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Vita da cagnolina

By 3 Aprile 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Il piacere ha preso il posto della paura.
Della paura di essere vista da qualcuno mentre mi lascio scopare, come una prostituta, contro il muro della stradina buia sul retro del ristorante.
Dal piacere di essere sottomessa al mio uomo; il piacere di sentirmi usata e abusata da Franco; il piacere di sentire il suo membro duro che entra ed esce dal mio corpo; il piacere di farmi sbattere con violenza, di sentire i suoi colpi di bacino sbattermi forte tra le cosce.

Le sua mani immobilizzano le mie, il suo petto forte schiaccia il mio torace contro il muro e le sue gambe mantengono le mie cosce aperte per scoparmi brutalmente. Come sempre.
Mi ha completamente immobilizzata e non posso fare altro che lasciarlo fare e mugolare di piacere. Perché quello che subisco da lui, inaccettabile per molte altre donne, a me piace da impazzire. Aveva voglia di godere e, nel bel mezzo della cena e senza dirmi una sola parola, mi ha afferrata per un braccio, mi ha trascinata fuori dal locale per sbattermi contro un muro, dove gli &egrave stato sufficiente sollevarmi la minigonna, spostare appena le mutandine e scoparmi. Scoparmi con violenza.

Quello che subisco ogni giorno da lui non &egrave fare l’amore e, forse, non &egrave nemmeno sesso. I suoi forti colpi di bacino sembrano invece punizioni che infligge contro la mia vagina piena della sua virilità ed il mio clitoride che, ad ogni colpo, mi fa impazzire di piacere.
Sento che sta per venire, i suoi colpi sono sempre più violenti fino a sentire le contrazioni del suo cazzo che schizza tutto il suo piacere dentro di me. Mi lascio riempire del suo seme come una cagnolina che si lascia ingravidare dal capo branco ‘grazie tesoro, riempimi del tuo piacere, fammi tutto quello che vuoi’. Finalmente mi lascia ma sono costretta ad aggrapparmi a lui per non perdere l’equilibrio sui miei altissimi tacchi a spillo e rovinare a terra ‘tienimi amore mio, ti prego… ti amo… ti amo… ti amo.. ti amo tanto…’. Nemmeno mi ascolta, mi sfila via il pisello da dentro e, prima di rimetterlo nei pantaloni e chiudere la zip, lo pulisce sulla mia minigonna.

Finalmente riprendo un minimo di controllo e torno a rendermi conto che sono per strada praticamente mezza nuda. Una stradina buia e deserta ma pur sempre pubblica. Rimetto a posto le mutandine sapendo che, a breve, saranno zuppe per lo sperma che sta colando giù lentamente dalla passerina appena scopata. Poi tiro giù la minigonna coprendo la mia intimità e le cosce, fasciate dal ricamo sulla balza delle autoreggenti, appena in tempo per correre dietro a Franco che nel frattempo sta rientrando nel ristorante.

Appena torno a tavola gli sguardi degli altri commensali mi fanno capire che, probabilmente, hanno capito quello che abbiamo fatto, che Franco non &egrave uscito per fumare ma per scoparmi. O forse nemmeno l’immaginano ma il lieve senso di vergogna che provo e la fastidiosa sensazione dello sperma che cola giù verso le calze mi fanno sentire una troietta messa a nudo davanti a tutti.
Mentre riprendiamo la cena non penso più al suo seme tra le mie gambe come non penso alla gonna e alla sedia probabilmente già macchiate di sperma ma a come sono arrivata a questo, ad essere una troietta dominata e sottomessa da un maschio brutale e porco.

Avevo conosciuto Franco più di un anno fa e rimasi affascinata dalla sua bellezza e dal suo fisico atletico. Poi mi sorprese per la sua passionalità e per come era riuscito subito a portarmi a letto. Nonostante fosse un po’ rozzo e culturalmente così diverso da me, non riuscivo a staccarmi da lui per come mi faceva sentire (e mi fa sentire tutt’ora) una donna, la Sua donna. I suoi modi brutali e maschilisti me lo rendevano odioso ed insopportabile ma, nello stesso tempo, mi portarono ad uno stato di eccitazione che non avevo mai provato con nessun altro uomo fino a provare continui orgasmi ogni volta che mi sbatteva al muro per scoparmi. Non credevo che fosse possibile godere così tanto tra le braccia di un uomo e ne diventai ovviamente dipendente. Franco &egrave riuscito a tirare fuori la mia vera natura di femmina o, forse &egrave più corretto dire, di Troia.

Prima di conoscerlo credevo di essere una donna come tante, che godeva soprattutto se stimolata sul clitoride e con una lieve predilezione per uomini forti e risoluti.
Con lui invece ho scoperto che mi piace essere dominata e sottomessa e che, se costretta, &egrave bellissimo far godere un maschio tra le labbra e che &egrave bellissimo concedere anche il sederino, rimasto vergine per troppi anni, se montata a dovere da un vero uomo.

Ovviamente Franco, per quanto rozzo ed ignorante, non ci mise molto a capire quanto mi piacesse essere sottomessa da un maschio e diventò sempre più brutale con me, prima solo a letto e poi lentamente nella vita di tutti i giorni.

Le iniziali cortesie e galanterie nei miei confronti furono ben presto sostituite da ordini sempre più decisi fino a trasformarmi nella sua troietta da monta, la sua cagnolina che si sente felice ed appagata solo quando riesce, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, a far godere il suo maschio incontentabile. Perché &egrave davvero incontentabile, nonostante il nostro rapporto ormai consolidato, continuiamo ad essere due animali da sesso; ogni volta che lo vedo arrivare non posso fare altro che bagnare le mutandine di eccitazione sapendo bene che presto mi salterà addosso per darmi la mia agognata razione di cazzo.

Per essere la sua puttana mi ha costretta a modificare anche il mio modo di essere e di presentarmi: sono sempre curatissima, per lui vado ogni settimana dal parrucchiere e dall’estetista e soprattutto indosso sempre lingerie con perizoma, tacchi a spillo, minigonne, autoreggenti o calze con reggicalze o giarrettiere. Vuole che la mia passerina sia sempre disponibile e pronta per essere penetrata senza dovermi prima spogliare.
Questa &egrave una lezione che ormai ho imparato bene anche se non fu semplicissimo nei primi mesi del nostro rapporto.

Una delle nostre prime uscite insieme mi presentai con un elegante tailleur con la gonna sotto il ginocchio e scarpe basse ma a Franco non piacque affatto ‘esci con me per farti scopare o per fare la prima comunione?’ ‘Tesoro, ti prego… non posso vestirmi come una prostituta di domenica pomeriggio…’ ‘No, non ti vesti da prostituta. Tu sei una Troia e devi vestirti solo come più mi eccita. Vatti subito a cambiare e senza farmi aspettare’ ‘scusami amore, vado subito’ ‘E metti delle scarpe da donna. Non me ne frega nulla della moda, vederti con i tacchi a spillo me lo fa diventare duro e porta la tua fighetta all’altezza giusta per farti scopare quando ne ho voglia’.

Purtroppo non imparai subito la lezione e ne pagai le conseguenze in due occasioni nei mesi successivi.
Nel primo caso commisi l’errore di indossare dei collant. Mi aveva regalato una minigonna talmente corta che non copriva la balza delle autoreggenti o i gancetti del reggicalze. Pensai che, considerando che eravamo ancora in inverno, l’unico modo di indossarla, senza sembrare scappata da un bordello, fosse mettere dei collant.
Franco non disse nulla e mi portò al cinema. Appena spente le luci in sala, come da abitudine, mi infilò le mani sotto la gonna per frugarmi nelle mutandine. Constatando che i collant gli negavano l’accesso alla mia farfallina, senza porsi il minimo problema me li strappo con violenza. Il resto del film lo vidi, come sempre, con le sue mani tra le cosce a regalarmi orgasmi continui. Il problema lo ebbi dopo il cinema quando fui costretta ad andare in giro e poi a cena fuori, con le calze strappate e i brandelli di nylon ben in vista che pendevano sotto la gonna e parte delle cosce praticamente nude. Franco fece finta di niente e ignorò la vergogna che stavo provando; solo a fine serata, mentre mi sodomizzava sul cofano della macchina, mi fece capire il mio errore ‘la tua figa deve essere sempre a mia disposizione, hai capito Troia?’ ‘ah… mmm… sii… Scusa… ahhh’
‘Sei fortunata che ti voglio bene, che sei la mia donna, altrimenti ti avrei strappato anche la gonna e ti avrei mandata in giro con il culo di fuori’. Mentre mi innaffiava la faccia con il suo seme chiesi il suo perdono inginocchiandomi a baciargli il sesso ‘ho capito… ti prego… perdonami amore… da oggi lascerò sempre la mia patatina nuda per assecondare ogni tuo capriccio… ho capito…’

Invece non avevo ancora capito. Qualche mese dopo, arrivata l’estate, pensai di eccitarlo vestendomi in modo davvero audace per una gita vicino il mare. Volevo esagerare e, approfittando del mio fisico magro e slanciato, indossai un reggiseno con push up per valorizzare il mio seno sodo ma non grandissimo, una magliettina rosa attillata e corta sopra l’ombellico e sotto dei pantaloni bianchi talmente aderenti che lasciavano chiaramente intuire lo spacco della patatina tra le cosce e il ricamo delle mutandine. Erano in pratica poco più spessi di un paio di collant e, indossati su sandali bianchi con tacchi da 12 cm, mi rendevano incredibilmente sexy. Una via di mezzo tra il provocante e l’oltraggio al pudore pubblico.

Nonostante l’imbarazzo che provavo ad uscire vestita in quel modo, morivo dalla voglia di mostrarmi a lui ed eccitarlo. Ero certa di ricevere i suoi complimenti e che avrei iniziato la giornata prendendoglielo subito in bocca appena salita nella sua auto.
Invece Franco rimase freddo ed impassibile facendomi subito capire il mio errore: non indossavo la gonna e la mia fighetta non era immediatamente accessibile alle sue voglie. Non disse nulla e mi portò in una località di mare molto carina. Facemmo un aperitivo vicino alla spiaggia bevendo due birre a cui non ero molto abituata, poi andammo a pranzo dove lui ordinò altre due birre medie.
Non capivo quest’improvviso suo amore per la birra fino a quando, prima di iniziare a pranzare, mi scusai con lui per alzarmi da tavola ed andare in bagno ‘no tesoro, non ci puoi andare. Se io non posso toccare la tua fighetta, non la puoi usare nemmeno tu, in bagno non ci puoi andare’
Rimasi senza parole ‘dai troietta, finisci la tua birra che dopo ne ordino un’altra’.
Mi costrinse a bere due birre medie e un’intera bottiglia d’acqua e poi mi portò a passeggiare in una vicina pineta.
Ovviamente le tre birre e l’acqua bevuta avevano fatto tutto il loro effetto e me la stavo per fare sotto. Non riuscivo più a camminare per il dolore alla vescica ed ero stremata dallo sforzo che facevo per trattenermi ‘Franco, ti supplico… perdonami… ho capito il mio errore… puniscimi come vuoi… riportami a casa nuda… ti prego lasciami liberare…’

Franco trovò un angolo della pineta deserto e si accomodò su una panchina dove si accese un sigaro e mi chiese di restare in piedi davanti a lui ‘ok troietta, ora puoi liberarti’. Piena di vergogna capii che dovevo farla davanti ai suoi occhi e portai le mani sui pantaloni per abbassarli ma Franco non me lo permise ‘ho detto che puoi pisciare, non che puoi spogliarti. Se vuoi falla in piedi qui di fronte a me oppure andiamo via’.
Non riuscivo a credere che voleva farmela fare addosso! Ero stata una stupida ad indossare dei pantaloni ma mi sembrava un’umiliazione eccessiva.
Purtroppo la mia vescica era talmente piena che il breve rilassamento, dovuto a quello che credevo fosse il suo consenso, mi fu fatale: mi scappo un lungo getto di pipì che inzuppò le mutandine ed i pantaloni tra le cosce. L’immediato senso di benessere provato e la consapevolezza che ormai il danno era fatto, mi portò a completare quello che avevo iniziato. Mi rilassai completamente lasciando che un lungo e potente getto di pipì mi colasse giù lungo le gambe appena divaricate formando una piccola pozzanghera ai miei piedi. Scoppiai a piangere per la vergogna e l’umiliazione che provavo di fronte al mio uomo che, comodamente seduto sulla panchina, sorrideva e fumava tranquillamente mentre io me la facevo sotto come una neonata.

Sembrava che non finisse più, la stoffa leggera dei pantaloni era completamente zuppa dell’urina che continuava a zampillare tra le mie gambe fino a bagnarmi i sandali e le dita dei piedi.
La sentivo scorrere in tanti rivoli lungo le cosce, le ginocchia, le gambe, le caviglie e i piedi ammantandomi di calore e del suo schifoso ed inconfondibile odore.
Senza mai smettere di piangere, finii di farmela tutta addosso e mi ritrovai con i pantaloni completamente zuppi che continuavano a gocciolare pipì e i piedi immersi in una schifosa pozzanghera.

Chiesi singhiozzando ‘Adesso che faccio?’, ‘Nulla, non posso mica farti salire in macchina in quello stato, andiamo a passeggiare sul lungomare finché non ti asciughi. Intanto inginocchiarsi ai miei piedi per ciucciarmelo che, in quelle condizioni, mi fa schifo scoparti come meriti’. Ovviamente obbedii al suo volere e lo fece godere tra le mie labbra per poi alzarmi e rendermi conto che i pantaloni bagnati erano diventati completamente trasparenti mettendo in mostra il perizoma, il sederino e la farfallina. Era poi facilmente visibile il ciuffetto di peli neri sopra il monte di Venere perché, già dall’epoca, su esplicita richiesta di Franco lascio la mia patatina completamente depilata eccetto un piccolo triangolino di peli sul pube.
Fui costretta a camminare, in quelle condizioni penose, per qualche ora e solo in serata Franco mi permise di risalire sulla sua auto e riportarmi a casa per lavarmi e per farmi finalmente scopare più volte come una cagna in calore..

Da quel giorno imparai la lezione, posso indossare minigonne più o meno lunghe ma, in qualsiasi momento dovessi incontrare Franco, la mia farfallina &egrave sempre a sua totale disposizione. Gli basta infilare la mano sotto la mia gonna per trovarla coperta solo da una sottile striscia di pizzo facile da spostare per penetrarmi con le dita o, meglio, con il suo bellissimo pisello eccitato.

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