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Orgia

La Verdura fa Bene

By 11 Novembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments

Chi non sogna di vincere un viaggio in mare aperto, serviti e riveriti su una barca da sogno? Beh l’unica persona che potesse disprezzare tale vincita era il mio compagno… Non gli piaceva il mare, non gli piacevano le barche, odiava l’odore dell’oceano.
Eppure eravamo stati estratti noi, con una cartolina compilata quasi per caso durante una fiera cittadina. Ad un chioschetto ci avevano invitato a partecipare e noi lo avevamo fatto puntando per lo più ai cellulari tra i premi minori, e invece avevamo vinto il primo premio… Tre giorni in mare aperto.
Alla fine avevo convinto Francesco, il mio compagno , ad accettare e provare questa nuova avventura, dopotutto si trattava di pochi giorni , poteva resistere.
Partimmo un venerdì pomeriggio, poco dopo l’ora di pranzo.. Una barca davvero bella con una cabina non meno confortevole di una camera d’albergo… Da dentro si sentiva appena il rollio della barca.
All’ora di cena eravamo in mare aperto …
I padroni della barca, che erano poi i due venditori del chiosco dove avevamo vinto il premio, avevano preparato per cena un tavolino sul pontile per una cena a due.. perfino francesco aveva dovuto ammettere che non era così male.
Quella sera faceva particolarmente caldo… Per la cenetta intima decisi di mettere un vestitino nero, estivo e scollato, forse un pochino eccitante ma volevo creare una buona atmosfera per il rientro in cabina.
Appena seduta a tavola mi resi conto che forse stavo creando atmosfera per tutto l’equipaggio.
Quel vestitino nero, corto e provocante e il trucco non esattamente “acqua e sapone ” avevano fatto subito cambiare espressione non solo a Francesco ma anche al cameriere.
Le pietanze erano tutte a base di pesce, che ci dissero pescato durante il tragitto… Non ero sicura se crederci.
Eravamo quasi arrivati al dolce quando notai Francesco divenire un po’ pallido… Poi sudaticcio.
“tutto bene signore? – chiese immediatamente il cameriere.
In quel momento Francesco dovette alzarsi, e si avviò barcollante verso la cabina con le braccia strette intorno allo stomaco.
Mi posarono davanti il piattino con il dolce.. Ne presi un po’, preoccupata per il mio compagno e nel contempo delusa per i programmi della serata rovinati.
Attesi il ritorno del cameriere per protestare sulla qualità del pesce.
“ma vI rendete conto che ci avete spacciato per fresco del pesce, evidentemente, avariato?”.
L’uomo cercò di spiegarsi ma io ero davvero una furia… così mi disse di aspettare, che avrebbe chiamato sul ponte cuoco.
Ribadii le mie proteste… Ma l’uomo reagì in modo assolutamente inaspettato.
“non mi lascio infamare da una che va in giro come una zoccola, il mio pesce era perfetto ” sbotto.
Io lo fissai, incredula per ciò che aveva detto.
“scommetto che con wurstel e carote le serate ti piacciono di più di quando c’&egrave il pesce”.
Io non capivo neppure di cosa parlasse, ed e o tanto stupita di tanta sfacciataggine che rimasi in silenzio.
“se ti piacciono di più allora ti accontentiamo!” urlò in fine allontanandosi.
Guardai il cameriere con aria allibita, stavo per chiedere spiegazioni quando il cuoco riapparve sul pontefice, con il mano un cestello di verdure.
“vediamo se queste ti piacciono…” appoggiò sul tavolo il cestello.. C’erano dentro zucchini, carote e cetrioli..
Posata la roba, il cuoco mi si avvicinò, e si avvicinò così tanto che potevo sentire il suo alito a pochi centimetri dal mio viso.. E puzzava non poco di alcol.
“tI farò rimpiangere il mio pesce – disse. E detto ciò mi prese per i capelli e mi fece girare verso il tavolino, sbattendomi la faccia sul cesto.
“mangia!”
Cercai di liberarmi gridando e chiedendo aiuto, ma notai solo, con la coda nell’occhio che il cameriere si era allontanato a chiudere la porta della cabina.
“ho capito brutta puttanella – disse l’uomo – non li vuoi mangiare.. Li vuoi da un altra parte”.
E detto questo mi diede uno spintone piegandomi completamente a 90’sul tavolo.
Sentivo l’aria scorrere sotto la gonnellina del vestito. Poco dopo, più che l’aria sentii due grosse mani sudaticce palparmi il culo…
“non era tanto male il pesce – provai a dire nel panico più totale, ma non servì a nulla.. Sentii le mani strapparmi il perizomino di dosso.
Potevo ancora sentire l’alito caldo dell’uomo, ma non più attaccato al mio viso, ma tra le mie gambe.
La sua lingua iniziò ad insinuarsi lungo il solco del mio culetto giocherellando insistente sul mio buchino.
Sentivo la sua saliva gocciolare lungo Il solco, raccolta poi dalla lingua calda e umida.
“adesso vediamo se ti piacciono – disse ridendo.
Prese dal cesto una carota, lunga e spessa.. Capii che intezioni aveva.. Ma non feci in tempo ad elaborare ciò che stava per accadere che già sentii quel pezzo lungo e freddo posarsi tra le mie chiappe.
Sentii un bruciore intenso via via che la parte sempre più spessa mi penetrava… La lingua dell’uomo continuava a lubrificarmi, per rendere più facile la penetrazione. I appena fu bene dentro iniziò a stantuffarmi senza foga, facendomi quasi gridare di dolore…
Solo dopo un tempo indefinito iniziai a non sentire più il bruciore.. E a quel punto mi fu impossibile non gemere.
I due uomini, il cuoco e il cameriere, a quel punto girarono il tavolino: non capii perché li per li.. Poi alzando la testa vidi cha adesso davanti a me c’era la porta della cabina, e dietro Francesco che sbatteva furioso le mani nel tentativo di uscire.
“dillo che ti piace la carota puttana “.
Io non potei negare.
“e allora sai cosa succede ora? – Disse stantuffandomi con maggiore foga – che te la mangi tutta”.
Improvvisamente sentii il buchetto del culo tornare vuoto…
L’uomo mi prese per i capelli, alzandomi in dietro la testa … Con disgusto mi infilò la carota tra le labbra ordinandomi di mangiarla.
Diedi il primo morso disgustata.. Ma sentii subito che qualcos’altro stava per distrarre le mie attenzioni.
Qualcosa di caldo, e grosso… L’uomo si era tolto dai pantaloni l’uccello grosso e bollente di eccitazione e lo stava puntando dritto sul mio buchetto ancora aperto e bruciante.
Mi penetro tutto d’un colpo tirandomi per i fianchi e fissando con aria di sfida il mio compagno, che dietro la porta della cabina era ormai sconvolto e inerme.
Anche il cameriere, ormai troppo eccitato decise di intervenire… Iniziarono così ad alternarsi i due cazzi dentro al mio culetto ormai apertissimo.
Non potevo Non gemere e finii anche la carota come mi avevano ordinato.
Ad un certo punto ebbi la netta sensazione che uno dei due stesse per venire… E non mi sbagliavo.
Tutti e due sentirono un fremito.. Ma nessuno dei due voleva rinunciare al piacere di riempirmi dei suoi umori.. Così decisero… Sentii di nuovo un bruciore intenso mentre tutte due i cazzi mi penetravano contemporaneamente … Pensai di svenire, ma fu solo un attimo.. Poi tutti e due tirarono un ultimo gemito di godimento schizzandomi un po’ dentro e un po’ fuori dal buco.
Rimasi li, immobile… Il vento del mare aperto mi scompigliava i capelli.



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—-> L’antro di Giada

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