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Racconti Erotici Etero

Venice

By 17 Aprile 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

L’estate scorsa un po’ per fortuna un po’ perché mi sono saputa vendere bene, ho trovato un bellissimo posto di lavoro a Venezia in un negozio vicino a San Marco; l’unica pecca era una lunghissima pausa pranzo di tre ore che mi faceva lasciare il mio fresco negozio per farmi immergere tra la folla ed il caldo. Il periodo non era dei migliori per me, ero appena stata lasciata per un altra dal ragazzo di cui ero innamoratissima e non ero ancora del tutto sicura di cosa fare in futuro dopo quella batosta. Quelle tre ore libere erano un inferno per me, lasciata sola con i miei pensieri senza avere il supporto delle colleghe che con le loro risate sapevano tirarmi su il morale, quindi per distrarmi e per pensare ad altro girovagavo e mi perdevo per Venezia, entravo nei negozi e nei bar. Un po’ di compagnia la trovavo quasi sempre comunque, anche perché, diciamocelo, mi considero una gran bella ragazza e questo mette d’accordo tutti: gondolieri, baristi e turisti! Una ventenne alta 1,65 dalla terza abbondante, snella e scattante grazie ai ponti ed alle continue corse per prendere il treno, capelli lunghi castani e grandi occhi blu che so decisamente come usare…ormai i gondolieri mi chiamavano “Miss Tu-mi-turbi”, forse riferendosi alle gonne corte ed alle canottierine che mettevo per provare a sconfiggere il caldo…inutilmente…
Infatti proprio con lo stesso scopo, un giorno, durante i miei giri di esplorazione, mi infilai in una stretta calletta non distante da San Marco cercando riparo dal sole e da tutti quei turisti. Trovai quello che secondo me è uno dei posti più belli della città. Incassato dopo un sottoportico e dietro una curva, c’era un piccolo attracco con degli scalini e due bassi muretti su cui potersi sedere. Era all’ombra, riparato dalle alte case lì attorno, e l’acqua del canale e un po’ di brezza portavano del fresco. Poche persone si inoltravano fin lì e dalle finestre aperte degli appartamenti non si affacciava nessuno; solo raramente passava qualche gondola o qualche barca nel canale: trovato quel posto da favola, ci tornavo ogni giorno a stare al fresco e a fare le mie parole crociate.
Quando un giorno, finché andavo verso il mio posticino, sentii rimbombare nella calle dei passi dietro di me. Naturale pensare a qualche turista in cerca di uno scorcio nuovo da fotografare o a qualcuno che stesse semplicemente passeggiando; per arrivare dove volevo mancavano ancora 300 metri e sicuramente avrei seminato prima quei passi. Ma quasi arrivata al sottoportico sento ancora la presenza di qualcuno dietro di me… Continuo a non farci caso (non sarebbe stata la prima volta che qualche straniero molto audace fosse arrivato fin lì spinto dalla curiosità), così mi siedo sul muretto e faccio finta di nulla frugando nella borsa. I passi mi raggiungono e presa dalla curiosità alzo lo sguardo.
Era un ragazzo biondo che avrà avuto la mia età o poco più e la tipica tenuta da turista americano in jeans, polo e cartina spiegazzata e rovescia in mano. Il sorriso mi scappa un po’ per quest’ultimo particolare inconfondibile e un po’ perché caspita, era veramente un bel ragazzo..abbronzato, alto, dalle braccia muscolose…
Mi risponde con un sorriso meraviglioso che mi lascia per qualche istante senza fiato..una vera visione! Preso coraggio il biondo si avvicina e in un italiano stentatissimo prova a domandare dov’è San Marco. Un classico. Rispondo in inglese, ma evidentemente dopo un paio di secondi perde già il filo…colgo al volo l’occasione, sfodero il mio miglior sorriso e gli dico quanto le cartine siano inutili a Venezia. La battuta, il mio buon inglese e la spigliatezza lo colpiscono subito. Iniziamo a chiacchierare e lo invito a sedersi accanto a me. Lui scopre che ho ancora più di un’ora di pausa e che sono annoiatissima, e io che che mi aveva seguita perché avevo l’aria di una che sapeva quello che faceva, ed era convinto che lo avrei condotto a una fermata del vaporetto. Era simpatico! Ancora di più quando confessò che mi aveva seguita anche perché avevo un gran bel culo; il complimento mi mette delle strane idee in testa, che però provo ad accantonare per cercare di rimanere concentrata sulla conversazione e non su quelle labbra magnifiche che danzano e si muovono su quei denti bianchi…Noto che mi si è avvicinato molto rispetto all’inizio, o forse mi sono avvicinata io inconsciamente, fatto sta che ora sento la sua coscia sinistra premere sulla mia, ed il suo braccio muoversi dietro la mia schiena. Prestare attenzione a questo contatto mi fa perdere il filo del discorso, forse se ne accorge. Ma siamo pari, perché quando intenzionalmente parlando gli sfioro la coscia con le mani sembra succedergli la stessa cosa…L’aria era materialmente carica di desiderio e dopo un istante in cui ci fummo guardati negli occhi magicamente le nostre labbra si trovarono allineate e a pochi millimetri dal contatto..continuai a guardarlo negli occhi e attesi l’istante del bacio. Le sue labbra morbide così come sembravano mi toccarono trasmettendomi un brivido lungo la schiena, che stava già stringendo con un braccio premendomi forte al suo petto. Le mie mani si avvinghiarono furiose ai suoi capelli ed al collo e il bacio si fece sempre più appassionato. Pochi secondi bastarono per capire la voglia che avevamo l’uno dell’altra e sentendo le sue mani scorrermi su tutta la schiena e le gambe mi misi a cavalcioni su di lui. Le nostre mani si esploravano i corpi velocemente, tutto veniva così naturale, primordiale, le lingue ancora ad avvolgersi ed i nostri sessi ad eccitarsi. In quella posizione potevo strusciarmi bene contro il rigonfiamento dei jeans, che prometteva proprio bene, e lui ne aveva approfittato per infilarsi dentro il mio reggiseno a stringermi i seni. Le sensazioni che venivano dai miei capezzoli sensibilissimi mi fecero bagnare ancora di più e mi fecero venire ancora più voglia di avere dentro quel bellissimo sconosciuto… Scesi e mi misi in ginocchio davanti a lui, nessuno sforzo per aprire i pantaloni e tirare fuori dei boxer il cazzo già abbastanza turgido che non vedevo l’ora di mettere in bocca.
Il solo contatto con le mie labbra fece sobbalzare quel grosso pezzo di carne, che sentii indurirsi dentro la mia bocca dopo pochissimo che passavo la lingua sulla cappella finché gli accarezzavo le palle con le mani. Volevo mostrargli di cosa fossi capace, volevo farlo impazzire, vedere quanto resisteva, sentirlo mugolare…iniziai e roteare la lingua, a stringere le labbra attorno alla cappella, a fare su e giù con la lingua in tutta la lunghezza di quel pene straniero e poi a farmelo entrare in gola più che potevo, pompandolo forte e con ritmo… L’americano apprezzava, diceva di continuare gli piaceva, potevo vederlo! Era diventato grossissimo, le vene pulsanti in superficie..ma non volevo dargli soddisfazione ancora. Mi alzai all’improvviso, rimase deluso, poi capì che lo stavo guardando con sfida, che lo volevo. Mi sbatté addosso al muro, baciandomi e con le mani a esplorare dentro di me finalmente. Le sue dita spostarono appena le mutandine ed entrarono velocemente nella mia micia già bagnatissima..premeva in me con forza, mi sentivo quasi alzare dal suolo..ma io non vedevo l’ora di farmi penetrare dal suo cazzo! Glielo sussurrai all’orecchio e iniziò a strusciare il suo glande sulle mie labbra e poi, premendo sempre di più e facendomi impazzire di voglia, entrò lentamente, quasi a farmi assaporare ogni suo centimetro e solo quando il mio pube venne ad incollarsi all’attaccatura del suo cazzo fui soddisfatta. Iniziò a penetrarmi lentamente, poi mi stantuffò sempre più velocemente cercando di entrare il più possibile. E io mi spingevo contro di lui, perché mi piace sentirlo dentro, mi piace sentire che gode, sentire che mi dice che ho la figa così stretta che non ha mai goduto così. Io non ce la faccio più, già sto per venire..sentirgli sussurrare quanto gli piace all’orecchio e il suo respiro affannoso ed eccitatissimo sul collo sono stati il colpo di grazia finale, sento i muscoli irrigidirsi, le gambe cedere…Inizio a dire che sto venendo, e viene anche lui, dentro di me, proprio come piace a me, e mi godo i potenti profondi colpi finali spremendo in me il suo seme finché anche la mia vagina si contrae più volte e spasmodicamente. Le gambe cedono, non essendosi rese conto della fatica provata fino ad allora, ma con le braccia muscolose il ragazzo mi tiene; mi riprendo velocemente e mi risistemo per poi rendermi improvvisamente conto che sono in centro a Venezia alle 2 e mezza del pomeriggio! Non ricordo che rumori possiamo aver fatto, non ricordo di aver controllato che passassero barche o di stare ad ascoltare se arrivavano dei passi, la foga mi aveva presa così all’improvviso che avevo dimenticato persino dov’ero! Ma non me ne preoccupo più di tanto, non avevo sentito applausi, quindi probabilmente nessuno aveva assistito! Il biondo intanto si era sistemato ed aveva recuperato la sua inutile cartina. Avendo ancora mezz’ora di tempo lo accompagnai in Piazza San Marco, dove ci salutammo promettendoci di avvisarci in caso di futuri viaggi che potessero farci rincontrare.
Ritornai in negozio sudata e un po’ più scarmigliata del solito, diedi la colpa al caldo umido e afoso di agosto ;)

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