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Racconti Erotici Etero

Unico comune denominatore: il tradimento.

By 24 Giugno 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Il tradimento &egrave una cosa strana: &egrave brutto e non bisognerebbe andarne troppo fieri, ma nel contempo mi ha sempre attirato. Penso di essere abbastanza ipocrita su questo soggetto, visto che non credo potrei tollerare di essere tradito, ma per quanto riguarda invece il farlo, beh, sarò franco, &egrave davvero adrenalinico. &egrave una cosa che per certi versi ti fa sentire più vivo. Non vorrei esserci cascato mai, perché ho l’impressione che sia come un virus da cui non riuscirò più a liberarmi. Quella che segue &egrave la storia di come un ragazzo per bene &egrave scivolato suo malgrado in una serie di situazioni riprovevoli, &egrave vero, ma, cazzo, davvero degne di essere vissute.

Fino a qualche anno fa facevo un bel lavoro di cui avevo però ormai esplorato tutti gli aspetti e che quindi sotto molti punti di vista mi annoiava. Convinto che dovessi dare una svolta alla mia carriera ho studiato mesi interi per essere ammesso in una delle migliori business school al mondo. Se fossi riuscito a passare le durissime selezioni sapevo che ad attendermi ci sarebbero stati un investimento economicamente spaventoso e un sacrificio emotivo che pochi sarebbero disposti a portare a termine. In pratica si trattava di fare un salto nel buio, dire addio a tutte le proprie amicizie, alla tranquillità della propria vita per entrare in un mondo assolutamente sconosciuto, lontano da casa sia geograficamente che spiritualmente. Pur avendo solo una vaga idea di cosa mi avrebbe atteso mi sentivo forte abbastanza per affrontare qualsiasi prova. Ciò che non avevo messo in conto era che anche il pisello sarebbe stato sottoposto ad uno stress notevole.

E così, per non farla troppo lunga, sono riuscito ad entrare in un istituto molto prestigioso sperso nelle campagne francesi. Per colleghi/compagni avevo 500 ragazzi e ragazze provenienti da ogni parte del mondo confluiti lì per seguire un programma intensivo di 12 mesi volto sia a dare una poderosa spinta alla carriera professionale, che anche a mettere in discussione molti aspetti della vita reale. E cazzo, &egrave maledettamente vero. Sì perché, e qui arrivo al punto che interessa a voi, almeno l’80% di quei ragazzi e ragazze aveva solo un’idea in testa: scopare.

Dal primo giorno sono stato assegnato, come tutti quanti, ad un gruppo di lavoro. Questo processo &egrave il più delicato, perché non ci sono cazzi: o ti va bene o ti va male, non c’&egrave una terza possibilità. Col gruppo di lavoro infatti sei costretto a lavorare insieme per quattro lunghi mesi, giorno e spesso anche notte, fianco a fianco instancabilmente. Capite che se ti capitano delle teste di cazzo, rischiano di essere i quattro mesi più lunghi della tua vita! Fortunatamente io sono capitato con una ragazza e tre ragazzi tutti davvero in gamba, con i quali sono entrato subito in sintonia e con cui, tutt’ora a distanza di anni, ho un profondo legame di amicizia.

Tutta la prossimità con cui si &egrave costretti a convivere in quei quattro mesi finisce però con l’avere qualche effetto non previsto, soprattutto se la ragazza del tuo gruppo &egrave una ragazza cinese di nome Mya che dire figa &egrave dire poco. Tutti dovreste aver presente le asiatiche: tendenzialmente non sono tutte curve, anzi sono generalmente più dritte di una autobahn tedesca. Quelle con le tette sono addirittura degli esseri mitologici che vengono descritti nei libri accanto ai draghi e ai calamari giganti. Mya invece, quasi non ci potevo credere, era una ragazza con una quarta di seno, un sedere da seghe e un fisico stellare. Ma fosse solo questo! Mya era (ed &egrave) anche intelligente e simpatica, con un umorismo tagliente che obbiettivamente farebbe perdere la testa a chiunque. Aggiungeteci il fatto che io ho sempre avuto una certa attrazione per le asiatiche e la frittata &egrave fatta.

Ci ho messo quindici minuti a farci amicizia e sarò onesto, visto il fatto che a casa in Italia mi aspettava una ragazza splendida, almeno inizialmente non mi sono fatto strane idee. Anche perché a dire il vero, Mya era addirittura sposata. Per carità, la cosa più che scoraggiarmi, se possibile, mi eccitava ancora di più. Quando sei costretto a stare così a lungo con uno schianto di ragazza come quello, qualsiasi uomo normalmente costituito inizierebbe a domandarsi come sarebbe finirci a letto e da lì in poi si costruirebbe facilmente incredibili castelli in aria fatti di torride scopate. Oltre a ciò, l’idea di tradire la mia ragazza fottendomi una ricca e importante manager asiatica sposata con un ancor più ricco e importante manager, asiatico anche lui, mi eccitava a bestia. Malgrado questi interessanti presupposti però, per settimane intere il mio pisello se n’&egrave stato buono a cuccia senza fare lezioni di lingue straniere.

Poi però un giorno ci siamo trovati ad una festa insieme. Era uno di quei party da film americano che pensavo esistessero solo nel mondo dei puffi. Ragazze in tiro, piscine gonfiabili piene di acqua saponata, musica a palla, fontane di birra e magnum di vodka. Mi ricordo ancora la scena nitidamente di quando sono uscito dalla macchina e sono entrato in questa villa spaventosa affittata per l’occasione. Mi sono trovato proiettato in un girone dantesco di ragazze strafatte che si slimonavano al ritmo di una tecno frenetica, spogliarelliste professioniste che dopo lo spettacolo si trasformavano in troie a pagamento pronte a soddisfare squadre intere di maschi allupati, buttafuori grossi come gorilla con fisici tagliati con l’ascia, insospettabili ragazzi della buona borghesia americana che si inculavano di gusto in angoli appartati del maniero, donne manager della city londinese con tatuaggi tribali sul fondo schiena e fisici da vacche smesse che sarebbero state pronte a succhiarmi il cazzo senza neanche bisogno di chiederglielo, odore di sudore misto a testosterone, cocktail di tequila, redbull e mdma, e se stavi sul cazzo al barista, anche qualche goccia del suo sperma.

Una roba del genere io non l’avevo mai vista neanche nel più allucinato dei miei incubi. Mi sono sentito proiettato nella versione porno di un film di Cronenberg, insomma, un po’ sperso per usare un eufemismo. Io che all’epoca in fatto di perversione umana ero ancora un verginello, ho pensato che se non mi fossi preso una sonora sbronza, sarebbe stato difficile divertirsi. Con quella intenzione stavo puntando con decisione il bar quando mi sono sentito chiamare da dietro da una inconfondibile voce squillante: nell’oscurità di quelle tenebre mi &egrave apparsa Mya in tutto il suo fulgore. Si era messa giù da Formula 1 (leggesi vestito corto con spacco tra le tette e tacco da vertigini) e appena mi ha visto mi &egrave corsa incontro. Era raggiante, mi ha abbracciato e mi ha baciato. Aveva tanta voglia di divertirsi, mi ha detto. Così &egrave andata a finire che quella sera non ci siamo mollati un secondo. Insieme abbiamo ballato, bevuto, riso, scherzato, parlato, insomma ci siamo pesantemente e vicendevolmente baccagliati per ore intere. E poco importa se intorno a noi succedevano le peggio cose.

Ad un certo punto stavamo bevendo degli shots di vodka insieme e lei, dopo aver buttato giù il quinto di fila, mi ha preso per un braccio e mi ha tirato a sé. Avvicinando le sue labbra al mio orecchio mi ha detto:
‘Ti va se parliamo un po’? Andiamo fuori? Qui dentro c’&egrave troppo casino!’
Io ho annuito e facendomi largo tra la calca me la sono tirata dietro fino al giardino. Siccome c’era un botto di gente anche lì, abbiamo deciso di spostarci in un angolo più appartato e camminando siamo arrivati al parcheggio.
‘Hai un’auto italiana?’ mi ha chiesto.
‘Sì un’Alfa.’
‘Me la fai vedere?’
‘Certo, &egrave lì davanti”
E mentre lanciavo lo sguardo verso la mia macchina mi &egrave caduto l’occhio sul furgone parcheggiato immediatamente accanto. Le parole mi sono morte in gola alla vista che mi si parava davanti: nel retro del furgone, con le portiere completamente spalancate si agitava una coppia nel bel mezzo di un amplesso selvaggio. Impalata a smorzacandela e dando la schiena al suo uomo c’era Letitia, una delle bariste della festa, che tra l’altro era anche una della bariste della business school. Era una ragazza bionda che non avrà avuto 25 anni con una quinta di seno rifatta, un fisico da donnone, ma davvero ben proporzionato, non il mio tipo, ma comunque una gran bella gnocca. Si trovava completamente nuda davanti a noi, ci offriva la vista del suo fisico giunonico con la sua fica dilata da un mostruoso cazzo nero. Mya &egrave rimasta a bocca aperta e io con lei. Letitia ansimava come una puttana, mentre le mani dell’uomo, che non potevamo vedere perché nascosto dietro di lei, la stringevano in vita. Potevamo sentire i grugniti di lui mentre lei si muoveva sensuale su di un pene largo come la lattina di birra che tenevo in mano. Letitia si stava sgrillettando il clitoride mentre con l’altra mano si strizzava uno dei piccoli capezzoli delle sue enormi tette. Si mordeva le labbra rapita, assorta in un godimento che sembrava troppo anche per lei, che proprio una verginella non pareva. Il pene, largo e venoso, lucido dei suoi liquidi, sebbene lei si sollevasse abbondantemente prima di ricadere verso il basso, non usciva mai completamente, non mostrava mai la sua cappella che doveva essere grossa come una pesca. Le grandi labbra di quella figa perfettamente depilata sembravano strapparsi intorno a quel palo di carne, ma Letitia non pareva soffrire troppo, anzi ad ogni colpo sembrava volerne ancora di più:
‘Mio dio, mi stai sfondando! Ti prego continua così, piantamelo fino nello stomaco, ti prego spaccami in due!’ quasi gridava.

A quelle parole Mya mi si &egrave attaccata al braccio stringendosi con forza. Potevo sentire la pelle nuda delle sue tette completamente libere dal reggiseno. Erano sode, era eccitata. Eravamo immobili ed osservavamo rapiti quello spettacolo: per quanto mi riguarda era la prima volta che vedevo una scena del genere e non posso dire che fossi del tutto indifferente. Non so se fosse per Mya o per quell’accoppiamento furioso, ma il cazzo nei pantaloni mi era diventato di marmo. In quel momento Letitia si &egrave accorta di noi, ma non si &egrave scomposta, non ha smesso di muoversi, anzi, ci ha fatto un occhiolino e ha sorriso, accelerando i movimenti e sfoderando una prestazione da attrice pornografica di prima categoria. Si &egrave sollevata completamente lasciando fuoriuscire dalla sua pancia l’enorme pitone negro che stava tentando di domare. Spingendo la sua fica in faccia al suo maschio si &egrave avventata su quella bestia, iniziando a succhiarla con ardore. Quel pisello, quella cappella, erano semplicemente troppo grandi, ma Letitia, non so come, &egrave riuscita comunque a farseli sparire in gola.

Dopo qualche minuto di appassionato 69, il toro sotto di lei si &egrave sollevato così che noi abbiamo potuto vederlo in faccia: era Diji, un nostro compagno di corso. Inglese, nero di pelle, un armadio di muscoli davvero impressionante. Apparentemente senza sforzo, afferrando Letitia per i fianchi l’ha portata di nuovo sulla sua mazza trafiggendola con un unico violento colpo. Poi, tenendosi sollevato dal pianale di carico del furgone con un braccio e afferrando con la mano libera una delle grosse mammelle di Letitia, ha iniziato a dare colpi pelvici potentissimi: sembrava che volesse aprirla in due. Letitia ansimava, lanciava grida di doloroso piacere che ben presto hanno richiamato un’orda di ragazzi e ragazze dal cortile della villa. In poco tempo intorno a noi si &egrave radunata una piccola folla. Qualche coppia più strafatta delle altre ha pensato bene di imitarli dando il via ad un’orgia che pensavo potesse esistere solo nelle improbabili categorie di youporn. Diji e Letitia, incuranti del caos cui avevano dato inizio, incuranti anche di quelli che stavano filmando la scena con gli smartphone, continuavano a fottersi imperterriti, assorti nella loro estasi.

Diji, dopo aver accelerato i colpi ha tolto il suo cazzo erculeo dalla figa grondante, ha fatto girare la sua donna, l’ha fatta inginocchiare a terra e ha iniziato a menarsi la mazza davanti alla sua faccia. Il suo attrezzo era sovrastato da una cappella enorme, quasi violacea, aveva due testicoli bovini che sembravano davvero pronti a scoppiare. Letitia aspettava sognante con la bocca spalancata la ben meritata razione di sperma, che un attimo dopo le &egrave esplosa in faccia. Diji ululava come una bestia, mentre le sparava addosso violenti getti di sborra. Intorno a me e Mya la gente esultava con un tifo da stadio, mentre alcune coppie fottevano allegramente appoggiate alle portiere delle macchine o sdraiate sui cofani. Una ragazza olandese, molto carina e di norma sempre elegante, era sdraiata a gambe aperte sul cofano di una BMW intenta a succhiare il cazzo di un ragazzo sudamericano e a farsi pistonare in fica da un ragazzo arabo. Tutti e tre li sapevo sposati, ma cosa non si fa per l’amicizia tra popoli.

Sulla scena principale invece, Diji, dopo aver tirato due schiaffi in faccia a Letitia col suo bastone, glielo ha ficcato in gola per farle finire il lavoro. Letitia, ancora coperta di sperma, si affannava intorno a quel gigantesco pezzo di carne, lo succhiava fin quanto possibile, lo leccava e beveva tutta la crema bianca che riusciva a lappare. Dovendo stare piegata a 90 stava mostrando a tutti la sua splendida fica ancora aperta dalla scavatrice di Diji. Il buco del culo, superbo e candido, era ancora intonso. Un ragazzo che conoscevo di straforo a quella vista ha perso completamente il lume della ragione e facendosi largo tra la folla si &egrave avvicinato a Letitia da dietro. Era completamente sbronzo, con i pantaloni slacciati e il cazzo di fuori già in tiro. Aveva l’idea di poter approfittare del culo di Letitia e con foga si stava già menando il pisello. &egrave arrivato quasi a puntare la cappella tra le natiche sode di Letitia, ma lei sorpresa si &egrave voltata contrariata. Cio&egrave dai, ti sei fatta sbattere come la più lurida delle sgualdrine, ma se uno vuole il tuo culo dici di no? Fatto sta che quando Diji si &egrave accorto della cosa, si &egrave avventato sul povero malcapitato stendendolo con un perentorio pugno in faccia.

A quella vista Mya mi ha strattonato il braccio e con aria turbata mi ha detto: ‘Portami a casa ti prego.’ Vista la scena selvaggia che ci circondava potevo capire il suo essere scossa. Siamo saliti in macchina e siamo partiti. Quasi subito Mya ha posato la sua mano sulla mia che era appoggiata alla leva del cambio. Ha iniziato ad accarezzarmi dolcemente. Era serena, nel calore della macchina si &egrave calmata e ha ripreso a parlare:
‘Non ho mai visto una cosa del genere”
‘Io sì’, ho risposto ‘ma solo nei film porno.’
A quelle parole ho sentito il suo sguardo fissarsi su di me. ‘Guardi i film porno?’ ha chiesto piano.
‘Sì, ogni tanto capita. Tu no?’
‘Sì.’ Ha risposto laconica.
Per un attimo ho pensato che forse la risposta non le fosse piaciuta, ma poi ponendo le cose nella giusta prospettiva mi sono detto che fanculo, avevamo appena assistito ad una serie di accoppiamenti primordiali, lei era vestita e si era comportata tutta la sera come una cagnetta in calore, io avevo le palle che mi facevano male da quanto l’avrei voluta fottere e adesso si scandalizzava perché guardavo i film porno? Non scherziamo!

Voi a questo punto già state sperando in chissà che cosa e invece no. Mi spiace, ma un po’ perché all’epoca ero ancora un pollo e un po’ perché forse lei non era dell’umore adatto, quella serata &egrave finita con tutti e due a letto sì, ma ciascuno per conto proprio. Il giorno dopo la festa degli eccessi, mi trovavo alla caffetteria della business school. Erano le dieci e qualcosa di una splendida giornata di primavera. Di lì a qualche minuto sarebbe iniziata l’esercitazione del sabato e io mi stavo bevendo un caff&egrave bollente per tentare di rimettermi in pista. Dopo le scene viste la sera prima mi sentivo ancora un po’ strano. Il disagio iniziale stava lentamente facendo posto ad una leggera eccitazione. Da un lato ero quasi fiero di esser riuscito a concludere la serata senza intaccare la mia dignità, ma dall’altro avevo come la sensazione di essermi perso qualcosa. Non tanto per il sesso di gruppo nel parcheggio, quanto per il fatto che più tempo passavo con Mya, più forte si faceva il mio desiderio di tradimento. Avevo così tanta voglia di scoparla che non riuscivo a pensare ad altro. Sapevo che mi stavo pericolosamente avvicinando a diventare un fedifrago, ma l’impulso animale che avevo in corpo faceva a pezzi i sentimenti per la mia ragazza con una facilità ridicola. Il senso di colpa giaceva dimenticato in un angolo della mia coscienza. Quando la mia immaginazione disegnava il corpo nudo di Mya, lo sentivo protestare, ma la sua voce si spegneva in un flebile sussurro non appena pensavo a quel paio di tette, a quelle gambe slanciate e a quello sguardo magnetico. In quel momento, forse per effetto del sapore amaro del caff&egrave che stavo ingurgitando, o forse per uno dei pochi attimi di lucidità in cui il cervello aveva la meglio sul pisello, ho realizzato che stavo proprio diventando una persona di merda.

‘Mamma mia che faccia!’
Davanti a me, senza che neanche l’avessi vista arrivare c’era una compagna di corso. Giulia era una bellissima ragazza italiana che però frequentava un’altra sezione e quindi non vedevo spesso durante il giorno. Ci conoscevamo perché tra italiani bene o male si finisce sempre per conoscersi tutti, ma non avevamo modo di frequentarci troppo. Ed era un vero peccato, perché lei era davvero simpatica, oltre che indegnamente carina.
‘Ciao Giulia, come va?’
‘Io sicuro meglio di te. Hai la faccia di uno che &egrave appena stato investito da un treno!’ mi ha detto ridendo. ‘Eri alla festa ieri? Com’era?’
‘Particolare.’
‘Particolare in che senso?’
‘Eh, nel senso che &egrave finita in un’orgia!’
A quelle parole Giulia &egrave scoppiata di nuovo in una risata solare.
‘Ma dai! Non scherzare!’
‘Non scherzo.’ Le ho detto io serio. ‘Quando siamo andati via dal parcheggio c’era gente che scopava dappertutto’ Bello eh, ma sai, non ci sono molto abituato.’
‘Ah.’ Ha fatto lei. ‘Ci hai dato dentro anche tu?’
Io sono rimasto stupito da quella domanda: ‘Ma ti pare? Ti sembro il tipo?!’
‘No, in effetti spero di no. Anche se”
‘Se cosa?’
Dopo un attimo di esitazione ha detto infine: ‘Hai detto, quando siamo andati via, eri con Mya?’
‘Sì,perché? Che ne sai?’
‘Siete sempre insieme’ Ma almeno ci hai concluso qualcosa? Se lo chiedono tutti quanti”
‘Giulia! Ma cosa c’entra? Perché Mya?’
‘Te l’ho detto, perché ci stai sempre insieme.’
‘Ma per forza che stiamo sempre insieme, siamo nello stesso gruppo!’
‘Se lo dici tu.’
‘Se fossi venuta avresti visto tu stessa.’
‘Non potevo. Sono andata a prendere il mio ragazzo all’aeroporto.’ Ha detto con una punta di amarezza nella voce. Una lieve inflessione nel tono che non ho potuto far a meno di notare.
‘Tutto ok?’ Le ho chiesto.
Dopo una breve esitazione ha detto ‘Sì certo.’
Tutto bene un cazzo insomma.
Poi mi ha sorriso e il sorriso era amaro. ‘Dai andiamo, l’esercitazione sta per iniziare.’
L’ho seguita un po’ defilato, lo ammetto, solo per squadrarla bene e per potermela godere senza dover essere spudorato: magra, capelli castani a caschetto che circondavano un viso fine spruzzato di lentiggini, quel giorno era vestita con degli shorts in jeans e un maglione di lana dal collo largo da cui spuntava una spalla nuda, due gambe lunghe e affusolate che terminavano in un culo perfetto. Giulia era un vero spettacolo, ragazze con la sua eleganza e il suo calore non ne avevo viste spesso. Se il fidanzato riusciva a farsela scappare era un vero coglione.

Inutile dire che dopo quella breve discussione con Giulia, dell’esercitazione non sono riuscito a seguire niente. Guardavo la lavagna, scrivevo, ma pensavo alla mia cinesina. ‘Se lo chiedono tutti quanti’ aveva detto Giulia. Significava che era evidente a tutti. L’unico che ancora faceva resistenza era il mio senso di colpa dimenticato in qualche recesso del mio cranio. Dovevo solo aspettare che la mia voglia di sesso lo trovasse e lo dilaniasse come aveva fatto con tutto il resto. Bastava ancora qualche colpetto che non sarebbe tardato ad arrivare.

Ed infatti il primo di questi colpi &egrave arrivato puntuale una settimana dopo. Io e Mya eravamo da soli in una classe imboscata in una zona poco frequentata dell’istituto. Stavamo ripassando non so più che teoria macroeconomica. Io stavo scrivendo alla lavagna e lei era seduta ad un banco. Ad un certo punto lei si &egrave alzata, si &egrave avvicinata e da dietro mi ha abbracciato. Ho sentito le sue grosse tette premute contro la mia schiena, le sue braccia che mi cingevano il petto e in un secondo il pisello tra i pantaloni diventarmi di marmo.
Non ha detto niente e io neppure. Ero paralizzato.
Paralizzato?!? (direte voi)
Sì proprio paralizzato, completamente fermo, del tutto immobile. Non ho fatto un cazzo. Niente! Come minimo sindacale sarebbe stata da prendere, sbattere al muro e ficcargli la lingua in bocca! Oppure, se fossi stato ancora un pelo più diligente, avrei dovuto sdraiarla sulla scrivania, strapparle la camicetta per liberare quella magnifiche tette, tirarle la gonnellina fin sopra la vita e dopo essermi sbarazzato anche della mutandine scoparla senza ritegno. Avrei dovuto scoparla a lungo aggrappato ai suoi seni cosi morbidi, avrei dovuto succhiarle i capezzoli e poi baciarla continuando ad affondare il pisello nella sua carne bollente fino a svuotarmi le palle nelle sue viscere. Se fossi stato meno coglione di quello che sono sarebbe dovuto succedere più o meno questo. Ma invece ero coglione.

Lei continuava a stringersi a me, facendo scendere lentamente le mani dal petto fino alla vita e poi fino alle tasche dei pantaloni. Le ha infilate dentro e mi ha sfiorato il pisello con delicatezza, non stringendolo come invece mi avrebbe fatto tanto piacere che facesse. Poi tornando ad accarezzarmi il petto e con l’orecchio appoggiato sulla mia schiena mi ha chiesto:
‘Com’&egrave la tua ragazza?’
‘Cosa vuoi dire?’
‘&egrave bella?’
‘Sì, &egrave bella.’
‘Più bella di me?’
E lì ho avuto un attimo di esitazione, la mia ragazza era uno schianto. Alta, capelli castani e occhi verdi, fisico da atleta con tutti i pro e tutti i contro che questo comporta: gambe lunghe, sedere da sogno, ma poche tette. Non le avrei mai potuto dire addio per Mya. La mia ragazza era molto più che un corpo, mentre lei, Mya, era solo quello: un corpo perfetto, un cocktail di adrenalina e droghe sparato direttamente nel cuore. Non &egrave poco, ma per come sono fatto non &egrave neanche abbastanza.
‘Siete diverse.’ Ho risposto infine.
Lei ha sospirato.
‘Se proprio lo vuoi sapere, tu però mi mandi fuori di testa.’
‘Lo so.’
Ha taciuto per un attimo salvo poi aggiungere: ‘Hai il cuore che batte come un martello pneumatico.’
Poi si &egrave staccata da me ed &egrave tornata a sedersi al banco.
Io sono rimasto pietrificato: questa mi stava rivoltando come un calzino. Io provavo a resistere, ma stavo cadendo pian piano nel sua tela, inesorabilmente.

Una sera di qualche giorno dopo, non saprei neanche dire quanto tempo dopo, io e Mya ci stavamo messaggiando su whatsapp quando lei, quasi con non curanza, mi ha detto che la notte prima mi aveva sognato. Ed ecco l’ultimo colpo. Nel mio cervello e nei miei pantaloni ha iniziato a suonare un’assordante campanella d’allarme, così assordante che ho completamente perso la mia distintiva accortezza.
‘E cosa facevamo?’
‘Secondo te?’ ha risposto lei.
Senza pensarci troppo le ho chiesto se avesse voglia di venire a casa mia per vedere un film. ‘Dove abiti?’ era stata la domanda con cui mi aveva risposto.

Mezz’ora dopo parcheggiava sotta casa mia, nel largo cortile della villa in cui avevo affittato un appartamento. Sono sceso nella notte fredda per accoglierla, con galanteria le ho aperto la porta della macchina. Mya &egrave uscita come una pantera, carica di un’elettrica sensualità. Ci siamo salutati con un pelo di imbarazzo, scambiandoci solo un rapido bacio sulla guancia. Una volta dentro casa però l’atmosfera si &egrave scaldata in un attimo: Mya si &egrave accesa in un sorriso solare, mi ha abbracciato e baciato, sempre sulle guance, ma con molto più calore e facendo attenzione a far aderire tutto il suo corpo al mio. E io, come un dodicenne imbranato, ho tentato disperatamente di non farle sentire la portentosa erezione che mi stava suscitando. Con le mani sui fianchi provavo a tenerla distante invece di tirarla a me e farle quello che tutti e due non vedevamo l’ora di fare. Sarebbe bastato davvero poco, avrei semplicemente dovuto sfilarle quella specie di lungo vestito che aderiva così bene al suo corpo da fantascienza, avrei dovuto solo toglierle i legghins, il reggiseno e le mutandine e poi fotterla come si deve. Ma no, con quel poco di raziocinio che mi rimaneva tentavo ancora, inutilmente, di resisterle.

Mi ha chiesto di farle vedere la casa: probabilmente voleva vedere dove l’avrei portata a scopare. Aveva solo l’imbarazzo della scelta: due camere da letto, il divano, la doccia. Nello stato in cui ero in quel momento, bastava che me lo chiedesse e io avrei eseguito. Con quel corpo che si ritrovava me la sarei sbattuta anche sul pavimento. Più la guardavo, più sentivo il suo profumo, più sentivo le sue risate e più le mie difese crollavano. Voi che leggete vi starete chiedendo: ma sei frocio? In effetti c’avete ragione, a ripensarci devo ammettere che ho resistito così tanto che mi domando se lei stessa non l’abbia pensato. Probabilmente sarà stata rassicurata dalla spranga di ferro che aveva sentito tra le mie gambe quando ci eravamo abbracciati. Avrà pensato che avessi ancora qualche remora a tradire la mia tipa oppure che volessi semplicemente godermi il più possibile quella specie di aperitivo.

Quando abbiamo finalmente deciso che film guardare, ci siamo seduti sul divano e, come tutti vi immaginate, via giù nel tunnel della lussuria. A dire il vero per qualche minuto il film lo abbiamo anche guardato, ma poi lei ha pensato bene di appoggiarsi a me. A quel punto ho smesso di essere coglione e l’ho abbracciata, lei si &egrave voltata a guardarmi, inizialmente con un’espressione così seria che per un nano secondo ho pensato che fosse quel genere di puttansuora che fa di tutto per fartela vedere, ma che poi alla fine si tira indietro offesa lasciandoti col pisello ritto e l’aria del coglione. Ma lei no, lei era una cinese venuta in Europa con un solo obbiettivo : sentire quanto &egrave grosso e duro il cazzo europeo. Mi ha sorriso e io non potuto fare a meno di baciarla.

Avete presente Pieraccioni quando descrive il bacio con la tipa del Ciclone? ‘Un bacio lungo e con la lingua, tanta lingua’? Bene, uguale. Ci siamo baciati con un trasporto che ho sentito di rado. Lei aveva tanta voglia, la sentivo schiacciarsi contro di me e io non potevo fare altro che stringerla più forte. E dopo un limone durato minuti in cui ci siamo spogliati a vicenda, ci siamo trovati mezzi nudi con solo la biancheria addosso e il desiderio ormai irrefrenabile.
L’ho baciata sul collo, accarezzandole i lunghi capelli corvini, assordato dai suoi sospiri e con le sue dita che mi percorrevano la schiena fino alla nuca, dove si aggrappavano con passione e mi spingevano verso il basso.
Hai capito? Una vera troia!
E francamente non mi sono lasciato pregare troppo. Dalla linea del collo sono arrivato ai seni, incastonati in uno splendido reggiseno nero. Roba di alta classe che la rendeva un vero capolavoro di arte erotica. Non ho perso tempo a slacciarlo, limitandomi a spostarlo verso l’alto liberando le sue meravigliose tette. Una quarta abbondante, naturale e soda, con due capezzoli gonfi su cui mi sono avventato e che ho iniziato a succhiare come un bambino. Con la bocca succhiavo e con la mano palpavo l’altra tetta, quasi con frenesia, quasi per scacciare il dubbio che in fondo in fondo si trattasse solo di uno splendido sogno. Dopo un po’ mi sono dovuto staccare per guardarla negli occhi, per rendermi conto di cosa stavo facendo. Avevo sotto di me una vera e propria dea, una di quelle cose troppo incredibili per essere vere. Lei mi ha guardato come una gatta, lentamente ha fatto scendere le mani dal mio collo, fino sul petto e poi giù fino alle mutande. Con delicatezza ed eleganza le ha infilate dentro e ha tirato fuori la trave di carne che vi si nascondeva. Con l’immensa soddisfazione che riuscivo a leggerle in faccia, si &egrave aggrappata al mio cazzo prendendo a segarlo. Ha sorriso felina e con una voce così sensuale e struggente da poter affondare il Titanic, mi ha chiesto:
‘Hai preservativi?’

Le ho risposto con un sorriso in stile ‘voglio abusare anche della tua anima’.
Lei mi ha spinto indietro facendomi sdraiare, &egrave scivolata su di me e con una mano saldamente sul cazzo segandomi con lentezza inesorabile ha ripreso a baciarmi. Le mie mani invece sono andate alla ricerca del suo culo, ancorandosi alle sue natiche lasciate completamente libere dal tanga nero che ancora non le avevo tolto. Ho afferrato il sottile lembo di tessuto e l’ho spostato per esplorare il suo culo e poi più giù fino alla sua fica che ormai non desideravo altro che penetrare. Con un dito sono scivolato in mezzo alla sua corta peluria fino a raggiungere un lago bollente. Le dita sono scivolate nella sua carne come una lama nel burro, mentre lei mi comunicava tutto il suo piacere baciandomi con ancor più voracità. Avrei dovuto fregarmene di tutti i preliminari iniziando a scoparla lì in quel momento, senza preservativo senza ulteriori indugi, ma io sono fatto così, mi piace prolungare il piacere e comunque la risposta di quel corpo sotto le mie mani lasciava pregustare un secondo tempo memorabile.

Lei dopo qualche istante si &egrave staccata dalle mie labbra, &egrave scivolata su di me, mi ha leccato il petto, la pancia, ha giocato per un attimo col mio ombelico ed &egrave finalmente arrivata al pisello che con la mal dissimulata ingordigia della cagna in calore, ha iniziato a spompinare con maestria. Sono rimasto così, per attimi infiniti travolto dal vortice di sensazioni provocate dalla sua lingua impegnata a leccarmi l’asta e dalle sue labbra che mi succhiavano la cappella e che mi baciavano le palle. E poi di nuovo delicati baci sull’inguine e la sua lingua lungo tutto il cazzo, dalle palle fino alla cappella che poi ha ripreso a succhiare con avidità, fino a farsi scivolare tutto il membro in fondo alla gola. E mentre la sua bocca mi riservava questo trattamento le sue mani mi accarezzavano la pancia e l’inguine fino ai testicoli che prendeva a massaggiare come la più consumata delle puttane. &egrave molto semplice, nessuna ragazza mi aveva mai fatto un tale lavoro di bocca e questa cinesina, mi stava conducendo per mano in paradiso.

Quando si &egrave finalmente staccata mi ha sorriso soddisfatta e mi ha detto:
‘Non avevo mai visto un cazzo così grosso. Sai, sono sempre stata solo con uomini cinesi.’
‘Beh il cazzo di Diji lo hai visto”
‘Non &egrave lo stesso. Prenderlo in bocca &egrave un’altra cosa.’
‘E tuo marito?’
‘In confronto al tuo sembra il pisello di un bambino.’
‘Beh comunque non mi sembra che ti manchi l’esperienza”
‘Imparo in fretta.’ Mi ha risposto ammiccante.
Poi mi ha baciato e con un altro sguardo malizioso mi ha detto:
‘E comunque, mai nessuno era riuscito a resistere più di due minuti ai miei pompini’ Voglio proprio vedere per quanto tempo sei capace di scoparmi senza venire.’
Non volevo deluderla, ma con quel corpo che si trovava e la fica stretta che doveva avere, probabilmente non avrei resistito oltre 30 secondi.

A quel punto si &egrave alzata e come una gatta ha cominciato a salire le scale che portavano in camera. Una sua mano ha cercato il mio pisello ancora in tiro e una volta afferrato mi ha tirato dietro di sé come se fossi il suo cagnolino. In quel momento ero pronto a farle qualsiasi cosa mi avesse chiesto. Così l’ho seguita, le ho messo le mani sui fianchi e poi sulle natiche. L’ho costretta a fermarsi e ho preso a baciarle i glutei. La pelle era liscia, la carne soda: non ho potuto trattenermi dal darle dei piccoli morsi e dall’andare, con le dita, a sondare ancora il tessuto delle mutande che le copriva la fica, ormai completamente fradicio. Mya ha sospirato forte, poi ha aggiunto:
‘Dai, saliamo su. Così mi puoi fare tutto quello che vuoi.’
Non me lo sono lasciato ripetere.

La mia camera era mansardata, con le finestre a tetto che diffondevano il pallido chiarore dei lampioni della strada. Non c’era bisogno di accendere la luce, riuscivo a vederla perfettamente. Lei ferma qualche passo davanti a me, di spalle. Si &egrave voltata, mi ha sorriso e poi di profilo si &egrave sporta verso l’avanti, mentre con le mani ha fatto scendere lentamente il tanga nero che ancora indossava. Lo ha fatto con un movimento così lento che sembrava studiato apposta per farmi bollire il sangue e farmi perdere definitivamente il controllo. Le curve del suo corpo erano semplice perfezione, le proporzioni erano quelle di una divinità: gambe lunghe e tornite, sedere alto, pieno, un ventre piatto sovrastato da due seni abbondanti e dalla forma perfetta. E poi ancora più sopra un sorriso disarmante, due occhi magnetici circondati da capelli neri come pece. Mya si &egrave voltata completamente e mi si &egrave parata finalmente di fronte in tutto il suo superbo splendore: teneva le gambe strette, la fica nascosta da una peluria curata, con le braccia a reggersi i grossi seni, come se reggesse un paniere. I suoi capezzoli erano turgidi di desiderio. Le leggevo in faccia una profonda voglia di essere abusata, di essere utilizzata come una puttana.

‘Mi vuoi?’ ha detto infine.
Io mi sono avvicinato e delicatamente le ho appoggiato le mani sui fianchi.
‘Stai scherzando, vero?’
Lei ha sorriso.
‘Non ho mai tradito nessuno, mio marito men che meno. Ma questo anno &egrave troppo speciale, &egrave una pausa nella mia vita. Voglio morire potendo dire di aver vissuto fino in fondo, capisci?’
‘Sì.’
‘Voglio essere tua come non sono mai stata di nessuno. Pensi di riuscirci?’
‘Sì.’
‘Anche se stai per tradire la ragazza che ami?’
‘Mya, questa notte ci siamo solo io e te. Nessun altro.’
‘Non ti verranno i sensi di colpa dopo?’
‘E a te?’ le ho chiesto io.
Lei mi ha appoggiato le mani sulle guance e mi ha baciato con la lingua, facendomi sentire quanto grande fosse la sua fame di sesso ed io per tutta risposta non ho potuto far altro che stringerla forte. Le ho palpato il culo, le ho afferrato le natiche allargandole, le ho spinto il cazzo sul ventre facendole capire che ormai avevo raggiunto il limite massimo di sopportazione.

Lei si &egrave staccata da me, &egrave scivolata sul letto pronta ad accogliermi. Ho preso un preservativo, l’ho scartato con foga e me lo sono infilato. Finalmente mi sono soffermato a guardare quella Venere. Anche lei mi guardava, con un movimento sensuale ha allargato le gambe e con le mani si &egrave allargata la fica:
‘Ti prego, sii delicato” mi ha detto.
Io le sono salito sopra, mi sono preso il cazzo in mano, l’ho strofinato un po’ sulle sue labbra umide e poi lentamente l’ho penetrata. &egrave stato come entrare in paradiso. La sua fica era strettissima e quindi farmi largo in quella carne bollente, scivolandole dentro lentamente &egrave stato un sollievo troppo grande per essere descritto. Le sue pareti roventi aderivano come un guanto al mio cazzo che a lei doveva sembrare enorme. L’ho sentita inarcare le reni per meglio accomodare il mio pene. Ha emesso un sospiro che era quasi un lamento e quando sono arrivato in fondo, quando il mio glande si &egrave incollato al collo dell’utero non si &egrave più trattenuta ed ha esclamato:
‘Oh mio dio! Mio dio quanto &egrave bello, quanto &egrave grosso!’
Ho sorriso, ho estratto il cazzo velocemente e l’ho penetrata di nuovo, un po’ più velocemente di prima.
‘Oh cazzo!’ ha ripetuto.
La terza volta &egrave stata più veloce, e la quarta ancora di più.
Lei ansimava a metà strada tra il dolore ed il piacere.
Le penetrazioni sono diventate colpi, sempre più veloci, sempre più violenti. Le sue tette ballavano mentre i suoi sospiri si sincronizzavano col mio ritmo, diventano singhiozzi, sempre più forti sempre più imploranti.
‘Ti prego, continua, più forte. Mi piace troppo come mi stai fottendo! Oh mio dio, &egrave come se nessuno mi avesse mai scopato prima! Non ti fermare ti prego!’

E così ho fatto. L’ho scopata per un tempo che sembrava non finire mai. L’ho fottuta forte, con il cazzo duro come il legno, senza mai cedere, senza mai perdere un colpo, con una passione che non avevo mai avuto, con nessuna. Dopo averla scopata a lungo da sopra, l’ho spinta di lato e l’ho presa da dietro, con le mani saldamente ancorate alle sue meravigliose tette, mentre il mio inguine sbatteva ripetutamente contro il suo culo perfetto. Le ho baciato il collo, l’ho sentita sospirare ancora più forte quando le ho leccato le orecchie e quando poi ho cercato la sua lingua baciandola con rabbiosa veemenza, senza mai smettere di riempire quella sua fica ingorda con chilometri di cazzo. Il suo dolore era ormai scomparso e aveva lasciato il posto ad un delirio di primitivo piacere.

Dopo lunghi minuti si &egrave staccata e mi ha spinto sulla schiena. Si &egrave mossa sinuosa su di me, mi ha afferrato il pisello, lo ha pompato due tre volte e poi, accompagnandolo al suo ventre mi ha detto ammiccante:
‘Adesso voglio comandare io.’
Il cazzo &egrave scomparso nella sua calda vagina, mentre Mya, superba come una statua, ha iniziato a danzare soave col proprio ventre. Il chiarore che proveniva dal soffitto disegnava sul suo corpo un gioco di luci ed ombre che la faceva sembrare ancora più bella ed esotica di quanto già non fosse. Le ho afferrato i fianchi per tenerla stretta sul mio pene. Lei mi ha guardato sorridente, mentre il suo ventre spingeva per farmi entrare più a fondo nella sua carne. Vedevo i peli della sua fica arricciarsi intorno a quelli del mio pube, i suoi sospiri farsi più lenti e profondi, le sue mani sollevare i suoi lunghi capelli liberando il suo collo liscio. In quella posizione anche i suoi seni si sono sollevati verso l’alto e io non ho potuto resistere oltre. Mi sono sollevato a sedere e sono andato a succhiarli a palparli. Con una mano le ho cinto il culo accompagnando le sue spinte pelviche sul mio cazzo. Mya ha volto il viso al cielo, mentre con le braccia aggrappate alla mia schiena mi stava invitando a baciarle il collo, implorando di stringerla ancora più forte. Mentre la mia lingua correva lungo la sua pelle, gustando il sapore salato del suo sudore, le sue mani si sono mosse fino alle mie spalle dove ha preso a spingere per impalarsi con ancor più foga. Era come se non riuscisse a saziarsi, come se la sensazione di quel palo ficcato in pancia avesse risvegliato in lei una sete di sesso sopita da sempre e ormai incolmabile.

Stavamo scopando in quella posizione seduta da un tempo che non sapevo calcolare, quando lei guardandomi dritto negli occhi, mi ha prima baciato e poi con voce rotta dal desiderio mi ha detto:
‘Mi fai sentire come una vera cagna!’
‘Davvero?’
‘Ti giuro, ho voglia di farmi sbattere da te in ogni modo, in ogni luogo”
Sentirla dire quelle cose mi eccitava ancora di più.
‘Voglio che mi fai sentire troia fino al midollo.’
Le ho sorriso, senza risponderle.
‘La tua ragazza non &egrave troia come me vero?’
‘Stai zitta.’
‘Allora &egrave vero? Io sono molto più zoccola di lei. Dillo, ti prego dillo!’ mi ha chiesto con voce rotta dai singhiozzi di chi &egrave vicina a venire.
A quel punto l’ho sollevata a forza sfilando il cazzo dalla sua fica grondante di umori e l’ho buttata sul lato.
‘Cazzo, che fai?!’ mi ha urlato delusa.
Io mi sono girato, l’ho afferrata per i fianchi, l’ho fatta mettere a pecora e poi con un colpo solo le ho piantato il pisello fino alle palle di nuovo dentro la fica.
Mya si &egrave lasciata scappare un urlo di puro piacere.
‘Sì cazzo fottimi! Sei il mio stallone italiano, ti prego fottimi, spaccami la fica!’ mi ha detto Mya mentre le mie botte violente quasi le toglievano l’aria dai polmoni.
‘Stai zitta! Puttana, devi solo stare zitta!’ le ho detto io dandole un paio di sonori schiaffi sui glutei.
Ero ormai prossimo a venire e i miei colpi stavano accelerando ad un ritmo forsennato che negli anni di scopate precedenti non ero mai riuscito a sostenere per più di qualche secondo. Con Mya, pur godendo come un maiale, pur sentendo la sua fica così stretta stimolarmi il cazzo come nessuna altra fica era mai riuscita a fare, sentivo di poter resistere per ore. Abbiate pazienza, non sono un attore porno e per me quella era fantascienza.

Mya si reggeva alla testata del letto per resistere meglio ai miei poderosi colpi di cazzo. La stavo scopando con tutta la foga che avevo in corpo tentando di spanarle quella fichetta deliziosa. La vista del mio pube che sbatteva con forza contro le sue natiche oltre che le sue preghiere sconnesse di continuare a scoparla come stavo facendo, mi stavano inesorabilmente portando all’orgasmo. Il mio pene non ne avrebbe mai avuto abbastanza di scavare gallerie in quel corpo rovente, ma ormai anche io avevo voglia di arrivare al parossismo del godimento e di svuotarmi le palle dopo settimane di astinenza.
‘Fottimi ancora, ti prego sto per venire, fottimi più forte, fottimi, fottimi!’ continuava a ripetermi Mya, mentre il mio cazzo era diventato una mitragliatrice.

Quando finalmente il respiro di Mya si &egrave interrotto in un urlo soffocato ho capito che potevo dare a tutto il piacere che stavo trattenendo nelle viscere la così a lungo desiderata trionfale esplosione. Mya emetteva solo dei lunghi e sospirati ‘sì’, quando finalmente, dopo un ultimo potente colpo il mio cazzo &egrave esploso iniziando una sborrata animalesca: otto, dieci, dodici getti continui di denso sperma, che avrei tanto voluto schizzarle dentro l’utero. Con il pisello ancora duro, le mie mani hanno lasciato i suoi fianchi e sono tornate sui suoi grossi seni. L’ho sollevata verso di me, portando la sua schiena ad aderire al mio petto. Continuando a muovere il cazzo lentamente le ho dato un lungo ed appassionato bacio, prima che entrambi, ormai esausti ci lasciassimo cadere sul letto.

Eravamo immobili, e ancora stringendola nel mio abbraccio ho provato a tirare fuori il cazzo. Lei, intrecciando le sue gambe alle mie me lo ha impedito e mi ha detto:
‘Stai fermo, non ti muovere. Voglio addormentarmi così, con te dentro di me.’
Ho fatto forza e l’ho estratto comunque, con una mano mi sono tolto il preservativo inondando di sperma le lenzuola. Mi sono pulito il pisello alla bene meglio e ancora duro gliel’ho infilato di nuovo dentro.
‘Se fai così però, a dormire non ci riesco di certo”
‘Vuoi farlo ancora?’
‘Non adesso. Ma domani mattina sì. Domani mattina voglio svegliarti succhiandoti il pisello e voglio che mi scopi così come mi hai scopato adesso.’
‘Allora mi sa che rischiamo di fare tardi a lezione.’
‘Chi se ne frega. Anzi, dopo che avremo fatto l’amore ti preparo la colazione e dopo la colazione voglio fare la doccia con te.’
‘E vuoi che ti scopi anche sotto la doccia?’
‘Certo, che domande.’
‘Mi sa che dovrò fare una bella scorta di preservativi”
‘Non voglio dipendere dai preservativi. Voglio che tu mi possa fottere sempre e ovunque. Domani pomeriggio vado a farmi prescrivere la pillola. E poi ho voglia che mi tu mi venga dentro, voglio sentire il tuo sperma nella pancia. Anzi, sai cosa voglio davvero fare? Voglio che mi fotti a scuola in qualche angolo nascosto e poi voglio tornare tra la gente con il tuo seme che mi cola tra le gambe. Che brividi”
A quelle parole l’ho baciata e, restando ancora dentro di lei, mi sono finalmente addormentato in un sonno senza sogni. Il mattino seguente a quella notte con Mya non &egrave stato esattamente come lei lo aveva descritto perché quando mi sono svegliato lei era ancora addormentata. Nel debole chiarore della stanza la vedevo ancora addormentata fianco a me. Mi dava le spalle, solo leggermente coperta dal lenzuolo, cosa che la rendeva ancora più sensuale. Appena i miei occhi si sono posati sulle sue forme il mio pene si &egrave subito indurito. Non ho potuto fare a meno di accarezzarle il braccio, delicatamente, con solo la punta delle dita. Lentamente sono arrivato fino al lenzuolo dal quale l’ho poi pian piano scoperta completamente.
Aveva le gambe chiuse. La linea del suo splendido sedere a mandolino finiva in quella fica fantastica che appena qualche ora prima era stata il mio paradiso. La vedevo racchiusa tra le sue cosce lisce e perfette. Il contrasto della sua pelle candida con il nero corvino dei peli della sua vagina mi stava portando all’eccitazione del giorno prima. Il mio pisello era ormai duro come un bastone e non vedevo l’ora di scivolare di nuovo all’interno di quel corpo da sogno.

Mya respirava piano, in maniera regolare, immersa in chissà quali sogni. Non ho potuto fare a meno di baciarla, prima piano sul braccio, poi anche sul collo, dove ho preso a leccarla assaporando il gusto di sesso della sua pelle. I suoi lunghi capelli lisci le cadevano scomposti sulla schiena e sul viso. Il suo fisico statuario si muoveva lento al ritmo del suo respiro. Le mie mani, come mosse da volontà propria non hanno potuto fare a meno di accarezzarla, sempre più insistentemente, prima percorrendo le sue gambe, poi sfiorando le sue splendide natiche, infine seguendo la linea tra i glutei e salendo lungo la schiena fino alla nuca che, con le dita immerse tra i capelli, ho preso a massaggiare delicatamente. Nel mentre il mio corpo si era avvicinato fin quasi ad incollarsi al suo, con il cazzo, ormai completamente eretto, adagiato sul suo fondoschiena.

Mentre la accarezzavo, il suo respiro ha rallentato, fino quasi a scomparire. Infine Mya si &egrave mossa, ha voltato la testa, ha aperto gli occhi mettendomi a fuoco, sorridendo li ha subito richiusi ed &egrave poi tornata ad appoggiare la testa sul lenzuolo. Io ho continuato ad accarezzarla.
‘Mhhhhh” Ha sospirato.
‘Vuoi che smetta?’
‘No, ti prego continua!’ Ha detto con una voce in cui leggevo evidenti note di godimento. Una mia mano &egrave subito scivolata sfiorando i suoi grossi seni giù fino al suo sesso. Con un dito mi sono avventurato nella sua peluria fino alle sue grandi labbra, già bollenti, già completamente bagnate. A quella sensazione non ho potuto resistere e così, posandole una mano sul fianco per tenerla ferma, l’ho penetrata lentamente, con delicatezza, ma con piena risoluzione.
‘Mhhhh” Ha sospirato lei di nuovo. Questa volta molto più profondamente.
‘Hai un pisello fantastico! Penso che non me ne sazierò mai.’
La stavo penetrando a cazzo nudo, pelle a pelle. Volevo assaporare il suo corpo senza nessuna barriera. Ovviamente significava anche non poterla scopare fino in fondo, ma in quel momento non mi interessava. Volevo solo possederla sentendo tutto il suo corpo a contatto col mio.

Quella mattina abbiamo fatto l’amore piano, con movimenti lenti e profondi, entrambi sentendo il bisogno di dissetarci l’uno dell’altra, baciandoci con passione, tenendoci stretti come a voler evitare di far scappare il momento. Di nuovo, per non so quale inspiegabile motivo, sono riuscito a fotterla a lungo senza mai venir meno. Alla fine, quando mi trovavo sopra di lei, scopandola e guardandola dritta negli occhi, finalmente &egrave venuta con un orgasmo lungo e incontrollato, stringendosi a me con ancora più forza e piantandomi i denti nella spalla per soffocare le grida di piacere.

Siamo rimasti così, abbracciati a lungo. Io mi ero fermato senza venire, il cazzo ancora duro solidamente piantato dentro di lei. Poi, sempre con delicatezza, sono scivolato al suo fianco. Lei si &egrave appoggiata a me, baciandomi il petto ed accarezzandomi, fino a quando mi ha chiesto:
‘Perché non sei venuto?’
‘Non bisogna venire sempre sai?’
‘&egrave la prima volta che lo sento. Anzi, &egrave la prima volta che vengo senza far venire il mio compagno”
‘Lo consideri un fallimento?’
‘In Cina una donna deve soddisfare il proprio uomo.’
Mi sono voltato a guardarla in faccia: ‘Non hai neanche idea di quanto sono soddisfatto.’
Mya mi ha sorriso e con una mano mi ha sfiorato il pene che ha immediatamente risposto al suo tocco.
‘Vuoi scoparmi di nuovo?’ Ha detto con un tono insicuro.
‘Cert, ma non adesso. Prima facciamo colazione.’
Lei mi ha fatto un sorriso radioso, si &egrave alzata di scatto esclamando: ‘Perfetto! Lascia però che te la prepari io, ok? Dopo questa nottata ci servono energie!’
‘&egrave tutto in cucina.’ Le ho detto io.
A quel punto ha aperto l’armadio, a frugato un po’ tra le mie cose e si &egrave presa una maglietta troppo grande per lei, se l’&egrave infilata e senza neanche mettersi le mutande &egrave scesa giù in soggiorno.

Io sono rimasto qualche minuto da solo, pensando a Mya, pensando alla mia ragazza, pensando a quanto poco in colpa mi sentissi per quello che avevo fatto. Forse per l’effetto degli ormoni, di cui in quel momento dovevo esser drogato, mi sentivo davvero bene. Poco importava se Elena, la mia ragazza, sarebbe arrivata di lì a qualche giorno a rompere quell’idillio. In quel momento volevo solo vivere a pieno quell’esperienza, senza dover poi rimpiangere niente.

Con quei pensieri in testa, completamente nudo e col pisello ormai ammosciato mi sono alzato per raggiungere Mya al piano di sotto, dove i miei vestiti giacevano sparpagliati per terra dalla sera prima. Entrando però nel soggiorno la scena che mi sono trovato di fronte mi ha ringalluzzito in un attimo: Mya era protesa in avanti per prendere qualcosa nel frigorifero esibendo così il fantastico spettacolo del suo culo e della sua fica. I suoi movimenti erano così sensuali da essere irresistibili. Il mio cazzo si &egrave drizzato in un attimo mentre la voglia di fare l’amore con lei erompeva di nuovo incontrollabile.

Mya aveva preso una bottiglia di succo di frutta e si stava servendo un bicchiere. Io mi sono avvicinato silenzioso da dietro e l’ho abbracciata. Una mano &egrave scesa veloce ad accarezzare il suo clitoride e le sue grandi labbra mentre con l’altra, infilata sotto la maglietta le palpavo con vigore un seno. Lei ha alzato il viso verso l’alto con un chiaro invito a baciarle il collo. Non ho potuto resistere e così ho fatto, baciandola e leccandola con passione, fino a quando ho poi del tutto perso il controllo e le ho violentemente tolto la maglietta, portando a nudo il suo corpo di dea.

Mya, senza un attimo di esitazione ha poggiato le mani sul tavolo ed ha allargato le gambe:
‘Fammi ciò che vuoi.’ Ha detto implorante.
Non me lo sono lasciato ripetere e con un colpo secco l’ho penetrata da dietro, in una fica già fradicia. Era incredibile quanto velocemente il suo corpo rispondesse ai miei stimoli. Era un puro oggetto di piacere come mai mi era capitato di toccare. Ho avuto qualche ragazza, una meglio dell’altra, ma mai nessuna si &egrave neanche lontanamente avvicinata all’essere il giocattolo così perfetto che invece era Mya. Così mentre la pistonavo come un martello pneumatico, sempre più veloce sempre più forte, lei mi urlava di sbatterla con ancor più vigore e tra singhiozzi di dolore mi implorava di sfondarla.
‘Voglio il tuo cazzo, lo voglio tutto fino alle palle! Ti prego spaccami in due!!’ Diceva.

Vedere il suo corpo muoversi sotto i colpi ripetuti del mio pene, sentire il rumore del mio inguine sbattere violento sui suoi glutei, il suo respiro affannato, il suo implorarmi di fotterla fino ad ammazzarla erano un sortilegio cui non riuscivo più a sottrarmi. Lei ne voleva sempre di più e io stavo diventando una macchina nelle sue mani, solo un cazzo stregato dalla sua fica perfetta. Avevo pensato che lei fosse il mio giocattolo, ma era vero il contrario: nelle sue mani stavo diventando un oggetto che avrebbe fatto qualsiasi cosa mi avesse chiesto. Se mi avesse implorato di sborrarle dentro la pancia, se mi avesse chiesto di ingravidarla mandando a fanculo tutta la mia vita, in quel momento lo avrei sicuramente fatto.

Se si fosse aperta la porta di casa e fosse entrata la mia ragazza, non penso che avrei trovato la forza di smettere. Penso che avrei forse addirittura accelerato il ritmo, che avrei afferrato Mya per le tette e l’avrei tenuta come un trofeo davanti ad Elena. La mia ragazza avrebbe visto il mio cazzo indiavolato continuare a sfondare quella fica asiatica, così stretta e così vorace. Sbigottita e sconvolta dalla scena di fronte a sé, ci avrebbe sentiti godere come maiali, avrebbe sentito Mya che la apostrofava sprezzante:
‘Guarda quanto piace al tuo uomo fottere la mia stretta fichetta!! Guarda come prendo bene il suo grosso cazzo! Di te gli frega così poco che non riesce neanche a smettere di fottermi!’

E mentre la mia mente proseguiva nel suo delirio, sbavavo sulla schiena di Mya. In preda ad un amplesso bestiale avevo ormai completamente perso il controllo di me stesso. Avevo voglia di possedere quel corpo in ogni modo umanamente possibile. Mosso da una furia animale, estratta la mia spada ho fatto girare Mya, e l’ho sollevata reggendola dalle cosce. Ho ripreso a pugnalarla in quella nuova posizione, mentre lei reggendosi sospesa sopra al mio cazzo incollava la sua bocca alla mia in un nuovo bacio di fuoco.

Abbiamo scopato così, a lungo, stretti come due animali. Mya mi sussurrava parole sconnesse nell’orecchio mentre il mio pene le sfondava la fica senza fermarsi, inossidabile come una lama di Toledo. Io riuscivo solo ad ansimare, la mia ragione completamente annullata dalle scariche di ormoni che mi si riversavano nelle vene. Quando finalmente stavo per raggiungere l’orgasmo ho tirato fuori il cazzo, l’ho fatta inginocchiare mentre lei, senza neanche farselo chiedere, me lo ha subito preso in bocca. Ingorda come la più troia delle cagne si &egrave fatta scopare in gola fino a quando non sono più riuscito a trattenermi, schizzandole dentro abbondanti getti di sperma. Mya, sempre più infoiata si &egrave aggrappata con entrambe le mani al mio sedere ed ha iniziato a succhiare come un’idrovora. Dopo avermi svuotato le palle per bene ha continuato a spompinarmi per minuti interi. Il cazzo, seguendo le leggi della natura mi si &egrave afflosciato appena salvo poi, di fronte a tanta maestria, ridiventarmi subito duro come l’acciaio.

A quel punto Mya si &egrave sollevata in piedi, mi ha dato un bacio che sapeva di sperma e continuando a segarmi mi ha detto ammiccante:
‘Dai andiamo sotto la doccia! Adesso sono sicura che mi puoi scopare per due ore senza soffrire.’
Quella ragazza era una vera macchina del sesso, non sapevo come facesse, ma riusciva a mantenermi il cazzo in tiro con l’esperienza di una puttana navigata.
Tirandomi per il pisello come aveva fatto la sera prima mi ha portato sotto la doccia, dove sotto un getto di acqua bollente, abbiamo ripreso a baciarci con passione, con le mani che esploravano a vicenda i nostri corpi, come se ancora non si conoscessero. Ben presto e anche se avevamo già fatto l’amore per oltre due ore, abbiamo ripreso a fottere. Con i corpi scivolosi per il bagno schiuma, abbiamo scopato contro le mattonelle bagnate, lei con una gamba sollevata per prendere il cazzo il più profondamente possibile, la sua carne dilaniata da un pugnale come mai ne aveva sentiti.

Dopo esser venuta per l’ultima volta, Mya si &egrave voltata allargando le gambe e con fare perentorio mi ha ordinato:
‘Ti prego fottimi nel culo! Fammi male! Piantamelo fino in pancia! Vienimi dentro, non ce la faccio più!!!’
Io senza pensarci troppo su mi sono versato una dose abbondante di shampoo sulla mano, mi sono spalmato per bene la minchia e con colpo violento gliel’ho finalmente piantata nel retto. Il cazzo &egrave affondato senza ostacoli fino alle palle sebbene il suo sfintere fosse più stretto ancora della sua fica. Mya, ormai completamente rapita, con una mano nella fica mi torturava il cazzo dall’interno, massaggiandosi le pareti della vagina a contatto col retto. Con i denti si mordeva l’altra mano per tentare di trattenere le urla.

Ero esausto, le pressioni della sua mano e il suo ano così stretto intorno al mio cazzo avevano portato il mio godimento a livelli mai neanche sfiorati prima. Continuavo a fotterla mentre la mia mente delirava. Scopavo il culo di Mya e sognavo che la mia Elena fosse lì con noi, che si tappasse le orecchie per non sentire quanto lurida e squallida fosse quella scopata, quanto schifoso fossi io, il ragazzo in cui lei aveva riposto tanta fiducia. Più pensavo quelle cose, più sentivo i gemiti di godimento di Mya, più le mie mani tenevano stretto quell’oggetto di piacere come per evitare che scappasse via, più il pisello mi diventava duro fino al punto in cui alla fine un liberatorio fiume di sborra si &egrave riversato incontenibile nel culo di quella cagna cinese.

Come previsto quella mattina siamo arrivati a lezione con quasi due ore di ritardo. Eravamo sicuri che la cosa avrebbe destato sospetti, ma non potevamo farci niente e, a dirla tutta, non ce ne fregava molto. Una volta parcheggiate le macchine una accanto all’altra nel parcheggio sotterraneo, una volta lanciato uno sguardo intorno per assicurarci di essere soli, non abbiamo potuto fare a meno di baciarci di nuovo. E ovviamente, siccome avevo anche smesso di essere pollo, ne ho anche approfittato per palpare quel suo fantastico culo. Altro che caff&egrave! Per svegliarsi al mattino basterebbe poter metter le mani sul proprio sogno erotico. Cosa che io in quel momento avevo la fortuna sfacciata di poter fare. Resistere senza scopare di nuovo sarebbe stato difficile anche solo qualche ora, non riuscivamo ad immaginare cosa sarebbe stato riuscire ad arrivare fino a sera. Per evitare troppi commenti però abbiamo pensato di continuare a comportarci come avevamo sempre fatto fino ad allora. Due compagni di gruppo affiatati, ma nulla più.

Usciti dal parcheggio Mya &egrave andata direttamente in classe, mentre io mi sono fermato a prendere un caff&egrave al bar. Me lo ha servito Letitia con cui ho scambiato due parole nell’attesa. Avendomi visto entrare con Mya non aveva potuto fare a meno di chiedere:
‘Quindi &egrave vero?’
Sapevo a cosa puntava, ma volevo far finta di non capire: ‘Vero cosa?’
‘Che stai con Mya.’
‘Ma figurati! Siamo in gruppo insieme!’
‘La carezza che ti ha dato lasciandoti, non era da compagna di gruppo’ E poi, con quel fisico che ha dovresti dire ‘magari’, anziché ‘ma figurati’! Non ti pare?’
Furba la ragazza.
Io le ho sorriso. ‘Sei scaltra!’
‘Dai! Dimmelo! Sarà il nostro segreto! Tu sai un mio segreto e io so un tuo” Mi ha detto lei facendomi l’occhiolino.
‘Letitia, il tuo non &egrave un segreto. Ci sono i video anche su youtube!’
‘Youporn.’ Mi ha corretto lei ridendo.

Mentre stavamo scherzando così &egrave arrivata anche Giulia con un gruppo di suoi compagni. Vedendomi si &egrave avvicinata e mettendomi un braccio intorno al collo, per la prima volta mi ha dato un bacio sulla guancia per salutarmi. In Francia si usa così, ma lei non era Francese e prima di allora non lo aveva mai fatto.
‘Dai fate ridere anche me!’ Ha detto.
‘Eh no, non si può. Sono segreti.’ Ha fatto Letitia ammiccante. ‘Cosa ti servo?’
‘Caff&egrave. Ultra corto per favore. Che segreti?’
‘Niente, cazzate. ‘ Ho detto io.
Giulia mi ha guardato poco convinta.
‘Al tuo amico piacciono gli occhi a mandorla.’ Ha detto Letitia mettendo la polvere di caff&egrave nel portrafiltro.
‘Letitia! Cazzo!’ Ho sbottato io irritato.
Giulia a quelle parole mi ha sorriso, non ha detto nulla, ma si &egrave avvicinata a me così tanto che potevo sentirne il suo delicato profumo. Poi, con un gesto veloce e preciso, ha afferrato qualcosa sulla mia maglia. Tra l’indice e il pollice reggeva un lungo capello nero. Lo ha lasciato cadere per terra e poi avvicinando le sue labbra al mio orecchio ha sussurrato:
‘Poi mi racconti cosa si prova a tradire?’
Senza che io riuscissi a dire o fare niente mi ha dato un altro bacio sulla guancia, mi ha fatto un occhiolino e dopo aver buttato giù il suo caff&egrave tutto d’un fiato ha raggiunto i suoi compagni. Dopo tutte le ore di fuoco con Mya, non sono riuscito a seguire troppo bene le lezioni. Non tanto per l’imbambolamento dovuto alle ripetute scopate, quanto piuttosto per il fatto che essendo i posti assegnati ed essendo che io e Mya sedevamo uno accanto all’altra, lei quel giorno non ha fatto altro che sussurrarmi all’orecchio o scrivermi sugli appunti le peggio porcate. Robe tipo: ho sete, fammi bere un po’del tuo sperma, ho come un vuoto dentro di me, ho bisogno del tuo bel cazzone piantato dentro, ti prego riempimi, ho voglia di sentire la tua sborra tra le gambe, eccetera eccetera. In sostanza cose che si dicono tra amici quando ci si vuol bene. Non vi &egrave mai capitato?

Ovviamente la cosa non mi dispiaceva, ma dato il fatto che non avevo pagato quella scuola per scopare, tentavo in tutti i modi di non risponderle. Mya, che era una ragazza sveglia, se n’era accorta subito e per questo motivo, meno io reagivo alla sue provocazioni, e più lei si divertiva. Ad un certo punto, in preda a quella sua insana ricerca dell’eccesso in cui stava lentamente affondando, mi ha scarabocchiato sul quaderno degli appunti una frase a dir poco afrodisiaca:
‘La prossima volta che mi fotti voglio chiamare mio marito al telefono.’
Non potevo credere ai miei occhi e pensando mi stesse prendendo in giro, senza perdere tempo a scrivere le ho chiesto:
‘Eh??? E perché?’
‘Perché mi sento troia.’
‘Ma questo non &egrave essere troia, questo &egrave essere stronza.’
‘Perché? Mi rende meno colpevole se non lo faccio?’
‘Forse no, ma di sicuro ti rende meno stronza.’
‘Dai, pensa che bello! Essere riempita dal mio stallone italiano mentre quello sfigato di mio marito dall’altra parte del telefono pensa che faccio la brava mogliettina, che seguo le lezioni, che studio e che vado a letto presto per rendere sempre al 100%. Dai, non ti ecciterebbe scoparmi, mentre sono al telefono con mio marito?’
Io l’ho guardata senza trovare le parole per rispondere e lei con un filo di astio nel tono ha aggiunto:
‘Pagherei per potermi fare scopare da un’intera squadra di basket mentre sono al telefono con lui! Sarebbe bello sentirlo con quel suo tono da paparino mentre mi ripete per la milionesima volta che devo prendere il master sul serio e io intanto sono nel mezzo di una doppia penetrazione con un cazzone in bocca e altri due nelle mani.’
‘Col corpo che ti ritrovi non avresti bisogno di pagare.’ Le ho detto io facendolo l’occhiolino.
Lei mi ha sorriso di rimando:
‘Per il tuo cazzo la mia fica e il mio culo saranno sempre gratis.’
Meno male, ho pensato. L’idea di poter continuare ad approfittare di una cagna del genere non mi dispiaceva affatto.
Dopo un attimo di silenzio e sempre nel bel mezzo della lezione ha detto: ‘Dio quanto ho voglia che mi spacchi il culo come questa mattina”
Poi, come se nulla fosse ha posato la mano sulla patta dei pantaloni dove il mio pisello ha subito risposto su l’attenti.

Le lezioni avvenivano non in classi normali, ma in anfiteatri secondo il modello americano. Da davanti quindi non si poteva vedere nulla di ciò che accadeva sotto i banchi visto che gli schienali dei sedili di fronte coprivano quasi del tutto la vista. Dal lato ovviamente era tutta un’altra storia, ma in quel caso particolare la cosa non era un problema visto che io e Mya sedevamo in fondo alla classe. In quella lezione poi in ultima fila c’eravamo solo io, Mya e Nicole, un’altra ragazza cinese che pur essendo carina, io stranamente non avevo mai considerato neanche di straforo. Nicole mi sedeva accanto, ma era concentrata sulla lezione e quindi non sembrava essersi accorta, né dei nostri discorsi né di quelle carezze che adesso Mya mi stava spudoratamente facendo al pisello.

Confesso che in quella situazione il verginello che ero si trovava abbastanza imbarazzato. Mya invece sembrava essere totalmente a suo agio, tanto che più il mio cazzo diventava duro, più lei insisteva, fino al punto che, con una mossa veloce la sua mano mi aprì la cerniera dei pantaloni e si intrufolò dentro, afferrando il pene senza scostare le mutande ed iniziando letteralmente a segarmi. Dopo qualche colpo, forse perché non contenta della sensazione che le dava il tessuto sulla mano, armeggiando un po’, ma sempre senza scomporsi, &egrave riuscita a liberare la mia asta, ormai dura e svettante.

Accanto a me Nicole prendeva appunti, l’espressione seria e concentrata, senza il minimo rossore sul viso. Io invece ero combattuto tra il terrore puro di essere in un’aula con sessanta persone intento a farmi masturbare dalla mia vicina e la piccante eccitazione del poter trasgredire tutte le più comuni regole imposte dalla società. Insomma, mi stavo comportando come un animale in preda al puro istinto, assaporando il sottile piacere dell’oscenità.

Mya continuava a seguire la lezione mentre per evitare di farsi sgamare, la sua mano faceva ampi e lenti movimenti di polso. Io molto semplicemente stavo godendo come mai una sega mi aveva fatto godere. Guardavo la platea e l’idea di poter essere scoperto non faceva che aumentare il mio piacere. Poi pensavo all’altra ragazza seduta accanto a me, e sarà forse per lo stato alterato in cui mi trovavo, ma cazzo, avrei davvero desiderato che anche lei mettesse la sua mano sul mio scettro. Nicole aveva un viso fine ed elegante, un fisico esile con gambe lunghe e slanciate, un culetto piccolo, ma sodo e alto. Purtroppo aveva pochissime tette, ma in quel momento, col cazzo in mano a Mya, speravo soltanto che, sempre seguendo la lezione, la sua mano abbandonasse la penna e scendesse tra le mie gambe, vogliosa anche lei di partecipare.

Fissavo le sue mani candide che sapevano di innocenza, osservavo le sue unghie curate e desideravo solo che le avvinghiasse intorno al mio pene e che me lo menasse lentamente. Immaginavo la sua espressione sorpresa nel saggiare la consistenza del mio palo e nel vedere quanto duro e grosso questo fosse, la immaginavo accendersi di un desiderio mai provato, la immaginavo perdere completamente il controllo per scendere con la testa sul mio glande, per accogliere tra sue labbra la mia turgida cappella. L’idea di farmi fare un pompino da una ragazza con cui fino a quel momento non avevo scambiato più di qualche parola, il solo pensiero di sentirla succhiare e lappare il mio cazzo facendo di tutto perché le venissi in gola lì in mezzo a quelle persone, durante un corso di finanza dei derivati, mi stava facendo raggiungere l’orgasmo per davvero. Mya se ne doveva essere accorta, perché da autentica stronza o da perfetta puttana o forse da entrambe le cose, stava accelerando i colpi della mano.

Quello sarebbe stato troppo: non avevo nessuna voglia di venire addosso ai ragazzi seduti davanti a me e scatenare così un autentico pandemonio. Con uno sforzo sovrumano sono riuscito a decidere di bloccarle la mano. Lei neanche tanto sorpresa si &egrave voltata verso di me, mi ha sorriso e senza far uscire nessun suono, ma solo muovendo le labbra ha detto:
‘Sei un porco!’
‘E tu sei una zoccola!’ Ho sussurrato.
Lei mi ha fatto un occhiolino e poi ha chiuso gli occhi mordendosi le labbra e assumendo quell’espressione sensuale di puro godimento che le avevo visto in faccia quella mattina mentre la scopavo. Era una cagna che godeva al solo pensiero di comportarsi da puttana.

Quel pomeriggio le lezioni sono finite sul tardi, intorno alle sei e mezza e, sebbene io e Mya avessimo una voglia furiosa di accoppiarci, eravamo costretti a ritrovarci col nostro gruppo per portare a termine uno studio che doveva essere consegnato di lì a poco. Riuscendo a tornare padroni di noi stessi e tornando ad essere delle persone moderatamente civili, ci eravamo quindi uniti a Patrick, Jonas e Laukik, i nostri compagni di gruppo. Patrick era Americano, sposato con una ragazza canadese e già con un figlio nel passeggino. Stessa cosa per Jonas, il ragazzo Sud Africano di etnia olandese, anche lui sposato, con una bellissima ragazza nera sua connazionale. La loro bimba, come &egrave ovvio immaginare era un autentico spettacolo. Laukik infine, un ragazzo Inglese-Indiano, per una complicata questione legata alle caste che ancora a distanza di anni non sono riuscito a capire, era ancora disaccoppiato. La cosa però, sebbene anche lui come noi avesse superato i trenta, non sembrava disturbarlo molto, visto che comunque ogni settimana si faceva una ragazza diversa.

All’inizio Laukik ci aveva provato anche con Mya, ma lei aveva sapientemente declinato. La cosa era avvenuta in maniera spudorata al party di apertura dell’anno accademico. Anche quella era stata una festa hollywoodiana, sebbene più sobria dell’ultima a cui avevo partecipato: in quell’occasione la gente aveva almeno evitato di scopare sui cofani delle macchine nel parcheggio avendo il buon gusto di cercare dei posti un po’più appartati per poter fottere. Non che questo interessasse Laukik però, visto che ormai ubriaco il senso del pudore, se mai lo aveva avuto, se lo era dimenticato a casa. Così era successo che mentre eravamo in gruppo a scherzare, c’erano Mya, Patrick e Jonas con le rispettive mogli Karin e Lena insieme ad altra gente, un gruppo piuttosto consistente insomma, Laukik aveva dato prova di tutta la sua demenza. Eravamo disposti più o meno in cerchio e Mya si trovava proprio davanti a me. Indossava quel genere di vestito che io chiamo fru-fru, ovvero leggero e svolazzante che ad ogni movimento lascia intravedere frammenti del tesoro sottostante. Per farla breve, uno spettacolo della natura!

Quell’idiota di Laukik, a cui tra l’altro voglio tanto bene proprio per l’essere a tratti del tutto scollegato dalla realtà, &egrave spuntato dietro a Mya. L’ho notato avvicinarsi con fare sospetto, una via di mezzo tra Daffy Duck e Willy E. Coyote, per poi intrufolarsi in mezzo a noi con un balzo felino e abbracciare Mya, ovviamente senza dimenticarsi di darle una vigorosa palpata alle tette. La prima cosa che ho pensato, prima che si pigliasse il cinquino in faccia &egrave stata che fosse un genio. Voglio dire, all’epoca la conosceva solo da una settimana e, anche se era stata una settimana intensa, quella era una mossa da ‘all in’ a poker.
Dopo aver incassato la sberla senza scomporsi ha esclamato: ‘Cazzo Mya, se fai così mi ecciti davvero!’
‘Se ci riprovi ti stacco il pisello!’ Gli ha detto lei sorridendo e per niente imbarazzata.
Dopo quella scena la mia stima per entrambi si &egrave moltiplicata per un fattore mille.

Ed era proprio con quel gruppo, i due ragazzi seri ed affidabili, il fuori di testa e la dea scesa in terra che dovevo ritrovarmi in quell’inizio di serata, verosimilmente per lavorare fino a notte fonda. Con ancora gli ormoni della quasi-sega ad annebbiarmi i pensieri sono entrato, seguito da Mya, nella saletta in cui ci eravamo tutti quanti dati appuntamento. Gli altri tre erano già lì: Patrick e Jonas seguivano con stupore quello che un infervorato Laukik stava raccontando.
‘Dai Laukik, non dire cazzate, non ci credo!’ Stava commentando Jonas scettico.
‘Jo, lo sai che le cose che dico sono troiate, ma sono vere!’
Patrick stava in silenzio. Ci guardava ridendo.
‘Che cosa?’ Ha chiesto Mya subito incuriosita.
Io mi sono seduto al mio posto, tra Laukik e Patrick e a quest’ultimo ho chiesto: ‘Che cazzata ha combinato questa volta?’
Patrick sollevando le spalle e sempre ridendo: ‘E il bello &egrave che non fatico a credergli!’
‘Ah quindi ci credi anche tu!’ Ha detto Laukik. ‘In questa scuola la depravazione ha superato ogni limite! Ora ve lo racconto anche a voi!’
‘Siamo tutt’orecchi, spara.’ Ho detto lanciando un’occhiata beffarda a Mya.
‘Sapete che questo weekend c’era il viaggio a Porto. Eravamo quasi cinquanta. &egrave stato un bel trip.’
‘Sì immagino.’
‘E sapete che &egrave venuta Jill, la moglie di Adrien, senza che venisse Adrien?’

Laukik si riferiva ad un ragazzo francese, nostro compagno di corso, il tipico secchione insopportabile. Per chissà quale inspiegabile ragione era sposato ad una gnocca allucinante, caratterialmente totalmente diversa da lui. &egrave vero che gli opposti in teoria si attraggono, ma in questo caso anche le leggi della fisica avrebbero fatto un’eccezione: lui antipatico e rigido, lei solare e alla mano, lui poco incline a divertirsi, lei una vera e propria party girl! Alta sul metro e sessanta con capelli castani lunghi e ricci, fisico da ballerina, un viso sbarazzino con un nasino all’in su e due occhi penetranti che quando ti guardavano erano in grado di aggrovigliarti le budella.
‘Davvero?!? Non mi stupisce che sia venuta senza!’ Ha detto Mya.
‘Già, il cornuto doveva studiare!’
‘Laukik, cazzo! Abbassa il volume!’ Ha sbottato Patrick. ‘Non puoi urlare ste cose, che cazzo di gossip &egrave se lo vai ad urlare ai quattro venti!’
‘Sì sì sì ok ok. Va bene! Comunque tu Patrick sei solo un mormone bigotto!’ Attimo di silenzio. ‘E Jill &egrave una gran cagna!’ Tutti giù a ridere.
‘Dai, perché? Che ha fatto?’
‘C’ha una fame di cazzo che non avevo mai visto.’
Generale attimo di silenzioso imbarazzo.
‘Che hai detto?’
‘Eh, che ha una gran fame di cazzo.’
‘E tu come lo sai?’
‘Perché me la sono scopata.’
‘Cosa hai fatto? Ti sei scopato Jill?! La moglie di Adrien?’
‘E di chi stiamo parlando scusate? Sì, me la sono scopata. E mica solo io. Anzi, mica da solo!’
‘No no no calma calma, racconta un po’ sta cosa?’

‘C’&egrave poco da raccontare. Siamo arrivati a Porto che era ormai quasi notte, ma siccome noi studenti di MBA in realtà siamo solo un branco di debosciati”
‘Tu in particolare’
‘Fanculo Jo, non mi interrompere. Siccome siamo solo un branco di debosciati, siamo subito andati a rintanarci in una discoteca. Ora, di questa parte ho solo ricordi annebbiati”
‘Ma dai?’
‘Fanculo ho detto! Ma non così annebbiati da non ricordare che Jill, tirata giù da competizione tra l’altro, ballava in mezzo ad un gruppo di maschi, tra cui il sottoscritto. Mai vista una ballare in modo più zoccolo! Roba da farti rizzare il pisello in due nanosecondi. Scusa Mya.’
‘Vai tranquillo, ho sentito di peggio!’
‘Fatto sta che dopo un po’ sta gran troia ha iniziato a slimonarci a turno e non per sbaglio, no, era proprio convinta! Ovviamente non &egrave che davanti a queste cose mi tiro indietro eh! Per non saper ne leggere ne scrivere le ho anche messo le mani addosso e cazzo, ragazzi, Jill c’ha una carrozzeria da prototipo monoserie! Roba allucinante! Le ho messo le mani tra le gambe e pensate un po’? A parte il fatto che era senza mutande, a parte il fatto che era completamente depilata, ma cristo, era già un lago!’

Noi guardavamo Laukik con gli occhi spalancati. Da una parte era difficile credergli, ma dall’altra stava raccontando la cosa con tale naturalezza, che non poteva che essere vera.
‘Così &egrave finita che io e Manuel ce la siamo portata nei bagni e senza neanche spogliarla, ce la siamo ripassata per bene. Ci siamo fatti un doppio giro di doppia penetrazione da sballo. E più glielo davamo più ne voleva! Tra l’altro ragazzi, Manuel! Roba che forse solo Diji lo batte! Quel tipo non ha un cazzo tra le gambe, ha un vero pistone!’
Io scrutavo Mya per vedere se la sua voglia stava seguendo la mia nell’iperuranio. Lei mi rispondeva con fugaci sguardi di conferma.

‘E poi quel culo, o mio dio! Vi assicuro che un culo così dovrebbe essere proibito dalla convenzione dei diritti dell’uomo! &egrave piccolino, ma &egrave perfettamente rotondo, ti ci aggrappi come vuoi e le fai fare tutto quello che ti pare! All’inizio glielo sbattevo dentro di gusto, ma dopo un po’ era lei che veniva indietro cercando di prendersi la minchia più a fondo possibile. Mai vista una roba così!’
‘E da davanti?!’
‘Da davanti mi ha fatto vedere le stelle, non esagero. Non so come faccia, ma Jill controlla la sua fica come una mano e questa cosa, unita al bestione di Manuel che sentivo agitarsi dall’altra parte, vi giuro che quando ho finito con lei non ne avevo proprio più. Zero, mi ha completamente svuotato. Ma poi cavoli, la conoscete, sembra così fine e delicata, ma avreste dovuto sentire cosa diceva! Roba tipo, dai scopatemi sono la vostra cagna, apritemi in due stronzi, fate cornuto quella sega di Adrien, sì questi sono cazzi veri, o mio dio di qui, o vergine santissima di là, eccetera, eccetera.’

‘Ok, Laukik, non &egrave che stai esagerando? Non &egrave che te la sei sognata tutta sta cosa?’
‘No no, non me la sono sognata! Altre sette persone possono confermare!’
‘Sette?! Ma se hai detto che eravate solo tu e Manuel!’
‘Nei bagni della discoteca sì, ma poi, dopo aver svuotato noi due e non ancora sazia, anzi prendendoci per il culo che eravamo riusciti a resistere solo fino agli antipasti, in albergo se n’&egrave fatta contemporaneamente altri tre e tra sabato e domenica si &egrave sfogata in varie altre riprese. Era così infoiata che mentre stavamo visitando la cattedrale, visto che almeno qualcosa di culturale va fatto, si &egrave avvicinata a Manuel pregandolo di potergli succhiare il pisello in un confessionale. Lui però &egrave Brasiliano e cattolico abbastanza da non arrivare a tanto, così ha rifiutato. A me invece non me ne frega un cazzo della vostra religione e un altro giro me lo sono fatto proprio volentieri.’

Noi lo guardavamo perplessi, ma lui incurante continuava col suo strampalato racconto:
‘Siccome però di farlo nei confessionali non c’era modo, perché va bene tutto, ma ci avrebbero arrestato, siamo riusciti ad imboscarci in una saletta della sagrestia. E lì, siccome eravamo ben nascosti, sta gran cagna mi ha quasi strappato pantaloni e mutande prima di attaccarsi alla mia canna come una assetata nel deserto. Mi ha fatto un pompino con la p maiuscola. E siccome era così brava, non ho potuto trattenermi dal prenderle la testa con le mani per scoparle la gola. Non ci ho messo molto a venirle dentro.’
‘E lei??’
‘Lei niente, se l’&egrave bevuto tutto e poi, siccome ancora non le bastava me l’ha preso in mano iniziando a menarlo per farlo ridiventare duro. Siccome &egrave una vera professionista, non le ci &egrave voluto molto. Senza avvertirmi si &egrave abbassata gli hot-pants che portava e si &egrave impalata. Mi &egrave letteralmente saltata addosso reggendosi al mio collo con le braccia e stringendomi le reni con le cosce per restare ben piantata sul mio cazzo. Lei era in estasi, mi ansimava nell’orecchio cose in francese che non ho capito bene, ma vi dirò avrebbe anche potuto recitarmi tutte le normative della contabilità IFRS che non me sarebbe fregato niente! Poi va bene che lei &egrave piccolina e quindi anche abbastanza leggera, ma cavoli quella &egrave una posizione faticosissima, roba da atleti del sesso!’

In quel momento ho lanciato un’occhiata a Mya e lei mi ha sorriso malefica: quella mattina in cucina avevamo scopato in quella posizione per così tanto che mi facevano ancora male gli avambracci.
‘Dopo non so quanto comunque son venuto di nuovo. Jill mi ha letteralmente svuotato le palle due volte in un quarto d’ora. Roba da Guiness!’
‘Tu sei fuori di testa!’
‘Aspetta!!! In quel momento &egrave arrivato il prete che gliel’ha buttato in culo!’
‘Questa &egrave una cazzata.’ Lo ha subito smascherato Patrick.
‘Sì in effetti sì, questo me lo sono inventato. Oh, però tutto il resto &egrave vero eh!’
‘Anche la sagrestia?’
‘Sì anche la sagrestia. E comunque in totale quelli che le sono passati tra le cosce in due giorni sono sette. Ma non escludo che ci sia qualcun altro un po’ più furbo che si guarda bene dal dirlo.’
‘Perché scusa?’
‘Perché nessuno ha usato il preservativo e lei a quanto pare non usa la pillola. Però vabb&egrave cazzi suoi, ce l’ha chiesto lei di riempirla e noi abbiamo eseguito. E poi comunque ragazzi, neanche voi avreste potuto resistere ad un corpo così! Scusa Mya, nulla di personale eh.’
Mya a quelle parole &egrave scoppiata a ridere, mentre io pensavo che Laukik aveva proprio ragione: a certi corpi proprio non si può resistere.

Una volta lasciato sfogare Laukik e dopo aver scherzato sulle sue avventure per un altro quarto d’ora, abbiamo iniziato a fare quello per cui tutti quanti avevamo investito una fraccata di soldi: studiare. Ovviamente seppur con tutti i buoni propositi non &egrave che sia riuscito ad essere super produttivo, finendo per fare le ore 25 o giù di lì. Dopo aver salutato tutti quanti io e Mya ci siamo avviati da soli verso il parcheggio sotterraneo ormai completamente deserto. Mentre camminavamo parlando delle materie su cui avevamo passato tutta la serata, vedevo che Mya era un po’ assente, quasi distratta da qualcosa. Continuava a lanciarsi occhiate intorno in maniera molto sospetta.

Arrivati alla macchina, dopo un ultima occhiata circolare intorno a sé, mi si &egrave buttata al collo attaccando le sue labbra alle mie e dandomi un bacio rovente. Le mie mani, come mosse da volontà propria sono andate ad aggrapparsi al suo culo stringendola subito a me.
‘Non ce la facevo più.’ Ha detto lei staccandosi appena. ‘Ti prego ho bisogno che mi fotti, adesso!’
A quelle parole non ci ho più visto, l’ho spinta verso la fiancata della sua macchina, l’ho fatta girare bruscamente e sbattendola contro il metallo freddo le ho alzato il vestito fino sopra alla vita. Il suo culo era nudo, non indossava mutande.
‘Le ho tolte prima, non volevo perdere tempo.’
Ho sorriso, mi sono chinato e ho iniziato a mordere quelle natiche fantastiche e quando il pisello nei pantaloni era arrivato al punto di farmi male, me lo sono tirato fuori e l’ho inculata. L’ho presa così, da dietro, senza delicatezza, in maniera animale, senza pensare a niente se non a soddisfare la mia voglia. Logorati da una intera giornata di attesa e di desiderio, cinque minuti dopo siamo venuti entrambi. Senza dire niente ci siamo staccati, ci siamo rivestiti e dopo esserci baciati un’ultima volta ce ne siamo tornati a casa nostra. Con Mya le cose hanno continuato ad andare alla grande finché purtroppo (o per fortuna) Elena non &egrave tornata a prender possesso di me e dei miei pensieri, cio&egrave fino a quando non mi ha raggiunto in Francia per iniziare il suo dottorato. Fino a quel momento però con Mya abbiamo fatto le peggio cose: dai furiosi accoppiamenti nei bagni dell’istituto nelle pause delle lezioni, ai pompini nel parcheggio sotterraneo appena arrivati a scuola o le scopate sotto le docce della palestra alle tre di notte, dopo che durissime giornate di studio non erano riuscite a sedare la nostra voglia di fottere.

Sebbene fino ad allora in soli 5 mesi quella ragazza e la sua insaziabile sete di sesso mi avessero fatto fare cose che in anni di onorata carriera mi ero solo sognato, la cosa più allucinante &egrave successa una domenica pomeriggio, quando ancora Elena non si era decisa ad arrivare e mentre io mi trovavo stranamente da solo a casa, per riuscire a portare a termine un caso di studio o roba simile. Mentre stavo leggendo distrattamente un appassionate articolo sul mercato delle materie prime del cemento armato, mi &egrave arrivato un messaggio sul cellulare. Ricordo benissimo che la voglia di applicarmi in quel momento si discostava di poco dallo zero assoluto, per cui sono stato ben contento di vedere che il mittente era Mya:
‘Tra mezz’ora riesci ad essere a casa mia?’
Inutile dire che il pisello mi si &egrave indurito in un istante: quando ricevevo quel genere di messaggi, e non era la prima volta, era chiaro che Mya non mi stesse chiamando per giocare a domino, ragion per cui sono letteralmente saltato dalla scrivania, mi sono vestito nel minor tempo umanamente possibile e mi sono fiondato da lei a velocità da ritiro della patente. Un vero servo della gleba insomma.

Mya viveva in quella che era stata una antica fattoria della campagna francese, ormai rimessa a nuovo e divisa in appartamenti di lusso per studenti danarosi. Per questo motivo negli alloggi attigui al suo vivevano soltanto altri studenti della scuola, visto che solo loro in quella zona potevano permettersi gli allucinanti affitti richiesti. Così, quando dopo aver suonato al campanello mi sono visto aprire la porta da Nicole, la prima cosa che ho pensato &egrave che fossi talmente infoiato da aver sbagliato appartamento.

Lei, per niente sorpresa, anzi quasi aspettandosi la mia visita, mi ha sorriso e mi ha salutato con un calore tutto asiatico, dandomi due leggeri baci sulle guance. Sarà forse il virus cinese al quale ero sottoposto da qualche tempo, ma ormai da qualche settimana più la guardavo e più mi attizzava. Considerando poi che mi aveva aperto la porta vestita solo di hot pants e di un top in cotone così leggero da permettere di intravedere l’areola scura dei suoi piccoli capezzoli, potete immaginare che sono rimasto quanto meno colpito. Anzi, più che colpito direi perplesso, visto che con lei fino a quel punto non avevo mai scambiato più di qualche battuta banale e adesso invece me la trovavo davanti mezza nuda e animata da una confidenza inaspettata. Intendiamoci, non sarò certo io a lamentarmi di una cosa del genere, ma lì per lì sono rimasto un pelo interdetto.

Lei, vedendo che restavo un po’ imbarazzato sulla soglia della porta, mi ha preso per un braccio tirandomi dentro casa.
‘Entra dai, ce ne hai messo di tempo!’
Sempre più confuso, per un attimo ho pensato di soffrire di sdoppiamento di personalità. Ma io che messaggio avevo letto?
‘Mya &egrave in salotto che ci aspetta” Mi ha detto facendomi strada lungo l’ingresso. La visione delle sue gambe lunghe e del suo culetto fasciato da quei pantaloncini attillati, la sua schiena mezza nuda coperta a tratti dai lunghi capelli neri che oscillavano seguendo il suo ancheggiare così sensuale, perfino il suo profumo, esattamente uguale a quello che portava Elena e che lei adesso riusciva a rendere così violento, tutto quanto contribuiva a farmi aggrovigliare le budella fino al punto da farmi dimenticare che ero venuto lì per Mya.
‘Scusa, ma, in che senso?’ Ho balbettato io, come un autentico coglione.
Nicole si &egrave fermata e mi ha squadrato con uno sguardo divertito. In fondo alle sue retine scure ho colto sottili tonalità di perversione, che la rendevano ancora più conturbante di quanto il suo abbigliamento succinto già non facesse. Superfluo sottolineare che il cazzo nei pantaloni, che già premeva per uscire, non sia sfuggito alla sua analisi, visto che l’ho notata indugiare con lo sguardo per più di qualche istante sul mio pacco.

‘Mya &egrave di là che ci aspetta.’
‘Ci?’
‘Sì, noi due.’
‘Ma scusa, in che senso noi due?’
Nicole mi osservava divertita, ogni tanto mordendosi leggermente il labbro inferiore, come se stesse pregustando qualcosa.
‘Tu lo capisci il Mandarino?’
‘Eh?!’
‘Mya &egrave al telefono con suo marito. Parlano Mandarino”
A quelle parole ho iniziato a capire dove stavamo andando a parare, anche se mi era difficile intuire che ruolo avrebbe dovuto avere Nicole in questo gioco perverso.
‘E io sono qui per farti la traduzione di quello che si dicono.’
‘Ah.’ Sono riuscito a dire io con un’espressione che deve essere sembrata piuttosto ebete.
Nicole infatti &egrave scoppiata a ridere, con i lunghi capelli neri che le sono scivolati sul viso a velare il suo sguardo magnetico. Poi avvicinandosi a me ha fatto scivolare le sue braccia sottili intorno al mio collo e portando il suo viso a due palmi dal mio mi ha detto:
‘Guarda che so tutto.’
Io non ho risposto, non sapevo cosa dire.
‘Credi che la sega che ti sei fatto fare in classe mi sia sfuggita?’
Io sono arrossito violentemente.

‘Mya &egrave mia amica, mi ha sempre raccontato tutto, fin dall’inizio. E oggi partecipo anche io”
Poi con delicatezza ha appoggiato le sue labbra sulle mie spingendo la sua lingua nella mia bocca. Io ho risposto al bacio, accarezzandole la lingua con la mia, poggiando le mie mani sul suo sedere così ben disegnato, stringendola a me con vigore e facendole sentire quanto duro fosse il mio cazzo. Non avevo la minima idea di cosa stessi facendo, la mia voglia animale aveva di nuovo ripreso il sopravvento e io non avevo proprio nessuna intenzione di controllarla. Nicole poi sembrava apprezzare, spingendo il suo bacino verso il mio, schiacciando il suo torace al mio. Non aveva purtroppo le doti fisiche di Mya, quelle erano inarrivabili, ma diamine, con la lingua ci sapeva fare. E poi non si trattava solo delle sensazioni che quel contatto così fisico mi stava facendo provare, no, il fatto era che nella testa si agitava un tarlo: quanto &egrave bello tradire? Quanta parte del godimento in realtà viene solo dall’idea che stai facendo la cosa sbagliata? Adesso come allora non sono sicuro della risposta.

Dopo esserci scambiati quel lungo bacio, Nicole si &egrave staccata da me, mi ha fatto un occhiolino e poi si &egrave portata l’indice alle labbra per indicarmi di fare silenzio. Non ero sicuro fino a che punto Mya intendesse condividermi con Nicole quindi ho pensato che il meglio sarebbe stato di provare a restare neutro, senza scoprirmi troppo: non posso negare che l’idea di tradire quella che consideravo la mia amante con la sua confidente mi eccitava da matti. A quel punto speravo solo che Nicole reggesse il mio gioco. Lei, vedendomi sperso in queste mie divagazioni mentali, mi ha preso per mano e mi ha condotto in salotto, da dove effettivamente sentivo provenire l’inconfondibile voce della mia dea. Mya era distesa sul divano e guardava il soffitto, aveva un braccio dietro la testa e parlava al cellulare in quella sua lingua incomprensibile. Era vestita solo di una leggera vestaglia di seta che però permetteva di apprezzare bene la sua statuaria bellezza: una gamba piegata era scoperta fino all’inguine dove potevo intravedere la sua splendida fica dal pelo sempre così curato. I due lembi della sua vestaglia erano stretti all’altezza dell’ombelico dal nastro della cintura, ma da lì in poi si discostavano di nuovo permettendo di ammirare il suo ventre piatto e, nascosto appena dal tessuto, il volume dei suoi seni sontuosi.

Vedendomi entrare e sempre continuando la sua telefonata, Mya mi ha fatto un sorriso radioso, invitandomi ad avvicinarmi. Così ho fatto e in un momento in cui lei non parlava mi sono abbassato a darle un bacio in bocca. La sua lingua subito alla ricerca della mia e la voce ovattata di suo marito nel telefonino che teneva all’orecchio hanno fatto esplodere la mia erezione. Sempre baciandola ho iniziato a slacciarmi la cintura per liberare l’ariete che mi stava crescendo nei pantaloni.

Dopo un attimo e con un cenno della mano Mya si &egrave staccata da me e ha ripreso a parlare con suo marito, mentre io ormai mi ero calato anche le mutande puntandole in faccia il mio pene svettante. Lei mi ha sorriso e con la mano libera ha preso a segarmi lentamente. Nicole invece mi &egrave arrivata alle spalle e senza molti indugi ha iniziato a togliermi il maglione e la maglietta che avevo addosso.
‘Ti aiuto io stallone.’ Mi ha sussurrato complice all’orecchio.

Dopo essermi liberato anche delle scarpe mi trovavo nudo in mezzo al salotto. Nicole accanto a me ha iniziato a svestirsi a sua volta: prima staccando i tre bottoncini degli hot pants e poi infilando i pollici all’altezza dei fianchi e facendo scivolare i pantaloncini lungo le sue lunghe gambe. A quel punto davanti a me c’era lo spettacolo di una splendida fica, completamente depilata e sovrastata dal tatuaggio di una piccolissima farfalla. Le persone non sono mai quel che sembrano, ho pensato mentre con un movimento sensuale Nicole si liberava anche di quel inutile top che ancora indossava mostrandosi in tutta la sua, devo dire, nascosta bellezza: seno piccolo, ma dalla forma perfetta e un fisico asciutto da modella.

Mentre la osservavo rapito dal suo portamento così sensuale ed elegante, nel retro del mio cervello si spegneva la speranza di un doppio tradimento, ma si accendeva la voglia di scopare quel corpo. Era abbastanza chiaro che quello sarebbe stato un pomeriggio molto interessante. Da un lato dar sfogo alle voglie perverse di una moglie fedifraga e dall’altro saziare la curiosità di una ragazza Cinese dalla fica stretta che mai aveva potuto assaggiare un pene delle mie dimensioni. Ci sarebbe stato da divertirsi.

Nicole, come leggendomi nella mente si &egrave avvicinata a me con il passo di una pantera, mi ha girato intorno e mi ha abbracciato da dietro incollandosi alla mia schiena. Le sue mani sono scivolate veloci sul mio bastone: la sentivo impaziente di saggiarne la consistenza, potevo immaginare la sua voglia di prenderlo più profondamente possibile in uno qualsiasi dei suoi buchi. Le mani di Nicole si sono posate sui miei testicoli, che hanno preso a palpare dolcemente. Mya stava continuando a segarmi guardandomi famelica: le leggevo in faccia una tremenda voglia di cazzo. Ormai sapevo decifrare le sue espressioni.

Nicole, con le labbra vicinissime al mio orecchio mi ha sussurrato:
‘Dice che ha un grosso problema per le mani”
Se possibile il mio cazzo &egrave diventato ancora più duro.
Nicole ha poi continuato a parlare come se fosse Mya stessa a farlo:
‘Amore, ti assicuro, questo master &egrave davvero duro, non ho tempo di pensare ad altro. Sì amore, sono concentrata, ma avrei davvero bisogno che mi leccassi la fica’ Perché amore? Cosa c’&egrave di male a distrarsi un attimo? Non hai voglia anche tu? Non hai voglia che ti sbatta la fica in faccia?’
Mentre diceva queste cose Mya mi sorrideva complice. La sua mano libera aveva lasciato il mio cazzo ed aveva preso ad accarezzarsi l’inguine intorno alle grandi labbra: mi stava invitando a prendermi cura della sua micina e io non chiedevo di meglio. Tuttavia un piccolo dettaglio che si contrapponeva tra la mia volontà e la sua realizzazione erano le sapienti mani di Nicole. Quelle mani cosi fini ed eleganti che tanto avevo desiderato mi segassero in classe, mi stavano facendo un magistrale massaggio al pene e alle palle, accarezzandomi con delicatezza, palpandomi con vigore, comunicandomi un irrefrenabile desiderio di sesso. Era impossibile staccarsi e se avesse continuato per molto avrei sborrato fino a svuotarmi i coglioni, concludendo la mia performance ancora prima di iniziare.

Per fortuna Nicole doveva essere una vera esperta perché senza che le dicessi niente ha mollato il mio cazzo, spostando le mani prima agli addominali e poi al petto.
‘Dai caro, infilami la lingua dentro, fammi sentire come &egrave calda e vellutata.’ Ha detto Nicole prima di leccarmi il collo e poi farmi un succhiotto sulla spalla. La sua voglia era palpabile e io per un rapido istante avrei davvero voluto essere solo con lei per potermela sbattere con tutti i crismi senza dovermi preoccupare di offendere Mya. Poi però lo sguardo mi &egrave caduto sulla mia dea che aveva ben pensato di mettersi a gambe aperte allargandosi con le dita le labbra della fica per mostrarmi il colore infuocato della sua vagina.
‘Ti prego caro, affondami dentro, bevi tutto il mio miele” Mi ha sussurrato Nicole all’orecchio, prima che perdessi completamente il controllo di me stesso.

Mi sono inginocchiato davanti a Mya e le ho affondato la faccia tra le gambe prendendo a leccare con foga il suo sesso già completamente fradicio. Succhiavo i suoi peli grondanti di umori ficcando lingua e naso nella sua caverna. Lei mi teneva la nuca spingendomi la faccia verso di sé, ansimando spudoratamente al telefono con suo marito e continuando a dire parole che non capivo, ma il cui significato, nel linguaggio della passione, poteva essere solo uno. Mya godeva della mia lingua che lappava le sue labbra, godeva della mia bocca che succhiava il suo clitoride pulsante. Con le gambe intorno al mio collo mi teneva il più possibile stretta a sé, mentre suo marito dall’altra parte del mondo chissà che insulse stronzate le diceva.

Mentre io ero intendo a godermi la fica stupenda nella quale non vedo l’ora di affondare la minchia, senza che me ne accorgessi Nicole era scivolata sotto di me e proprio al mio cazzo si stava dedicando. La potevo sentire leccarmi le palle, succhiarmi i testicoli e poi arrivare al pene, seguirne con la lingua le vene rigonfie fino a giungere al glande e poi, dopo baci leggeri, un forte calore avvolgere la cappella. La bollente sensazione di umido e di liquido intensificarsi allo sprofondare della mia asta nella sua bocca, mentre le sue mani mi massaggiavano le cosce. Nicole si stava dimostrando forse ancor più cagna della sua amica succhiandomi il cazzo come se la sua vita dipendesse da ciò. Il suo pompino era qualcosa che mai avevo provato prima: la maestria con la quale mi stava tenendo al limite senza farmi esplodere nella sua gola era semplicemente incredibile.

Poi però, l’ho sentita improvvisamente staccarsi da me. Mi sono fermato anch’io per guardarla e tentare di capire cosa fosse successo. Con un movimento sinuoso si &egrave messa tra me e Mya e con sguardo ammiccante mi ha sussurrato:
‘E cosa diresti caro se mentre hai la faccia tra le mie cosce una splendida puttana si sdraiasse su di me succhiandomi le tette e ti offrisse anche la sua fica? Non ti piacerebbe soddisfare due cagne al prezzo di una? Come diventerebbe duro il tuo pisello se iniziassi a limonare con questa troia?’
E dopo aver detto questo Nicole fece esattamente quello che Mya le aveva suggerito: l’ho vista slacciare completamente la cintura della vestaglia e far emergere del tutto lo stupendo corpo della mia ninfa, le sue gambe lisce, la sua pelle candida e i suoi seni così grossi e pieni. Nicole &egrave poi salita a cavalcioni su Mya mimando un accoppiamento, strusciando e strofinando la sua fica glabra a quella pelosa di Mya, stimolandosi a vicenda il clitoride prima di buttarsi a leccare e succhiare i capezzoli di Mya, che con la testa buttata all’indietro godeva sfacciatamente. Io davanti ad una scena così carica di passione non volevo interferire, non volevo rovinare uno spettacolo così straordinario preferendo quindi solo menarmi il cazzo.

‘Come non ti piace?’ Ha detto Nicole staccandosi ed assumendo un’espressione ironica.
‘Non ti piace condividermi con una troia qualsiasi? Ma non &egrave una qualsiasi, &egrave una mia amica ed &egrave una vera bomba! Dai impegnati, cosa ci faresti?!’
Io senza stare ad aspettare i suggerimenti della fervida fantasia di quel cornuto mi sono insalivato tre dita della mano ed ho preso a penetrare Mya come sapevo che le piacesse, stimolandole una parete interna e massaggiandole il clitoride con il pollice, mentre con la lingua mi dedicavo alla splendida fica di Nicole. E qui devo essere del tutto sincero, infilarmi tra le sue labbra strette e lisce, sentire il sapore leggermente salato del suo nettare misto al profumo dolce del suo sudore, percepire i brividi di piacere che le facevo provare mentre con la lingua passavo dalla vagina all’ano, stavano facendo crescere in me la voglia di fotterla: volevo riempirle la pancia di sperma e poi riempirle ancora anche il suo fantastico piccolo culetto, volevo possederla fino a spaccarla in due. Quel giorno volevo solo lei.

‘Oh mio stallone’ Sei fantastico così, ti prego non ti fermare!’ Ansimava Nicole con la voce spezzata dal piacere, senza che io riuscissi a capire se stesse traducendo quello che Mya stava sussurrando al telefono o se, godendo senza ritegno, si fosse semplicemente lasciata andare. Io dal canto mio non ne potevo più, avevo solo voglia di ficcare il cazzo più a fondo possibile in quelle fiche in fiamme che imploravano la mia sborra liberatrice. Così mi sono sollevato, mi sono preso il cazzo in mano e afferrando Nicole per un fianco le ho fatto capire che sarebbe stata lei la prima.

Lei, dall’alto della sua furbizia, ha inarcato le reni offrendomi la sua vagina mentre nel contempo iniziava a baciare Mya, per nascondere alla sua vista che sarebbe stata lei a godere per prima del mio cazzo. Io mi sono insalivato una mano e poi l’asta intera, perché probabilmente anche con la massima delicatezza le avrei fatto male lo stesso: una verga come la mia in una vagina come la sua sarebbe stato come profanare una vergine. Ho puntato la cappella, strofinandola contro le sue labbra umide e vogliose di accogliermi e a quel punto lei ha fatto qualcosa che non mi sarei mai aspettato: con un colpo secco all’indietro si &egrave fatta entrare il pene dentro fino alle palle. Con quel colpo io non ci ho più visto e afferrando i suoi glutei di marmo, allargandoli per osservare lo spettacolo dei suoi orifizi intonsi, ho subito preso a fotterla dando colpi lenti, ma vigorosi. Volevo farla godere senza piangere e lei, rapita dal mio ritmo cadenzato, non ha più potuto controllarsi smettendo di baciare Mya e godendo libera da ogni costrizione, spudorata, a voce alta, mischiando i suoi lamenti a quelli di Mya.

‘Ehi che cazzo fai?!’
Ha urlato in inglese Mya quando si &egrave accorta che non era più lei il centro della scena.
Io l’ho guardata e vedere il suo sguardo di rimprovero, mi ha fatto salire l’incazzatura: che cazzo, non sono mica il tuo giocattolo!
Con rabbia ho estratto il cazzo lucido dei succhi di Nicole e gliel’ho buttato in fica prendendo a pomparla con rabbia, come un ossesso. Come una instancabile macchina pneumatica l’ho chiavata, stringendola forte per i fianchi. Nicole quasi spaventata si &egrave messa di lato e ha osservato il nostro rabbioso accoppiamento in religioso silenzio, senza più tradurre quello che Mya gridava al cellulare. Io traevo piacere da quel corpo, dal dolore, perché tale era, che le stavo infliggendo con quella penetrazione selvaggia. Scopavamo insieme già da settimane, ma la sua fica era ancora quella di una Cinese: una bestia europea scatenata non riusciva a domarla.

Dopo un po’ le ho lasciato i fianchi e mi sono avventato sulle tette, succhiandole, mordendole i capezzoli, sempre chiavandola con un ritmo forsennato, ma con meno veemenza, perché venire volevo farla venire. I nostri movimenti si sono fatti man mano più sinuosi, come quelli di due veri amanti, cosicché lei dopo alcune parole sconnesse sempre in cinese ha detto in inglese:
‘Scusami caro, sta per arrivare la tempesta, ti devo lasciare” Senza aspettare la risposta ha chiuso la comunicazione ed ha lasciato scivolare il cellulare sul pavimento abbandonandosi completamente al godimento che adesso le stavo facendo provare. Quando l’orgasmo l’ha raggiunta &egrave stato potente e violento come il rapporto che avevamo appena consumato. Il liberatorio urlo di piacere che ha lanciato mentre le succhiavo un orecchio &egrave rimasto vibrante e teso nell’aria per qualche secondo. Se non l’hanno sentita fino a Parigi &egrave stato un miracolo.

Nicole era ancora lì, in mezzo a noi, quasi intimorita da ciò che aveva visto. Mentre ancora Mya godeva dei postumi del suo orgasmo, io ho tirato fuori il mio cazzo ancora duro e afferrando Nicole per le gambe e tirandola a me le ho detto sorridendo:
‘Con te ho qualcosa in sospeso.’
La vista della mia grossa cappella già in mezzo le sue labbra ancora desiderose di cazzo, la sua farfallina pronta a sanguinare sotto i colpi del mio pitone e il suo sguardo man mano più sicuro e sfacciato mi hanno fatto nuovamente perdere la ragione. Quando sono di nuovo affondato in lei il sollievo che ho provato &egrave stato indescrivibile. Ho ripreso a pomparla come prima, con vigore e desiderio, guardandola fisso negli occhi, e facendole capire che poteva lasciarsi andare perché questa volta niente mi avrebbe potuto fermare, neanche le suppliche di Mya. Il calore della fica di Nicole e la sua presa intorno al mio cazzo erano meravigliosi. I movimenti del suo bacino e le mie spinte pelviche erano in una sintonia che non avevo mai raggiunto con nessuna, nemmeno con Mya, nemmeno con Elena. Nicole stava riuscendo a mantenermi ad un passo dall’orgasmo senza permettermi di raggiungerlo.

Le mie mani, come mosse da volontà propria sono scivolate lungo i suoi fianchi esili fino ai suoi piccoli seni. Glieli ho stretti, li ho palpati e poi ho preso a stuzzicarle i capezzoli, piccoli, ma duri come bottoni. Nicole mi guardava sognante, il suo sguardo fisso nei miei occhi. La vedevo mordersi il labbro inferiore e poi sospirare sempre più forte.
‘Ti piace la mia fica?’ Mi ha chiesto.
‘E’ il paradiso”
‘E le mie tette? Ti piacciono le mie tette? Succhiale ti prego”
Non ho potuto sottrarmi, ho fatto come mi ha chiesto, ho preso in bocca i suoi capezzoli succhiando con forza, facendole male, facendole sentire quanto la desiderassi. La sua pelle aveva un gusto delicato, il profumo della mia ragazza mi entrava nel cervello, confondendomi le idee, portando il viso di Elena a sovrapporsi a quello di Nicole, rendendo il mio tradimento ancor più grave e significativo. Ma il mio cazzo, lui se ne infischiava di tutto, impegnato solo a raccogliere quelle sensazioni travolgenti.

‘Esplodimi dentro amore.’
Quelle parole, non so se immaginate o reali, hanno risuonato potenti nella mia testa quando il mio pene ha iniziato ad eruttare densi fiotti di sperma nella profondità della pancia di Nicole. E io non ho potuto che emettere un ruggito di piacere mentre le mia mani si serravano intorno ai suoi fianchi e la stringevano salda al mio sesso. Lei si &egrave sollevata abbracciandomi e incollando le sue labbra alle mie, facendo scivolare la sua lingua vorace dentro la mia bocca alla ricerca anche della mia anima. Poi, esausti, siamo crollati l’uno sull’altra. Rifiatando rumorosamente, i nostri sguardi si sono incrociati senza però riuscire a lasciarsi per quelli che mi sono parsi essere attimi interminabili e meravigliosi.

Una voce fredda e distaccata proveniente dalle mie spalle ci ha però riportato alla realtà: ‘Pensate di esservi divertiti abbastanza voi due?’ La sera stava calando lentamente, io guidavo con la testa vuota da qualsiasi pensiero e Nicole accanto a me era in silenzio. La stavo accompagnando al pronto soccorso per farsi prescrivere la pillola del giorno dopo, visto che lei non prendeva anticoncezionali e io, ovviamente, avevo fatto la cazzata di venirle dentro senza ritegno. Ad essere del tutto sincero non ero affatto preoccupato come invece avrei dovuto esserlo. L’eccitazione per la trasgressione di questo nuovo tradimento era tale da far passare in secondo piano il rischio che stavamo correndo. Più ripensavo al fatto che mi ero scopato Nicole sotto gli occhi di Mya e più mi sentivo eccitato.

Rompendo un silenzio che proseguiva da quando avevamo lasciato l’appartamento di Mya, a voce bassa, quasi intimorita, Nicole mi ha chiesto: ‘A cosa pensi?’
‘A niente.’
‘Sei arrabbiato?’
‘No, perché dovrei?’
‘Non dici niente.’
‘E tu a cosa pensi?’ Sviare una domanda con un’altra domanda: sono campione mondiale in carica.
‘Penso che siamo due stronzi.’
‘Ah sì, quello di sicuro”
‘Ma se tornassi indietro lo rifarei mille volte.’
Ho distolto per un attimo lo sguardo dalla strada per osservarla: Nicole mi sorrideva ammiccante. Signore santissimo, io zoccole come queste cinesi non ne avevo mai trovate. Sarà che fino a quel momento avevo avuto una vita da chierichetto, ma cazzo!
‘Se &egrave un modo per dirmi che lo vuoi rifare”
‘Certo che lo voglio rifare.’
‘Senti, io sono fidanzato.’
‘Non mi sembra che questo sia stato un problema fino ad adesso.’
Per un attimo non sono riuscito a replicare e lei ha subito incalzato: ‘Vero?’
L’ho guardata e le ho sorriso.
Con una punta di gelosia nella voce ha aggiunto: ‘Scopi con Mya da settimane”
‘Si, ma non potrò farlo a lungo. La mia ragazza arriva il prossimo weekend.’
‘Beh, vuol dire che hai una settimana per toglierti la voglia di tradirla. Per una settimana sei libero di fare quel che vuoi, poi potrai tornarle fedele.’
‘Non credo che questa sia l’esatta definizione di fedeltà.’ Ho risposto io sarcastico.
‘Dai, non essere ipocrita, non mi sembra che te ne importi molto della fedeltà.’

E proprio in quel momento, quasi fosse stato uno scherzo del destino, mi ha squillato il cellulare. Come molte persone credo, se c’&egrave una cosa che provo un fastidio profondo nel fare, &egrave ignorare lo squillo di un cellulare. Senza pensarci e sempre guidando ho preso in mano il telefono e ho guardato lo schermo: Elena.
Cazzo, tempismo perfetto! Ho pensato rispondendo alla chiamata.
‘Ehi ciao!’ Ho detto.
‘Ciao! Come stai, come va?’ La voce di Elena era ammaliante come sempre.
‘Tutto bene! Sto’ Sto andando in città’ Vado a prendermi un caff&egrave con i ragazzi del gruppo.’ Ho balbettato cercando una scusa credibile. ‘E tu? Che fai? Come va?’ Le ho chiesto mentre con lo sguardo cercavo più avanti lungo la strada un posto in cui potermi fermare in sicurezza.
‘Sto preparando le valige, ho un bel po’ di roba da portare sai?’

Fermata la macchina all’imboccatura di un viottolo nel mezzo della foresta, ho fatto segno con la mano a Nicole che non ne avrei avuto per molto. Lei mi ha sorriso e ha fatto un cenno con la testa come a dire, non ti preoccupare, vai tranquillo. E questo &egrave stato il primo errore: fidarmi di una zoccola. Perché vedete, se c’&egrave una cosa che alla fine ho capito, ma che in quel momento non mi era del tutto chiara, &egrave che se una zoccola c’ha voglia, porca miseria c’ha voglia per davvero, non si ferma davanti a niente! Anzi, più impestata &egrave la situazione e più si eccita. Figuratevi che cosa poteva passarle per la testa dopo il giochetto fatto con Mya e suo marito non più di mezz’ora prima! Ora ne sono certo, ma all’epoca ne dubitavo: Nicole non chiedeva di meglio che beccarmi al telefono con la mia ragazza per torturarmi in maniera indecente. E porca miseria aveva anche i mezzi per farlo.

Per intendersi, non credo siano passati più di due minuti prima che Nicole abbia iniziato ad accarezzarmi la coscia e poi direttamente il cazzo. L’ho guardata stupito, ma lei mi ha solo fatto cenno di stare zitto. E ci mancherebbe anche! Ti pare che possa protestare dicendo cose del tipo: ‘Scusa Elena, c’&egrave qui una cagna talmente infoiata che non resiste al richiamo del cazzo. Se mi senti godere, non ci far caso, &egrave tutto normale!’

Mentre continuavo a parlare con Elena ho visto le splendide mani di Nicole palparmi il pene da sopra i jeans, scorrere lungo l’asta che già era diventata dura, tastarla con forza. Nicole mi ha prima guardato ammiccante per poi scendere veloce con la faccia tra le mie gambe, darmi dei leggeri morsi alla minchia attraverso il tessuto dei pantaloni e finalmente slacciarmi la cintura e i bottoni per liberare il cazzo che non chiedeva altro che uscire all’aria aperta. Non so cosa Elena mi stesse raccontando perché in quel momento riuscivo a concentrarmi solo sulle labbra bollenti di Nicole che dopo avermi avvolto la cappella stavano lentamente scendendo lungo l’asta. &egrave stato più forte di me, non ho potuto fare a meno di spingerle la testa fino contro il mio pube per poi tenerla schiacciata così in quella posizione, col mio cazzo dritto fino in gola.

‘Ehi, ci sei? Mi senti?’
‘Scusa &egrave saltata la comunicazione.’ Ho detto con una voce che simulava non curanza.
La mia mano, sulla nuca di Nicole accompagnava i movimenti del suo fantastico pompino. Le dita immerse nei suoi capelli corvini le stringevano la nuca dolcemente comunicandole il ritmo con il quale volevo mi succhiasse il cazzo. E Nicole era bravissima, si faceva scorrere la cappella nell’interno delle guance prima di farla sprofondare in gola.
‘E poi’ Poi sto guidando’ La strada &egrave bagnata, devo fare attenzione’ Oh cazzo!’
‘Cosa succede?’
‘Eh &egrave dura”
‘Ma fa freddo?’
‘Sì Elena, cio&egrave… No, fa proprio caldo.’
‘Ma va tutto bene? Hai una voce strana”
E intanto Nicole succhiava come una assatanata, accelerando il movimento della testa con la chiara intenzione di farmi venire. Non le era bastato di farsi riempire la pancia, adesso lo voleva anche in gola.
‘Sì Elena. Tutto bene” E poi un lungo sospiro.
‘Dai che c’&egrave? Lo sento che non sei normale.’
E in quel momento con il cazzo in bocca ad una zoccola non ho trovato di meglio che rispondere: ‘Mi manchi.’
Cio&egrave, rendetevi conto! Si può essere più pezzi di merda di così? Godere in maniera spudorata di una troia qualsiasi mentre si dicono carinerie alla propria ragazza? Dai, un comportamento del genere &egrave da psicoanalisi! Il fatto di rendersene conto , il fatto di non riuscire a fermarsi anche davanti alla schifezza delle proprie azioni, &egrave a mio giudizio ancora più grave.

La voce di Elena dall’altra parte della linea si &egrave fatta più dolce. Potevo vedere il sorriso magnetico sulle sua labbra.
‘Dai tieni duro. Il prossimo weekend sono lì da te.’
‘Sì lo so Elena, non vedo l’ora.’ Ho detto mentre osservavo il movimento lento della nuca di Nicole che stavo accompagnando con la mano. Le sue labbra cingevano la mia cappella con maestria da pompinara navigata, la sua lingua scivolava lungo l’asta inondandomi di saliva e accarezzando la pelle con tanta passione da far venire i brividi.

‘Sai qual &egrave la verità Elena?’
‘Dimmi”
‘La verità &egrave che ho una voglia matta di scoparti!’ E così dicendo tenevo ancora una volta schiacciata la testa di Nicole sul mio pube con il pene affogato nel profondo della sua gola.
‘Spero bene che tu abbia voglia di scoparmi! Sono quasi tre mesi che non lo facciamo”
‘Elena, quanta voglia hai?’ Ho detto lasciando libera Nicole di muoversi.
‘Se ti dico che non vedo l’ora che mi spacchi in due, ti basta come risposta?’
Nicole mi aveva preso un testicolo in bocca, lo succhiava come una vera cagna in calore lanciandomi nel contempo sguardi famelici. Le leggevo negli occhi una profonda voglia di essere abusata.

‘Senti, ti chiamo questa sera quando torno a casa ok? Adesso voglio arrivare con calma e non fare cazzate. Me lo stai facendo diventare duro.’
‘E vorrei anche vedere! Un bacio, maiale mio!’
Dopo aver buttato giù la comunicazione ho spinto Nicole lontano dal mio cazzo. Lei mi ha guardato sorpresa, facendo calare sul suo visino un’espressione offesa che la rendevano ancora più porca. Io le ho fatto un mezzo sorriso, ho spinto il sedile indietro fino a fondo corsa e poi con un gesto rapido mi sono calato pantaloni e mutande liberando il cazzo in tutto il suo splendore.

A Nicole si sono illuminati gli occhi, come ad una bambina davanti ad i regali di Natale. E ci credo: cazzi così grossi in Cina non ne esportano troppi! Lei si &egrave slacciata gli hotpants e se n’&egrave liberata con un paio di movimenti felini che l’hanno lasciata solo col top. Io la guardavo menandomi lentamente, ero rapito da così tanta sensualità. La piccola farfalla tatuata proprio sopra quella sua splendida fica era la vera e propria ciliegina sulla torta. Ero così rapito da quella visione che il pene mi faceva quasi male, tanta era la voglia che avevo di sborrarle dentro.

Lei destreggiandosi dentro l’abitacolo si &egrave voltata verso di me, ha scavalcato il cambio e allargando le gambe e piantando le ginocchia non so bene dove ai lati del sedile si &egrave posizionata sopra di me. Con una mano le ho accarezzato il clitoride già gonfio e bagnato, le grandi labbra erano lubrificate, lucide dei suoi umori. Dopo averla stimolata per qualche attimo mi sono leccato le dita. Il suo sapore inebriante mi &egrave andato subito alla testa: l’ho presa per i fianchi mentre lei, afferrando la mia mazza la strofinava sulle sue grandi labbra. Poi, senza una parola e all’unisono come se fossimo stati amanti da sempre, lei si &egrave lasciata scivolare su di me mentre io la tiravo giù.

La sua fica stretta come un guanto sul mio cazzo che lentamente si apriva una via dentro la sua carne bollente mi ha quasi fatto venire. Quando il suo inguine si &egrave appoggiato sul mio siamo rimasti immobili, gli occhi dell’uno persi nello sguardo dell’altra. Dopo essere rimasta totalmente immobile per qualche attimo Nicole ha iniziato a muovere lentamente il bacino come cercando di prendere dentro di sé più cazzo possibile, come tentando di inghiottire anche i miei testicoli. Dalle linee tirate del suo viso vedevo che le mie dimensioni la facevano soffrire, ma malgrado ciò non l’ho sentita proferire nessun lamento, solo lunghi sospiri cadenzati col ritmo del suo bacino. Le mie mani dai suoi fianchi erano scivolate sulle sue natiche perfette. Ne accarezzavo la pelle liscia, ne palpavo i muscoli torniti e la consistenza di una carne che chiedeva solo di essere leccata. L’artista che aveva scolpito Nicole aveva riversato tutto il suo genio su quel culo meraviglioso che adesso le mie mani afferravano con desiderio.

Ad ogni suo movimento Nicole avvicinava lentamente il suo viso al mio. I suo capelli neri oscillavano leggeri creando tra noi uno spazio chiuso in cui il nostro fiato caldo si mischiava. Prima di chiudere gli occhi l’ho vista ormai incollata a me, con tutto il suo corpo, dalla fica fino al petto. Poi finalmente anche le nostre labbra si sono unite in un bacio vorace. Abbiamo a preso a limonarci con la foga di due quindicenni. Le sue mani mi stringevano la nuca, arruffandomi i capelli, la sua lingua dentro la mia bocca cercava di dissetarsi di tutto ciò che, avevo l’impressione, le fosse stato, fino ad adesso e per qualche incredibile motivo, negato. E dico incredibile motivo perché, anche Nicole come Mya, era una vera e propria macchina da sesso. Oltre che il corpo di una modella e il viso di un’opera d’arte, quello che rendeva Nicole eccezionale erano il suo desiderio e la sua sete di sesso. Non mi era mai successo fino ad allora di scopare con una ragazza solo alcuni minuti dopo averci parlato seriamente per la prima volta, ma con lei si stava rivelando un’esperienza indimenticabile. &egrave inutile fare troppi giri di parole, Nicole scopava da dio, aveva un controllo totale del suo corpo ed ogni suo muscolo si muoveva all’unisono con tutti gli altri per spremere fuori dai miei nervi il massimo piacere possibile.

‘Voglio il tuo culo Nicole.’ Le ho detto infine
‘E allora’ Prenditelo stallone! Non vedevo l’ora che me lo chiedessi.’ Ha detto lei con la voce rotta da sussulti di piacere.
Malgrado questo proposito però il suo bacino continuava a cavalcarmi instancabile: la cagna era così presa che non riusciva a smettere. E detto fra noi, era così brava che io stesso non riuscivo a decidermi, fino a quando però l’istinto del maschio alfa che &egrave in me (e su questo mi sembra di sentire le fragorose risate di tutte le mie ex) non ha deciso di prendere le redini: con una presa solida le ho bloccato il bacino, l’ho guardata dritta nei suoi occhi di pece prima di darle un bacio.

‘Se non ti fermi mi farai venire”
‘E che problema c’&egrave?’
‘Il più delle volte poi divento inutilizzabile.’
‘Questo lo credi tu! So come fare per far stare un cazzo dritto!’
E c’era da crederle, viste anche le incredibili capacità della sua amica Mya, quella era probabilmente una skill che in Cina viene insegnata all’asilo.
Senza aspettare oltre e facendo una fatica bestia a girarci nello stretto abitacolo, dopo aver buttato completamente giù lo schienale del sedile, l’ho fatta mettere a pecora con le gambe larghe. Per un attimo non ho potuto far altro che ammirare lo spettacolo.

Ragazzi, non scherzo, non avete idea di quel culo! Il pisello mi diventa duro ancora oggi se solo provo a pensarci. Due natiche sode, perfettamente disegnate, una pelle liscia e morbida, l’areola dell’ano intonsa. A quella vista, tanto per cambiare, non ho potuto trattenermi: mi sono buttato con la faccia in quel paradiso, leccandola, insalivandola e poi penetrandola dolcemente con le dita per farla rilassare. Non volevo sodomizzarla a sangue, perché se non avessi fatto attenzione il tutto si sarebbe trasformato in un massacro. Dopo alcuni minuti di trattamento al velluto il mio pisello però iniziava a reclamare un po’ di cartavetra. Senza la minima comodità mi sono posizionato, le ho puntato la cappella sullo sfintere e ho iniziato a spingere, da prima lentamente, poi con sempre maggior vigore spinto anche dalle sue preghiere. Nicole voleva il cazzo e non faceva che chiedermelo: ‘Ti prego, infilalo tutto, vai giù fino alle palle, ti prego sbattimelo dentro stallone!’

Se una donna dice cose così, cosa deve fare un uomo? Usare delicatezza? Manco per il cavolo direte voi. E avreste anche ragione se non fosse che lei era davvero stretta, così stretta da farmi male. Credo proprio che di cazzi ne avesse già presi altri, ma mio dio, quando ci sono entrato io ho avuto l’impressione di lacerarle tutto quanto! Lei lanciava delle grida che non definirei di puro piacere mentre io continuavo imperterrito ad allargarle la galleria fino a che con un ultimo sforzo sono arrivato a sbatterle le palle fino sul culo.

‘Oh cazzo!’ Ha esclamato lei. Respirava forte. ‘Oh cazzo!’ Ripeteva con la voce rotta dal dolore.
Poi, dopo qualche attimo in cui il mio pene era saldamente piantato nel suo ano e i suoi muscoli si stavano abituando all’idea, per farmi felice e con un tono molto più accondiscendente ha aggiunto: ‘Quanto cazzo &egrave grosso? Mi stai ammazzando!’
‘Non ne vuoi più?’
‘Stai scherzando vero? Ti pare che ti faccio arrivare fin qui per farti andar via proprio sul più bello?’
‘E quindi?’
‘E quindi spaccami in due! Ho voglia di sentire il tuo cazzo fino in gola!’

E a queste parole, come ogni maschio normalmente costituito, ho iniziato a pomparla come un ossesso. Ho iniziato a prendere piacere dal suo culo come ogni volta dovrebbe accadere. La stringevo per i fianchi quasi con rabbia mentre le spingevo la minchia a fondo nell’intestino, con violenza, cercando solo di soddisfare la mia sete di piacere. Le spinte pelviche erano rapide, intense, arrestate solo dalle botte sulle sue natiche. Nicole urlava, sentivo che stava soffrendo e più mi convincevo della cosa e più godevo. Possederla in quel modo così animale era inebriante a tal punto da quasi farmi diventare un’altra persona. Le dicevo cose che di solito non dico mai, perché mi sentirei troppo stupido anche solo a pensarle, cose così ridicole da star bene solo nei film porno in bocca a Roberto Malone:
‘Io ti sborro nel culo lurida cagnetta! Ti spacco in due fino a farti sanguinare! &egrave inutile che piangi, sei la mia puttanella e ti faccio quel che mi pare!’
Ma più le dicevo queste cazzate, più lei spingeva il suo culo verso di me accentuando ancora l’effetto dei miei movimenti. Ed a quel punto ho capito che Nicole aveva smesso di soffrire e non faceva altro che incitarmi a darle più cazzo, a stringerla più forte, a sodomizzarla con più rabbia, perché ormai stava per venire.

Quando mi ha detto questo con uno scatto le ho afferrato i capelli e le ho tirato la testa all’indietro. Sempre sbattendola con foga ho avvicinato la bocca al suo orecchio e ho iniziato a succhiarle il lobo. &egrave stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: Nicole ha iniziato a godere rumorosamente, lanciando grida di sofferto piacere ad ogni colpo di cazzo. Dopo qualche attimo sono venuto anch’io svuotandole i testicoli nel profondo del culo con liberatori getti di sborra.

Dopo averla accompagnata al pronto soccorso ed essere stato lì con lei ad aspettare che le prescrivessero la pillola, la prima cosa che Nicole mi ha detto uscendo dall’ospedale &egrave stata:
‘Mi piace scopare con te.’
‘Avevo capito.’ Le ho risposto io sorridendo.
‘Ma la cosa che mi piace ancora di più &egrave averlo messo nel culo a quella stronza di Mya.’
E a quelle parole io sono rimasto di sasso, mi sono fermato guardandola senza capire.
‘Fai attenzione stallone, la tua amichetta &egrave una vera stronza. Non fare la cazzata di innamorarti!’
‘Ma io’ Io ho la ragazza.’ Ho balbettato io.
‘Puoi scopare tre volte con la stessa persona senza che questo intacchi i tuoi sentimenti. Alla quarta sei fottuto.’
‘Ma che filosofia del cazzo &egrave questa?’ Ho risposto io colpito nel vivo delle mie debolezze.
‘La filosofia che ti risparmierà tanto dolore. Fidati stallone. Non ti innamorare di quella stronza. Divertiti, ma non ti innamorare.’
Dopodiché mi ha preso il viso tra la mani e mi ha dato un delicato bacio sulle labbra. Poi, guardandomi dritto negli occhi, ha aggiunto: ‘Ma a quanto pare &egrave troppo tardi, vero?’
Io non ho risposto e lei, con una carezza mi ha lasciato.
‘Come torni a casa?’ Le ho urlato quando già era lontana.
Lei si &egrave voltata ancora, mi ha lanciato un bacio con la mano e con un sorriso solare sul viso mi ha salutato ancora.

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