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Racconti Erotici Etero

WEEKEND BOLLENTE SULLE COSTE CALABRESI – I parte

By 7 Marzo 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

WEEKEND BOLLENTE SULLE COSTE CALABRESI ‘ I parte

‘Oddio la crema abbronzante, il borsone da mare, e poi i costumi, dove sono i costumi? Mammaaaaa! Dove hai messo i miei bikini?’. Corro per casa. Sto facendo la valigia e sono in fibrillazione. Per me potrebbe essere arrivato ‘quel momento’. quello in cui mi farò Lavinia, la mia amica più bella. Mi ha chiamata ieri e mi ha invitata a passare qualche giornata insieme al mare, nella sua villetta affacciata direttamente sulle acque dello Ionio. Ho sempre voluto visitare la Calabria. Nelle foto &egrave uno spettacolo, sabbia candida e mare azzurro e schiumoso. E un sole che brucia. Nulla a che vedere con il mio pezzetto di mare di Fregene. Che amo da morire, ma che, diciamolo, non &egrave certo splendido come quello del Sud.
Mi sto preparando con un’ansia leggera, consapevole che in questo weekend mi giocherò una carta importante. Quella della seduzione con un’altra donna. Devo essere sensualissima senza mai cadere nella volgarità. E non devo spaventarla. Lavinia ha una sorta di blocco verso il sesso, e poi &egrave una persona di classe, educata e raffinata. Anche qui non devo ‘toppare’, so che le piacciono le buone maniere.
Scelgo abiti soft ma mi scateno con l’intimo: sottovesti candide ma trasparenti. Lingerie di pizzo bianco o crema. Niente nero, niente perizomi. Ho un piano, voglio che cada tra le mie braccia. La voglio come non mai. Ci siamo frequentate parecchio, nell’ultimo mese. Mentre andavo scopazzando qua e là, ma senza mai dirglielo ‘ in una ventina di giorni mi sono fatta un impiegato delle poste, un calciatore, un professore di latino, un ragazzo conosciuto in discoteca, un elettricista e un avvocato -, ci siamo viste, o almeno telefonate, tutti i giorni. Mi ha raccontato molto di sé, a cominciare dal trauma che l’ha segnata, quando, verso i 13 anni, un collega di suo padre la molestò. Mi ha detto della sua difficile ripresa, del primo ragazzino che l’ha baciata, due anni dopo. Del loro amore puro e bellissimo, durato cinque anni. Del difficile rapporto con il sesso, comunque, consumato in fretta e ogni volta, sempre, con l’idea di star facendo qualcosa di ‘sporco’. E poi, la decisione del suo fidanzato di chiudere un rapporto che non lo stimolava abbastanza.
Ma Lavinia mi ha detto anche altro. Mi ha parlato dei suoi sogni e dei suoi progetti per il futuro. Della sua passione per l’economia e dell’ambizione di andare, dopo la laurea, a fare un master negli Usa.
Oggi conosco tutto di lei, dall’amore per il ballo alla smodata passione per il cioccolato. e amo la sua dolcezza, la sua bellezza delicata, il suo sorriso buono. Potrei innamorarmi, di Lavinia. Ma per ora non ci penso: ho in mente solo una cosa. Portarla nel mio letto. Toccarla e farla godere, e godere di lei.
E’ con questo desiderio in testa che il mattino dopo mi infilo nella sua Bmw decappottabile. Destinazione mare. Io son vestita da perfetta turista: canotta bianca, jeans alla pescatora, una fascia larga, sempre bianca, che tiene a posto i miei riccioli, grandi occhiali da sole. La mia amica indossa un tubino arancione pallido, senza maniche. Ha i capelli legati in una treccia morbida. Minuscoli orecchini di perle, sandali bassi, bianchi. E io l’adoro. I suoi grandi occhi blu sono nascosti da lenti da sole dalla piccola montatura di celluloide nera, un po’ da gattina, con le punte in su. Sembra una ragazza anni Cinquanta: glie lo dico e lei ride, poi mi sfiora un braccio e io ho un brivido. Devo avere questa donna.
Viaggiamo per sei ore, fermandoci spesso per andare in bagno, prendere un caff&egrave, sgranchirci le gambe.
Arriviamo in Calabria che sono le quattro di pomeriggio. Il sole &egrave alto, bollente, e di una luce bianca che mi acceca. L’ultimo tratto di viaggio lo facciamo con il tettuccio scoperto e i capelli al vento, ridendo come due ragazzine. Ad un certo punto imbocchiamo un tratturo, che ci conduce a casa di Lavinia. Una villa in stile vagamente coloniale, nei pressi di Capo Rizzuto. Passiamo il cancello che lei richiude alle nostre spalle con il telecomando. Attraversiamo un piccolo boschetto, di alberi bassi e cespugli, non troppo curato.
Lasciamo i bagagli, poi Lavinia mi prende per mano e mi conduce verso una porta-finestra. Resto senza fiato per la bellezza dello spettacolo naturale: di fronte a me, il mare, di un turchese trasparente, una sabbia chiarissima, qualche scoglio perlato qua e là.
Usciamo: c’&egrave una brezza leggerissima. La casa &egrave a 200 metri dal mare, basta scendere quattro gradini di pietra e si &egrave già in spiaggia. Comincia adesso il mio weekend con Lavinia, mentre sono con lei davanti a questo fantastico paesaggio naturale e sogno di fare l’amore con lei.
Nel pomeriggio riposiamo un po’. La mia camera &egrave vicina alla sua, entrambe sono arredate con il gusto raffinato-rustico delle case sul mare: mobili in legno grezzo, tessuti e tendaggi in lino chiaro, qualche poltrona in midollino. Nell’aria aleggia il profumo del mare, l’ambiente &egrave fresco, rilassante.
Dopo il riposino, passeggiamo sulla spiaggia, chiacchierando. Lavinia &egrave un po’ giù di corda, io la faccio sfogare, poi mi avvicino a lei e l’allaccio a me per la vita. Lei mi poggia la testa nell’incavo della spalla, sento il suo seno che preme contro il mio corpo. Sensazione fantastica, ma non voglio spingere sull’acceleratore: ci proverò quando sarà il momento.
La sera stessa usciamo a cena. Ristorante di pesce, ci ingozziamo di crostacei. Lei &egrave uno splendore, indossa un top azzurro scollatissimo che le mette in mostra i seni, magnifici e tondi, che sto imparando a conoscere ma dei quali vorrei sentire i contorni con le dita. Mentre mangiamo e beviamo vino bianco, ogni tanto arriva qualche folata di vento. ‘Fa freddino’, osserva Lavinia, rabbrividendo. Sotto la maglina sottile del top, i capezzoli si rizzano: sono lunghi almeno un centimetro, mi sembra, e io sento un calore improvviso nel sesso e le mie mutandine si bagnano. Trattengo a stento la voglia di allungare la mano sul tavolo e sfiorarle quel seno divino, ma non voglio bruciare i tempi.
Stasera la infiammerò con le mie carezze, ma non farò una mossa di più. Dev’esser lei a cercarmi. Ho deciso.
Dopo cena, torniamo a casa, siamo stanche e vogliamo andar presto a riposare. Mentre Lavinia conserva la spesa che abbiamo fatto in un piccolo negozietto lì vicino, io la stringo da dietro per la vita e le do un bacio sul collo, alitandole: ‘Grazie amica mia, mi stai regalando una bella vacanza. Sei un tesoro’, e poi, come per caso, mentre ritiro le braccia, indugio con una mano sul suo seno. Faccio finta di nulla; lei &egrave turbata ma finge indifferenza anche lei.
Ci prepariamo per la notte. Io attendo che sia lei a venirmi a salutare: mi stendo perciò sul letto in modo languido, sciolgo i capelli. Addosso ho un minuscolo baby doll di raso bianco con sotto uno slip color carne, trasparente. Quando entra, Lavinia si ferma per un attimo. Io le sorrido morbida e indico il posto accanto al mio. ‘Vieni qui’, le dico. Parliamo un po’, alla luce solo del mio abat-jour. Stringo le cosce per non far uscire gli umori che sgorgano abbondanti dalla mia fica: il profumo di Lavinia, la sua pelle delicata, i suoi capelli così vicini a me, mi eccitano da morire. Glie li accarezzo un po’. ‘Come sono soffici’, mormoro, tirandoglieli leggermente. L’accarezzo alla base del collo. ‘Dai fammeli toccare ancora ‘ chiedo, da vera seduttrice ‘ sono così diversi dai miei, ricci e scuri! Questi son morbidi, lisci’. E così dicendo le massaggio il cuoio capelluto, le sfioro le orecchie. Lei &egrave turbata ma non si muove, non se ne va. Indossa una camicia da notte rosa a fiorellini, e mentre le tocco la testa intravedo di nuovo i suoi capezzoli ingrandirsi. Mi lecco le labbra. Ma la lascio andare: anzi, son io a mandarla via. ‘Sono stanca Lavinia, ti spiace se continuiamo a chiacchierare domani?’. Lei &egrave quasi imbarazzata mentre se ne va, chiede scusa e io resisto alla tentazione di buttarmi su di lei e baciarla sulla bocca morbida.
Quando esce, mi masturbo furiosamente per placare il mio desiderio, poi mi addormento di botto.
Il mattino dopo mi sveglio prestissimo. Non mi &egrave mai stato facile dormire bene in case non mie. La villa &egrave immersa nel silenzio. Passo dal bagno, mi lavo, indosso già il costume. Vado in cucina, e mangio uno yogurt alle fragole ammirando il fantastico panorama. Dopo, mi lego il pareo alla vita e scendo in spiaggia. L’aria frizzantina mi solletica la pelle, il sole &egrave già forte. Eppure sono appena le 9. Cammino lentamente, aspirando l’odore del mare. E’ splendido star qui. Mi metto a pensare a Lavinia, ai suoi capezzoli rigidi di ieri sera. Mi bagno di nuovo e mi sale la voglia di lei. Me ne sto così, tranquilla seduta su uno scoglio, immersa nei miei pensieri, e sento rumore di passi. Arrivano da non troppo lontani: 200, 250 metri da qui. C’&egrave qualcuno, un uomo. Eccolo, &egrave un ragazzo, sta facendo footing. Corre verso di me e io lo guardo arrivare. Anche lui mi guarda, curioso. E’ bello, almeno così sembra. Alto, moro, atletico. Corre ancora e davanti a me si ferma, ansimando. E’ sudatissimo e bellissimo. Si flette e si mette le mani sulle cosce. Non posso fare a meno di ammirarle. Sono abbronzate e muscolose, lucide di sudore. Ha una maglia grigia madida, un pantaloncino nero. Alza la testa verso di me, ancora toccandosi i muscoli. ‘Ciao ‘ mi fa, e io mi accorgo che &egrave splendido, ha occhi neri come il carbone, un ciuffo scuro che gli ricade sulla fronte, un viso molto maschio ‘ chi sei?’.
Lo fisso e quasi mi irrita per la sua domanda.
‘Perché vuoi saperlo?’ dico.
‘Perché abito qui vicino e non ti ho mai vista’, risponde.
‘Oh, scusami ‘ faccio io -, piacere, sono Vera. Sono ospite di Lavinia. La conosci?’
‘Certo, la piccola dei Grossetani. Come no? E che fate di bello?’
Parlando si &egrave seduto, ora sta facendo stretching e sento il suo odore penetrante, vedo i suoi muscoli ben modellati sotto la pelle scura e tesa. Gran bel pezzo di maschio. Decido all’istante: me lo faccio. Son qui per sedurre Lavinia, &egrave vero’ma un bel diversivo non può far che bene al mio eros.
Mi siedo accanto a lui sulla battigia. ‘Siamo arrivate ieri e non abbiamo ancora fatto granch&egrave. Che c’&egrave di bello qui, da fare?’, e la mia battuta &egrave a doppio senso, anche perché la pronuncio con voce sensuale, roca, infilandomi un dito sotto il reggiseno, facendo finta di aggiustarmelo un po’.
Vedo il suo sguardo seguire la mia mano. ‘C’&egrave un sacco di mare come vedi ‘ risponde ‘ e si può correre, nuotare, fare diving e vela. E ci si abbronza, pure, e si diventa più belli. Non che tu ne abbia bisogno’, e ride, mostrandomi una chiostra di denti regolari e bianchissimi.
Io mi tolgo il pareo e mi stendo a metà sulla sabbia calda, puntandovi i gomiti e tirando in su il seno.
‘Siam qui, così vicini ‘ dico ‘ e non mi hai detto il tuo nome’.
‘Mi chiamo Domenico, scusa’, e si stende accanto a me.
Parliamo un po’, lui mi racconta di sé, studente in Medicina, in vacanza dopo l’ultimo esame sfiancante. E’ di Reggio Calabria, ma l’accento l’aveva già tradito. Mi chiede di dove sono, cosa faccio, in che zona di Roma abito. Ride spesso, e anche io.
La sua pelle sudata sfiora la mia, il suo braccio &egrave un fascio di muscoli e io sono eccitata.
‘Ti spiace se tolgo il reggiseno? – gli chiedo -, vorrei prendere un po’ di tintarella integrale e questo mi sembra il posto ideale’.
Lui risponde che ovviamente non c’&egrave problema, e io, con movimenti lentissimi, slaccio il pezzo di sopra del costume e lo poggio sulla sabbia. Mi stendo sul mio pareo, per evitare che la sabbia si infili tra i miei capelli. Sono consapevole del fatto che ho i capezzoli tesi, perch&egrave la vicinanza di Domenico mi eccita tantissimo, ma faccio l’indifferente.
Lui &egrave immobile vicino a me, mi guarda, anche con gli occhi chiusi sento il suo sguardo su di me.
Dopo poco mi fa: ‘Senti, ma non avevi detto tintarella integrale?. Hai ancora il pezzo di sotto, che integrale &egrave?’
‘Hai ragione ‘ rispondo ‘ se per te non &egrave un problema mi toglierei anche lo slip’.
Lui deglutisce, vedo la sua fronte imperlarsi di sudore mentre mi sciolgo i laccetti del triangolo nero. Prima uno, poi l’altro, lenta, tormentosa. Il mio cespuglio nero esce all’improvviso e lo vedo fermarsi incantato a fissarlo, senza più parole. Il solito effetto ‘stendi-uomo’ della mia bella fichetta.
Mi rimetto giù di nuovo ma ora &egrave Domenico ad alzarsi, si solleva su un braccio e mi guarda fisso, facendomi ombra col suo corpo. Riapro gli occhi. ‘C’&egrave qualcosa che non va?’, domando.
‘No ‘ risponde lui ‘ &egrave che’.non ne avevo mai vista una così’. Franco, diretto. Mi piace sempre di più.
‘Così come?’
‘Così pelosa e nera. Di solito le ragazze se la depilano, se non tutta, almeno ai lati, perché credono che a noi maschietti il pelo non piaccia. Invece io lo adoro, e così molti miei amici’.
Io ridacchio ma non dico nulla.
‘Me li fai toccare?’, chiede ad un certo punto, sfacciato.
Dico di sì. sono fradicia e non vedo l’ora che lui mi metta le mani addosso, in qualunque modo. Così, mi accarezza i peli della fica, come se accarezzasse un gatto: delicato, gentile.
‘Sono bagnati’, commenta.
‘Eh già – faccio io ‘ chissà perché’.
‘Ti faccio questo effetto?’, chiede lui con voce roca, muovendo le dita sul mio sesso.
‘Anche peggio’, rispondo, a stento, perché l’eccitazione mi spezza la voce.
Domenico all’improvviso si stende su di me, sento il suo peso addosso. In un attimo si toglie la maglia, e finalmente lo tocco. Il suo torace &egrave largo, un fascio di muscoli, tartaruga addominale compresa. Mai visto un uomo più bello di questo. Mi bacia. La sua lingua esplora la mia bocca, &egrave una lama infuocata. Sento un piacere enorme, il suo corpo così vicino mi infiamma, le sue labbra e la sua lingua sono esperte. ‘Ma che bella l’amichetta di Lavinia’, mormora, mentre mi bacia profondamente. Intanto mi ha preso i seni tra le mani. Li massaggia dolcemente, strofinando i capezzoli con le dita. Mi lecca il collo e scende, li prende in bocca, uno alla volta. E’ bravo, non devo essere la sola caduta all’improvviso tra le sue braccia. Sento il suo pene rigido che preme sotto il pantaloncino, ma lui non lo tira fuori. Ogni tanto sussurra: ‘Sei una porca. L’amichetta di Lavinia &egrave una porca’. Continua ad accarezzarmi il seno, stuzzicandomi i capezzoli con la lingua. Le sue mani compiono una pressione circolare sulla mia carne, molto eccitante. Mi sento bagnatissima e apro le gambe, ma lui sembra non volermi ancora prendere. Muove i lombi su di me, facendomi sentire la sua protuberanza sul monte di Venere. Mi eccito sempre di più, ma lui &egrave una vecchia volpe, sa come farmi impazzire. Con la lingua scende ancora, si ferma sull’ombelico, poi più giù, seguendo la leggerissima linea di peluria scura che lo ‘aggancia’ al pube. Sono calda e pronta, apro le cosce al passaggio di quella lingua esperta. Lui arriva, si ferma. Mi guarda la vulva e mi separa le labbra con due dita, per godere la vista di questo fiore grande e scuro, aperto. Infila dentro un dito, lo ritira fuori. ‘Guarda come &egrave lucido ‘ mi dice ‘ sono i tuoi umori, le tue voglie’.
Rimette dentro il dito, e ogni volta lo ritira fuori, sempre più bagnato, ed ogni volta il passaggio &egrave più facile, perché io mi apro sempre più. ‘Sei una porca’, continua a dirmi. Vorrei che mi leccasse ma non sembra intenzionato a farlo. Noto che gli piace guardare i miei peli che si bagnano con il mio miele: &egrave lui stesso che lo prende dalla fica e me lo deposita sul pelo. Il suo dito fa un po’ da ‘trasportatore’ del mio nettare appiccicoso e bianco. E io sono sempre più vogliosa, la mia fica dilatata si apre e si chiude da sola, ormai, tentando di serrare il suo dito impertinente. Finch&egrave lui stesso non ce la fa più, e senza indugio, ad un certo punto, si solleva, mi appoggia le mani sull’interno coscia e si spinge dentro di me. Due, tre botte profonde, fino a toccare il fondo della vagina. Poi esce, me lo mette in mano. E’ un cazzo splendido, caldo e pesante. ‘Fammi una sega, porcona ‘ ordina -. Tu mi fai diventare porco’. Lo masturbo. Lui si stende accanto a me, di lato, e si lascia masturbare. Tendo la pelle con gran delicatezza, mentre con la punta delle dita stuzzico la cappella. ‘Non fare così che sborro subito’, mi consiglia lui.
Cambio tattica: non posso rischiare che lui venga senza avermi soddisfatta. Lo masturbo con dolcezza, ma senza mai arrivare troppo su. Domenico chiude gli occhi, godendo di ogni mia carezza. Gli prendo le palle in mano, le accarezzo. Poi scendo verso di lui: lecco il glande, poi vado lungo il pene, fino alla base, con la punta della lingua, e poi risalgo. Una, due, tre volte. Infine mi dedico alle palle: piene, tonde, con un sacco di peli neri. Domenico &egrave eccitatissimo, lo sento ansimare, vedo il suo torace che si alza e si abbassa. Alla fine mi afferra per la vita e mi mette giù, e sale su di me e mi penetra. Mi sento invasa da una scossa: godo quasi subito, urlando. Lui mi scopa a più non posso, tirandomi i capelli e leccandomi il seno e il collo. Il suo cazzo mi riempie, lo spinge a più non posso dentro di me, &egrave uno stantuffo bollente che sembra voglia sfondarmi la fica. Ogni tanto sente l’orgasmo arrivare e si ferma, ansante. ‘Stringimi i coglioni, stringimi i coglioni’, implora. Io lo faccio, e lui dopo poco riprende a sbattermi, sempre più potente e vigoroso. Ho la fica in fiamme, un po’ per il piacere, un po’ per la violenza di questa scopata. Domenico mi mette le mani sulle chiappe e scende verso il mio buchino. Mi infila dentro il medio e senza neanche chiedermi il permesso comincia a scoparmi il culo, mentre mi chiava dal davanti. Ho lui dentro, davanti e da dietro, mi sento una trioa vogliosa, non penso più a Lavinia, solo a godere di questa scopata grandiosa. Con l’altra mano, Domenico cerca il mio sesso e mi mette un dito sul clitoride. Mossa perfetta: sento il piacere che si impossessa di me, questo ragazzo sembra aver cento mai e cento cazzi, comincio a godere come una vacca, apro le cosce a più non posso e urlo, urlo il mio piacere, mentre lui continua a sditalinarmi fica e culo.
Quando finisco di godere, esce da me e mi porge il suo uccello bagnato. Mi chino su di lui e gli faccio una pompa sexissima, per restituirgli il piacere straordinario che mi ha appena donato. Succhio come un’ossessa slinguazzandogli il glande, insistendo sul frenulo. Mi interrompo ogni tanto per dirgli: ‘Mi hai chiavata benissimo. Sei un porco. Un porco. Che scopata fantastica, hai un cazzo enorme’. Lo eccito, lo incoraggio a venire, e il suo cazzo diventa sempre più duro e grosso nella mia bocca, e alla fine gode, con un sospiro lungo. Sento lo sperma che mi inonda la bocca e la lingua, un liquido caldo e delizioso che ingoio con immenso piacere. Non mi sono mai divertita tanto a fare una pompa, e glie lo dico.
Mentre si stende, abbracciandomi e strizzandomi un capezzolo, e sospirando soddisfatto, vedo dietro di noi, immobile sulla scaletta di pietra, una figuretta sottile che ci guarda. E’ Lavinia’..

Gioialuna

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