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L’ocelot capitolo 4

By 24 Giugno 2023No Comments

Capitolo quarto sabato e domenica a Roma
Vi invito a leggere i capitoli precedenti https://raccontimilu.com/erotici-racconti/locelot-capitolo-1/ – https://raccontimilu.com/erotici-racconti/locelot-seconda-parte-il-testimone-passa-a-martina/ – https://raccontimilu.com/orgia/locelot-capitolo-3/ a mandare i vostri commenti e suggerimenti alla casella nadiagang@libero.it
Il ghiaccio era rotto, Martina aveva in un colpo solo preso il suo primo cazzo dopo che si era messa con me e scopata un superdotato di colore. Il sabato e la domenica erano programmati due incontri e, se tutto fosse andato bene, Martina sarebbe tornata a casa felice con i buchi doloranti ed un terzetto di uccelli di superdotati nel suo carniere.
Il primo appuntamento fu in centro in un bar vicino alla fontana di Trevi. Eravamo andati in giro come turisti per la mattinata e l’appuntamento alle 16 la vide con una mise non particolarmente da porca. Si presentò all’appuntamento un ragazzo giovane, studente fuori sede alla facoltà di medicina. Dormiva in un convitto universitario e ci disse subito che non avrebbe potuto ospitarci ma quello non era un problema. Biondo, 1,90 di altezza per circa 85kg, praticava canottaggio. Aveva un bel sorriso che piacque a Martina. Fu molto delicato, dopo aver chiacchierato e giunti al dunque se decidere di farlo entrare nel nostro letto, andò in bagno dove restò per 5 minuti buoni. Martina era soddisfatta dell’aspetto fisico, la fotografia che avevamo visto sulla rivista prometteva “grandi” cose ed il responso fu positivo. Quando Ettore tornò, gli dicemmo che ci sarebbe piaciuto conoscerlo meglio. Erano ormai le 18 e faceva buio, gli dicemmo che saremmo andati alla nostra stanza a farci una doccia e prepararci per la cena, che sarebbe stato nostro ospite e fissammo ora e luogo di incontro. Martina si era portata tre mise diverse per quel weekend. Scelse un miniabito di stretch grigio diviso a metà da una fila di grossi anelli che lasciavano scoperto l’ombelico. L’abito era così elastico che Martina scelse di indossarlo senza biancheria. Sotto aveva indossato un catsuit velatissimo con aperture nelle zone strategiche. Completavano il tutto un paio di scarpe grigio perla con tacco di acciaio a stiletto e l’immancabile ocelot.
Prendemmo un taxi anche se il posto non era molto lontano sia perché eravamo stanchi dal camminare della giornata che per i tacchi di Martina la quale si divertì a sedersi in centro sul sedile posteriore, far risalire la gonna ed accendere la luce di cortesia. L’autista gradì molto lo spettacolo guardando più lo specchietto che la strada prolungando la corsa con un giro turistico anche se il tragitto fu breve. Al pagamento della corsa non volle mancia ma ci diede il suo bigliettino col numero del taxi dicendo di chiamarlo per il ritorno. Fuori dal locale Ettore ci stava aspettando. Entrammo e ci sedemmo nella trattoria, chiacchierammo amabilmente, il ragazzo oltre che di bell’aspetto e dotazione, almeno a giudicare dalle foto attraverso le quali lo avevamo selezionato. Entrati in confidenza gli chiedemmo come mai un giovane uomo come lui attraente brillante si rivolgesse a siti porno per scopare. La risposta fu semplice e ci spiazzò: “lo ho troppo grosso, le ragazze quando lo vedono al massimo accettano di farmi una sega e poi non vogliono un secondo appuntamento. D’altra parte la domanda che posso fare io a voi è come mai una coppia così simpatica ed affiatata cerca cazzo in giro. Mi avete detto che scopate regolarmente”.
Gli rispose Martina: “ci piace il sesso in tutte le sue forme, stiamo insieme da tanti anni e ci piace rinnovare, e scopare insieme ma con altri ci toglie ogni tentazione di tradimento perché ricordati, questo è sesso, nulla più. Potremo diventare buoni amici ed accomodarti nel nostro talamo ma sappi che in quei momenti sarai solo ed esclusivamente un oggetto di piacere come potrebbe essere un fallo di gomma”. Non avrei potuto esprimere meglio il concetto e le parole di Martina mi riempirono di gioia.
Finimmo di cenare, facemmo il ritorno con lo stesso taxista dell’andata. Io salii davanti, Martina ed Ettore dietro e prima ce il tassista potesse aprire bocca i due erano avviluppati con la lingua in bocca ed Ettore stava saggiando la consistenza delle tette di Martina mentre lei strofinava la mano in mezzo al cavallo del nostro nuovo amico. A me era venuto il cazzo duro ma mi girai e dissi ai due di limitare le effusioni per evitare di rischiare di fermarci per atti osceni in luogo pubblico. Il tassista invece disse di lasciarli andare avanti che si stava divertendo e che erano meglio di un film porno. La ebbe vinta lui che fermò il tassametro e ci fece una proposta parlando direttamente me. “Mi piacerebbe vedere tua moglie montare dal vivo, vi porto in un posto tranquillo dove il vostro amico se la potrà scopare sul cofano ed io guardare senza dovermi torcere il collo e perdermi i momenti più salienti, poi vi porterò al vostro indirizzo senza farvi pagare, che ne pensi?”. Mi rivolsi ai due di dietro che erano distratti e gli dissi: “vi va se invece di un guardone ce ne saranno due?”. Martina fece senno di sì con la testa subito seguita da Ettore.
Il percorso per arrivare al luogo dove voleva portarci il tassista durò una ventina di minuti, ci trovammo in uno spiazzo dove c’erano diverse auto tutte ben distanziate. Nel frattempo Martina si era tolta tutto tranne il catsuit e le scarpe, aveva liberato il cazzo di Ettore e si stava smascellando in un pompino per farlo diventare grosso.
“vieni qui dietro e leccami la figa per far scivolare dentro questo mostro”. La figa di Martina era già fradicia nonostante Ettore la avesse solo sditalinata un pochetto. Il taxi a 9 posti così diventò come un set di un film porno. Martina sdraiata aveva il cazzo di Ettore fra le tette e gli faceva una spagnola con pompino, io accovacciato in mezzo alle gambe mi godevo i gemiti di mia moglie e sentivo la sua figa inumidirsi sempre di più. Dopo qualche minuto di questo movimento il cazzo di Ettore era pronto per scopare Martina. Si scambiarono di posto, Ettore estrasse un profilattico XXL se lo mise e Martina si calò sopra di lui. Pian piano, ogni tanto faceva delle smorfie di dolore. Il cazzo di Ettore era ancor più grosso di quello di Malik che Martina aveva preso la sera prima ma “l’allenamento” era servito per farle prendere confidenza con i superdotati. Non ci mise poi tanto a farlo entrare tutto. Intanto il nostro amico tassista di era messo in ginocchio sul sedile di guida e si godeva lo spettacolo con i pantaloni abbassati ed il cazzo in mano. “Che troia pompinara e vacca” ed una litania di altri insulti a lei ed a me. Martina guidava ed incominciò a gemere, all’esterno intanto un altro paio di guardoni si godevano la scena con il cazzo in mano. Io lo avevo duro ed ero parte di quelli che guardano ma non toccano almeno fino a che Martina non mi fece segno di andare davanti a lei ed in una posizione scomodissima cominciò a spompinarmi. Martina godette due volte prima che io le venissi in bocca. Intanto Ettore sembrava essere lontano dal venire, Martina si sfilò e si mise alla pecorina appoggiando il busto allo schienale di mezzo, Ettore la infilò alla pecorina ed in tre colpi era dentro tutto strappando gemiti di piacere e dolore alla mia signora. Lei fece cenno all’autista, che non era ancora venuto, di mettersi davanti cosa che lui fece in pochi secondi così come pochi secondi ci mise a scaricare in gola a Martina il contenuto delle sue palle. Ettore sembrava gradire di più la posizione e cominciò a gemere, un attimo prima che lui esplodesse in un orgasmo rumorosissimo aggrappato alle tette di Martina, lei venne per la terza volta. Si dimenava come una anguilla sotto i colpi di quel cazzone enorme e quando entrambi furono venuti giacquero sul sedile per alcuni secondi. Poi Martina prese la borsa, si ripulì la bocca ed il viso dai residui di sborra miei e del tassista, si mise l’ocelot ed il resto del vestiario lo ficcò in una borsa piegata che aveva estratto dalla sua borsetta. Ettore andò a sedersi vicino all’autista io dietro con Martina che appoggiò teneramente la testa alla mia spalla dicendomi un “Grazie” colmo di tenerezza e riconoscenza. Il tassista ripartì, i guardoni avevano avuto la loro parte e si allontanarono verso altre auto. Lasciammo Ettore a casa sua congedandolo con l’accordo che se fossimo ricapitati a Roma lo avremmo richiamato. Quindi il taxi ci lasciò al nostro B&B ed il tassista non volle nulla per la corsa. “Lo spettacolo che mi avete offerto stasera ed il mezzo pompino di tua moglie valgono ben più della corsa fatta, se ricapitate a Roma chiamatemi qualche giorno prima” disse porgendomi un bigliettino in cui c’era il suo numero di casa.
Entrammo in stanza e Martina mi sbattè sul letto togliendosi la pelliccia “non dirmi che non ce la fai a scoparmi, è il minimo che ti devo dopo questa serata stupenda”. Aveva ancora voglia, mi fece risollevare il cazzo senza fatica in un paio di minuti quindi si mise sul fianco. “Ettore mi ha allargato troppo se mi scopi a pecorina od a spegnimoccolo rischiamo di sentire poco. In effetti anche di fianco sentivo mia moglie più larga del solito ma la scopata durò, alternando i fianchi, per diversi minuti quindi Martina si staccò, andò all’armadio dove avevamo la valigia, ed estrasse un fallo nero di generose dimensioni. “Adesso voglio che mi inculi mentre avrò dentro questo bestione. Non me lo feci ripetere, lei si infilò il cazzone di gomma il più in profondità ce poteva e quindi mi porse una boccetta con un p’ di lubrificante. Non era la prima volta che lo prendeva in culo ma voleva essere bella scivolosa. Le infilai prima un dito poi due e li feci scorrere fino a che dopo che le avevo infilato il terzo, lei mi implorò di incularla cosa che feci subito. Ogni volta che spingevo dentro più della cappella sentivo la resistenza dovuta al mostro nelle viscere si mia moglie, allora lei ne estraeva una decina di centimetri consentendomi di ficcarle il mio quasi fino in fondo. Poi spingeva di nuovo dentro quello in fica ed il mio cazzo di doveva ritrarre. Provai un paio di volte a fare resistenza ma il mio concorrente era più forte. Fu una scopata stupenda, Martina venne altre due volte mentre io mi scaricai i coglioni nelle sue viscere dopo una ventina di minuti.
Ci infilammo in doccia e ci lavammo reciprocamente con dolcezza ed attenzione baciandoci più volte e stuzzicandoci a vicenda ma con fare giocoso. Andammo a letto che era molto tardi ed il giorno dopo ci svegliammo alle 10 passate. Nessuno dei due aveva voglia di alzarsi, tirammo l’ora di pranzo ed andammo in una trattoria, li decidemmo che il cazzo della domenica sarebbe saltato, telefonammo scusandoci e proponendo al prescelto di risentirci la prossima volta che fossimo stati a Roma. Non la prese benissimo perché le fotografie che gli avevamo inviato di Martina lo avevano attizzato ben bene. Gli promettemmo di mandargliene altre per compensare il mancato incontro. Anticipammo la partenza alle 18 prendendoci un caffè al bar di Termini prima di salire sul treno che ci riportava a casa.
Il weekend era stato memorabile, per Martina per i due superdotati che se la erano sbattuta per bene, per me per aver visto mia moglie soddisfare mie voglie nascoste, lo dovevo ammettere, vederla scopata da superdotati mi riempiva di libidine e di gioia, il fatto che lei li considerasse meri fornitori di piacere ancora di più, mi convincevo sempre di più che l’ocelot aveva avuto qualche influsso ma ancora di più che avevo trovato la partner della vita.

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