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Racconti Erotici Etero

Vento di passione

By 2 Giugno 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Come spesso capitava durate la settimana Rosario, il mio ragazzo, anche quella sera era a cena da noi; a tavola eravamo io, lui, mamma, papà e zio Luca, che da qualche giorno ci aveva raggiunto per rilassarsi un po’ e staccare la spina dal lavoro.
Durante il pasto la conversazione viaggiava su binari tranquilli, mamma e papà si informavano come procedeva il lavoro di Rosario, io facevo qualche battuta e zio Luca ascoltava senza interferire più di tanto, verso le ventidue e quindici minuti il mio ragazzo decise che fosse ora di ritornare a casa, dopo aver salutato tutti io l’ho accompagnai all’auto.
Presi il giubbotto e lo affiancai lungo il breve sentiero, un vento caldo soffiava forte; desiderosa di restare da sola un po’ con lui salii anch’io in auto con calma mi avvicinai e iniziai a baciargli il collo, di tanto in tanto le labbra lasciavano il posto alla lingua che maliziosa si muoveva lentamente sulla calda pelle fino a risalire verso il lobo dell’orecchio.
Lo stuzzicavo lasciva mentre portavo la mano verso il suo inguine, lui si godeva le attenzioni ad occhi socchiusi.
-Facciamo l’amore’adesso’davanti casa- gli sussurrai sfacciata succhiandogli l lobo mentre le dita spingevano contro il tessuto dei pantaloni.
-‘E se ci scoprono?-
-E’ questa la parte divertente-
-Amore’scusami ma sono stanco- e con queste parole allontano la mia mano dal proprio inguine, mi staccai con calma guardandolo sorpresa.
-Tesoro sono tre settimane che sei stanco!- replicai usando un tono deluso.
-Sto lavorando come un pazzo e tu non fai altro che chiedermi di scopare- rispose irritato.
-Scusa tanto se tento di essere la tua fidanzata- risposi stizzita.
Rosario per tutta risposta mise in moto l’auto.
-Buonanotte- dissi irata scendendo e sbattendo lo sportello, il vento era diventato furioso tanto da rendermi poco facile camminare, quasi giunta alla porta udii il rumore dell’auto che si allontanava.
-Idiota- imprecai a bassa voce mentre entrando in casa chiusi con forza la porta.
-Ehi’ tutto bene?- mi arrivò la domanda dello zio che era seduto sul divano a guardare la tv.
-Si! Vado a dormire- dissi dirigendomi verso le scale per salire al piano di sopra ma prima di mettermi a letto avevo bisogno di un bagno caldo per rilassarmi, non mi piaceva per niente quando il mio ragazzo mi rifiutava, con l’umore ancora nero apri il rubinetto dell’acqua calda e la lasciai scorrere nella vasca, inizia a spogliarmi e sedendomi sul bordo aprii anche il getto d’acqua fredda versando contemporaneamente il bagnoschiuma in modo da creare tanta soffice schiuma, con la mano destra controllavo la temperatura del bagno.
‘TOC TOC’ qualcuno bussò.
-Cara va tutto bene?- chiese mia madre.
-Si mamma, volevo fare un bagno caldo- risposi immergendomi nell’acqua deliziosamente calda e mentre lasciavo che la schiuma coprisse il mio corpo entrò lei ‘Mamma! Perché non avverti quando entri?-
-Hai litigato con Rosario?- domando eludendo la mia richiesta lasciando la porta semi aperta.
-No, non ho litigato con nessuno, era stanco ed è tornato a casa- asserii scandendo le parole, con altre rassicurazioni finalmente convinsi mamma che andava tutto bene e potetti restare sola, presi la spugna e portando la gamba destra fuori dall’acqua me la insaponai poi ripetei il gesto anche con la sinistra, iniziai a massaggiarmi i seni scendendo lentamente verso l’addome; posai il capo contro il bordo della vasca chiudendo gli occhi e dischiudendo le labbra, ormai le mani erano arrivate fra le mie gambe.
Le dita leste iniziarono a stuzzicare il clitoride, aprii le cosce per avere un maggiore campo d’azione, le dita si muovevano sempre più veloci in un movimento circolare; conoscendo i miei punti deboli riuscii a raggiungere l’orgasmo ma ciò non mi appagò per nulla, avevo assolutamente voglia di un uomo, di contorcermi con lui fra le lenzuola, stringerlo fra le braccia gemendo senza freni concentrata solo a raggiungere l’apice del piacere.
Con un sospiro deluso decisi che era meglio andare a dormire, uscii dalla vasca e mi asciugai, indossando l’accappatoio andai in camera mia passando davanti la camera degli ospiti occupata dallo zietto.
Presi il pigiama composto da una magliettina rosa ed una culotte rossa con del semplicissimo pizzo rosa, nonostante fosse pieno inverno la casa era immersa in una temperatura ideale, alzai le coperte e mi ci infilai sotto; a fatica mi addormentai poiché mi sentivo irrequieta, il corpo pretendeva le attenzioni che mi erano state negate.
Non so da quanto tempo mi ero appisolata quando un rumore forte mi fece svegliare di soprassalto, sobbalzando mi guardai attorno cercando di capire cosa fosse successo e con stizza vidi che a causa del forte vento un ramo spezzato si era conficcato nel vetro della finestra, frantumandolo in buona parte.
Scesi dal letto cercando di considerare il danno quando vidi spalancare la porta della mia camera mostrando mio padre e suo fratello, allarmati.
-Cos è successo?- dissero all’unisono.
-Nulla di grave, si è rotto un vetro- risposi assonnata stringendomi le braccia intorno poiché iniziavo a percepire il freddo che entrava dallo squarcio.
-Non ti sei fatta nulla?-
-No nulla papà’ ma credo che sia meglio che vada a dormire sul divano- azzardai, ancor stringendomi a me stessa, il freddo stava avendo la meglio sul mio corpo che palesava il cambiamento mostrando sotto la maglietta i capezzoli inturgiditi.
-Non se ne parla nemmeno- si intromise Luca, guardando fugacemente il mio seno ‘Dormi nel mio letto vado io sul divano-
-Assolutamente no, c’è un letto matrimoniale e potete benissimo condividerlo, il divano è troppo scomodo per entrambi- sentenziò mio padre.
Senza obbiettare seguii lo zio nella sua camera.
-Non russi vero?- chiesi scherzosa.
-Potrei benissimo farti la stessa domanda-
-Ma dai! Io sono una signorina – esclamai andando verso la parte destra del letto e infilandomi sotto le coperte ‘Mhmmm che bel calduccio-
-Eh certo quello è il mio posto- spiegò lui infilandosi a sua volta sotto il piumone ‘Su passa da questa parte-
Ed io senza scendere dal letto gli passai sopra mettendomi qualche secondo cavalcioni su di lui, capii di averlo preso alla sprovvista dal modo in cui mi guardò ma non dissi nulla, mi limitai a nascondere un sorriso.
-Buonanotte zietto- e così dicendo gli posai un bacino sulla guancia in modo scherzoso.
-Buonanotte birba- e dicendo ciò spense la luce sul comodino.
Mi sistemai in una posizione comoda e chiusi gli occhi per tornare a sognare’

Non sapevo quanto tempo fosse trascorso quando mi svegliai, con calma mi strinsi alla fonte di calore che mi teneva calda, solo dopo alcuni secondi compresi che ero abbracciata a Luca, la testa posata sul petto e la mano ferma sul suo ventre, percepivo l’alzarsi e l’abbassarsi dell’addome e senza pensarci più di tanto lascia scorrere la mano verso il basso fin sopra la sua virilità.
Il suo corpo caldo, compatto e giustamente muscoloso faceva nascere una scintilla dentro di me, ormai le mie dita si erano posate su quel che sembrava l’inizio di un’erezione; in un’altra situazione forse mi sarei tirata indietro ma il mio corpo pretendeva di saziare certi appetiti; il profumo della sua pelle e il sapere che ciò che stavo per fare era sbagliato mi stimolava ancor di più.
Mi mossi con calma verso il basso per non farlo svegliare, piano alzai le coperte e muovendo i fianchi mi portai all’altezza del suo inguine; la mia testa era a poca distanza dal suo sesso.
Con dita leggere lo massaggiavo delicatamente e un sorriso mi sfuggì nel sentire la naturale reazione, incapace di attendere oltre lo liberai dalla costrizione dei pantaloncini e avvicinai la bocca ancor di più.
Con la lingua prima sfiorai l’asta, dal basso verso l’alto fino a schiudere le labbra sulla cappella che pian piano andava indurendosi, muovevo il capo ad un lento ritmo quando la coperta venne spostata e la luce accesa.
-Che cosa fai?- domandò sorpreso con la voce un po’ impastata dal sonno.
Io non risposi ma continuai a lasciar scorrere il suo membro fra le mie labbra e mentre lo facevo lo guardavo negli occhi, ad ogni movimento i miei lunghi capelli gli sfioravano una coscia.
-Tu sei folle- mormorò posando la mano sulla mia testa e trattenendo un gemito, le sue iridi erano concentrate ad osservare la mia bocca ingoiare il suo sesso.
Con una mano mi sostenevo mentre l’altra era posata alla base dell’asta, mentre succhiavo via via sempre più golosa, la spostai verso i testicoli per stringerli appena per poi scendere ancora a stuzzicargli il perineo; esercitando una leggera pressione.
Smisi di suggerlo per prendere fiato e lambire il resto di quella carne che man mano prendeva sempre più consistenza, la lingua spingeva contro il frenulo scendendo lentamente fino ad arrivare a sfiorare i testicoli gonfi.
-Dovresti smetterla- bisbiglio poco convinto.
Con sensuale calma iniziai a salire sfiorando con umidi baci la sua pelle compatta e liscia, prima il ventre, su verso lo sterno e poi il petto il tutto spostando la sua maglietta in modo da alzarla e togliergliela; ora ero ferma sul suo collo che pizzicavo fra le labbra.
-Sei sicuro di voler che io smetta?- gli sussurrai leccandogli la gola salendo al mento per mordicchiarlo ed infine posare le labbra sulle sue per catturarle in un languido bacio, mentre spingevo i fianchi contro il suo membro tumido, egli per tutta risposta con un abile movimento mi mise supina.
-Sarei un povero pazzo- confidò con voce bassa mentre insinuava le mani sotto la mia maglietta e raggiungere così i seni, le sue mani grandi si riempirono con la consistenza di tali fiorenti pomi mentre ancor ci baciavamo trasportati dalla passione; le nostre lingue si rincorrevano, si sfioravano e si stuzzicavano a vicenda, due sapori uniti, respiri fusi, gemiti che suonavano come un richiamo’ Non eravamo più lo zio e sua nipote; eravamo solo due persone desiderose di darsi piacere a vicenda senza curarsi di ciò che era la realtà, che ormai era chiusa fuori da quella stanza’ Eravamo in balìa di un vento di passione che travolgeva la nostra anima più profonda e primitiva.
Velocemente mi sfilò la maglietta denudando i miei seni, con entrambe le mani li stringeva e ne suggeva e mordicchiava i capezzoli, eccitata arcuavo la schiena per offrirmi a lui trattenendo i gemiti, velocemente passava la lingua dall’uno all’altro stringendo sempre di più i pomi.
-Mhmmm- non riuscii a trattenermi, ad occhi chiusi mi gustavo quella splendida tortura.
Con una calma estenuante prese a cospargermi la pelle della pancia di umidi baci, si soffermò sull’ombelico; a mordicchiarne e succhiarne i contorni.
-Lo sai che è sbagliato tutto questo, vero?- mormorò fra un bacio e l’altro.
-Si’- fu la concisa risposta, percepivo il suo caldo respiro soffiarmi sulla pelle resa umida dalla sua saliva.
La sua bocca lentamente scendeva verso il centro della mia femminilità, posò alcuni baci sulla fighetta ancora celata dall’intimo poi si mise in ginocchio, potetti così vedere il suo cazzo ben eretto, posò le mani su i miei fianchi e mi sfilò la culotte.
-Ti eccita sapere che tuo zio fra poco ti leccherà’ vero monella?- affermò con voce bassa e sguardo da predone, con una mano prese una mia gamba e la alzò in modo da poter sfiorare la pelle con leggeri baci che partivano dal polpaccio scendendo al ginocchio fino a posarsi poi sull’interno coscia.
Trepidante aspettavo le sue intenzioni, con gli occhi lo seguivo in ogni singolo movimento, mi mordevo le labbra a causa del sottile piacere che mi provocava la vista di lui fra le mie cosce.
-E a te eccita sapere che tua nipote si farà scopare a tuo piacimento, non è vero porco!?- replicai languida leccandomi le labbra.
-Oh da impazzire piccola mia’- confidò baciando l’incavo dell’inguine ancor trascurando il mio sesso, d’istinto spinsi i fianchi contro di lui desiderosa della sua bocca ma lui si allontanò con un sorriso mefistofelico.
-No..no’- disse con lentezza guardandomi negli occhi mentre posava un bacio sull’altro interno coscia ‘Decido io quando- terminò suggendo una piccola parte di pelle.
Irrequieta stringevo le lenzuola vogliosa di sentire la sapienza della sua lingua, più attendevo e più diventavo impaziente, l’osservavo mentre sentivo i suoi denti stringere delicatamente la mia pelle, le sue mani erano ferme sotto il mio fondoschiena, percepivo il suo respiro alitarmi sulle pieghe della mia femminilità, sospirai esasperata e lui con un ghigno soddisfatto finalmente lambì con la punta della lingua le piccole labbra; prima gentilmente facendomi prendere coscienza di ciò che stava facendo, poi con golosità le succhio una ad una, le strinse fra le labbra succhiando forte ed infine si dedicò al clitoride.
-Ohhh’ mhmmm- ansimai con toni bassi cercando di non farmi sentire da chi occupava la stanza accanto, rovesciai il capo all’indietro chiudendo gli occhi ‘Zio Luca’- bisbigliai mordendomi le labbra ed inarcando la schiena.
Le sue mani presero più forza sul mio culo, mi spingeva contro la sua bocca mentre succhiava il clitoride con forza alternando veloci colpi di lingua, ero sopraffatta dal piacere, mai avevo provato emozioni simili’percepivo che l’orgasmo era prossimo; avvicinai la mancina alla bocca e sedai i miei gemiti mordicchiandomi le dita, mi irrigidii, attendevo l’esplosione di lussuria ma lui si fermò all’improvviso.
-Nooo’- piagnucolai rialzando il capo e spalancando gli occhi guardandolo delusa, con lentezza baciò il monte di venere, salì a lambirmi il ventre tracciando una scia di saliva lungo lo sterno, stuzzicò i capezzoli durissimi per poi salire e fermarsi a pochi centimetri dalla mia bocca.
-Come siamo frettolose’- disse prima di baciarmi languido.
Gustavo il mio sapore sulle sue labbra e questo mi eccitò ancor di più; d’istinto gli succhiai la lingua.
-Stasera ti insegnerò a prolungare il piacere’- continuò scendendo a baciarmi il collo mentre si spostava al mio fianco, eccitata guardavo il suo corpo ben fatto, la sua pelle naturalmente scura contrastava con la mia molto più chiara, vogliosa posai la mano su una sua natica, con le unghie gli graffiai delicatamente la pelle e lui per risposta mi mordicchio il collo, con lentezza spostai la mano ad impugnare il suo cazzo deliziosamente duro, inclinando il capo per ricevere perfettamente le sue attenzioni.
Strinsi le dita attorno all’asta e presi a muoverle in un pacato ritmo, lo stringevo mentre percepivo il suo respiro contro la pelle umida della gola, alzai la gamba quel tanto da poterla intrecciare fra le sue.
La sua mano sfacciata mi stringeva i seni strappandomi piccoli gridolini di piacevole dolore, titillava i capezzoli mentre mi faceva un succhiotto.
-Zio Luca’- mormorai ‘Sono fidanzata, niente succhiotti-
-Credi davvero di uscire indenne da questa stanza?- mi sussurrò contro la guancia scendendo poi a suggermi il lobo dell’orecchio, intanto la sua mano aveva abbandonato i seni per scendere vero il basso e posarsi ancora una volta fra le mie cosce.
Con dita leggere sfiorava il clitoride compiendo un movimento circolare che man mano diveniva più prepotente quando premeva contro il bottoncino di carne; ansimavo ad occhi chiusi spingendo il bacino contro la sua mano, più mi sentivo nei pressi del piacere più stringevo fra le mie dita il suo fallo’ ma anche stavolta non mi diede pace, lo guardai con insistenza e con una muta richiesta negli occhi languidi.
-Non guardarmi così’- ridacchiò soddisfatto di ciò che lesse nel mio sguardo, separò la mano dalla mia intimità e la portò alla mia bocca, con le dita mi sfiorò le labbra ed io d’istinto ne leccai i polpastrelli, le spinse all’interno ed io succhiai avida senza distogliere gli occhi da i suoi, estraendo le dita dalla mia bocca mi baciò famelico, mi succhiava le labbra e mi stringeva, con forza mi attirò a se e così mi ritrovai cavalcioni su di lui.
-Cavalcami!- ordinò con voce bassa e piena di desiderio, per mio conto non me lo feci ripetere, posai una mano sulla sua spalla mentre con l’altra indirizzavo il suo membro verso di me e con un solo colpo di reni mi lasciai violare, mi abbassai fino a riempirmi con la sua virilità e piano iniziai a muovere i fianchi.
Le sue mani scesero prima sulle mie anche e poi si fermarono sul mio culo aiutandomi nei movimenti spingendosi a sua volta, ci muovevamo all’unisono; mi sorreggevo con i palmi sul materasso mentre aumentavo il ritmo della nostra danza; mi stringeva le natiche con forza spingendo i fianchi verso l’alto e me verso il basso.
-Ahiii- gemevo per il gradevole dolore che le sue dita esercitavano afferrandomi la pelle.
-Sei una puttana!- sibilò sfiorandomi le labbra con la lingua.
Lo guardai, i miei capelli scendevano incorniciandomi il viso, sorrisi sfacciata.
-Perfetta per un porco come te- asserii tirandomi dritta e piantando le mani sul suo petto muscoloso, rallentai il ritmo, muovendo i fianchi in modo circolare, Luca si alzò a sua volta mettendosi seduto, le sue mani dalle mie natiche salirono alle mie spalle, mentre io muovevo il bacino in tondo lui si spingeva piano dentro di me mentre mi teneva ferma.
Posò il capo su i miei seni, lambendo la candida pelle con la lingua e pizzicando i capezzoli delicatamente con i denti, quella posizione mi stimolava profondamente, la mia danza riprese di nuovo un piacevole ritmo; il mio respiro diveniva man mano più affaticato, reclinai il capo all’indietro e chiusi gli occhi decisa a lasciarmi sopraffare dall’orgasmo.
-Si’vieni’puttana- la voce dello zio era bassa e calda e il suo pronunciare di epiteti contribuiva ad eccitarmi, mi sentivo puttana fra le sue braccia.
-Si’ohhh ziooo’siii- tentai di gridare ma le sue dita smorzarono in parte i miei toni, mi aggrappai a lui mentre lasciavo che il mio corpo si irrigidisse nel raggiungere lo zenit dell’eros, gli mordicchiavo e succhiavo le dita.
Con un abile movimento senza staccarsi da me riuscì a mettermi supina, mi era sopra adesso e posizionando le mani ai lati del mio capo prese a scoparmi con forza, i suoi colpi ben assestati diventavano man mano più veloci.
Cercava le mie labbra, gemendo fra un bacio e l’altro, d’impulso allacciai le gambe a suoi fianchi e posai le mani sulle sue natiche; lo stringevo a me, gli graffiavo la pelle e presa dall’atto arcuai la schiena fin tanto mi era possibile, in breve tempo un secondo orgasmo mi sorprese.
-Sei una troietta insaziabile- sibilò prima di baciarmi ancora.
I miei gemiti si persero con i suoi, le sue spinte erano prolungate, percepivo che anch’egli era preda del piacere, il suo corpo si irrigidiva sempre di più; un ultima spinta e si separò da me.
-Ahhh’- con un lungo gemito lasciò fluire l’essenza della sua mascolinità sul mio ventre e caldi schizzi si posarono sul mio addome che si alzava e abbassava frenetico.
Maliziosa allungai una mano al suo membro e stringendolo fra le mie dita l’aiutai a lasciar andare ogni parte del proprio piacere e, così facendo alcune gocce si posarono sulla mia mano; sfacciata portai l’arto alla mia bocca e con la lingua raccolsi la virile linfa, gustandone il sapore.
-Mhmmm sei buono- asserii a voce bassa.
Si abbassò catturando le mie labbra in lungo bacio in cui le lingue si intrecciavano frenetiche, e prima di lasciarmi mi mordicchiò con forza il labbro inferiore strappandomi un ansito di dolore.
-Che adorabile puttana’- esclamò sdraiandosi al mio fianco.
Appagata mi lasciai andare contro i cuscini, sensuale mi stiracchiai e mi coprii.
-Buonanotte’- mormorai con un sorriso.
-Dolce la mia piccolina’- disse baciandomi la fronte ‘Credi che ti lascerò dormire?- sogghignò malizioso.

Quella notte lasciammo fuori da quella stanza il caro Morfeo…

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