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Racconti Erotici Etero

Una vera letizia

By 14 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Tempo fa vicino casa mia ha aperto un negozio che vende un po’ di tutto: casalinghi, batterie, piccoli elettrodomestici ed anche abbigliamento senza pretese.

La prima volta che entrai, notai subito la presenza di una commessa, Letizia, non era molto alta, al massimo un metro e sessanta, formosa ma non grassa carnagione mediterranea, capelli corvini, un seno quarta misura piuttosto sodo, un sedere grossetto ma piuttosto tonico.

All’apparenza poteva non sembrare un granché ma vi assicuro che sprigionava una bella carica erotica.

Mi accolse con un sorrisetto affabile: ‘Che cosa desidera?’. ‘Vorrei una confezione di batterie stilo!’.

‘Ecco, fanno un euro e venti centesimi’. ‘Buongiorno’, dissi prima di uscire. ‘Buongiorno’, rispose lei.

Dopo pochi giorni ritornai al negozio per delle lampadine, questa volta passai direttamente al tu, dicendole ‘Ciao’. Lei, forse per la presenza del titolare rimase un po’ perplessa sul come rispondermi ma poi anche lei mi diede del tu, dopotutto eravamo coetanei ed il fatto che un avventore la trattasse come persona e non come una semplice commessa cui non si rivolge spesso neanche il saluto doveva gratificarla molto.

Nei giorni seguenti l’andavo a trovare anche se in casa avevo una scorta sufficente di batterie e lampadine ma il suo modo di fare, la sua simpatia mi eccitavano e poi in fondo non era niente male.

Così parlavamo del più e del meno ed entrammo sempre più in confidenza.

Con l’arrivo dell’estate la domenica la invitai a trascorrere con me una giornata al mare, era molto sexy in due pezzi, in acqua ammiravo il suo solco mammario molto attraente, avevo avuto modo di saggiare la consistenza delle mammelle perché andando con la moto avevo sentito la dolce pressione sulla schiena. Lei notava il mio desiderio per lei e n’era lusingata guardandomi con gli occhi dolci.

Con l’arrivo dei saldi estivi, mi recai al negozio per dei pantaloni e come il solito mi rivolsi a Letizia. Dopo avere scelto due paia di pantaloni mi condusse nel camerino che in realtà era una specie d’antibagno coperto dalla tenda piuttosto riparato dall’entrata. Il titolare non era in negozio mentre l’altra commessa era indaffarata a sistemare la merce.

Provai il primo paio che andava bene, poi provai il secondo. ‘Allora Alfonso come vanno i pantaloni?’. ‘Il primo va bene ma questi mi stanno stretti dalle gambe, mi comprimono’..’.

Fu lei a continuare la frase: ”l’uccello? Fammi vedere!’. Letizia con un azione che non mi aspettavo s’infilò con la mano dentro i pantaloni slacciati ed incuneandosi tra la loro stoffa e quella dei miei boxer arrivò a palparmi il pene che a contatto con quella mano deliziosa si gonfiò tutto. ‘Hai ragione ti stringono l’uccello!’. ‘Letiziaa, sei pazza se ti vede la tua collega!’, la rimproverai bonariamente, ovviamente la toccatina mi aveva fatto molto piacere.

‘Scusa, non volevo”, farfugliò lei. ‘E di che, sciocchina! Umnh, mi hai fatto eccitare sai! Dai, fammi vedere questo bel seno piuttosto!’. Le sollevai il top con tutto il reggiseno, lei ovviamente non protestò, dopo tutto era stata lei a stuzzicare il mio sesso.

Aveva due splendide mammelle con due aureole brune e due capezzoli pronunciati color gelso nero, le palpai, erano sode. ‘Perché stasera non continuiamo il discorso, oggi &egrave sabato ed i miei non ci sono, ci facciamo una bella spaghettata e poi ci tuffiamo nel letto, ho voglia di fare sesso con te e tu?’. ‘Si, anch’io’, rispose eccitata.

La venni a prendere alle sette e mezza, in mano aveva un pacchettino, le chiesi: ‘Letizia che c’&egrave nella busta?’. ‘Un paio di slip ed un reggiseno, così dopo la doccia che farò da te potrò mettermi la biancheria pulita’.

‘Ahhh, vuoi essere insaponata, confessa’. Arrivati, presi la pentola e dopo averla riempita d’acqua la misi sul fuoco. Letizia intanto si era già tolta maglietta e pantaloni rimanendo in reggiseno e mutandine, io mi ero liberato della mia maglietta rimanendo a torso nudo.

‘Allora Letizia che ne dici di una bella spaghettata con vongole e cozze, dicono che sono afrodisiache!’. ‘Se hai bisogno di queste cose’!’. ‘Spiritosa! Vedrai dopo cena!’.

‘Vado a darmi una rinfrescata mentre tu cucini va bene?’. Dopo dieci minuti tornò avvolta dal pareo, i capelli bagnati. ‘Streghetta, non avevi detto che volevi essere insaponata’. ‘E la faremo insieme la doccia non ti preoccupare, ma una donna ha bisogno anche di un po’ d’intimità con il proprio corpo non trovi?’.

‘Si, se questa poi la rende poi più sensuale, umnn.. che bel profumino che fa la tua pelle’.

Dopo mangiato ci andammo a sedere sul divanetto, intanto anche io m’ero liberato dei boxer ed avevo cinto un telo.

Lei si chinò su di me e dopo avere tolto il telo tuffò la bocca sul mio sesso, con la mano teneva dritta l’asta mentre con la lingua prese a leccarmi i testicoli gonfi. Poi percorse il fallo nella sua lunghezza fino al glande cominciando a scappellarlo e a dare piccoli colpetti sul prepuzio. Lentamente ingoiò l’arnese cominciando a succhiare fin quando io eccitato non le schizzai lo sperma in bocca che ingoiò con piacere.

Adesso avevo voglia di penetrarla, le tolsi il pareo e scivolando a terra le divaricai le gambe, in frigo avevo una bomboletta di panna, la presi e la cosparsi su tutto il suo corpo, imbiancandole i capezzoli ed il bel boschetto nero.

Infilai un paio di dita dentro le grandi labbra facendo scivolare la panna dentro la vagina, Letizia non era certo vergine, avevo subito notato l’imene lacerato, con la lingua passai sui lembi, i suoi umori si mescolavano alla panna dandole un sapore particolare, poi mi posizionai sopra di lei, m’incitava a possederla, avreste dovuto sentire come mugolala di piacere, sembravamo due animali in calore in preda alla voglia di sesso senza inibizioni.

Fui dentro con facilità, la panna &egrave un ottimo lubrificante, provatela, afferravo i suoi seni stringendoli con forza, affondai i colpi fin quando il liquido del piacere non bagnò la sua vagina.

Ormai l’istinto animale aveva il sopravvento, la misi a pancia sotto, i seni schiacciati sul pavimento, un cuscino per sollevarle il bacino e giù dentro l’ano ebbro di desiderio ma non disdegnai di tornare nella vagina già dilatata dal piacere.

Fecimo anche la doccia, poi la accompagnai a casa.

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