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Racconti di DominazioneRacconti Erotici Etero

Vanessa

By 7 Aprile 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

Era da un paio di mesi che seguivo Vanessa per la preparazione ad un esame di certificazione informatica. La ragazza aveva un’indole poco sicura e questo comportava il fatto che, nonostante i nostri sforzi, sia i miei nel prepararla che i suoi nel cercare di arrivare al punto cruciale, la data dell’esame veniva rimandata di volta in volta per i suoi timori di non riuscire a passarlo, fino a quando, deciso oramai a terminare questo ‘percorso’ per esigenze lavorativi, la misi dinnanzi ad una scelta precisa: o dava l’esame o chiudevamo li i discorsi.
Lei continuava a non sentirti pronta e a rimandare, adducendo miliardi di scuse su quelle che potevano essere le problematiche inerenti l’esito di questi esami, tanto che un giorno, vista anche l’ormai confidenza che si era creata tra di noi nei mesi precedenti di percorso di preparazione, scherzando le dissi
‘guarda che all’esame ti aiuterò ed in cambio accetto quasi qualunque cosa!’
Lei mi guardò per un attimo con fare pensieroso e poi disse ‘buono a sapersi’
Arrivò così l’ultima lezione di preparazione all’esame. Mentre eravamo intenti a fare gli ennesimi test per verificare il suo livello di conoscenza, lei si girò verso di me e mi disse
‘ricordi quando mi hai detto che accettavi quasi qualunque cosa per aiutarmi all’esame?’
‘certo che me lo ricordo’ risposi io
‘beh Matteo, se mi aiuti, ti offro una cena’ disse lei fissandomi con quei suoi magnifici occhi verdi
A quel punto io scoppiai a ridere di gusto e le dissi
‘Vanessa, ricordi che ti dissi che accettavo quasi qualunque cosa?’
‘certo che me lo ricordo’ rispose lei
‘beh, una cena non mi serve’ le dissi io ‘piuttosto stai certa che quest’esame lo passerai, le cose le sai’ aggiunsi
Lei continuava a fissarmi poi, dopo un attimo di silenzio, aggiunse
‘vuoi dei soldi?’
Restai a guardarla incredulo. Aveva così tanta paura di sostenere quell’esame che era disposta a pagarmi per poterlo superare? Di colpo nella mia mente si materializzò un’idea assurda. Volevo vedere fino a che punto quella ragazza era pronta a spingersi, così decisi di giocare le mie carte e vedere dove sarebbe arrivata
‘niente denaro, Vane. Non mi serve’ le dissi io
‘allora cosa vuoi per un aiuto?’ domandò lei facendosi seria
‘vediamo. Gli esami sono quattro, giusto?’ chiesi io con tono quasi supponente
‘certo!’ mi rispose lei, iniziando ad essere un poco nervosa
‘facciamo così. Il giorno dell’esame ne parliamo, tu pensa a prepararti e io vedrò se posso aiutarti!’
‘ma io ‘. ‘cercò di replicare lei
‘nessun ma. Non posso darti nulla per certo’ le risposi congedandola
Arrivò il giorno fatidico in cui Vanessa doveva sostenere l’esame. Avendo la possibilità di scegliere date ed orari, decisi di far coincidere quel momento con la pausa pranzo, di modo che in ufficio fossimo soli io e lei. Vanessa arrivò puntuale come un orologio; la feci entrare e, per un attimo, mi soffermai ad osservarla. Indossava un paio di pantaloni bianchi che sembravano incollati alle sue gambe snelle, salendo fino a incorniciare un sederino tondo e sodo, ed una t-shirt rossa che lasciava scoperta la pancia.
‘ciao Vanessa’ dissi io ‘sei pronta?’ domandai
‘No.’ Rispose secca lei
‘al solito, non sei sicura ‘. Seguimi’ le dissi anticipandola verso la sala dove avrebbe dovuto sostenere l’esame
La stanza era piuttosto austera. Serranda mezza abbassata che creava una sorta di penombra, un’enorme scrivania su cui era posto un notebook e un paio di sedie, arredo che avrebbe sicuramente messo in difficoltà chiunque, figurarsi una persona dalla natura insicura.
‘siediti’ le dissi
Lei obbedì senza fiatare. Il tempo di anagrafarla e le domandai se era pronta ad iniziare
A quel punto Vanessa mi prese per una mano e mi disse ‘Matteo, allora, mi aiuterai?’
Quel contatto e il suo innato senso di insicurezza fecero scattare in me il desiderio di dominare quella fanciulla e decisi di giocare fino in fondo le mie carte, tanto eravamo da soli quindi, anche nel caso in cui avessi esagerato e lei si fosse tirata indietro, era la sua parola contro la mia.
‘Dunque Vanessa, sono quattro esami. Se vuoi che ti aiuti, tu dovrai fare quattro cose per me. Ad ogni cosa che fai, ti faccio passare un esame, ti va come accordo?’ le chiesi sicuro nel tono di voce senza nemmeno guardarla in volto
‘certo che mi va’ disse lei aprendosi in un gran sorriso. ‘grazie Matteo’ aggiunse
‘Aspetta Vanessa. Ovviamente prima farai ciò che ti chiedo e solo dopo sosterremo l’esame’ le dissi io
‘uhm’ lei si fece pensierosa e dopo un secondo mi domandò ‘cosa devo fare?’
A quel punto mi alzai in piedi e mi misi proprio di fronte a lei e le dissi ‘alzati un secondo’. Lei senza domandarmi il motivo eseguì la mia richiesta e ci trovammo faccia a faccia.
‘bene! Iniziamo. Primo esame’ dissi io ‘hai presente il nostro accordo?’ le domandai
‘si. Per ogni esame tu mi chiedi qualche cosa, giusto?’ mi domandò lei
‘esattamente’ risposi io senza muovere un ciglio
Quella situazione e quel latente senso di dominazione che mi stava prendendo, aleggiando in qualche modo nell’aria, stava contribuendo ad aumentare la mia eccitazione al punto che, al solo pensiero di domandarle quello che stavo macinando nella mia mente, il mio cazzo era diventato duro come la pietra e stava premendo a forza contro la stoffa dei miei calzoni.
‘cosa vuoi che faccia?’ mi domandò lei fissandomi negli occhi
Il momento della verità era arrivato. Ora dovevo giocarmi il tutto per tutto. Senza indugiare oltre la fissai diritto negli occhi e le dissi
‘voglio che mi succhi l’uccello!’ con un tono imperativo
Quelle mie parole la colpirono come uno schiaffo. Restò per un istante interdetta, guardandomi con gli occhi sgranati e la bocca aperta.
Io ne approfittai ed aggiunsi ‘allora Vane, vuoi passare questi esami o lasciamo perdere?’ chiesi attendendo la sua risposta
‘io, si’ ecco’. Veramente’ disse lei ancora scossa dalla mia richiesta
‘dunque?’ chiesi io lasciando cadere la mia domanda in attesa di una risposta
D’un tratto lei si riprese dallo shock e mi disse ‘ma sei scemo?’
Mi aspettavo quella reazione, del resto era piuttosto ovvia e prevedibile quindi, senza muovermi di un millimetro ne scompormi più di tanto, mi limitai a dirle
‘allora questi esami li fai da sola, giusto?’
‘io. Ecco’ veramente’.. ‘ disse lei abbassando lo sguardo.
Potevo notare dal movimento del suo corpo che il suo respiro era affannoso. Vedevo la sua maglietta salire e scendere a ripetizione, vedevo i suoi seni danzare sotto la stoffa alla ricerca di aria, segno evidente che era tesa ed imbarazzata. Decisi di approfittarne ancora, del resto ‘ a parte una reazione prevedibile ‘ non mi aveva mandato a fare in culo ne se ne era andata, segno evidente che la ragazza, in qualche modo, era soggiogabile.
‘scegli tu. Li c’è il computer, la porta è dietro di te. O fai gli esami da sola o te ne vai. Se vuoi il mio aiuto la condizione è questa!’ dissi io con tono sicuro e deciso
‘Matteo’ disse lei abbassando lo sguardo ‘da sola non li passerò mai!’
Nel sentire quelle sue parole mi mossi verso di lei e mi fermai a pochi centimetri dal suo corpo. Senza dire nulla poggiai entrambe le mani sulle sue spalle e mi fermai a guardarla. Vanessa alzò lo sguardo e mi fissò diritto negli occhi per un istante; cercai di capire dal suo sguardo quali sensazioni stesse provando e non lessi odio nei suoi occhi ma rassegnazione, segno evidente che era pronta a qualunque cosa, così mi decisi ed iniziai ad esercitare una leggera pressione su di lei.
Come se questa fosse la cosa più naturale del mondo, Vanessa assecondò la mia spinta, scendendo con il corpo sotto la pressione delle mie mani fino a trovarsi accovacciata davanti a me e quando il suo viso fu proprio all’altezza della mia patta, le dissi
‘primo esame!’
Lei alzò lo sguardo, mi fissò in silenzio, poi dopo un secondo la vidi armeggiare con la mia cerniera. Nel giro di pochi attimi il mio cazzo si trovò duro e svettante davanti al suo viso.
‘allora?’ le domandai ‘non abbiamo tutto il pomeriggio’ aggiunsi
Vanessa non disse nulla. Restava immobile davanti al mio cazzo, respirando in modo convulso. Forse stava pensando all’assurda situazione in cui si era trovata o forse stava semplicemente pensando a come uscire da questo gioco in cui si era infilata con le sue stesse mani o semplicemente se valesse davvero la pena arrivare a tanto per una certificazione.
Di fatto non volevo rischiare di perdere quell’occasione e vista la sua ritrosia nel fare qualunque cosa, che fosse iniziare a fare ciò che le avevo chiesto o andarsene, poggiai la mia mano sulla sua testa ed iniziai a spingere il suo volto verso il mio cazzo.
Incredibilmente lei non oppose resistenza, si lasciò spingere fino a quando la sua bocca non toccò la punta violacea della mia cappella oramai congestionata dal desiderio; in quel momento Vanessa dischiuse le labbra pronta ad accogliere il mio uccello.
Quel suo gesto mi fece andare fuori di testa. Sentivo il sangue pomparmi nel cervello, avevo accucciata davanti a me una ragazza pronta a farmi una pompa su mia esplicita richiesta e la cosa stava acuendo il mio desiderio. La sua mancata reazione alle mie richieste e il suo assecondare la mia pressione sulla sua testa verso il mio corpo mi fecero capire, d’un tratto, che le piaceva, in qualche modo, essere guidata.
‘ti piace farti dominare, eh?’
Vanessa non rispose, si limitò ad alzare gli occhi verso di me e fissarmi, ancora una volta, mentre teneva la mia cappella tra le labbra.
‘bene’ dissi io afferrandola per i capelli con una mano. ‘vediamo cosa sai fare’ aggiunsi e in quel momento iniziai, tenendola per i capelli, a muovere la sua testa avanti ed indietro sul mio palo di carne rovente.
Lei non si scompose. Assecondava i miei movimenti con una naturalezza che era quasi disarmante, arrivando a far affondare metà del mio uccello nella sua bocca per poi farlo uscire ogni qual volta io tiravo la sua testa indietro e questo mi eccitò ulteriormente.
‘che zoccola!’ le dissi d’un tratto in preda all’estasi del desiderio di dominio ‘vediamo di divertirci allora’ aggiunsi e in quel momento spinsi il suo viso contro di me fino al punto di sentire il suo naso sfiorare i miei peli pubici.
In quel momento Vanessa si ritrovò con il mio cazzo, duro come la pietra, completamente piantato in gola al punto che faceva fatica a respirare, tanto che poggiò, d’istinto, le mani sulle mie cosce per cercare di tirarsi indietro mentre io le dissi
‘eh no tesoro. Giochiamo a modo mio!’
Afferrai la sua testa con entrambe le mani ed iniziare a scoparle letteralmente la bocca, dando colpi di bacino ogni volta che avvicinavo il suo viso al mio corpo, iniziando a grugnire come un toro, godendo di quella pompa che quella ragazza mi stava facendo. Anzi per essere più precisi godendo del fatto che quella ragazza si stava facendo usare da me.
D’un tratto la vidi portarsi una mano tra le cosce ed iniziare a massaggiarsi la fica da sopra i pantaloni. Segno evidente che lei stava godendo di questo trattamento e la cosa non fece altro che acuire il mio piacere e il mio desiderio; il suo movimento sul mio uccello durò per dieci minuti buoni, tempo in cui continuavo a spingere la mia cappella fino in fondo alla sua gola, finchè mi resi conto di essere sul punto di esplodere.
‘ora bevi tuttooooooooooooooooooooo’ le dissi grugnendo mentre con entrambi le mani spinsi il suo viso contro di me, di modo da affondare completamente il mio cazzo nella sua gola, e dopo alcuni istanti sentii gli spasmi dell’orgasmo partire dalla mia schiena ed arrivare fino alla punta del mio uccello per poi esplodere in una serie di fiotti di caldo sperma che riempirono la bocca della mia studentessa.
Sborrai talmente tanto che ebbi la sensazione di svuotarmi e quando ebbi finito di versare anche fino all’ultima goccia del mio seme nella sua bocca, lasciai la sua testa e mi appoggiai alla scrivania, stremato. Vanessa si alzò e mi guardò negli occhi, un rivolo di sperma le colava dall’angolo della bocca, scendendo verso il suo collo.
‘ora mi fai l’esame, giusto?’ disse lei
Io, con il respiro ancora affannato, la fissai negli occhi e sorridendo le dissi ‘giusto! Il primo. Vedrai che per questa certificazione di divertiremo’ aggiunsi.

‘.. continua’.
Dopo quella fantastica pompa, come promesso, mi misi dinnanzi al computer e mi preoccupai di effettuare il primo esame per Vanessa. La cosa si concluse nel giro di una mezz’ora, giusto in tempo per riprendere un po’ di fiato e di vigore. Avevo ancora negli occhi l’immagine della sua testa che saliva e scendeva sul mio cazzo mentre le mie mani la tenevano per i capelli, legata a me e questo contribuì a farmi tornare il cazzo in tiro in maniera prepotente.
Terminato il primo esame con successo mi voltai verso di lei e con un sorriso misto tra soddisfazione e cupidigia, le dissi
‘il primo esame è andato, ora passiamo al secondo?’
Lei mi guardò con aria preoccupata e mi domandò
‘non ti è bastato?’
‘affatto. Una richiesta soddisfatta, un esame fatto. Questo era l’accordo, ricordi?’ le dissi
‘cos’altro vuoi?’ mi domandò lei con uno sguardo che era misto tra il rassegnato e il preoccupato
‘vediamo ‘. ‘ dissi io facendo finta di pensare a cosa potermi inventare quando, in realtà, sapevo benissimo dove volevo andare a parare.
Attesi alcuni istanti poi, senza indugiare oltre, le dissi
‘ammettilo! A te piace essere, in qualche modo, comandata’
Vanessa divenne, di colpo, rossa in volto. Abbassò lo sguardo e non rispose
‘lo sapevo’ dissi io sapendo che quel mio gioco stava portando dei frutti inattesi
‘bene. Visto che non reagisci andiamo avanti’ continuai
‘alzati’ le ordinai e le obbedì senza dire nulla
Quando mi fu, nuovamente, di fronte, le intimai di togliersi i pantaloni. Lei mi guardò per un istante, poi sottovoce mi disse
‘non pensi di esagerare?’ senza nemmeno troppa convinzione
A quel punto ero certo che avrei potuto ottenere quello che volevo da lei e che ero io a comandare il gioco, quindi andai diritto per la mia strada anche condizionato dal cazzo che mi faceva male da quanto era diventato duro e dal desiderio di possederla come volevo, a mio modo.
‘no!’ le dissi con tono autoritario. ‘togliti i pantaloni, ora!’
Vanessa obbedì. Abbassò i pantaloni fino alle caviglie, lasciandomi ammirare due gambe snelle e ben tornite e un perizoma nero che andava a coprire il suo sesso, restò immobile ad attendere il mio nuovo ordine che non si fece attendere.
‘siediti sulla scrivania’ le dissi iniziando a massaggiarmi il cazzo attraverso la patta dei calzoni, sentendolo divenire sempre più duro.
Vanessa obbedì e si sedette sulla scrivania proprio di fronte a me. La fissavo negli occhi per cercare di comprendere quale fosse il suo stato d’animo, per provare a leggere nel suo sguardo quali fossero le sensazioni che stava provando. Mi avvicinai a lei e senza indugi le misi una mano tra le cosce, andando a palpare la sua fica, attraverso la stoffa del perizoma.
Quel contatto la fece fremere. La vidi mordersi un labbro; iniziai a muovere la mia mano sul suo sesso, attraverso la stoffa del perizoma e sentii chiaramente la stoffa umida, segno evidente che la ragazza si stava eccitando, bagnando con i suoi umori quel poco di indumenti che nascondevano la sua fica alla mia vista.
‘ti stai bagnando!’ esclamai a pochi centimetri dal suo viso
Lei divenne rossa in volto e per un istante abbassò lo sguardo, senza dire nulla. Nel vedere quella sua reazione, sempre più convinto della possibilità di ottenere da lei ciò che volevo, aggiunsi
‘ti piace, inutile che lo nascondi! Vediamo come sei messa qui sotto!’ e nel dire quelle parole afferrai il suo perizoma dai lati e lo feci scivolare lungo le sue cosce, fino alle ginocchia, scoprendo alla mia vista una fica rosea e ben curata, luccicante degli umori della sua eccitazione.
Le aprii le cosce e mi sedetti proprio di fronte a lei.
‘ora assaggiamo’ dissi e in quel momento affondai il viso tra le sue gambe, iniziando a leccare la sua fica. Vanessa, per tutta risposta, reclinò la testa all’indietro ed iniziò ad ansimare forte per il piacere che le stavo provocando. Continuavo a muovere la mia lingua sul suo sesso, a tratti affondandola nelle sue grandi labbra, per farle provare piacere, per sentirla perdersi completamente in quel gioco in si stava facendo guidare.
‘ahhhhhhh siiiiiiii’ la sentii gemere
‘ti piace puttanella, eh?’ le dissi scostando il mio viso dalle sue cosce
Vanessa tremava leggermente, vuoi per la tensione, vuoi per l’eccitazione. Mi guardò e mi disse
‘non ti fermare!’
Ecco, sapevo di essere arrivato ad ottenere ciò che desideravo. Anche lei era in preda al desiderio e quella che era la sua accettazione ai miei ordini in virtù degli aiuti per l’esame, si stava trasformando, anche se lei cercava in qualche modo di nasconderlo, nel desiderio di godere.
D’un tratto, senza dirle nulla, affondai due dita nella sua fica, facendola sussultare e gridare
‘ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh’ gemette forte
Iniziai a muovere le mie dita all’interno della sua fica, roteandole e spingendole quanto più a fondo possibile, fino a sfiorare con la punta dei miei polpastrelli il collo del suo utero, le sue gambe tremavano, il suo corpo era sconquassato da brividi di piacere, la sua fica grondava talmente tanto che i suoi umori mi colavano sulla mano, fino a quando ebbi la sensazione che la ragazza stava per essere sconquassata da un orgasmo, e mi fermai, lasciandola ansimante e con gli occhi sgranati per il mancato raggiungimento dell’apice del piacere.
Ansante, mi disse ‘bastardo, perché ti fermi?’
Io, come se nulla fosse, le risposi
‘decido io se e quando farti godere, altrimenti gli esami te li dai da sola! Ora rivestiti che tra poco torna la segretaria, ci vediamo domani alla stessa ora per proseguire, aggiunsi mentre uscivo dalla stanza, lasciandola mezza nuda, a cosce aperte, seduta sulla scrivania, con la fica di desiderio e grondante umori.
‘ma’. Io’..’ provò a replicare lei
‘vestiti!’ le intimai ed uscii dalla stanza
Dopo alcuni minuti vidi Vanessa, rivestita, fare capolino nel mio ufficio. Guardandomi mi disse ‘allora’.. domani?’ con un tono che era un misto tra una preghiera e una richiesta. Io, senza nemmeno alzare il volto dalle carte che stavo leggendo, le risposi di si e la salutai.
Il resto del pomeriggio cercai di lavorare, invano. Nella testa continuavano ad accavallarsi le immagini di ciò che era accaduto quella mattina, di come quella ragazza avesse accettato, in modo silenzioso, di farsi guidare e di acconsentire alle mie richieste. Con un sorriso sibillino stampato in volto pensai a cosa sarebbe potuto avvenire il giorno dopo.
Il mattino seguente, puntuale come un orologio, Vanessa si presentò in ufficio alle 13:00. Come al solito avevo sfruttato la pausa pranzo per essere da soli. La salutai come se nulla fosse accaduto il giorno prima ed anzi, con un pizzico di ironia, le domandai se si fosse preparata per l’esame odierno.
Questa volta il suo sguardo era differente. Nei suoi occhi lessi un moto di ira e pensai che, forse, avevo calcato troppo la mano e che avevo sbagliato a lasciarla andare via il giorno prima, convinto che fosse, in qualche modo in mio potere. La osservai in silenzio; questa volta indossava una maglietta azzurra, una gonna che arrivava a metà coscia e un paio di stivali poco al di sotto del ginocchio.
‘accomodati in stanza. Io arrivo subito’ le dissi e la osservai di spalle, mentre entrava nella sala esami.
Non potei fare a meno di guardare il suo sedere muoversi sinuoso sotto i suoi vestiti, non potevo certo dire che quel suo modo di camminare fosse volgare o ostentato, che la ragazza sculettasse ‘ insomma ‘ ma aveva un incedere e un culo che rendevano ipnotico il suo andare e quella vista fu come una scossa elettrica che dalla testa si scaricò direttamente tra le mie cosce, facendomi rizzare il cazzo nel giro di pochi secondi.
Entrai nella sala esami e la trovai alla finestra che stava osservando fuori.
‘pronta per l’esame?’ le domandai
Lei, senza voltarsi, mi chiese ‘mi aiuterai anche oggi?’
Nel sentire quelle parole le mie remore legate al dubbio di aver esagerato il giorno prima svanirono in un istante.
‘dipende da te’ le dissi raggiungendola alla finestra.
Vanessa non parlò. Restava immobile a guardare il panorama. Io le andai dietro e, senza indugi, mi poggiai contro di lei, ripetendole la domanda di poco prima per verificare quali fossero le sue reazioni che non arrivarono; così, senza nemmeno pensare, iniziai a sfregare la patta dei miei calzoni contro il suo sedere, facendole sentire la durezza del mio cazzo eretto che urlava la sua voglia mentre con le mani mi insinuavo sotto la sua maglietta, fino a raggiungere i suoi seni. Con mia somma meraviglia mi resi conto che non indossava reggiseno quindi mi fu facilissimo arrivare ai suoi capezzoli che afferrai tra le dita, iniziando a titillarli e sentendoli crescere mentre lei ansimava di piacere.
D’un tratto lei si bloccò, si voltò e guardandomi disse
‘i miei esami!’
‘vero!’ mi limitai a risponderle io. ‘puoi iniziare a darli anche subito!’ le dissi.
Lei si avvicinò a me e mi sussurrò ‘vuoi aiutarmi?’ e mentre lo diceva sentivo le sue dita scorrere lungo le mie gambe fino a che non raggiunsero la mia patta. La bloccai proprio nel momento in cui stava per estrarre il mio cazzo dai pantaloni perché, d’un tratto, capii cosa aveva in mente.
‘pensi davvero che basti succhiarmelo per avere la tua certificazione?’
Vanessa impallidì ed arretrò di un paio di passi, lasciandomi di fronte a lei con il cazzo durissimo.
‘pensavo che’. Io’.. ecco’.. veramente’ disse di giustificare la sua scelta.
‘beh, dolcezza’ aggiunsi io ‘ieri ti sei guadagnata un esame, è vero! Ma gli altri devi ancora sudarteli’ le risposi sorridendo convinto di avere, nuovamente, il gioco in pugno
‘cosa devo fare, quindi?’ domandò lei abbassando la testa
‘Nuda’ le risposi senza nemmeno guardarla in volto.
‘Cosa?’ domandò lei sgranando gli occhi
‘ho detto nuda. Sbrigati!’ dissi io
Iniziò a spogliarsi. Vidi scivolare a terra la gonna, seguita dalla maglietta. Restò per un istante ad osservarmi, coperta solo dal perizoma. Il suo seno, una seconda ben fatta, era davanti ai miei occhi, i suoi capezzoli erano turgidi per le carezze che le avevo donato poco prima, ma non mi bastava.
‘Nuda! Sei sorda?’ le dissi alzando il tono della voce
‘ma io’. ‘ provò a replicare lei
Attesi, immobile, davanti al computer, con i suoi dati già inseriti, proprio per dimostrale che era il momento di scegliere. O avrebbe accettato le mie condizioni o avrebbe svolto quell’esame da sola.
Vanessa fece scivolare il suo perizoma a terra restando completamente nuda davanti ai miei occhi.
‘vieni qui di fianco a me’ le dissi
Quando lei fu di fianco a me feci scivolare una mano tra le sue cosce e senza indugi, le infilai un dito nella fica, iniziando a muoverlo. Lei gemette appoggiandosi alla scrivania, quel mio gesto la colse del tutto impreparata e dopo alcuni istanti sentii il suo sesso bollente iniziare a colare copiosamente umori, segno evidente che quel mio trattamento non le dispiaceva affatto. Continuai a titillare la sua fica fino a quando, nuovamente come il giorno prima, non la sentii sul punto di godere e in quel momento mi fermai.
Tolsi la mano dalla sua fica e mi alzai spostando la sedia dall’altra parte dalla stanza. Senza dire nulla, presi Vanessa per le braccia e la posizionai davanti al computer dicendole
‘voglio fare un esperimento, ora!’
La feci piegare contro la scrivania di modo che la sua fica e il suo culetto fossero ben in alto e in quel momento le dissi
‘ora puoi iniziare l’esame!’
Lei restò immobile, con il fiato spezzato per l’eccitazione.
‘Non hai capito?’ domandai ‘inizia l’esame!’ le dissi prendendo il mouse e cliccando sul tasto che apriva la suite.
Vanessa si trovò a dover affrontare l’esame, nuda e piegata sulla scrivania e mentre iniziava a rispondere alle varie domande io mi piazzai dietro di lei, tirai giù i calzoni e i boxer, l’afferrai per i fianchi e poggiando la mia cappella contro l’ingresso della sua fica bollente, la tirai a me, entrandole completamente dentro.
‘ahhhhhhhhhhhhhhhh’ gemette lei forte, tenendosi alla scrivania
Iniziai a stantuffarla con forza, tenendola per i fianchi. Ad ogni affondo del mio cazzo nella sua fica il suo corpo sobbalzava. Sentivo la sua passera bollente stringere il mio uccello come un guanto mentre lei gemeva, godendo dei colpi che le stavo dando. D’un tratto mi fermai con il cazzo dentro di lei e le dissi
‘concentrati, altrimenti l’esame non lo superi!’
Restai per alcuni secondi con il cazzo piantato dentro di lei, gustandomi il calore della sua passera, mentre sentivo i suoi umori scorrere lungo la mia asta e colare sulle sue cosce, in attesa che lei rispondesse alle varie domande.
Ad ogni domanda a cui lei rispondeva, nel tempo necessario al computer per presentare la domanda successiva, estraevo il cazzo dalla sua fessura e lo reintroducevo di colpo, cercando ogni volta di andare sempre più a fondo, per poi fermarmi dentro di lei per darle il tempo di rispondere.
Vanessa ansimava e sbuffava, riusciva a fatica a rispondere alle varie domande, piegata sulla scrivania con il mio cazzo piantato dentro alla fica e ad ogni mio affondo la vedevo fremere di piacere.
Questo mio gioco mi permetteva di controllare al meglio le reazioni del mio corpo, cadenzando i miei movimenti al punto da rendere per entrambi, questa scopata una sorta di tortura. Avevo il cazzo talmente tanto congestionato da farmi male, sentivo le pareti della sua fica aderire perfettamente alla mia asta, sentivo il suo calore avvolgere il mio uccello e questo mi stava mandando fuori di testa, ma cercai comunque di mantenere il controllo per arrivare alla fine dell’esame.
Lei, di contro, era sul punto di impazzire, farfugliava frasi sconnesse ogni volta che il mio uccello affondava dentro di lei, cercava di concentrare la sua attenzione sulle domande, invano, tanto che ogni volta che mi fermavo con l’uccello piantato dentro di lei, le suggerivo cosa cliccare e dove cliccare fino a quando, anche questa volta, a monitor apparve la prova superata.
A quel punto decisi che era arrivato il momento di terminare quella tortura. Afferrai le tette di Vanessa, piegandomi sopra di lei e abbassando il mio corpo contro il suo le sussurrai all’orecchio
‘brava, hai visto che hai passato anche questo modulo?’
Lei, per tutta risposta, mi disse
‘sto impazzendo”.basta!’
Senza dire null’altro iniziai a stantuffarla a dovere, facendo uscire ed entrare il mio cazzo dentro la sua fica ad un ritmo forsennato, facendo sbattere i miei coglioni contro il suo corpo, strizzando i suoi seni mentre lei iniziò ad urlare di piacere. D’un tratto la sentii fremere e sentii chiaramente gli spasmi della sua fica contro la mia asta, segno evidente che stava per venire e questa volta decisi che non mi sarei fermato, affondai ancora una volta dentro di lei con tutta la mia forza e l’irruenza di cui ero capace andando a sbattere con la punta del mio cazzo contro il collo del suo utero proprio nel momento in cui lei stava per esplodere.
Questo si tradusse in un urlo liberatorio da parte sua mentre iniziava a tremare come una foglia al vento, sentii i suoi umori colare come una fontana sul mio cazzo, sul suo corpo, andando a bagnare completamente le mie palle. Venne con tanta forza ed intensità che vidi i suoi liquidi gocciolare a terra.
Quando anche io sentii di essere sul punto di esplodere mi tirai fuori da lei e la presi per un braccio, la feci voltare ma Vanessa era sconquassata dall’orgasmo che stava ancora provando e perse l’equilibrio finendo in ginocchio proprio davanti a me ed era la cosa che volevo. Presi il mio uccello tra le mani e lo diressi contro il suo viso, tenendole la testa con l’altra mano ed iniziai a sborrare come una fontana.
I miei schizzi la colpirono sul viso, sulla bocca, sul collo fino alle tette riempiendola completamente del mio liquido bianco e caldo. Stremato mi accasciai sulla scrivania. Per un istante entrambi restammo in silenzio, nella stanza c’era un odore acre di sesso. La guardai e ansimante le disse che anche per oggi poteva andare a casa e che l’esame successivo lo avremmo fatto il giorno dopo mentre mi rimettevo i pantaloni. Mi abbassai a terra e raccolsi il suo perizoma, infilandomelo in tasca e dicendole
‘questo me lo tengo io!’
Lei non aveva nemmeno la forza di rispondermi. Raccolse i suoi vestiti e si diresse verso il bagno per lavare dal suo corpo le tracce secche del mio seme mentre io tornai alla mia scrivania. Dopo circa dieci minuti la vidi tornare, ancora barcollante.
‘allora ciao!’ mi disse con un filo sottile di voce
‘Coraggio! Mancano solo due esami!’ le risposi io con un sorriso beffardo sul volto ‘a domani!’ agguinsi

Per commenti o suggerimenti: phoenix_2010@hotmail.it
Il terzo giorno, puntuale come sempre, Vanessa si presentò presso i nostri uffici. Le dissi subito di accomodarsi nella sala degli esami che l’avrei raggiunta subito, il tempo di fare un paio di telefonate.
Quando arrivai nella sala degli esami era seduta sulla sedia, di fronte al computer e vedendomi mi disse
‘ho fatto quello che volevi nei due giorni passati. Oggi finiamo l’esame!’ con tono piuttosto convinto e seccato
Io, per tutta risposta, le rammentai che ad ogni esame doveva esaudire una mia richiesta e che quello per quello che aveva fatto aveva ottenuto il mio aiuto; che se voleva era libera di sostenere gli esami da sola.
‘da sola non li passerò mai’ mi disse lei sfidandomi con lo sguardo
‘non è un mio problema’ dissi io
‘sei un bastardo, lo sai questo?’ mi domandò lei
Restai per un attimo in silenzio, cercando di valutare quale fosse la situazione migliore per ottenere quello che volevo, quando sorridendo le risposi
‘bastardo? E perché? Abbiamo fatto un patto, o mi sbaglio?’
Lei non rispose. Restò immobile a scrutarmi, e dopo aver respirato a fondo, mi disse
‘dimmi cosa cazzo vuoi ancora per questi esami e facciamola finita’
Quel suo atteggiamento di sfida, da una parte, mi lasciò interdetto mentre dall’altra, per qualche assurdo motivo, aumentò la mia voglia di giocare con lei e costringerla a tutto. Mantenendo la calma, senza toglierle gli occhi di dosso, le dissi
‘innanzi tutto chi ti ha detto di stare seduta? Alzati subito!’
Vanessa obbedì e si alzò dalla sedia senza rispondere.
Al che aggiunsi, con tono fortemente autoritario.
‘tu gli esami li devi fare nuda, è chiaro?’
‘ma’ ‘ stava per replicare quando, accecato dalla foga della situazione e dal desiderio di dominio che mi ottenebrava la mente, la afferrai per i capelli e fissandola negli occhi le dissi
‘puttanella non devi mai replicare. Spogliati!’
Lei restò interdetta dal quel mio gesto poi, dopo alcuni interminabili secondi di silenzio, iniziò a spogliarsi a pochi centimetri dal mio volto mentre io, guardandola, aggiusi
‘e questa volta niente moine. Nuda subito, chiaro?’
‘si’ sentii flebile uscire dalla sua voce
Poco pochi minuti Vanessa era di nuovo nuda davanti a me.
Sentivo il cazzo durissimo dentro ai calzoni ed accecato dal delirio di dominazione, questa volta rompendo ogni indugio, le intimai di piegarsi sulla scrivania e lei obbedì, ancora una volta, senza proferire parola.
Era di nuovo li, come li giorno prima, completamente nuda e piegata davanti a me, pronta a farmi fare ciò che desideravo di lei. Mi avvicinai a lei, accucciandomi, le aprii le cosce ed iniziai a lappare la sua fica.
‘ahhhhhhh’ la sentii gemere di piacere
Continuai a leccare la sua fica fino a che sentii i suoi umori colare lungo le sue cosce mentre Vanessa stava gemendo sotto ai miei colpi di lingua, poi mi alzai e mi piazzai dietro di lei. La sentivo ansimare e fremere, poggiai il mio cazzo durissimo contro la parete della sua fica e restai immobile per un secondo.
In quell’attimo ebbi la sensazione che lei spingesse il suo corpo all’indietro per farmi entrare così poggiai le mani sulle sue natiche e la bloccai, dicendole
‘puttanella. Allora ti piace farti scopare, eh?’
Vanessa si voltò guardandomi e mi disse
‘ti voglio!’
Oramai ero sicuro che questo tra noi era divenuto un gioco di ruolo. Giorno dopo giorno anche lei aveva accettato la scena di farsi comandare da me perché desiderava farsi scopare e quello degli esami era divenuto solo un pretesto, da parte sua, per avere la sicurezza di superarli.
Restai fermo mentre lei tremava di voglia, aveva la fica in fiamme e iniziò ad implorarmi di scoparla.
‘ti prego Matteo scopamiiiiiiiiiii’ mi urlò contro
Di colpo presi il mio cazzo e lo puntai diretto tra le sue natiche. Il contatto con la mia cappella la fece irrigidire. Si voltò e con uno sguardo carico di timore, mi disse
‘no! Matteo’ ti prego’. Li no!’
D’un tratto ero nuovamente padrone del gioco. ‘vuoi passare gli esami?’ le domandai spingendo leggermente la mia cappella contro il suo sedere, sentendo le sue natiche allargarsi sotto la mia spinta
‘si’. Ma li no’. Io’
‘tu cosa?’ le domandai mentre spingevo, lentamente, il mio bacino contro di lei facendo scivolare il mio cazzo tra le sue natiche fin quando la mia cappella fu proprio poggiata sul suo sfintere. Sentivo le pareti del suo culo strette, segno evidente che non era avezza a prenderlo anche dietro.
Vanessa era tesa, cercava in ogni modo di convincermi a desistere dal mio obiettivo, mi implorava di fermarmi. Sentiva il suo culo aprirsi lentamente sotto l’incessante spinta del mio cazzo, sentiva le sue pareti aprirsi e la mia cappella farsi strada dentro di lei, sentiva bruciare.
‘Matteooooooo ti pregoooooooo’ mi disse cercando di convincermi
Per un attimo mi fermai e la sentii sospirare soddisfatta. Si voltò e mi disse
‘Nella fica, mettimelo nella fica. Quanto vuoi ma nella fica!’ mi disse con tono implorante
Io la tenni per i fianchi, bloccata sulla scrivania ed estrassi il mio cazzo dal suo sedere. Lei per tutta risposta mi ringraziò, dopo di che iniziai a strofinare la mia asta tra le sue cosce, bagnando il mio cazzo con i suoi umori e lei iniziò a gemere e godere per lo sfregamento e la stimolazione del mio cazzo contro il suo sesso fino a quando il suo tonò cambiò ancora, da implorante per evitare il mio affondo nel suo culo, divenne una richiesta, quasi un imperativo di scoparla.
‘Voglio il tuo cazzo. Scopamiiiii!’ mi disse
Per tutta risposta, deciso una volta di più ad ottenere quello che volevo, mi allontanai di qualche centimetro da lei, sempre tenendola schiacciata contro la scrivania e premetti le mie mani sui suoi fianchi. Questa pressione la costrinse ad assumere una postura per cui, malgrado le sue scelte, si ritrovò ad alzare il sedere proprio verso di me.
A quel punto, senza indugiare oltre, piazzai nuovamente la mia cappella tra le sue natiche, questa volta spingendo con forza al punto che, in un solo movimento, riuscii a penetrare l’anello del suo sfintere e a farla entrare per intero.
Vanessa urlò di dolore, imprecando e dandomi del bastardo mentre io restavo fermo per darle il tempo di abituarsi a quell’intrusione; lei farfugliava che ero uno stronzo, che dovevo uscire subito dal suo culo, che le facevo male ma quando mi resi conto che il suo respiro divenne un poco meno affannoso, mi piegai su di lei e le dissi
‘trattieni il respiro’
Nell’attimo che seguì l’afferrai per i fianchi e l’attirai a me mentre, contemporaneamente, spinsi verso di lei. Quello che ne risultò fu che, ovviamente, il mio cazzo si piantò interamente dentro al suo culo tanto che le mie palle andarono a sbattere contro la sua fica in fiamme e lei urlò dal dolore.
‘vedrai che ti piacerà’ le dissi mentre iniziavo a martellare il suo culo, spingendo la mia asta dentro e fuori le sue viscere. Quello che era un dolore lancinante presto lasciò il posto al piacere e me ne resi conto proprio perché lei iniziò ad ansimare e a gemere mentre io continuavo, imperterrito a far scorrere il mio cazzo duro come la pietra dentro a quel fantastico sedere.
Era indubbiamente la prima volta che quella ragazza lo prendeva nel culo e volevo che si ricordasse di me così mi abbassai e le sussurrai
‘vedo che inizia a piacerti! Bene perché ho intenzione di sfondartelo questo magnifico culetto, sappilo!’
Nel dire quelle parole aumentai il ritmo dei miei affondi. Vedevo il mio cazzo entrare ed uscire dal suo culo ogni volta con maggiore facilità, ogni volta scivolando sempre di più nelle sue viscere e sentivo Vanessa godere, ansimare, gemere segno evidente che quel trattamento le piaceva.
D’un tratto decisi che era il momento di farla impazzire davvero. Le ordinai che dovesse essere lei a muoversi contro di me, inculandosi da sola con il mio cazzo e Vanessa, con mio stupore, obbedì senza dire nulla.
Mi trovai dietro di lei immobile a gustarmi il suo corpo che si muoveva avanti ed indietro facendo a tratti apparire e a tratti sparire il mio cazzo dentro al suo sedere ed avendo io le mani libere le portai una davanti a lei tra le sue cosce mentre l’altra la misi, un po’ a fatica, tra me e lei.
Le dissi di stare ferma e lei, ancora una volta obbedì.
Si trovò così piegata in avanti con il mio cazzo per metà dentro al suo culo ed io iniziai con una mano a titillare il suo clitoride gonfio di piacere e voglia mentre con l’altra infilai due dita direttamente nella sua fica, riempiendola completamente.
Vanessa si trovo così, nel giro di pochi istanti, ad avere culo e fica pieni di me e la cosa la fece impazzire al punto che con un grido acutissimo venne, riempiendo le mie mani di un mare di umori.
Io non contento, tolsi le dita dalla sua fica e continuando a titillare il suo clitoride, ripresi a stantuffarle il culo aumentando il suo piacere e facendola tornare, ben presto, sulla soglia di un altro sconvolgente orgasmo e quando sentii di essere sul punto di venire a mia volta le dissi
‘ora te lo riempio questo culetto!’
Lei, per tutta risposta, in preda all’estasi del momento, mi disse
‘siiiiiiiiiiiiii””.. riempimi””’ voglio sentirlooooooooooooooooo’
Quelle sue parole acuirono il mio piacere e nel giro di pochi attimi sentii il mio cazzo divenire di marmo, un secondo dopo degli spasmi di piacere partendo dalla mia schiena andarono a terminane proprio sul mio uccello e quello che ne seguì fu una serie di copiosi schizzi di calda sborra che riempirono il culo di Vanessa.
Restai dentro di lei a sborrare come una fontana, tenendola per i fianchi con entrambe le mani mentre lei gorgogliava il suo piacere, incitandomi a non fermarmi, dicendomi che voleva sentirsi piena di me.
Tirai fuori il cazzo dal suo culo e il rumore che se seguì fu quello di una bottiglia stappata, alcuni secondi dopo vidi un rivolo di bianco sperma mischiato ad una traccia di sangue, segno evidente che l’avevo aperta come desideravo. Soddisfatto mi sedetti sulla sedia in silenzio ed attesi la sua reazione
Vanessa si portò le mani al sedere, sentì il suo culo aperto e raccolse con un dito il mio sperma e il suo sangue, guardandoli. Si voltò verso di me e mi disse
‘sei un bastardo!’
Io mi misi a ridere e le risposi
‘non mi sembra ti sia dispiaciuto!’
Lei, ancora tremante per gli orgasmi vissuti, cercò in qualche modo di riprendere i suoi vestiti e sorridendo mi disse
‘in effetti mi hai fatta impazzire’
Subito dopo, guardandomi negli occhi, aggiunse con tono serio
‘ora tocca a te. Devi farmi l’esame!’
Io sospirai guardando verso il soffitto mentre il mio cazzo si ammosciava e le dissi
‘già e ne manca solo uno alla certificazione!’
‘ancora uno!’ aggiunse lei
Si sedette di fianco a me e attese che terminassi il suo esame e quando, anche questo fu concluso con successo, fu lei a dirmi
‘ci vediamo domani per l’ultimo allora’
A domani le risposi e mentre stavo per uscire dalla stanza le sfiorai il sedere e le dissi
‘certo che hai davvero un bel culo’
‘brucia un po” disse lei ridendo
Attesi che Vanessa uscisse dall’ufficio e mi misi a pensare a quello che era accaduto in quei tre giorni. Dietro alla storia di questo esame mi ero scopato quella ragazza, ottenendo da lei tutto quello che potevo desiderare in un gioco di dominazione che si era rivelato semplicemente essere un gioco di ruolo in cui lei desiderava essere sottomessa e io desideravo ordinare.
Il giorno dopo avremmo avuto l’ultimo esame e volevo che, in qualche modo, quell’esperienza fosse indimenticabile per entrambi, così iniziai a pensare a cosa poter fare per ottenere il mio scopo, quando mi venne un’idea. Presi il cellulare e mandai un messaggio a Vanessa dicendole che per il giorno successivo sarebbe stato opportuno che si presentasse in ufficio alle 9.00 anziché alle tredici e provai a verificare se, realmente, ero riuscito ‘ in qualche modo ‘ a soggiogarla. Decisi così di ‘suggerirle’ di indossare delle autoreggenti, una gonna a pieghe ed una magliettina abbastanza attillata.
Non attesi nemmeno la sua risposta. Sorridendo soddisfatto mi rimisi a lavorare in attesa che il giorno seguente arrivasse, pronto a dare vita e corpo alle mie idee.

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Era giunto, fatidico, il mattino dell’ultimo esame. Vanessa non aveva risposto al mio messaggio e questo mi aveva, in qualche modo, convinto che avevo esagerato. Pensai che, molto probabilmente, non si sarebbe presentata e che avesse rinunciato a completare l’iter di certificazione dopo quello che era accaduto il giorno precedente.
Tra me e me pensai che sarebbe presto diventata un piacevolissimo ricordo. Di fondo ero riuscito ad ottenere molto di più di quello che avevo sperato; nel giro di tre giorni ero riuscito, senza che lei in qualche modo si opponesse, a prendermi ciò che desideravo. Ripensai al giorno prima, a come si era fatta piegare sulla scrivania e alle sue remore e rimostranze mentre, poco alla volta, entravo nel suo culo vergine e, al solo pensiero, il mio cazzo ebbe un’erezione talmente prepotente da farmi male.
Ero assorto nei miei pensieri, tornando con la mente ai momenti in cui il mio uccello entrava ed usciva dal quel sedere così rotondo e morbido che quasi non mi resi conto che avevano suonato. Senza darvi troppa importanza continuai ad occuparmi del lavoro che stavo portando avanti quando sentii bussare alla porta del mio ufficio.
‘Avanti’ dissi senza alzare la testa dal mio monitor
La porta si aprì e comparve Margherita, la nostra segretaria che mi annunciava che Vanessa era arrivata per completare l’iter degli esami.
‘Perfetto!’ dissi sorridendo compiaciuto ‘falla accomodare qui da me’ dissi a Margherita
Attesi qualche secondo e vidi la ragazza fare capolino sulla porta del mio ufficio. Alzai lo sguardo e la osservai. Incredibilmente mi resi conto che, anche se non aveva risposto al mio messaggio, aveva seguito alla lettera le mie indicazioni; era vestita con una maglietta bianca con un leggero scollo a V che metteva in risalto il suo magnifico seno, una gonna rossa a pieghe e delle calze color carne, oltre ad un paio di stivali poco al di sotto del ginocchio.
‘Vanessa, siediti’ le dissi indicandole una sedia di fronte alla mia scrivania.
Lei obbedì in silenzio. La vidi accomodarsi e, senza pronunciare una sola parola, la vidi fissarmi in attesa, forse, di qualche mio cenno o qualche mia parola, ma io non dissi nulla, limitandomi ad osservarla dall’altra parte della scrivania, fino a quando, come se nulla fosse, le dissi
‘non ti ha creato problemi venire prima oggi, vero?’
Vanessa alzò lo sguardo e fissandomi, mi rispose
‘no! Forse è meglio’ disse, riferendosi al fatto che non eravamo soli
Intuii quel riferimento e pensai di coglierlo al volo.
‘hai notato che oggi non siamo soli, vero?’
‘certo!’ disse lei
‘non ti crea problemi fare l’esame anche se c’è gente in sede?’ le domandai
‘no!’ disse lei. Poi si fermò per un istante in cui cercai di comprendere le sue reazioni e alla fine, fissandomi direttamente negli occhi, mi disse
‘non hai intenzione di aiutarmi oggi?’
‘certo che ti aiuto’ le dissi sorridendo
Questa mia risposta lasciò Vanessa un poco interdetta. Restò per un istante in silenzio a riflettere, poi sorridendo mi disse’
‘grazie Matteo. Pensavo che anche oggi’.’ E lasciò quella frase cadere nell’aria senza concluderla
‘anche oggi, cosa Vanessa?’ le domandai io prendendo al volo le redini del discorso
‘beh, ecco’.’ Disse lei, visibilmente imbarazzata”
Feci finta di pensare poi proruppi dicendole
‘ah, che anche oggi ti potessi domandare qualche cosa in cambio del mio aiuto?’
‘si!’ si limitò a rispondere lei, senza guardarmi in volto
Attesi qualche istante poi le dissi
‘infatti è così’
Vanessa mi guardò diritto negli occhi. Cercai di comprendere le sue reazioni ma fui anticipato dalla sua richiesta
‘cosa vuoi?’ mi disse quasi senza energia nelle sue parole, segno inconfutabile che, in qualche modo, avesse accettato di dover essere parte del mio gioco per arrivare ad ottenere quello desiderava.
‘nulla di particolare’ le dissi e, nel mentre, mi alzai dalla mia sedia e mi portai verso di lei, fermandomi alle sue spalle.
Vanessa non si mosse. Sentivo il suo respiro crescere, vedevo da dietro i suoi seni muoversi sotto la stoffa della maglietta; senza dire nulla allungai le mani verso di lei e poggiai i miei palmi sulle sue tette, tastandole da sopra la stoffa e a quel contatto la sentii, per un attimo, irrigidirsi.
Premetti le mani sui suoi seni, iniziando a fare dei movimenti concentrici, gustandone la rotondità e la forma fino a quando, soddisfatto, le dissi
‘alzati!’ mentre lasciavo la presa
Vanessa, sempre in silenzio, si alzò dalla sedia dandomi la schiena.
‘piegati’ le intimai
Lei si voltò guardandomi.
‘non hai capito? Piegati!’ le dissi nuovamente
Vanessa obbedì piegandosi in avanti leggermente, inclinando la schiena
‘Non hai capito!’ le dissi ‘poggia le mani sulla scrivania’
Un istante e la vidi piegarsi sulla mia scrivania. Quel gesto, quella sua arrendevolezza mi fecero provare un brivido di eccitazione lungo la schiena misto tra il senso di dominio e il piacere nel vedere una ragazza così bella che docilmente obbediva alle mie richieste.
Senza dire null’altro feci scivolare una mano tra le sue cosce, facendola salire fino a raggiungere l’incavo tra le sue gambe, arrivando a sfiorare con il taglio della stessa, il suo sesso. Mi piegai verso di lei e le dissi
‘cosa pensi che ti faccia ora?’
‘non lo so’ disse lei mentre la sentivo fremere per quel contatto
Mi ritrassi subito e le dissi
‘sollevati la gonna’
‘ma ‘.. io’.. veramente’..’disse lei
Per la prima volta stava cercando, in qualche modo, di reagire.
‘sollevati la gonna, ho detto!’ ripetei alzando il tono della voce
Vanessa obbedì, alzando la gonna fin sui fianchi e dandomi modo di osservare il suo corpo meraviglioso. Il suo sesso e il suo sedere erano coperti da un sottile strato di stoffa; mi venne alla mente il giorno prima in cui mi ero preso il suo culo e quell’idea mi fece guizzare il cazzo dentro ai calzoni, facendolo diventare duro come la pietra.
Soddisfatto per quel suo assecondare le mie richieste, mi allungai verso la scrivania e presi un paio di forbici, le portai vicino a lei e tagliai i lembi dei suoi slip, dicendole
‘questi non ti servono di certo!’
Dopo alcuni istanti mi fermai, nuovamente, ad osservarla. Era piegata, mezza nuda, con la fica e il culo in bella mostra. Restava in silenzio ma potevo chiaramente, vedendo i movimenti del suo corpo, rendermi conto dal suo respiro che quella situazione, in qualche modo, la stava coinvolgendo.
‘toccati!’ le intimai
‘cosa?’ domandò lei voltando la testa ad osservarmi
‘toccati! Ho detto!’ ripetei
‘non voglio Matteo, non esagerare!’ mi disse lei, cercando, in qualche modo, di far valere le sue ragioni.
In quel momento non mi venne nemmeno in mente la scusa dell’esame. Inebriato dal senso di dominio che si stava impadronendo di me e pronto a verificare fino a che punto lei si sarebbe fatta guidare, mi portai dietro di lei e l’afferrai per i capelli, facendole voltare la testa verso di me e dicendole
‘ho detto che devi toccarti, avanti!’
Vanessa mi fissò per un istante e sottovoce mi disse
‘sei un bastardo’
In quello stesso istante vidi le sue dita scivolare tra le sue cosce e, un secondo dopo, la sentii gemere sommessamente mentre il suo sesso iniziava a bagnarsi del suo desiderio. Vanessa muoveva lentamente il suo dito medio contro il suo clitoride, strofinandolo leggermente, mentre io, da dietro, potevo gustarmi la sua fica che colava il succo del piacere che lei si stava provocando.
Quella scena mi stava facendo esplodere. Calai, in silenzio, i miei calzoni e i miei boxer, liberando finalmente il mio cazzo che era talmente duro e gonfio da farmi male ma, nonostante questo, decisi che non era arrivato ancora il momento di soddisfare a pieno i miei desideri.
Mi sedetti sulla sedia, proprio dietro a Vanessa, di modo da avere la splendida visione del suo culo e della sua fica dinnanzi agli occhi e le intimai
‘infilati un dito nella fica!’
Lei, senza indugi, questa volta, obbedì.
Vidi il suo dito medio sparire dentro alle sue grandi labbra e come risposta la sentii gemere di piacere. Un lungo e flebile ahhhhhh accompagnò i suoi movimenti, mentre ogni volta che il suo dito usciva dal suo sesso, potevo vederlo lucido degli umori che stavano colando dal suo corpo.
Questo suo incedere durò per circa cinque minuti e quando mi resi conto che era sul punto di esplodere, perché sentivo i suoi gemiti aumentare di frequenza e livello e vidi il suo corpo fremere di eccitazione, repentino presi entrambi i suoi polsi e le bloccai le mani, strozzando l’orgasmo che stava nascendo nel suo corpo.
‘noooooooooooo’ urlò lei in preda a piccoli spasmi mentre sentiva il piacere, lento ma inesorabile, scemare da lei fino, lasciandole dentro una sorta di torpore dettato dal desiderio di godere.
‘verrai quando voglio io!’ le dissi tenendole le mani ferme
‘ba..a’star’.do!’ sillabò lei ansimando
‘ora girati’ le dissi
Un secondo dopo Vanessa era di fronte a me, con le gambe aperte. Potevo vedere chiaramente il suo sesso bagnato dal piacere che lei stessa si stava provocando fino a pochi secondi prima, sentivo l’odore del suo piacere riempire le mie narici. La guardai negli occhi per un istante, poi sorridendo, le dissi
‘converrà andare a dare l’ultimo esame, non pensi?’
Lei mi guardò stranita. Era sicuramente convinta che avessi approfittato di quella situazione, avrebbe voluto, in cuor suo, che la facessi godere. Poi, d’un tratto, si ricordò che era senza mutandine perché io le avevo tagliate ed arrossendo mi disse
‘sono senza intimo!’
Io mi misi a ridere e le risposi
‘lo so. E ci resterai tutta la mattina! Seguimi!’
Uscimmo dal mio ufficio e portai Vanessa non nella solita stanza ma in un’altra aula dell’ufficio dove vi era un ragazzo che stava facendo degli esercizi. Avvicinai la mia bocca all’orecchio della ragazza e le dissi
‘cerca di stare in silenzio perché non voglio che lo disturbiamo. Ora ti vai a sedere a quella scrivania, tieni le gambe leggermente aperte e fai qualche esercizio di preparazione per l’ultimo esame, ok?’
Vanessa mi guardò con aria stranita. Non comprendeva il motivo di questa mia scelta poi, quando vide la scrivania che le avevo indicato, divenne rossa in volto e comprese quale era il mio gioco
‘sei pazzo Matteo?’ mi domandò sottovoce ‘non posso!’ disse
‘devi!’ replicai io senza battere ciglio
Vanessa, ancora una volta, obbedì. Si andò a sedere alla scrivania da me indicata ed iniziò ad esercitarsi al computer.
La scrivania che le avevo suggerito era proprio di fronte a quella dove era seduto il ragazzo. Ovviamente avevo chiesto a Vanessa di sedere su quello che era il posto dell’esaminatore che, per come era strutturato il nostro ufficio, era su una pedana rialzata dove, dai primi posti in aula, era possibile chiaramente osservare il sotto della stessa.
Mentre Vanessa si sedeva, andai dal ragazzo e piegandomi di fianco a lui, gli suggerii di ‘dare un’occhiata alla scrivania’
Il ragazzo alzò la testa dal monitor, fissando il punto da me indicato e, di colpo divenne rosso in volto, ingoiando un groppone di saliva. Sorrisi soddisfatto, sapendo di avere colto nel segno. Vanessa, in modo diligente, stava eseguendo il mio ordine. Era seduta alla scrivania e teneva le gambe leggermente aperte, facendo finta di sostenere qualche esercizio di preparazione all’esame e questo.
Il ragazzo, quindi, dalla sua posizione, poteva notare come Vanessa non portasse le mutandine; poteva gustarsi, in qualche modo, il regalo che avevo deciso di fargli, di guardare senza indugi, la fica di quella ragazza senza che nessuno dicesse o facesse nulla. Incredulo si voltò verso di me e stava per dirmi qualche cosa quando io, lo bloccai, dicendogli
‘non ti preoccupare. Non dire nulla, pensa ai tuoi esercizi di preparazione e goditi la vista!’
Nel dire quelle parole mi diressi verso Vanessa, mi misi di fianco a lei e, ad alta voce, dissi
‘vediamo come va questa preparazione’ di modo che anche il ragazzo potesse sentirmi
Feci finta di piegarmi leggermente per poter valutare meglio il monitor e sotto voce intimai alla ragazza
‘apri di più le gambe!’
Vanessa divenne rossa in volto. Mi guardò e provò a replicare ma non le diedi il tempo di farlo, ripetendo ciò che avevo appena detto. Obbedì aprendo ulteriormente le cosce. Con quel momento la sua gonna salì lungo le sue gambe scoprendole quasi del tutto e mettendo in bella mostra il suo sesso ancora lucido degli umori che, fino a pochi minuti prima, erano colati dal suo corpo.
Vanessa non parlava. Vedevo il suo corpo muoversi al ritmo del respiro che si faceva sempre più affannoso, in un misto tra eccitazione ed imbarazzo; voltai la testa nella direzione di quel ragazzo e notai che, sperando di non essere visto da noi due, aveva gli occhi direttamente piantati sulla fica della fanciulla mentre con una mano si stava toccando il cazzo attraverso i jeans.
In quel momento mi venne in mente un’ulteriore idea. Mi voltai verso Vanessa e le dissi
‘lo vedi quel ragazzo?’
‘si’ fu la sua risposta
‘vedi come ti sta guardando?’ le domandai
‘si’
‘non pensi sia arrivato il momento di aiutarlo?’ le domandai sorridendo
La ragazza restò per un istante in silenzio, poi mi fissò e disse
‘che cosa intendi?’ con uno sguardo alquanto preoccupato sul volto.
Io non dissi nulla, mi limitai a dirle di aspettare li per alcuni secondi. Mi diressi verso quel ragazzo e gli dissi
‘scusa, ma come ti chiami?’
‘Francesco’ rispose lui
‘piacere Francesco’ dissi io ‘sono Matteo, il responsabile della formazione qui dentro e responsabile degli esaminatori’ dissi io allungando la mano verso di lui.
Il ragazzo divenne rosso in volto perché pensava di essere stato notato mentre si toccava e spostando lo sguardo afferrò la mia dicendo ‘piacere’
‘ho notato che hai seguito il mio consiglio’ gli dissi indicando con la testa la direzione dove c’era Vanessa
Lui non rispose, era rosso in volto visibilmente imbarazzato.
A quel punto decisi di giocare le mie carte e mi avvicinai a lui dicendogli
‘e se oggi ti facessi un regalo, Francesco?’
Lui mi guardò con occhi incerti. Non riusciva a comprendere dove volessi andare a parare ma non gli diedi il tempo di rispondere, mi limitai a prendere un pezzo di carta sulla sua scrivania e vi scrissi sopra ‘tra dieci minuti nel mio ufficio, la terza porta a destra, fidati!’
Mi allontanai e tornando da Vanessa le dissi di seguirmi. Vanessa si alzò e ci dirigemmo verso la porta d’uscita, potei notare come il ragazzo ci osservasse, domandandosi cosa stava accadendo, ancora accaldato ed eccitato per quella visione che gli avevo regalato.
Usciti dalla stanza portai Vanessa nuovamente nel mio ufficio ed una volta entrati non chiusi, di proposito, la porta. Mi diressi direttamente verso la mia scrivania e sedendomi sulla mia poltrona le dissi
‘vieni qui’
Al solito la ragazza acconsentì alle mie richieste e mi seguì
‘inginocchiati’ le dissi
Vanessa restò, per un istante immobile, quasi a volersi ribellare a quella mia richiesta. Notando questo suo gesto quasi di sfida mi alzai di scatto e poggiandole le mani sulle spalle, spinsi la sua figura verso il basso, costringendola ad inginocchiarsi di fronte a me, per poi sedermi di nuovo.
Non dissi nulla. Avevo quella ragazza a pochi centimetri dal mio corpo. Mi limitai a prenderle un braccio e a portare la sua mano sulla patta dei miei calzoni, facendole sentire il mio cazzo duro come la pietra e subito dopo, con l’altra mano, presi il suo capo e lo spinsi verso il mio grembo.
Questa volta non vi fu nemmeno bisogno di parlare. Vanessa sapeva benissimo cosa desideravo e forse lo voleva anche lei. Sta di fatto che subito la ragazza calò la cerniera dei miei calzoni e con un’abile quanto repentina mossa, estrasse il mio cazzo duro e pulsante, poi fissandomi negli occhi mi disse
‘sei veramente un porco e un bastardo!’
Dopo avermi detto quelle parole, non mi diede nemmeno il tempo di replicare, che abbassò la testa e afferrato il mio uccello tra le labbra, iniziò a succhiarmi la cappella con tanta foga e maestria che mi sentii mancare il fiato in corpo.
Vanessa iniziò subito a far scorrere lungo la sua bocca, facendo sparire ed apparire il mio cazzo dalle sue labbra, ogni volta più lucido della sua saliva. Questo suo trattamento mi stava facendo impazzire. Se c’era una cosa che avevo imparato nei giorni passati era che quella ragazza sapeva succhiare gli uccelli con una maestria impressionante.
Mentre la ragazza mi stava regalando un fantastico pompino, come da copione, sentii bussare alla porta. Lei si bloccò di cercò di levarsi ma io la tenni ferma sul mio uccello premendo con entrambe le mani sulla sua testa, al che la vidi strabuzzare gli occhi per la paura e la vergogna, ed in quello stesso momento, a voce alta, dissi
‘avanti’
Vidi Francesco fare capolino sulla porta del mio ufficio e sorridendo gli dissi
‘vieni, accomodati e chiudi la porta!’
Francesco, senza dire nulla, eseguì ciò che gli avevo detto mentre Vanessa restava inchiodata al mio cazzo, sotto la pressione delle mie mani, quando mi rivolsi al ragazzo e gli dissi
‘vieni qui un istante!’
Francesco attraverso tutto l’ufficio e quando fu a pochi passi da me lo vidi guardare nella direzione di Vanessa per un istante, poi alzò gli occhi verso di me e subito dopo lo vidi divenire rosso in volto, forse per l’imbarazzo. Per poter prendere in mano quella situazione mi affrettai a dire al ragazzo
‘non ti preoccupare’
Lui restò immobile in silenzio. Io abbandonai la presa sul capo di Vanessa che, così, ebbe modo di sottrarsi alla mia morsa. Si alzò di scatto, rimettendosi in piedi, rossa in viso per la vergogna mentre io ero seduto con il cazzo mio cazzo che svettava dai calzoni, lucido della saliva della ragazza, ad osservare entrambi.
Mi rivolsi a Francesco e gli dissi
‘quello che accade qui resterà un segreto, ok?’
Francesco non rispose, si limitò a fare un cenno di assenso con il capo mentre continuava a guardare Vanessa, come iptonizzato.
‘bene!’ dissi io alzandomi dalla sedia.
Afferrai la ragazza per un braccio e la portai davanti al giovane, a pochi centimetri dal suo corpo, poi le dissi
‘ora ti guadagni l’ultimo esame!’
E nel dire quelle parole la spinsi verso il basso, ancora una volta. Vanessa non reagì, si lasciò spingere a terra fino ad inginocchiarsi davanti a Francesco, poi mi rivolsi al giovane e gli dissi
‘conviene che approfitti, sai?’
Francesco mi guardò incredulo. Un secondo dopo lo vidi accarezzare in volto Vanessa che, dal suo canto, restava immobile, poi come se mi avesse letto nel pensiero, il ragazzo si abbassò i calzoni, tirando fuori un discreto uccello che svettò duro e diritto davanti al volto della ragazza.
A quel punto poggiai la mano sulla testa di Vanessa e la spinsi contro il corpo di Francesco ed un secondo dopo, senza nemmeno doverle intimare nulla, vidi il cazzo del giovane sparire nella bocca della ragazza. Dopo alcuni secondi di movimenti avanti ed indietro, lasciai la testa di Vanessa e mi resi conto che lei, nonostante avessi mollato la presa, continuava a succhiare quell’uccello con una foga ed un’avidità che mi fecero, in qualche modo, sorridere sapendo di aver trovato la persona ideale per dare vita e corpo ai miei giochi.
Nel frattempo Francesco iniziava a mugolare di piacere, segno evidente che stava apprezzando le attenzioni della mia ‘allieva’, fino a quando lo vidi irrigidirsi e respirare con il naso, quasi sbuffare, segno evidente che era sul punto di esplodere. A quel punto, per evitare che il mio disegno rimanesse incompiuto, poggiai nuovamente la mano sulla testa della ragazza e la guidai, spingendola, fin quasi a far entrare per intero l’uccello del giovane nella sua bocca e la tenni li, premendo, proprio nel momento in cui Francesco, con un verso gutturale, tipo animale ferito, esplose.
Gli spasmi del ragazzo che reclinò leggermente la testa all’indietro, tremando come una foglia al vento, mi fecero comprendere che stava svuotando nella bocca della mia ‘allieva’ tutto il suo desiderio, al punto che oramai soddisfatto abbandonai la presa sulla sua testa e quando la vidi sottrarsi dal corpo del giovane, capii che aveva bevuto ogni goccia del suo nettare.
Vanessa si alzò in piedi senza guardare Francesco ma si voltò verso di me e mi disse, quasi con aria di sfida
‘sei soddisfatto? ‘. Bastardo!’
Io feci finta di pensare e alcuni secondi dopo, sorridendo malizioso, le dissi
‘no! Abbiamo appena iniziato!’
Intanto Francesco era rimasto in piedi, con il cazzo che si stava ammosciando lentamente, gli occhi sbarrati verso noi due, il fiato corto e il viso rosso. Mi voltai verso di lui e gli dissi
‘beh, puoi tornare a fare i tuoi esercizi’ congedandolo.
Restai da solo con Vanessa nell’ufficio pensando a cos’altro potevo fare per allietare quella mattina e dare sfogo alle mie idee quando, d’un tratto, mi venne in mente un’ulteriore cosa e volevo, come sempre, poter verificare se la ragazza si sarebbe lasciata trasportare verso tutte le mie scelte anche se, in cuor mio, sapevo benissimo che oramai quella era, in tutto e per tutto, la mia allieva.

Rimasi così nel mio ufficio in compagnia di Vanessa, domandandomi quali sensazioni avesse provato nel succhiare l’uccello ad uno sconosciuto, semplicemente per obbedire ad un mio ordine. Volevo sapere se questo suo essere così accondiscendente nei miei confronti era legato alla sua voglia di essere posseduta, in qualche modo o se, invece, era semplicemente perché amava essere comandata.
Nonostante nella mia mente capeggiassero questi pensieri, sentivo il mio cazzo duro dentro ai calzoni farmi male, al punto che sentivo martellare nel cervello l’esigenza di sfogare i miei istinti e i miei bisogni, così mi diressi verso la ragazza, che era ancora seduta sulla sedia in attesa che le dicessi qualche cosa e come se nulla fosse accaduto le intimai di alzarsi e piegarsi sulla scrivania.
Vanessa non fiatò. La vidi alzarsi dalla sedia e sospirando piegarsi sulla mia scrivania, poggiando i palmi delle mani sulla superficie liscia del legno e, senza che io glie lo chiedessi, la vidi aprire le gambe, offrendosi a me.
Questo suo gesto mi fece comprendere, una volta di più, che in qualche modo ero riuscito ad entrare nella sua mente, che stavo dominando questo gioco di ruoli e che lei voleva farsi comandare. Mi misi dietro di lei e le sollevai la gonna, scoprendo nuovamente il suo sesso e il suo sedere e la sentii fremere, pronta a ricevere qualunque cosa da me.
Mi staccai per un breve attimo per gustarmi la visione di quel corpo magnifico che mi veniva offerto poi, come folgorato, mi resi conto che era lei che voleva godere senza che fossi io a decidere, così decisi di guidarla nel sentiero della perdizione. Mi piegai dietro di lei e le allargai le cosce, arrivando a respirare con il naso l’odore del suo sesso caldo e già bagnato di eccitazione per poi iniziare a dare leggeri colpi di lingua tra le sue grandi labbra.
Vanessa, dal suo canto, iniziò subito a mugolare di piacere sotto le mie leccate. La sentivo gemere ed ansimare ad ogni affondo che la mia lingua faceva sul e nel suo sesso, potevo gustarmi il sapore dei suoi umori che colavano copiosi, andando a bagnare l’interno delle sue cosce e il mio viso.
Da sotto le dissi ‘toccati mentre ti lecco!’
Lei in preda all’estasi eseguì senza battere ciglio. Potevo ammirare così le sue dita sfiorare il suo clitoride gonfio di desiderio mentre continuavo a passare la mia lingua nella sua fessura, facendola impazzire di piacere, al punto che lei iniziò a fremere, sentivo le sue gambe tremare e la udii gemere forte.
‘ahhhhhhhhh siiiiiiiiiiiiiiiiii’
A quel punto mi arrestai per un breve istante pensando se era il momento di farla godere o se, di contro, era tempo di torturarla ancora un poco e decisi di optare per la seconda ipotesi. Bloccai le sue dita, impedendole di toccarsi e lei, sentendo la pressione della mia mano sul suo polso e capendo le mie intenzioni, ansante mi disse
‘nooooo Matteooooooo ti pregooooooo non ce la faccio più!
Quella era, a tutti gli effetti, una richiesta.
‘vuoi godere?’ le dissi
‘si’ per fa’.a’.vo’..re’ disse lei ansimando e contorcendosi per il piacere che sentiva, lentamente, defluire dal suo corpo e, parallelamente, per il forte bisogno di esplodere che le stava ottenebrando il cervello.
Mi alzai estraendo il cazzo che era duro come la pietra e mi posizionai dietro di lei di modo da far aderire la mia cappella alle sue grandi labbra ed iniziai a muovermi sfregando il mio corpo contro il suo. Questo mio gesto le fece perdere completamente la ragione, vuoi per il bisogno che aveva di godere, vuoi perché ‘ credo ‘ le piacesse essere usata da me, Vanessa iniziò ad implorarmi di farla mia, di farla godere, di affondare dentro di lei perché aveva bisogno di sentirsi presa, voleva sentirmi dentro e godere delle mie spinte ma io, imperterrito, continuavo a strofinare il mio cazzo lungo la sua fessura, sentendo gli spasmi del suo piacere, fino a quando lei, voltandosi verso di me e guardandomi direttamente negli occhi, mi disse
‘ti prego. Scopami. Non ce la faccio più’
Nel sentire quelle parole il mio cazzo ebbe un guizzo, divenendo ‘ se possibile ‘ ancora più duro. Sentivo chiaramente le pareti del suo sesso aprirsi come un fiore, avvertivo i suoi umori colare lungo la mia asta; mi piegai sopra di lei e le afferrai le tette con entrambe le mani, attraverso la maglietta e le sussurrai all’orecchio
‘davvero lo vuoi?’
‘si’ ti prego’ fu la sua risposta mentre spingeva il suo corpo all’indietro per favorire la penetrazione.
A quel punto mi venne un’ulteriore idea. Presi con una mano la web cam sopra il monitor e la poggiai rivolta verso di noi, poi muovendo il mouse a fatica riuscii a raggiungere il software di cattura del monitor, azionai la web cam e vidi, di taglio, sul mio monitor l’immagine di Vanessa piegata sulla mia scrivania con me dietro. Soddisfatto azionai il software di registrazione e nel momento stesso in cui lei mi stava per domandare cosa diavolo stessi facendo, con un colpo di reni affondai il mio cazzo nella sua fica calda e bagnatissima.
‘ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh’ gemette Vanessa mentre io iniziai a tenerla per i seni, strizzando di tanto in tanto i suoi capezzoli, e facendo scorrere la mia asta dentro la sua fica, alternando movimenti lenti e cadenzati a spinte più forti, godendomi a pieno quella scopata meravigliosa.
Lei, per tutta risposta, non faceva altro che aumentare il rumore dei suoi gemiti ad ogni mio affondo, piegandosi ancora di più sotto le mie spinte, godendo dei colpi che le stavo infliggendo, fin quando la afferrai per i capelli e la costrinsi ad alzare il viso in direzione della web, dicendole
‘Guarda in camera mentre ti scopo!’
Vanessa comprese che stavo registrando il nostro amplesso ma non ebbe la forza di reagire, talmente era il suo desiderio di godere, si stava completamente lasciando andare fin quando sentii il suo corpo contrarsi, la sua fica stringere come in una morsa calda e bagnata il mio cazzo e, dopo alcuni attimi, la sentii urlare
‘ahhhh oddiooooooooooooo vengoooooooooooooooooooo’
Un fiume di lava calda usciva dalla sua fica andando a bagnare il mio cazzo, le sue cosce, la mia scrivania. Continuai a spingere il mio cazzo nel suo corpo, gustandomi gli spasmi del suo orgasmo fino a quando, soddisfatto del piacere che le avevo provocato, estrassi il mio randello da lei e, sogghignando, le dissi
‘è tempo di darmi il culo Vane’
Lei spostò la testa, guardandomi. Ansimando mi disse
‘fa que’e’.llo che’vu’o’i’
Puntai direttamente la mia cappella sul suo buchetto posteriore, attesi un secondo e poi, con una poderosa spinta di reni, affondai il mio cazzo nel suo culo fino a sentire i miei coglioni sbattere contro il suo corpo. Entrai con una certa facilità, vuoi per il fatto che avevo deflorato quell’ingresso magnifico il giorno prima, vuoi perché il mio cazzo era fradicio dei suoi umori, sta di fatto che mi bastò un’unica spinta per far entrare l’intera mia asta tra le sue natiche.
Vanessa gemette anche di quell’intrusione. Segno evidente che dopo ciò che era accaduto ieri, le piaceva anche prenderlo nel culo o forse le piaceva prenderlo da me. Non curante di queste idee, mi limitai a pensare ad approfittare della situazione perché mi sentivo sul punto di esplodere, afferrai la ragazza per i fianchi ed iniziai a menare colpi poderosi; ad ogni mio affondo la vedevo contorcersi, avevo la sensazione di affondare sempre di più ad ogni spinta, fin quando sentii il mio cazzo gonfiarsi, segno evidente che ero sul punto di esplodere e l’avvisai
‘ti riempio il culo ora’ le dissi
‘siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii’ mi rispose lei gemendo
In quel momento la mia cappella si gonfiò a dismisura e un secondo dopo sentii il mio cazzo eruttare litri di sborra calda direttamente nell’intestino della mia allieva che restò immobile piegata sulla scrivania a raccogliere il frutto del mio piacere dentro al suo culo.
Restai dentro di lei fino a che non iniziai a sentire il mio uccello che, poco alla volta, perdeva di consistenza e vigore. Quando mi tolsi, mi sedetti sulla sedia, proprio alle spalle di Vanessa, gustandomi un rivolo di bianca crema che dal suo orifizio scendeva tra le sue cosce mentre lei restava piegata sulla mia scrivania, ansimante per l’orgasmo appena provato.
Osservai lo schermo del mio monitor! Potevo vedere in primo piano il viso della ragazza e sorrisi soddisfatto nel pensare che avevo registrato tutto quanto e all’uso che, eventualmente, avrei potuto farne. Vanessa si tirò su e si abbassò la gonna senza dire nulla, poi mi guardò e sottovoce, sorridendo, mi disse
‘sei un gran bastardo ma mi fai godere da matti!’
Nell’udire quelle parole mi alzai di scatto, la guardai diritto negli occhi e le dissi, con tono imperioso
‘sei mia e farai tutto quello che desidero, è chiaro?’
Vanessa acconsentì senza indugi, accettando di divenire, in qualche modo, la mia discepola.
‘bene! Le dissi soddisfatto. Per ora puoi riposare. Tra poco andremo a sostenere il tuo ultimo esame’ le dissi io
In quel momento vidi un vello di tristezza coprire il suo sguardo e mi venne spontaneo domandarle che cosa c’era che non andava. La sua risposta mi lasciò, in qualche modo, sconcertato ma al tempo stesso soddisfatto.
‘Con l’ultimo esame non ci vedremo più’ mi disse abbassando lo sguardo con un tono di voce piuttosto triste
Le presi il viso tra le mani, mosso da un istante di compassione. Di fondo era pur vero che desideravo che quella ragazza mi obbedisse e divenisse, in qualche modo, l’oggetto dei miei giochi e dei miei desideri ma era anche vero che mi piaceva e che quel senso di dominio che provavo nei suoi confronti non era legato al bisogno di farla soffrire o, in qualche modo, umiliarla ma, semplicemente, dettato dalla voglia di vederla e soprattutto saperla mia più con la testa che con il corpo.
La guardai per un breve ed intenso istante poi le risposi, sorridendo
‘te l’ho detto. Sei mia! Quindi viene da se che ci rivedremo! Ora vai, devo lavorare!’
Vanessa uscì dalla mia stanza, lasciandomi da solo alla mia scrivania. Mi sedetti davanti al computer e feci partire il filmato che avevo appena terminato di registrare potendo vedere sul mio monitor quel fantastico rapporto anale che avevo appena vissuto con lei mentre sentivo il mio cazzo prendere, poco a poco, nuovo vigore. Alzai gli occhi verso il soffitto e sorrisi soddisfatto all’idea di quello che potevo fare con quella ragazza sapendo che ci saremmo divertiti.

‘. Continua’..

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Chiamai la segretaria e le domandai, cortesemente, di avvisare Vanessa che non avremmo potuto sostenere l’esame quel giorno. Margherita mi domandò se dovesse prendere un appuntamento per un’altra data e io le risposi di non preoccuparsi, che mi sarei accordato con la ragazza nei giorni successivi; attesi che la segretaria uscisse dalla porta del mio ufficio e mi sistemai nuovamente sulla mia sedia a pensare.
Dopo alcuni minuti sentii bussare alla porta; pochi attimi di silenzio in attesa della mia risposta.
‘Avanti’ dissi senza scompormi
La porta si aprì e vidi Vanessa, accompagnata dalla segretaria.
‘dimmi’ dissi rivolgendomi a Margherita, senza degnare la ragazza di un solo sguardo
‘Matteo, la signorina voleva sapere quando poter dare l’ultimo esame’ mi disse la segretaria
‘Non so!’ Risposi io vago
Guardai Vanessa negli occhi per un istante poi con un sorriso pieno di malizia le dissi
‘Organizzo una data e ti avviso per cellulare, va bene?’
Vanessa rispose di si, abbassando lo sguardo e congedandosi da me.
Il resto della giornata lo trascorsi pensando a quella ragazza, a ciò che era accaduto tra di noi negli ultimi giorni, a come fossi riuscito, in qualche modo, a soggiogarla e a possederla senza che lei cercasse di evitarlo. Certo, ogni tanto si era lamentata di qualche mia richiesta o di qualche mio gesto ma non aveva mai fatto nulla per evitare che accadesse quello che era successo e questo mi fece riflettere sulla situazione. Pensai se era realmente stata una mia ‘conquista’ o se fosse stata lei, in qualche modo, ad obbedire alle mie richieste perché desiderava più di me che tutto accadesse.
Decisi che era tempo di soddisfare la mia curiosità e far salire, in qualche modo, il livello del nostro gioco. Presi il cellulare e scrissi un messaggio a Vanessa
‘Ciao. Questa sera cosa conti di fare?’
Attesi alcuni secondi ed ebbi la sua risposta
‘Esco con delle amiche per andare a bere qualche cosa in un bar’ scrisse lei
‘Bene! Sei al computer in questo momento?’ replicai io
‘si’ fu la sua risposta via sms
Nel leggere quel messaggio aprii il software di messaggistica istantanea e trovai l’account di Vanessa collegato al computer e senza pensarci due volte, le scrissi.
‘ciao Vanessa’
‘ciao Matteo’
‘dunque stasera esci con le amiche?’
‘si’ la sua risposta laconica
‘bene, dove andate?’
Vanessa mi scrisse, senza indugi il nome del pub dove avevano appuntamento
A quel punto pensai di iniziare a verificare se le mie idee erano corrette e provai a calcare la mano
‘cosa pensi di indossare questa sera?’
Attesi alcuni attimi senza avere risposta. Quando oramai ero convinto di aver perso le speranze e che il fatto di averla lasciata andare la mattina coincideva con la perdita del ‘mio potere’ nei suoi confronti comparve la sua risposta che, in qualche modo, mi fece sussultare dalla gioia.
Senza pensarci due volte le scrissi
‘Questa sera dovrai indossare una camicetta bianca. Una gonna a portafoglio e un paio di stivali alla caviglia. E mi raccomando senza intimo!’
Ancora una volta la sua risposta tardava ad arrivare. Ancora una volta pensavo di avere esagerato. Ero pronto a calcare la mano, ricordandole il video che ci ritraeva entrambi sulla mia scrivania, adducendo ad un possibile ricatto se non avesse accettato la mia richiesta quando sul monitor comparve la sua risposta
‘come vuoi!’
Quelle sue parole mi fecero sussultare. Oramai sapevo che era in mio potere. Ero conscio che avrei potuto disporre di lei come più mi aggradava, al che ‘ spinto dall’irrefrenabile desiderio di completare la mia opera ‘ le scrissi
‘ricorda! Da ora in avanti farai quello che desidero io!’
‘Si’ la sua risposa, ancora una volta laconica.
Chiusi la conversazione con Vanessa e sistemai le ultime carte in ufficio prima di andare a casa. Salutai la segretaria e mi diressi a prendere la mia auto pensando se realmente la ragazza avrebbe obbedito alle mie richieste o se, vista la distanza e la ‘copertura del computer’ aveva semplicemente giocato e mi aveva preso in giro.
Arrivai a casa e mi feci una doccia. Sotto l’acqua ripensai, nuovamente, a quei giorni appena trascorsi e soprattutto alla mattina passata, iniziando a rivivere come in un film, attimo dopo attimo, tutto quello che era accaduto con Vanessa, fino a rivedere davanti agli occhi la scena in cui mi prendevo il suo magnifico culo sulla mia scrivania.
Uscii dalla doccia e mi preparai, indossando un abbigliamento informale e presa l’auto mi diressi verso il pub dove lei mi aveva detto sarebbe andata con le amiche, senza annunciarle la mia presenza.
Dopo mezz’ora ero davanti al pub. Entrai come se nulla fosse, guardandomi attorno per vedere se la vedevo e, d’un tratto, la inquadrai, seduta ad un tavolo con altre cinque fanciulle sue coetanee. Notai subito che Vanessa spiccava in quel gruppetto per bellezza, indubbiamente era la più appetibile tra tutte ma il mio sguardo fu rapito da una delle sue amiche, la cui postura e il cui atteggiamento attiravano l’attenzione dei maschi presenti nel locale, oltre alla mia.
Mi andai a sedere al bancone del pub ed ordinai una birra. Mi voltai nuovamente verso il tavolo con le ragazze e cercai di focalizzare la mia attenzione su Vanessa. Notai subito che indossava una camicetta bianca ma non ero in grado di comprendere cosa indossasse sotto e se avesse, o meno, l’intimo.
Presi il cellulare e composi un messaggio che inviai subito.
Nel giro di pochi istanti vidi Vanessa prendere il suo telefono dalla borsetta e, leggendo il messaggio, sbiancare in volto e guardarsi attorno.
Il mio messaggio citava semplicemente ‘sono qui’
Vanessa mi vidi, di schiena, seduto al banco del bar.
Composi un altro sms. ‘ora si inizia a giocare’ e lo inviai
Vanessa lesse il messaggio e, per un istante, mi sembrò come preoccupata, tanto che mi parve di sentire le sue amiche che le chiedessero cosa lei avesse.
Stavo pensando a cosa poter fare quando vidi una coppia di ragazzi di fianco a me. Mi avvicinai ad uno di loro e gli proposi un gioco.
‘Ascolta, vedi quella ragazza laggiù’ gli dissi indicando Vanessa
‘si’ disse il ragazzo
In quel momento decisi di inventarmi una storia per convincere quel ragazzo a stare al mio gioco
‘E’ mia cugina. Si è appena lasciata con il ragazzo ed è giù di morale. Io pago la birra, tu vai e glie la offri! Quando sei li fai cadere le chiavi a terra e ti chini a raccoglierle, d’accordo?’
Il ragazzo mi guardò in faccia chiedendomi se stessi scherzando, ed io per tutta risposta, ordinai una birra e glie la misi davanti al viso, dicendogli
‘Non scherzo! Fallo e mi ringrazierai!’
L’amico ridendo gli disse
‘dai, fallo! Che ti costa? E’ una gran fica, alla peggio le molli la birra e torni indietro!’
Il ragazzo acconsentì, prese la birra e si diresse verso Vanessa.
Attesi alcuni secondi e quando vidi che lui era arrivato al tavolo e si era messo a parlare con lei, offrendole la birra, mandai un sms a Vanessa dicendole
‘apri le gambe!’
Vanessa sbiancò di colpo. In quello stesso istante vidi quel ragazzo che, come gli avevo richiesto, fece cadere le chiavi per terrà e si accucciò per raccoglierle, finendo con la faccia proprio all’altezza delle gambe della mia allieva e lei, in modo automatico, divenendo leggermente rossa in volto, aprì le cosce.
Il ragazzo restò impietrito li davanti senza distogliere lo sguardo. Vanessa, intanto, aveva girato gli occhi verso di me e cercava il mio sguardo, incrociandolo nel giro di un istante. Ci fissammo a lungo, come se nel pub non vi fosse nessun’altro che noi due, fino a quando le feci un gesto con la mano per farle comprendere che doveva chiudere le gambe, cosa che lei eseguì alla lettera.
Le amiche di Vanessa, vedendo che il ragazzo era rimasto immobile ad osservare le cosce della ragazza, iniziarono a prenderlo in giro, dicendogli che era tempo di alzarsi, se non aveva mai visto un paio di gambe, fino a quando il ragazzo si alzò e frastornato si diresse, nuovamente, verso l’amico.
Io mi ero spostato di quel tanto che era sufficiente per sentire i loro discorsi.
‘Allora, non è stato così difficile!’ disse l’amico prendendolo in giro
‘Cazzo! E’ senza mutande!’ disse il ragazzo voltando la testa verso Vanessa
‘Cosa?’ domando l’amico
‘Hai capito. Me l’ha fatta vedere! E’ senza mutande!’ disse nuovamente il ragazzo
A quel punto mi avvicinai a loro e sorridendo dissi al ragazzo
‘ti avevo detto che mi avresti ringraziato’
Lui, per tutta risposta, guardandomi disse
‘bella troia tua cugina!’
Non risposi. Sorrisi e li salutai, soddisfatto di sapere che Vanessa aveva eseguito alla lettera i miei ordini. In quel momento raggiunsi la consapevolezza che Vanessa era disposta a fare quello che desideravo io, che era ‘ a tutti gli effetti ‘ la mia schiava e decisi di trarne beneficio, spingendola a fare ciò che la mia mente desiderava.
Mi avvicinai alle ragazze, come se nulla fosse e sorridendo, feci finta di incontrarle per caso, salutandole.
‘oh che piacere, Vanessa, anche tu qui?’ dissi alla ragazza salutandola mentre ero in piedi al tavolo
Le amiche si voltarono a guardarmi all’unisono, per poi girare lo sguardo verso la ragazza. Vanessa non rispose, si limitò a salutarmi.
‘Ciao Matteo’ disse
In quel momento notai che era leggermente rossa in volto e che il suo respiro era accelerato, segno che quella mia precedente richiesta l’aveva, in qualche modo, turbata.
‘buona la birra?’ le chiesi sorridente indicando la bottiglia che il ragazzo le aveva portato
‘Non so, non l’ho ancora bevuta’ disse lei
Una delle amiche intervenne dicendo
‘Ehi, Vane, non ce lo presenti? Chi è?’
Vanessa si voltò e disse
‘Matteo, il mio istruttore di informatica, Quello da cui sto prendendo quella certificazione di cui vi avevo parlato!’
‘Ah’ disse l’amica senza levarmi gli occhi di dosso
‘Va beh, vi lascio alla vostra serata’ dissi sorridendo e quando stavo per andarmene, mi voltai verso Vanessa e le dissi
‘magari ti mando un sms un giorno di questi per sapere come stai’
‘ok’ disse lei laconica
Mi voltai e me ne andai. Dopo circa dieci minuti mi diressi verso i bagni e prima di entrare mandai un sms alla ragazza
‘vieni in bagno, subito!’
Attesi alcuni secondi davanti alla porta dei bagni e la vidi arrivare, rossa in volto. Quando mi fu di fronte, abbassò lo sguardo e mi disse
‘perché hai voluto che aprissi le gambe davanti a quello?’
La mia risposta fu diretta e precisa
‘perché dovevo sapere se mi avevi obbedito’ le dissi
Vanessa non rispose.
‘Entra in bagno’ le dissi
‘Ma è il bagno degli uomini questo’ disse lei indicando la porta d’ingresso e restando immobile sui suoi passi
‘Lo so! Entra!’ le ordinai
Vanessa obbedì e si diresse nel bagno degli uomini. Io la seguii subito. Il bagno era vuoto. Mi guardai attorno e vidi che le porte dei wc davano tutte sulla specchiera dei lavandini mentre gli orinatoi erano a lato e la cosa mi fece balenare un’idea a cui decisi di dare subito corpo.
Aprii una delle porte dei wc e vi entrai dicendo a Vanessa di seguirmi, lei obbedì senza proferire parola. Quando fummo dentro al bagno, la presi per i capelli e senza indugi spinsi la sua testa verso il basso, costringendola ad accucciarsi fino a che il suo viso non fu all’altezza della mia patta.
A quel punto, con un filo di voce rotto dall’eccitazione le dissi
‘ora succhialo, da brava!’
Vanessa restò immobile a guardarmi.
‘io’. Veramente’..’ provò a replicare
Strinsi con forza la mano tra i suoi capelli e schiacciai il suo viso contro i miei calzoni.
‘ho detto di succhiarmi il cazzo. Ora!’
Vanessa mi guardò per un attimo. Dopo di che armeggiò per qualche istante con la mia cinta e mi calò i calzoni fino alle ginocchia per poi estrarre il mio randello dai boxer e restare, per un istante, così, con il mio uccello davanti al volto. In quel momento mi sedetti sul water, costringendo Vanessa a piegarsi e presa la sua testa con entrambe le mani, la spinsi contro di me fino a quando sentii il calore delle sue labbra poggiare sulla mia cappella violacea.
Un secondo dopo la ragazza aprì le labbra e fece scivolare il mio uccello nella sua bocca, assecondando il movimento che imponevo alla sua testa, tenendola per i capelli. Sentivo il mio cazzo scorrere tra le sue labbra, sentivo la mia cappella scivolare fin dentro alla sua gola e la cosa mi stava mandando in estasi ma non volevo perdere il controllo della situazione, quindi cercai di concentrarmi sui rumori che provenivano da fuori e quando mi resi conto che qualcuno aveva aperto l’acqua di uno dei lavabi per lavarsi le mani, lasciai con una mano la presa sulla testa della ragazza e spingendomi oltre il suo corpo, aprii la porta.
Quello che ne conseguì fu che potei vedere riflessa nello specchio l’immagine di un ragazzo che fissava verso di noi, con gli occhi sbarrati, quasi incredulo, nel vedere la testa di Vanessa che saliva e scendeva sul mio uccello mentre mi stava regalando una magnifica pompa.
Non contento di questo, rivolgendomi a Vanessa, le dissi
‘alzati la gonna ai fianchi’
Vanessa non si mosse, segno evidente che non voleva obbedirmi. A quel punto spinsi, con entrambe le mani, la sua testa sul mio randello, infilandole tutto il mio cazzo in gola, sentendo la punta del suo naso poggiare sui miei peli pubici, quasi a soffocarla e quello che uscì dalla sua bocca occupata fu un flebile rumore di lamento.
‘se non vuoi che ti pianti il cazzo in gola, fai quello che ti ho detto, ora!’
Vanessa obbedì. La vidi, attraverso lo specchio, afferrare i lati della sua gonna e farla salire, rapida, fin sui fianchi, scoprendo così la sua fica e il suo culo alla vista di quel ragazzo che continuava a guardarci attraverso lo specchio.
Soddisfatto mi appoggiai con la schiena contro la parete e dissi alla ragazza
‘ora continua a succhiare, ti voglio venire in bocca!’
Il ragazzo continuava a guardarci. Catalizzato dalla vista di quella splendida fanciulla mezza nuda che era piegata, impegnata nello spampinare il mio uccello e potei notare che, d’un tratto, quasi come un automa, aveva iniziato a toccare il suo cazzo attraverso la patta dei calzoni.
Subito dopo lo vidi che senza indugi, si era tirato fuori l’uccello ed aveva iniziato a masturbarsi a pochi metri da noi mentre continuava a guardare Vanessa che era sempre intenta a succhiarmi l’uccello, al che rivolgendomi al giovane gli dissi
‘puoi avvicinarti se vuoi!’
Il ragazzo mi fissò incredulo e subito dopo, con il suo uccello stretto nella mano, si avvicinò fino a fermarsi a pochi centimetri da noi e quando sentii Vanessa irretirsi con il mio cazzo in bocca mi resi conto che quello sconosciuto aveva poggiato la sua cappella sulla fica della ragazza, pronto ad infilarla, così rivolgendomi a lui gli dissi
‘non ti ho detto che puoi scoparla, stronzo!’
Lui mi guardò e si bloccò.
‘scusa pensavo’.’ Disse
Non gli feci finire la frase, interrompendolo
‘non è una troietta da quattro soldi, sia chiaro! La puoi scopare solo se te lo dico io!’
Quelle parole fecero aumentare il ritmo a Vanessa dei suoi movimenti sul mio cazzo. Forse il timore che da un momento all’altro avessi dato il via a quel giovane, forse per la voglia di farmi venire e tornare dalle amiche, forse solo per il desiderio di sentirmi godere, sta di fatto che mi stava succhiando via anche gli occhi e la cosa mi stava facendo letteralmente impazzire, al punto che iniziai a sentire chiaramente che il mio corpo era sul punto di non ritorno.
Mi rivolsi al ragazzo con un flebile alito di voce, rotto dall’eccitazione, dicendogli
‘Se vuoi farti una sega, le puoi venire addosso’
Il ragazzo non disse nulla, iniziò a menarsi l’uccello in modo furioso fin quando lo vidi irrigidirsi e puntando la sua cappella contro il culo di Vanessa esplodere in un fiume di sborra che andò a colpire la pelle della ragazza, coprendole il sedere e colando lungo le sue cosce, in quello stesso istante io le afferrai la testa e gridando il mio piacere, iniziai ad esplodere dentro la sua bocca.
Una serie interminabile di schizzi che andarono a colpire la sua gola, riempiendole completamente il palato mentre Vanessa cercava di ingoiare tutto quanto, fino a che soddisfatto le lasciai la testa e le diedi la possibilità di sollevarsi.
L’immagine che si mostrò ai miei occhi era sublime. Potevo vedere un rivolo della mia sborra colare all’angolo della bocca di quella splendida ragazza e attraverso lo specchio notai come le sue natiche e l’interno delle sue cosce fossero ricoperte dalle macchie dell’eiaculazione del giovane.
Soddisfatto mi alzai e ordinai a Vanessa di coprire il suo corpo. La ragazza in silenzio obbedì, dopo di che uscimmo dal bagno lasciando il giovane, incredulo, con ancora l’uccello in mano, a guardarci.
Fuori dalla toilette dissi a Vanessa di raggiungere pure le sue amiche e di finire la sua serata. Io me ne sarei andato a casa a riposare. Prima di congedarmi da lei le dissi che non avrebbe dovuto, in alcun modo, accettare di andare con nessuno perché, da quel momento in avanti lei mi apparteneva e avrebbe dovuto fare solo quello che io le dicevo.
Vanessa mi fissò negli occhi in silenzio
‘Hai capito?’ domandai
‘Si!’ disse lei abbassando lo sguardo
‘Brava!’ le risposi io congedandola.
La vidi sedersi al tavolo con le sue amiche, le quali le domandarono cosa fosse accaduto, se stava bene. Mentre stavo uscendo dal locale, passando non poco distante al loro tavolo, sentii l’amica ‘ quella che aveva attirato la mia attenzione appena entrato ‘ dire a Vanessa
‘Certo che quel Matteo è proprio caruccio. Fossi stata io al tuo posto me lo sarei fatta!’
Nel sentire quelle parole mi venne in mente un nuovo gioco da far fare alla mia allieva. Sorrisi soddisfatto di me e mi diressi a casa.

‘. Continua’.

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Passarono alcuni giorni dall’ultimo mio incontro con Vanessa. Non l’avevo più contatta perché oberato di lavoro quando, un giorno, entrando nel software di messaggistica istantanea, la trovai collegata e subito la contattai.
‘Buon giorno’ le scrissi
‘Ciao’ fu la sua risposta
‘Come andiamo?’ le domandai
‘abbastanza bene’ rispose
La nostra conversazione per circa un paio di minuti restò sul generico, fino a quando, come un’onda che saliva da dentro, avvisai il bisogno di dare conferma alle mie sensazioni, cercando di comprendere una volta di più se quella ragazza fosse oramai soggiogata al mio volere o se la distanza e il tempo avessero interrotto quel filo che ci legava.
Decisi quindi di rompere gli indugi ed andare al sodo.
‘sei stata brava l’altra volta nel pub, mi compiaccio!’ le scrissi
Vanessa subito non rispose, al che decisi di incalzarla, scrivendo ancora
‘sono rimasto contento quando hai mostrato le tue grazie al ragazzo sotto al tavolo ma ancora di più sono rimasto contento quando ti sei fatta sborrare addosso nel bagno. Mi compiaccio di te!’
Vanessa non rispose subito. Temevo che l’aver calcato la mano, in qualche modo, l’avesse portata a fuggire dal vincolo mentale e fisico che stavo costruendo nei suoi confronti quando il lampeggio sul monitor mi avvisò che aveva scritto e nel leggere la sua risposta un sorriso soddisfatto si disegnò sul mio volto, dandomi conferma che oramai quella ragazza era completamente mia e disposta a fare quello che le chiedevo.
‘Grazie’ furono le sue parole
Alcuni secondi dopo le scrissi
‘come sei vestita in questo momento?’
Vanessa rispose scrivendomi che indossava una maglietta e un paio di shorts. Le domandai cosa stesse facendo al computer e lei mi rispose che era intenta a fare una ricerca per un esame universitario che doveva sostenere tra poco. Lasciai perdere il discorso sull’università e proseguii, concentrandomi sul suo abbigliamento e sul pomeriggio che stava trascorrendo.
‘sei sola in casa?’ le chiesi
‘no. C’è mia sorella al piano di sotto. I miei sono a lavorare’
Restai per alcuni secondi a valutare quella risposta. La mia allieva aveva una sorella, cosa che non sapevo non avendole mai domandato in che modo fosse composta la sua famiglia. Così decisi di porre rimedio, in qualche modo, alla mia curiosità in quel frangente.
‘sorella? Quanti anni ha?’ le chiesi.
‘perché me lo domandi?’ mi scrisse lei
‘rispondi e basta!’ scrissi con tono volutamente impositivo
‘uno in meno di me’ mi scrisse lei
La cosa era alquanto interessante. Decisi per il momento di soprassedere su quel discorso e tornai a concentrarmi su Vanessa.
‘bene. Attiva la web cam’ le scrissi sapendo che aveva quello strumento di conversazione visto che l’icona campeggiava sul suo collegamento sul mio software
Attesi alcuni istanti e vidi il volto di Vanessa sul mio monitor. Soddisfatto continuai a scriverle
‘ora leva la maglietta’
Vidi il volto della ragazza cambiare espressione in un misto di perplessità e disagio.
‘non posso. Se poi entra mia sorella?’ mi scrisse
‘Leva la maglietta, ho detto!’ ripetei semplicemente
Attesi alcuni istanti, dopo di che vidi la ragazza che, lentamente, sfilava la maglietta restando così in reggiseno e short davanti al monitor.
‘ora toccati un seno’ le scrissi
Attesi alcuni secondi senza vedere nessun suo movimento, ne avere sua risposta, così decisi di replicare il mio ordine, scrivendole nuovamente cosa dovesse fare. Vanessa non si muoveva. Stavo per perdere la pazienza, pronto a sfoderare il video registrato in ufficio come arma di scambio, minacciando di mandarlo a casa sua per farlo visionare ai suoi genitori quando lei, sospirando, portò una mano sul suo seno ed iniziò ad accarezzarlo.
Dopo alcuni istanti la vidi ansimare leggermente, segno evidente che quelle carezze che aveva iniziato a donarsi su mia esplicita richiesta stavano facendo effetto.
Restai immobile davanti al monitor ad osservare la mia allieva per alcuni minuti sentendo il mio uccello che poco alla volta diventava duro dentro ai miei calzoni, un po’ per la visione di quel corpo sinuoso che si mostrava a me, un po’ per la sola idea che quella fanciulla obbedisse ad ogni mio comando.
Decisi che, comunque, era tempo di chiudere la conversazione perché non potevo andare oltre essendo sul posto di lavoro e dovendomi dedicare ad altro, ma prima di abbandonare la mia allieva le scrissi
‘Ascolta. Ho sentito l’altra sera che una tua amica faceva apprezzamenti sul mio conto’
‘si ‘ ma è una scema’ fu la sua risposta
‘questo lo deciderò io!’ le scrissi
Vanessa restò immobile, fissando nella webcam come se volesse superarla e raggiungere direttamente i miei occhi, attraverso il monitor, poi dopo alcuni attimi, mi scrisse
‘che intenzioni hai?’
‘lo scoprirai’ le risposi
‘tu dovrai farti accompagnare da lei qui domani mattina’
‘ma’. Io’.’ Cercò di replicare lei
‘hai capito!?’ scrissi io
‘come vuoi’ rispose lei
La salutai, dandole appuntamento per il giorno seguente.
Il mattino dopo, verso le dieci, sentii bussare alla porta del mio ufficio. Alcuni secondi dopo vidi la nostra segretaria aprire la porta ed annunciarmi che un’alunna voleva parlarmi. Dissi di farla accomodare e nel giro di un paio di minuti vidi comparire sulla porta Vanessa in compagnia della ragazza vista al pub.
Dissi loro di sedersi e rivolgendomi alla segretaria le dissi di non passarmi telefonate o persone per una mezz’ora, almeno, perché dovevo effettuare una consulenza. La segretaria si congedò da noi, salutando le ragazze e richiuse la porta alle sue spalle, lasciandomi solo con le due ragazze.
Restai seduto sulla mia poltrona ad osservare entrambe. Prima di tutto mi dedicai a Vanessa per vedere come era vestita, non le avevo comandato nulla quindi volevo capire cosa avrebbe indossato per essere in mia presenza senza una mia esplicita richiesta; aveva una maglietta e un paio di jeans, con sopra un maglioncino aperto, quindi abbigliamento tranquillo che non voleva dare adito a nessun tipo di intendimento.
Di contro la sua amica sembrava abbigliata ‘da battaglia!’ indossando una camicetta talmente stretta al punto che i bottoni sul seno davano l’impressione di poter schizzare via da un momento all’altro, liberando quindi una ‘ valutai ad occhio ‘ terza abbondante. Inoltre aveva un paio di pantaloni in tessuto a vita bassa, e pensai che sicuramente, se si fosse piegata avrei potuto osservare l’elastico del suo intimo per quanto fossero succinti. Buon ultimo il trucco! Leggero sugli occhi che metteva in evidenza, comunque, il verde dell’iride ed un rossetto rosso fuoco che faceva risaltare le sue labbra.
Mi rivolsi a Vanessa con tono amichevole e, fingendo che questa visita non fosse preparata, le domandai come mai fosse venuta in compagnia di un’amica e di cosa avessero bisogno.
Vanessa mi guardò diritto in volto. Non sapeva cosa rispondere perché, era pur vero che aveva obbedito alla mia richiesta, facendosi accompagnare ma era altrettanto vero che non aveva una scusa pronta per motivare la scelta, al punto che fui io a venirle incontro, levandola da quella situazione di imbarazzo e rivolgendomi direttamente all’amica, le dissi
‘immagino che le servano informazioni per un corso, signorina’.?’ E lasciai volutamente la frase sospesa per attendere la sua risposta che arrivò subito
‘Paola ‘.. e veramente non volevo alcuna informazione, ho accompagnato solo Vanessa!’
‘ah’ dissi io sorridendo, fissando negli occhi quella ragazza che rispose al mio sguardo, sostenendolo, quasi a volermi far capire che le sue intenzioni sarebbero state ben diverse se solo ci fossimo trovati da soli. Sperando di interpretare in modo corretto quel suo sguardo, mi rivolsi a Vanessa e le dissi
‘Bene Vanessa, dunque di cosa avevi bisogno?’
Vanessa mi fissò, in silenzio. Per un istante la vidi abbassare lo sguardo, forse per l’imbarazzo che provava in quella situazione e, anche questa volta, decisi di comandare io la conversazione, suggerendole in qualche modo che il motivo della sua visita era legato a dubbi che aveva in seno all’ultimo esame da sostenere.
‘vorrai sapere qualche cosa per l’esame?’ le domandai sorridente
Vanessa mi guardò e sospirando, mi disse
‘si. Ecco. Volevo sapere quando potevo farlo!’
‘beh’ le dissi io ‘ti senti pronta?’ le domandai io fissandola dirittamente negli occhi. Speravo che Vanessa cogliesse il doppio senso della mia frase. Lei avvampò in viso divenendo rossa; Paola si rese conto della reazione dell’amica e scherzando disse
‘mi sa che non è molto preparata’
Senza sapere che il rossore di Vanessa era legato a ben altra questione rispetto alla preparazione dell’esame.
‘penso di si’ disse la ragazza rispondendo alla mia domanda.
‘bene. Potremmo fare una cosa. Andiamo nella sala esami e fai un po’ di esercizio, così vediamo se sei preparata, cosa ne pensi?’ chiesi io.
Vanessa si limitò a dire un flebile si mentre Paola ci domandò dove poteva aspettarci, al che io le risposi che sarebbe potuta venire con noi e che, anche se non era interessata a prendere una certificazione, avrebbe potuto imparare qualche cosa. E nel dire quella frase mi voltai verso Vanessa e fissandola negli occhi, sorrisi, facendole intendere che sarebbe accaduto qualche cosa, al che la ragazza inghiottì un groppone di saliva, visibilmente turbata. Probabilmente si stava domandando che intenzioni io avessi ma non ebbe alcuna risposta in merito.
Mi affrettai a dire alle due ragazze di seguirmi, dirigendomi verso la porta dell’ufficio. Davanti alla porta la aprii e feci passare per prime le due fanciulle. Paola interpretò questo come un gesto di estrema galanteria e mi ringraziò sorridendo, mentre io lo feci semplicemente perché volevo gustarmi il panorama e valutare, ad occhio, come fosse messa l’amica della mia allieva anche da dietro, potendo così notare, mentre passavano, che anche Paola avevo un magnifico sedere, tondo e sodo, messo in risalto dai calzoni sottili e corti che indossava.
Portai le due ragazze verso l’aula di esami, entrai e sistemai due sedie davanti al computer, chiedendo alle due ragazze di accomodarsi, dopo di che spensi la luce ed accesi il computer facendo partire il software di simulazione di esame. Vanessa iniziò ad effettuare la simulazione, rispondendo ad alcune domande in modo corretto mentre Paola, seduta di fianco all’amica guardava il monitor in silenzio.
Quando Vanessa trovò una domanda a cui non sapeva dare risposta, si voltò verso di me e mi domandò aiuto. Al che io mi limitai a pormi dietro la sua sedia e feci passare un braccio tra le due ragazze per impugnare il mouse e muovere il cursore sul monitor; mentre stavo effettuando questa operazione sfiorai volutamente e ripetutamente con il braccio il seno di Paola; la quale, oltre a non dire nulla, non si spostò di un centimetro, consentendomi così di valutare a contatto la rotondità dei suoi seni.
Quel contatto e quella situazione mi fecero rizzare il cazzo dentro ai calzoni. Non sapevo se la ragazza amica della mia allieva volesse, in qualche modo, giocare o se, semplicemente, non si era spostata perché aveva interpretato come casuale il mio gesto, la cosa di fondo non mi importava, quello che sentivo era semplicemente il desiderio di vedere fino a che punto potevo spingermi.
Mentre Vanessa proseguiva con il suo test, feci cadere volutamente una penna proprio di fianco alla sedia di Paola e mi accucciai per raccoglierla, fissandola direttamente negli occhi mentre i nostri corpi erano a pochi centimetri di distanza. La ragazza, ancora una volta, sostenne il mio sguardo al punto che mi sentii in diritto e in dovere di provare ad eccedere, per valutare le sue reazioni e rialzandomi, le sfiorai una gamba con il palmo della mano. Paola non reagì, limitandosi a guardarmi sempre negli occhi.
Quel mio gesto e la sua mancata reazione erano un evidente segno che la ragazza voleva andare oltre. Decisi di approfittare della situazione, quindi, e scoprire le mie carte.
Accesi la luce della stanza e dissi a Vanessa di interrompere la sessione di prove. La ragazza obbedì subito, senza dire nulla. Dopo di che le ordinai di alzarsi e di portarsi verso di me, cosa che lei fece subito, senza dire una parola, mentre l’amica ci osservava.
Quando Vanessa fu a pochi centimetri da me, la presi per un braccio e la feci voltare di modo che il suo viso fosse in direzione di quello dell’amica e la portai contro di me, attaccando il mio corpo al suo. Subito dopo guardai Paola in volto e sorridendo dissi a voce alta
‘facciamo vedere a questa signorina come funzionano le cose!’
Vanessa trasalì. La sentii fremere a contatto con il mio corpo. Stava per dirmi qualche cosa, forse per implorarmi di smettere, quando io la anticipai e le dissi
‘Vai da lei’
La ragazza si voltò e mi guardò in volto in silenzio, senza muoversi
‘Vai da lei, ho detto!’ ripetei
Vanessa, senza fiatare, si diresse verso Paola e si fermò a pochi centimetri da lei
A quel punto mi rivolsi direttamente a Paola e le dissi
‘Paola. Posso chiamarti Paola, vero?’ e proseguii senza attendere la sua risposta
‘ora ti farò vedere qualche cosa che potrebbe piacerti!’ dissi
Paola guardava l’amica con un’espressione interrogativa, domandandosi che cosa stesse accadendo. Chiedendosi per quale motivo Vanessa non rispondesse e si limitasse ad obbedire ai miei comandi, come se nulla fosse, quasi come se fosse un automa. Ancora una volta non diedi a nessuna delle due il tempo di reagire e rivolgendomi a Vanessa le intimai di levarsi la maglietta.
Paola mi guardò con gli occhi sbarrati, quasi non volesse credere a quello che aveva udito ma, subito dopo, il suo sguardo fu attratto dall’amica che, senza dire nulla, fissandomi con aria di sfida, quasi volesse insultarmi con lo sguardo, si sfilò la maglia proprio davanti agli occhi della ragazza, restando in jeans e reggiseno.
Paola si alzò di scatto e rivolgendosi ad entrambi disse, a voce alta
‘ma che cazzo fate?’ e poi direttamente all’amica le disse
‘Vane, ma sei scema? Rivestiti!’
In quell’istante mi portai dietro alle spalle della ragazza; la quale, forse perché non si aspettava una cosa del genere, non reagì ai miei movimenti e quando fui a pochi centimetri dal suo corpo, l’afferrai saldamente per le braccia, bloccandole. Paola si voltò ed urlò
‘che cazzo fai? Lasciami subito!’
Le sue parole caddero nel vuoto. Per mia fortuna avevo valutato alla perfezione i tempi di questo mio gioco e sapevo che in ufficio, a quell’ora, eravamo da soli perché non vi erano lezioni e perché la segretaria era uscita per un appuntamento, quindi ero libero di muovermi come meglio mi aggradava.
Tenendo Paola per le braccia, ordinai a Vanessa di sbottonarle la camicetta. Vanessa restò immobile per alcuni secondi, fissandomi sempre con aria di sfida, poi mi disse
‘non voglio!’
Nel sentire quelle parole, un moto di rabbia mi pervase. La mia allieva si stava ribellando al mio volere. La fissai truce in volto e le dissi
‘Vanessa’..’ senza terminare la frase ma facendole bene intendere quelle che erano le mie intenzioni. Intanto, per cercare di tenere Paola ferma in quella posizione e favorire così il compito della mia allieva, avevo appoggiato il mio corpo contro la sua schiena e, in considerazione del fatto che quella situazione mi aveva eccitato come un toro, la ragazza poté sentire chiaramente la forza e la consistenza della mia erezione premere contro il suo culo.
Questo contatto sembrò, in qualche modo, far sciogliere la ragazza che, anziché divincolarsi per liberarsi dalla mia presa, si limitò a muovere il suo bacino contro di me per favorire il contatto del suo sedere contro il mio uccello, dimostrandomi una volta di più che ciò che avevo interpretato era reale.
Vanessa si avvicinò a Paola e le sbottonò la camicetta, liberando il suo florido seno tenuto solo dalla stoffa del reggiseno. Mi trovai così di fronte a due ragazze nel fiore degli anni, con il busto nudo e i seni coperti solo dalla stoffa. A quella visione e all’idea di quello che ne sarebbe potuto seguire il mio cazzo ebbe un sussulto nei calzoni, impennandosi al punto che iniziava a farmi male.
Lasciai le braccia di Paola, liberandola dalla presa. La ragazza si voltò verso di me e mi fissò negli occhi, subito dopo si girò verso l’amica, guardando anche lei e poi disse
‘che cazzo volete fare? Vane mi spieghi che cazzo combini?’
Il tono delle sue parole, però, non era affatto preoccupato o contrariato e questo mi fece comprendere, una volta di più, che la ragazza era porca al punto che avrei potuto gestire al meglio quella situazione.
Vanessa non rispose alla domanda dell’amica, al che intervenni io e sorridendo, come se fosse la cosa più naturale della terra, mi rivolsi a Paola, dicendole
‘ho sentito l’altra sera che avevi detto a Vanessa che ero caruccio e che ti saresti fatta volentieri un giro con me’
Nell’udire quelle parole Paola arrossì e abbassando lo sguardo cercò, in qualche modo, di giustificarsi ma non glie ne diedi il tempo, aggiungendo al mio discorso
‘.. quindi ho chiesto, semplicemente, a Vanessa di farci incontrare per darti quello che volevi’ e nel dire quelle parole portai una mano sul mio pacco e lo tastai, attraverso la stoffa dei calzoni, fissando Paola negli occhi
La ragazza era rossa in volto, visibilmente imbarazzata ma, anziché fuggire o inveire contro di me o contro l’amica, si limitò ad osservare il mio gesto come catalizzata dalla mia mano.
Nel vedere quella sua reazione, mi avvicinai nuovamente a lei e le presi una mano portandola, a forza, sul mio corpo, fino a farla poggiare sul mio cazzo e tenendola li le fece saggiare la consistenza del mio uccello attraverso i miei calzoni. Vidi Paola deglutire saliva, vidi il suo respiro divenire irregolare, segno evidente che quella situazione e quel contatto la stavano, in qualche modo, facendo eccitare.
Mi voltai verso Vanessa e sempre tenendo la mano della ragazza sul mio cazzo, le ordinai di spogliare l’amica
Vanessa si avvicinò a Paola e le poggiò le mani sulle spalle, pronta a sfilarle completamente la camicetta, al che la ragazza ‘ in un barlume di lucidità ‘ si voltò verso l’amica e le disse
‘che cazzo Vane, fermati!’
Ma ancora una volta le sue parole caddero nel vuoto. Vanessa prese i lembi del colletto della camicetta di Paola e fece scivolare la stoffa lungo le spalle della ragazza, per poi dedicarsi, su mia richiesta, al reggiseno che nel giro di pochi attimi cadde a terra, liberando un seno che era molto più bello e rigoglioso di quello che avevo immaginato.
A quel punto mi trovavo con una ragazza mezza nuda davanti agli occhi mentre la mia allieva era ancora in reggiseno. Mi sedetti sulla sedia e aprendo le gambe, rivolgendomi a Paola, le dissi
‘ora ti farò vedere quanto è brava la tua amica!’
Paola mi fissò per un istante, ancora con quell’espressione di incredulità negli occhi, domandandosi che intenzioni avessi.
‘Vanessa ‘ dissi io rivolgendomi alla ragazza che mi venne incontro, in silenzio
Senza bisogno di aggiungere altre parole, indicai alla mia allieva di inginocchiarsi davanti a me, cosa che lei fece senza proferire parola e mentre fissavo l’amica negli occhi, sentii la mia allieva che abbassava la lampo dei miei calzoni, tirando fuori il mio uccello duro e gonfio al punto che stavo per esplodere.
Guardai Paola che era bloccata ad osservare la scena. Mi aspettavo che da un momento all’altro la ragazza prendesse le sue cose e insultando sia me che la sua amica fuggisse, ma questo non avvenne. Era come catalizzata da noi, continuava ad osservare Vanessa ed il mio uccello senza muovere un muscolo, respirando direttamente dal naso, segno evidente che la cosa la stava eccitando.
Presi Vanessa per i capelli e la spinsi verso il mio cazzo guardando sempre l’amica direttamente negli occhi e quando Vanessa imboccò il mio uccello iniziando a succhiarlo e a leccarlo, con la voce rotta dall’eccitazione, mi rivolsi direttamente a Paola dicendole
‘hai visto quanto è brava Vanessa?’
Paola non rispose. Restò immobile a guardarci in silenzio. Dopo alcuni secondi costrinsi Vanessa a staccarsi da me, tirandola su per la testa.
‘portala qui’ le dissi
Vanessa si alzò e si diresse verso l’amica. La prese per un braccio e la portò verso di me. Paola non oppose resistenza, facendosi accompagnare direttamente al mio cospetto, fermandosi a pochi centimetri dal mio corpo.
Al che, soddisfatto e trionfante, decisi che era giunto il momento di completare la mia opera.
‘falla inginocchiare’ dissi a Vanessa
Vanessa guardò Paola negli occhi. La ragazza rispose allo sguardo dell’amica in silenzio, senza reagire, al che Vanessa rivolgendosi a me, disse
‘come desideri’ ammettendo anche nei confronti dell’amica il mio totale dominio e controllo
Paola, incredibilmente, non reagì, facendosi guidare da Vanessa fino a trovarsi con il viso dinnanzi al mio cazzo, respirando con forza dal naso, in preda ‘ forse ‘ ad una sorta di trance dettata dall’eccitazione. Mi domandai in quel momento se fosse possibile che anche lei, come Vanessa, desiderasse essere guidata vista la sua mancanza di reazione e decisi che era tempo di approfondire questa mia curiosità
‘Vanessa, guidala!’ dissi io
Vanessa mi guardò, sospirò e disse nuovamente
‘come desideri’
Prese la testa dell’amica e spinse in giù, verso di me. Notai in quel momento che Paola non oppose alcuna resistenza, tanto che il movimento del suo capo verso il mio uccello era quanto di più naturale e fluido si potesse immaginare fino a che sentii il calore delle sue labbra a contatto con la mia cappella violacea.
A quel punto mi rivolsi direttamente a Paola e le dissi
‘Ora dimostrami anche tu quanto sei brava!’
Paola dal basso mi fissò negli occhi per un istante, dopo di che la vidi chiaramente aprire la bocca, estrarre la lingua ed iniziare a leccare la mia asta scendendo dal glande fino ai coglioni, per poi risalire, strappandomi così un gemito di piacere, subito dopo aprì la bocca e fece scivolare il mio cazzo nella sua calda e morbida bocca, iniziando a succhiare avidamente.
Mentre la ragazza mi stava facendo una pompa, guardai Vanessa negli occhi. La mia allieva stava osservando la scena rossa in volto, scesi con lo sguardo e notai, attraverso la stoffa del reggiseno, che i suoi capezzoli erano turgidi, segno evidente che era eccitata.
Paola, nel frattempo, proseguiva a succhiare il mio uccello, facendolo sparire dentro la sua bocca quasi per intero, mugolando di piacere e soddisfazione ad ogni affondo, segno evidente che stava dando corpo ai suoi desideri.
Quella situazione mi provocò un brivido di eccitazione che scosse il mio corpo al punto che sentii, se possibile, il mio cazzo gonfiarsi ancora di più. Avevo davanti a me due giovani e belle ragazze a mia disposizione, pronte in qualche modo a soddisfare i miei desideri.

‘.. continua ‘..

Per commenti e suggerimenti: phoenix_2010@hotmail.it
Paola continuava a succhiarmi l’uccello, alternando piccoli colpi con la lingua sulla mia cappella gonfia ad affondi con la bocca sulla mia asta tanto da farlo sparire quasi per intero dentro la sua bocca mentre Vanessa era in piedi, dietro di lei, che ci osservava in silenzio.
Con un filo di voce rotto dall’eccitazione, rivolgendomi a Vanessa, le ordinai di spogliarsi.
La ragazza mi guardò per un istante, arrossendo in volto, per poi domandarmi che intenzioni avessi.
Non risposi alla sua domanda. Per far comprendere ad entrambe chi era che comandava il gioco, afferrai i capelli di Paola e tirai via, a forza, il mio cazzo dalla sua bocca, lasciandolo a pochi centimetri dalle sue labbra, bagnato completamente della sua saliva. La ragazza mi fissava negli occhi, dal basso, con un’espressione carica di desiderio, segno evidente che aveva una gran voglia di farsi scopare.
Lessi alla perfezione quella sua intenzione, dicendole
‘tranquilla. Arriverà il momento! Ora alzati!’ le intimai
Paola si sollevò da terra, restando in piedi proprio di fronte a me. Per un istante mi limitai a guardare le due ragazze, mezze nude, davanti ai miei occhi, perso nell’ammirare i loro corpi giovani, i loro seni tondi e sodi, sormontati entrambi da capezzoli ritti di desiderio.
Sorridendo mi rivolsi a Vanessa
Vieni qui. Vanessa senza proferire parola si avvicinò a me. Era completamente nuda e quando fu a pochi passi da me, la presi per un braccio e la feci voltare, di modo che fosse faccia a faccia con l’amica e, fissando Paola negli occhi da dietro le spalle della ragazza, feci scivolare la mia mano sul seno di Vanessa e presi tra le dita un suo capezzolo, stringendolo e tirandolo al punto che lei gemette di dolore.
‘Silenzio!’ le intimai
‘scusa’ disse Vanessa con un flebile alito di voce mentre l’amica ci osservava incredula ma senza muoversi.
Poi, come se nulla fosse, feci scendere la mia mano sul ventre di Vanessa e cogliendola del tutto impreparata, le infilai un dito nella fessura del sesso per verificare se era, come presumevo, bagnata dall’eccitazione. Trovai la sua fica calda e umida, segno evidente che quella situazione la stava eccitando. Affondai il mio dito dentro la sua carne, facendolo scivolare per intero in lei e la sua risposta fu un lungo gemito di piacere, sovrastato dalle mie parole
‘sei già bagnata! fai silenzio!’
Mentre iniziavo a muovere il mio dito dentro al corpo di Vanessa che, nel frattempo si era morsa un labbro, per evitare di gemere per quel mio trattamento, mi rivolsi direttamente a Paola e, con lo stesso tono di voce che avevo utilizzato nei riguardi dell’amica, le dissi
‘spogliati, coraggio!’
Non sapevo come avrebbe reagito. Di fondo ero sicuro che, in qualche modo, Vanessa oramai fosse mia e obbedisse alle mie richieste, me ne aveva dato ampliamente prova durante quei giorni ma l’amica, nonostante si fosse fatta coinvolgere dalla situazione, mi avrebbe potuto mandare a fare in culo da un momento all’altro e fuggire dalla stanza. Invece, come se nulla fosse, Paola fece scivolare, nel giro di pochi secondi, i suoi pantaloni e il suo perizoma a terra, restando completamente nuda davanti a me e alla sua amica.
Quel suo gesto mi fece gioire dentro. Ero oramai consapevole che, entrambe le ragazze, in qualche modo, subivano il mio ‘potere’ ed erano pronte ad eseguire i miei desideri. Non ero ancora pronto a considerarle mie ‘slave’ perché ancora non avevo deciso di portarle sulla soglia della dominazione totale ma l’idea che entrambe fossero pronte a soddisfarmi mi faceva impazzire al punto che il mio uccello era duro come la pietra e puntava direttamente contro il corpo di Vanessa.
Decisi che era arrivato il momento di dare frutto a quella situazione così intrigante e soprattutto dare sfogo al mio desiderio che stava iniziando ad essere, in qualche modo, insopportabile. Intanto continuavo a muovere il mio dito dentro al corpo di Vanessa che stava iniziando a dare evidenti segnali di gradire il mio trattamento, considerato il fatto che il suo sesso aveva iniziato a secernere quantità industriali di umori e lei stava cominciando a fremere, segno evidente che era sul punto di raggiungere l’orgasmo.
Mi fermai, levando il dito dal corpo della ragazza in un secondo prima che lei potesse raggiungere l’apice del piacere e questo la lasciò a bocca aperta, quasi alla ricerca di fiato. Paola guardò Vanessa per un istante, per poi passare a me, fissandomi con uno sguardo che era un misto tra l’interrogativo e il sorpreso; ancora una volta pensando di interpretare correttamente ciò che le passava nella testa, dissi
‘verrete se e quando sarò io a volerlo!’
Mi spostai da dietro le spalle di Vanessa e mi diressi verso Paola che era ferma dinnanzi all’amica. Come se fosse la cosa più naturale del mondo, sfiorai il suo seno, gustandomi il fremito di piacere che percorse il suo corpo al contatto con le mie dita. Dopo di che mi rivolsi all’amica e le dissi
‘Vane, è il momento di far giocare la tua amica!’
Vanessa, respirando ancora a fatica, per il piacere che stava scemando, lentamente, dal suo corpo, mi disse
‘cosa devo fare?’
Io la fissai negli occhi e con un sorriso carico di libido e malizia, le dissi
‘preparala!’
Vanessa comprese al volo quali erano le mie intenzioni. Non disse nulla, si limitò a dirigersi verso l’amica e sorridendo, dopo averle accarezzato il volto, le disse ‘vieni con me’. Paola non riusciva a comprendere quali fossero le mie intenzioni ne a capire cosa Vanessa volesse fare ma, coinvolta completamente da quella situazione, si lasciò guidare dall’amica che la portò dinnanzi alla scrivania e poggiandole le mani sulle spalle, la invitò a piegarsi in avanti.
Paola in modo quasi automatico rispose agli input di Vanessa e nel giro di pochi attimi si trovò piegata a novanta, con le mani poggiate sulla scrivania. Dalla mia posizione potevo vedere i suoi seni dondolare al ritmo del suo respiro. Quando Vanessa si piegò dietro di lei ed iniziò a solcare la fica dell’amica con la lingua, Paola emise un gemito strozzato di piacere che lasciò subito il posto ad un farfugliante
‘che ca’a’.zzo fai’ Va’.a’. neeeeeeee’
Paola non si aspettava di certo che l’amica iniziasse a saggiare il suo sesso con la lingua ma, nonostante la sorpresa, avevo la netta sensazione che la ragazza apprezzasse, e non poco, il modo in cui l’amica la stava leccando; infatti nel giro di pochi attimi Paola aveva iniziato ad emettere dei gorgoglii di piacere, fremendo come una foglia al vento.
Nel contempo mi piazzai di fianco alla ragazza e dopo averla afferrata per i capelli, la forzai a voltare la testa nella mia direzione, poggiando il mio glande sulle sue labbra. Paola, senza che nemmeno glie lo chiedessi, apri la bocca e fece scivolare il mio cazzo tra le sue labbra con una lentezza estenuante, concentrandosi sul gustare ogni centimetro della mia carne. Quel suo gesto così porco mi fece fremere e non potei fare a meno di emettere un lungo gemito di approvazione che lasciò spazio, subito dopo, al desiderio di essere io a comandare i giochi.
Poggiai entrambe le mani sulla testa della ragazza e spinsi il mio bacino contro di lei, infilando il mio cazzo completamente nella sua bocca ed iniziando, letteralmente, a scopargliela, muovendo con forza il mio uccello nelle sue fauci, al punto che, di tanto in tanto, Paola cercava di sottrarsi al mio assalto per la necessità di respirare. La osservavo mentre si contorceva, piegata sulla scrivania, con Vanessa che continuava a dedicarsi alla sua fica oramai grondante di umori ed io che le infliggevo decise spinte dentro alla bocca; vedevo la sua saliva colare dalla sua bocca mentre riempiva la mia asta, vedevo i suoi occhi sgranarsi ogni qual volta affondavo fin dentro la sua gola, fino a quando, sentii di essere sul punto di esplodere, al che decisi di stringere le mie dita tra i suoi capelli, tenendola incollata al mio corpo ed emettendo un suono gutturale, come un animale ferito, le gridai
‘beviiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii’
In quell’istante una serie di poderosi schizzi fluirono, a ripetizione, dal mio corpo, svuotando completamente i miei coglioni e placando, per un momento, la mia sete di possesso, riempiendo la sua bocca. Paola cercò di ingoiare quanto più sperma possibile ma in quel momento stavo venendo come una fontana e questo si tramutò in una serie di rivoli biancastri del mio seme che colarono dalle sue labbra, scendendo sul suo collo per poi scivolare fin sulla scrivania.
Dopo essermi completamente svuotato, lasciai la testa della ragazza che iniziò a gemere e fremere sempre più forte, segno evidente che il lavoro di Vanessa sul suo sesso stava portando i frutti sperati e desiderati. Paola iniziò ad emettere una serie di gorgoglii sconclusionati ed un istante dopo la vidi contorcersi, vidi la sua bocca aprirsi per un istante alla ricerca di un alito d’aria, quasi fosse rimasta senza fiato ed i suoi occhi sgranarsi, per poi, subito dopo, vederla accasciarsi sulla scrivania mentre gridava
‘cazzo siiiiiiiiiiiiiiii, che bellooooooooooooooooooooooo!’ e le sue gambe iniziarono a tremare mentre lei esplodeva direttamente nella bocca dell’amica e mia allieva.
Lasciai che Paola si gustasse il suo orgasmo. Presi Vanessa per i capelli e la costrinsi a sollevarsi, dopo di che, indicando i segni della mia crema sulla scrivania le ordinai di pulire. La ragazza annuendo si abbassò verso il tavolo ed estraendo la lingua, fissandomi negli occhi, iniziò a leccare il mio sperma dal legno; quel suo sguardo mi fece intendere che, in qualche modo, era gelosa delle attenzioni che stavo riversando sulla sua amica, che lei voleva essere ‘ forse ‘ la mia unica allieva, e la cosa mi fece sorridere compiaciuto.
La feci alzare e tirandola a me le sussurrai
‘non ti preoccupare Vanessa. Tu sei e resti la mia prediletta!’
Nel sentire quelle parole la ragazza sorrise. Nel frattempo l’amica stava riprendendo fiato, segno che l’orgasmo appena provato stava scemando dal suo corpo, al che mi rivolsi alla mia allieva e le dissi
‘è il momento, fallo tornare duro!’
Vanessa non attese altre mie richieste, si inginocchiò davanti a me ed afferrato il mio cazzo iniziò a segarlo lentamente muovendo la sua lingua sul mio glande; vedevo e sentivo il mio uccello tornare duro nelle sue mani, sentivo il calore umido della sua lingua sul mio corpo e la cosa mi stava, in qualche modo, mandando in estasi. Mi ero già reso conto la prima volta che accadde che Vanessa era una maga con la bocca e che il suo dedicarsi completamente al piacere del suo uomo nel sesso orale produceva effetti incredibili; pensai a quanti ragazzi aveva fatto felici con quelle labbra e subito dopo sorrisi pensando a quanti ne avrebbe fatti felici su mia richiesta.
Nel giro di pochi minuti il mio cazzo prese nuovo vigore, pronto per terminare quelle che erano le mie intenzioni. Vanessa, senza che nemmeno glie lo domandassi, si staccò da me. Paola, intanto, si era sollevata e tremando ancora leggermente, rivolgendosi direttamente a noi due, disse
‘voi siete pazzi!’ con un tono che non era un monito di rabbia o paura ma, semplicemente, la realizzazione di essere parte di un gioco che le aveva appena fatto provare un piacere, forse, nuovo e sicuramente appagante.
La fissai negli occhi e le dissi
‘nessuno ti ha dato il permesso di alzarti dal tavolo!’
Paola mi guardò incredula, stava per replicare quando Vanessa, dietro di lei, le poggiò le mani sulle spalle e la spinse, nuovamente, sulla scrivania. La ragazza, rivolgendosi ancora all’amica, le disse nuovamente
‘Vane ma che cazzo ti prende? Lasciami per favore!’
Vanessa le rispose semplicemente
‘Paola, tesoro. Potrai andare solo quando Matteo lo dirà. Ora è il momento che tu sia sua!’
Mi portai dietro a Paola, trionfante e preso in mano il mio randello lo poggiai direttamente sull’ingresso del suo sesso. Nel sentire quel contatto Paola gemette, fremendo di desiderio e mi resi conto che aveva aperto ulteriormente le gambe per favorire il mio ingresso nel suo corpo.
‘puttanella’ le dissi ‘vuoi il mio cazzo, vero?’
Paola si limitò a rispondere con un flebile ‘siiiiiiii’ rotto dal desiderio di essere presa
‘lo avrai, non temere!’ le dissi iniziando a strofinare la mia asta sulla sua fessura, facendola gemere ancora e bagnando il mio cazzo con i suoi umori che colavano copiosi dal suo corpo.
‘ahhhhh siiiiiiiiiiiiiiiiii, oddioooooooooooooooo, entrami dentrooooooooooooooooooooo’ iniziò a gridare la ragazza, in preda al delirio del desiderio mentre io continuavo a muovermi contro di lei fino a quando, soddisfatto della quantità di umori che avevano bagnato il mio cazzo, lo puntai direttamente sul suo secondo canale.
Paola nel sentire quel contatto di carne si irrigidì e voltando la testa mi disse
‘No! Ti prego!’ capendo subito le mie intenzioni
In quel momento dissi a Vanessa di occuparsi di lei. La ragazza andò di lato all’amica e le afferrò i polsi, costringendola in qualche modo, a restare ferma piegata sulla scrivania mentre io, poggiato il mio glande tra le sue natiche, le aprii con le mani, per favorire la mia intrusione nel suo corpo, restando per un istante fermo ed in attesa.
Paola cercò, in qualche modo, di divincolarsi, pregandomi di smettere, invano. Si voltò verso di me e, quasi con gli occhi lucidi, mi disse ‘infilamelo tutto, scopami come vuoi e quanto vuoi ma non li, ti prego!’
Sentire quelle sue parole contribuì, in qualche modo, ad aumentare il mio senso di eccitazione e questo si produsse in un ulteriore irrigidimento del mio uccello e la ragazza se ne rese conto, vista l’espressione di paura che aveva disegnata sul volto. Vanessa, dal suo canto, le teneva i polsi, impedendole di muoversi, la ragazza si rivolse all’amica, imprecando e pregandola di lasciarla andare, ma anche questa volta le sue parole caddero nel vuoto.
Iniziai a spingere lentamente, gustandomi ‘ passo dopo passo ‘ il suo sedere che, lentamente, si apriva per fare spazio al mio uccello; sentivo il suo corpo fremere, sentivo il suo canale stretto al punto che dovetti fermarmi per evitare di farmi del male. La sentivo tremare di paura, imprecare, insultare sia me che l’amica, pregare Vanessa di farmi smettere, di lasciarla andare ma, ancora una volta, Paola si rese conto che stava sprecando fiato ed energie.
Decisi di proseguire nel mio intento. Allargai il più possibile le sue natiche con le mani e spinsi il mio corpo contro il suo. L’effetto che ottenni fu di superare, con un solo colpo, l’anello del suo sfintere andando ad introdurre la mia cappella nel suo culo. Nel sentire quell’intrusione forzata Paola emise un urlo di dolore che fu accompagnato da lacrime che le rigarono il volto, scendendo sulle sue guancie, mentre io continuavo inesorabile a spingere fino a quando sentii, finalmente, il mio bacino toccare le sue natiche. Ero completamente dentro di lei.
La presi per i capelli e le tirai su la testa, piegandomi verso di lei, e le sussurrai all’orecchio
‘e ora vediamo di aprire questo bel culetto!’
Nel dirle quelle parole iniziai a dare forti colpi di bacino, facendo attenzione, ogni volta, a far uscire la mia asta dal suo sedere, lasciando solo il glande dentro di lei, per poi riaffondare completamente dentro al suo corpo, infliggendole colpi secchi e poderosi che la facevano sussultare.
Vanessa, nel contempo, le aveva liberato i polsi e si stava prodigando ad asciugare le lacrime dal viso dell’amica che, poco alla volta, stava trasformando la sua disperazione in desiderio, visto che il tono della sua voce era cambiato e che le sue preghiere di smettere stavano, divenendo, sempre più flebili fino a che la sentii gemere di piacere.
A quel punto mi fermai dentro di lei e a voce alta, rivolgendomi a Vanessa, dissi
‘Vedi. La tua amica è come te. Anche lei fa tante storie ma le piace prenderlo nel culo e io vi accontento!’
Nel pronunciare quelle parole aumentai, se possibile, il ritmo dei miei colpi entrando ed uscendo dal culo della ragazza oramai senza fatica; Paola per tutta risposta aveva iniziato a gemere ed ansimare di piacere, gustandosi se possibile, il mio cazzo che allargava il suo culo.
Mi rivolsi a Vanessa e le dissi di venire a fianco a me e la ragazza obbedì in silenzio, dopo di che le ordinai di accucciarsi sotto alle gambe dell’amica e quando fu nella posizione da me richiesta le dissi di leccare ciò che trovava; la reazione al mio ordine fu che la ragazza iniziò a leccare contemporaneamente il mio cazzo e la fica dell’amica ad ogni mia uscita mentre si dedicava alle mie palle ad ogni affondo.
Questo doppio trattamento portò la ragazza sulla soglia di un orgasmo che la devastò nel giro di pochi secondi. Sentii i suoi umori colare dalla sua fica copiosi ed andare a bagnare l’interno delle sue cosce e le mie palle mentre io continuavo a stantuffare il suo sedere senza tregua, complice anche la sborrata colossale che avevo riversato nella sua bocca poco tempo prima.
Vanessa si gustò l’orgasmo dell’amica, succhiando il suo clitoride mentre lei tremava, scossa dal piacere e quando entrambi sentimmo e vedemmo Paola accasciarsi, distrutta, sulla scrivania, segno evidente che non poteva resistere oltre grazie al piacere che aveva provato e che l’aveva devastata, soddisfatto estrassi dal suo culo il mio cazzo ancora duro e pulsante.
Lascia Paola piegata sulla scrivania a riprendere fiato. Presi Vanessa per i capelli e la feci alzare, spingendola contro il muro e quando la vidi con la faccia contro la parete, le alzai una coscia da dietro e le piantai, senza troppi preamboli, il mio randello dentro la fica bollente e grondante umori.
‘finalmenteeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!’ furono le sue parole mentre sentiva il mio uccello profanare, ancora una volta, il tempio del suo piacere.
Iniziai a darle colpi fortissimi, quasi sollevandola da terra per la spinta del mio cazzo dentro di lei, e ad ogni affondo la ragazza ruggiva di piacere, incitandomi a non smettere mentre la sua amica, ancora ansimante, si portò le mani al sedere per saggiare, con il tatto, il risultato di quel trattamento e con un filo di voce disse
‘mi hai spaccata!’
Mi voltai verso di lei e fissandola negli occhi, sorridendo, le dissi
‘era quello che volevi!’
Lei non rispose, si limitò ad adagiarsi su una sedia, guardandomi mentre mi prendevo l’amica. Continuavo a far scivolare il mio uccello, oramai duro come la pietra e rovente come il fuoco, dentro alla fica di Vanessa che, dal suo canto, gorgogliava lamenti di piacere, fino a quando, con la faccia schiacciata contro il muro, mi disse
‘ti prego’. Fa’a’mmi’. Go’.de’.reeeeeeeeeeeeeeeeeee’
‘ti accontento subito’ le risposi spingendo sempre di più il mio corpo dentro di lei fino a che con la punta del mio cazzo non toccai la parte più profonda del suo utero. Quel contatto fu come una scossa elettrica per la ragazza, la vidi reclinare la testa all’indietro, restare a bocca aperta senza fiato per un istante e subito dopo tremare come una foglia al vento mentre urlava tutto il suo piacere.
‘oddiooooooooooooooooooo siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii’ gridò mentre dal suo corpo uscivano fiumi di umori e gli spasmi del suo sesso stringevano come una morsa il mio uccello, facendomi gustare ogni attimo dell’orgasmo che la stava devastando.
Continuai a muovermi dentro di lei come indemoniato fino a quando sentii di essere sul punto di esplodere; mi tolsi rapidamente dal suo corpo e prendendola per un braccio, la spostai verso l’amica.
‘In ginocchio’ ordinai ad entrambe
Le trovai inginocchiate, una di fianco all’altra, che mi guardavano mentre io, dinnanzi a loro, tenevo il mio cazzo in mano, sul punto di esplodere. Lo avvicinai alle loro facce, sentii le lingue di entrambe le ragazze lambire il mio glande, la mia asta, le mie palle ed un secondo dopo proruppi in un mare di sborra che andò a colpire i loro volti, le loro bocche, i loro corpi.
Quando ebbi finito di eruttare tutto il mio piacere, attesi il tempo di riprendere fiato e, rivolgendomi alle ragazze, dissi loro.
‘Adesso pulitevi, vestitevi ed andate!’ lasciandole da sole nella stanza mentre tornavo nel mio ufficio.
Dopo circa dieci minuti, uscii dall’ufficio per andare in bagno e quando fui di fronte alla porta udii chiaramente la voce di Paola che, rivolta all’amica, diceva
‘avevi ragione Vane, ne valeva la pena. Matteo è un toro!’
Capii che quelle due ragazze erano d’accordo. Capii che Vanessa aveva parlato con Paola e che la loro intenzione era chiara fin dall’inizio. Per un attimo fui colto da un moto di rabbia perché, in qualche modo, credevo di aver perso le redini del gioco ma, subito dopo, sorrisi soddisfatto all’idea che, in qualche modo, potevo gestire entrambe a mio piacimento.

Erano passate un paio di settimane dall’ultima volta che Vanessa aveva messo piede nel mio ufficio, fin troppo oberato per il lavoro non avevo avuto il tempo necessario per dedicarmi a lei, così decisi di scriverle una mail in cui le dicevo di presentarsi da me il giorno seguente perché le dovevo parlare. Non attesi nemmeno una sua risposta di conferma, chiusi il computer e mi incamminai verso casa ripensando a quello che era accaduto con lei e la sua amica Paola l’ultima volta che avevo avuto occasione di stare in loro compagnia e, inevitabilmente, il mio cazzo si gonfiò dentro ai miei calzoni nel ripensare al modo stupendo in cui avevo potuto approfittare di entrambe quelle due giovani puledre.
Mentre camminavo mi soffermai dinnanzi alla vetrina di un sexy shop e li mi venne un’illuminazione, così entrai sorridente e dopo circa mezz’ora uscii soddisfatto con un pacchetto che tenevo saldamente in mano, pensando agli esiti che questo avrebbe potuto avere.
Il giorno dopo alle ore 15.00 sentii bussare alla porta del mio ufficio e dopo alcuni attimi la segretaria aprì la porta dicendomi che Vanessa era li e che mi doveva parlare, con un’espressione interrogativa in volto, in attesa di qualche mia conferma che arrivò subito visto che le dissi di farla accomodare, che ero stato io a contattarla perché volevo valutare con la ragazza l’eventuale proseguo del suo iter di certificazione.
La segretaria fece accomodare la ragazza e chiuse la porta alle sue spalle, lasciandoci da soli.
‘Ciao Vanessa’ le dissi senza alzare gli occhi dal mio monitor
‘buon giorno’ rispose lei restando immobile al centro della stanza.
‘puoi anche sederti, sai’ replicai io indicandole una poltrona che era messa a lato della scrivania, poggiata alla parete.
‘grazie’ disse lei sistemandosi
‘due minuti e sono da te’ risposi
Restai con il viso dentro al mio monitor, fingendo di lavorare mentre nella mia mente si materializzavano, poco alla volta, immagini dei nostri corpi aggrovigliati, di me che la possedevo, di lei che urlava di piacere e questo, ovviamente, si ripercosse sul mio organismo, provocandomi una erezione poderosa visibile ad occhio nudo.
Alzai gli occhi dal monitor e mi voltai verso di lei per guardare come era vestita. Vista la stagione piuttosto calda la ragazza aveva indosso un abitino leggero con le maniche corte che le scendeva fino a metà coscia, abbastanza fasciante, quel tanto che serviva per mettere in risalto le sue forme ma senza essere troppo eccessivo, ed un paio di stivali estivi che le salivano quasi fin sotto al ginocchio.
Saranno stati i pensieri che frullavano nel mio cervello, sarà stato il suo fisico tonico e snello, la sua espressione da gattina pronta a fare le fusa, il mio desiderio di andare oltre ogni limite con lei ma nel vederla il mio cazzo guizzò dentro ai miei calzoni, irrigidendosi ulteriormente e la voglia di possederla mi annebbiò quasi del tutto il cervello.
Mi alzai e mi diressi verso di lei, restando a pochi centimetri dal suo viso. Lei alzò lo sguardo per sostenere il mio, senza parlare ed io, oramai ottenebrato da ciò che popolava la mia mente, senza indugio alcuno, come se fosse la cosa più naturale del mondo, la presi per i capelli e tenendole la testa, con la voce roca di eccitazione, le chiesi
‘allora, ti è piaciuto vedere mentre inculavo la tua amichetta?’
Vanessa non rispose. Restò immobile a fissarmi, quasi a sfidarmi con i suoi occhi, mentre il suo viso era a pochi centimetri dal mio corpo, al punto che, se solo avessi voluto, forzandola un poco avrei potuto abusare della sua bocca nel giro di pochi istanti; ma non era quella la mia intenzione, così strinsi le mie dita tra i suoi capelli strappandole un leggero lamento di dolore e con un tono di voce molto più imperativo del precedente, le dissi
‘ti ho fatto una domanda ed esigo una risposta!’
Vanessa abbassò gli occhi e divenne rossa in volto, dicendomi
‘preferisco ‘..’ fermandosi
Interpretai quelle sue parole secondo il mio volere ed aggiunsi
‘ho capito! Preferisci quando mi prendo il tuo di culo, vero?’
Ancora una volta non ebbi risposta. La forzai a guardarmi in volto mentre sentivo il mio uccello che era sul punto di esplodere dentro ai miei calzoni, quando lei, con un filo sottile di voce, mi disse ‘si’ disarmandomi quasi completamente. Per un istante persi il controllo della situazione; quella ragazza splendida che avrebbe potuto desiderare ed avere chi voleva mi stava facendo capire chiaramente che era disposta a soddisfare le mie voglie e che preferiva essere lei l’oggetto dei miei desideri, la cosa mi fece fremere e sogghignare compiaciuto all’idea di quello che sarebbe potuto seguire.
Le lasciai la testa e le dissi
‘bene, alzati’
Lei eseguì subito la mia richiesta, fermandosi davanti a me mentre io, passando dietro di lei mi sedetti al suo posto.
‘ascoltami bene’ le dissi
‘dimmi’ sospirò lei
‘di la c’è Ugo, il mio capo’ le dissi io
Lei mi guardò, cercando di comprendere dove volessi arrivare
‘bene. Sono convinto che si scopi regolarmente la nostra segretaria e che sia un porco, nonostante i suoi quasi cinquantenni e il fatto che sia sposato’
‘dunque?’ domandò lei cercando di capire dove volessi arrivare
‘dunque ora andiamo da lui e te lo presento, poi vi lascerò soli e tu dovrai, in qualche modo, provocarlo, chiaro?’
‘Cosa?’ mi disse lei facendo un passo indietro
‘hai capito bene. Lo devi provocare, voglio vedere e capire se prova a scoparti!’ le dissi io alzandomi e fissandola negli occhi
‘ma io ‘.. ‘ provò in qualche modo a sottrarsi a questa mia richiesta
‘Vanessa, non te lo sto chiedendo. Te lo sto ordinando’ le dissi mentre andavo alla mia scrivania
‘come vuoi’ furono le sue parole che pronunciò con un alito di voce.
Soddisfatto per quella sua risposta, mi diressi verso l’armadio di fronte alla poltrona e, aprendolo, ne tirai fuori un sacchetto che conteneva abiti femminili e senza dire nulla, glie lo porsi. Vanessa mi guardò in silenzio mentre prendeva il sacchetto e ne estrasse dei vestiti, al che io le dissi
‘non puoi andare da lui vestita così, non avrebbe senso. Indossa questi’
Tirò fuori una semplice maglietta con un profondo scollo a V ed una gonna a portafoglio lunga quel tanto che era necessario per coprire il suo corpo fin sotto al sedere. Vanessa mi osservò immobile, quasi mi stesse domandando che intenzioni io avessi, anche se le erano chiare, dopo di che mi disse
‘dove vado a cambiarmi?’
Io scoppiai a ridere e le dissi, accarezzandomi, volutamente, il cazzo attraverso la stoffa dei pantaloni
‘qui, dove altrimenti?’
Ancora una volta i suoi occhi si immersero nei miei. In silenzio, lenta come se fosse un rito che sapeva compiere con estrema maestria, si sfilò di dosso l’abito, restando in reggiseno e perizoma dinnanzi ai miei occhi e quando era sul punto di rivestirsi, ero oramai allo stremo della sopportazione, eccitato come un toro, estrassi il mio cazzo dai calzoni, liberandolo della stoffa che lo opprimeva e iniziai a segarmi lentamente mentre lei stava per in filare i vestiti che le avevo preparato.
Si voltò e rimase per un istante a guardare la mia mano che saliva e scendeva lungo la mia asta, dopo di che, fissandomi, con un filo di voce, mi disse
‘posso?’
Vanessa sembrava incredibilmente eccitata, non dissi nulla, mi limitai a sedermi sulla poltrona a gambe larghe, lasciando volutamente il mio uccello puntare verso l’alto, proprio dinnanzi al suo viso. La ragazza, come se fosse la cosa più naturale della terra, si accucciò dinnanzi a me e prese il mio cazzo tra le dita, accarezzandolo leggermente, poi con estrema naturalezza, guardandomi, aprì le labbra ed iniziò a succhiare la mia cappella come un cono gelato, facendomi emettere un mugolio di soddisfazione e piacere.
‘sei una maga con la bocca, lo sai, vero?’ le dissi socchiudendo gli occhi per gustarmi quel suo lavoro
Vanessa allungò una mano verso di me e preso il mio polso mi portò la mano sulla sua testa, facendomi ampiamente comprendere che desiderava che fossi io a dettare il ritmo a quella pompa.
‘sei proprio una maialina’ le dissi mentre stringevo le mie dita tra i suoi capelli ed iniziavo a spingere il suo viso sul mio cazzo mentre lei apriva la bocca per permettere alla mia asta dura come la pietra di profanare, per l’ennesima volta, la sua caldissima e sensualissima bocca.
Chiusi gli occhi e reclinai la testa all’indietro mentre lei continuava a muovere le sue labbra sulla mia asta, facendomi godere del calore e della morbidezza delle sue labbra, facendo sparire quasi per intero il mio cazzo dentro la sua bocca, strappandomi mugoli di piacere fin quando sentii chiaramente il mio cazzo diventare ancora più duro ed una fitta di piacere percorrere la mia regione lombare, segno evidente che stavo per sborrare. Senza dire una parola afferrai la testa di Vanessa con entrambe le mani e spinsi il suo viso contro il mio corpo e mentre le gridavo addosso il mio piacere, venni come una fontana dentro le sue labbra con una serie di ripetuti caldi schizzi di sborra che le riempirono il palato; lei per tutta risposta restò immobile a farsi inondare la bocca, ingoiando quando più possibile del mio bianco nettare, fin quando non sentì il mio uccello scendere di tensione assieme al mio respiro e le mie mani allentare la presa sulla sua testa, segno evidente che la tensione del piacere mi stava, lentamente, abbandonando.
Si alzò guardandomi in volto con un’espressione soddisfatta, probabilmente legata al fatto che mi aveva fatto godere secondo le sue voglie e con i suoi modi, quando io ancora ansimante le dissi
‘è tempo che ti vesta!’
Vanessa prese i vestiti che le avevo preso e li indossò, mostrandomi la sua figura nel suo splendore. Gli abiti scelti mettevano in chiaro risalto le sue forme ed ero sicuro che il mio capo, Ugo, avrebbe sicuramente cercato ogni banale scusa per poter sbirciare il corpo della ragazza.
‘sei perfetta’ andiamo le dissi mentre le mettevo una mano sui reni e la spingevo verso la porta del mio ufficio. Quando fummo davanti alla porta, prima ancora di aprirla, come se fosse la cosa più naturale della terra, mi accucciai e dicendole ‘voglio controllare una cosa’ feci scivolare la mia mano tra le sue cosce, raggiungendo rapidamente il suo perizoma e lo sentii zuppo di umori.
‘e brava! Prima a succhiarmi il cazzo ti sei eccitata, ottimo!’ le dissi aprendo la porta del mio ufficio
Mi feci seguire da Vanessa per i corridoi fin quando arrivammo dinnanzi all’ufficio dell’Amministratore e li bussai. Attendemmo alcuni secondi per sentire la risposta che ci permetteva l’ingresso e quando questa arrivò, entrammo nell’ufficio di Ugo.
‘Sig. ‘. Come le avevo accennato questa è Vanessa, la ragazza di cui le avevo parlato’
Ugo si fermò ad osservarla e vidi chiaramente il suo pomo d’adamo salire e scendere, segno inequivocabile che stava deglutendo, il che significava che avevo colto nel segno.
‘bene. Accomodatevi’ disse lui facendoci segno di andare a sederci dinnanzi alla sua scrivania
Entrammo nel suo ufficio e dopo aver chiuso la porta presi posto nella sedia nascosta dal monitor, lasciando volutamente a Vanessa quella che era totalmente esposta agli occhi del mio capo; lei si sedette in silenzio ed accavallò le gambe, mostrando agli occhi avidi di Ugo lo splendore sinuoso della forma delle sue giovani e vellutate cosce.
‘bene Sig’ ‘ iniziai io ‘come le avevo accennato questa è Vanessa’
Ugo restò in silenzio ad osservarla, poi senza nemmeno voltarsi da me, mi disse
‘Matteo, non siamo così formali, suvvia!’
Ecco! La reazione di Ugo era quella che speravo. Il fatto che passasse a darsi del tu davanti ad estranei era segno evidente che nella sua testa erano entrati pensieri che nulla avevano a che fare con il lavoro, e ciò era proprio quello che desideravo.
‘Va bene Ugo’ dissi sorridendo
‘allora come ti avevo annunciato questa ragazza’ e nel dire quelle parole poggiai la mia mano sul ginocchio di Vanessa, la quale non mosse un muscolo, quasi fosse di pietra, restando a fissare il mio capo con quei suoi occhi verdi, come se attorno non vi fosse altro.
Nel vedere le mie dita scivolare sulla pelle nuda e vellutata della ragazza e soprattutto nel vedere che lei non reagiva, Ugo ebbe un leggero fremito, segno che il mio gioco stava cogliendo nel segno.
‘Dimmi’.dimmi’ dissi lui con un tono di voce frettoloso, quasi a voler finire in fretta il discorso per poi passare ad altro
‘niente, lei vorrebbe proseguire con il percorso di certificazione per un lavoro ”’ dissi io senza levare la mia mano dalla gamba della ragazza.
‘uhmmmm’ disse Ugo fingendosi pensieroso
In quel momento strinsi leggermente le mie dita attorno alla gamba di Vanessa, facendole comprendere che era arrivato il suo momento. La ragazza, come se nulla fosse, si avvicinò alla scrivania, porgendo il busto in avanti e rivolgendosi direttamente al mio capo, disse
‘non so come pagare il tutto’ disse con una voce così suadente che avrebbe fatto sciogliere anche un ghiacciaio
Vidi lo sguardo di Ugo scendere lungo il viso di Vanessa e fermarsi proprio sullo scollo della maglietta e li restare, come ipnotizzato, dalla forma del seno di Vanessa in bella mostra. Nessuno di noi in quel momento emise un suono. Restai li immobile ad attendere che Ugo fosse soddisfatto della vista di quei seni, sapendo che stava desiderando di succhiare quei capezzoli che immaginava turgidi nella sua bocca, quando consapevolmente ruppi quell’attimo e rivolgendomi a Vanessa le dissi
‘Vanessa, scusa, cortesemente potresti prendere quella cartellina nella mia borsa?’
La borsa era rimasta, volutamente, a pochi passi da noi. La ragazza emise un flebile ‘si, certo’ e si alzò dalla poltrona, voltandosi su se stessa, come se stesse facendo un provino e, dopo essersi fermata dinnanzi alla mia borsa, si piegò letteralmente a 90′ per raccogliere la cartellina.
Ciò che risultò da quel suo gesto fu che, ovviamente, la gonna ‘ già di per se molto corta ‘ si alzò fino a far intravvedere lo stacco dei suoi magnifici glutei che nascondevano il filo del perizoma e il sottile strato di stoffa che nascondeva la polposità del suo sesso. Ugo restò praticamente senza fiato, come catalizzato dall’immagine di quella ragazza che si era prostrata di fronte a lui e gli aveva mostrato la fica con una naturalezza che lo stava disarmando; istintivamente, come se nella stanza non vi fosse nessun altro, se non lui, portò una delle due mani tra le sue gambe. Sapevo di aver colto nel segno, sapevo che quel porco del mio capo si stava accarezzando il cazzo mentre guardava la mia allieva, sapevo che ‘ se solo avesse potuto ‘ se la sarebbe sbattuta direttamente sulla scrivania.
La situazione volgeva a mio favore, quindi decisi di rompere gli indugi e calcare la mano con Ugo. Come se fossimo da soli, gli dissi
‘senti un po’, ma è vero che ti scopi Margherita, la segretaria?’
Ugo nel sentire quelle parole restò paralizzato. Intanto Vanessa si era voltata ed era tornata al suo posto, brandendo la cartellina che le avevo domandato di raccogliere; il mio capo non riusciva più a capire nulla, si vedeva ad occhio nudo che, nascosto poco e male dalla scrivania, si stava maneggiando il cazzo attraverso la stoffa dei calzoni, cercando in qualche modo di porre rimedio al desiderio incessante che stava scuotendo il suo cervello.
Incalzai ancora, senza attendere risposta
‘è per questo, quindi, che fa così la stronza! Ascolta, ti faccio un’offerta!’
Ugo si voltò come un automa a guardarmi. Ancora una volta non attesi la sua risposta e gli dissi
‘lei se in cambio posso permettermi di trattare Margherita come cazzo mi pare’ e nel dirlo presi Vanessa per un braccio e la tirai a me, come se fosse una bambola di pezza.
Il mio capo era letteralmente inebetito dalla situazione, non riusciva praticamente a proferire parola fino a che, recuperando un minimo di auto controllo, mi disse
‘Matteo ma che cazzo stai dicendo?’
A quel punto decisi di giocarmi il tutto per tutto. Mi voltai verso Vanessa e le dissi
‘Vanessa fai vedere ad Ugo quanto sei brava, coraggio!’
Vanessa mi osservò incredula. La mia idea iniziale era quella di provocarlo ma oramai i giochi erano fatti.
‘Matteo, io ‘.. ‘ disse lei cercando di uscire da questa situazione assurda
‘coraggio, obbedisci!’ le dissi piazzandole un sonoro schiaffo sulla natica. Era la prima volta che le causavo, in qualche modo, del dolore fisico e la cosa mi diede un ulteriore senso di forza che mi fece eccitare come poche altre volte; la ragazza invece che ribellarsi o divincolarsi, subito lo schiaffo da parte mia, mi guardò in volto e abbassando lo sguardo, disse
‘come vuoi’
Nel dire quelle parole girò verso Ugo che era rimasto inebetito a guardare la scena e si trovò proprio di fronte a lui. Abbassò gli occhi verso la patta dei suoi calzoni e quando io le dissi
‘avanti Vanessa!’
Lei si accucciò portando il viso proprio all’altezza del pacco congestionato del mio principale. In quel momento io poggiai le mani sulla scrivania, arrivando con il viso proprio a pochi centimetri dal viso del mio capo e con un sottile filo di voce gli dissi
‘scegli Ugo. Se vuoi che lei te lo succhi per bene io posso trattare la tua segreteria come cazzo mi pare, altrimenti ci giriamo e usciamo, cosa decidi?’
Vidi Ugo fissarmi negli occhi per un istante, ancora incredulo. Lo vidi poi voltarsi verso Vanessa e aprire le gambe per favorire meglio la posizione dei due corpi mentre, reclinando la testa all’indietro sullo schienale, diceva con un tono di voce rotto dal desiderio che lo stava facendo impazzire
‘fai quel che cazzo ti pare Matteo’
‘ottimo! Goditela’ dissi io
In quel momento Vanessa, come se fosse parte di un patto leonino tra me e lei, senza dire nulla, abbassò la cerniera dei calzoni del mio capo ed estrasse un cazzo tozzo e nodoso in evidente erezione poi, quasi a volermi sfidare ancora una volta o, semplicemente, a dimostrarmi una volta di più che era mia, mi fissò negli occhi e imboccò quel pezzo di carne.
Restai li immobile, con il cazzo che mi era tornato duro nei calzoni, a guardare la mia allieva che mi fissava negli occhi mentre faceva una pompa al mio capo e Ugo, dal suo canto, iniziava ad emettere gemiti di piacere ogni volta che Vanessa affondava il suo membro dentro la sua bocca.
Quel trattamento non durò moltissimo, nel giro di cinque minuti sentii Ugo gemere come un toro e lo vidi contrarsi, segno inequivocabile che stava esplodendo nella sua bocca mentre Vanessa ingoiava fino all’ultima goccia del nettare del mio principale, senza togliere gli occhi dai miei, come se mi volesse dimostrare che per me era disposta a tutto.
Quando lei si staccò e tornò da me, sorridente mi rivolsi ad Ugo e gli dissi
‘allora, è fatta! Da oggi posso disporre di Margherita come voglio io!’
‘si’ fu la sua risposta mentre cercava di riprendere fiato
Uscii dall’ufficio del mio capo in compagnia di Vanessa e l’accompagnai verso l’uscita dicendole. Quando torni a casa leggi la mail, ti scrivo e così la congedai da me tornando nel mio ufficio soddisfatto per la piega che questi eventi stavano prendendo.

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