della discoteca. Sono disperata, mi rimetto eretta e mi guardo in giro, nemmeno lo straccio di un posticino, torno a guardare il Briatore del discount con sguardo severo, mentre lui mi rivolge uno sguardo interrogativo.
‘Veramente mi stavo sedendo io!’, gli dico cercando di mantenere un tono educato.
‘Vai a fanculo troia’ ti dovevi sbrigare’ levati dal cazzo che mi fanno male i piedi!’, mi risponde il gentiluomo, con un marcato accento del nord, lasciandomi basita ed incapace di replicare.
‘Hai capito? Levati dai coglioni!’, aggiunge. Sono sconvolta, &egrave veramente incredibile quello che si trova in giro. Giro sui tacchi e mi allontano, penso che magari &egrave ubriaco e non vale la pena di far piazzate con una persona simile, anche se mi brucia un po’ come mi ha trattata.
Costeggio disperata il bancone del bar, cerco freneticamente un posto a sedere guardandomi attorno, ignoro tutte le mani che cercano di prendere la mia per fermarmi, ignoro anche quelle che mi si appoggiano sul fondoschiena mentre passo, tiro dritta senza ascoltare le frasi di approccio che mi rivolgono, quando improvvisamente si libera uno sgabello al banco. Lo guardo come se fossi da giorni nel deserto ed incontrassi un oasi, questa volta non mi faccio fregare da nessuno, stringo i denti e faccio uno scatto felino, con tanto di balzo finale sullo sgabello e finalmente mi siedo. Non faccio in tempo ad alzare i piedi da terra, che un tipo sulla cinquantina, con marcato accento milanese, vestito anch’esso alla Briatore, mi chiede se voglio bere qualcosa. Che palle! Penso quasi disperata, non c’&egrave tregua qua, speriamo che almeno questo sia meno stronzo dell’altro, mi avranno presa per una di quelle troiette che viene in disco per farsi sbattere da qualcuno con i soldi. Che poi sarebbe bello verificare se davvero hanno i soldi, la maggior parte sono squattrinati che vengono in disco ad atteggiarsi da grandi imprenditori, per scroccare una scopatina, poi hanno la camera all’alberghetto da due stelle nell’entro terra.
‘Mi sono seduta solo per far riposare un pochino i piedi”, rispondo cortesemente, cercando di non apparire scostante o antipatica.
‘Complimenti per lo scatto felino’ saranno venti minuti che aspetto un posto a sedere e mi ha fregato in extremis’ per farsi perdonare deve bere almeno un drink con me!’, mi risponde altrettanto cortese.
‘Guardi’ non volevo offenderla’ se vuole possiamo anche bere qualcosa assieme’ ma non ho assolutamente intenzione di schiodarmi da qui’ almeno per la prossima mezz’ora”, dico vedendo che ci &egrave rimasto male.
Chiedo al barista una coca con ghiaccio, mentre lui ordina un vodka e martini, alla James Bond, facendomi sorridere per la banalità.
‘Mi chiamo Francesco!’, mi porge la mano mentre lo dice.
‘Ilaria’ piacere!’, rispondo allungando la mia, che lui prende mimando un bacia mano.
‘Incantato! Scusi la franchezza ma’ &egrave proprio bella!’.
‘Grazie”, lascio sospeso il ringraziamento, non posso dire la stessa cosa di lui, non &egrave proprio quello che si può definire ‘tipo affascinante’. Parliamo un po’ del più e del meno, mentre aspettiamo i drink, Francesco fa l’ortopedico in una clinica privata del nord e naturalmente &egrave qui in vacanza. Non &egrave male parlare con lui, &egrave simpatico e loquace, forse per sopperire alla mancanza fisica. Mi spiega che fa male camminare tante ore su tacchi così alti, &egrave contro natura, sia per la schiena, sia per la circolazione sanguigna, ecco perché mi si sono gonfiati i piedi e mi fanno male, ma alla fine del consulto medico non richiesto, aggiunge che queste scarpe stanno così bene sui miei piedini, che non se la sente proprio di darmi un parere medico negativo.
‘Mi stanno facendo impazzire di dolore!’, gli confido con la voce un po’ lamentosa.
‘Dopo tutte queste ore che ci balla e ci cammina, lo credo bene!’, ribatte atteggiandosi professionalmente.
‘Non vorrei sembrare maleducata’ ma vorrei che mi desse del tu’ il ‘lei’ mi fa sentire vecchia!’, esclamo, facendolo sorridere.
‘Va bene! Ma solo a patto che anche tu lo fai con me”, replica sorridente ed io annuisco.
Il barista ci consegna i drink ed io pago prima che riesca ad estrarre il portafogli dalla tasca posteriore, cerca di protestare e di imporre al barista di non prendere i miei soldi, ma senza successo, mi guarda severo.
‘Non puoi pagare se ti invitano a bere qualcosa’ &egrave male’ e metti in imbarazzo chi ti ha invitata”, mi riprende.
‘Lascia perdere’ io ti ho fregato il posto e mi sembra il minimo’ la prossima volta ti invito io e paghi tu’ ok?’, gli dico sorridente.
‘E se non ci fosse una prossima volta? Devo trovare subito un modo per sdebitarmi!’.
‘Ok’ intanto che ci pensi’ cin-cin!’, alzo il bicchiere verso il suo.
‘Ti propongo un massaggio ai piedi’ una cosa professionale’ non ci sto provando!’, mi dice, ma io non credo che non ci stia provando, un massaggio ai piedi fatto in un ambulatorio medico, &egrave un conto, fatto in discoteca, &egrave un altro.
‘Sarebbe un toccasana’ ma questo non mi sembra il luogo più consono per un massaggio!’, replico sollevando i palmi delle mani ad indicare il locale affollato, pensando che basti a farlo soprassedere dal suo intento.
‘Usciamo in giardino e ci troviamo due sedie’ ma se non ti va, lascia stare”, abbassa lo sguardo sul drink, come se ci fosse rimasto male. Magari &egrave sincero ed io sono una stronza, perché penso subito male, poi cosa mi potrebbe succedere?
‘Ok! Se ci tieni tanto a dimostrarmi la tua professionalità, va bene!’, acconsento più perché i piedi mi fanno male davvero, che per il fatto che provo compassione. Mi rimetto in piedi ed abbandono lo sgabello a malincuore, i piedi protestano inviandomi fitte di dolore, i primi tre passi che muovo, sono instabili come quelli di un bambino, che abbandona l’appoggio sicuro della sedia per la prima volta. Francesco mi prende sotto braccio e mi accompagna verso la porta che da sul giardino, fuori non sembrano esserci molte sedie vuote, anzi, inizialmente non se ne vede nessuna, mi dispero un po’ per questo, ma addentrandoci nel verde, in un luogo un po’ più appartato, troviamo un tavolo vuoto con tre sedie libere.
Ci fiondiamo a raggiungerlo, ci sediamo l’uno dirimpetto all’altra ed appoggiamo i bicchieri sul tavolo. Mi piego per aprire i laccetti delle scarpe, sperando che il massaggio che vuol farmi funzioni, altrimenti non potrò più metterle e dovrò andare via scalza.
‘Vieni’ dammi i piedini!’, ordina il medico, unendo le gambe ed invitandomi ad appoggiarceli sopra. Sollevo prima il piede destro, quello che mi fa più male e glielo appoggio in grembo, la pianta mi brucia come se avessi camminato per decine di chilometri. Francesco prende un sorso di vodka-martini, tiene un pochino con entrambe le mani il bicchiere, prima di posarlo di nuovo, quindi mi appoggia le mani raffreddate dal ghiaccio ed umide della condensa esterna del bicchiere. Sentire le mani fredde che mi toccano il piede &egrave molto piacevole, in modo molto professionale comincia a massaggiare piano, premendomi i pollici sotto la pianta, in punti che immagino essere strategici, me li struscia per tutta la lunghezza, quindi passa alle dita, una alla volta, poi ancora la caviglia e di nuovo la pianta. E’ molto piacevole, tanto che quando mi chiede l’altro piede, mi precipito a porgerlo, appoggiandolo sulle sue gambe. Anche il massaggio al secondo piede &egrave tremendamente piacevole, sto già molto meglio e quando si ferma per prendere ancora un sorso di drink, faccio per toglierli, ma mi ferma.
‘Aspetta! Non abbiamo finito!’, esclama ed io mi blocco lasciando i piedi dove si trovano.
‘Sto molto meglio! Sei bravo!’, lo complimento sorridente.
‘Abbiamo appena iniziato’ quando avremo finito, vedrai che potrai anche correre!’, si vanta.
Si raffredda di nuovo le mani e ricomincia il massaggio, prima il destro e poi il sinistro. Il dolore lenisce grazie alle sue mani sapienti, mi massaggia il piede ed arriva fino al ginocchio, sento che sta passando anche la pesantezza ed il gonfiore, mi sta riattivando la circolazione, &egrave molto piacevole ed addirittura eccitante. Questo pensiero mi sconvolge, mi rendo conto che mi sto bagnando, il riflesso immediato &egrave quello di osservare la patta del mio massaggiatore, cavoli, si &egrave eccitato anche lui a toccarmi i piedi ed ora che ci faccio caso, li guarda come se fossero una merce pregiata. Come niente sarà un feticista, guardo il vestitino nero che indosso, per verificare che la gonna non sia salita troppo, ma non &egrave così, non può vedere nulla, quindi si &egrave proprio eccitato a toccarmi i piedi.
‘Sto molto meglio adesso’ hai delle mani d’oro!’, gli confesso dopo essermi schiarita la voce.
‘Se vuoi che smetta dimmelo!’, ribatte, schiarendosi a sua volta la voce.
‘Non l’ho detto in quei termini’ &egrave molto piacevole per me e se vuoi continuare, fai pure.’, aggiungo, per fargli capire che mi sto godendo il massaggio ed il mio era soltanto un complimento.
Francesco sorride, beve l’ultimo sorso del suo drink e si fa scivolare in bocca un cubetto di ghiaccio, lo succhia un pochino e se lo sputa in mano, lo prende fra le dita e comincia a passarmelo sulla pianta dei piedi.
‘Ti da fastidio?’, chiede immediatamente.
‘Mmmh’ nessun fastidio’ &egrave molto piacevole!’, rispondo, atteggiandomi da gattina che fa le fusa.
Mi passa il cubetto anche fra le dita e quando appoggia il piede per dedicarsi all’altro, lo pone pericolosamente vicino al proprio pacco gonfio.
‘Adesso vorresti che sia io a sdebitarmi?’, chiedo maliziosa, mentre serro le dita del piede e riesco a stringerci in mezzo un po’ di tessuto dei pantaloni, quasi all’altezza del inguine.
‘Ehm’ beh’ in effetti’ hai dei piedi molto belli’ e beh”, balbetta il medico preso all’improvviso.
Apro le dita del piede destro e lo faccio scivolare un pochino più in alto, con la pianta del piede gli carezzo il pacco duro, mentre lui rimane immobile con il mio piede sinistro fra le mani. Mi guardo attorno per accertarmi che non ci siano spioni indesiderati, nessuno per fortuna si interessa a noi, palpo con più vigore il rigonfiamento dei pantaloni, mentre Francesco si porta il mio piede sinistro davanti alla faccia e comincia a leccarmi fra le dita. Mi fa il solletico, ma &egrave sopportabile e molto piacevole, sento che mi sto bagnando sempre di più.
‘Vuoi che ti masturbi con i piedi?’, domando, visto che lo vedo molto interessato alle mie estremità, piuttosto che ad altro.
‘Sarebbe magnifico!’, mi risponde con voce roca.
‘Tiralo fuori”, il mio non &egrave un ordine, &egrave quasi una supplica. Francesco appoggia il piede sulle gambe, apre la cerniera ed estrae il pene duro, anche lui si guarda attorno, mi posiziona entrambi i piedi in modo da farmi appoggiare i talloni e stringere il suo membro fra gli alluci, provo a masturbarlo ma non ci riesco bene.
‘Avvicinati un pochino… altrimenti non ci riesco…’, lui esegue subito, portandosi a mezzo metro da me, adesso ho le gambe piegate e sono sicura che riesce a vedere molto sotto al mio vestito, ma con il suo pene fra i piedi, mi interessa poco. Nella nuova posizione, il movimento di su e giù, mi riesce molto meglio, mi sa che sto facendo un buon lavoro, perché il medico comincia ad ansimare. Cerco di essere delicata, mentre continuo a guardarmi intorno, sono super eccitata per la situazione che sto vivendo, soprattutto per l’apprensione che qualcuno possa sorprenderci, siamo nel bel mezzo di una discoteca molto frequentata ed io sto masturbando con i piedi un uomo che ho appena conosciuto. Mi scappa da ridere al pensiero che, ormai, per me non &egrave affatto inusuale fare sesso con persone sconosciute, quindi l’unica cosa eccitante, &egrave solo l’apprensione di non farsi vedere da nessuno. Andiamo avanti qualche minuto, fino a quando la respirazione del ortopedico si fa ancora più affannata, capisco che sta per venire e gli rivolgo uno sguardo interrogativo, lui di rimando mi stringe entrambe le caviglie nella mano sinistra e ferma i miei piedi uniti nello spazio fra le sedie, stacca la schiena dalla sedia sporgendosi in avanti con il busto ed allargando le gambe, con la destra impugna il proprio pene e si masturba con foga, con il glande contro il dorso dei miei piedi. Ancora qualche secondo e, senza emettere nessun suono, trattenendo anche il respiro, comincia ad eiacularmi copiosi schizzi di seme caldo sui piedi, imbrattandomi alla grande fino alle caviglie e spremendosi le ultime gocce con il glande appoggiato alle dita. E adesso? Ho i piedi tutti sporchi di sperma e mi ricordo di non avere nemmeno un fazzoletto in borsetta.
‘Tu hai per caso un fazzoletto di carta?’, chiedo mentre mi tiene ancora i piedi ed ha il pisello ancora fuori dalla patta. Con mio enorme rammarico l’ortopedico muove la testa in senso di diniego.
‘Cazzo!’, esclamo preoccupata, ”e ora?’, gli chiedo come se lui, dall’alto della sua scienza, fosse a parte di tutte le risposte.
‘Adesso, appoggi i tuoi bei piedini su questa sedia ed io vado al banco del bar a prendere qualche tovagliolino…’, mi risponde cortese.
‘Mi raccomando sbrigati! Non vorrei che qualcuno mi avvicinasse e mi vedesse in questo stato!’, gli dico con apprensione, mentre ripone il proprio membro, che immagino sia ancora sporco di seme.
‘Vado e torno!’, dice sorridente incamminandosi di buona lena verso il locale. Appoggio i piedi sulla sedia che prima occupava il mio nuovo amico, stendo anche le gambe, il massaggio mi ha fatto proprio bene, non ho più nessun dolore alle estremità, mi guardo in giro, spero proprio che non capiti nessuno, nemmeno per caso, visto che ho il dorso dei piedi tutto spruzzato di sperma e si vede benissimo che si tratta di quello. Mentre mi concentro nei miei pensieri, sperando con tutta me stessa che non arrivi nessuno, ecco che prontamente passa qualcuno, sono due ragazzi ed anche abbastanza alticci, uno tocca l’altro sul braccio, mi indica ed entrambi si incamminano verso di me barcollando.
‘Uffa! Che palle!’, esclamo ad alta voce. Uno dei due probabilmente mi sente mentre lo dico, vedo che fa la faccia di chi ci rimane male, quindi prende il braccio dell’amico e mentre si gira lo tira via con se, il pericolo &egrave scampato. Passano dieci minuti buoni di apprensione prima che l’ortopedico torni con in mano della carta assorbente, mi solleva i piedi e se li appoggia in grembo, quindi comincia a ripulirmi dal proprio sperma.
‘Uff… meno male che sei tornato… non sapevo come fare e due ragazzi abbastanza ubriachi mi stavano avvicinando…’, esclamo felice, visto che abbiamo risolto il problemino che mi stava assillando. Francesco usa quasi tutti i tovagliolini che ha raccattato al bar per pulirmi i piedi, quando finisce, li tolgo prontamente da sopra le sue gambe e rimetto le scarpe, si, decisamente sembra che mi abbia rigenerato.
‘Ma sei bravissimo! Sembra quasi che le indossi adesso per la prima volta… grazie!’, esclamo contenta.
‘No… niente affatto Ilaria… io devo ringraziare te! Mi hai permesso di toccare i tuoi magnifici piedini e non solo, mi hai anche soddisfatto sessualmente… sei fantastica ed io sono di nuovo in debito con te!’, ribatte con fare professionale il medico.
‘Lascia stare… facciamo che siamo pari, ci siamo divertiti, abbiamo passato un’oretta in bellezza, non mi devi nulla!’, lo rassicuro, mentre mi alzo dalla sedia, si mi ha proprio rigenerato i piedi.
‘Ok! Come vuoi… ma prima di andare, lascia che ti dimostri per l’ultima volta la capacità delle mie dita!’, afferma con una punta di malizia, mentre mi tira dolcemente fino ad appoggiarmi con le terga contro di lui e mi infila la mano destra sotto la gonna del vestito, proprio sul monte di venere.
‘Cosa vuoi fare? Abbiamo già rischiato una volta…’, protesto senza convinzione, soprattutto senza oppormi in alcun modo, mentre il suo dito &egrave già scivolato veloce sul tessuto lucido del perizoma ed ha raggiunto la punta del clitoride, che sbuca dalle grandi labbra glabre. Emetto un sospiro di sollievo che lo incoraggia, il dito si muove sapiente, un paio di movimenti rotatori dove percepisce la fonte del mio piacere, quindi si sposta di lato, scivola sull’inguine e sposta l’elastico del perizoma, trovandosi immerso fra i copiosi umori che colmano la fessura. Un altro sospiro di sollievo, ma questa volta sembra più un gemito di piacere. Il dito di Francesco torna al clitoride tumido, si muove veloce e delicato, mi fa impazzire di piacere, non so cosa mi stia facendo, o come mi stia toccando, mi fa letteralmente partire di testa e non ci capisco molto, nemmeno quando mi masturbo da sola, prendendomi tutto il tempo del mondo ed usando tutta la mia sapienza, riesco a provare un simile piacere, devo mordermi il labbro inferiore per non urlare come una pazza invasata. Il mio corpo si abbandona completamente al piacere, sento gli umori che calano copiosi, il mio corpo si sta sciogliendo, &egrave bellissimo quello che sto provando, sono in estasi, continuo ad emettere gemiti strozzati, incredibilmente vicina ad un intenso orgasmo, senza che siano passati nemmeno cinque minuti. Francesco mi accarezza e mi tocca in maniera sublime, ancora qualche secondo e provo uno degli orgasmi più intensi di sempre, sento il mio corpo esplodere letteralmente per le piacevoli sensazioni, il cervello si spegne, il corpo si contorce, cerco di non gridare, ma non so nemmeno se ci riesco, mentre il dito continua incessantemente ad estendere il favoloso tourbillon di piacere, fin quando lentamente si placa, assieme al mio corpo, lasciandomi sfinita ed ansante, con le gambe che mi cedono e Francesco che mi sorregge cingendomi in vita. Mi aiuta a sedere di nuovo, sono sbalordita da quanto appena accaduto, guardo l’ortopedico con gli occhi a mezz’asta, ancora in estasi, ho il perizoma fradicio come se mi fossi fatta la pipì addosso, riprendo fiato, cerco di riorganizzare i pensieri e ritrovare energie. Mi ci vuole una decina di minuti buoni, seduta sulla sedia, mentre Francesco mi massaggia le spalle ed il collo, cavolo questo &egrave un mago, ha le mani magiche, mi sta rilassando in maniera incredibile, questa sera mi ha sciolta in tutti i sensi e sta continuando a farlo. Quando finalmente riesco a rimettermi in piedi, lo guardo imbarazzata, adesso sono di nuovo io in debito con lui, un debito che non si salderà facilmente.
‘Adesso devo andare a cercare la mia amica…’, dico con un filo di voce.
‘Certo che devi andare! Mi ha fatto piacere conoscerti… veramente, non solo per quello che &egrave successo!’, mi incalza Francesco.
‘Anche a me… &egrave stata un’esperienza sconvolgente conoscerti…’, ribatto, mentre mi avvicino e con le labbra gli sfioro la guancia.
‘Ciao fantastica e bellissima Ilaria… spero tanto che le nostre strade si incontrino di nuovo un giorno!’, dice sognante.
‘Vogliamo veramente affidare al destino la nostra sconvolgente ed appagante esperienza? Io ho un’altra idea… perché non mi dai il tuo biglietto da visita? Due mani magiche come le tue, non possono restare soltanto un piacevole ricordo… potrei avere ancora bisogno dei tuoi massaggi!’, esclamo gioviale, facendolo ridere di gusto.
‘Certo, la tua idea &egrave veramente magnifica… chissà perché non ci ho pensato!’, dice ridendo, mentre apre il portafoglio e mi allunga il biglietto da visita, che prendo prontamente in mano e ripongo nella borsetta, gli stringo la mano e dopo i convenevoli per accomiatarsi, mi giro e mi allontano ancheggiando felice, devo cercare Federica per andare a casa, anche se Francesco mi ha rimessa in sesto, sono stanca e voglio andare a dormire. La trovo in pista a ballare, si sta strusciando ad un giovane prestante ed avvenente, mi avvicino al suo orecchio ed urlo che voglio andare a casa, lei mi guarda male, protesta qualcosa che la musica copre e mi segue a malincuore al guardaroba, dove la musica &egrave meno assillante.
‘Cavoli Ily… &egrave presto… e quel bel tipo mi si voleva fare con tutti i jeans…’, continua a protestare.
‘Allora torna in pista e chiedigli se ti riaccompagna lui!’, ribatto, come se non mi importasse nulla.
‘No… va bene… domani mi devo alzare presto e vengo anch’io a casa… ma che palle!’, si lagna ancora, mentre ritiriamo le giacche, saluto i guardarobieri e mi sposto dalla fila ad indossare la giacca.
‘Buona sera ragazze… andate già via? Due belle ragazze come voi, dovrebbero…’, mi giro a guardare nella direzione della voce, &egrave il babbione che mi ha fregato il posto sul divanetto e mi ha trattata in malo modo, ma non sa che mi ha fatto un grossissimo piacere, comunque allungo la mano destra e lo fermo prima che possa avvicinarsi troppo e lo interrompo.
‘Lascia perdere, babbione! Il tuo aspetto da Briatore dei poveri non ha nessun ascendente su di noi… francamente ti confido che non hai nessuna speranza, sei antipatico, scostante e poco prestante fisicamente… vai a cercare di circuire qualche minorenne con aspirazioni da velina e levati da rompere!’, ribatto sibilando velenosamente e prendendomi la mia rivincita personale, che magnifica serata, prima Francesco mi fa impazzire, adesso la faccia pallida e basita del babbione maleducato, impagabile. Federica mi guarda stupefatta, sa che non mi comporto mai così e sicuramente l’ho colta alla sprovvista, mi giro sui tacchi dando maleducatamente le spalle al tipo e la tiro via prendendola per un braccio. Un capannello di ragazzi e ragazze, vicino a noi ridono sonoramente, lo fanno anche i due buttafuori sulla porta, due ragazzi che sembrano abbastanza ubriachi battono le mani, &egrave un trionfo, ci allontaniamo ed esco dalla discoteca ancheggiando sinuosamente sui tacchi delle mie scarpine, mi riprometto di telefonare a Francesco il lunedì seguente. Sono contenta mentre do le dovute spiegazioni a Federica, facendole un esauriente resoconto degli avvenimenti. Una serata veramente fantastica…

Leave a Reply