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Racconti Erotici Etero

Un’attesa infinita

By 22 Aprile 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Un’attesa infinita

Sentivo l’odore del suo profumo nell’aria.
Pensavo al suo viso: al suo corpo.
Troppo tempo era passato dal nostro ultimo incontro: era inevitabile che il poco tempo passato in quell’ incontro furtivo di un pomeriggio uggioso, finisse in sesso sfrenato.
Poco tempo per parlare’ troppo il desiderio crescente nella lunga attesa.
Un anno passato ad aspettare.
Aveva deciso di intraprendere un viaggio di studi, per aggiornare il suo curriculum professionale.
Un anno senza di lei.
Ma il ricordo aveva tenuto duro dentro di mio cuore.
Ricordavo il nostro ultimo incontro: ricordavo tutto di quei momenti.
La gioia di stare insieme: il desiderio, il pianto del distacco.
Quell’ultimo amplesso era stato indemoniato.
Avevamo scaricato il nostro dolore nel sesso e quello che ne era uscito, era incredibilmente esplosivo.
Era inverno, si presentò alla mia porta con una pelliccia finta di visone, entrò’la guardavo ipnotizzato, i suoi occhi erano desiderio puro, occhi colore verde mare, pieni e grandi.
Aprì la pelliccia mettendo in mostra il suo corpo.
Vestita di niente, solo lingerie intima di alta qualità: guepiere nera con nastrini argentati per le calze a loro volta nere, un bordo di pizzo alto circa 5 centimetri a ornamento delle sue cosce, un perizoma nero con striature oro, trasparente, tacchi a spillo colore rosso vivo.
Un colpo al cuore vederla li davanti a me: desiderio infinito.
Le sue labbra si aprivano facendo passare la lingua, che sensualmente bagnava la pelle.
Le mani che mi invitavano’
Sentivo il cazzo scoppiare e pulsare come un animale in trappola, feci uno sforzo immane e rimasi a contemplarla: capelli corti alla Valentina, labbra polpose, piene, che decine di volte mi avevano fatto impazzire.
Pelle chiara, eterea.
Scendendo con lo sguardo , mi soffermai sui suoi seni, una terza piena, belli sodi; soffrivano sotto la stoffa.
Si vedeva che erano compressi esageratamente, ma anche quello era erotismo: fianchi larghi, cinquantacinque chilogrammi su un’ altezza di metri 1,65.
Tutto proporzionato: gli occhi si posarono sul perizoma che inutilmente cercava di nascondere l’incrocio delle cosce con il suo inguine.
Era un opera d’arte.
Rimasi fisso su quel punto caldo e poi mi svegliai dal mio torpore erotico e le dissi;
– Girati’
Uno sguardo pieno di soddisfazione da parte di lisa: sapeva di avere fatto colpo, sapeva che era vestita come io amavo.
Sensualmente, cominciò a girarsi, mentre la pelliccia cadeva sinuosamente a terra: il rumore soffocato del visone al contatto del terreno, fu l’unica cosa stonata in quel momento intensissimo.
Il sedere di Lisa era quanto di più bello avessi mai visto, potevo tranquillamente dire, che era la parte più bella del suo corpo; io stesso ne ero stato attratto sin dalla prima volta che l’avevo vista.
Quel giorno lei era vestita con un paio di jeans, ed era ben visibile la forma delle natiche a mandolino.
Il perizoma che si intravedeva sparire tra i suoi glutei, metteva in risalto la sua perfezione.
Rimasi a contemplare quelle natiche sode pensando a quanto piacere mi avevano dato.
Perfetta! Era semplicemente perfetta.
La mia casa era arredata con gusto, in stile antico.
Quadri di valore alle pareti: mobili importanti ci tenevano compagnia, eppure in quel momento, mi sembrava che tutto sparisse davanti alla sua bellezza.
Ero sicuramente innamorato di Lisa.
Mi rendevo conto nella mia poca lucidità, quando lei non c’era, che era solo una splendida donna, ma poi, quando lei appariva davanti a me, io perdevo ogni logica e vedevo una Dea.
Cacciai via i miei pensieri per concentrarmi sulla realtà.
Mi avvicinai a lei, solo pochi centimetri, appoggiai le mie mani sul suo collo, un bacio sulla schiena, sul collo, le mani presero a accarezzare i seni, poi, a torturarli dolcemente.
Il suo respiro si fece affannoso.
Preludio del piacere che cresceva’. istintivamente divaricò le cosce mettendo in tiro le calze nere.
Il contatto della mia pelle con la sua, fu erotismo alla massima potenza: la feci appoggiare allo scrittoio stile Luigi quindicesimo e mi spogliai.
Finalmente nudo, appoggiai il mio sesso tra le sue natiche e piacevolmente comincia a giocare con i suoi orifizi.
Sentivo i suoi umori bagnare il mio glande: a quel contatto, Lisa alzò le natiche in modo osceno, mettendo in mostra tutte le sue voglie.
Ero ammaliato da quei pochi centimetri di perdizione carnale.
Sentivo il calore fuori uscire da quel corpo e incendiare la mia testa.
– Prendimi, fammi sentire quanto mi desideri.
La mia resistenza effimera, i tentativi di giocare con i sessi per prolungare l’attimo del piacere, crollò sotto quella frase.
Appoggiai il mio corpo al suo creando una figura unica: misi le mani sui suoi stupendi seni, appoggiai le labbra sul collo e, nello stesso momento compii tre azioni, entrai in lei, strinsi i capezzoli, morsi la sua pelle.
Il bocciolo di carne si aprì facilmente e mi accolse come acqua per la terra.
Cominciai a solcare quelle labbra di carne tremula, assaporando tutto.
Le contrazioni delle vene, il pulsare del sangue che aumentava, i suoi gemiti, le sue cosce strette attorno al mio membro’
Spingevamo insieme: i nostri corpi ormai si conoscevano e sapevano come muoversi.
Ogni movimento era fatto per prendere il massimo del piacere.
Lo specchio sopra lo scrittoio, permetteva a Lisa di guardarsi e di vedermi.
Incrociavo il suo sguardo di fuoco, vedevo il suo piacere, la trasformazione del suo viso, il senso di piacere che l’avvolgeva rendendola femmina come mai.
Guardavo il suo viso, i seni stretti tra le mie mani, la pelle sudata’
Poi, la voce si fece gutturale e infine esplose nei suoi piaceri urlando al cielo il suo godimento.
Lisa era fatta così!
Non aveva mezze misure, era una di quelle donne che godevano in un modo pazzesco e non ostentavano il loro piacere, anzi, diventava un vulcano esplosivo.
Era impossibile resistere.
In pochi secondi, aumentai il ritmo e sbattei forte contro di lei il mio desiderio arrivando quasi contemporaneamente nel suo fertile corpo.
Mischiai le mie urla alle sue.
Rimanemmo in quella posizione per diversi minuti: appagati e esausti.
Le carezze furono l’unico movimento corporeo,.
Sembravamo due statue di sale, immobili nell’attesa.
Decisi di uscire da lei e senza farla girare scesi con la lingua tra le sue cosce.
Bevvi tutti i suoi umori e altri ne feci arrivare.
Tremava mentre m’ impossessavo del suo fiore: spingeva verso il basso il suo inguine, costringendomi a leccare tutte le sue parti più interne, più nascoste, più sensibili.
La lingua cercò il clitoride.
Sapevo quanto apprezzasse quel punto: cominciai a girare veloce e a stringere con le labbra.
Ben presto lisa ebbe il suo secondo orgasmo. fu talmente forte che si lasciò andare di peso e cadde inerte sul pavimento.
Era li distesa su quel caldo tappeto persiano di seta pura.
La guardavo in quella posizione fetale: le sue natiche svettavano al mio sguardo e il desiderio della sodomia prese la sua strada.
Come sempre, non disse niente,: aveva visto il mio sguardo e aveva capito subito il mio desiderio.
Mi abbassai e intinsi un dito nel suo caldo pube, lo bagnai bene, poi, delicatamente andai a preparare il suo stretto orifizio.
Entrai piano e cominciai ad allargare la strada stretta.
Un secondo dito aiutò il primo strappandole un leggero gemito’
una crema apposita cominciò a lubrificare il pertugio, poi, mi misi nella sua stessa posizione e cercai il mio caldo tunnel.
Il primo contatto fu come sempre, il più doloroso.
Il passaggio della cappella, poi, tenere spinte sulla pelle morbida.
Spinte sempre più decise dentro il suo tunnel oscuro: grida soffuse, parole volgari come quell’atto estremo.
Il piacere della sodomia come prova di possessione, sentirsi padrone, re, uomo.
Vedevo il suo sedere seguire le mie cadenze, la sua bocca stretta attorno alla mia mano, mordeva forte la mia pelle, lasciando il suo tributo di vendetta per l’oltraggio subito.
Ancora una volta, le nostre urla, si mischiarono e ancora una volta godemmo.
Scaldai il suo intestino con il mio liquido vischioso e, esausto la strinsi forte a me.
Un anno. Era passato un anno da quell’ultimo incontro: eppure mi sembrava fossero passati pochi secondi per come lo ricordavo e secoli per come lo attendevo.
Il rumore di una macchina nota, un campanello stridente e il mio cuore che batteva all’impazzata aprendo la porta.
– Ciao Maurizio’tutto bene?
– Si Lisa’adesso si’

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