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Racconti Erotici Etero

Vera e lo zio porcone

By 14 Ottobre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Questo racconto &egrave scritto insieme ad Eroticavera ed &egrave una storia complementare alla sua narrazione

Vera era arrivata all’hotel che le era stato detto per l’appuntamento. Il richiedente non se la passava male se aveva prenotato una suite presidenziale per l’occasione. Bussò alla porta, la sua dignità era ormai stata stracciata da tempo, l’aver visto la sua immagine nello specchio del corridoio, così vestita da troia volgare, era stato un duro colpo al suo animo.
“Avanti” – sentì dire dall’altra parte della porta ed una figura in vestaglia di seta si presentò a lei.
A tale visione lei ammutolì, si era resa conto chi era il cliente, il suo “caro” zio Carlo, il secondo marito di sua zia che aveva rivisto poche ore prima all’agriturismo di sua cugina. Era sorpreso anche lui della persona che gli si presentò alla porta ma allo stesso tempo era eccitato.
“Ma bene, guarda un po’ chi mi hanno mandato, la mia cara nipotina Vera!” – continuò a dire lui mentre Vera entrava nella stanza chiudendo la porta dietro.
“Ciao zio…” – rispose lei abbassando lo sguardo quasi a volersi proteggere dagli occhi dello zio maniaco.
“Che cosa c’&egrave? Non sei felice che sono io il tuo cliente? O preferivi un giovanotto, magari quel negretto dell’agriturismo? Sai mi ha raccontato tutto, di come ti ha venduta e delle porcherie che avete fatto insieme. Sono curioso di constatare quanta c’&egrave di vero in quanto ha raccontato.” – le sue parole rimbombavano nella stanza e furono come una scossa nel cervello di Vera: ormai anche lui sapeva di questa sua natura di troia, era davvero ad un passo dal baratro e non poteva far altro che accettare la situazione.
“Zio… io… vedi… ehm…” – non sapeva che scusa inventarsi per motivare le sue azioni ma più ci pensava, più i ricordo delle sue scopate di quei mesi passati, dei suoi tanti amanti che avevano fatto sesso con lei nei posti più squallidi e nei modi più bizzarri, la fecero bagnare ed un fuoco dentro la pervase.
“Zitta, non mi frega un cazzo di quanto tenti di dire, ora ci divertiremo visto che ti pago per questo!” – pronunciò queste parole con una grassa risata che mal si accostavano all’atmosfera della stanza che era piena di candele profumate, luci soffuse e una lieve melodia di sottofondo. Tutto era strano, troppo smielato e romantico per la situazione in cui si era andata a cacciare e pensare che tutto era partito quasi per gioco ed ora si trovava a fare marchette, per di più con suo zio.
“Come sono caduta in basso, perché sono arrivata a questo punto!” – disse lei nella sua mente mentre lo zio si era avventato su di lei come un rapace, palpandole il culo che molte volte &egrave stato oggetto di interesse dei suoi amanti e che stato aperto all’inverosimile.
“Mmmm profumi di troia, ti si addice proprio questo trucco da battona, adoro le troie che usano il trucco ed il rossetto pesante. Inginocchiati e sbocchinami!” – e si slacciò la vestaglia lasciandola cadere a terra: era già nudo, non voleva perdere tempo!
“Che fai, non ti piace fare bocchini? Mettici impegno, ti pago per soddisfarmi, non per perdere tempo!” e le dette uno schiaffo col suo cazzo per poi prenderla per i capelli e sbattendoglielo in bocca tutto in un colpo. Il suo cazzo non era lunghissimo ma era bello largo. Lei lo prese in bocca, iniziò a toccarglielo timidamente, dopo tutto era sempre suo zio, e si vergognava di quanto stava facendo. Il membro prendeva sempre durezza e lo zio non aveva alcun riguardo per la nipotina, glielo sbatteva in gola con violenza quasi volesse farglielo arrivare nello stomaco di lei. Lei si sentiva la bocca piena, faticava a respirare eppure di cazzi in bocca ne aveva presi tanti nei giorni passati.
“Non respiri troia?” disse ancora lui vedendo che lei era tutta rossa in viso, così lo estrasse un momento dalla bocca di lei per poi risbatterglielo con più violenza nella sua cavità orale, scopando furiosamente la sua bocca tenendole la testa.
“Spompinami cagna, fammelo diventare bello duro, vedrai che ti piacerà.” Le guance di lei erano deformate dal cazzo dello zio e quella presenza nella sua bocca iniziò a piacerle.
“Uhmm Uhmmmmmm Uhmmmmmmm” – furono gli unici rumori che riusciva a dire anche perché sentiva che si stava bagnando ulteriormente ed iniziò a lasciarsi andare, toccando le palle nodose del suo amante occasionale mentre il suo rossetto rosso fuoco lasciava il segno attorno al membro del porcone. Era una visione incredibile!
“Brava nipotina, lo sapevo che eri una pompinara con i fiocchi! Ora spogliati che siamo solo agli inizi” – urlò lui contro Vera che iniziò a togliersi i miseri abiti che aveva addosso e notò che il suo perizoma arancione era ormai un bagno di umori vaginali. Se ne accorse anche lo zio che li raccolse ed ne annusò l’odore.
“Mmmmmmm senti senti la nipotina che buon odore di zoccola che ha, ti sei bagnata tanto eppure hai fatto solo un pompino. Ci sarà davvero da divertirsi con te o vuoi che lo dica a tua zia, quella vecchia baldracca frigida che non riesce più a prendere un cazzo e mi ha costretto ad andare a puttane, troie della tua razza!” – disse queste parole annusando e leccando gli umori intrisi nel perizoma della ragazza che giaceva in piedi davanti a lui nuda, con le tette insolenti e la figa rasata. Teneva ancora le autoreggenti a rete dal momento che lui amava scopare le donne con solo indosso tale indumento.
“No zio… non dire nulla alla zia… ti supplico… farò tutto quello che vuoi ma non dirlo a nessuno.” – lei piangeva lacrime di disperazione per la paura che la sua famiglia venisse a sapere della vita che stava conducendo e di come si stesse mantenendo.
“Zitta, qua le regole le detto io!” – prese i perizoma della ragazza, ci asciugò le lacrime della donna e glielo mise in bocca così da impedirle di parlare, non voleva sentire ulteriori sue lagne, dopo tutto voleva scopare, non sentire una ragazzina frignare. Lui iniziò a toccarle le tette piene e benché lei cercasse di negarlo, i suoi capezzoli si stavano indurendo, segno che lei gradiva la situazione in cui si trovava. Lo zio portò la sua mano fino alle cosce di lei toccandole il clitoride, introducendo un dito dentro la sua tana calda. Istintivamente lei chiuse le cosce e la sua figa, quasi a voler trattenere quella mano che si faceva largo: non sapeva neanche lei cosa voleva esattamente, che lui smettesse o meno, sapeva solo che stava grondando umori e le dita di lui si erano fatte sempre più insidiose sia nella figa che ora nel culetto mentre lei passivamente stava in piedi con gli occhi chiusi a ricevere piacere, col suo sapore in bocca che la inebriava come un nettare dei più gustosi. Lo zio alternava spinte delle dita nel culo a quelle nella figa e Vera, perso ogni ritegno, iniziò a muovere il suo bacino andando incontro alle dita dell’uomo e massaggiava il membro dell’uomo, le sue palle tese, il suo stomaco scolpito nonostante lui avesse superato da qualche anno i cinquanta. Lei aveva voglia di sentire quel cazzone dentro la sua figa febbricitante e lui di realizzare i suoi sogni perversi: dopo tutto lui aveva sempre desiderato quella ragazza, dal primo giorno che l’aveva conosciuta e non era raro che lui si tirasse seghe pensando a lei.
“Brava nipotina, inizi a collaborare come si deve!” – e le detta una spinta buttandola sul lettone. Lui la voleva possedere in ogni modo.
“Facciamo un bel giochino: ora ti legherò al letto con questi foulard di seta e ti benderò gli occhi così non potrai né vedere né parlare e muoverti parzialmente, almeno fino a quando non ti libererò!” – e prendendo dei foulard dal cassetto del comodino accanto al letto, iniziò a legare Vera che accettava il gioco e lo guardava con occhi carichi di voglia come se non avesse mai scopato in vita sua. Ora che la donna era preparata, parzialmente immobilizzata lui guardò la sua opera d’arte e il cazzo gli si indurì di più e si avvento a succhiare i capezzoli duri di lei che si ergevano insolenti. La lingua dell’uomo roteava come una furia su di loro, succhiandoli, inumidendoli e baciandoli da ogni parte. Nella stanza echeggiavano i mugolii di lei ed il rumore osceni dell’uomo, che lappava il corpo di lei come un’animale. Si mise tra le cosce di lei sgrillettandola e facendo uscire il cappuccetto del suo clitoride ormai in fiamme, le sollevò il bacino e si lanciò a leccare la sua apertura vaginale gustando ogni goccia di miele che lei stillava. Lei si contorceva sotto le leccate di lui, voleva sentire la lingua fin dentro il suo utero, scoppiava di desiderio bruciante e non tardò il suo primo orgasmo che la fece tremare tutta inarcandole la schiena mentre lui continuava a leccarla furiosamente mordicchiando le labbra della sua gocciolante figa. Ci volle un po’ perche’ il piacere di lei si placasse ma restava sempre alta la voglia di sentire un cazzo dentro di se, che la aprisse bene.
“Ma guarda la mia nipotina, sembra non aver scopato da mesi eppure sei una rotta in culo della peggior specie e ti accontenterò!” – così dicendo spennellò il suo turgido membro contro l’apertura della figa di lei, sbattendoglielo contro più e più volte prima di ficcarglielo tutto dentro il suo sesso fradicio.
“Ahhhh sei fradicissima e molto calda, me lo dovevo aspettare da una cagna come te, ti ha fatto bene prendere tanti cazzi. Sei proprio una bagascia peggio di tua cugina che, se non lo sapessi, me la sono sbattuta diverse volte quando non c’era tua zia, sapessi come mugalava anche lei, aveva voglia di farsi sbattere ed ora vediamo se anche te sei della sua stessa pasta!” – rideva come un pazzo pompando il suo membro duro dentro la vagina di lei che assomigliava sempre più ad un lago di umori mentre la donna non poteva rispondere a voce ma lo faceva spingendo il suo corpo per far entrare bene il cazzo dell’uomo sempre più in profondità: ormai anche lei voleva godere e far godere, mugolando per quanto le era possibile avendo ancora il suo perizoma in bocca ormai diventato fradicio della sua stessa saliva. Le piaceva la posizione in cui si trovava, legata e scopata ma nessuno l’aveva costretta ad essere lì, avrebbe potuto non accettare l’incarico eppure voleva dar sfogo ai suoi istinti animali più bassi, di cagna in calore quale era ormai. La figa di Vera mungeva con violenza il cazzo dello zio porcone che affondava sempre più forte dentro lei, il letto sbatteva violentemente alla parete per l’irruenza dei colpi di bacino che venivano dati.
“Uhmmm uhmmmm mmmmmmm ahhhhhhhh” erano i grugniti animaleschi dell’uomo che proferiva mentre leccava il collo di Vera pompandole il cazzo dentro sempre più in profondità ma non ci volle molto perché arrivasse anche il suo orgasmo.
“Sto per sborrare, troia di una nipotina! Ti sborrerò dentro la figa! Vengooooo vengoooooo mungimi il cazzo, zoccola!” – e scaricò dentro un enorme quantitativo di sborra che, se lei non avesse fatto uso della spirale, si sarebbe ritrovata certamente gravida. Vera, al sentire quel grosso quantitativo di sborra colpirla, ebbe un nuovo e violento orgasmo ma non poteva urlarlo al mondo. L’uomo uscì dalla vagina grondante dei loro umori e si mise a leccarli e bevendoli trattenendoli nella sua bocca: quando fu sicuro che era uscita tutta la quantità umori, si avvicinò alla bocca della donna, la liberò dal suo bavaglio, la baciò in bocca e fece cadere nella cavità orale di lei tutti gli umori racconti, avendo cura di spargerli mentre limonava con la lingua di lei. Vera godeva per quel sapore forte ed inebriante che si faceva largo in lei e la dissetava tanto che ne voleva ancora, sempre di più. Era una ninfomane che godeva sempre di più.
“Sei proprio cagna! E’ stata una fortuna che stasera sia stata tu a presentarti qua al posto dell’altra che viene di solito.” – e liberò la ragazza dai foulard. Vera si alzò lentamente dal letto quasi stordita dal piacere ricevuto dallo zio e fece per dirigersi verso il bagno barcollando, con la figa spanata dolorante, quando lo zio la trattenne per un polso.
“Dove credi di andare? Non abbiamo ancora finito! Te li vuoi guadagnare i soldi o no? Quindi ora mettiti a 4 zampe per terra e leccami i piedi come la cagna che sei!” – urlò l’uomo ma Vera non voleva collaborare così lui le tirò uno schiaffo sulla guancia che la rintronò gettandola a terra. La donna si riprese, alzando il viso verso l’uomo che teneva la mano pronta per darle altri schiaffi.
“Ti prego, non mi picchiare, farò quanto chiedi…” – e mestamente ma avendo dentro di se la fiamma della troiaggine, si avvicinò ai piedi dell’uomo leccandoglieli come una cagnolina.
“Brava la mia cagna, lecca ogni dito come fosse un cazzo, mettici amore ed insalivali bene!” – disse il porcone seduto sul lato del letto e porgendo, a turno, i suoi piedi ficcandoli quasi a forza nella bocca di lei.
“Uhmmmm uhmmmmm uhmmmm” – rumoreggiava Vera, sculettando come una cagna ma ad un certo punto lo zio la fermò, andò nuovamente verso il cassetto del comodino e tirò fuori un dildo enorme con una lunga coda, quasi una coda di cavallo.
“Ecco cosa ci vuole per te, così sembri davvero una cagna!” – e piantò il dildo nel culo della donna che trasalì per l’intrusione che la lasciò senza fiato. Ora lei aveva il culo pieno da un dildo che le allargava il culo ed assomigliava ad un animale, con la coda che toccava terra e che ondeggiava come lei si rimise a lavorare le dita del porcone.
“Sai ho nascosto una telecamera nella stanza che sta riprendendo tutta la scena, sai che godimento quando lo rivedrò masturbandomi pensando a te e vedendoti conciata come una cagna. Quasi quasi la prossima volta porto anche i miei amici e ci divertiremo con te!” – scoppiò a ridere come terminò di parlare mentre il volto di lei si fece cupo e preoccupato, aveva paura che il filmato finisse nelle mani sbagliate, della sua famiglia rovinandola del tutto però non sapeva per quale motivo, quel gioco sottile, il rischio che potessero scoprire la sua natura, la eccitava sempre di più e prese a pompare sempre più con foga le dita dell’uomo. L’operazione andò avanti per una ventina buona di minuti, ormai erano ore che stava in quella camera d’albergo. Una volta che le dita dell’uomo furono lucidate dalla donna, lui le dette un calcio in viso alzandosi in piedi.
“Vederti scodinzolare mi ha eccitato oltre modo, &egrave l’ora di farmi il tuo culo!” – disse lui menandosi il cazzo scappellandoselo avvicinandosi al culo insolente di Vera. Arrivato lì, estrasse il grosso dildo e al suo posto era rimasto un enorme buco. A tale visione ebbe un raptus e sputò all’interno di quella caverna oscenamente aperta. Vera ormai era un giocattolo erotico nelle sue mani che giaceva inerme a 4 zampe col culo bene esposto alle voglie del zio, era la sua cagna, la sua puledra da monta.
“Zio… sc… scopami…” – furono le parole le uscirono di bocca mentre attendeva che il suo caro zio la possedesse analmente.
“Ma certo piccola nipotina, tuo zio ti accontenta subito!” – e piantò il suo grosso arnese nel culo di lei tenendola per le tette, stringendo i suoi capezzoli duri.
“Ahhh ahhhh siiii siii” – ripeteva Vera mentre lo zio si faceva largo nel suo sfintere ormai dilatato e messo alla prova dalle troppe scopate.
“Vera ti amo, sei una puledra vogliosa e ribelle ma saprò domarti!” – diceva lui baciandole il collo e pompandola duramente.
“Siii zio, fottimi, amami, aprimi tutta, spingi sempre più forte, sono una cagna in calore, sono felice di farti godere! Ahhh ahhhhh siiiii” – diceva lei con un filo di voce perché un altro orgasmo si stava avvicinando e non capiva più niente di quanto stava succedendo attorno a lei.
“Senti come &egrave duro il cazzone di tuo zio? Non mi volevi eppure ora sei qua ad implorarmi di fotterti duramente.
“Si… mi hai aperto gli occhi sulla mia natura, voglio godere fino in fondo, toccare il fondo della mia natura e darmi tutta! Ahhhhhh ahhhhhhhhh vengooooooooo vengooooo” – e dicendo questo, un’altra scossa le partì dal cervello fino alle estremità dei piedi scuotendola tutta.
“Bene piccola mia, tuo zio ti fa godere molto a quanto sembra ma manche tu mi hai fatto godere!” – si avvinghiò a lei continuando a tenerla per le tette e pompandola fino a quando non fu in grando di trattenere il suo orgasmo.
“Ahhhh ahhhh mmmmmmmm che culo caldo e voglioso che hai, me lo hai munto meglio di tua cugina!” – e riversò un altro enorme quantitativo di sborra nell’intestino della ragazza. Rimase al suo interno per qualche minuto, fino a quando il suo cazzo non perse parte della sua fierezza ed uscì. La ragazza era a pezzi, scossa dai molti orgasmi, con i buchi che perdevano umori e grondavano per terra formando chiazze spesse e dense. Lui si sedette sul bordo del letto guardando la giovane che si riprendeva dal dolce affanno. Il culo della giovane rumoreggiavano perdendo sborra, si mise accucciata sulle ginocchia in modo che la sborra colasse più velocemente a terra. L’uomo rimase a guardare lo spettacolino che stava allestendo la nipote, era curioso di vedere cosa avrebbe fatto. Vera fece uscire tutta la sborra, aiutandosi con le dita allargando il suo culo ormai rotto: al di sotto s’era formata una bellissima chiazza di sperma e come una gattina con la ciotola del latte, lei leccò tutta la sborra che c’era per terra tenendo fissi i suoi occhi verso quelli dello zio sul cui viso si era stampato un ghigno da pervertito.
“Brava hai ripulito tutto ma ti manca una cosa, da bere!” – ed alzandosi in piedi prese la giovane per i capelli, le fece aprire la bocca e le pisciò in bocca ordinandole di bere tutto fino all’ultima goccia. La giovane a momenti moriva soffocata dalla quantità di sperma e piscia che aveva ingurgitata ma nonostante questo, riuscì ad adempiere al suo ruolo di cesso dello zio e non si perse una sola goccia della sua pioggia dorata.
“Ora lavati che puzzi come un cesso, poi vattene che per oggi abbiamo finito. Ti chiamerò appena ho voglia di un’altra scopata ma stai certa, la prossima volta ci divertiremo di più, oggi sono stato buono e non ho infierito come faccio di solito con le altre tue amiche puttane!” – disse lui tirando via il cazzo dalla bocca di Vera. Lei corsa in bagno, si sentiva male, le girava la testa ma riuscì a lavarsi e a darsi una sistemata rivestendosi.
“Questo lo tengo io, a te non serve, le cagne non usano indumenti intimi!” – disse lo zio prendendo il perizoma che sapeva ancora degli umori della giovane misti alla sua saliva.
“Ma zio…” – disse lei abbassando gli occhi, intimidita.
“Non ci sono ma o altro, ti pago la prestazione ma queste le tengo io, così se incontri altri clienti ora che va via, sarai già pronta a soddisfarli. Mica vuoi che vada a raccontare o faccia vedere il filmino ai tuoi genitori o alla zia, no?” – disse ridendo sonoramente
“Ora vattene, prendi queste 200 euro ed attendi una mia chiamata, puttana di una nipote!” – e le dette un bacio in bocca limonando e palpandole nuovamente il culo. Lei prese i soldi, dopo tutto se li era guadagnati ma era distrutta nel fisico e nello spirito. Uscì dalla stanza, il corridoio era illuminato ma sperava che nessuno la vedesse, si sentiva sporca dentro, ebbe paura a passare davanti allo specchio che si trovava lungo il corridoio, vi passò accanto e vide non più la dolce ed innocente Vera ma una latrina di donna che non voleva altro che godere e far godere. Non era stata costretta a fare quello che faceva e tutto era nato quasi senza che lei se ne rendesse conto. Ebbe paura di quella sua nuova identità ed un rivolo di lacrime le sgorgava mentre correva via da quell’hotel. La sua vita era arrivata ad un punto di svolta, poteva continuare ad essere la troia che era stata fino a quel momento o decidere di fuggire via buttandosi il passato alle spalle. La scelta non era facile in nessuno dei due casi ma prima o poi questa decisione andava presa…

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