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Interviste Erotiche

Intervista a Dunklenacht

By 15 Novembre 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

Cari lettori, ben ritrovati!
Scusate il silenzio degli ultimi mesi, ma come sapete ho la ‘patologia del bibliofilo’ e spesso mi assento per andare a caccia di libri rari! Poi, ogni volta, il grande capo – Rupescissa – mi richiama all’ordine, ed allora…
La persona che ho intervistato questa volta si &egrave ritagliata uno spazio non indifferente nel nostro sito. I suoi scritti, molto originali, prendono per mano il lettore e lo conducono in un regno fatto di sogni e di ricordi, di luoghi misteriosi e foreste incantate, di fate e creature angeliche. Qualche volta, però, sembrano anche venir fuori con rabbia da una lacrima’
Vi auguro una buona lettura!

_ Leon: Mentre preparavo questa intervista, riflettevo sul tuo nick: Dunklenacht’ Una strana fusione di inglese e tedesco. &egrave forse un omaggio alla cultura anglo-sassone? A me vengono in mente Wagner, il Walhalla, Merlino, Artù, i fantasmi scozzesi, lo Sturm und Drang, la Foresta Nera e le favole nordiche’ Sono forse un visionario?

_ Dunklenacht: No, non lo sei. La letteratura straniera e mitteleuropea ha sempre attratto la mia attenzione. Ricordo lo stupore con cui leggevo le fiabe di Hans Christian Andersen, ma anche la profondità delle riflessioni di filosofi tedeschi come Schopenhauer, che parla di una Volontà di Vivere impressa in tutti gli esseri del cosmo, una volontà d’immenso. Leggevo spesso anche le storie di fantasmi, ma d’altronde ho sempre amato la freschezza e la semplicità con cui le donne sanno raccontare.

_ Leon: Penso che i nostri lettori si siano chiesti tante volte se dietro al tuo pseudonimo si celi un uomo o una donna! Tu hai infatti il pregio di riuscire a scrivere sia al ‘maschile’ sia ‘al femminile’. Vuoi chiarire loro le idee?

_ Dunklenacht: Ti dirò subito che si cela un uomo, anche se dalla fantasia piuttosto versatile che si adatta anche a scrivere con parole che dovrebbero essere pronunciate dalle labbra ricoperte di rossetto di una giovane donna. Una di quelle donne che amano i vestiti firmati, fare shopping, suonare il piano, chiacchierare con gli amici, o raccontare le proprie avventure. E, naturalmente, far l’amore.

_ Leon: C’&egrave un motivo specifico che ti ha spinto a scrivere di Eros?

_ Dunklenacht: L’amore e la passione, soprattutto. Sono i sentimenti che proviamo più spesso nella vita quotidiana e che disegnano dentro di noi le immagini dell’esistenza. Ad essi si aggiunge il desiderio, simile al fuoco della stufa, che divora a poco a poco i ceppi accesi, nelle notti stellate dell’inverno, in cui galoppano i cavalli del mistero, sferzati dal vento freddo’ Scherzi a parte, sono state anche alcune mie recenti letture a stimolare questa mia inclinazione, Flaubert, soprattutto. Ricordo che andavo pazzo per la sua Madame Arnoux, per la sua Emma’

_ Leon: Molti dei tuoi racconti hanno un sapore vagamente ‘noire’, eppure sono sempre stemperati da un che di fiabesco che li rende affascinanti e leggeri. Risentono forse dei sogni della tua infanzia?

_ Dunklenacht: In parte. In effetti sognai molto durante la mia infanzia e ciò che scrivo ha dell’autobiografico. Forse, &egrave proprio dalla nostra capacità di sognare che dipende la nostra saggezza nel vivere.

_ Leon: Che rapporto hai con le arti figurative?

_ Dunklenacht: A volte dipingo o disegno. Ma quando scrivo, sono convinto che sia sempre buona cosa avvalersi della buona capacità di ‘far vedere’ il racconto, che personalmente ho sviluppato anche grazie alle mie conoscenze di storia dell’arte. I pittori che preferisco sono Seurat (vado pazzo per il suo ‘Le Chaut’, oltre che per i ritratti delle sue modelle), ma anche Toulouse-Lautrec, che tanto amava le ballerine ed era un vero e proprio artista del manifesto. Erano pittori che adoravano le donne, la loro bellezza, la loro avvenenza e venustà’ Sullo sfondo, la romantica Parigi, con le sue notti magiche, e la Tour Eiffel.

_ Leon: Già! ‘Con il suo oppio ed il suo haschisch’, aggiungerei ancora citando Macchia, con la sua ‘antica follia’, e la sua ‘stupenda vecchiaia che vale più di molte sgangherate giovinezze’!(*)
Almeno una volta, nei tuoi racconti, hai affrontato con grande delicatezza il tema controverso dell’incesto. Cosa pensi in proposito?

_ Dunklenacht: L’amore si esprime in molti modi, e ognuno di noi ama a modo suo. Credo che tutti abbiamo desiderato, prima o poi, dare un bacio furtivo alla nostra cara sorella’ A volte, anche un abbraccio con trasporto può svelare una passione ardente. &egrave bello, &egrave bello poter sognare così, specie per chi desidera una relazione segreta, svincolata dagli schemi e dalle mode della società, basta che non urti contro sentimenti di coscienza, in gran parte legati a stereotipi del passato, e che ancora oggi hanno un certo seguito, specie con persone dalla mentalità ‘all’antica’. D’altronde, ognuno ha diritto ad essere felice a questo mondo, no?

_ Leon: Senza alcun dubbio!
Sbaglio o ami molto la natura?

_ Dunklenacht: Sì, la amo. Ricordo di aver trascorso un’infanzia a stretto contatto con la natura e le sue meraviglie. Vivevo in una fattoria, circondato da piante ed animali, a volte, mi divertivo a parlare con loro. Ruzzolavo sull’erba ed il mistero di una capanna abbandonata nella foresta bastava ad affascinarmi. I cacciatori, con i loro grandi fucili, mi facevano paura. Lascio a te immaginare gli ambienti che più adoro.

_ Leon: Il mare o il bosco?

_ Dunklenacht: Tutti e due. Anzi, più che il mare, l’oceano, per la sua immensità. E più che il bosco, la montagna, con le sue nevi perenni e stregate.

_ Leon: Pirandello ha detto una volta che ‘la vita, o la si vive o la si scrive. E Marquez, di recente, ha scritto che ‘la vita non &egrave quella che si &egrave vissuta, ma quella che si ricorda. E come la si ricorda per raccontarla’. Tu da che parte stai?

_ Dunklenacht: La vita &egrave un ricordo che si racconta, ma al tempo stesso un racconto, o meglio un romanzo che si vive. Non gioco con le parole, dico quello che penso. A volte può capitare di immedesimarsi nei propri personaggi. Più spesso, però, siamo noi i veri protagonisti delle storie che narriamo.

_ Leon: Qualcosa mi dice che devi amare molto la musica. Preferisci qualche strumento in particolare?

_ Dunklenacht: Il pianoforte. Non l’ho mai suonato, a dire la verità, ma mi affascina da sempre. Ha la forza di un’orchestra, anche quando suona da solo. I suoi tasti e le sue corde sprigionano tutta la passione e il sentimento che cuore umano possa provare, e sono in grado di raccontare la vita e i suoi misteri. Chopin, Beethoven, Schubert impazzivano per questo strumento. Comunque, mi pare che anche tu abbia intuito che i miei racconti tradiscano un gusto e una sensibilità assai diffuse nel passato’ E non ti dico in quali secoli!

_ Leon: Medioevo o epoca romantica?

_ Dunklenacht: Tutti e due. Il Medioevo mi attira per il suo mistero, l’epoca romantica per la sensibilità, il sentimento, la fantasia.

_ Leon: Che rapporto hai col sacro? Pensi che si possa avere il ricordo di vite passate?

_ Dunklenacht: Mi affascina. Quanto al ricordo di vite passate, probabilmente &egrave possibile, sì, tutti noi eravamo qualcosa prima di nascere, o forse ogni vita &egrave fatalmente congiunta ad un’altra, il destino di ogni essere &egrave quello di incontrare quello di un altro essere o di svanire nell’abbraccio di chi si ama, sia esso un uomo o una donna.

_ Leon: Nei tuoi scritti, spesso, salta fuori Milano, il grigio del cielo ma anche il ritmo incessante della metropoli. &egrave una città che porti dentro?

_ Dunklenacht: Sì. Ci ho vissuto durante la prima giovinezza, per circa tre anni. Abitavo non lontano dal Corso Buenos Aires e spesso, la sera, dopo una mattinata passata al liceo e un pomeriggio sui libri, si usciva con gli amici, con la propria donna, a spasso per i locali. Poi venne il tempo dell’università. A volte, preferivo trascorrere una mattinata al parco piuttosto che smarrirmi nel chiasso delle aule. C’erano tante luci, tanti cartelli con le insegne luminose, alcuni con la scritta ‘CAMPARI’, che tanto mi affascinava, come il volto di una bella ragazza, incontrata di sfuggita su di un autobus, che dopo avere accettato i miei sguardi poteva regalarti un bacio improvviso, per poi svanire per sempre.

_ Leon: Che valore dai ai ricordi?

_ Dunklenacht: Sono importanti. Forse, &egrave nel nostro passato che si cela il segreto del nostro incessante divenire. E comunque, le immagini di un tempo ci accompagnano come un abbraccio nel futuro della vita. Sono come le foglie d’autunno, che una dopo l’altra svaniscono nel vento’ Alcuni rimangono, e la fantasia, il desiderio li trasformano in sogni.

_ Leon: A tuo avviso, esistono dei canoni secondo i quali giudicare un racconto erotico un ‘buon’ racconto erotico?

_ Dunklenacht: Non esistono regole precise. Credo però che bisogni catturare l’attenzione del lettore fin dall’inizio, non essere troppo noiosi, cio&egrave non indulgere in particolari poco interessanti, parlare di corpo ma anche di anima, stuzzicare i sensi descrivendo luoghi, cose e persone che regalino felicità e appagamento. La ‘bontà’ di un racconto erotico dipende soprattutto dalle emozioni che &egrave in grado di suscitare in noi. Bisogna giudicare dalle emozioni, ma ognuno di noi ha un proprio modo di sentire, irripetibile, come irripetibile &egrave il modo di vivere di ognuno di noi.

_ Leon: C’&egrave qualche autore/autrice che pubblica nel nostro sito che apprezzi in modo particolare?

_ Dunklenacht: Ho apprezzato molto Paty, per alcuni suoi racconti di carattere esotico. Sa parlare di sesso senza tabù e false inibizioni. Beninteso, però, che vi sono molte storie, scritte da autori che adesso non sto qui a citare, che possono far volare la nostra immaginazione.

_ Leon: Beh, lunga vita al grande Paty!
Pubblichi anche in qualche altro sito?

_ Dunklenacht: Per adesso no. In futuro, vedremo.

_ Leon: Il tuo libro preferito?

_ Dunklenacht: ‘La Chartreuse de Parme’ di Stendhal.

_ Leon: La tua canzone?

_ Dunklenacht: ‘Sky Falls Down’, di Oceanlab, nel remix di Armin van Buuren.

_ Leon: Qualche giorno fa, l’autore Shining, sentendo che preparavo un’intervista con Dunklenacht, mi ha detto: ‘Porta i miei complimenti, ma chiedi anche come mai tanta melanconia nei suoi racconti’. Vuoi rispondergli?

_ Dunklenacht: E’ una malinconia buona, in fondo, fatta per regalare piacere e aprirci gli occhi sulla vita. Come quella della protagonista di ‘Technoland’, che proprio grazie alla malinconia riesce a trovare la spinta per evadere dalla realtà triste che la circonda, e ad afferrare la felicità.

_ Leon: Oltre alla scrittura, quali sono le altre passioni di Dunklenacht?

_ Dunklenacht: Mi piace molto fare delle passeggiate in mezzo al bosco, te ne ho già accennato. Poi adoro cavalcare, andare a vedere le vetrine e, naturalmente, adoro il sex.

_ Leon: Secondo la moderna psicanalisi ‘ quella che si &egrave distaccata da Freuid, per intenderci -, ogni uomo porta dentro un’immagine interiore, femminile, che si formerebbe addirittura nel corso del primo anno di vita. Qual &egrave l’immagine interiore di Dunklenacht?

_ Dunklenacht: Quella di una donna dai lunghi capelli biondi, le labbra rosse, gli occhi di perla, indosso portava una mantellina nera, aveva delle mani morbide, fatte per accarezzare, mi baciava spesso’ Non ricordo chi fosse’

_ Leon: Progetti per il futuro? Qualche sogno nel cassetto?
_ Dunklenacht: Beh, il futuro non mi appartiene’ Però mi piacerebbe tanto andare a vivere in una casetta vicino al parco, così, al mattino, potrò aprire la finestra e sentire l’olezzo dei fiori di primavera, e vedere le fronde verdeggianti degli aceri.

_ Leon: Una domanda ancora. Pensi ci sia mai stata una notte particolarmente ‘scura’ nella vita di Dunklenacht?

_ Dunklenacht: No, tutt’al più, stellata e con il chiaro di luna.

_ Leon: Grazie e buon lavoro!

(*) Giovanni Macchia, ‘Il mito di Parigi’, Einaudi (1981)

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