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Ormai sono in pensione, ho tanto tempo per me , da un anno mio marito non è più.
Non pensavo che, tutto considerato, sarei arrivata così presto a questo traguardo, mi guardo allo specchio e vedo quello che sono diventata ora, vedo una giunonica signora matura ancora abbastanza piacente ma se chiudo gli occhi rivedo ancora quella bella ragazza bionda e magra di quindici anni, come è passato veloce il tempo.
Ho deciso di scrivere questo racconto, sarà l’unico che scriverò, vi svelerò quella parte della mia vita segreta che nessuno finora ha mai conosciuto, nessuno saprà mai la mia identità e per quelli che mi conoscono questa parte della mia vita resterà sempre sconosciuta.
Fino a poco tempo fa ero una maestra della scuola primaria, ho visto crescere tanti ragazzi e molti di quelli, ormai con moglie e figli, incontro ancora, mi vogliono bene , molti, un tempo, si erano innamorati di me , della loro maestra, per tanti di loro sono stata il primo infantile amore.
Di tante ragazze sono stata consigliera e confidente, molte hanno conservato per me un affetto filiale, anche ora che le vedo barcamenarsi fra i mille problemi del lavoro, della famiglia e dei figli a volte mi cercano per consigli o solo per una parola di conforto.
Sono una vedova amata e stimata da tutti.
Tralascerò nel racconto gli anni della mia infanzia e della prima adolescenza, non ne conservo un buon ricordo, la mia famiglia viveva ai limiti della povertà, mio padre quasi sempre disoccupato e mamma che perdeva gli occhi e le notti sulla macchina da cucire per riuscire a mettere il piatto a tavola.
Eravamo quattro figli, due femmine e due maschi, vivevamo tutti in un paio di fredde stanzette al primo piano di un fatiscente edificio, era dura andare avanti ma ,fortunatamente, nei momenti peggiori potevamo contare sull’aiuto della sorella di papà, maestra anch’ella, e di un fratello di mamma, ma quante umiliazioni ci costava quella pidocchiosa carità.
In quella obbligata promiscuità, per me che ero la maggiore delle due femmine ,avevo già diciotto anni, era quasi naturale che prima o poi ricevessi le attenzioni di mio fratello maggiore, così quando mamma andava a consegnare il suo lavoro e papà era fuori a cercar di guadagnare qualcosa mio fratello mi chiedeva di alzare la gonna e di mostrargli la fessa o il culo e poi di fargli una pugnetta , come mi insegnò si chiamasse quello che gli facevo.
Non è andato mai oltre “le pugnette” in verità ma, per questo, presto ho conosciuto come erano fatti gli uomini.
Mio fratello aveva venti anni , ormai lui era un uomo e io poco più che diciottenne.
Mi ritrovavo così a segare quel grosso uccello, perchè mio fratello lo aveva grosso, e aspettavo con un misto di tremore e di curiosità il momento in cui da quel cazzo sarebbe schizzata la sborra calda che avrei raccolto in un fazzoletto che poi sarei andata immediatamente a lavare per non farlo trovare a mamma.
Capivo che mamma poteva accorgersene e che la cosa non le sarebbe piaciuta affatto.
Fare le seghe a mio fratello non mi eccitava ma devo riconoscere che ero affascinata dal suo membro, non pensavo ,forse perchè era mio fratello ed io giovanissima , di prenderlo nella mia fica, non l’ho mai desiderato nemmeno per un momento, era solo un segreto fra me e lui che condividemmo un pomeriggio con una nostra cugina ,mia coetanea, che coinvolgemmo spesso nel gioco di far uscire “il latte” dal cazzo, perchè per noi ragazze di un gioco si trattava, un gioco che dovevamo tenere nascosto ai nostri genitori.
Come ho detto ,per quella carità pidocchiosa che ci facevano , i nostri parenti chiedevano qualcosa in cambio e così mamma doveva ripagare le cognate facendo per loro i lavori di casa più pesanti e il bucato mentre a me erano riservati i lavori più leggeri.
Un giorno , mentre strizzavo il panno dei pavimenti a casa di zio, vidi che lui aveva tirato fuori il suo cazzo, eravamo soli in casa, pensai che volesse lo stesso trattamento che mi chiedeva mio fratello ma mi vergognavo di farlo a mio zio.
Lui si avvicinò e presa la mia mano la portò al suo cazzo, io cominciai a segarlo come sapevo fare ma lui mi fece abbassare e mi chiese di aprire le bocca.
Sgomenta di quella strana novità, mi trovai ad avere la bocca piena di quel grosso pene che odorava di piscio, sembra che avercelo grosso sia una caratteristica dei miei parenti, la cappella mi riempiva tutta la bocca e non potevo inghiottirne altro, lui mi chiese di succhiarlo e di leccarlo come facevo coi lecca-lecca mentre con le mie piccole mani dovevo fare come quando facevo le pugnette.
Dopo un po’, all’improvviso , sentii il suo cazzo fremere e mi trovai la bocca piena di sborra che lui mi costrinse ad ingoiare.
Mi sembrava di strozzare, ne era tanta, non riuscivo ad inghiottirla e poi il sapore e la consistenza cremosa mi facevano vomitare ma lui mi afferrò la testa , mi mise una mano sulla bocca e con due dita mi strinse il naso per costringermi ad inghiottire tutto.
Quello e’ stato il primo pompino con l’ingoio che ho fatto in vita mia.
Per quanto riguarda la moglie, la sorella di papà , per quanto fosse una megera, devo esserle riconoscente, lei era maestra in una scuola privata e fece si che tutti noi potessimo conseguire il diploma magistrale.
Forse perchè ero diventata più grande, una donna, certi pruriti cominciavano a farsi sentire, le attenzioni di mio zio cominciavano a piacermi, ora quando la zia usciva lui mi leccava la fica, mi leccava,annusandolo e godendone, il buco del culo e il cazzo gli diventava durissimo ed enorme, mi toccava le tette, godevo ,si godevo ora, e provai il primo orgasmo.
Mi sembrò di impazzire, mi spaventai di quei fremiti e del tremore che sentivo alla pancia, mio zio mi strinse a se’ accarezzandomi e quando gli spasimi cessarono mi sentii quasi felice e rilassata.
Ora lui non doveva più chiedermelo, io ,mentre ero sopra di lui che steso sotto di me mi leccava la fica, afferravo il suo cazzo duro e grosso e lo succhiavo con gioia fino a che il fiume di sborra mi riempiva la bocca, mi piaceva ora quel sapore e lo leccavo e succhiavo fino a prenderne ogni goccia.
Io sapevo bene quel che facevano le persone a letto, da bambina una notte avevo visto mio padre fare l’ amore con mamma e avevo sentito i gemiti e i mugolii che mamma reprimeva per non svegliarci, così, un giorno, la voglia divenne tanta e chiesi a mio zio di infilarmelo nella fica che ormai era desiderosa di essere riempita, ma lui non volle, mi disse che avrei sanguinato e che forse sarei stata male, era ancora presto per me aggiunse, il giorno sarebbe venuto ed allora se io avessi ancora voluto mi avrebbe penetrato con gioia.
Per ora non voleva problemi e non voleva lasciar tracce rompendomela di brutto e sfondandomi con quel suo grosso affare e nemmeno voleva rischiare di mettermi incinta.
Sentivo che anche lui mi desiderava enormemente, ero bella e giovane, ma temeva che andando oltre potesse scoppiare lo scandalo, inoltre lui voleva da me solo quei pompini con l’ingoio che la moglie, beghina e dal carattere pessimo , non voleva fargli anche se , a suo dire, era una donna che godeva enormemente del sesso coniugale.
A lui piaceva raccontarmi del piacere che provava la moglie ,forse lo faceva per eccitarsi , mi raccontava di come lei quasi lo implorasse di chiavarla e indugiava a descrivermi la fica della zia dilatata e piena di sborra, gli piaceva raccontarmi di come la zia amasse fare le seghe alla “spagnola” facendolo sborrare fra le enormi tette che si ritrovava.
Io non ho mai creduto che quella donna si privasse del piacere di succhiare l’uccello accontentandosi solo di godere con la fica, sospettavo che mio zio non mi dicesse la verità e mentisse solo per farmi impegnare seriamente con il mio lavoro di bocca; io ero certa ,invece, che anche la zia fosse una brava succhiatrice.
Infatti ricordavo che una volta, ero bambina, l’avevo accompagnata da un medico con il quale lei sembrava essere in amicizia, si erano appartati in uno stanzino attiguo mentre io aspettavo seduta davanti alla scrivania dello studio e una decina di minuti dopo ne erano usciti mentre lei si asciugava la bocca col suo solito fazzolettino profumato sistemandosi la gonna..ora potevo capire quello che era successo allora e sospettavo che il cazzone di mio zio, forse, non era sempre bastato a spegnere le voglie della mia giunonica zia e che qualche corno al consorte lo aveva certamente messo .. che dire ,forse le piaceva il sapore del succo di cazzo del medico e non il sapore di mio zio, tutto è possibile, e gli uomini, ho imparato ,non hanno tutti lo stesso sapore.
Io ,intanto, avevo scoperto che mi piaceva bere lo sperma e pur se desideravo la penetrazione , spompinare mio zio mi piaceva e lui mi appagava abbastanza con la sua lingua e le sue dita.
Il mio ventunesimo compleanno segnò una svolta nella mia famiglia, papà aveva trovato un lavoro serio!
Riuscimmo così a lasciare il piccolo fatiscente appartamento e a trasferirci in una casa dignitosa e ,per il panorama, addirittura bellissima.
Ero felice finalmente, un paio di scarpe o una gonna nuova non erano più un problema anche se mamma avrebbe continuato sempre a fare la sarta, ora quello che guadagnava lei serviva per il “di più“ non per mettere il piatto a tavola.
Mio fratello si era fidanzato e non mi chiedeva più di segarlo o di fare uno strip-tease mentre si faceva una pippa.
A mio fratello non l’ho mai succhiato, se l’avessi fatto forse sarebbe rimasto di sasso per la mia spregiudicatezza e per la incredibile novità ,era un ragazzone ingenuo e quindi anche lui non ha mai pensato di leccarmi o di farmi un superficiale ditale.
Come ho detto, smanettare l’uccello di mio fratello per me non era fare sesso, per me quasi faceva parte dei “miei doveri” di donnina di casa, un po’ come se mi avesse chiesto di fargli il caffe’ così consideravo un dovere “particolare” farlo sborrare, mamma faceva sborrare papà ed io dovevo far sborrare io mio fratello.
Papà aveva comprato anche una auto usata, decisamente la nostra vita era cambiata in meglio.
Purtroppo le mie visite allo zio si fecero meno frequenti poiché ora abitavamo lontano e non dovevo più andare da lui a sbrigare qualche faccenda di casa.
A volte ,quando riuscivo ad andarci, la moglie era in casa ed allora addio a quei momenti di sesso che ,in sincerità, ormai desideravo tanto.
Come a tutte le ragazze successe anche a me di conoscere un ragazzo che mi piaceva, mi aveva fatto a lungo il filo e un giorno in spiaggia mi dichiarò il suo amore.
Io non posso dire che l’amavo ma , come era per le mie amiche,mi piaceva avere il fidanzato.
Quel ragazzo poi sarebbe diventato mio marito e ora che non c’è più posso confessare che non l’amavo nemmeno quando, qualche anno dopo, l’ho sposato, ma con gli anni ho imparato a volergli bene veramente ed oggi mi manca tanto.
Comunque ho detto di voler raccontare la parte oscura di me quindi devo lasciare da parte i sentimenti che ho provato nella vita e le cose edificanti.
Il ragazzo era bello, biondo, di buona famiglia e , cosa che non dispiaceva ai miei ed a me , era ricco e di li a qualche anno si sarebbe laureato avendo pure una carriera già preordinata dai suoi.
Mi confidai con mio zio, la nostra familiarità fisica si era trasformata in un sentimento quasi amoroso, io chiedevo consigli a lui e lui mi raccontava i suoi problemi come forse non riusciva con la moglie.
Il fatto che un ragazzo si fosse innamorato di me lo ingelosì, ebbe una reazione di rabbia e tirato fuori il cazzo con forza me lo sbatté più volte sulla faccia a schiaffeggiarmi , provai un piacere unico nel sentire il suo pesante uccello colpirmi le guance e appena riuscii gli presi la cappella in bocca per succhiarlo con una passione mai avuta, avevo capito che era geloso di me e ne ero felice.
Alla fine , mentre mi pulivo le labbra dalla sua sborra con un fazzolettino, mi disse di non succhiare ,per il momento, il cazzo al mio ragazzo , lui avrebbe potuto sospettare che qualcun’altro mi avesse istruita in quell’arte , ero davvero brava io disse, ero una vera pompinara succhiacazzi, disse proprio cosi’ ed aveva ragione in definitiva e aggiunse di limitarmi, per qualche tempo, solo a segarlo secondo le istruzioni che il giovanotto mi avrebbe dato per fargli vedere che ero ingenua e solo a farmi toccare, al massimo, le tette.
Dovevo dargli l’illusione che il primo cazzo che vedessi fosse il suo, così l’avrei legato a me e non mi avrebbe lasciata.
Così feci e quando in macchina (erano ricchi i miei suoceri..) il mio ragazzo per la prima volta mi mostrò il cazzo finsi sorpresa e sbalordimento, ma rimasi delusa.
Da brava fidanzata, come si usava allora, mi limitai a fargli una sega ma non riuscivo a capacitarmi.
Aveva un cazzo durissimo ma decisamente piccolo in confronto al cazzo di mio fratello e a quello veramente maestoso di mio zio, quando lo stringevo riuscivo a chiudere completamente le dita mentre con quello di mio zio la mia mano non bastava a circondarlo.
Raccontai la cosa a mio zio che rise ma mi disse di non preoccuparmi, mi avrebbe dato piacere lo stesso e poi l’importante era che lo avesse duro , poi aggiunse, lasciandomi a pensare, che almeno non avrei provato troppo dolore quando prima o poi mi avrebbe inculata.
Ma secondo me le sue parole erano parole interessate, aveva così un motivo in meno per essere geloso di Mario, il mio ragazzo.
Dopo un anno di “petting” come si usava allora, venne il momento di farmi sverginare da Mario, erano mesi che me lo chiedeva, ormai eravamo fidanzati ufficialmente e, appena si fosse laureato, col posto sicuro, ci saremmo sposati, era giunto il momento di dargliela.
Non provai gran che quando successe, lo feci quasi controvoglia, ma mi fece piacere sentire il suo membro duro nella pancia, avevo provato solo una fitta quando mi ruppe l’ imene facendomi sanguinare un po’ ma avvezza come ero alla lingua ed alle dita dello zio la fica mi si bagnava tanto e con facilità e quel cazzettino quasi mi scivolò dentro di colpo.
Ormai non ero piu’ vergine, Mario non lo sapeva ma mi aveva tolto un peso, conservai la prova della mia verginità, un fazzoletto insanguinato, che , alla bisogna, avrei potuto mostrare con orgoglio; una volta era importante e poteva servirmi per ricordare a lui che era stato “il primo” ma, lui non lo immaginava, non sarebbe stato l’ultimo…
Cercai di trovare l’occasione per stare un po’ tranquilla con mio zio, ormai ,con mille precauzioni, ci incontravamo in città’ nell’appartamento che un suo amico gli metteva a disposizione.
Quando ci riuscì di incontrarci gli dissi che ora poteva finalmente penetrarmi, a lui mi sarei data con gioia.
Io credevo di non essere più vergine ma quando la grossa cappella del cazzo di mio zio si fece largo in me provai un dolore forte che mi fece urlare ed il sangue sgorgò copioso dal mio imene finalmente totalmente lacerato.
Prudentemente lui aveva messo una tovaglia sotto il mio culo che alla fine trovai intrisa di sangue.
Sentivo il suo cazzo stendermi le pareti della vagina, mi riempiva e quando lo tirava fuori sentivo la sua cappella rivoltarmi la fica come fosse un guanto.
Mi chiavava scivolando sul sangue e sulla mia ciprina che fuoriusciva copiosa.
Poi venne il piacere, avevo già provato l’orgasmo col clitoride per la sapiente lingua di mio zio ma ora uno spasmo furibondo mi travolse facendomi stringere quel meraviglioso arnese nella mia intimità, facendomi gridare di piacere e di dolore anch’esso meravigliosamente appagante.
Purtroppo lui dopo qualche minuto volle mettere il preservativo che non mi fece alla fine sentire il caldo fiume della sua sborra in me ma non mi mancò il travolgente piacere dei suoi colpi che diventavano sempre più potenti e rapidi fino a che con due o tre spasimi si svuotò con una eiaculazione potente che mi lasciò stanca, dilatata e indolenzita ma fantasticamente appagata.
Quando si staccò da me mi disse che da tanto non sentiva il piacere della fica tonica e stretta di una ragazza e che da tanto si doveva accontentare di quella vecchia, sfondata, fica di mia zia che le maternità ( e qualche altro cazzone aggiungo io ) avevano devastato.
Cominciò la mia doppia vita, le uscite e le scopate col mio ragazzo e una volta a settimana o poco più un pomeriggio di sesso vero, potente ed appagante con lo zio.
Devo dire che l’abitudine all’orgasmo ed al piacere che provavo in quelle ore mi rendevano una amante appassionata anche con il mio ragazzo, in verità venivo anche con lui e riuscivo ad appagarlo ed ad appagarmi abbastanza, Mario mi amava anche per questo mio essere una amante “sensibile” .
Un pomeriggio, mentre nuda ero seduta sul cazzone di mio zio e ,tenendolo tutto dentro fino alle palle, mi stavo procurando un piacere profondo, mi accorsi che il suo sguardo era rivolto a quello che stava succedendo alle mie spalle.
Mi girai e vidi l’amico di mio zio che ci guardava e si menava il cazzo eccitato dalla scena che gli si parava innanzi.
Era entrato nel suo appartamento e ci aveva trovato a letto, poi ho capito che forse lui e mio zio avevano concordato la cosa..forse in cambio della disponibilità dell’appartamento.
Mio zio mi strinse a se’ e mi sussurro’ nell’ orecchio :” Lui vorrebbe chiavarti, vuoi?” .
Avrei voluto ribellarmi ma col cuore che mi batteva gli risposi: “ se lo vuoi tu..per me va bene”.
Mi ero messa a pecorina con la testa sulla pancia di mio zio e offrii al suo amico la mia fica già aperta e bagnata, mio zio mi accarezzava mentre il suo amico mi penetrò e cominciò a chiavarmi con una forza inaspettata, scesi a succhiare il cazzo di mio zio e mi parve ancora più bello ciucciarlo mentre un cazzo mi faceva godere nella mia fichetta giovane, guardavo il volto estasiato di mio zio mentre le mani del suo amico mi strizzavano il culo, vidi un cenno di assenso sul suo volto e sentii delle gocce di liquido , saliva, che mi bagnavano il culo ed immediatamente dopo un dito che mi entrava dentro, nel buchetto illibato.
Quando il dito fu tutto nel mio culo cominciai a provare piacere mentre l’amico di mio zio si accarezzava il cazzo nella mia vagina attraverso la parete del mio intestino, era bello sentirlo , poi le dita divennero due e dopo un piccolo iniziale dolore cominciai a provare un piacere più grande mentre i colpi nella mia vagina diventavano sempre più forti.
Ad un certo punto lui uscì dalla fessa e vidi un altro cenno di assenso sul volto di mio zio che mi passò le braccia attorno alle spalle per tenermi ferma.
Sentii che il cazzo dell’amico di zio era appoggiato al mio culo e che spingeva per penetrarmi..
Cercai di divincolarmi, avevo capito che stava inculandomi, zio mi tenne ferma e io non potei fare altro che gemere mentre il cazzo lentamente ma inesorabilmente mi penetrava nel culo fino in fondo.
Non provavo piacere ma solo dolore che divenne ancora più forte quando zio che aveva di nuovo il cazzo duro me lo puntò alla fica e mi penetrò facendomi urlare.
Mi sembrava di scoppiare mentre i due alternativamente mi penetravano nei miei due buchi, ma man mano il dolore lasciò il posto al piacere e cominciai a godere anch’io.
Il piacere diventava sempre più intenso mentre la mia pancia di ragazza scoppiava riempita da quei due cazzi di uomini adulti ed estremamente potenti ,quando, ad un tratto, sentii il bisogno di pisciare.
Cercai di frenare lo stimolo ma appena mio zio mi sborrò in vagina e ne uscì , ormai prendevo la pillola, un fiotto di liquido sgorgò dalla mia fica, il suo amico mi inculava ancora vigorosamente ma ormai stava per sborrare, ad ogni colpo di cazzo nel culo una fiumana di liquido che sembrava orina schizzava dalla mia fica, aveva bagnato completamente le gambe di mio zio e le lenzuola e io continuavo a “pisciare” con getti violenti ed abbondanti..
Mio zio ed il suo amico rimasero meravigliati e mi lasciarono stendere supina sul letto, io mi accarezzavo la fica e schizzavo, potentemente schizzavo, mentre dalla vagina dilatata fuoriusciva, abbondante, lo sperma di mio zio e dal mio culo colava dello sperma di un colore marrone chiaro per la merda che il cazzo aveva preso dalle profondità del mio intestino, avevo trasformato il letto in un pantano leggermente maleodorante di cacca.
“Benedetta ragazza” disse mio zio “non avevo mai visto una cosa del genere.”
Avevo scoperto, sotto i colpi che mi davano i due cazzi, di essere una donna “fontana”…e quasi sempre , quando erano i due uomini a montarmi, il fenomeno si verificava , con gli anni riuscii a venire il quel modo anche con mio marito che ne era orgoglioso, credeva di essere stato lui a stimolarmi così ma non sospettava che era dovuto a lungo e profondo esercizio…
Il “menage a trois” con mio zio e con l’amico durò a lungo fino a dopo il mio matrimonio, ormai avevo dato il culo anche a Mario che si sorprendeva di quanto fosse facile penetrarmi dietro, ma io, ormai ,riuscivo a farmi inculare anche da mio zio , Mario non aveva mai sospettato nulla pur notando, a volte, che il mio culo era sempre leggermente dilatato e formava un nitido ed evidente tarallino un po’ infiammato.
Cosa normale per una donna un po’ stitica gli dicevo e lui ci credeva, non aveva mai sospettato che il mio culo fosse così perchè avvezzo e gratificato da tanto tempo da cazzi ben più grossi del suo.
Un anno dopo il matrimonio, per motivi di carriera di Mario dovemmo trasferirci, io mi feci trasferire in una scuola della nuova città e scoprii che la mia esperienza mi tornava utile.
Per necessità ed anche per soddisfare me stessa mi trovai a mettere a frutto la mia esperienza con gli uomini.
Ero incappata in un preside che era un vero rompicoglioni ma che non staccava lo sguardo dal mio culo rotondo e sodo di maestrina ventiquattrenne, un po’ il tipo maturo mi è sempre piaciuto ed un po’ volevo che lui non mi osteggiasse, fatto sta che un giorno mi feci dare un passaggio in auto e feci in modo di appartarci.
Lo gratificai con un magnifico pompino e, cosa che gratificò me, scoprii che il mio preside aveva un enorme e magnifico cazzo.
Una bidella mi aveva già confidato che si diceva in giro (ma forse lo aveva sperimentato) che il preside avesse fra le gambe “una voglia di ciuco” e la cosa mi aveva incuriosito ed avevo voluto verificare.
Per i due anni che rimanemmo in quella città io ed il preside ne ricavammo gratificazione.
I miei “orgasmi bagnati” lo estasiavano, gli piaceva prendere in faccia ed in bocca la mia fontana e mi beveva avidamente ed io cominciai ad apprezzare la sua abitudine di pisciarmi nel culo che mi rimaneva aperto per alcuni minuti dopo che lui mi aveva goduto nell’ano.
Mi bruciava terribilmente il culo allora e mi costringeva ad andare in bagno per svuotarmi ma poi ero più pronta e “pulita” per un’ altra inculata.
Lui mi diceva che, incredibilmente, qualche donna lo aveva rifiutato per le sue dimensioni eccessive , caratteristica che a me, invece, era particolarmente gradita, quindi ,in pratica, finì che grazie alla mia fica, alla mia bocca ed al mio culo la vera preside divenni io, ma si sa tira più un pelo di fica ecc. ecc.
Ma la gente è maligna e non si fa mai i cazzi suoi e nemmeno lascia, per invidia, che una si faccia i propri quando son belli grossi…
Un giorno mio marito ricevette una lettera anonima che lo informava della mia relazione e delle magnifiche dimensioni del mio amante, Mario era un uomo intelligente, subito capì ma mi amava, mi chiese solo di essere più prudente e, soprattutto, di non lasciarlo, capivo che si sentiva umiliato e che soffriva tanto ma mi lasciava libera di godere della mia natura e mai, nemmeno mentre facevamo sesso , fece riferimento alle mie esperienze.
Negli anni ho avuto alcuni amanti, non molti in verità, li selezionavo con cura ma Mario non ha mai interferito in quello che lui considerava un mio intrinseco e naturale bisogno di sesso.
Solo una volta, qualche anno fa e poco prima che finisse, durante una vacanza all’ estero mi assecondò quando volli farmi, per la prima volta, un giovane di colore, volle partecipare e facemmo sesso in tre.
Ora è un anno che Mario non c’è più, frequento la parrocchia e sono una dama di carità ma qualche mese fa ho scoperto che padre Daniel, il parroco di colore, non disdegna la fica anche se un po’ vecchiotta.
Daniel ha un cazzo instancabile e potentissimo, discretamente ci incontriamo una volta a settimana e qualche volta porta con se qualche suo amico di colore, non sono felice, mi manca mio marito ma , almeno, sono sessualmente appagata, a Mario non dispiacerebbe…….

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