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Racconti Erotici Etero

Università, che passione!

By 6 Settembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Era Maggio in quel di Bologna.
L’aria quel giorno si credeva estiva… frizzante.
Percorrendo via Irnerio si potevano notare già i primi vestitini svolazzanti, le sciarpine leggere e colorate.
Capelli al vento. Che goduria!
Una brezza leggera li faceva ondeggiare dolcemente, ad ogni passo.
Peccato dover andare a lezione, e non al parco a sollazzarmi leggendo un buon libro. Di libri invece ne avevo piena la borsa. E che titoli ignobili!
Prima della lezione ci sta il solito caffè con i compagni di corso.
Ore 9.00 al baretto della facoltà.
Andrea, Beatrice, Silvia, Francesca.. c’erano quasi tutti.
Mancava Mattia. Il solito ritardatario.
Ed eccolo che arrivava, pacato, quando ormai avevam finito di fare colazione.
Cantava, come al solito!
‘che cacchio hai da cantare a ‘sta ora!’ sbraita Andrea.
Andrea malvede la perenne allegria di Mattia.
A me invece piace. Lui mi rende allegra.
Ha una bella voce, calda. Ed è molto bello anche lui.
Alto, viso simpatico con un po’ di barbetta, i suoi capelli sono indomabili: lunghi e arruffati.. ogni tanto lui ci prova a tenerli a bada legandoli con un elastico, ma resiste ben poco.
‘dovresti pettinargli ogni tanto’ implora la Bea mentre tenta di sistemare qualche ciocca qua e là del nido che Mattia ha in testa.
‘ma se mi pettinassi tu non cadresti ai miei piedi’ ammicca lui, sornione.
Bea sbuffa, Mattia è uno che ci prova con tutte, in fondo.
‘ohi, butèi ‘ salta su la Fra, col suo immancabile accento veneto ‘ andèmo che qua sennò la prof, inissia sensa di noi’
‘orco càn’ diciamo in coro per canzonarla.
E ridendo come dei bimbi, vedendo il suo broncio, ci avviamo verso l’aula magna.

La lezione però era noiosissima. Non si sopportava!
Per fortuna ero seduta tra le ultime file e affianco di me c’era Mattia, intento a disegnare fumetti stupidi sul prof e noi poveri studenti.
Gli altri erano più avanti. Ogni tanto Mattia si fermava a contemplare i dintorni, e molto spesso si soffermava sulla mia scollatura.
L’avevo notato.. ormai era un abitudine.
Perciò quel giorno avevo deciso di mettermi un bel reggiseno, di quelli ricamati. Era color acquamarina e, stranamente, avevo coordinato anche gli slip.
Avevo messo una magliettina blu, con una generosa scollatura, ricamata anch’essa, e per finire, un bel ciondolo che cadeva proprio sui miei morbidi seni.. giusto per attirare un poco l’attenzione!
E la attirò eccome!
Il ciondolo, era finito proprio in mezzo alle tette.
Mattia mi stava accarezzando il collo e se ne accorse… si guardò un po’ attorno e poi, rosso in volto, mi sfiorò il seno con la scusa di spostare il ciondolo.
Lo guardai con la coda nell’occhio. Avevamo entrambi un sorrisetto malizioso.
Ed eccola che sale, improvvisa, la voglia…
Dio mio, gli salterei addosso, anche qui, davanti a tutti se potessi.
Gli farei prendere i miei seni tra le mani, lo farei giocare con la mia fighetta bagnata.
Sentivo già un forte calore irradiarsi a partire da là sotto.
Chiusi gli occhi, per cercare un briciolo di concentrazione, ma invano.
Mentre mi sfiorava, dal seno al collo, con le dita, sentivo la mia fessurina letteralmente in fiamme. Il suo tocco era così leggero e sensuale. Mmmmmh…
Inspirai profondamente, e con un sorrisetto beffardo lo guardai negli occhi, quasi come dire ‘eh allora?’.
Lui alzò il sopracciglio e poi mi sussurrò, quasi ridendo:
‘vuoi vedere le mie palle?’
‘cosa?!’ feci. Non me l’aspettavo. Oddio, così.. su due piedi.. mi veniva da ridere.
Soffocai una risata, mentre lui si tirava giù la zip, e da un lato degli slip fece scivolare un testicolo. Lo toccai con un dito… lo toccavo come quando si tocca una medusa morta sulla riva della spiaggia, d’estate al mare.
‘questa lezione è così noiosa! – dissi ‘ che ne dici se andiamo a prenderci un caffè?’
non se lo fece ripetere. Prese delle monete dal portafoglio e scese le scale dell’aula. Io l’avrei seguito di lì a poco, fingendo di dover rispondere a una telefonata.
Mossa tattica per sgattaiolare fuori da lezione. Presi con me le sigarette, e chiudendo la porta feci il segno agli altri che andavamo a prendere un caffè.

Era già fuori sul muretto che mi aspettava col caffè in mano. Che tenero.
Lo ringraziai, accendendomi una paglia.
‘allora ti piacciono i miei testicoli, eh?’
‘devono essere molto grossi, chissà il loro compare’ dissi ridendo
‘non sei curiosa?’ fece lui.
Avevo proprio un sorriso furbetto, e lo guardai negli occhi… ma non dissi nulla.
Era come se i nostri occhi, il nostri corpi, dialogassero da soli, invitandosi in una danza sensuale. Il desiderio si faceva sempre più forte.
Mi mordevo il labbro inferiore, mentre scrutavo, in silenzio, il volto del mio amico.
Mi avvicinai. Eravamo vicinissimi, così vicini che premetti il mio sesso contro il suo e.. ops! Potevo già sentire una certa protuberanza là sotto!
Ormai in punta di piedi, avevo messo le mie mani nelle sue tasche dei jeans. La sua mano era sul mio fianco e scivolava sempre più distratta verso il sedere.
Un incontro di nasi, e poi un lungo bacio pieno di passione.
Avevo sempre desiderato baciarlo. Ed eccoci lì, a prender respiro tra un desiderio e l’altro, a cercarci con la lingua, assaporarci, a inseguire baci. Mi aveva spinto contro il muretto, sentivo il suo sesso sempre più grande. Volevo sentirlo dentro di me.
Uno sguardo fugace d’intesa e filammo di corsa in bagno, ridendo.
Avevo dimenticato i preservativi a casa, ma che importa! Volevo godermi il momento.
Volevo goderlo tutto. Fino in fondo.
Avevamo nella nostra facoltà un bagno rinomato per incontri fugaci di questo tipo.
è all’ultimo piano, molto spazioso, ampio e ha un meraviglioso davanzale enorme!
Mattia chiuse la porta a chiave. Lanciò via le scarpe e la maglia, si sfilò i pantaloni, quasi un tempo record. Io ero ancora alle prese con i miei jeans! Mi sfilò lui la maglia, sfiorandomi la schiena, un brivido caldo mi scosse.
Slacciai il reggiseno e lui rimase meravigliato, a bocca aperta.
‘sicura sia solo una quinta?!’ disse ridendo
‘sicuro ti stia nelle mutande?’ risposi indicando il suo pacco.
Stava per esplodere. La punta del suo cazzo era praticamente già fuori dagli slip.
Mi baciò con foga, contro al muretto. Eravamo abbracciati, eravamo amanti.
La sua pelle era morbida. Iniziò a leccarmi i seni, li prendeva in mano, li stringeva, succhiava avido i miei capezzoli, quasi fino a farmi male.
La sua mano iniziò ad accarezzare il triangolino bello depilato e le sue dita cercavano di insinuarsi dentro di me. Per facilitarlo sedetti sul muretto.
Si piegò in avanti e iniziò a leccarmela. Dio mio, adoravo sentire la sua lingua calda sulla mia fighetta bagnata! Ogni tanto si interrompeva per massaggiarmela col palmo della mano, per poi infilarci dentro due dita. Sapeva come muoverle, questo era certo.
Mi faceva impazzire! Alternava movimenti lenti a movimenti altrettanto veloci. Solleticava piacevolmente le labbra, poi le leccava, torturava il clitoride, lo stringeva addirittura tra i denti. Iniziai a gemere come non mai.
Sarebbe bastato poco ancora per farmi venire, ma lui si alzò in piedi, masturbandosi.
Le mie gambe erano aperte, piegate, coi piedi appoggiati al muretto.
Una vista meravigliosa.
Iniziò a sbattere il suo cazzo sopra la mia fighetta, con forza.
Lo sbatteva e lo scuoteva sopra il mio sesso ormai gonfio e a ogni colpo mugolavo dal piacere. Mi allargò la fessurina e ci sputò sopra, prima di ficcarmelo dentro con tutta la sua forza. La mia fighetta era ben lubrificata, quindi non fece molta fatica ad entrare.
Un sorriso reciproco si stampò sui nostri volti.
La nostra prima volta assieme. Non mi pareva vero.
Mi sbatteva con forza, con le sue mani sui miei fianchi, mi faceva sentire viva.
Feci scivolare le mie gambe attorno alla sua vita e lo abbracciai. Lo tenevo stretto, e mi divertivo a mordicchiargli il collo e i lobi delle orecchie, mentre lui si muoveva freneticamente. Sentivo il suo enorme cazzo dentro di me… lo sentivo vibrare, mentre si stringeva sempre di più a me.
Lo spinsi via, mi inginocchiai davanti a lui.
‘ooh, si, ti preeego’ sussurrò.
Non me lo feci ripetere due volte e lo presi tra le mani.
Leccavo quell’enorme cappella, mentre con entrambe le mani lo stantuffavo per bene. Su e giù.. su e giù.. sempre più veloce, sempre più in fondo.
Lo presi in bocca, tutto…
Giocavo con la mia lingua lungo tutta l’asta, stuzzicavo il glande con piccole leccate, delicate.. poi prese a guidare il gioco, e mi sbatteva sul viso la sua verga.
Cercavo di leccarlo il più possibile, con la lingua di fuori. Cercavo di succhiarlo.
Gemevo per il piacere, e anche lui.
Lo vedevo, era al limite…. infatti prese a masturbarsi sempre più forte, fino a quando non esplose… e mi inondò il viso con il suo succo.
In parte finì in bocca. Tenevo ancora la bocca aperta quando mi disse di mandarlo giù.
Lo feci. Aveva un buon sapore, in fondo.
Si inginocchiò davanti a me e mi baciò, tenendomi il viso fra le mani.
‘vammi a prendere un caffè, valà.. che so di sborra’ gli dissi, mentre mi rivestivo.
Un ultimo bacio, prima di uscire dal bagno… quello era il nostro piccolo, sporco segreto. Siamo tornati in gran fretta al piano di sotto. Mi ero accesa una sigaretta nel cortiletto di fronte al bar, mentre Mattia usciva col secondo giro di caffè. Si era seduto affianco a me, sfiorandomi la mano, quando ad un tratto uscirono i nostri colleghi dall’aula.
‘Ehilà, chi si vede ‘ esclamo la Bea ‘ non è durata un po’ troppo questa pausa?’
sorridemmo, guardandoci negli occhi
‘beh, in effetti… forse ci siam lasciati un po’ andare in chiacchiere’

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