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Orgia

La storia della zoccola con gli zoccoli – Parte 1

By 21 Marzo 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Eccomi qui a scrivervi ancora! Mi piace raccontare quanto sono zoccola ed eccitare gli uomini con i racconti della mia troiaggine!
Ringrazio tutti quelli che mi hanno scritto, anche solo per dirmi che sono una gran zoccola (gran complimento per me!!!), ed anche quelli che si sono interessati ai miei zoccoli, trovandoli molto sexy.
Quella che vi voglio raccontare non &egrave una delle mie tante porcate fatte ultimamente, ma la mia storia di zoccola, la mia vita da zoccola! Come ho iniziato ad esser zoccola e come lo sono diventata sempre di più, il tutto sempre legato ad un doppio filo per la mia passione per gli zoccoli! Quindi, questi racconti, che sono 25 in tutto, parlano di esperienze soft, prime esperienze di pompini, di sesso, di sesso di gruppo ed anche di rapporti incestuosi! Per comodità del lettore, li catagolerò tutti come ORGIA, anche se alcuni non lo sono.
Dovete sapere che gli zoccoli, i clogs svedesi che io porto, sono ritenuti da molti uomini un feticcio sexy e spesso arrapano più di un paio di tacchi a spillo. Uno dei tanti ragazzi con cui ho scopato, anni fà, mi disse che la prima volta che mi vide con gli zoccoli ai piedi, pensò subito che fossi stata una grande zoccola!
La passione per questi zoccoli nacque da un gesto d’affetto di mio padre, che nella lontana estate del 1984 mi comprò un paio di clogs ad un mercato: allora andavano di moda, erano di pelle nera, di legno sotto, chiusi avanti. I clogs in quegli anni andavano di moda in Italia, e lui me ne comprò un paio. Iniziai a voler mettere sempre quegli zoccoli, non c’era verso che mia madre riuscisse a farmi mettere altre scarpe in quella estate, tanto che mio padre, vedendo che mi piacevano, me ne comprò un altro paio, blu, con una barchetta disegnata sopra.
Nelle estati successive i clogs non andavano più di moda, ma io continuavo a mettere solo quei due paia di zoccoli per tutta la stagione estiva.
Nel 1988 mi feci comprare da mio padre altri zoccoli. Quelli che avevo erano ormai vecchi e rotti, mi stavano piccoli e quelli con la barchetta erano veramente da bimba; in quel periodo gli zoccoli-clogs si trovavano soltanto in farmacia, quelli del Dr. Scholl’s. Quell’estate mio padre me ne comprò un paio neri, uno rossi, uno blu ed uno bianchi, ma quelli bianchi erano però bucherellati sulla tomaia.
Fù quell’estate che un pomeriggio scoprì mio fratello, più grande di 3 anni di me, in camera mia che annusava i miei zoccoli e che se li strofinava sul suo cazzo duro (io non avevo ancora mai visto un pisello duro prima di quel giorno). Alcuni giorni dopo trovai in uno zoccolo delle goccioline di un liquido bianco denso, e non riuscì a capire cos’era, nella mia ingenuità di adolescente.
A quell’età avevo già avuto le mie prime mestruazioni e stavo sviluppando il seno, avendo già due belle tettine quasi da seconda misura.
Proprio in quel periodo della mia vita mi sono accostata al sesso ed oggi vanto un’esperienza invidiabile. Non capisco se sia sbagliato o meno, ma ho una resistenza nulla alle mie voglie di cazzo.
Quell’estate lì, nel 1988, infatti sentivo le prime vampate di calore nella fichetta, e solo pian piano riuscii a capire come placarle; inoltre, indossando sempre i miei zoccoli, notavo che ero sempre guardata e mangiata con gli occhi dai ragazzini della mia età ed anche da quelli più grandi di qualche anno, ma la cosa non mi dispiaceva affatto!
Ma anche mio fratello però iniziava a guardarmi con altri occhi, complice la mia crescita e l’esplosione di testosterone che hanno i ragazzi a 15 anni, la sua età in quell’estate dell’88.
Mi ricordo benissimo che spesso mi osservava quando mi cambiavo o che continuava ad entrare in bagno mentre mi lavavo. Quando poi non c’erano i miei giocavamo spesso a fare la lotta. Notavo sempre una certa sua rigidità in mezzo alle gambe, ma credevo fosse sbagliato parlare o chiedere di certe cose. Lui invece ne approfittava per toccarmi ovunque. Sempre più spesso entrava in bagno mentre mi facevo la doccia e si metteva a far pipì in piedi. Io cercando di non farmi notare guardavo curiosa il suo pene. Lui era soddisfatto che in me stesse crescendo una simile curiosità. Un pomeriggio di luglio di quell’anno, entrò in bagno mentre io ero nella vasca a lavarmi, come oramai faceva sempre. Eravamo solo io e lui in casa ed io rimasi perplessa constatando che indossava solo una maglietta bianca che gli arrivava solo pochi centimetri sotto l’ombelico. Vedevo il suo pene ballonzolare mentre camminava. Solita pisciata e poi mentre usciva dal bagno, si fermò accanto alla vasca e si chinò dandomi un bacio sulla guancia, poi mi disse se volevo che mi lavasse la schiena. Nella mia ingenuità, risposi di sì, e lui non prese la spugna ma si mise del bagnoschiuma nella mano. Cominciò a strofinarmi la schiena. Si chinò, la sua mano passò alla zona lombare, al sedere. Vi si soffermò a lungo. Io inizia a sentire una vampata di calore in mezzo alle gambe, cosa che iniziavo a sentire spesso in quel periodo, ed il calore aumentò quando vidi il suo pene che iniziava a crescere ed indurirsi. Le sue mani da dietro passarono all’inguine, alla mia zona proibita, ed iniziò a passarmi le mani prima sulla mia piccola peluria che avevo allora, poi sulla fichetta. Mi guardò dicendomi: “Qualcosa non va, Manu?”
Feci segno di no con la testa e le sue dita iniziarono ad esplorarmi in ogni angolo. Ero imbarazzata ma mi sentivo bene, mi piaceva quello che mio fratello Marco stava facendo. Mi godevo ogni scossa che partendo dal basso mi risaliva la schiena. A occhi chiusi, senza saperlo, stavo solamente incominciando a intravedere l’immenso mondo del piacere, stavo iniziando a godere! Infatti di lì a poco, ebbi il mio primo orgasmo, accompagnato da un calore sotto immenso ed un fremito improvviso.
Quando riaprì gli occhi mi si sgranarono. Il cazzo di mio fratello era molto più grande di prima e puntava dritto verso l’alto, scappellato. Marco mi guardò con un sorriso in viso e mi ripet&egrave ancora: “Qualcosa non va, Manu?”
Ero impietrita non avevo fiato in gola.
“Manu, non preoccuparti &egrave normale, ogni tanto fa così. Vuoi toccarlo?”
Ero sempre immobile e muta. Prese la doccia e mi sciacquò schiena e patatina, poi prese la mia mano e la strinse intorno alla sua mazza. Era dura e calda. La sua mano stretta attorno alla mia cominciò a muoversi su e giù. Ero ipnotizzata. Guardavo il suo pene, ero attratta da quell’arnese di carne dura. Non so dirvi perch&egrave, ma mi sentivo a bene a sentirlo nella mia mano. Marco accellerava il movimento, respirava affannosamente e poi accadde! Dalla punta uscì qualcosa. Un liquido bianco, a schizzi, atterrò sulle mie piccole tette che avevo allora e colò sulla pancia. Era uguale a quel liquido che trovai nei miei zoccoli qualche settimana prima!
Marco era chiaramente soddisfatto e mi ringraziò. Mi sparse il liquido bianco sulle tette ed ebbi di nuovo quella sensazione ma molto più intensa e piacevole. Mi sentii beata e soddisfatta. Ripresa la doccia, Marco mi risciacquò e poi uscì dal bagno. Restai sotto l’acqua, beata per ancora alcuni minuti ripercorrendo e trattenendo nella mente un fiume di emozioni. La sera stessa, nel mio letto ci ripensavo. Potevo ricordare perfettamente quello strano dolce calore giù in basso e il movimento frenetico delle dita di Marco. Nel mio letto, alle sue dita si erano sostituite le mie. Le mie però erano più dolci. Sentivo i miei primi peli. Mi sentivo sudata, bagnata, infiammata nella passera. Facevo scorrere verticalmente l’indice. Scoprì che vi erano punti in cui le sensazioni si facevano più forti, e che quello che poi ho scoperto chiamarsi clitoride, mi portava alle stelle. Godetti più di una volta quella sera nel mio letto, ogni volta era più meraviglioso. Finch&egrave non mi alzai dal letto per andare a bere e poi tornai a letto a dormire.

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