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Racconti di DominazioneRacconti Erotici Etero

Vergini e Carnefici

By 12 Novembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Mi ritrovavo seduta su una superficie dura, fredda. Ero terrorizzata. Chiunque fosse stato a rapirmi nel sonno mi aveva trascinata con la forza fuori dalla mia camera e legata ai polsi e alle caviglie con corde così robuste e ruvide che mi segnavano la pelle ad ogni movimento.

A niente erano servite le mie urla di disperazione, il mio lottare fino a farmi male tentando invano di liberarmi. I miei genitori, o meglio quelle persone che fino a poco tempo fa reputavo tali, non avevano mosso un muscolo in mio aiuto, lasciando che venissi portata via sotto ai loro occhi.

Mi chiamo Anna, avevo 18 anni, e in quel momento tutto ciò in cui prima credevo, non aveva più senso. Ero stata abbandonata da tutto e tutti e mi ritrovavo nelle mani di sconosciuti. Inerme. Sapevo di essere su un camion, anche se i miei occhi erano bendati, e ogni volta che veniva incontrata una buca, sobbalzavo e ricadevo accasciandomi sul pavimento. Non avevo più forze, ero stata picchiata e denudata senza riuscire ad oppormi, e adesso l’unico sentimento che mi bruciava dentro era inconfondibile, la rabbia. Rabbia verso i vermi che mi avevano venduta, rabbia per l’incapacità di fare qualcosa. Era il tempo della Seconda Guerra Mondiale, ed ero stata scambiata per soldi con cui quei bastardi avrebbero potuto tirare avanti senza di me, un peso, una bocca da sfamare in meno. Dovevano averli pagati bene, pensai con amarezza. 

Ad un tratto il camion si fermò e dopo qualche istante una voce mi disse di alzarmi, seguita da un calcio sferrato sulla mia coscia. Venni sollevata e mi fu tolta la benda dagli occhi. Era buio fuori, faceva freddo e il misero straccio che avevo addosso bastava appena a coprire le mie cosce. Il ragazzo vestito da militare che era lì con me mi sollevò di peso e mi costrinse a scendere dal camion. Ero così esausta che svenni, seminuda, fra le loro mani. 

Mi risvegliai in una camera con un letto, qualche mobile e due sedie. Tutto molto austero, asettico, freddo. 

Improvvisamente si aprì la porta ed entrò un uomo possente, alto e dalla figura autoritaria, anch’egli in divisa. Aveva i capelli brizzolati, sulla quarantina, occhi color ghiaccio. Si avvicinò a me e si sedette ai piedi del letto. Tremavo come una foglia. 

Mi ordinò di stendermi. Avevo così paura che obbedii immediatamente, sdraiandomi. 

-Se sarai così intelligente da collaborare, non ti sarà fatto alcun male- mi intimò. Quelle parole erano taglienti come lame. -Sei qui per un compito, e dovrai portarlo a termine-. Ancora non sapevo di cosa stesse parlando, ero spaesata e traumatizzata da tutto ciò che mi stava accadendo. Non potevo crederci, non poteva essere vero.

Sentii la sua mano sulla mia gamba e subito l’istinto fu quella di ritrarla. Non l’avessi mai fatto. Mi strinse la caviglia dove ancora avevo i tagli procurati dalle corde, provocandomi un dolore insopportabile. Delle lacrime mi scesero sulle guance, un misto di dolore e paura. 

-Vedi cara, te l’avevo detto. Se sarai docile e collaborativa, non ti succederà nulla. Altrimenti…-

Appoggiò di nuovo la sua mano sulla mia gamba. Stetti immobile, lasciando che facesse quello che voleva. Lentamente risalì fino al mio ginocchio, proseguendo ancora più su. Andò sotto la leggera vestaglia con cui mi avevano vestita, e sussultai quando sentii le sue dita poggiarsi sulla mia intimità completamente nuda e glabra. Non mi era mai apparsa la peluria lì, ero ancora come una bambina. Sentivo i suoi occhi fissi su di me, mentre l’unico istinto che provavo era quello di piangere. Ad un certo punto, con un dito iniziò a percorrere lo spacco della mia fighetta, separando le labbra. Indossava dei guanti di pelle. Iniziai ad agitarmi.

-Shh, zitta, da brava- la sua voce mi terrificava. Aveva il potere di immobilizzarmi.

Il contatto del suo dito coperto dal guanto con la mia fighetta era strano, mai provato prima d’ora. Restavo immobile mentre lui continuava a passarlo ritmicamente sulla mia apertura. Ad un tratto sentii qualcosa, una nuova sensazione piacevole si stava impossessando di me senza che la controllassi. 

-Brava, così, lasciati andare, rilassati – mi abbandonai al suono di quelle parole. Ero stanca e in fondo quello che mi stava facendo non mi dispiaceva. Era come una carezza calda che mi veniva fatta intimamente. Mai nessuno mi aveva toccato in quel modo, nemmeno me stessa.

Sentii il dito scorrere più velocemente, come se fosse lubrificato, e più lo faceva e più mi lubrificavo. Portò il dito alle mie labbra, premendo. Lo accolsi in bocca e venni colpita da quello che era il sapore di un liquido dolce, delicato. Era il mio sapore.

Successivamente, mi tirò su la vestaglia fino al seno, facendomi diventare rossa dalla vergogna. Stava ammirando con sguardo voluttuoso il mio corpo. Ero piuttosto alta e snella, la mia pelle bianchissima e i capelli color castano chiaro. I miei occhi, venati di rosso per il lungo pianto, di color verde. Crescendo, il  mio seno si era sviluppato fino a raggiungere una terza taglia, soda e rotonda. Nel complesso, il corpo che quel generale si ritrovava davanti non lo lasciava indifferente. Di questo mi sentivo, soprendentemente, lusingata. Si levò i guanti e con delicatezza mi separò con le dita le labbra della mia fighetta. Avvicinò il volto e si fermò a qualche centimetro da essa, osservandola. Mi sentivo ribollire il sangue nel viso, stavo morendo di vergogna e volevo solamente potermi abbassare l’indumento che prima mi copriva.

-Bene, bene…sei ancora vergine, è stato un buon affare- quelle parole mi riempirono la mente di domande, dubbi tremendi. Iniziai a chiedermi che cosa ci facessi lì, quale fosse il mio scopo. Elaborai quello che finora mi era accaduto e impallidii.

Mentre ero ferma a pensare, il generale mi tenne aperta la fighetta con due dita della mano e, avvicinandosi ancor di più, vi posò in mezzo la lingua. Cercai di sottrarmi a quel tocco, ma venni subito punita con uno schiaffo in pieno volto. 

-Stai zitta, puttana!- mi urlò addosso. 

Iniziai a piangere in silenzio, mentre venivo violata da quel tocco. Passava la lingua piatta sulla mia apertura, lentamente, prendendosi il suo tempo. Si sistemò meglio fra le mie gambe, divaricandomi ancor di più le cosce e afferrandomele con entrambe le mani, tuffandosi ancor più dentro al mio pertugio. Dopo qualche lappata, sentii una sensazione di calore pervadermi il bassoventre, per poi arrivare su fino al mio volto. Mi piaceva, mi piaceva da impazzire. Con la punta della lingua aveva iniziato a solleticarmi il bottoncino, esposto e sensibile alle sue carezze. Non pensavo che da una semplice stimolazione si potesse provare così tanto piacere, avevo la vista annebbiata. Iniziai a bagnarmi sempre di più, gli ofrii il mio succo copioso mentre lui sembrava volerne sempre di più. Mi accorsi di ansimare dal piacere. Sentivo che stavo per esplodere, tutti i miei nervi erano tesi al raggiungimento del massimo godimento, ma poco prima lui si fermò, lasciandomi ansimante e insoddisfatta. Mi ritrovai, sconvolgendomi di me stessa, a desiderare che avesse continuato.

-Bene bene, abbiamo qui con noi una vera puttana. Ti è piaciuto zoccoletta, vero? Non c’è bisogno che rispondi, la tua figa era un lago. Solo le peggiori troie si bagnano così quando vengono toccate da uno sconosciuto- le sue parole erano tremende, ma anche vere. Mi ero eccitata per la prima volta in vita da mia sotto il tocco di un uomo, ed era stata una situazione meravigliosa. Se non per il fatto che in quel momento ero tenuta prigioniera, e davanti a me avevo il mio carnefice.

-Io ho il compito di prepararti al tuo sverginamento, che verrà compiuto dal mio Superiore quando egli vi riterrà pronta. In questi giorni di allenamento dovrai completamente sottostare al mio volere, fare tutto ciò che ti verrà richiesto, ubbedire docilmente ai miei ordini. Dovrò preparare la tua figa alla penetrazione, insieme al tuo culo e alla tua bocca.-

Il gelo mi pervase, non potevo credere alle mie orecchie. Il mio sverginamento? Ordini?

-Hai capito troia?!?- Volevo scappare, piangere…ma come avrei potuto?

-Sì…- emisi con un gemito di paura. Un altro schiaffo in pieno volto.

-Sì che cosa, zoccola! D’ora in poi dovrai rivolgerti a me dicendo sì Padrone! Capito?-

-Sì, Padrone-. In quel momento capii di aver perso la mia libertà, il mio corpo, la mia dignità.

-Molto bene, impari in fretta. Vediamo se hai capito fin da subito, forza, apri la bocca e mettiti in ginocchio davanti a me.-

Tremante, scesi dal letto e mi misi come lui aveva ordinato. Non capii che cosa mi stesse aspettando finchè non lo vidi armeggiare con la fibbia della cintura dei suoi pantaloni. Estrasse il suo cazzo, che sapevo essere grosso anche se non avevo ancor avuto mezzi di paragone. Era…bello. Scoprii in me una curiosità che in quella situazione mai avrei pensato di poter avere. Era lungo e di una grossa circonferenza, eretto, maestoso. Lo stavo ammirando. Si avvicinò e, mettendomi una mano dietro la nuca, mi spinse verso il suo membro eretto.

-Leccalo-

Provavo una vergogna immensa, mi sentivo sporca. Ma anche eccitata. Tirai fuori la lingua e iniziai a leccarlo sulla punta. Subito venni colpita da una strana sensazione. Il suo sapore mi piaceva, era buono, sapevo di stare assaggiando un uomo. Avvolsi la punta con la mia bocca, iniziando a succhiarla. Avevo perso ogni freno inibitore. La situazione era assurda, ma succhiare quel cazzo mi stava rilassando, facendomi dimenticare quello che avevo intorno. Sentii il generale emettere un gemito quando scoprii con la lingua che su quella punta liscia e morbida vi era in mezzo un piccolo solco, che iniziai a stuzzicare.

-Così piccolina, sù, continua così, sei brava…vedrai che ci divertiremo-. 

Mi sentivo una troia, come lui mi chiamava. Mi stava piacendo, quel cazzo era buonissimo da assaporare. L’avrei continuato a leccare per ore. Il generale fece un po’ di pressione dietro la mia nuca e mi spinse ancor di più sul suo cazzo, che scivolò nella mia bocca. Iniziarono a farmi male le mascelle, era enorme, non riuscivo a respirare.

-Rilassati piccolina, vedrai che ti piacerà, da brava, apri bene la bocca-.

Cercai in tutti i modi di rilassarmi il più possibile. Volevo…compiacerlo. Non avrei mai pensato di poter volere una cosa del genere. Fra le mie gambe sentivo un lago, gli umori mi erano colati sulle gambe e non pensavo ad altro che a quel meraviglioso cazzo che avevo la fortuna di avere in bocca e al servizio di lingua ricevuto poco prima.

Dopo qualche attimo, sentii le mie mascelle rilassarsi e (finalmente!) riuscii ad accogliere ancor di più quel membro nella mia bocca. Il generale ansimava sempre di più, mentre con la mano dettava il ritmo alla mia testa. Mi sentivo soffocare, ma non volevo demordere. Il cazzo mi arrivò dentro la gola, ormai la base di quella lunga verga sfiorava le mie labbra e più mi violava e più mi sentivo felice. Dopo qualche attimo, sentii un liquido caldo invadermi la gola. Il generale si fermò, ritraendo poco a poco il cazzo. Quel sapore era…diverso. Sapeva di uomo. Lo gustai facendolo scivolare sulla lingua e poi finendolo di ingoiare. Che cosa mi stava succedendo? Dovevo essere impazzita.

-Brava la mia puttanella. Hai una dote naturale per succhiare cazzi, il mio Superiore ne sarà contento. Ora devo andare, ma quando tornerò ti ripagherò per il lavoro ben eseguito-.

Si rimise il cazzo nei pantaloni, se li chiuse e se ne andò, lasciandomi sul pavimento. Sentii la porta che veniva chiusa a chiave. Non so perchè, ma mi sentii quasi vuota. Quello che avevo appena fatto superava di gran lunga ogni mia fantasia. Mi sentivo allo stesso tempo sporca e felice. Portai un dito all’entrata della mia vagina, e constatai che era bagnata all’inverosimile. Avevo goduto nel farmi violare. Il fatto che il mio imene era stato pagato per essere lacerato, mi donò un brivido di piacere che mi fece spaventare di me stessa. 

 

 

Era già sera quando sentii la porta della camera aprirsi. L’avevo intuito guardando fuori dalla piccola finestra con inferriate posta sopra al letto.

 

Entrò una donna, vestita in modo austero e con uno sguardo fisso verso di me. Portava tra le mani un piccolo vassoio con sopra una scodella e un bicchiere. Li posizionò ai piedi del letto.

 

– Mangia – mi ordinò.

 

Memore di cosa mi era successo precedentemente per aver disobbedito ad un ordine, mi avvicinai al vassoio e presi in mano la scodella con dentro una sorta di brodaglia. La donna che avevo davanti a me avrà avuto una trentina d’anni, aveva un volto bellissimo. Si sedette sulla sedia di fianco al mio letto, senza mai smettere di fissarmi.

 

Bevvi tutto il contenuto della scodella e svuotai anche il bicchiere. Dovevo recuperare le forze perse durante il viaggio. Ero ancora completamente nuda, e lo sguardo della donna mi turbava un poco, mentre si soffermava sui miei seni e sulla mia intimità glabra.

 

– Alzati, adesso -. Un altro ordine. Mi alzai in piedi, ora totalmente esposta ai suoi occhi.

 

Mi prese per un polso e mi fece girare. Mi fece aprire le gambe in modo osceno, sentivo le labbra della mia fighetta completamente separate. Non sapevo cosa aspettarmi.

 

Mi diede una serie di schiaffi sulle natiche, sempre più forti. Sopportai in silenzio, sperando che finisse presto. Subii ogni colpo senza emettere un solo suono. Tremai quando sentii dell’umido fra le gambe, non mi riconoscevo più. Speravo solo non se ne accorgesse, e parve essere così.

 

Dopo avermi torturato a dovere il culo, mi si parò davanti. Aveva un leggero ghigno sulle labbra.

 

– Vedo che il generale ti ha istruita per bene su come devi comportarti – mi disse. Ero ancora oscenamente aperta davanti a lei.

 

Si inginocchiò davanti a me, il suo viso esattamente di fronte alla mia fighetta. Speravo dovesse solo controllare la mia verginità.  Ero pronta a farmi ispezionare nuovamente, sarei stata docile e sottomessa come mi volevano. Mi sbagliavo.

 

Mi sferzò uno schiaffo anche sulla fighetta, ma questa volta mi lasciai uscire un gemito di dolore. Lei si guardò la mano. Aveva sopra una piccola traccia dei miei umori.

 

– Bene, bene. Mi avevano accennato quanto fossi troia, ma non immaginavo così tanto -. Mi vergognavo moltissimo, eppure sentivo che i miei umori non accennavano a smettere di fluire.

 

Poi, la donna fece una cosa che mi lasciò a bocca aperta. Mi afferrò i fianchi tenendoli ben fermi con le mani, e iniziò a leccarmi voracemente la figa. Ero paralizzata, immobile. Non avrei mai immaginato che una donna potesse fare una cosa del genere ad un’altra. Mi stava divorando le mie tenere labbra, mordendole e tirandole con violenza. Pensavo sarei caduta di lì a poco, ma ad un certo punto rallentò il ritmo. Iniziò a darmi lappate profonde e precise, ispezionando tutto il mio delicato pertugio da cima a fondo. Mi sciolsi sotto quel tocco e iniziai a gemere senza ritegno. Ormai ero un lago, e quella donna si stava abbeverando alla mia fonte. Sembrava piacerle moltissimo, succhiava tutto con estrema dolcezza, con particolare attenzione al mio sensibilissimo bottoncino.

 

– Sei davvero una troia schifosa! – mi urlò contro, alzandosi. Mi diede uno schiaffo in pieno volto, ma senza metterci troppa violenza. Mi portò vicino al letto, facendomi sdraiare a pancia in su.

 

– Spalanca le gambe, puttana -. Eseguii immediatamente. Iniziavo anch’io a pensare alla mia fighetta come uno strumento nelle loro mani. Dovevo fare come dicevano.

 

C’era una luce soffusa proveniente dalla lampada posta su quello che aveva la parvenza di essere un comodino. La prese e la mise sul letto, puntando la luce dritta sulla mia intimità. Iniziò a far roteare un dito sul mio bottoncino, provocandomi scariche di piacere per tutto il corpo. Oramai gemevo senza più pensarci.

 

– Qualcuno ti ha mai toccata così prima d’ora? – mi chiese, senza smettere quella tortura.

 

– S-s-sí, il generale- balbettai, in preda a una sensazione di piacere fortissima.

 

– E cosa ti ha fatto esattamente? – mi chiese, mentre mi separava le labbra con due dita.

 

– Anche il signor Padrone mi ha aperta così prima. Poi mi ha controllata bene per vedere che fossi vergine e mi ha leccata, e mi ha anche fatta mettere in ginocchio per leccare e succhiare il suo membro, facendomi ingoiare il suo seme -.

 

– Molto bene, vedo con piacere che hai già imparato a chiamarlo Padrone. Ti sta istruendo a dovere, vedrai che presto sarai pronta a perdere la verginità. Fa’ controllare anche a me…bene, molto bene…si vede chiaramente l’imene. Avrei quasi voglia di rompertelo io, con due dita, da quanto è invitante. Così, con una bella pressione… -. E mise la punta di due dita dentro la mia fighetta. Rabbrividii. Stavo per perdere la verginità per mano di una donna, con due dita spinte dentro, senza poterci fare nulla. Rimasi immobile.

 

La porta si aprì e sobbalzai per lo spavento. Entrò il generale. Ero quasi sollevata di vederlo. La donna ritrasse immediatamente le due dita dalla mia figa, guardandomi con uno sguardo micidiale, che intimava al silenzio.

 

– Vedo che avete fatto conoscenza, voi due. Troia, ti presento Elsa. Anche lei mi aiuterà a prepararti. Inteso? -.

 

– Sí, Padrone -.

 

– Elsa, portiamola in bagno, la cagna dev’essere lavata -. Tutti quegli insulti mi ferivano e mi facevano venire voglia di piangere. Li seguii verso il bagno.

 

Mentre la vasca si riempiva ed Elsa controllava l’acqua, il generale si tolse il cappotto e la giacca, tenendo su i guanti. Si sedette su di una sedia, facendomi segno di avvicinarmi. Mi fece sdraiare a pancia in giù sulle sue ginocchia, come una bambina da punire. E sapevo che sarebbe stato così. Solo non immaginavo come. Separò con forza le mie natiche, esponendo totalmente il mio buchetto ai suoi occhi. Tremavo. Ci sputò sopra due volte, coprendolo di saliva. Elsa ci osservava, io avevo il viso rivolto verso di lei. Era eccitata.

 

Sentii un tocco familiare roteare intorno al mio ano. Era un suo dito ricoperto dal guanto di pelle. Iniziai a singhiozzare. Uno schiaffo violentissimo sul culo mi tolse il fiato. Non disse niente, era stato sufficientemente chiaro. Decisi che gli avrei lasciato fare tutto ciò che voleva, non avrei opposto la minima resistenza. Anzi, l’avrei assecondato. Aprii le gambe esponendo anche la mia fighetta al suo sguardo, sperando che così non mi avrebbe più inflitto dolore.

 

– Come impara in fretta la nostra puttanella! – esclamò, dandomi un buffetto sul culo. Con un dito iniziò a passare tra le labbra ancora umide della mia fighetta, con una deliziosa pressione ad ogni passaggio. Iniziai a bagnarmi nuovamente.

 

– Vedi? Se sarai buona e docile ti faremo godere. Al contrario, ogni volta che opporrai resistenza, ti puniremo -. Chiarissimo. Mi sarei lasciata fare tutto ciò che volevano. Non avevo più intenzione di combattere.

 

Il tocco del suo dito guantato sulla mia fighetta era qualcosa di tremendamente eccitante. Restavo lì, sulle sue ginocchia, con gli occhi chiusi a godermi quel suo tocco così gentile eppure ruvido. Disegnava piccoli cerchi intorno alla mia apertura, passandoci poi in mezzo senza violenza, accarezzandomi le piccole labbra. Avrei voluto che non finisse mai. Poi, improvvisamente, iniziò a concentrare la sua attenzione sul mio ano. Ebbi un sussulto, ma mi ero ripromessa di lasciargli fare tutto ciò che voleva. Si tolse il guanto. Con il pollice continuò a roteare intorno al mio buchetto, che fino ad allora non era mai stato toccato. Provavo una strana sensazione, mentre la pressione si faceva sempre più forte. Ad un certo punto, sentii chiaramente la punta del dito entrarmi nel culo, facendomi spalancare gli occhi. Vidi Elsa a pochi centimetri da me, inginocchiata davanti alla scena, gli occhi fissi sul mio culo. Ero strettissima, pensavo che un solo millimetro in più mi avrebbe lacerato l’ano. 

 

– Brava piccolina, ora devi soltanto rilassarti e tutto sarà molto piacevole. Asseconda il mio dito e spingi, da brava -. Feci come mi aveva chiesto, e mentre spingevo, il generale infilò dentro al mio culo tutto il suo pollice. Mi tolse il fiato, subito provai un forte bruciore e il mio istinto mi diceva di sottrarmi a quella violenza, ma sapevo di non doverlo fare. Elsa mi accarezzò i capelli, tranquillizzandomi. Il generale roteò il suo dito dentro di me, e continuò così per un po’. Iniziai ad abituarmi un poco alla volta, e quando inserì un secondo dito, la penetrazione fu molto più facile. Ora muoveva le due dita su e giù, facendole quasi uscire per poi rificcarle dentro con forza. Mi stava piacendo, stavo godendo. Elsa mi separò ancor di più le gambe e iniziò a leccarmi la figa da dietro, mentre il generale continuava la penetrazione anale. Iniziai a gemere senza pudore, quel doppio trattamento mi stava portando alla pace dei sensi.

 

– Brava puttanella, godi! Ti piace eh? Lo sapevo che saresti stata all’altezza! Dimmi quanto ti piace! -.

 

– Moltissimo Padrone!-. Elsa nel frattempo continuava a lapparmi la figa.

 

– Pensa a quanto sarà bello quando ti ci infilerò dentro il mio cazzo! Ti sfonderò il culo! -. Se prima avrei rabbrividito, quell’affermazione mi fece raggiungere il mio primo orgasmo. Urlai di piacere e iniziai a tremare fortissimo sulle ginocchia del generale, ansimando mentre i miei muscoli si tendevano per poi rilassarsi. Elsa smise di leccarmi, passando due dita sulla mia figa per poi portarsele alla bocca e leccare i miei umori. Sentivo chiaramente l’erezione del generale contro la mia pancia, e ripensai a quanto era stato bello prenderlo in bocca e succhiarlo. 

 

 

 

Mi fecero alzare, ancora tremante, e mi fecero entrare nella vasca. Elsa si spogliò totalmente, lasciandomi a bocca aperta. Era bellissima, un fisico statuario con un seno abbondante e sodo, invitante. Aveva una peluria curata sulla fighetta, di colore castano chiaro, come i suoi capelli. La ammirai, e con me il generale. 

 

Elsa si mosse verso di me, ed entrò nella vasca. Oramai non provavo più pudore a farmi vedere nuda, ma condividere quello spazio con un’altra donna mi dava sensazioni contrastanti. Elsa mi prese per un polso e mi fece girare, così che con la mia schiena toccassi il suo petto. Sentivo il suo seno premuto contro di me, e mi eccitai ancor di più. Il generale ci guardava in piedi, la sua erezione era evidente sotto ai pantaloni. Elsa iniziò a lavarmi, accarezzandomi il corpo. Si soffermò molto sulla mia fighetta, pulendomela per bene, poi passò al mio altro buchetto, e mi sollevai un po’ per facilitarla. Mi insaponò per bene anche il seno, stringendolo forte con le mani e stuzzicandomi i capezzoli fino a farli diventare durissimi.

 

Il generale si aprì i pantaloni ed estrasse il suo membro, portandomelo davanti alla bocca. Senza esitare la aprii e lo accolsi nuovamente, iniziando a succhiarlo come avevo fatto prima. Vidi la sua espressione di piacere sul volto, e misi ancora più impegno per soddisfarlo. Lo pompavo con gusto, cercando di farlo arrivare fino in fondo alla mia gola, mentre Elsa continuava a torturarmi il clitoride. Prima di venire, il generale ritrasse il suo membro e dopo mezzo secondo, ricoprì me ed Elsa con abbondanti schizzi di sperma sul viso e sul seno.

 

– Puliscila -. Mi ordinò il generale. Mi girai per poter pulire Elsa, e presi un po’ di acqua tra le mani.

 

– Con la lingua -. Mi intimò nuovamente. Non avevo mai toccato una donna, e mi sentivo in imbarazzo. Decisi comunque di eseguire. Elsa mi fissava, aspettando il mio servizio. Mi avvicinai al suo volto e con la lingua sfiorai la sua guancia. Sentii subito il sapore di sperma. Dopo aver pulito il resto della faccia, mentre Elsa rimaneva immobile, dovevo passare alla sua bocca. Esitai un istante, non avrei mai pensato di dover fare una cosa simile. Con la lingua iniziai a lambire la sua bocca, delicatamente, cercando di pulirla al meglio. Le sue labbra erano morbide e carnose, invitanti. Ci passai sopra la lingua più del dovuto. Ad un certo punto, Elsa mi prese il viso tra le sue mani e iniziò a baciarmi. Sbarrai gli occhi, ero sconvolta. Sapevo che non era considerato normale che due donne si baciassero. Mi fece dischiudere la bocca e vi insinuò la sua lingua, intrecciandola alla mia. Capii il ritmo, e la assecondai.

 

Stavo provando sensazioni nuove tutte in un giorno, e tutte molto piacevoli. La sua lingua era sapiente e dolce, guidandomi in una danza erotica. D’istinto, la presi tra le mie labbra e la succhiai dolcemente, lentamente. La sentii sorridere. Mi prese gentilmente per i capelli e mi spostò la bocca sul suo seno.

 

Mi ritrovai davanti agli occhi due tette meravigliose, schizzate di sperma. Non capii più nulla e iniziai a leccarle e baciarle su ogni centimetro, gustandole sotto la lingua e stringendole con le mani. Le palpavo e me le infilavo in bocca, le mordevo, stringendo i capezzoli tra i denti. Elsa iniziò a gemere di piacere, mentre io mi avventavo come un animale sul suo corpo.

 

Improvvisamente, il generale ci separò e con una mano strattonò Elsa fuori dalla vasca. La fece sdraiare a pancia in su sul pavimento, e le fu subito sopra. Prese il suo cazzo con una mano e lo puntò sull’apertura della sua figa, penetrandola fino alle palle. Elsa urlò di piacere, mentre il generale iniziava a scoparla forsennatamente, dandole colpi che la facevano rimbalzare sul pavimento. Era un accoppiamento bestiale, tremendamente violento, e io osservavo la scena con la vista annebbiata dal piacere. Ero sconvolta da ciò che stavo guardando. Il generale stava pugnalando Elsa nella figa col suo cazzo, mentre quella urlava il suo piacere ad ogni affondo, incitandolo a fotterla. La mia figa era un lago, sentivo di stare per raggiungere un orgasmo anche senza nessuno che mi sfiorasse. Mi portai una mano alla figa e iniziai a masturbarmi velocemente, mentre il generale faceva salire Elsa sopra di lui. Ora lei era un’amazzone, fiera e bellissima. Iniziò a cavalcare il suo cazzo come fosse un oggetto, spingendo con colpi di reni ad ogni affondo. Iniziò a muoversi più velocemente, e io con lei. Diede tre colpi violenti, e venne urlando il suo piacere. Venni anch’io immediatamente dopo. Ancora non capivo cosa stessi provando, era troppo in una sola giornata.

 

Il generale continuò a scopare il corpo di Elsa, che ancora tremava su di lui per l’orgasmo appena provato. Spinse il suo cazzo dentro di lei per circa un minuto, per poi inondarle la figa di sperma. Rimanemmo tutti e tre ansimanti per un tempo indefinito.

 

– Leccale via lo sperma dalla figa -, mi ordinò il generale ad un certo punto. Avrei assaggiato una donna.

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