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Orgia

Il mostro dentro

By 24 Aprile 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

“Tanto gentil e tanto onesta pare…” Michele leggeva ad alta voce in aula sotto l’occhio vigile del professore di letteratura mentre i pensieri dei compagni di classe erano rivolti altrove.
Nessuno faceva eccezione.
Neanche Giacomo che osservava Martina seduta al banco davanti al suo. La osservava sempre durante le ore di lezione e si stupiva di come riuscisse a rimanere diritta e composta oltre che attenta alle lezioni. Una ragazza carina come lei avrebbe potuto aspirare a qualsiasi ragazzo, essere la piu’ popolare della scuola e invece no. Il suo modo di fare semplice e pulito non le faceva riscuotere gran popolarita’. Pochissime amicizie, molto studio e pochi svaghi, restava spesso e volentieri sola.
Ma cio’ che colpiva di piu’ Giacomo era quel sorriso disarmante… spesso timido ma spontaneo. Anche gli occhi le ridevano, occhi di un celeste limpido incastonati in un volto sottile e pallidissimo. E le guance… guance di porcellana, lisce e tese, su cui ricadevano le ciocche di capelli biondi come il grano.
Difficile avvicinarla per la sua solitudine e la sua timidezza cosi’ la scrutava da lontano e ripeteva in mente la frase che ricordava “Tanto gentil e tanto onesta pare…” paragonandola alla Beatrice dantesca: un angelo, era un angelo anche lei.
Quando per caso si ritrovo’ gomito a gomito con lei in un progetto Giacomo non poteva crederci. Starle cosi’ vicino gli avrebbe permesso di accorciare le distanze,di parlarle e magari di fare colpo… un po’ ci sperava.
E quel lavorare sempre insieme, fianco a fianco tutti i pomeriggi per due settimane, sorti’ i suoi effetti. Dopo il primo gelato insieme vi si susseguono il primo appuntamento e il primo bacio.
Poco prima di tornare a casa, in una stradina poco illuminata la strinse piu’ forte e le disse che la amava fissandola diritto negli occhi. Quale stupore fu non vederle calare lo sguardo!
Fu Martina ad avvicinarsi a lui, in punta di piedi, e lievemente lo bacio’. Lo sfioro’ con le labbra, poi penetro’ dolce ma invasiva con la lingua cercando quella di Giacomo nella sua bocca. Un bacio umido e gentile, poco passionale, molto affettuoso. E il loro rapporto era proprio cosi’: affettuoso e delicato, delicato il modo in cui lui trattava lei, tenendola in palmo di mano con ogni cura e accortezza possibile.
Si rese pian piano conto di quanto fosse diversa Martina rispetto a cio’ che credeva. Molto piu’ forte, dura, rigida, quasi inflessibile a volte, molto meno tenera di quanto potesse apparire, piu’ determinata di lui nelle scelte e nelle idee. Come fosse un piccolo vulcano in continua eruzione, giorno per giorno scopriva di lei aspetti sempre piu’ insoliti ed una vitalita’ che non avrebbe immaginato mai ma il suo atteggiamento non cambiava verso lei rimanendo comunque protettivo, volto a proteggerla da un mondo che lui credeva l’avrebbe schiacciata.
Un pomeriggio la invito’ a casa sua per studiare insieme, complice l’assenza dei genitori.
La voleva, la desiderava per se’, desiderava possederla, prenderla e renderla sua davvero. Non fantasticare piu’ sul suo corpo ma averlo davanti a se’ e sfiorarlo con la punta delle dita cosi’, appena seduti entrambi al tavolo coi libri davanti, parti’ all’attacco e facendosi forza le tocco’ un ginocchio.
Martina teneva il volto fisso sul quaderno mentre la mano di Giacomo risaliva lungo la coscia fino a sfiorarle il pantalone in corrispondenza del sesso. Ne percepi’ prima l’umido e il calore, poi pian piano l’odore che si faceva sempre piu’ accentuato… odore di figa forte e profumato.
Con un bacio stampato sulla bocca Martina gli fece capire di desiderarlo anche lei e, direttisi in camera sua, inizio’ a spogliarsi lentamente davanti a lui.
Qual sorriso disarmante… lo faceva impazzire. La osservava spogliarsi con una naturalezza straordinaria, quasi non fosse intimidita dalla situazione mentre lui lo era eccome! La potente erezione che aveva quasi scoppiava nei pantaloni e denudatasi lei fu la volta di lui.
Sfilo’ la t-shirt e abbasso’ i jeans. Poco prima di calare anche gli slip le chiese se fosse vergine e se avesse mai visto un membro. Lei annui’, ne aveva gia’ visto uno, quello del suo ragazzo di anni fa con cui lo aveva fatto la prima volta e poi poche altre volte.
Non ancora rassicurato si abbasso’ timidamente anche gli slip mostrandosi ormai nudo del tutto alla ragazza che sedeva sul letto.
Senza che avesse la minima apprensione, si distese a gambe larghe mentre Giacomo si posizionava su di lei. Infilo’ uno dei preservativi rubati al fratello maggiore e con estrema cautela la penetro’. Fece passare prima il glande e poi si spinse in lei, strisciando centimetro per centimetro dentro quella fessura stretta e avvolgente come un guanto. Pochi sussulti di piacere, nessun gemito di dolore o altro. Serenamente era entrato dentro lei e prese a muoversi stringendola forte, guardandola negli occhi e dicendole che l’amava. Non fu sesso ma amore.
I movimenti sincronizzati dei due amanti, come se si conoscessero da una vita, strappavano piacere ad entrambi. Era come affacciarsi in paradiso, era come riposare su una nuvola, non era un possesso del corpo di lei ma la fusione con lei.
Il sentirsi un tutt’uno, un solo respiro, un solo battito del cuore.
Gli incontri si fecero piu’ frequenti senza pero’ trascurare quelli che erano i precedenti impegni come le partite con gli amici di lui o i corsi che seguiva lei, in particolare il giovedi’ pomeriggio in cui non si faceva vedere mai. Quel pomeriggio diceva fosse dedicato alla famiglia: fratelli, cugini, uscite con la mamma e varie. Vista l’indole di Martina, Giacomo non se ne meravigliava, la sapeva molto legata ai suoi cari. Per questo rimase colto dallo stupore quando la vide un giovedi’ pomeriggio che si trovo’ a passare ad un paio di strade vicino casa sua. Era ferma sul marciapiede ad attendere l’arrivo di chissa’ chi quando si fermo’ un’auto davanti a lei e Martina vi entro’. Non fece in tempo a salutarla ma, ingelosito dalla presenza di un uomo al volante, segui’ l’auto da lontano sul suo motorino fino a giungere in una cascina in campagna poco distante dalla citta’.
La vide scendere e approssimarsi all’entrata. Vide le mani dell’uomo sui suoi fianchi e gli atteggiamenti confidenziali che aveva nei suoi confronti. Giacomo si approssimo’ alle mura del casolare e cerco’ di sbirciare dalle finestre. Delle tante stanze che vide si trovo’ di fronte ad un ampio salone bianco e luminosissimo, pieno di divani dai colori forti. Quando senti’ i primi rumori si nascose e poi pian piano alzo’ di nuovo il capo ad osservare l’interno in cerca di Martina.
Vide due uomini entrare seminudi e sedersi sui divani, poi altri tre e un altro ancora. Si sedettero ed aspettarono. Tutti uomini diversi tra di loro, di diverse corporature ed eta’ e poi un viso a lui familiare, il cugino trentenne di un suo amico.
Mentre si chiedeva cosa centrasse Martina in una situazione del genere la vide entrare.
Si fermo’ al centro della stanza con indosso indumenti sottilissimi… praticamente vestita di veli. Toglieva lentamente le vesti che la ricoprivano mostrandosi senza pudore agli uomini che la osservavano. Alcuni iniziarono a sbottonare i pantaloni e a tirare fuori i loro cazzi per menarseli. Poco alla volta lo fecero tutti e dopo che lei fu completamente nuda chiese ad uno di loro di avvicinarsi. L’uomo si alzo’… doveva essere un quarantenne, con i capelli neri e la pelle scura, aveva tra le mani un cazzo abbastanza largo che menava placidamente tirando su e giu’ la pelle del prepuzio. Avvicinatosi a lei le mostro’ il suo membro duro e le fece cenno di prenderlo in bocca. Sotto lo sguardo allibito di Giacomo, Martina si inginocchio’ e poso’ le labbra inumidite su quella carne gonfia e fremente di voglia. Lo prese in bocca piu’ che poteva mentre l’uomo teneva le mani sulla sua testa intrecciando le dita nei suoi biondi capelli. La spingeva verso il pube con foga scopandole la bocca fino a che non fu soddisfatto di sborrarle in gola. Martina allora invito’ gli altri uomini ad avvicinarsi a lei e inizio’ a spompinarli uno per uno come fosse affamata di cazzi. La sua lingua saettava da un glande all’altro mentre le mani degli uomini la toccavano ovunque. Il suo sguardo in quel momento era carico di libidine, come se fosse cambiata e fosse emerso un lato di lei che non avrebbe mai immaginato di vedere… come se fosse emerso il mostro che aveva dentro. Quelle gentilezza, quella delicatezza d’animo che usualmente le appartenevano erano di colpo svanite e Giacomo si chiedeva chi si fosse trovato di fronte in queste settimane di frequentazione.
Non volse lo sguardo dalla finestra e allora la vide distendersi a terra. Uno per volta gli uomini nella stanza cominciarono a fotterla senza tregua mentre gli altri si masturbavano guardandola. Alcuni le toccavano i seni piccoli e appuntiti strapazzandoli e schiacciandone i capezzoli tra le dita. Si muoveva tutta, scossa dai vari orgasmi procuratile e gemeva, a volte gridava. Si impalo’ sul cazzo di un uomo piu’ giovane e lo cavalco’ con forza finche’ non fu fermata da un uomo molto adulto. Quest’ultimo si calo’ su di lei e passo’ il naso nel solco del culo; con le dita ne allargo’ il piccolo buco e la penetro’ di poco spingendo indice e medio fino al palmo della mano. La scopo’ cosi’ mentre il cazzo del giovane sotto di lei la riempiva, poi preparo’ il suo membro insalivandolo con la mano e lo spinse nella piccola fessura. Ad ogni spinta Martina si contorceva di dolore e di piacere, gemeva d’improvviso e, appena rilassatasi, gridava di sfondarla di piu’, ancora.
Giacomo la osservava eccitato e al contempo innervosito, sentiva il cazzo durissimo come se volesse sfondare i jeans che lo opprimevano e passava nervosamente la mano sulla patta in cerca di pace. Continuava a chiedersi chi avesse conosciuto, chi fosse la vera Martina… non era lessere delicato che proteggeva la ragazza che si contorceva su quel pavimento freddo circondata da uomini. E tutti quegli uomini che la prendevano e usavano a loro piacimento… lei non faceva altro che gridare e godere, orgasmi a ripetizione, sconquassanti, e cazzi che la usavano in ogni dove.
La fottevano riempiendone ogni buco, figa, bocca, culo… quel culo che lui aveva sfiorato con delicatezza, quel fiore socchiuso che non aveva violato… Martina li’ tra di loro era come una perla tra i porci.
Quando tutti l’ebbero scopata infine le sborrarono addosso ricoprendola di rivoli bianchi e caldi che raccoglieva dai seni e dalla pancia per portarli alla bocca. Si succhiava le dita con piacere mentre alcuni di loro le spalmavano la sborra addosso con la punta del cazzo.
Non resto’ oltre. Giacomo fuggi’ scosso per cio’ che aveva visto ma inevitabilmente eccitato contro la sua volonta’. Avrebbe voluto odiarla, sarebbe stato davvero molto facile dirle cosa aveva visto e mollarla su due piedi ma era cosi’ furente che non avrebbe trovato altro modo di lasciarla se non vendicandosi.
Si ricordo’ degli uomini che aveva visto nella cascina, si ricordo’ del cugino trentenne di un suo vecchio amico e lo contatto’.
Quella settimana non si videro. Con varie scuse Giacomo la evito’… non sarebbe riuscito a guardarla in faccia senza manifestare la sua gelosia e il suo rancore.
Il giovedi’ seguente Martina fu condotta al centro della stanza bendata e le fu detto che sarebbe stata di chiunque l’avesse voluta, uomo o donna. Martina, in preda alla libidine, accetto’ senza riserve l’idea di essere presa da uomini o donne senza volto e usata per puro godimento.
Acui’ tutti i sensi per percepire ogni minimo stimolo esterno ma l’unica cosa che sentiva erano respiri affannosi e mani che la privavano degli indumenti. Quando senti’ un brivido freddo e la pelle incresparsi si rese conto di essere del tutto nuda. Una bocca tocco’ la sua, labbra morbide, sottili e profumate che la baciavano e la lingua che cercava di invaderla… era una donna o una ragazza. Lei rimaneva immobile, come fosse una bambola, a ricevere quel bacio sentendo al contempo delle mani insinuarsi tra le gambe e toccarle la figa strofinando verticalmente.
Altre mani iniziarono a strizzare i seni… mani piccole e lisce… altre mani di donna. Riconobbe due donne intorno a se’ e inizio’ a chiedersi cosa le avrebbero fatto e come l’avrebbero fatta godere.
Venne invitata a distendersi e la bocca che prima la baciava ora era poggiata sul suo clitoride massaggiandolo con lievi tocchi sempre piu’ veloci e forti. I brividi di godimento si trasformarono presto in vere e proprie scosse di un orgasmo che le fecero stringere impulsivamente le gambe per poi riaprirle appena domato il piacere.
La lingua torno’ ad insinuarsi, stavolta ungendola da buco a buco con la saliva e penetrando alternativamente entrambe le fessure. Riconobbe l’odore dell’altra donna, sempre piu’ vicino al suo naso e sempre piu’ forte e pregnante… le si stava sedendo sul volto, le poggiava la figa sulla labbra, si strofinava lievemente sul naso per poi discendere sul mento.
Martina dischiuse la bocca allungando di poco la lingua per assaggiarla e incontro’ il liscio delle piccole labbra. Piu’ su con la lingua incontro’ il clitoride e inizio’ a scuoterlo da verso a verso nello stesso modo in cui a lei piaceva muovere il suo con le dita. Senti’ il piacere della donna diffondersi in pochi gemiti che rimbombavano nella stanza e al contempo ebbe ella stessa un sussulto: le dita della donna posizionata tra le sue gambe le avevano violato il buchino del culo, prima l’indice e poi il medio, e la scopavano lentamente curandosi di penetrare il piu’ possibile e di provocare il cedimento dello sfintere. Nel mentre la donna le provocava ancora orgasmi smuovendole il clitoride col pollice come a disegnare cerchi. Il fastidio dell’invasivita’ delle dita nel retto era mascherato dai lampi di piacere regalatigli dal sapiente pollice della giovane.
Venne invitata a girarsi e si ritrovo’ a quattro zampe a terra, come una cagna.
Dietro lei senti’ una nuova presenza, un odore diverso. Quando senti’ i grossi palmi strizzarle le natiche con forza si rese conto di trovarsi a contatto con una presenza maschile. La presenza inizio’ a passarle il cazzo sulle spalle, lungo tutta la spina dorsale fino ad insinuarsi nell’umido spacco. Passava su e giu’ piu’ volte minacciando la penetrazione del buco piu’ piccolo.
Senza preavviso lo prese. Aggrappatosi ai fianchi, punto’ il glande e inizio’ a forzare la stretta apertura spingendo lentamente, senza mai ritrarsi. I mugolii di dolore lasciavano indifferente l’uomo che, invece, con le mani ora tratteneva la pelle soda dei glutei per permettere una migliore penetrazione.
Le faceva male, un dolore sopportabile ma fastidioso, affatto piacevole.
L’uomo ne godeva, sentiva quel brivido causato dal tentativo di contenere il membro in quello stretto tratto di intestino, percepiva i movimenti di rigetto dell’interno del budello.
Entrato tutto il glande, l’asta affondo’ fino a che poteva.
Martina rabbrividiva, ormai aperta in due, con l’ano spalancato a far spazio alla nuova presenza. Vibrava tutta pur cercando di contenere il fastidio al fine di trarre il massimo piacere sia fisico che mentale.
Il giovane, incurante del fiatone della ragazza, inizio’ a fotterla cercando di scivolare il piu’ possibile. I colpi si traducevano in rumorosi schiocchi mentre Martina resisteva. Resiste’ ad ogni colpo infertole, ad ogni inculata, anche alla piu’ violenta. Le mani dell’uomo si soffermarono sulla curva dei fianchi fino a risalire le colline dei glutei e, dopo esserci passate insistentemente, quelle mani che la imprigionavano con forza iniziarono a darle dolore in forti sculaccioni. Le mani rosse stampate su quella pelle chiarissima sortirono l’effetto di eccitare ancora di piu’ luomo che inizio’ a grugnire… i gorgoglii strozzati in gola accompagnavano ogni inculata. A quel punto i colpi si fecero lenti e forti, possenti affondi ritmici accompagnati da singulti e gemiti di piacere per entrambi ma anche di dolore per Martina.
Quando il dolore cesso’ la ragazza si accorse delle due donne affaccendate su di lei, una tra le sue gambe a leccarle il sesso con la lingua partendo dal clitoride fino ad inumidire l’asta dell’uomo, e l’altra sui suoi seni a massaggiarli in forti carezze e a pizzicarle i capezzoli.
Appena la voglia dell’uomo si fece furente inizio’ a fotterla tanto da smuoverla tutta dai colpi. Con una mano la spinse faccia a terra facendola rimanere schiacciata col petto sul pavimento e con l’altra mano comincio’ egli stesso a massaggiarle la perla ormai fradicia di umori.
La fece venire piu’ e piu’ volte… Martina si divincolava cercando di liberarsi dalla morsa; ormai il suo corpo era provato, troppo sensibile ad ogni stimolo da poter venire solo soffiandole sul sesso.
L’uomo pero’ la trattenne a se’ e non la mollo’ fino a che non fu venuto. Si svuoto’ in lei in lunghi fiotti di seme che, appena ritrattosi, colavano lungo le cosce mescolandosi agli umori della ragazza.
Seduta accucciata a terra, affaticata, scossa dal fiatone e col sedere dolorante, sentii delle mani liberarla dal buio della sua benda. Mise a fuoco pian piano, la luce bianca della stanza le sembrava accecante. Si volto’ cercando chi fosse seduto sui divani ma si rese conto che erano vuoti. Alla sua destra vide le due donne defilarsi, uscire senza proferire parola e poi lui, l’uomo.
Alle sue spalle percepi’ la sua presenza, il suo odore e il suo respiro concitato che andava placandosi.
Si giro’ e finalmente lo vide… Giacomo.
D’improvviso spalanco’ gli occhi di terrore.
Era rosso in volto, col cazzo rigato da qualche scia di sangue per l’impeto con cui l’aveva presa. Probabile che le avesse sfrangiato lo sfintere piu’ di quanto lei credesse. Non sapeva spiegarsi come e perche’ lui fosse li’… non credeva ai sui occhi.
Colta in flagranza, non proferi’ parola.
“Volevi essere puttana? Ti piaceva, vero? E ti piace tutt’ora nonostante io sia qui davanti a te, nonostante io abbia visto la tua anima nuda, nonostante io ora conosca il mostro che hai dentro, vero?” le parlava a muso duro.
Lei non rispose… non sapeva cosa rispondere… e anche se avesse saputo cosa dire non ne avrebbe avuto il coraggio. Calo’ lo sguardo arresa all’evidenza.
“Eri una cosa bella…” termino’ Giacomo e usci’ dalla stanza.
Tanto gentil e tanto onesta pare….

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