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Racconti Erotici Etero

Una Signora quasi perbene seconda parte

By 22 Febbraio 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

UNA SIGNORA QUASI PERBENE – seconda parte
Preparai il pranzo a mio marito, avendo in mente quel mostruoso cazzo che poco prima avevo spompinato. Lui seduto di fronte a me, mi chiese se mi annoiassi, risposi : un po sì, ma mi stò adattando, anzi, pensando al contadino, credo che ci resterò volentieri fino alla fine. Sono contento per te cara. Al pomeriggio stavo stesa sul letto accanto a mio marito, quando sentii il rumore del furgone, era lui, Teodoro, come mai mi chiesi, anche di pomeriggio adesso viene ? Mi avvicinai alla finestra, per sincerarmi, era proprio lui, pensierosa tornai a letto e cercai di riposare. Al risveglio, il contadino era sparito e io scesi nel giardino, con il fresco passeggiai per un po, poi mi sedetti su di una panca di legno, e gli occhi spontaneamente fissarono la parete della legnaia, ove avevo offerto e concesso le mie grazie al fosco individuo. Pensavo, se era giusto tradire il mio uomo, bello e acculturato, con un bifolco del genere, solo un rapido pensiero, poi tornai sul quel fenomeno di un cazzo, così strano, ma anche così accattivante. Mi chiedevo se fossi stata capace di “prenderlo” senza danni, e se potevo fidarmi di quell’uomo così insignificante, pensieri…, solo pensieri! L’indomani, verso le dieci, mi affacciai alla finestra, non vidi il furgoncino e neanche il contadino, scesi giù, lo stesso, tenevo addosso solo una gonna salopette di jeans, molto scollata e lo slip sotto. Andai dietro casa, aprii la porta della legnaia, dentro pezzi di legno segati e accatastati, un banchetto di legno per appoggio e numerosi utensili da giardino. Squadravo incuriosita l’ambiente, quando sentii il rumore farraginoso del veicolo di Teodoro, uscii fuori dal postribolo per verificare e con ciò mi feci anche notare, lo segui con lo sguardo nei suoi lenti movimenti, fino a che stava dirigendosi verso di me. Mezzo sigaro toscano in bocca, andatura lenta e scimmiesca, deciso mi si avvicinava, io poggiata mollemente alla porta, gambe leggermente divaricate, postura discinta con una mammella fuori dalla bretella e sguardo libidinoso, inequivocabile. Buongiorno signora, esclamò..! Buongiorno a te Teodoro, risposi! Qualcosa non va chiese educatamente, riferendosi alla legnaia, no…, ho voluto solo vederla, gli dissi, poi, continuando, è piccola e disordinata…, aggiunsi maliziosamente, non ci si stà certo comodi…, vero? Il furbo contadino, subito afferrò l’antifona, e sicuro esclamò: non è un problema, si può facilmente rimediare! Bravo Teodoro.., rimedia.., io vado a prendere una sigaretta e poi ritorno, ok! Entrai in casa, mio marito aveva preparato il caffè, lo sorseggiai velocemente, presi le sigarette dalla borsa, e non so perchè presi anche la confezione di olio solare, mentre mio marito si recava nel suo studiolo, usci di nuovo, fuori sul terrazzo mi tolsi la mutandina e col piede la allontanai sotto il lettino, decisa mi recai alla legnaia. Teodoro stava terminando il lavoro, mi sedetti su un pezzo di tronco d’albero, accesi la sigaretta e a gambe accavallate seguivo il buon uomo divertita quanto fremente. Mi vide, si sedette di fronte a me, e cominciò ad osservarmi, ci scrutammo negli occhi, finchè tra una boccata di fumo e l’altra, gli dissi a freddo: me lo fai vedere? Lui, cosa? Il cazzo, il tuo..! Ma.., così, mi imbarazzo! C’è l’hai duro? Tiralo fuori sù..! Così dicendo, scavallai le gambe e aprendole, gli mostrai la fica. Lui me la guardò e si toccò la patta dei pantaloni, ripose il mezzo toscano su un legno e cominciò ad aprire la cerniera, lentamente tirò fuori la “bestia” e la ripose flaccida su di una coscia. Poverino, esclamai divertita, dorme, mentre mi carezzavo la passerina, lui, se lo menò e pian piano “alzava” la testa, quando si eresse in alto svettante e minaccioso, gli chiesi: ma tu, trovi dove metterlo quel…, coso? Sai, è da molto tempo che non scopo, mia moglie si rifiuta di prenderlo, ehmm.., dentro, al massimo mi fa una sega, una volta a settimana. Incuriosita, come mai? Dice che è troppo grande e le fa male.., molto male, io la rispetto e mi accontento di quel po che mi dà. Bee, non ha tutti i torti, c’è l’hai spropositato, non è piacevole per una donna, specialmente se c’è l’ha stretta, però altre donne sono attratte dalle grandi misure e non ti preoccupare, da dove esce un bambino, può anche entrarci il tuo “coso” nonostante le misure eccessive. Come sei buona signora…., dammi del tu, gli chiesi, poi tirai la gonna più sù scoprendo tutte le cosce, e vanitosa dissi: ti piace la mia fica? certo non vedi? Infatti il suo uccellone s’era veramente indurito al massimo, mi sedetti vicino a lui e glielo presi in mano, lui mi toccò la passera e così per un pò ci masturbammo a vicenda. Notai che aveva terminato, all’interno, preparando una specie di giaciglio, con una catasta di legni, coperti con un telo di juta. Mi alzai, dicendo: adesso mi metto comoda, mi tolsi la salopette, nuda, maliziosamente mi sedetti sul giaciglio. Lui si alzò e mi venne vicino, al che gli dissi di spogliarsi, ma non se la sentiva, si vergognava del fisico curvo ed ossuto, almeno i pantaloni, chiesi, e lui ubbidì mostrandomi le sue gambe storte e nodose. Aprii bene le cosce, per farmi leccare tutta, con le mani dietro la sua nuca bianca, me lo spinsi con la bocca sulla fica aperta e vogliosa. Me la leccò a dovere, non solo mi faceva anche dei risucchi, molto graditi che mi portarono “sù” in poco tempo. Mi sentivo pronta per la penetrazione, mi distesi sul telo invitandolo a scoparmi, unica condizione di non farmi male, di ritrarsi appena l’avessi chiesto. Rozzo sicuramente, ma gentile nei movimenti, mi apri con la mano le labbra della passerina tenendole bene aperte, schiaccio con l’altra la voluminosa cappella e me la puntò all’imbocco della vagina. Con una leggera pressione, sentii la punta farsi spazio, costante e tenace millimetro dopo millimetro, me la schiaffò dentro e subito si fermò, Hai…! sospirai mi stai squartando…! Mi mordicchiai le labbra per lo sforzo che stavo sostenendo, gli presi in mano il cazzo, per impedire ulteriore penetrazione, e non lo lasciai più, non si sa mai, preso dal piacere e dalla foga e spingendo ancora, avrebbe potuto “sfondarmi”. Mai provato in vita mia una aderenza così brutale, al limite della rottura, la mia vagina sebbene allenata e scassata, mal sopportava quel gigantesco cuneo di carne, ben piazzato dentro di me. Teodoro non mostrava impazienza, lasciava che fossi io a guidare l’introduzione, la mia mano impediva che mi entrasse tutto dentro, tuttavia un pò alla volta me lo feci entrare fino a toccare il fondo…! Apparentemente sazia, tentavo di avvolgerlo con timide contrazioni delle pareti vaginali, ma non c’era niente da fare, quella mostruosa cappella, da sola s’era presa tutto lo spazio disponibile, e la tensione mi impediva di avere il mio orgasmo. Mollai per un attimo la pressione della mano sul cazzo, e lui spinse facendomi male, subito chiesi di levarmelo, nell’uscire avvertivo che la cappella si apriva raschiando le pareti, non proprio una situazione piacevole. Quando lo tirò completamente fuori, un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo, troppo grosso…, non c’è la faccio a tenerlo dentro…, ora capisco tua moglie…! Mi girai su di un fianco, lui dietro di me lo mise tra le cosce, aiutandomi con la mano, lo strofinavo con vigore tra le labbra della fica, cominciando ad avvertire di nuovo piacere. Ma la mia passera insolente e dispettosa, ben lubrificata dagli umori non seppe trattenersi e cercò di nuovo la penetrazione, me lo guidai dentro, facendomelo entrare, stavolta più rilassata. Il mio culo mi proteggeva, frapponendosi, tra il bacino dell’uomo e la mia fica, impedendo una profonda e micidiale introduzione, sopportavo meglio, mi abbandonai e mi lasciai “fare” senza porre ostacoli. Finalmente Teodoro potè scoparmi con forza e vigore, mi dava delle botte pazzesche, che mi aprivano la carne come se fosse burro, mi afferrò le mammelle e me le stringeva come se fossi una mucca da mungere, io mi trastullavo il clitoride che s’era indurito come un piccolo cazzettino, cominciando ad avere il primo orgasmo. Ben lubrificata e super eccitata, non m’accorsi quanto cazzo fosse dentro di me, ma non me ne preoccupavo perchè mi sentivo felice, sazia e beata, mentre mi sbatteva di brutto spostandomi con tutto il corpo in avanti. Il vecchio porco, era resistente, prima di venire mi aveva ormai ridotta ad uno straccio, sballottata e stuprata, per davvero da quel mostruoso randello di carne. Chiesi di non venirmi dentro, essendo senza protezione, per non rimanere incinta, appena uscito dalla mia fica mi avventai sul cazzo, lo presi con tutte e due le mani, indirizzandomelo sul viso, e con poche manate, mi lasciai sborrare in faccia. Mi piaceva essere inondata da quella sborra calda e vischiosa, di sapore gradevole, me la spalmai sulle labbra ingurgitandone buona parte, e asportandola dalle labbra, con la lingua fino ala palato. Teodoro ripose la “bestia” nella patta, mi alzai distrutta e malferma sulle gambe, presi il vestito, non avendo la forza di indossarlo lo misi sulla spalla e reggendomi all’uomo uscimmo dal capanno avviandoci verso casa. Nuda, camminavo a gambe aperte, i muscoli indolenziti dell’inguine mi impedivano di tenerle strette, il contadino sorreggendomi non mancò di tastarmi il culo, sfiorando col dito il buchino, ci guardammo negli occhi, forse con lo stesso pensiero, ovvero la prossima volata sarebbe toccato a “lui”, si.., il culetto! Di prenderlo nel culo, non se ne parla, era l’ultimo pensiero che mi passava per la testa, visto il sacrificio che avevo sostenuto con la fica, comunque per pura curiosità feci qualche ricerca. Sul computer di mio marito, aprii molti siti che parlavano di rapporti anali, ove esperti e anche donne raccontavano le loro esperienze e i consigli tecnici da adottare. Quello che mi colpì maggiormente, fù l’esperienza di un gay, che raccontò nei particolari, quando si fece inculare da uno di colore, che a sentire lui l’aveva davvero grosso, più che superdotato, pensai che forse non conosceva Teodoro e il suo cazzone, ma ormai avevo abbastanza informazioni per poter mettere in pratica il mio disegno, se mi fossi eventualmente decisa. Intendiamoci, non sono vergine di culo, anzi ne ho presi anche di quelli “capaci”, ma questo è un’altra cosa e le precauzioni, credo siano necessarie, se non si vuol finire all’ospedale mal ridotta. fiordinorma@.virgilio.it

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