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Orgia

Groupies

By 13 Maggio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Helena stava per entrare in uno dei suoi sogni più belli: Julie, la sua migliore amica, le mostrò una pagina di un noto giornale musicale ed eccoli, bellissimi, in una foto a tutta pagina, i ‘Dream’s Collection’, la loro band preferita, di cui avevano tutti gli album che ormai predominavano nei loro ipod.
L’articolo parlava del nuovo tour che avrebbero intrapreso i quattro musicisti ed elencava le città che lo avrebbero ospitato; si sentì svenire quando lesse nella lista la sua città.
I ‘Dream’ sarebbero venuti da lei e lei avrebbe fatto di tutto per poterli vedere dal vivo!!!

Appena uscite da scuola si precipitarono nel negozio autorizzato alla vendita dei biglietti, ma fuori c’era una coda di un centinaio di persone che attendeva l’apertura.

‘Te l’avevo detto che dovevamo uscire prima!’ disse Helena
‘Sì, brava, così se lo venivano a sapere i miei mi avrebbero impedito di andarci proprio!’ Rispose l’amica.

Mentre aspettavano si guardavano intorno, sperando di scorgere qualche faccia conosciuta in qualche posizione più avanzata per poter superare, ma non ne videro.
In compenso videro il popolo eterogeneo dei fan: ragazzini con magliette piene di teschi, ragazze con piercing, ciuffi di capelli rosa e frasi di Jim Morrison sulla cartella; loro due erano decisamente un’altra razza ancora e molti ragazzi e anche qualche ragazza le notarono nella mischia e non potevano fare a meno di guardarle.

Helena e Julie erano decisamente due bellissime diciottenni: la prima era alta 1.60, formosa, con occhi verdi e capelli neri lunghi alle spalle e indossava una gonna scozzese, una camicetta bianca leggermente aperta con cravattino nero, scarpe col tacco e una borsa di pelle nera. L’amica era più sportiva, ma altrettanto ben truccata, più alta, 1.70 circa, e longilinea dell’amica, ma la sua terza di seno non sfigurava vicino alla quarta di Helena, perché i suoi diciotto anni le permettevano ancora di sfidare la forza di gravità potendo indossare, come quel giorno, delle polo chiare senza reggiseno che lasciavano intuire i capezzoli nudi e su cui si poggiavano i capelli biondo scuro raccolti in una treccia che perfettamente si sposavano con i suoi occhi azzurri; inoltre indossava una gonna corta plissettata stile tennista e delle scarpe da ginnastica.

Intanto il negozio aveva aperto, ma, dopo circa un paio d’ore di coda, il titolare uscì dicendo che il concerto era sold out; ci furono fischi e insulti, ma poco dopo la folla cominciò a scemare.
Helena e Julie non si erano mosse: erano come pietrificate, consce di aver perso l’unica occasione per vedere i loro idoli dal vivo per i successivi 2-3 anni.
Julie prese l’iniziativa e trascinò l’amica dentro il negozio ormai deserto e chiese al commerciante:

‘Mi scusi, che significa che i biglietti sono sold out?’
L’uomo, forse irritato dall’orda di ragazzine urlanti che si era appena dovuto sorbire rispose brusco:
‘Non te lo insegnano a scuola l’inglese, ragazzina? Significa che son stati venduti tutti’
‘Questo lo so, chiedevo solo se era riferito a questo negozio o in generale’.
‘No, ragazzina, in generale: questo concerto sarà in un club, non allo stadio, perciò c’erano solo poche centinaia di biglietti distribuiti in tre punti vendita ma ora son finiti tutti, e per tutti intendo TUTTI!!!’
Helena stava per mettersi a piangere, ma Julie incalzò, nonostante il cattivo umore dell’uomo, ma a voce molto bassa:
‘Non è che per caso lei conosce qualcuno che’ sa, uno di quelli che compra tanti biglietti e poi li rivende?’
Il viso dell’uomo cambiò, forse per la prima volta da quando erano entrate, si era soffermato a guardare quella mercanzia che era venuta a fargli visita.
‘Se lo conosco? Beh, che dici, ragazzina, secondo te io mi conosco abbastanza?’ e scoppiò a ridere.
Le ragazze si illuminarono per un attimo, ma l’uomo riprese
‘Il problema è che io non voglio rischiare di comprare biglietti di concerti di merda e poi non venderli, perciò accetto solo prenotazioni; pertanto i biglietti che ho io da parte sono già destinati a persone che hanno pagato il doppio del prezzo per averli sottobanco e, che io sappia, non ci sono altri bagarini a questo concerto e, vi assicuro, che di solito io lo so.’

Si fermò un attimo, quasi a voler leggere nelle facce ormai disperate delle ragazze quanto avrebbe potuto chieder loro; poi riprese:

‘In realtà due biglietti me li hanno prenotati due ragazzini che mi stanno sulle scatole, due sbarbatelli che si fumano le canne dietro ai cassonetti per non farsi beccare dai genitori; a quelli posso anche mandarli a spasso, ma ho bisogno di qualcosa in cambio che faccia valer la pena di veder rovinata la mia fama di bagarino ‘onesto’.’
Si fermò ancora a studiare quelle due femmine che ormai pendevano dalle sue labbra e prese una calcolatrice.
‘Il doppio di quello che ho chiesto a loro’ ovvero il quadruplo del prezzo base’ sono 200 euro a testa, signorine’.

‘Ma lei è impazzito: siamo due studentesse, secondo lei dove li troviamo i soldi?’ Ribatterono le ragazze ‘ci venga un po’ incontro!’

‘Vi sto già venendo incontro, ragazzine, ma se ritiro la parola data dev’essere per una buona ragione’ Si fermò ancora a pensare e disse.
‘Sennò possiamo fare così: ci sono un paio di lavoretti che voi ragazzine potete fare per me, per ogni lavoretto fatto vi scalerò dei soldi dal totale e alla fine pagherete solo il restante, che potrebbe anche esser zero, per quel che mi riguarda.’

Alle ragazze non pareva vero, stavano per realizzare il loro sogno, si guardarono un istante e poi, all’unisono, risposero di sì.

L’uomo fece uno strano sorriso, si alzò e dopo aver attaccato un cartello con scritto ‘torno subito’, chiuse la porta del negozio a chiave e accompagnò le ragazze nel retrobottega, un ambiente mal illuminato a metà tra magazzino e area relax, dove, tra gli scatoloni, si notavano una macchina del caffè a cialde e un divano pieno di cartacce, mozziconi e resti di cibo, dove, dopo aver buttato a terra l’immondizia, il commerciante si sedette accendendosi una sigaretta.

‘Qui ci sono i biglietti da 200 euro’ disse mentre li appoggiava su un tavolino’ sta a voi, ora, farli diventare più economici.’
Si interruppe, tirò una lunga boccata di fumo e comandò:
‘Spogliatevi, 20 euro’.

Le ragazze impallidirono, protestarono:
‘Ma che cazzo stai dicendo? Sarebbero questi i lavoretti? Non se ne parla’

‘benissimo, disse l’uomo, allora ora potete o mollarmi qui 400 euro sull’unghia o sparire da questo negozio fino al prossimo concerto delle vostre checche spacca timpani.’

A queste parole le due amiche capirono di non aver altra scelta e, dopo averne discusso qualche istante dissero:
‘ok, stronzo, nude per 50 euro’
‘son contento che iniziate a ragionare, ma 30 euro o andatevene’.

Annuirono e cominciarono a togliersi maglietta e camicia, ma, l’uomo le interruppe:

‘spogliatevi a vicenda e baciatevi, altri 20’.

Allora Julie finì di sbottonare la camicia dell’amica che intanto si slacciava il reggipetto e cominciarono a baciarsi, come facevano da anni ormai in discoteca per arrapare i ragazzi; pochi istanti dopo erano entrambi con il seno nudo, si toccavano e si stuzzicavano i capezzoli a vicenda.

‘Tu, moretta mettiti a 90 e fammi vedere il culo, mentre l’altra troietta ti toglie le mutandine da sotto la gonna’.

Helena ubbidì, si girò e si piegò appoggiandosi ad una pila di scatole facendo alzare la gonnellina che mostrò il suo culo perfetto e carnoso diviso dalla piccola striscia nera del perizoma, che Julie, che intanto si era accucciata, le sfilò.

‘Dai biondina, ora lecca il buchetto della tua amica e mentre lo fai toccati la figa e vi beccate altri 30 euro a cranio.’

Julie, alzata la gonna e spostate le mutandine a culotte bianche che portava, iniziò a tormentarsi il clitoride a gambe aperte, mentre massaggiava le natiche di Helena e le leccava l’ano.
Era la prima volta che entrambe provavano un’esperienza lesbica, se si escludono i baci tra loro, ma a breve, la lingua che lentamente la penetrava, cominciò a fare effetto su Helena che cominciava a respirare più forte e a premere il culo sul volto dell’amica.
L’uomo intanto aveva tirato fuori il suo cazzo che, pur essendo ormai al massimo dell’erezione, aveva dimensioni per nulla invidiabili, e iniziò a segarselo con forza mentre diceva:

‘Ok basta puttanelle, ora mettevi in piedi, finitevi di spogliare e fatemi vedere come vi toccate bene’.

Le ragazze si alzarono, levarono gli ultimi vestiti e, appoggiate a delle scatole, cominciarono a masturbarsi oscenamente esposte verso l’uomo che continuava a menarselo mentre vedeva le piccole dita scomparire dentro alle vagine. Poco dopo Helena riuscì a raggiungere l’orgasmo a cui l’amica l’aveva quasi portata e pensò alle sensazioni contrastanti che provava: l’eccitazione dell’esibizionismo inconscio insito in ognuno, l’orgoglio ferito del sentirsi trattata come una prostituta, il piacere fisico, lo schifo di quell’uomo panciuto e peloso con quell’affare ridicolo in mano.

L’uomo intanto si era alzato e sempre toccandosi diceva:

‘Fatemi un bel 69 sul divano e, se farete quel vi dirò, vi tolgo ben 50 euro’.

‘Fatto 30 facciamo 31!’ disse Helena, che sembrava meno infastidita della situazione, stendendosi sul divano.

Man mano che gli ordini giungevano le ragazze ubbidivano

‘Leccale la passera’
‘Succhiale il clito’
‘Mangiagliela’
‘Infilale un dito nella fica’
‘un altro’
‘anche un terzo’

Gli umori delle ragazze ormai avevano creato due ampie macchie sul divano e l’uomo sembrava assatanato mentre si segava velocemente e impartiva ordini.

‘Infilale un dito nel culo’
‘Fallo anche tu ora, biondina’
‘Ora leccatevi quelle dita’

Poi, improvvisamente:

‘Ora chi me lo prende in bocca si porta via il biglietto gratis’.

Al ché Helena, sfinita dai numerosi orgasmi disse scostando l’amica e mettendosi seduta a terra:

‘Te lo succhio io, stronzo maniaco, ma se mi vieni in bocca te lo strappo a morsi’.

Ma Julie, ormai presa dalla situazione, quasi a non voler esser da meno, si mise vicino all’amica ed esclamò:

‘Se me lo dai gratis anche a me te la bevo io la tua schifosissima sborra’.

Il commerciante non se lo fece ripetere due volte e subito infilò il suo cazzetto in gola alla mora e bastarono un paio di colpetti di lingua che immediatamente si sfilò cacciandolo nella bocca di Julie e scaricandosi con un verso roco.
Julie trattenne a fatica il conato di vomito per quel sapore acre diretto in gola, ma soprattutto per il puzzo che la pelle sudata dell’uomo emanava.

‘Ingoia puttana ‘ infierì ‘ ingoia tutto o niente sconto’ ecco così, da brava’.

Nonostante lo schifo riuscì ad ingoiare tutto, si pulì con un fazzoletto che le porgeva l’amica e si rivestirono.

‘I biglietti ora’ dissero all’uomo che offriva loro un paio sigarette.

Helena la prese e l’accese, Julie, anche se non fumava da più di un anno, la imitò pensando che qualunque cosa sarebbe andata bene in quel momento per togliersi il sapore dalla bocca.

‘Sono lì, pagatemi i diritti di prevendita e sono vostri’.

‘Cos’altro vuoi, bastardo? Basta, credo che abbiamo fatto più che a sufficienza!’.

‘Lasciatemi qui le vostre mutandine bagnate così le annuserò mastrubandomi e abbiamo finito’.

‘Che schifo’ toh, prenditele e va a fare in culo’.

Detto questo, presero i biglietti e se ne andarono, sentendosi nude e sporche, pregando che non si alzasse il vento.

j_d

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