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Orgia

Hilda

By 3 Agosto 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

‘principessa Hildegarde, Voi siete qui, di fronte a questa corte dell’inquisizione, per rispondere dei crimini di incesto, regicidio e comunione con Satana’.
Il messo della Chiesa era seduto di fronte all’imputata, dietro il grande tavolo di pietra massiccia, e leggeva da un grande libro l’accusa che gli veniva mossa. Un vescovo di Roma, che era stato sapientemente circuito da chi aveva deciso di impossessarsi del trono che era stato di suo padre, che era stato mandato per verificare gli avvenimenti che avevano preceduto la morte del Re Carlo III.
‘ammetti questi crimini?’
La voce era rimbombata nella grande sala allestita per l’inquisizione come un tuono e aveva fatto vibrare di terrore il corpo e la mente della povera Hildegarde.
Era ormai sola, nuda, in mezzo a quel grande salone dove da piccola andava a giocare con le figlie delle cortigiane. In ginocchio sul pavimento freddo di pietra grezza sul quale si dipingevano le ombre delle guardie, proiettate a terra dalle grandi fiaccole attaccate ai muri umidi. Vide anche l’ombra della guardia che la teneva incatenata. Le mani legate dietro la schiena da una pesante corda; le spalle le dolevano come le ginocchia, non abituate a stare in quella posizione; di solito erano gli altri a prodigarsi in reverenti inchini. Alle cosce aveva due grossi anelli di ferro uniti a delle catene che la tenevano nel giogo del suo guardiano e un altrettanto massiccio collare di ferro le era stato chiuso intorno al collo. Anche questo aveva un catena e tutt’e tre erano tenuta dalla guardia.
Indegnamente il suo sesso e le sue femminilità, acerbe, ma già ben formate e prorompenti, erano esposte al ludibrio dei convenuti; guardie e magistrati.
‘Questa è una corte illegittima, influenzata dalla mia matrigna e da suo fratello per usurpare il potere. Lasciatemi andare, io sono la figlia di Re Carlo!’
la voce era risultata tremante e un brusio si alzò dalle guardie che non lesinarono risa e sguaiataggini.

La risposta del vescovo tuonò nella sala minacciosa e arrogante. ‘non c’è più nessun Re e tu non sei niente. Ma, se decidi di confessare eviterai la sofferenza dell’interrogatorio e verrai giustiziata senza dover subire alcuna sofferenza’
‘mai!’ fu la risposta sprezzante e incosciente della principessa Hildegarde.

‘Guardie! Fate che la Principessa espii le sue colpe e non fermatevi fino a che non avrà confessato tutti i suoi peccati. Portatela nella sale delle torture’

la guardia che teneva incatenata Hildegarde la strattonò subito verso l’uscita della sala e poi giù, dove le era stato sempre impedito di andare, nei sotterranei. La tirava per la catena del collare mentre un altro uomo la prese per il braccio, sotto l’ascella, strattonandola. Era un fuscello che veniva sbattuto da una parte all’altra senza poter resistere minimamente contro la forza bruta di quegli uomini. Erano pesanti, tozzi, emanavano un odore insopportabile che Hildegarde non aveva ami avuto modo di sentire, così protetta nella parte della corte nella quale aveva vissuto fino ad allora. Erano vestiti con pesanti tuniche di lana grezza, alle gambe portavano gambali di cuoio e la loro testa era coperta da uno spesso cappuccio di pelle che li ricopriva fino al naso lasciando in vista la bocca e le disgustose dentature, rade e marce.

‘NO, VI PREGO LASCIATEMI, STATE SBAGLIANDO’
la portarono velocemente dentro la stanza delle torture che non ebbe neanche il modo di guardare in tutto il suo terrorizzante arredamento e la sbatterono violentemente su un tavolo di legno ruvido che in qualche punto rivelava qualche macchia sbiadita e rossastra. Era terrorizzata, non riusciva a muoversi, bloccata dalla potente presa dei due carcerieri. Sentì dei rumori preannunciare l’arrivo di altre persone, ma la sua posizione non le permetteva di vedere chi ci fosse dietro di lei. Il suo seno era premuto sul legno dalla pressione della guardia che la teneva bloccate spingendo con una mano la sua esile schiena, mentre con l’altra le teneva fermo il viso schiacciandolo sul piano. Aveva una mano enorme la guardia, resa dura dal lavoro manuale, e pesante. Riusciva a tenerle tutta la testa.

‘non così, fermo idiota, prepara prima l’orefizio’. La voce che sentì pronunciare quelle parole era stata ferma e il tono autoritario. Probabilmente era il capo delle guardie, colui che avrebbe deciso quali sarebbero state le pene da impartirgli per costringerla ad una confessione’, ma aveva un tono familiare.

la guardia che era stata ripresa blocco il suo braccio sopra la testa e non assesto la fristata che stava preparando girandosi verso il suo capo e facendogli un ghigno di assenso.

Hildegarde stava cercando di riprendere fiato, forse le sarebbe convenuto confessare; almeno l’accusa di incesto. Forse quello le avrebbe permesso di guadagnare un po’ di tempo, era nel panico, non sapeva cos””’.

Sentì due mani, probabilmente non della stesso uomo, prenderle i glutei e allargarli.
‘AAAAAAAAAAAHAHHHHHHHHHHHHHIIIIIIIIIIII’.
Un urlo disumano e stridulo le uscì dalla gola quando venne violentemente sodomizzate con qualcosa di estremamente grosso e duro. Lo sbatterono dentro al suo orifizio con violenza. Una botta secca e il dolore la sopraffece. Il suo corpo si tese in uno spasmo di dolore mai provato mentre si sentiva penetrare con bestialità nel più profondo dell’intestino. Gli occhi sembrava le dovessero schizzare fuori come due corpi estranei, la bocca si contorse in un urlo animalesco. Durò il tempo di qualche respiro in cui insieme alle sue urla sentiva le guardie tutt’intorno esultare e incitare il compagno che la stava impalando.
Sentì la guardia che le era accanto e che probabilmente stava manovrando dentro di lei il bastone parlarle ironicamente mentre le sfilava quel corpo dall’ano.
‘ora Vostra Grazia è pronta e ben aperta per il nostro divertimento!!’. Aveva accentuato le parole ‘vostra grazie’ acuendone il tono ironico.
‘comunque, non è certo vergine nel culo. Questa meretrice deve aver già provato piacere nell’essere presa come un animale da monta!!!”.. Ti piace fartelo montare nel culo mia nobile sgualdrina!?’. Scoppiò una fragorosa risata, ma la sua indignazione non fece neanche in tempo ad accendersi che si sentì spingere nel di dietro le carni dure ed enormi di uno dei suoi aguzzini. Un altro le prese la testa tra le mani e, alzandola, la cominciò a baciare nel modo più volgare che potesse immaginare. Le leccava la bocca lascivamente e le succhiava le labbra ghignando con quella sua bocca sdentata e fetida.
Il suo giovane corpo era letteralmente squassato dalle profonde pompate della guardia e dalle schifose effusioni dell’altro che ogni tanto si staccava e, infilandole tre dita in bocca, le pompava le labbra come se fossero quelle che aveva tra le gambe tenendole la mascella serrata con l’altra mano.
Grida di approvazione e esultanza si alzavano dagli aguzzini inattivi e grida di dolore uscivano dalla bocca di Hildegarde quando il suo aguzzino glielo permetteva, altrimenti ogni botta della verga nel suo orifizio era accompagnata da un grugnito animalesco di dolore che non faceva altro che eccitare di più le sevizie.

‘ora fatela confessare. Frustate questa figlia di satana!’

se possibile, udire quella voce la disgustò ancora di più. Riconobbe la voce del vescovo e, a giudicare dal tono alternato come il ritmo delle pompate che riceveva, era proprio lui che la stava stuprando in modo così duro.

‘confessa peccatrice!!!’ e continuava a sbatterla rudemente.
Sentì all’improvviso un dolore acuto e lancinante sferzarle la schiena.
‘attento a non colpirmi, imbecille!’ disse il vescovo, rivelgendosi alla guardia che la stava frustando. La teneva per i fianchi e aggiungeva al suo slancio nell’affondarle le carni la forza delle braccia con cui l’attirava a sé in una danza massacrante che le stava facendo perdere completamente il contatto con la realtà.

‘avanti, HHHAAAA, continuate a fustigarla”AAAAAHHHH sto per ripulirle l’anima di questa strega con il mio sperma’
‘tieniti pronta figlia di satana!!!’

sentì le sue interiora gonfiarsi, se questo era ancora possibile, accogliendo il copioso orgasmo dell’anziano vescovo urlante ed invasato come tutti gli astanti. Il dolore era incredibilmente intenso e non riuscì più a resistere. Si lasciò andare ad un grugnito soffocato e isterico e si senti attrarre da una forza miracolosa verso l’oblio dell’incoscienza, come risucchiata in un vortice che la liberava da tutto.

”.continua
‘ohooo mi sta scoppiando’
‘AAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHH’

”””..Si risvegliò nella sua camera da letto. Era completamente sudata e sentiva ancora le sue viscere piene della verga e dello sperma del vescovo aguzzino che la sodomizzava con foga. Aprì gli occhi cercando disperatamente un contatto con la realtà che dissipasse la sensazione di terrore che l’aveva svegliata.
Il letto era madido di sudore e mano a mano che le sensazioni di quell’incubo si dissipavano cominciava a mettere a fuoco la stanza, l’arredamento, la luce provenire dalla finestra fino a che tutto sparì e il suo sguardo si posò sulla radiosveglia del comodino. Segnava le 2 e 14.

Hilda era una ragazza di 24 anni, molto bella e sensuale. Lunghi capelli neri le incorniciavano il viso dove spiccavano due grandi occhi neri e profondi e una bocca carnosa e provocante. Un fisico asciutto anche se procace. Altezza media, gambe piene, ma non grasse, un sedere alto e sodo, fianchi larghi e provocanti e due cosce ben tornite. Ventre piatto, due seni grandi e sodi, provocanti e gonfi disegnavano una bellezza d’altri tempi, non certo come quelle modelle anoressiche che si vedevano in televisione.

Continuò a guardarsi intorno riprendendo contatto con la realtà e prese coscienza del suo stato. Era sdraiata sul letto, le sue gambe erano innaturalmente larghe e un seno era libero dalla sottoveste con la quale dormiva. Con una mano rimise al suo posto la spallina che era calata e sfiorando, nel movimento, con l’avambraccio il capezzolo, lo trovò incredibilmente turgido e sensibile.
Si alzò dal letto e camminò verso il bagno per andarsi a rinfrescare con passo barcollante per il sonno e per la strana sensazione che proveniva dalle gambe e dal sedere indolenzito.

‘cazzo, sempre lo stesso orribile sogno’ pensò mentre andava in bagno.
Aprì l’acqua per darsi una sciacquata e alzando lo sguardo verso lo specchio trovò una strana sensazione sul suo viso. Stanca, segnata dalla paura dell’incubo appena fatto. Gli occhi erano stanchi e ancora umidi per le lacrime. Portò una mano in mezzo alle gambe per rinfrescarsi.

‘non ce la faccio più, ogni notte lo stesso incubo. Chissà quando finir”.’
‘cavolo, ma ho la fica tutta bagnata!!!!’ pensò abbassando lo sguardo e spingendo il bacino in avanti per avere una visuale migliore. Tirò su la sottoveste e con l’altra mano si toccò tra le cosce raccogliendo con le dita una quantità incredibile di densi fluidi corporei. Guardando più attentamente vide le sue cosce completamente fradice di liquidi. Le sfiorò sentendo un brivido di eccitazione.

‘oh cazzo!!! Sono venuta ancora’ pensò mentre istintivamente portò le dita della mano alla bocca prendendo a succhiarle avidamente.
Le stava montando di nuovo quella sensazione di estremo godimento che ormai da qualche mese seguiva ogni risveglio dagli incubi che l’assillavano. Sempre la stessa.
Con l’altra mano cominciò a frugarsi il seno scoprendo una mammella e bagnandola di umori vaginali.
Fece qualche passo indietro allontanandosi dal lavandino e appoggiando la schiena alla parete. Si lasciò scivolare a terra liberando la bocca dalle dita e riempiendola con la tetta ormai bagnata. Con tutte e due le mani la stringeva e la spingeva verso l’alto leccandola e succhiandola in cerca del capezzolo. Succhiava i suoi umori come se fossero un nettare inebriante e quando prese il capezzolo lo trattenne prima con i denti provocandosi un leggero dolore, poi cominciò a succhiarlo come se fosse un cazzo. Avidamente, con lussuria e lascivia.
Stava entrando lentamente in quel trans che aveva imparato a conoscere e dal quale non riusciva ad uscire neanche nei rari momenti di lucidità che aveva in quello ormai era diventato una sorta di rito.

Sentì il capezzolo ingrossarsi progressivamente fino a riempirle la bocca. Lo pompava come se fosse un uomo a penetrarle la bocca, sempre più velocemente, sempre con maggiore foga ed eccitazione. Cominciò a sentire un fiume scorrerle dalle gambe e lasciò subito che una mano si insinuasse nella sua fica penetrandola completamente.
Si era sdraiata completamente a terra succhiando avidamente il capezzolo e spingendo sempre più a fondo la mano che ora era entrata nella vagina provocandole un godimento incredibile mentre con le dita graffiava le pareti del suo sesso. Sembrava che la fica le risucchiasse la mano, che le leccasse le dita. Si contorceva in preda agli spasmi più violenti, ansimando come un animale fino a che l’orgasmo non la colse squarciandole il ventre in un’ondata di umori che le riempirono la mano e la lasciarono distrutta sul pavimento del bagno.

Riprese conoscenza pochi minuti dopo e stavolta era davvero finita, almeno per quella notte. Ormai aveva ben chiare tutte le fasi di quella cosa che le accadeva ogni tot di giorni ormai da tre mesi e che non sapeva come definire. Si alzò esausta per tornare nel letto e riprendere sonno.
Un pensiero la rassicurò dandole un po’ di speranza prima che si addormentasse. L’indomani avrebbe infatti incontrato sua sorella Sandra, alla quale aveva raccontato parte di quello che le succedeva ‘solo che aveva quegli incubi ricorrenti e strazianti- e che le aveva proposto di incontrare il padre del suo ragazzo, uno psicologo, per qualche seduta di ipnosi.

‘dovresti incontrare il Papà del mio ragazzo. Pratica l’ipnosi e ti potrebbe aiutare a superare i tuoi problemi. Dicono che sia molto bravo e, a giudicare dai soldi che si respirano dentro quella famiglia, non ne dubito’

‘così dovrei farmi ipnotizzare e lasciarmi andare completamente alla sua mercè? Oh no, non sopporto l’idea di essere completamente in suo potere’. Hilda non sopportava l’idea, forse proprio a causa di quei sogni, ma Sandra insisteva, era preoccupata dalla situazione di sua sorella, la vedeva stanca e di malumore, la vedeva soffrire e la voleva aiutare.
‘ma no, il Dr. Balt è un ottimo medico, potrebbe farti tornare indietro al tuo passato e farti rivivere le esperienze che provocano il tuo stato di malessere. Una volta capita l’origine, potrebbe addirittura farti superare tutti i tuoi problemi’
erano arrivate a casa nel frattempo dopo la passeggiate nel parco in cui Hilda aveva voluto sapere qualcosa di più sulla terapia alla quale si sarebbe dovuta sottoporre
‘va bene’ le disse mentre salivano le scale che portavano all’appartamento di Hilda.
Sandra la seguiva due gradini più sotto e non potè non notare il reggicalze della sorellina spuntare dal vestitino corto e scollato che indossava Hilda.
‘vuoi che rimanga a dormire da te stanotte, come quando eri piccola? Tanto sono sola stasera’ le disse Sandra sorridendo e sfiorandole una gamba da dietro.
‘no. Grazie Sandra’ fu la risposta secca di Hilda ‘stasera proprio non mi và di subire i tuoi assalti’ e le spinse il braccio per allontanarlo.
Sandra, sorella gemella di Hilda ‘per la verità due vere gocce d’acqua- aveva una strana passione per la sorellina, come la chiamava lei, più piccola appena di qualche minuto. Fin da piccole avevano giocato sempre insieme e durante l’adolescenza Sandra aveva cominciato a stuzzicare maliziosamente Hilda che però l’aveva sempre respinta. Tutt’ora provava a farla cedere, ma sapeva bene come la pensava Hilda e quest’ultima era ormai abituata ai tentativi della sorella e erano diventati con il tempo meno ossessivi e più ironici tanto che ormai le risultavano anche simpatici per il modo di fare simpatico e spensierato della sorellona. Ma certo farla rimanere a dormire sarebbe stato un rischio, anche se, la paura di fare nuovamente quegli incubi la spingeva a non essere troppo decisa nel suo no.

Nel frattempo erano entrate in casa e si buttarono sul divano per riposarsi.
Hilda alzò una gamba per prendere la scarpa e sfilarla facendo salire nuovamente il vestito e mettendo in mostra le cosce.
‘così è troppo per me, è una tortura guardarti, ma non ti preoccupare, so di essere la tua sorellina, non lo posso dimenticare’ glielo disse poggiandole una gamba sulla gamba inguainata nella calza e con un tono così volutamente ironico che Hilda non potè fare a meno di sorridere e rilassarsi.
‘sei veramente un proietta perversa. Dai, smettila di fare la cretina!’
‘e su, fammi restare. Voglio solo starti vicina e non mi va che rimani da sola. Ti prometto che farò la brava’ l’aveva detto seriamente rassicurando Hilda e facendola cedere al suo bisogno di compagnia.
‘ok, ma come una vera sorella.’ Le disse mentre tolto il vestito se ne andava in camera.
‘fantastico! Domani una bella colazione a letto con la mia sorellina!’ presa dall’entusiasmo schizzò nella camera da letto dove Hilda stava sistemando il vestito. Si lanciò sul materasso e, messasi in ginocchio si sfilò via la canottiera. Sotto non portava nulla e mise in mostra il suo seno prorompente e pesante ridendo come una bambina. Si stava già spogliando per andare a letto.
‘non ci siamo capiti Sandra. Tu dormi sul divano’.
‘va bene’ le disse Sandra senza fare resistenza e finendo di sfilarsi i pantaloni. ‘vado a prepararmi il divano’. E uscì dalla camera lasciando Hilda libera di spogliarsi e di mettersi a letto.
Dopo qualche minuto Sandra si presento sulla porta della camera mentre Hilda stava praticamente sprofondando nel sonno tanta era la stanchezza.
‘Buona notte sorellina, posso darti un bacino ?’
‘mmmmhhh sii’ disse con voce impastata e praticamente in balia del sonno Hilda.

Sandra si piegò sul viso della sorella e le diede un tenerissimo bacio prima sulla fronte e poi sull’occhio. ‘dormi angelo mio’ le sussurro sul viso.
Non resistette alla tentazione, le carezzo il viso con una mano, dolcemente e le diede un altro bacio sullo zigomo, poi sulla guancia fino ad arrivare sulle sue labbra appoggiandoci delicatamente le sue. Intanto con la mano le sfiorava il collo scendendo verso il suo petto con la delicatezza di una farfalla per non farla svegliare e godere di quel contatto. Tirò leggermente il lenzuolo scoprendo un seno sodo e dritto. Lo sfiorò con le dita leggermente sentendo che la gambe cominciavano a bagnarsi per l’eccitazione di quell’unione incestuosa.
‘lo sai che ti amo angelo mio!?’ le sussurro in un orecchio mentre continuava a leccarle dolcemente le labbra e godere del contatto con il seno della sua sorellina. Non resisteva più e cercò di alleviare quel godimento a metà strusciando la fica sullo spigolo del materasso allargando le gambe e cercandone il contatto.
‘ferma’ sussurrò la voce impastata di Hilda
‘fermati, Sandra’ il tono della voce era cambiato e denunciava l’imminente risveglio
‘fermati, una volta per tutte. Non mi interessano le tue perversioni, puoi fare quello che vuoi, ma non con me. Vattene a dormire.’ E la allontanò bruscamente.

‘NOOOOOOOOO, ANIMALI. LASCIATE STAREEEEEEEE’

era di nuovo sul quel tavolaccio rozzo. Questa volta era a pancia in su. Le sue mani e i suoi piedi erano completamente aperti, legati ai ferri e alle catene fissate ai lati dei muri. Rientri di lei una guardie le stringeva le mammelle tra le mani sudice e ruvide in una morsa insopportabile. Vedeva il suo volto deforme avvicinarsi e la sua bocca succhiarle le labbra e penetrarla con una lingua che sembrava un cazzo. Le arrivava fino in gola roteando e spingendo. Le sputava in faccia e ancora dentro soffocandola e riempiendola. Il suo viso era oscenamente sbavato e grondava saliva fetida.
Girando lo sguardo vide di fronte a se l’altra guardia che la pompava violentemente con una verga enorme. Sentiva un dolore incredibile e la sua fica soffrire ad ogni botta di cazzo che la trafiggeva come una lama. Di nuovo quella sensazione di violenza estrema.
Senti le gambe svuotarsi della carne della guardia.
‘Hai ragione, Sua Maestà, siamo animali’
le puntò il glande tra le cosce e con un ghigno maligno dipinto sulla bocca roteò leggermente la verga strusciandola su di lei e le sprofondò dentro le viscere sfondandole l’utero.

‘brava principessa. Urla”..ti piace essere riempita!? Vedrai come ti diverti ora!!!’
quello che le stava dietro la strattonò tirandola a se e non trovando l’appoggio del piano la sua testa si reclinò all’indietro. Davanti ai suoi occhi, a pochi centimitri si presentò una verga enorme e nerboruta con le vene gonfie e il glande bagnato. La teneva per la base agitandogliele davanti agli occhi e colpendola ripetutamente sul volto.
‘ehi, prendi anche questo. Vedrai che ti piacerà principessina’
‘AAAAAAAAHHHH Aiu’..’
le piantò il cazzo in gola provocandole un forte conato di vomito che la fece sbavare mentre il compagno continuava a sbatterle la fica come se gliela volesse spaccare.
Con la testa reclinata all’indietro in una posizione scomoda e dolorosa aveva davanti ai suoi occhi lo scroto della guardia che si avvicinava e allontanava mentre le veniva scopata la bocca come fosse la sua giovane vagina. Quando lo tirava completamente fuori per resistere allo stimolo dell’orgasmo la principessa Hildegarde aveva un rugurgido di bava che le usciva dalla bocca colandole su tutto il viso e imbrattandola dell’odore acre e fetido della guardia.
‘lasciati andare principessina che dopo questo trattamento non soffrirai più durante gli interrogatori’ disse ghignando e cacciandole di nuovo la verga nei meandri più profondi della sua bocca. La strinse per il collo e tirò violentemente verso il suo arnese provocandole un rigurgito di fluidi e un urlo soffocato che si trasformo in un rantolo stridulo per la pressione del glande nella gola. Sentì le gambe liberarsi dal tronco della guardia che le aveva talmente aperto la vagina che sentì un refolo di aria fresca entrarle dentro subito bloccato dal flusso di fluidi che che le schizzarono copiosamente dal ventre appena la guardia le stappò la fica.

‘non ti preoccupare, principessina, non ti abbandono. Sto solo preparando l’altro buco.’
Sentì il glande premerle sull’orefizio posteriore e muoversi bagnando l’entrata mentre la sua bocca continuava ad essere violata così in profondità che le palle cominciarono a sbatterle sul naso. La sua faccia era una maschera di bava, saliva e sperma. Un indegno odore e sapore le rivoltava lo stomaco già messo a dura prova dei conati che aveva in continuazione.

‘gghhhhhh’ un gemito animalesco seguì la violazione delle sue viscere. Il suo corpo scattò violento in uno spasmo isterico che le fece inarcare la schiena e contrarre tutte le carni. Se sentì spaccare mentre l’altro aguzzino, da dietro, a quel movimento che le fece gonfiare il petto e il seno le prese le mammelle stringendole forte e usandole per tirarla ancora più violentemente.
Durò poco, perché le guardie erano ormai al limite e i movimenti frenetici di Hildegarde li portarono all’orgasmo. Il primo a venire le inondò la bocca senza toglierlo da dentro, cosa che fece schizzare tutto le sperma che prese a colarle sul viso già indegnamente umido. Vomitò, fortunatamente senza sporcarsi troppo data la posizione e, quando alzò la testa per riprendere fiato vide l’altro che, tolta la verga dal suo culo, le puntava addosso un arnese enorme che cominciò a sputarle addosso litri di liquido seminale. Caldi fiotti le inondarono la pancia e il seno rosso per le sevizie subite.

Fu svegliata da una secchiata di acqua fredda dopo che la sofferenza dello stupro le aveva fatto perdere i sensi. Le sue braccia erano di nuovo legate dietro la schiena e il collare era stato attaccato ad un anello nel muro in modo da impedirle di riposarsi, mettersi seduta o lasciarsi andare a terra. Davanti a lei, a pochi centimetri, c’era il viso malvagio e avido della sua matrigna, la principessa Velgerda, artefice di tutto quello che le stava capitando e della morte dei suoi genitori.
‘deliziosoooohhhhmmmmhh’ le disse mentre si leccava le dita intrise di sperma e bava che aveva raccolto dal viso di Hildegarde. Si protese in avanti tirando fuori la lingua in modo disgustoso e cominciando a leccare il suo viso, avida di sperma. Le prese con una mano il seno e con l’altra, senza smettere di leccare cominciò a prenderle il capezzolo tra le dita ansimando e godendo vistosamente.
‘ visto che ancora non ti decidi, per scacciare dalla tua anima il demonio, mia cara Hildegarde, è necessario usare metodi che siano più’..BRUTALi’ le urlò in faccia quella parola in faccia. Il suo viso si trasformo in una maschera sadica e perversa stringendole il capezzolo tra le dita e torcendolo fino a farla gridare dal dolore.

‘guardie. Bruciatele i piedi. Il fuoco la farà cedere’.
Venne caricate dalle guardie che la portarono, piedi in avanti, sempre più vicina al braciere che era sistemato all’angolo della sala. Sentiva il calore aumentare sempre di più fino a che diventò insopportabile e la costrinse a supplicarli di smettere””

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