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Orgia

027 Valeria e i guardoni

By 25 Febbraio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Premessa
A quanti avranno la pazienza di leggere per la prima volta le storie ispirate alle nostre esperienze suggerisco di seguire i capitoli nell’ordine progressivo, sia per capire le emozioni e gli avvenimenti dalla prima esperienza agli sviluppi sempre più coinvolgenti ed imprevedibili, sia perché ogni capitolo ha rimandi a quelli che lo precedono. &egrave solo un consiglio, ognuno può leggere la storia come desidera.

Capitolo XXVII ‘

Avventura non programmata
(epilogo)

Per un attimo lo scorrere del tempo sembrò rallentare. L’orgasmo di Valeria fu un esplosione di nitida energia che si irradiò dal suo corpo investendo in pieno i quatto uomini con un onda d’urto di piacere. Come in film a rallentatore i due guardoni che si affannavano intorno al suo fondoschiena sfilarono le dita dalla sua vagina. Giovanni e i tre sconosciuti rimasero in contemplazione di quel magnifico corpo che continuava a tremare mentre le ultime gocce di umori caldi scivolavano incerte all’interno delle lunghe cosce. Valeria con un gemito lasciò il pene del guardone con il passamontagna verde e a rilento poggio entrambi i gomiti per alzare la testa.

‘hai, hai’ si lamentò Valeria ‘cambiamo posizione mi fa male il collo’
‘amore girati’ disse Giovanni afferrandole i fianchi ‘mettiti lunga’

Valeria si stese sul fianco e si lasciò guidare. Giovanni le si mise accanto spostandola di traverso rispetto alla macchina, fino a che Valeria non si trovò sul bordo esterno del pianale. Giovanni le mise un cuscino sotto la testa, poi si distese al suo fianco e le afferrò la gamba sotto il ginocchio alzandola. La penetrò di nuovo e lei non trattenne un lungo sospiro. I tre guardoni intanto si erano sfilati braghe e mutande ed aspettavano masturbandosi. Giovanni li guardò uno affiancato all’altro, avevano gli occhi spalancati, le bocche socchiuse in una smorfia di desiderio stampata in volto. Valeria distesa sul bordo aperto della station wagon, con le lunghe gambe leggermente piegate ed in tensione era fantastica. La luce tagliata disegnava ombre profonde sul suo corpo e le grandi tette tenute raccolte tra il braccio e la mano destra erano marmoree. Il braccio sinistro era alzato all’altezza del viso, poggiato sugli occhi chiusi in un gesto di pudore. Gli uomini sembravano ipnotizzati, fissavano il suo corpo con gli uccelli in mano masturbandosi meccanicamente. Non era una sorpresa per Giovanni. Aveva già visto l’effetto che Valeria nuda aveva sui voyeur, quelle espressioni contratte del viso, le pupille dilatate e la completa perdita della cognizione del tempo e dello spazio.

‘tesoro sei bellissima’ sussurrò Giovanni ‘sei pronta?’
‘pronta a cosa?’
‘a fare quella cosa’
‘uffa, non basta quello che ho già fatto?’
‘devi finire quello che hai iniziato’ disse Giovanni eccitato
‘sei un maiale, mi vergogno’
‘hai promesso’
‘e va bene’ mormoro Valeria soddisfatta di avere opposto un rifiuto di circostanza.

Valeria con un sospiro si accomodò sulla schiena, poi uni le gambe e le alzò poggiando i piedi sul finestrino laterale. Giovanni per continuare a penetrarla assecondò il suo movimento. Ruotò il suo corpo mentre ogni tanto menava i suoi colpi. Ruotò fino a che i due corpi formarono una t e allora Veleria alzò ancora di più le gambe puntando i piedi contro il tettuccio bianco della volvo. Giovanni guardò i tre guardoni e con il pugno chiuso fece l’oro l’inconfondibile gesto della masturbazione maschile. L’uomo con la pancia fece un segno d’approvazione con la testa e avvicinò il pene ai grossi seni che si muovevano invitanti al ritmo del respiro. Aveva un uccello non molto lungo ma robusto e premette il glande contro una tetta strofinandolo sulla pelle. Il contatto con la pelle soda e liscia come la seta fece sospirare l’uomo di piacere. Afferrò l’uccello e lo spremette dalla base verso la punta lasciando un denso filo di bava sul capezzolo. Valeria non riuscì a trattenere un sospiro di piacere per quel contatto e con gli occhi chiusi afferrò quel bastone bollente ed iniziò a masturbarlo. Anche il secondo guardone avvicinò il suo uccello al corpo di Valeria poggiandolo poco sotto le tette. Anche quella seconda asta bollente le fece passare un brivido di piacere, abbasso il braccio sinistro e l’impugnò con l’altra mano. Non era in una posizione comoda, soprattutto con la mano sinistra, ma quei sessi sconosciuti erano talmente duri ed eccitati che bastò poco per masturbarli. Il terzo guardone si era poggiato sul bordo aperto del auto e guardava rapito il pene di Giovanni penetrare con colpi sempre più forti nella vagina presa tra le cosce e le natiche superbe. L’uomo si masturbava veloce, con il respiro affannato. Come incantato da quella visione si mosse, fece passare il braccio sinistro intorno alle gambe unite di Vale e porto le due mani sulle cosce poco sopra i fianchi. Carezzo con libidine quelle gambe tornite godendo di quella pelle liscia come la seta, poi con le dita premette ai lati della vagina per allargarla e favorire la penetrazione del pene. In quella posizione il guardone aveva il viso contro le gambe, girò il collo ed inizio a leccare da sotto il ginocchio. Un onda di pelle d’oca corse sulla pelle di Valeria che mugolò di piacere. L’uomo soddisfatto con la mano destra riprese a masturbarsi e infilò lentamente la sinistra tra le cosce candite. La mano del voyeur ruotò per scostare le gambe che docilmente si aprirono divaricando le ginocchia. L’uomo carezzo con voluttà la morbida peluria del monte di venere mentre la sua lingua cominciò a scendere verso le natiche. Il dito medio del guardone s’insinuò dolcemente tra le grandi labbra che erano zuppe di umori facilitando la masturbazione del clitoride già turgido. Gli altri due si lasciavano masturbare tra sospiri di godimento, mentre le loro mani carezzavano tutto il corpo soffermandosi sulle enormi tette. Le strinsero, pizzicarono con dolcezza i capezzoli, le carezzarono incrociando le mani su quelle meraviglie. Valeria sotto l’assalto contemporaneo di quattro uomini senti un nuovo, prepotente, orgasmo arrivare. Gemette e singhiozzò fermando per un attimo il movimento delle mani mentre il corpo era scosso dai fremiti.

‘vengo’ sospirò con timidezza.

Strinse forte le gambe imprigionando il polso del guardone che si accaniva sul suo clitoride e spinse con forza i piedi sul tettuccio. Ma questa volta non ottenne tregua. Giovanni stava per avere l’orgasmo e continuò a martellare i suoi colpi penetrandola con forza. Il guardone che leccava con avidità le cosce sembrava ubriaco di piacere e continuò a ruotare il suo dito sul clitoride gonfio e pulsante mentre quattro mani avide le martoriavano le tette dandole tremiti di piacere. Era come ricevere una scossa elettrica e non riuscire a staccarsi. Il suo corpo continuò a tremare. Valeria cercò di reagire. Con un lamento prese a masturbare con forza i due uccelli che stringeva in mano. Doveva farli venire in fretta se voleva che quello sconvolgimento finisse. I quattro uomini erano già al massimo dell’erezione da molti minuti e non ci volle molto. Sentì gli uccelli pulsare sempre più forte, oramai sapeva bene che stavano per eiaculare. Si rese conto che, in quella posizione, tutto lo sperma sarebbe finito sul suo corpo perch&egrave era distesa con i due uccelli sopra di lei. Ma doveva far finire quelle raffiche di orgasmi che la stavano sfinendo. Accelerò ancora il movimenti delle mani sulle aste bollenti e decise di indirizzare lo sperma verso il seno. L’idea che quel liquido denso e caldo colasse sul suo corpo le fece pulsare il sangue di desiderio alimentando l’orgasmo come chi getta benzina su un fuoco. Giovanni sentì la vagina diventare bollente come lava fusa, cominciò a penetrarla con dei colpi violenti. L’uccello durissimo batteva con forza sulla testa dell’utero e con un rantolò l’orgasmo arrivò. All’ultimo istante sfilò il pene dalla vagina infilandolo tra le cosce di Valeria. Il guardone ritirò di scatto la mano e l’uccello pulsando cominciò a eiaculare. Un primo forte getto di sperma bianco e denso colpi il monte di venere fino alla pancia. Valeria istintivamente chiuse le gambe e senti il pene bollente pompare fiotti di liquido denso e scivoloso mentre Giovanni si contorceva. Quando Giovanni si ritirò con un sospiro Valeria schiuse le cosce e senti lo sperma caldo colare verso il basso. Il guardone di mezzo si irrigidì e lei senti il suo pene gonfiarsi allo spasimo nella sua mano sinistra mentre quello si lamentava. Lei lo piegò verso la parte inferiore delle grosse tette appena in tempo. Il primo violento spruzzo di sperma denso e copioso le si infranse contro. L’uomo sbuffò rumorosamente come se avesse preso un pugno e continuò a sborrarle addosso. Valeria piegò il collo per guardare il glande sfogarle addosso un getto dopo l’altro. Quando vide lo sperma filare stanco dal glande fece di nuovo scorrere la sua mano sull’asta che ebbe un sussulto. Il pene ebbe un ultima reazione, si gonfiò e sparò uno spruzzo bianco che arrivò su un capezzolo fino al collo. Finalmente lo sentì afflosciarsi definitivamente nella mano sinistra e si concentrò sull’uccello che stringeva nelle destra. Lo masturbò con decisione attirandolo proprio sopra le tette. Lascio il pene dell’uomo che aveva appena goduto, quello con un sospiro fece un passo indietro. Valeria con la sinistra alzò una tetta per prepararsi a ricevere altro sperma. Il guardone capì le sue intenzioni e quando senti l’orgasmo salire irrefrenabile le blocco la mano. Serrò il suo pugno sopra la mano di Valeria e cominciò a gettare qua e là schizzi di sperma. Il terzo guardone, che aveva continuato a masturbarsi assorto nella contemplazione, punto l’uccello sulla morbida pancia di Valeria e con un grugnito iniziò a venire. Sull’ombellico si formo un piccolo lago caldo con dei filamenti color del burro. Sulle sferiche tette fioccarono grosse gocce bianche di sperma. Come una collana di perle dense e vischiose unite da lucidi filamenti. Un coro di rantoli annunciò la fine di quel picco di piacere. Valeria era bagnata di sperma dal collo alle ginocchia ma rimase immobile, con tutti i muscoli del corpo in tensione come trasognata. I tre voyeur si rivestirono in fretta e in silenzio, come erano venuti, scomparvero tra i cespugli e le ombre del bosco.

‘Mamma mia’ piagnucolò Valeria non appena se ne furono andati ‘mi sento tutta bagnata’

Ruotò sulle natiche e sporse le gambe unite fuori dall’auto per non far colare lo sperma sul plaid. Con una mossa rapida sfilò il cuscino che aveva sotto la testa e lo posò sul prato. Si mise in piedi con l’agilità di una gazzella e rimase su quel piccolo pezzo di stoffa imbottita facendo una mezza piroetta. Teneva le braccia lungo il corpo e il busto inclinato in avanti con la grazia e l’equilibrio di una ginnasta che ha appena compiuto un esercizio. Lo sperma perse densità e iniziò a colare verso il basso. Gocciò dalle tette, colò lungo le cosce fino alle caviglie e dall’inguine all’attaccatura dele gambe. Lunghi nastri d’argento segnarono la sua pelle perfetta al chiaro di luna in uno spettacolo da sogno.

‘Quanto sei bona’ sospirò Giovanni
‘quanto sei scemo’ rispose Valeria che stava tornando in se.

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