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Orgia

La Regina del Carnevale (parte II)

By 5 Luglio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

 

 

 

 

Padrone, scopami subito”. 

A tale invito non avrei mai resistito, la desideravo molto dopo aver visto cosa aveva fatto. Heidi, seduta di fianco a me, fece scivolare il soprabito dalle spalle, rimase praticamente nuda e si avvicinò al mio volto sorprendendomi con un gesto inaspettato: mi sfiorò le labbra con le sue, ancora un po’ umide di sperma, accendendomi sempre di più se possibile di una voglia incontenibile, effetto di un bacio che sapeva del sesso altrui, il bacio di una donna che aveva giocato a fare la puttana di tanti ed ora lo era solo per me, con passione. 

Le accarezzai il collo, poi strinsi i suoi seni morbidi tra le mani e puntai dove le cosce si stavano aprendo. Le sue mani vollero conoscere il mio viso, esplorarono lungo la camicia ed aprirono la zip dei pantaloni. 

Da questo momento niente fu lucido. Era eccitatissima ed ansimante, ed apriva sempre più le gambe affinché il piacere provocato dalla mia mano non avesse limiti. Improvvisamente come per aumentare il suo godimento si lanciò con la bocca sul mio cazzo e lo leccò con grande trasporto nonché talento come aveva dimostrato poco prima. 

Un orgasmo la percorse tutta. La sua bocca era l’estasi per me. Travolta da un’onda di intensa porcaggine fece cenno di scendere dall’auto nonostante fosse freddo, lasciò la portiera aperta, si mise a 90° con le mani sul sedile offrendomi tutto. “Vuoi che ti scopi, eh, dimmi, lo vuoi tanto eh..” l’ apostrofai mentre la mia mano scivolò veloce e forte su quel culo provocatorio..”sì padrone dai ora sono tutta per te”. 

Bagnata ed in calore come si ritrovava scivolai in un istante con il mio membro bollente dentro quella fessura peccaminosa, così accogliente, tremendamente invitante, dove mi persi con tutto me stesso. 

La temperatura poco confortevole di quella notte carezzava la nostra pelle accaldata. Heidi inarcava la schiena ad ogni spinta poi si voltava verso me con lampi lussuriosi negli occhi poco illuminati dalla debole luce eppure così accesi per me, i suoi orgasmi erano sempre più liquidi e rumorosi, ed io godevo nel guardare quella faccia da puttana,

“Sì padrone lo sono tutta per te, che effetto ti fa poter fare quello che gli altri non hanno avuto, eh? Ero di tutti prima, ora solo tua..sì riempimi come non mai, fammi vibrare, spingi fino in fondo fammi male ti prego sai che alle puttane bisogna riservare tale trattamento..dai..” 

Le sue parole incalzavano quasi senza sosta i miei movimenti, la stavo possedendo con furia, quanto mi piaceva sentirla venire ripetutamente e senza ritegno, supplicandomi per un altro orgasmo. 

“Porca che sei, ti do io quello che ti serve”.

In quel tempo senza tempo fatto di buie sagome, lontani rumori di strada, il rischio di essere sorpresi, ritmi pulsanti, ero una tempesta pronta a scoppiare. Heidi si sfilò, si mise in ginocchio davanti a me 

“Dai padrone riempi tutta la mia bocca, ti voglio assaporare, voglio sentire che gusto hai, so che non ce la fai più a trattenerti, dai sei come il marmo, vieni vieni !!” 

 

Vederla lì così mentre mi fissava mi leccava e toccava le palle, mentre alzava ed abbassava lo sguardo, era per me come essere il suo yo-yo tra le dita, tanto mi lanciava in orbita e come una calamita mi richiamava a se, era bellissima, il trucco ormai consumato da tanto desiderio la rendeva quasi pura..sacra lì in ginocchio intenta ad accogliermi..esplosi violentemente godendo senza freni..lei si eccitò e sorrise soddisfatta mentre veniva investita dall’ennesimo bagno di sperma. 

Con estrema cura passò la lingua sulle sue labbra per raccogliere tutti gli schizzi, poi giocò con la bocca semiaperta a schiumeggiare lo sperma e la sua saliva con un’espressione maliziosamente indecente, irresistibile, infine deglutì quella miscela magica come fosse la crema di un dolce. 

“Padrone, sei buonissimo..” disse sorridendo. 

Ebbi un fremito, quelle parole mi inebriarono. 

“Heidi..io..” ” 

“Padrone..stasera ho avuto di tutto, sono diventata pure la regina del carnevale, mi hanno vestita di sborra, ma non avrei sperimentato il massimo se alla fine non fossi appartenuta ad uno solo, l’ unico che è dentro di me”.

 

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