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Orgia

020 Valeria e i guardoni 20

By 7 Settembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Premessa
A quanti avranno la pazienza di leggere questi racconti per la prima volta suggerisco di leggere i capitoli in ordine progressivo, sia per capire le emozioni e gli avvenimenti dalla prima esperienza agli sviluppi sempre più coinvolgenti ed imprevedibili, sia perché ogni capitolo ha rimandi a quelli che lo precedono. &egrave solo un consiglio, ognuno può leggere la storia come desidera.

Capitolo XX ‘

Tre uomini col passamontagna

Valeria aveva fatto la doccia ed ora si specchiava davanti allo specchio nel secondo bagno che serviva il piano delle camere. Aprì l’accappatoio colorato di Missoni e si guardò nuda. ‘Niente male’ penso. Si era messa a dieta ed insieme alle amiche aveva iniziato a fare palestra al club per paura di ingrassare.

‘Stare attenta al peso va bene’ penso mentre si guardava allo specchio e si pizzicava i glutei ‘ma io non devo esagerare, gambe pancia e sedere sono a posto’.

Tolse del tutto l’accappatoio tirandolo sul bordo della vasca, si chinò e tirò a se la bilancia con la pedana di cristallo che si trovava di fianco al lavello. Salì sulla bilancia e controllò il roteare del disco che fermò il suo movimento a cinquantadue chili. Aveva perso un chilo. Sbuffo e sollevo le tette tirandole forte per i capezzoli, sempre grosse e non diminuivano di un etto. Giocando a fare la ‘signorina Martina’ aveva permesso a due voyeur sconosciuti di toccarle e palparle il seno. Una vera pazzia, un idiozia, ma anche un eccitante emozione. Si controllò con cura davanti lo specchio, niente segni, per fortuna erano stati delicati. Aveva cercato di non avere avventure per due mesi ed ora si sentiva come certi fumatori incalliti che smettono per un po’ ‘il vizio’ e poi riprendono a fumare con maggiore intensità e desiderio. Dopo una mezz’ora di fon e spazzola torno in camera sua salutando la donna delle pulizie che le disse che aveva finito di rassettare in camera sua. Prese il telefonino e lesse un nuovo il messaggio msm che le era arrivato.

‘Ciao, Vale sono Peppe. Il calendario &egrave stupendo, le foto sono splendide. Presenterò il calendario in negozio sabato pomeriggio. Ti aspetto.’

‘e adesso che faccio? Ci vado? Mi vergogno ad andare dopo quello che &egrave successo’ penso tra se Valeria ‘dovrei fare più attenzione e invece passo da un problema all’altro.’ poi rise da sola immaginando che ‘Martina’ sarebbe andata di corsa.

Rispose con un SMS. ‘Ciao. Come hai il numero del mio telefono cellulare?’
Poco dopo arrivò la risposta annunciata da un doppio bip ‘nella liberatoria ricordi? Hai scritto il tuo numero di telefono. Ti ho disturbato?’
‘cazzo &egrave vero’ penso Vale e scrisse ‘No. Sento le altre e ti veniamo a trovare così ci spieghi’
passarono pochi secondi. Bip-bip ‘Si. Vi aspetto. Ciao.’

Valeria pensò che era un rischio coltivare la relazione con Peppe, del resto, c’erano più pericoli in discoteca incrociando qualche balordo che magari ti da pure una botta in testa. Si vesti in fretta con un completo da tennis, doveva andare al circolo sportivo e poi a cena con Giovanni. Poggiò il borsone con la racchetta sul sedile posteriore e saltò in auto. Arrivò con il maggiolino all’incrocio e si fermò al semaforo per svoltare a sinistra. Un enorme SUV nero le si affiancò rombante e si abbassò il finestrino scuro dalla parte del guidatore. Valeria si rese conto di avere le gambe quasi completamente nude e la corta canottiera rosa nascondeva poco il suo seno, ma restò impassibile e si aggiustò la bandana azzurra che portava in testa per fermare i capelli. Un ragazzo biondo ed abbronzato si sporse dal veicolo, era molto carino e poggio un avambraccio forte e muscoloso sullo sportello. Sorrise con una dentatura perfetta, poi parlò e fu una delusione.

‘a’ fata’ poi guardò la racchetta da tennis e disse ‘sei forte coi giochi co’e palle?’
‘che finezza’ rispose Veleria fredda ‘hai studiato ad Oxford?’
‘ao ve scardate subito voi liceali, p&egraverché nun monti su na’macchina ‘seria’?’
‘e perché dovrei?’
‘ten’segno io quarche giochetto co’e palle. . meno palloso’ rise alla sua battuta gesticolando
‘ah si? Quale per esempio’ lo provocò Valeria
‘tipo . . . io guido . . pisto ar massimo l’acceleratore . e tu me fai na pompa a ducento all’ora’
‘Dritto al nocciolo della questione e senza giri di parole’
‘t’ho detto, cu me non perdi tempo. So’così, dimo. . diretto’ rispose il ragazzo facendo l’occhietto.
‘dimo stronzo’ pensò Valeria tra se ma gli parlò sottovoce facendo finta di essere molto imbarazzata ‘ah, che vergogna, ma io non so se nono capace di fare . . .come le chiami?’
‘io le chiamo pompe, chi ie dice pompini, chi bocchini, chi soffocotti . . tu chiameli come te pare e nun te preoccupà che si capace, si capace se vede lontano un mijo’
‘Si quella cosa, insomma . . la pompa, come la vuoi. . normale o super?’
‘e me lo chiedi?’ esclamò il ragazzo sorpreso ed eccitato ‘a me, me piace super’
‘allora se vuoi un bocchino fatto bene, una super pompa, anche tu devi metterti in fila dietro tutti gli altri. . . davanti alla porta di tua sorella!’

Il biondino apri la bocca ma non uscì un fiato. Al semaforo si fece verde la freccia per la svolta a sinistra e Valeria parti sgommando. Vide il ragazzo nello specchietto retrovisore rimpiccolirsi mentre si sporgeva dal finestrino del SUV e le gridava dietro ‘a stronza!’.

Giovanni arrivò in casa di Francesco e salutò la moglie, una donna piccola e bruttina ma sempre ordinata. Gli disse di scendere nel seminterrato che gli altri amici erano arrivati. Giovanni la ringraziò e scese le scale a chiocciola pensando se la donna fosse all’oscuro di tutto o sospettasse qualcosa. Entrò salutando in quello che era stato il teatro dell’avventura con Adriana e trovo seduti a bere e fumare Francesco, Mario e Marcello. Francesco si alzò e sapendo che Giovanni non fumava spalancò una finestra a bocca di lupo e Marcello spense la sigaretta.

‘sembri preoccupato più che felice’ gli chiese Mario
‘sai, Valeria non sa niente del nostro accordo’ rispose serio Giovanni
‘ma hai provato a dirglielo? Potrebbe essere d’accordo in fondo’
‘mi uccide se sa che voi fate i guardoni ed io partecipo a qualche incontro con tua moglie’
‘e allora tu fai bene a non dirle niente’ disse convinto Marcello ‘in fondo non la inganni nemmeno’
‘&egrave vero’ aggiunse Mario ‘io sono un guardone sul serio, Francesco ed io ci siamo conosciuti così’
‘ti ha forse chiesto un di noi in particolare’ domando Francesco
‘no, ha detto solo che né voleva uno in auto a guardare’
‘ma siccome lei sa che alla fattoria siamo in quattro &egrave sottointeso ‘uno alla volta’, giusto?’
‘mm . . penso di si’ rispose Giovanni
‘certo che &egrave così e non ti ha detto che vuole proprio uno dei quattro guardoni della fattoria, giusto?’
‘in effetti non ha detto niente, nessuna specifica’
‘lo vedi? Ha detto solo uno, ma puoi sceglierlo tu di volta in volta’ disse Mario
‘forse non &egrave così’ disse Marcello ‘ma ci fa comodo aggiustarcela a nostro vantaggio’
‘credo anche io che Valeria non intendesse che posso scegliere chi portare, ma in fondo &egrave vero, lo possiamo fare’ disse Giovanni
‘certo che possiamo’ disse Mario ‘e poi con il passamontagna non corriamo rischi. &egrave perfetto’
‘l’unico problema &egrave che non possiamo andare alla fattoria’ disse Francesco ‘tutti vorrebbero essere i primi ad entrare in auto e non accetterebbero di essere scalzati da gli ultimi arrivati’

A cena erano andati in uno dei locali più eleganti della città. Era venerdì ed avevano ordinato pesce e una bottiglia di Balciana, il vino preferito da Valeria. Il sommelier aveva posto la bottiglia nel secchiello con il ghiaccio ed aveva fatto a Giovanni i complimenti per l’ottima scelta. Era una serata calda, con una brezza leggera e mangiavano nella grande terrazza all’aperto sulla collina che guardava verso le luci della città sotto di loro. Una cena a due perfetta, romantica, elegante, ma Giovanni era nervoso, guardava ogni tanto l’orologio per controllare l’ora.

Valeria sorseggiò altro vino e disse ‘non mi sfinire e non mettermi fretta’
‘no, no, c’&egrave tutto il tempo’ rispose Giovanni un po’ impacciato
‘ecco bravo, non ti ci prendere gusto pure tu, che io sono già pentita di questa cosa’
‘sai, non possiamo andare alla fattoria. Sono arrivati dei parenti da fuori e dormono li’ menti Giovanni temendo una reazione negativa
‘a si? Meglio, molto meglio. A me quel posto mette l’ansia, sarà quella catena che ti chiudono dietro dopo che sei entrata’
Giovanni mentalmente tirò un bel sospiro di sollievo, una era andata. Aspetto che un cameriere in smoking sparecchiasse, ordinarono il dolce e quando furono di nuovo soli parlò.

‘ci incontriamo alla stazione e poi andiamo in un posto tranquillo alla pineta di San Andrea’
‘alla stazione? Ma sei scemo, io non scendo a parlare e farmi vedere insieme con questi porci’
‘ss zitta, non urlare’ disse Giovanni guardandosi intorno ‘che hai capito, passiamo in automobile e loro ci seguono. Non voglio andare al solito posto perché &egrave facile che là sia pieno di guardoni’ spiegò Giovanni versando altro Balciana nel bicchiere di Valeria che cominciava ad essere un po’ ubriaca e parlava con un tono di voce più alto del normale.

Dopo il dolce Giovanni pagò il conto con eleganza, anche se era una bella cifra per lui, ed accompagnò Valeria alla macchina. Lei ridendo gli disse che sentiva le gambe andare per proprio conto da quanto vino aveva bevuto. Arrivarono poco dopo davanti alla stazione dove c’era sempre movimento di gente che andava e veniva. Nel parcheggiò c’erano molte macchine ma l’auto di Francesco era ferma col motore acceso lungo il viale. Giovanni rallentò e gli fece un lampeggio con i fari, l’auto che rispose con un lampeggio. Giovanni prese la strada per la pineta e l’auto dei tre uomini si mise in movimento dietro di loro. Oltre Francesco, che guidava, c’erano Marcello e Mario. Dopo un quarto d’ora si fermarono in un piccolo spiazzo nascosto di fianco ad un tornante della strada che saliva al monastero e parcheggiando sotto ai pini. L’auto di Francesco si fermò ad una decina di metri ed i tre uomini scesero fermandosi in attesa.

‘che vergogna’ disse Valeria ‘chi sale dei tre?’
‘non lo so . . &egrave importante?’ rispose Giovanni eccitato
‘no e poi non voglio saperlo. Adesso che si fa?’
‘ci vado a parlare, tu comincia a spogliarti’

Giovanni scese dall’automobile e si avvicinò ai tre uomini che avevano il respiro già affannato dall’eccitazione.
‘tutto a posto’ chiese Francesco
‘sembra di si’
‘magnifico, magnifico’
‘chi sale in auto di voi tre?’ chiese Giovanni
‘io guardo e basta, come sempre’ rispose Francesco
‘c’&egrave la siamo giocata a testa o croce’ disse Marcello ‘ha vinto Mario, stasera tocca a lui’
‘va bene, allora io torno in auto, quando siamo pronti accendo la luce della torcia elettrica, non vi avvicinate prima’
‘certo, non ti preoccupare’ disse Mario ‘io però mi tolgo i pantaloni prima di entrare, non si sa mai’

Giovanni torno in auto e trovò Valeria rannicchiata in un angolo del sedile. Si era prima spogliata completamente e poi aveva infilato delle calze nere tipo scaldamuscoli e una canottiere da palestra di felpa grigia. Teneva poggiata la testa sul bordo del sedile di pelle e con il braccio sinistro si copriva gli occhi. Era bellissima, uno schianto ma sembrava confusa.

‘tutto bene?’ chiese Giovanni con un po’ di apprensione
‘no, sono ubriaca e vorrei essere lontana mille miglia’
‘che vuoi dire?’
‘mi vergogno e non voglio vedere’ disse coprendosi gli occhi con il braccio
‘ma in fondo non cambia molto dalle altre volte’ provò ad incoraggiarla Giovanni
‘cambia tutto invece, ma tu non lo capisci’

Giovanni si spogliò nudo e poi prese la torcia elettrica per fare il segnale.

‘Aspetta!’ disse Valeria
‘cosa c’&egrave?’
‘come ci mettiamo’
‘non so, come vuoi metterti?’ chiese Giovanni
‘io mi siedo qua e tu in mezzo, tra il guardone e me’
‘ma . . non sarebbe meglio che tu sieda in mezzo?’
‘Meglio? Certo, per voi porci. No. Io sto qua e tu in mezzo e apri i finestrini che si soffoca’
‘va bene, avevo lasciato un filo d’aria perché pensavo che tu li volessi chiusi’
‘a questo punto mi sembra la classica ‘foglia di fico’. Aprili, almeno respiro.

Giovanni apri i finestrini poi si sedette di fianco a Valeria. La baciò in bocca e cominciò avidamente ad accarezzarle le tette, godendo della morbidezza delle pelle e dei capezzoli induriti. Valeria cominciò ad eccitarsi, era il momento giusto ed accese la torcia elettrica. I tre uomini si avvicinarono a passo svelto. Due restarono in piedi di fianco al finestrino mentre il terzo aprì lo sportello e si sedette di fianco a Giovanni. L’auto docile dondolò sulle sospensioni per il nuovo peso e Valeria bisbiglio un ‘oh mio Dio’.

Baciò Giovanni accostandosi a lui il più possibile, poi chiuse gli occhi e con le mani cominciò a stringersi il seno, poi emise un gemito di piacere. Mario era seduto sul sedile, nudo dalla cintola in giù. Restò immobile con il passamontagna infilato in testa come gli altri due di fianco al finestrino, guardavano e si masturbavano in silenzio. Valeria si coprì gli occhi con il braccio sinistro mentre la mano destra scivolò sulla pancia fino al sesso. Le sue dita affusolate cominciarono ad accarezzare il clitoride. Giovanni chinò la testa e le baciò con trasporto un seno, mentre la sua mano seguì quella di lei sulla vagina penetrandola con un dito. La trovo bollente e bagnata di umori e mentre iniziò a masturbarla vide con la coda dell’occhio Marcello allungare timidamente una mano e sfiorarle un capezzolo. Valeria sospirò ma non fece niente, lui si illuminò in volto con un sorriso di libidine e prese ad accarezzarla. Vale spasimò di piacere ed aprì le gambe per quello che gli consentiva il sedile e il corpo di Giovanni, che chiuse gli occhi e si concentrò di nuovo su quel corpo magnifico. Poco dopo senti la mano di Valeria accelerare i movimenti sul clitoride, e le sue gambe spingere contro il suo corpo nel tentativo di aprirsi di più. Giovanni prima si scostò, scivolò dal sedile per lasciarle lo spazio di allargare le cosce e poi si inginocchiò tra le sue gambe. Mario né approfittò ed allungo la sua mano sul seno lasciato libero. Valeria fremeva, punto i piedi e sollevò il bacino consentendo a Giovanni di penetrarla dentro la vagina con più facilità. Ansimò forte, non nascondendo il godimento mentre tutte quelle mani la masturbavano e le carezzavano. Accelerò ancora il movimento delle sue dita sul clitoride. Il suo corpo vibrava, sollevò il sedere dal sedile ed emise una specie di muggito, mentre l’orgasmo la scuoteva. Quando l’apice del piacere diminuì Valeria si accasciò e parlò con voce incerta e inebriata.

‘vieni qua ora ho voglia di te’

Giovanni non aspettava altro, inginocchiato davanti a lei prese le sue gambe sotto le ginocchia, la tirò a se e le allargò alzandole sulle spalle. Puntò il pene duro tra le grandi labbra senza penetrarla, lo strofinò sul suo sesso godendo di quel calore e poi con un spinta di reni la infilò di colpo. Valeria lanciò un piccolo urlo. Giovanni si godette quella eccitante sensazione di potere per qualche secondo, poi iniziò a scoparla con colpi decisi. Valeria sotto quei colpi scorse verso il centro del sedile posteriore, tanto che Mario oramai era seduto accanto e continuava a tormentarle un capezzolo. Anche Francesco, al quale Marcello aveva lasciato il posto al finestrino, finalmente realizzò il suo desiderio e toccò estasiato quelle tette che da mesi non lo facevano dormire. Valeria continuava a coprirsi il viso con un braccio ma si lasciava toccare e godeva. Marcello bussò sulla spalla di Francesco e prese di nuovo posto al finestrino, poggiando la mano destra sul sedile infilò la testa dentro l’auto fino a leccare e succhiare il capezzolo sinistro di Valeria che emise un singhiozzo di piacere. Anche Mario allora si girò leggermente di lato e si buttò a succhiare l’altro capezzolo. Giovanni sentì sul pene ondate di calore intenso e la vagina allagarsi di umori. Fu allora che Valeria, muovendo alla ceca la mano destra, senza volerlo sfiorò col polso il grosso pene di Mario. Lei istintivamente si ritrasse ma Mario, senza smettere di succhiare il suo capezzolo, le prese il polso e le portò di nuovo la mano sul pene. Marcello aveva conosciuto Mario leggendo le inserzioni su un giornale porno. All’epoca cercava un superdotato per sua moglie Adriana e così si erano incontrati. Valeria questa volta non si ritrasse dal contatto. Timidamente fece scorrere il dorso della mano su quel bastone di carne caldissima. Era molto lungo e sentì grugnire di piacere quell’uomo che le succhiava un seno. Allora ruotò il polso e senza impugnarlo lo toccò con l’interno della mano, la punta delle dita toccavano la base dell’uccello che si allungava per tutto il palmo e la punta arrivava ben oltre il suo polso. Fece scorrere la sua mano lungo l’asta carezzandolo, poi fece girare il palmo sopra il glande e infilò le dita tra l’uccello e la pancia dell’uomo. Chiuse la mano e lo impugnò. Era una sensazione piacevole afferrarlo perch&egrave era molto duro, ma nello stesso tempo vellutato. Le piaceva e strinse saldamente il pugno intorno a quel palo di carne.

‘mamma mia’ pensò ‘quasi non riesco a toccare l’indice col pollice da quanto &egrave grosso’

Cominciò a fargli una sega quasi senza pensare, istintivamente, ma chi era l’uomo mascherato che stava masturbando? Valeria si disse che il guardone in macchina era certamente quello che chiamavano Carlo. Gli aveva visto il cazzo qualche volta ed aveva notato che aveva il pene molto più lungo e grosso del normale. Le lingue sui capezzoli non le davano tregua e Giovanni la scopava con frenesia e pensare a quell’uccello così grosso che aveva in mano la appassionò. Sentì montare l’onda dell’orgasmo e le labbra tremare mentre una vampata di osceni desideri le invase la mente, poi gridò

‘vengo ancora, vengo, vengo, basta, basta fermatevi’

Giovanni le piantò il pene nella vagina godendosi le contrazioni dell’orgasmo, poi si sfilò mentre anche gli altri smisero di leccarle e succhiarle le tette. La illuminarono con le torce elettriche per godere della visione del suo corpo. Il ventre piatto tremava, le gambe aperte mostravano la vagina di un rosa acceso bagnata e gocciolante, le grandi tette si gonfiavano ai lunghi respiri affannati spingendo in alto i capezzoli eretti. Era sudata e la pelle splendeva sotto quei fasci di luce.

Mario parlo rivolto a Giovanni ‘ora siediti tu sul sedile e fai venire lei sopra di te’

Valeria, oramai era ubriaca di vino e piacere non protestò e senza dire nulla si spostarono. Non senza fatica si invertirono i posti aiutati da Mario, che approfittò della situazione per toccarle il culo e le cosce. Giovanni si sedette sul sedile a gambe chiuse e lei si piazzò sopra a cavallo. Prese il pene con una mano e ci si accomodò prendendolo nella pancia senza fatica. Giovanni le afferrò i glutei e la menava delle gran botte da sotto. Valeria si aggrappò con le mani ai poggiatesta e le grosse tette sobbalzavano superbe sotto i colpi di Giovanni. Ma non aveva molto spazio nel sedile, la gamba sinistra pigiava contro il corpo di Mario e il ginocchio destro le batteva contro la portiera e le faceva male. Si lamentò di questo e del poco spazio che aveva, allora Mario si scostò più che poteva e Marcello aprì lo sportello per darle più spazio. Non fece in tempo a dire nulla, Mario le prese gentilmente il braccio sinistro tirandola verso di lui. Valeria si fece portare la mano sul pene e lo afferrò. Alla luce della torcia lo guardò finalmente stretto nella sua mano. era un uccello proprio grosso e bello. Giovanni la scopava da sotto ma lei era sbilanciata con il busto verso Mario per masturbarlo. Per non cadere ruotò il busto ed afferrò il poggiatesta centrale per bilanciare il peso. Si piegò verso Mario che prontamente abbassò la testa e prese a leccarle i capezzoli tenendo le tette strette tra le mani. Si agitò per un nuovo orgasmo, o per meglio dire oramai aveva un orgasmo di fondo con consecutivi culmini di piacere. Marcello guardava le sue spalle e si godeva le sue natiche vibrare sotto i colpi di Giovanni. Si inginocchiò sul predellino e Valeria ebbe un brivido mentre la sua mano si infilava sotto la magli di cotone. Iniziò a carezzare le spalle coperte da una leggero velo di sudore, poi le mani di Marcello scesero lentamente fino al fondo schiena, sopra le mani di Giovanni. Senza dire nulla, solo col movimento delle mani, invitò Giovanni a tenere aperte le natiche, cosa che lui fece continuando a penetrarla. Le dita di Marcello percorsero il solco aperto delle natiche e Valeria sentì un dito premerle contro l’ano ed entrare appena ma fatica.

‘no, fermo questo no’
‘sss, fai la brava’ le disse Mario
‘mi ha messo un dito nel sedere’ frignò Valeria
‘rilassati, lascia fare a noi’ insistette Mario poi immerse il suo viso di nuovo tra le tette.

Valeria godeva e lasciò fare, l’uomo con il passamontagna alle sue spalle sfilò la punta del suo dito dall’ano ma solo per poggiarcelo di nuovo bagnato di saliva. L’ano di Vale era schiuso, tanto Giovanni le allargava le chiappe. Marcello lentamente ma con decisione spinse il suo dito medio dentro. Valeria si lamentò, ma non per il dolore. Provò fastidio perch&egrave l’uomo senza ritegno sfilava e infilava quel dito nel suo culo fino a pigiare con le nocche della mano contro le natiche, poi, quando era tutto piantato dentro, girava e rigirava il polso per farglielo sentire bene.
Giovanni provò per la prima volta la magnifica sensazione di sentire dei movimenti nel culo di Valeria attraverso la sottile parete che separa l’ano dalla vagina.

‘sei fantastica’ disse Mario ‘segami più veloce, mi manca poco per venire’
‘anche io sto per farmela’ grido Giovanni
‘si avanti, che io vengo ancora’ borbottò Valeria che lasciò il poggiatesta e portò la mano destra sulla vagina carezzandosi freneticamente il clitoride.

Giovanni la fece sobbalzare come in groppa ad un cavallo con gli ultimi colpi che le menò da sotto, poi digrigno i denti e piantandosi dentro di lei le scarico in corpo tutto lo sperma che aveva. Valeria senti quel liquido caldo invaderla, strinse il pene dentro di se e masturbandosi il clitoride iniziò un’energica sega a Mario che si irrigidì, chiuse gli occhi e gridò

‘O SI SBORRO!!!’
‘vengo anche io’ sussurrò Valeria stringendo come in una morsa il dito che aveva piantato nel culo.

Il primo schizzo di sperma uscì con inusuale violenza, colpendola sotto le tette, seguito dal secondo che si alzò in aria e cadde un po’ sulla pancia un po’ sulle tette. Valeria con la mano desta copri tappo il grosso pene che stringeva in mano, come quando si tenta di fermare l’acqua che esce da un rubinetto rotto. Aspetto che l’uomo con il passamontagna si svuotasse completamente mentre sentiva gemere e godere i due guardoni fuori dell’auto. Ogni muscolo del suo corpo tremava per gli orgasmi avuti e se Giovanni non gli avesse passato subito alcuni fazzolettini di carta per pulirsi le mani sarebbe crollata. Mario la lasciò fare anche quando gli fregò col fazzoletto il pene e la pancia per pulirlo alla meno peggio, poi aprì lo sportello dalla sua parte e prima di uscire disse

‘grazie. &egrave stata una esperienza magnifica ed indimenticabile’

Uscì senza chiudere lo sportello. Valeria si sedette di fianco a Giovanni e tutti e due guardarono i tre uomini col passamontagna salire nella loro automobile. Valeria allungo una mano, prese lo sportello e chiuse con decisione poi disse

‘chiudi la portiera anche dalla tua parte, per questa sera ti può bastare. Maiale.’

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