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Racconti Erotici Etero

Veleno

By 22 Febbraio 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

1 Prologoepilogo

Una musica esotica incessante e monotona ricamava l’aria e saturava il mio cervello, il locale era fiocamente illuminato da candele riposte dentro lampade dai vetri colorati, faceva un caldo torrido lì dentro ed era gremito di persone, uomini e donne che celavano le loro identità dietro anonime mascherine o sotto i cappucci sollevati dei mantelli, si distinguevano a fatica gli stretti corridoi tra i divanetti rossi e le grandi pareti a specchio, ovunque permeava odore di sesso in un miscuglio di pelli sudori e umori che si respiravano e contaminavano la ragione.
Improvvisamente la gente intorno a me, parve andare in fibrillazione, tutti spingevano e si dirigevano accalcandosi nel grande salone attiguo al nostro:
-C’&egrave Achzhila.
Dicevano alcuni:
-E’ arrivata la Dea.
Esclamavano altri.
Seguivo quella folle mandria spinto quasi trascinato, i corpi si sfregavano e percepivo i seni e i membri, sembrava di fare parte di un unico folle organismo vivente, impossibile non farsi contaminare da quella isteria collettiva.
Impossibile non perdersi in quella follia.
Raggiunsi l’entrata di quella che chiamavano “l’arena”, lei era di fronte a noi bellissima e mi si fermò il cuore nel vederla finalmente dal vero.
Due uomini, due giganti le stavano di fianco, erano nudi ed avevano i membri eretti.
Avevano cazzi enormi, lei ci guardava seria e incominciò a parlare prima di unirsi a noi.
E a quei due mostri.
Il brusio scomparve, tutti pendevano dalle sue labbra, il mio cuore pareva scoppiare mi guardai intorno’
-‘io qui, non mi sembra possibile, se ripenso a quanto accaduto, a quanto &egrave successo ed a come &egrave successo’-
Parevano essere passati secoli ma si era svolto tutto in meno di un mese, un fottutissimo mese che mi aveva sconvolto la vita e l’esistenza.
Una storia davvero incredibile’

2 La scoperta

Un mese prima’

Ero già vestito di tutto punto e mi apprestavo ad uscire di casa quando mi accorsi che il bottone della giacca stava scucendosi.
Sono un uomo estremamente vanitoso e nonostante fossi in ritardo e la mia amante mi stesse aspettando per una cenetta intima, non potei esimermi dal tentare di ricucirlo.
Così aprii l’armadio dove mia moglie teneva la scatola del cucito e ne estrassi ago e filo.
Non fu una impresa facile, le mie conoscenze in merito al rammendo risalivano al militare ed erano oramai passati più di 20 anni da quei tempi, tentai riprovai feci un nodo orribile e mi punsi un dito.
Imprecai e diedi un pugno al guardaroba, un pugno davvero troppo forte, ma ero teso ed ero in ritardo e tutto il mio lavoro non aveva fatto che peggiorare la situazione.
Sbuffai ma subito qualche cosa attirò la mia attenzione, trattenni il fiato e tesi le orecchie: udivo come un ronzio di fondo provenire dall’armadio, incuriosito mi misi a rovistare e scoprii che quel suono usciva da una scatola ricoperta di carta fiorata.
La aprii e lo spettacolo che mi si parò davanti mi lasciò stupefatto.
Credo che rimasi così con la mandibola ciondolante per almeno due minuti, gli occhi sgranati e fissi.
Ebete.
Il ronzio era provocato da un vibratore che era la perfetta riproduzione di un fallo maschile, solo che aveva dimensioni davvero ragguardevoli e un diametro da incutere timore.
Era un piccolo braccio.
Girai la rotella che lo azionava e lo spensi, il colpo che avevo dato al pianale dell’armadio doveva averlo messo accidentalmente in moto, sorrisi e richiusi la scatola, se qualcuno mi avesse detto che mia moglie nascondeva un fallo artificiale nel guardaroba avrei detto che era un pazzo.
Mia moglie?
Nooo impossibile!
Ma forse &egrave bene che vi spieghi, io e Arianna eravamo sposati da quattro anni ed entrambi eravamo professionisti con tanto di studio avviato, non passavamo molto tempo insieme a dire il vero e spesso lavoravamo anche all’estero ma eravamo tutto sommato una coppia ben coesa ed affiatata.
Entrambi eravamo piuttosto belli anche se lei non aveva mai saputo valorizzare bene il suo aspetto, prediligeva vestiti castigati e comode scarpe basse che non riuscivano a rendere omaggio al suo culo che era talmente bello da sembrare dipinto.
Un sogno!
Ed infatti me lo sognavo, non c’era mai stato verso di riuscire ad infilarla nel buchetto, si spazientiva e sbuffava come una caffettiera, avevo tentato con tutti gli approcci possibili ma era sempre stato inutile.
Alla fine desistetti, ma quelle due natiche carnose belle rotonde e perfette mi facevano impazzire.
A letto non era particolarmente scatenata ma neanche troppo inibita, facevamo l’amore come tutte le coppie medie, senza infamia e senza gloria.
Per lei era come se fosse una cosa in più, se c’era bene ma poteva benissimo farne a meno.
Io no, ne avevo bisogno e poi come vi ho detto sono estremamente vanitoso ed amo sedurre ed intrufolarmi nei letti.
Per tutte queste ragioni quel fallo artificiale mi aveva lasciato sconcertato, non avrei mai creduto che nei momenti di lontananza da me Ari potesse avere bisogno di sfogarsi così.
Squillò il cellulare:- Ma dove sei?!
Era Sara la mia amante:-Scusa Tesoro ho avuto un impedimento tra 5 minuti sono da te.
Riattaccò senza salutare, era fatta così lei, impulsiva, l’esatto contrario di Arianna che era una ragioniera nata, metodica e ordinata da risultare quasi fastidiosa.
Mi precipitai da Sara, dal tono di voce che aveva durante la nostra conversazione telefonica rischiavo di andare in bianco, comperai 5 rose rosse a gambo lungo, un investimento di 40 euro che speravo sarebbe stato ricompensato.
Ma quaranta minuti di ritardo erano troppi per lei, mi aspettava in perizoma e autoreggenti ma era una furia.
L’indomani sarebbe ritornata Arianna ed i nostri incontri si sarebbero rarefatti parecchio, Sara mi voleva sempre ed era tremendamente gelosa di mia moglie.
Praticamente mi sentivo un fottutissimo bigamo.
Riuscii a calmare il suo eccesso di rabbia solo spiegandole il motivo del mio ritardo, si azzittì subito:
-Arianna usa un vibratore?
-Non so se lo usa ma ne ha uno.
-E com’&egrave? Grande piccolo? E’ più grande del tuo?
Ora era davvero intrigata.
-Si &egrave grande, molto più grande del mio.
Ammisi sincero.
-Ma allora &egrave una porcella!
Mi disse sedendosi a cavalcioni su di me.
Quella storia l’aveva eccitata prese a baciarmi e a passarmi le mani tra i capelli, la guardai, era bella Sara i biondi capelli lisci ed il viso affusolato.
Il suo sguardo poi… mi scioglieva all’istante, felino malizioso intrigante.
Perennemente voglioso.
Era calda e morbida mi spogliò mi bendò con la cravatta ed incominciò a leccarmi, a mordicchiarmi e a succhiarmi ovunque, ovunque tranne che nell’uccello che svettava implorante sopra le palle dolorosamente piene.
Poi finalmente la sua bocca arrivò anche lì ed io presi ad ansimare perch&egrave lei sapeva come farmi perdere la ragione, la presi quasi di forza e la scopai sulla tavola di cristallo del salone, grondava e mugugnava e venne un paio di volte.
Era ancora stravolta quando la girai e dopo averle leccato il buchetto la inculai entrando senza troppi riguardi.
Stava girata alla pecorina ed aveva il seno premuto contro il vetro del tavolo.
La colpivo furioso, adoravo il suo culo, impazzivo nel sentire il suo stretto e caldo abbraccio ed impazzivo per sborrarle il più in fondo possibile.
Venirle nello stomaco.
Così feci selvaggio scomposto, rischiando di cadere visto l’equilibrio precario e la posizione scomoda che mi aveva anchilosato la schiena.
Ci spostammo sul divano, ansimanti e sudati, la cravatta mi penzolava dal collo e pensai che dovevo davvero sembrare ridicolo conciato così.
Ansimavo ero a pezzi.
Lei no pareva fresca come una rosa, non ho mai potuto sopportare questa ingiustizia per la quale le donne rifioriscono dopo l’amore mentre gli uomini paiono passati sotto un camion.
Sorrideva:-Beh tutte le donne possono avere un vibratore, ma se ne comperano uno grosso come un braccio allora non puoi pensare che sia solo un innocuo trastullo non credi?
Mi disse velenosa sapendo di fare centro sulla mia sicurezza resa debole dall’amplesso.
Mi morsi il labbro.
Pensoso.
Aveva ragione.
Cenammo e scopammo ancora, ma io non ero più molto preso.
Pensavo ad altro.

3 Nella rete

Ritornato a casa mi misi a guardare quel “coso”: era enorme e non poteva essere solo un trastullo e basta, un episodio singolare o l’innocua compagnia di una donna sola.
Il suo aspetto non era per niente innocuo.
Tuttavia non riuscivo ad associare la mia Arianna ad un simile mostro, il fallo artificiale misurava 38 centimetri ed aveva una circonferenza di 19 ed era perfettamente modellato con tanto di palle e vene perfettamente in evidenza.
Pareva mostruosamente vero.
Mi sembrava impossibile pensarla con un oggetto di quelle dimensioni infilato nel suo sesso.
Impensabile.
Rovistai l’armadio in cerca di non so cosa ma non trovai nulla, Sconcertato feci una doccia bollente ed andai a letto ma ero ancora turbato e non riuscii a prendere sonno, guardavo l’orologio in continuazione, il tempo pareva essersi congelato.
Mi alzai, avevo la testa che ronzava e mi sentivo incretinito dalla stanchezza e dagli strani ed inaspettati eventi, sedetti nel divano il silenzio dei miei pensieri era assordante.
Il nulla.
E poi una idea.
Andai nello studio ed accesi il suo PC, anche a casa ci lavorava parecchio e diverse notti le aveva passate in bianco per concludere delle relazioni.
Controllai file e cartelle, il computer era pulito.
Troppo pulito.
Sospettosamente candido: perch&egrave far sparire tutto se non si hanno problemi di spazio nell’hard disk?
Non c’erano ne cartelle ne file temporanei e neppure le cronologie o i cookie, niente di niente.
Rimasi 10 minuti a fissare lo schermo, non sapevo da dove incominciare ne cosa cercare ma sapevo che c’era qualcosa.
Pensavo.
-Achzhila.
Dissi tra me senza troppo entusiasmo ne speranza.
-Potrebbe essere, Achzhila.
Ripetei cercando di convincermi.
Avevo ricordato che durante una vacanza in Spagna decidemmo entrambi di farci un tatuaggio, io un re nero sulla spalla e lei questo nome, Achzhila ricamato su un fianco e quando stupito le chiesi il significato di tale parola mi disse noncurante che si trattava della divinità indù dell’amore e della prosperità.
Mi sembrò molto strano ma non diedi peso alla sua dichiarazione e con il tempo imparai ad amare quella scritta che marchiava un punto del suo corpo tanto sensuale.
Così digitai “Achzhila” in un motore di ricerca ed immediatamente comparvero diversi indirizzi collegati soprattutto a blog e ad un sito ufficiale.
Nessuna traccia di fantomatiche Dee indù naturalmente.
Clickai random entrando in vari blog e dopo varie letture di fanatici dello scambio di coppia scoprii il sito di Achzhila, sesso estremo e trasgressione alla “n” potenza, c’erano parecchie foto che la ritraevano più che altro nei dettagli, aveva lunghi capelli biondi raccolti in decine di treccine con le quali si copriva il volto nelle immagini in cui non compariva con una strana mascherina nera che pareva di cuoio.
“Achzhila la dea perversa” si firmava ed elogiava il libero scambio di corpi, gli amori promiscui e le perversioni tutte.
Lessi un suo articolo in cui spiegava la differenza dei sapori dei diversi spermi maschili: europei africani asiatici…stavo per vomitare!
In seguito arrivai in una zona dove potevano vedersi foto e brevi filmati di questa sedicente dea che veniva sbattuta da diversi uomini in presenza di un folto pubblico assolutamente anonimo e mascherato, avvolto in mantelli e con il cappuccio alzato.
Quel contorno umano rendeva il tutto estremamente inquietante ed assurdo.
Assurdo!
In una ripresa era praticamente affogata nella sborra non avevo idea di quanti maschi ci fossero voluti per ridurla così, girava tra quel pubblico ed ogni tanto si fermava sorrideva a qualcuno, uomo o donna che fosse e lo baciava.
Lo sperma si separava in fili tra le loro bocche, era uno spettacolo disgustoso e indicibile.
E poi doppie penetrazioni e tutto un campionario di aberrazioni umane sconvolgente.
-La puttana non si fa mancare niente!
Esclamai turbato.
Non potei andare oltre, le pagine non si aprivano più, il sito richiedeva una registrazione.
Uscii cancellai le tracce della mia entrata in rete e spensi il PC.
Ero allucinato e sgomento, cosa poteva centrare Arianna con queste persone?
Mi convinsi che non erano solamente una comunità ma una vera setta e che potessero in qualche modo averla plagiata.
Era ridicolo pensarlo perch&egrave io ero sempre stato il primo a sostenere che mia moglie non avesse un cervello al carbonio ma al silicio e che non fosse terrestre ma vulcaniana sorella di Mr. Spock.
Plagiarla?
Ma chi mai poteva riuscirci?
E poi immaginarmela lì tra quelle persone mascherata ad eccitarsi guardando simili schifezze?
Era impossibile.
Ma…
Mah!
Non potevo nemmeno immaginarmi di quanto fossi lontano dalla realtà.
Una realtà che andava ben oltre i miei pensieri.
Decisi che l’indomani al suo ritorno le avrei parlato.
Guardandola negli occhi.

4 Arianna

L’aereo atterrò puntuale Arianna mi raggiunse e l’aiutai con il bagaglio, la guardavo mentre usciva dal terminal, era di media statura morettina con i capelli corti, solo un filo di trucco, indossava un tailleur grigio con camicetta bianca abbottonatissima e scarpe dal tacco basso.
Era senz’altro una donna bellissima ma era completamente anonima.
Sorrise, si avvicinò a me e mi baciò sulla guancia, ci avviammo verso l’uscita mentre mi parlava della Francia e della ditta per la quale aveva fatto la consulenza, io la guardavo e sorridevo, non potevo immaginarla in mezzo a quella gente doveva esserci una spiegazione logica, un malinteso di cui ridere.
E il vibratore nell’armadio?
La sentivo parlare di numeri e statistiche e risorse, non ci capivo niente ma non potevo guardare la mia ragionierina ed immaginarla godere con un simile attrezzo infilato tra le gambe.
Aspettavo l’occasione giusta per parlarle e chiarire, avevo tutto il fine settimana in quanto mi comunicò che il lunedì sarebbe ripartita per un paio di giorni in quanto era stata contattata da un nuovo cliente.
Ci recammo a casa, lei si fece una salutare doccia e poi andammo a cena fuori.
Mi parlò ancora di lavoro, il suo e poi chiese del mio e blà blà blà ancora numeri e statistiche.
Pagai il conto ritornammo a casa provai a scoparla ma era stanca morta:-Domani amore, te lo prometto domani lo faremo ma ti prego stasera no, sono distrutta sarebbe una tortura.
Si infilò un bel pigiamino rosa e si addormentò rannicchiata a me mentre io leggevo un libro.
Spensi la luce e mi addormentai presto anche io, era davvero esausto.
Il mattino dopo mi svegliai piuttosto tardi, la luce filtrava forte dalle persiane, allungai la mano e trovai il letto dalla sua parte vuoto.
Quasi in contemporanea sentii l’acqua della doccia scrosciare nel bagnetto attiguo alla camera da letto.
Mi alzai e nudo com’ero mi infilai in bagno con lei, aprii l’anta ed entrai nella doccia, i getti dell’idromassaggio colpivano i nostri corpi, eravamo nudi uno di fronte all’altra.
Ari era bellissima morbida femminile e tonica.
Fisicamente era perfetta, Sara la mia amante era molto più sensuale ed intrigante ma non poteva nulla di fronte alla bellezza pura di mia moglie.
La baciai aveva la bocca piccola e la lingua minuta, tenevo il suo volto tra le mani, poi accarezzai le sue spalle ed il suo collo, sfiorai i seni e torturai i suoi capezzoli resi turgidi dallo scroscio dell’acqua.
Gemeva Arianna ogni tanto staccava la sua bocca dalla mia per prendere fiato, per cercare aria e così facendo assumeva una espressione estatica che mi faceva impazzire.
La penetrai subito, sollevandole la gamba, era una posizione scomoda e l’amplesso che ne derivò fu crudo e ruvido, venni quasi subito ansimando ed appoggiando una mano al mosaico azzurro del box per non cadere.
Respiravo ancora a fatica, lei non era venuta ma sapevo cosa desiderava, quella era forse l’unica perversione che si concedeva, mi chinai e cominciai a leccarla, un misto di acqua sperma e umori femminili riempì immediatamente la mia bocca, da lì potevo vedere sul fianco quel terribile tatuaggio, quella scritta che era stata l’artefice della mia notte insonne e di tutte le mie preoccupazione.
Le infilai un dito e poi due e li mossi avanti ed indietro arcuandoli leggermente.
Finalmente venne anche lei, tremando come una foglia ed emettendo un suono cupo e gutturale come un animale ferito.
Mi alzai uscii dalla doccia e le porsi un telo.
Fu in quel momento che li vidi, lei stava di fronte a me ma lo specchio alle sue spalle riflesse chiaramente i lividi che aveva sui glutei.
-Che hai fatto lì?
Domandai improvvisamente serio.
-Dove? Cosa?
Rispose imbarazzata.
-Oh guarda, avrò preso contro da qualche parte non me ne ero accorta.
Ma teneva la testa girata, aveva il volto rosso per l’imbarazzo ed evitava volontariamente il mio sguardo.
-Arianna’ Dissi paziente ed amoroso:- si può sapere che cosa cazzo stai combinando? Sono entrato nel sito di Achzhila e cazzo quello che ho visto non mi &egrave piaciuto per niente!
Mi guardò con un odio profondo, rimasi stupefatto ed impietrito da quello sguardo che non riconoscevo, la mia cerbiatta era improvvisamente diventata una pantera, mi disse che non potevo permettermi di spiarla, che stavo violando la sua vita, che lei aveva sempre saputo che la tradivo ma non mi aveva mai detto nulla e che quindi ora non potevo assolutamente fare la parte del marito ferito e geloso.
Lo disse con un tono che faceva paura e poi guardandomi fisso negli occhi con quei due pozzi neri e profondi che si trovava al posto delle pupille mi chiese cos’altro sapevo.
Balbettai, giuro che la voce mi uscì spezzata, confermai la mia visita al sito ed aggiunsi che l’avevo cercata nelle foto della rete e nei filmati ma che avevo desistito quasi subito perché i volti delle persone presenti a quegli incontri erano mascherati oppure celati dal cappuccio del mantello.
Si mise a ridere, mi disse che ero davvero un ingenuo ed io mi sentii uno scemo, non aggiunsi che avevo trovato il vibratore nell’armadio, per oggi non sarei stato in grado di contrastarla, dovevo fare il punto della situazione, riflettere ed agire.
Ma come?

5 L’inferno

La sentii vestirsi e prepararsi per uscire, io ero in sala che fingevo di ascoltare musica.
-Vado in studio.
Aveva un tono gelido.
-Non aspettarmi a pranzo.
La porta si chiuse alle mie spalle.
Mi fiondai al PC avevo il cuore a mille, mi battevano le tempie e stringevo nervoso i denti, mordevo le labbra, respiravo male.
Controllai per prima cosa il volo per Parigi del lunedì mattina, volevo verificare la sua prenotazione.
Negativo, non esisteva.
Lei non era su quel volo.
Impiegai 10 minuti per trovarla, volava per Roma e rientrava la sera dopo.
Mi precipitai sul sito di Achzhila creai un account di comodo, mi registrai ed entrai.
Le pagine per gli iscritti erano ancora peggio, se ciò era possibile, di quanto avevo visto in precedenza.
Una musica gotica triste e inquietante uscì dalle casse, centinaia di foto riunite in album catalogati per città e club, quel sito era enorme ed articolato, trovai il calendario degli incontri: il seguente sarebbe stato la sera del prossimo lunedì in un club privato alla periferia della capitale.
Provai a deglutire ma avevo la gola secca, la lingua pareva di legno e nello stomaco volavano mille e più farfalle.
C’erano quelle immagini sgranate quelle persone dentro quei dannati mantelli, uomini e donne appiccicati che si toccavano e si stavano addosso e guardavano esibirsi quella troia mentre veniva presa da chiunque volesse infilarsi dentro di lei o semplicemente sborrarle addosso o sul viso, immaginarmi la mia Ari li con loro, tra loro in quella immensa orgia collettiva’
Ero stravolto, dovevano averle fatto il lavaggio del cervello dovevano averla drogata non capivo, come non capivo il perché, io la tradivo era vero ero colpevole, ma cazzo le mie erano scopate e basta, da che mondo &egrave mondo le coppie si tradivano c’era chi ne faceva un dramma e chi no, ma questa era una cosa terribile e perversa, questo era un sesso malato, rivoltante e schifoso.
Uomini e donne si accoppiavano tra loro, si vedevano rapporti etero ed omosessuali indistintamente, uomini passavano e si scambiavano corpi maschili e femminili come se nulla fosse senza nessuna precauzione, sfidando sorte e malattie.
Credevo di perdere la ragione.
Imprecai decine e decine di volte pestai i pugni ed i piedi come un bambino.
Decisi di seguirla a Roma, di nascosto.
Dovevo sapere.
Sarei andato in treno e l’avrei aspettata fuori, il club apriva a mezzanotte, io alle 22 sarei stato lì.
Avrebbe dovuto trovare il coraggio di guardarmi in faccia.

6 Veleno

Il week end passò senza quasi che ci parlassimo, il lunedì mattina lei partì salutandomi fredda ed io le dissi sarcastico di mandarmi una cartolina da Parigi.
Poi anche io mi misi in viaggio.
Alle 21 e 30 ero davanti a quell’anonimo locale alla periferia di Roma, nemmeno il taxista che faceva quel maledetto mestiere da oltre 12 anni conosceva il club e ci arrivammo solo grazie al navigatore satellitare.
Era un casolare ristrutturato in mezzo al niente della campagna, pagai il conducente e mi appostai.
Faceva freddo e mi battevo spesso le mani sulle cosce per scaldarmi.
Fino alle 11 non si fece vivo nessuno, pareva deserto, credevo fosse tutta una bufala, poi una mercedes, poi altre auto private e pubbliche dalle quali scendevano persone già mascherate, sarebbe stato difficile riconoscerla in tali condizioni, strizzai gli occhi, ero nascosto a poche decine di metri da loro, arrivavano molte altre persone ma della mia Ari neanche l’ombra.
Si fece mezzanotte e poi l’una.
Lei non era venuta.
Non sapevo se essere contento oppure no, non sapevo più cosa pensare, lei non c’era e non poteva essere arrivata prima, non c’era nessuno.
Solo il gorilla e la guardarobiera e non me la vedevo ne nei panni di uno ne in quelli dell’altra.
Mi feci coraggio e provai ad entrare.
Fu inutile serviva l’invito, bisognava essere accompagnati o segnalati da un socio.
Non ottenni nulla se non la conferma che Arianna non era il buttafuori.
L’uomo faceva veramente paura non era uno di quei bellimbusti palestrati che fanno mostra di bicipiti all’entrata delle discoteche per fare un po’ di folklore ed incutere timore a qualche giovinastro impasticcato.
Questo era proprio un gorilla, sembrava il guardaspalle di qualche malavitoso, dall’espressione si capiva che avrebbe potuto scuoiarti come un coniglio e poi tornare a casa da moglie e figli come un impiegato rientra dal lavoro.
-Giornata pesante caro?
-Si quel porco non voleva morire!
Mettevano i brividi quegli occhi che parevano due sputi ed erano privi di qualunque sentimento umano.
Decisi di non insistere.
Ripresi taxi e treno e taxi e il mattino dopo ero già a casa.
Stanco insoddisfatto e frustrato.
Più confuso di prima.
Lei sarebbe ritornata quella stessa sera.
Mi coricai vestito.
Stavo per addormentarmi quando una saetta mi colpì al cervello, spalancai gli occhi e la bocca come sottoposto ad una terapia di elettrochoc.
Non poteva essere!
Non potevo credere di essere stato così stupido.
Ma nello stesso tempo speravo di sbagliarmi, lo speravo con tutte le forze.
Mi fiondai al PC ed entrai nei principali provider di posta, cominciai a digitare nomi ma poi mi perdevo nelle password, allora clickai su “nuovo utente” ed inserii vari nik nella casella degli ID fino a quando, dopo varie decine di tentativi scrissi:
“Achzhilaladea”
E la risposta fu: ID non disponibile.
L’avevo trovata finalmente!
Ora veniva il difficile, tentai ancora le password ma furono inutili.
Tensione.
Molta tensione.
Corrugavo la fronte strizzavo gli occhi.
Mugugnavo.
Clickai: “Password dimenticata”
La domanda per accedere alla chiave fu: “Quale &egrave il nome del tuo personaggio preferito?”
Digitai: “BugsBunny” e pregai di avere torto.
Purtroppo non mi sbagliavo: “Ridigita la nuova password” fu la scritta che mi si piantò nel cuore come un piccone.
Scrissi: “veleno”.
Mi sembrava la parola adatta.
Ed entrai nella posta, varcai la soglia del mio inferno personale.
Centinaia e centinaia di mails indirizzi persone, ma non solo, grazie ai dati raccolti riuscii a risalire a tutti gli altri indirizzi di posta elettronica e con lo stesso sistema entrai ovunque.
Rimasi quasi tutta la giornata a leggere ed a sconvolgere la mia mente e la mia esistenza, non mangiai non bevvi nulla ero incollato, ipnotizzato.
Guardai l’orologio le 5 e 30, lei sarebbe rientrata tra meno di due ore.
Spensi il PC infilai la giacca afferrai le chiavi dell’auto e la copia di quelle del suo studio, mi fiondai in strada.
Traffico.
Quello lento, eterno, impossibile dell’ora di punta.
Erano quasi le 18: tutto bloccato.
Imboccai una corsia preferenziale che sapevo essere controllata dalle telecamere, alla multa avrei pensato dopo.
Arrivai con il cuore in gola, i minuti erano eterni e picchiettavo con le dita e scossavo il capo nervoso e teso come una corda di violino.
Il parcheggio e poi la porta d’entrata e l’ascensore che non arrivava, allora le scale a due a due e finalmente il suo studio.
Sbagliai il codice dell’antifurto ed andai in merda suonò per un minuto buono, uscirono tutti i condomini, soprattutto pensionati che siccome non avevano un cazzo da fare mi tempestarono di domande.
Portai un poco di pazienza, poca a dire il vero e poi sbattei la porta alle mie spalle.
Brusii e mormorii di disapprovazione sul pianerottolo.
Accesi tutte le luci, non sapevo da dove cominciare.
Impiegai mezz’ora e poi le trovai.
Ne tenevo una in mano e la guardavo, credevo di vomitare avevo lo stomaco in gola e tutte le farfalle del mondo si erano date appuntamento nel mio stomaco.
Ora,
adesso,
non c’erano più dubbi.
La parrucca bionda con le treccine sottili era lì, nelle mie mani, pareva una bestia immonda, un polipo difforme, la guardavo e credo che un pezzo del mio cuore abbia cessato di vivere proprio nell’istante in cui la vidi.
Nello stesso armadio trovai altre due parrucche ed una serie infinita di biancheria intima di tutti i tipi e tessuti.
Si andava dalle mutandine in pizzo aperte al centro per consentire la penetrazione senza spostarle o levarle, ai completi in latex, c’erano poi diverse mascherine in pelle nera come quelle che avevo visto in internet.
E poi tutta una serie di oggettistica da aprirci un negozio.
Di grande metratura.
E dischetti pieni di filmati, ore ed ore di orge centinaia di scopate, questa cosa andava avanti da anni, a mia insaputa era diventata quello che era ora si era evoluta, trasformata oppure quel germe l’aveva sempre coltivato in fondo alla sua anima.
Feci una copia dei dischetti e ritornai a casa.
Guidai nel traffico.
Era ancora lento ma a me non importava, a me ora non importava più di nulla.
Ero ebete sfinito dalla stanchezza e dalla fame, lo stomaco chiuso i pensieri impossibili.
Arianna.
Arianna’
Arrivai a casa mentre lei scendeva dal taxi, vide la mia faccia e forse capì già che io sapevo, l’aiutai con i bagagli, non c’era astio nel suo viso.
Ma neanche vergogna, era dura come pietra.
-Dobbiamo parlare.
Le dissi.
Lei annuì facendo segno di sì con il capo.

7 Faccia a faccia

-E’ cominciato tutto poco dopo il matrimonio.
Prese a narrare Arianna con voce calma guardandomi negli occhi.
-Sapevo che mi tradivi, l’ho scoperto subito, ma non ho mai avuto il coraggio di dirtelo, sopportavo e basta in fin dei conti per me il sesso non era poi così importante.
O almeno così credevo, oppure per essere più corretta quel tipo di sesso non era importante, ma non conoscevo altro quindi non potevo sapere.
Però mi sentivo trascurata e ovviamente tradita.
Conobbi un uomo durante la realizzazione di un progetto, non era bello, anzi era bassotto e cicciottello ma era gentile ed aveva uno sguardo intrigante impossibile da sostenere.
Mi conquistò persi la testa per lui, non era amore era voglia era desiderio allo stato puro, lo guardavo e mi domandavo come potessi desiderare un essere del genere.

La osservai interrogativo.

-E’ molto semplice.
Rispose ironica.
-Aveva un cazzo enorme.

Assorbii il colpo a fatica, in tutti questi anni non l’avevo mai sentita pronunciare quella parola, ed ora mentre la diceva mi accorsi che era percorsa da un brivido e che i suoi occhi avevano brillato.
Continuò:

-Scoprii che mi piaceva, no anzi che mi faceva impazzire quell’affare, mi faceva sentire piena, mi muovevo a fatica.
Sentivo come una dipendenza fisica e psicologica nei suoi confronti, con il passare del tempo lui divenne sempre meno premuroso e si manifestò per quello che era: uno stronzo bastardo, ma io avevo paura di perderlo, temevo di non incontrare più uomini con un sesso simile, ritenevo di essere stata fortunata e di non potermi permettere di perdere un tesoro tanto prezioso.

La guardavo stupefatto, era una persona che non conoscevo, tanto tempo assieme e non mi ero mai accorto di nulla.
Ero un perfetto idiota.

-Mi chiese di fare l’amore in tre mi disse che voleva prendermi assieme ad un amico, rifiutai indignata gli dissi che ne avevo abbastanza delle sue angherie, lui non disse niente ma smise di cercarmi e non si fece più sentire ne trovare al telefono per 2 settimane.
Fu un inferno credevo di impazzire mi mancava, mi mancava la sua prepotenza mi mancava il sentirmi presa, il sentirmi riempita da lui.
Ero maledetta lo sapevo ero malata, dipendevo da una simile aberrazione, proprio io che ero stata sempre perfetta e razionale.
Mi odiavo ma tornai da lui strisciando, mi prese ridendo, mi legò mani e piedi ad un tavolo e mi penetrò dietro.
Credevo di morire mi sembrava di spezzarmi in due lui spingeva e si faceva largo prepotente, era tutto dentro di me.
Lo sentii spingere più forte e venire, &egrave incredibile come si senta il seme maschile caldo nella pancia quando un uomo ti viene dietro.
Ebbi l’orgasmo più forte della mia vita, persi quasi conoscenza eppure non aveva neppure sfiorato il mio sesso era stato un orgasmo solo di testa.
Una sensazione incredibile e nuova.
Oramai ero perduta dipendevo da lui, mi dominava in tutto perch&egrave sapeva che non
riuscivo a fare a meno di quelle bestialità.
Subii di tutto mi presero in due, la prima volta sono quasi svenuta ma non si accontentavano mai, mi umiliavano mi bendavano mi legavano e si inventavano perversioni terribili alle quali io purtroppo non sapevo sottrarmi.

-Ma ti piaceva?
Domandai con un filo di voce.
-Provavi piacere?
Tremavo.

-Se provavo piacere?
Si da impazzire non riuscivo a sottrarmi a loro ed a quel tipo di sesso, ma volevo crescere volevo andare oltre, volevo sapere fin dove sarei potuta arrivare, fin dove avrei potuto spingermi.
Quei due mi avevano svegliato dal letargo ed insegnato a camminare ora spettava a me proseguire.
Ma non sapevo come non avevo idea di come fare.

La guardavo stravolto, dovevo avere una espressione patetica, mi ero sempre considerato un libertino ed ero stato un giocattolo nelle sue mani.

-Come &egrave nata Achzhila?
Domandai alzando lo sguardo e fingendo una dignità che non avevo più.

-Ci stavo arrivando.
Piegò un poco la testa affondando nei ricordi:
-Ma ora ho fame, ordiniamo due pizze?

‘continua

8 Achzhila

La vidi alzarsi e telefonare alla pizzeria da asporto ed ordinare per tutti e due, era a suo agio, chi &egrave stato davvero all’inferno o impazzisce o non può più impazzire per nulla.
Inutile dirlo, pendevo dalle sue labbra, volevo sapere smaniavo per arrivare alla fine, era come un estrazione dentale senza anestesia non potevo tornare indietro per quanto male mi facesse la realtà dovevo affrontarla.
Suonarono al campanello consegnarono le pizze lei pagò e ci sedemmo a tavola.
Mangiammo così, dentro i cartoni senza nemmeno apparecchiare, masticavo a fatica ed il cibo non andava giù ma sapevo di averne bisogno, erano quasi due giorni che non inghiottivo nulla se non il fiele della mia disperazione.
Ero bianco come uno straccio lavato avevo le borse sotto gli occhi e non mi ero fatto la barba.
Anche io ero irriconoscibile.
Non parlammo, aspettavamo entrambi di risederci nella sala, eravamo circondati da un silenzio di piombo.
Lasciammo tutto sulla tavola ed entrambi, insieme ci alzammo, non c’era astio ne odio, dovevamo definire.
Definire e chiudere la storia per sempre.
Arianna fece un respiro profondo, accavallò le gambe e riprese:

-Come ti ho detto volevo andare oltre ma non sapevo come fare, involontariamente furono proprio quei due ad aiutarmi, avevano un blog in una community fatta soprattutto di scambisti di coppie, presero a fotografarci ed a pubblicare, ci mettevamo delle mascherine e a me facevano indossare una parrucca, dicevano che non ero abbastanza puttana per fare eccitare nessuno con il mio taglio di capelli.
Piovvero subito decine di chiamate nelle messaggerie e inutile dirlo erano tutti messaggi per me.
In breve mi ritrovai al centro dell’attenzione e di nascosto da loro incominciai a rispondere ed a scambiare lettere foto e pensieri con centinaia di persone.
Internet &egrave un luogo strano mi sentivo una Dea centinaia e centinaia di persone, uomini e donne pendevano dalle mie labbra ed aspettavano nuove foto o scritti.
Mi inventai il nome ‘Achzhila’ e mi definii appunto la Dea.
Avevo da tempo lasciato quei due che oramai erano delle palle al piede e la cosa buffa era che ora proprio loro mi scrivevano esattamente come tutti gli altri.
Stregavo gli uomini capisci?
Io, la signorina perfezione, la donna sempre affidabile e perfetta precisina e compostina ero improvvisamente la Dea del sesso, la regina di Internet.

Avevo gli occhi sgranati, non potevo ancora crederci, lei era lì di fronte a me e mi parlava come sempre ma le cose che diceva ora erano follie tali da fare impazzire chiunque non fosse stato già colpito dal tarlo della schizofrenia.
Mi versai da bere, avevo bisogno di roba forte.
Chiesi se ne voleva ma rifiutò.
Mi sedetti.
Continuò:

-Decisi di andare ancora oltre, decisi di esibirmi, ero stata contattata dal proprietario di diversi club privati frequentati dagli scambisti, non era un grande imprenditore ed i locali non funzionavano come avrebbero dovuto o potuto, sai che di numeri me ne intendo parecchio.
Feci tam-tam in rete, mi pubblicizzai per un mese dicendo che sarei stata presente ad una serata e scrissi a tutti che l’entrata era solo su invito.
La cifra per accedere era il doppio della entrata normale: 200 euro.
Le richieste furono talmente tante che le serate divennero 3 e le richieste dopo pochi giorni erano già raddoppiate.
Divenne impossibile per me proseguire la mia vecchia attività, non avevo più tempo per le consulenze e non avevo neppure il tempo per aggiornarmi nel lavoro, piano piano l’abbandonai, l’ultima la feci quasi due anni fa.
Prima divenni socia del tizio dei locali e poi con il tempo li rilevai, ora ne posseggo 12 in tutta Italia e sto già pensando all’estero.
L’altra notte a Roma non potevi vedermi perché io ero già lì dalla mattina, il buttafuori mi ha detto che un uomo era sconvolto e voleva entrare a tutti i costi, sapevo che eri tu, io dovevo sbrigare un sacco di lavoro e poi dormo sempre un paio d’ore per essere al meglio durante la serata, in fin dei conti &egrave il mio vero divertimento’

-Divertimento?!
Righiai.
Ero disgustato.

-Hai ragione non &egrave la parola adatta, questa &egrave proprio la mia natura, Achzhila sono io, Arianna in realtà non so più chi sia: ora io fingo quando sono me stessa.
Mi piace unirmi carnalmente ad altre persone uomini o donne che siano mi piace essere presa come un animale sentirmi piena sentire il sesso degli uomini che si strofina sul mio corpo, mi piace il sapore dello sperma mi piace vedere come vi fate tenere in pugno e le follie che potete fare solo perché avete voglia di infilarvi dentro di me.
E molto molto altro, te lo assicuro.
Un unico amplesso fatto di centinaia di persone, sai le streghe parlavano dellenergia che si respira quando gli amanti si sentono eccitati.
Dovresti sentirla, ti elettrizza ti fa perdere la ragione.
Ti rapisce senza possibilità di difenderti.
E questo &egrave tutto.

Ci lasciammo, il giorno dopo, telefonai a Sara e mi trasferii da lei, non le spiegai il vero motivo, non ci riuscii e lei era talmente felice di avermi finalmente tutto suo che si bevve la storia che era tutto finito e basta.
Incominciavo una nuova vita.
Di lei non ebbi più notizie e dopo un paio di settimane decisi di controllare sul suo sito cosa stava combinando.
Tremavo ancora ogni singola volta che mi avvicinavo al PC.
Digitai il mio nik e la password ed entrai, c’era un messaggio di Achzhila in persona per me, mi ringraziava dell’iscrizione e mi invitava al prossimo raduno che si sarebbe tenuto a Riccione quello stesso venerdì notte.
Ero in lista per entrare: ospite d’onore.
Aveva capito che ero io.
Inventai una scusa con Sara, un fantomatico corso di aggiornamento, avrei fatto stampare una pergamena di partecipazione e mi sarei recato in quel locale.
Finalmente l’avrei vista dal vero.
9 Epilogo

Achzhila vestiva lunghi stivaloni neri dai tacchi a spillo che terminavano sulle cosce e camminava tra noi ancheggiando platealmente ma non forzatamente.
Si fermò il pubblico si aprì a cerchio intorno a lei mentre i due energumeni la raggiungevano.
Si chinò per terra abbassando il capo ed alzando ed incurvando quello splendido culo che si ritrovava ed incominciò a leccare i suoi compagni partendo dai piedi serpeggiando con la lingua tra le loro gambe ed arrivando prima sui loro glutei che morse famelica e poi al loro sesso che pareva scoppiare per l’eccitazione.
Era sinuosa e muoveva la testa e si guardava intorno come un maledetto animale selvatico, una diavolessa oppure una Dea.
Nessuno fiatava e scommetto che se avessero spento la musica si sarebbero percepiti chiaramente i cuori che battevano all’impazzata.
Era incredibile, i filmati non le rendevano affatto giustizia.
Non era di questa terra.
Non succhiava semplicemente quei membri, pareva inghiottirli infilarli in gola, arrivava a leccargli le palle e poi si staccava riprendeva a respirare e ricominciava da capo, leccava e cesellava la cappella con la lingua.
La gente intorno a me cominciava ad eccitarsi si toccavano l’un l’altro si sentivano brusii e sospiri, una donna che mi stava di fianco e che si stava masturbando intrufolò la mano tra i lembi del mio mantello e cercò il mio sesso.
Inarcai la schiena all’indietro ero eccitato all’inverosimile e mi trovavo in uno stato di semi incoscienza, si chinò tra le mie gambe e incominciò a ciucciarmi l’uccello continuando a guardare lo spettacolo con la coda dell’occhio ed imitando Azhila.
La Dea intanto si stava facendo penetrare, uno dei due la stava scavando con il suo arnese e lei cercava di fargli spazio, respirava si fermava e ricominciava.
Centimetro dopo centimetro.
Quel cazzo sembrava non finire mai.
L’altro glielo porse davanti alla bocca.
Lo ingoiò letteralmente.
Un uomo intanto si era messo dietro alla mia occasionale compagna e sollevatale il mantello la penetrò, immaginai che fosse dietro in quanto lei si irrigidì parecchio e la sentii serrare morbida la bocca attorno al mio cazzo.
Tutto intorno era una miriade di corpi, un unico gigantesco amplesso una follia senza pari.
Ora stavano penetrandola in due Achzhila storceva la faccia in una espressione di dolore e poi incominciò ad essere lei che li colpiva con i suoi fianchi per accentuarne la penetrazione.
Gemeva e veniva come non l’avevo mai sentita fare era scatenata e muoveva la testa e mordeva le labbra.
Poi incominciò la processione un uomo le si mise davanti e le venne in parte sul viso ed in parte in bocca, lo leccò mentre era in preda ad un altro orgasmo, i due parevano non finire mai le energie e la sbattevano fortissimo e senza sosta.
In seguito ne arrivarono altri, chi le veniva sul viso chi sulla bocca, i due energumeni godettero dentro di lei ed altri si sostituirono a loro in quel sabba infernale.
Lei non rifiutava nulla venni anche io nella bocca della donna sotto di me non resistivo più a quello spettacolo e poi mi misi in fila e finalmente la inculai, solo per qualche minuto naturalmente, altri impazienti stavano accalcati dietro di me.
Alla fine era ridotta da fare spavento ma mentre quello spettacolo visto dal monitor mi aveva schifato, vissuto lì in quel contesto, con quella elettricità nell’aria assumeva tutto un altro aspetto.
Era bellissima.
Passò tra noi, ci guardava ed ora sorrideva.
Mi vide si avvicinò a me, avevo il cuore che scoppiava, tremavo per la tensione, non era più mia moglie ora: lei era la Dea.
Mi baciò, un bacio lungo e appassionato, mi accarezzò il viso ed andò oltre.
Ero stregato da lei, finalmente l’avevo vista l’avevo toccata, l’avevo vissuta.
Convivevo con Sara ora, ma per niente, per niente al mondo mi sarei più perso una sola serata di Achzhila!

Fine

B!

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