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Orgia

Centergross

By 4 Marzo 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

 

 

 

Centergross. Mercoledì pomeriggio di primavera.

Richiudo il programma e lo riavvio per la sesta, ripeto, la sesta volta per mostrare a Sonia cosa deve “fare di preciso dopo averlo acceso” (cliccare una cazzo di icona sul desktop, Sonia, non è che bisogna avere pezzi di DNA di Einstein per capirlo… avrai ancora l’aria giovanile ed è vero che con l’aspetto che hai starti vicino è sicuramente piacevole, ma a volte non ti si sopporta proprio, bella mia!).

Seduta di fianco a me invece c’è la giovane Sara. Prende appunti come fa, dice lei, all’università. Scrive ciò che spiego con una lentezza tale che mi chiedo quanti decenni le ci vorranno per laurearsi.

Il suo ginocchio però poggia contro il mio, e questo basta a darmi la giusta pazienza. Ha un po’ l’aria infantile Sara, ma secondo me con quelle manine fa delle seghe da urlo. Ci scommetto che è una di quelle che ingoia pure e ti apre la bocca tirando fuori la lingua come nei video porno. Dev’essere fantastica quando lo fa, con questa sua faccia da brava bambina…

Elisa invece la faccia da brava bambina proprio non ce l’ha. È in piedi dietro a Sara, e il contrasto è lampante. Elisa ha i capelli tosati quasi a zero ai lati, asimmetricamente, e lunghi sopra, in stile post-nucleare. Il suo trucco è pesante e veste decisamente più audacemente di tutte le altre. Pur sapendo che oggi sarei venuto a lavorare sotto il bancone dove lei serve i clienti e risponde alle chiamate, si è messa una minigonna non certo da educanda che oltretutto ha dietro uno spacco che finisce praticamente dove inizia il culo. Basta che si pieghi leggermente – e qui nel negozio all’ingrosso le capita spesso, ho “distrattamente” notato – e la piega tra le chiappe fa bella mostra di sé. Va be’ che loro questa roba la vendono, ma per decidere di indossarla così spudoratamente un po’ cagne bisogna esserlo di sicuro. E forse anche più di un po’, visto che sotto s’è messa un perizomino da paura che non potevo non sbirciare mentre lei sedeva discorrendo tranquillamente, come io neanche esistessi, e io invece, come lei invece ben sapeva, me ne stavo rannicchiato sotto il suo piano di lavoro, praticamente abbracciato al suo PC con la faccia a 10 cm dalle sue gambe nude.

Non poteva certo pretendere che potessi resistere a guardarle tra le cosce, anzi è più probabile che ci sperasse proprio che vedessi come il filo nero si infili tra le labbra della sua incantevole fica (depilata, per completezza dell’informazione)!

E già lì mi ero imbizzarrito parecchio.

Di fronte a noi si è piazzata Naike, (credo si scriva così) e il suo sguardo mi imbarazza un po’, forse per quell’aria da ragazzina intellettuale e sveglia che sembra sempre giudicarti dall’alto. Ogni volta che i nostri occhi si guardano me la sogno mentre mi lega alle sponde del letto e mi fa vedere di cosa è capace… I suoi jeans attillati e la camicetta non nascondono le sue forme senz’altro invidiabili: nuda, con il frustino in mano, dev’essere davvero un vero schianto!

Il mio cazzo è sempre più duro.

Ci si mette anche Sonia che quando si piega su di me per vedere meglio lo schermo mi tocca le spalle con il seno e quando appoggia la sua mano sulla mia per farmi guidare il mouse dove vuole lei sento quelle piccole scariche di adrenalina che atavicamente mi vorrebbero preparare all’accoppiamento.

I suoi capelli hanno un buon odore.

Mi azzittisco mentre la loro menti assimilano le ultime nozioni che ho ripetuto per l’ennesima volta, poi mi appoggio allo schienale rilassando le provate membra.

Le guardo. Sono tutt’e quattro molto belle, ognuna a proprio modo.

Mi stanno tutte intorno, vicine. Sembra proprio l’incipit di una di quelle improbabili trame da film di Tinto Brass.

Mi tornano in mente le parole di Marinella, in arte Xilia, in risposta alle mie perplessità sulla frequenza da lei riferita con cui il genere di storie che racconta accadono: “Queste cose succedono. Basta farle accadere.” Mi ha sempre detto che molti non credono ai suoi racconti, malgrado lei – almeno così afferma – epuri addirittura i particolari meno credibili, anche se veri. Sembrano improbabili, quindi chiaramente inventati.

Eppure non è difficile, effettivamente, capire che in effetti basta poco per creare certe situazioni piccanti. Basta un po’ di coraggio (“e anche una bella fregola!” aggiungerebbe Marinella con un sorrisetto malizioso).

Per esempio: cosa accadrebbe se adesso semplicemente mi tirassi giù la cerniera e lo tirassi fuori sotto i loro occhi?

Comunque reagirebbero ci sarebbe di che scriverne, ne sono certo!

Sono certo anche che Sonia gradirebbe eccome. Già me la vedo la sua espressione da amante-navigata-che-già-ne-ha-visti-tanti-ma-uno-in-più-è-sempre-un-piacere e la sua mano esperta che si muove verso il mio cazzo già pronto all’uso, lo afferra con sicurezza mentre mi fa una delle sue battutine sconce.

Ci scommetto che sarebbe lei a incoraggiare le altre tre, sicuramente stupite, ma ben lontane dallo scandalizzarsi veramente.

Chissà chi sarebbe la prima ad avvolgermi con le sue ditina lo scroto…

Mi porto istintivamente la mano sul pacco. Naike lo nota. Il suo sopracciglio sinistro si alza.
Come vorrei incularmela, questa cerbiatta dall’aria altezzosa.

Cerco di comunicarglielo con lo sguardo – e già qui sorprendo parecchio me stesso: immaginando di essere lì lì per realizzare la mia fantasia erotica mi devo essere calato fin troppo bene nella parte, non penso di aver mai guardato così fissamente chicchessia prima d’ora! – e lei, essendosene accorta, lo sta ricambiando spavalda, senza alcuna intenzione di abbassare il proprio.

Mi sta facendo chiaramente capire che le sue mani sul mio scroto stringerebbero ben più del necessario. Al solo pensiero mi diventa ancora più duro; ormai non è più possibile nascondere la protuberanza nei jeans!

È spesso in un attimo preciso che si decide la svolta di un’esistenza, in un piccolo gesto.

Lasciando la mano sinistra dov’è, “distrattamente” posata sul pacco ben gonfio, porto il braccio destro dietro le spalle di Sara e lo appoggio sullo schienale della sua sedia, toccando altrettanto “distrattamente” con le nocche il pube di Elisa.

Non si ritrae, la mignotta. Se ha un ragazzo dev’essere proprio uno di mentalità stra-aperte, perché tenerla a bada mi sa che è un’impresa impossibile. Sento la consistenza del suo corpo sotto il sottile tessuto della minigonna.

Inizio lentamente a muovere le dita di entrambe le mani in su e in giù di pochi millimetri, carezzando quasi impercettibilmente sia il suo pube che il mio. Gli occhi sempre su Naike.
“E quella scritta all’avvio?”

Mi giro verso Sonia. “Prova a spegnere e riaccendere e vediamo se c’è ancora.”

Elisa sta spingendo la sua carne contro le mie dita.

“E cosa devo premere?”

La guardo di nuovo, incredulo. “QUESTO SONIA!” Mi stringo il pacco e lo agito come a volerglielo puntare contro. “PROVA A PREMERE QUESTO, CHE VEDIAMO COSA SUCCEDE!”

Naike e Sara scoppiano a ridere. Elisa si scosta un secondo, sorpresa dalla mia reazione, poi, evidentemente ancor più ingrifata, lascia che io allunghi nuovamente la mano verso il suo voglioso triangolino e questa volta, dopo averlo ben palpato, mi intrufoli sotto la gonna.

Il contatto con la sua pelle è inebriante.

Nel frattempo a Sonia è apparso un sorrisino molto promettente e ben sicura di sé replica al mio sbotto lanciando il suo guanto: “Guarda che bisogna anche saperlo usare bene, questo” e me lo indica.

Lascio passare un paio di secondi, per amplificare l’effetto, poi con pollice e indice slaccio teatralmente il bottone dei jeans e senza esitare mi abbasso la zip. “Vuoi fare una gara?”

Naike ha uno strano ghigno, che conto di toglierle; Sara è immobile con la biro e il bloc-notes a mezz’aria – prenderà appunti anche su questo, ‘sta bambolina scema? – ed Elisa, a occhi chiusi, si lascia scappare un gemito, il primo, mentre le mie dita le entrano senza troppa resistenza dentro.

Si voltano tutte a guardarla, e si accorgono che la festa è già cominciata.

 

Elisa giace esausta sulla scrivania, col seno denudato e la guancia rossa di ceffoni. Mi ha implorato lei stessa di darglieli mentre stava per venire e io, da galantuomo, mica potevo esimermi!

Chissà dove sarà finito il suo perizoma…

Sonia è inginocchiata a terra ai miei piedi con la testa amorevolmente appoggiata sulle mie gambe. Me lo gingilla ancora, forse sperando in altro miracolo.

Naike è la prima ad alzarsi e a ricomporsi. Senza dire una parola se ne va in bagno. È abbastanza risentita.

Sono riuscito a incularla, ma lei non era esattamente d’accordo.

È stata l’ultima a farsi convincere a partecipare, praticamente trascinata dalle colleghe, che l’hanno anche spogliata e posizionata.

La tentazione è stata troppo forte, l’occasione unica. Sono entrato deciso, facendola urlare… non credo di piacere.

Le ho dato solo un paio di bei colpi prima di chiedere scusa e aggiustare il tiro, tra gli sghignazzi delle altre tre.

È l’unica che non ha raggiunto l’orgasmo. Peccato, mi sarebbe piaciuto vedere come si trasforma quel suo faccino serio mentre viene.

Anche Sara si sta rivestendo. Mentre spariscono dalla mia vista saluto quelle due sue poppe meravigliose che tanto m’hanno tenuto impegnato. Ha un’espressione felice, incantevole.

Si è dimostrata brava con le mani come avevo immaginato. Anche con la bocca se l’è cavata bene, non certo al livello dell’esperta – espertissima! – Sonia ovviamente, ma comunque davvero c’ha messo tutto il suo impegno.

 

Aveva ragione Marinella, come sempre. Se non avessi avuto il coraggio (o la sventatezza, ma spesso i due termini coincidono) di provarci ora tutto questo racconto sarebbe rimasto solo una delle tante fantasie con cui trucidarmi di seghe. Non avrei mai visto il diavoletto che Elisa ha tatuato sul pube e quindi non avrei mai avuto la possibilità di disegnarci con l’indelebile un bel cazzone, come invece ho fatto. Ora so che Sonia mi stava davvero stuzzicando e che non era nemmeno la prima volta. Che Naike è meno seria e ben più vogliosa di quanto voglia far sembrare.

E che Sara purtroppo, almeno davanti alle colleghe, non ingoia.

 

 

 

 

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