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Orgia

Napoli per noi

By 10 Gennaio 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

L’inverno è sempre lungo, ma per noi in Irpinia, lontanissimi dal sole di Rimini e da tutti quei cazzi di cui Michela aveva fatto scorpacciata, sembrava davvero interminabile.
A quei tempi ‘ considerate ‘ non esistevano né social networks né mailing e neppure internet : il massimo era il fermo posta, assolutamente inaffidabile e dai tempi biblici. Così, quando il tempo lo permetteva, nei fine settimana prendemmo l’abitudine di andare fino a Napoli.
Speravamo che, prima o poi, anche lì avremmo trovato almeno un porno shop e fatto quegli acquisti che le piacevano tanto e che ci permettevano le nostre distrazioni, in attesa di una nuova estate.
Fu veramente un caso. Passeggiavamo in piazza Cavour, dopo aver visitato, un po’ svogliatamente, i librai, quando notammo un negozietto, una merceria, che esponeva, novità assoluta, un collant ‘effetto reggicalze’.
Lo conoscevamo già, ma lo avevamo visto solo nel porno shop a Rimini, quindi ci sembrò una novità eccitante e visitammo il negozietto, che effettivamente proponeva lingerie molto particolare ed eccitante.
Michela fece qualche acquisto.
Uscendo, casualmente, svoltammo a destra, inerpicandoci per una breve salita e sbucando alle spalle della Pigna Secca, vicino a Montesanto.
Scoprimmo così diversi negozi che vendevano libri usati, ma non come quelli di Piazza Cavour: si trattava di fumetti e riviste e, ovviamente, avevano consistenti quantità di giornali pornografici, di quelli che circolavano all’epoca. Ma in un grosso contenitore notammo alcuni numeri di ‘Private’ che all’epoca era sconosciuto da noi e reperibile solo in Svezia.
‘Và dentro a vedere se c’è qualcosa di interessante’ mi suggerì Michela, e la lasciai sul marciapiede cominciando a curiosare tra le riviste esposte.
Dopo una decina di minuti stavo pensando di andarmene, perché si trattava esclusivamente del materiale che potevamo trovare in edicola, quando entrò Michela con una rivista in mano. Non mi guardò nemmeno e capii che aveva in mente qualcosa, per cui istintivamente feci finta di non conoscerla e mi chinai nuovamente sulle riviste, osservando con la coda dell’occhio. Arrossendo come una liceale, Michela si avvicinò al tizio che era evidentemente il gestore ‘ ed anche l’unica altra persona presente ‘ e lo apostrofò :
‘Mi scusi’ disse. ‘prego signora’ rispose questi. Michela si guardò intorno nervosamente ed abbassò la voce ad un sussurro.
‘Ho visto questa rivista là fuori ” ‘Sì, roba svedese, di altissima classe’ ‘.. e mi chiedevo..’ ‘Dica pure signora’ ‘Ne avrebbe qualcuna dove una donna sta con due uomini, o magari anche di più?’. Se Michela era rossa, il gestore arrossì ancora di più, forse per imbarazzo, forse perché quella richiesta così esplicita l’aveva istantaneamente eccitato.
Dopo un attimo di smarrimento si riprese e con un gesto le indicò una tenda che divideva la stanza in due: ‘Venga che verifichiamo. Le tengo al sicuro là dietro’ disse.
E mentre Michela si muoveva in quella direzione, mi si rivolse : ‘Dottò, mi fate una cortesia?’ chiese.
‘Chi, io?’ risposi ebete (non c’era nessun altro). ‘Sì. Mi tenete d’occhio il negozio dieci minuti mentre faccio una ricerca per la signora?’ e così dicendo mi strizzava l’occhio con complicità!!!
‘Vabbè’ risposi ‘ma poi mi fate un regalo’.
‘Quello che volete è gratis! Grazie’ e scomparve dietro la tenda.
Ovviamente mi accostai immediatamente per origliare, un po’ eccitato, un po’ incazzato.
‘Dunque dicevamo una donna e almeno due uomini ‘.. Cominci a guardare qui in mezzo’ sentii. Mi spostai silenziosamente a destra e vidi che potevo sbirciare da una fessura tra la tenda e il muro. Mi davano le spalle, chini su una scrivania che evidentemente costituiva l’ufficio del tizio. Spostavano riviste da due pacchi che si erano divisi.
‘Eccone qua una, guardi ‘ ‘ e le allungò una rivista che evidentemente non riuscivo a vedere ‘ ‘ tre cazzi in bocca! Che ne dice?’.
‘Fantastico!’ replicò lei ‘Proprio quello che cercavo’. ‘Scusi se glielo chiedo, ma è per lei?’.
‘Sì, per me. Perché? ‘. Oh, eccone qua un’altra, guardi, una doppia. Uno da-vanti e uno didietro. Favoloso’.
‘Una bella donna come lei. Non penso abbia problemi a trovare un uomo’.
‘Ma a me uno solo non basta, e trovarne due o meglio ancora tre non è così facile. E allora mi piace almeno aiutarmi a sognare’.
L’uomo era talmente imbarazzato di fronte a tanta disarmante sincerità, che non sapeva che pesci prendere.
‘Guardi qui. E’ una rivista porno sado. Sono in quattro e la violentano anche con grossi cazzi di gomma .. Non so se le interessa’.
‘Bellissima. La metta da parte.’.
‘Magari a volte un uomo solo, ma molto ben dotato ‘ ‘.
‘Quanto ben dotato?’
‘Così?’ disse e sfoderò ‘ finalmente ‘ un uccello in verità non enorme, ma dotato di una favolosa, enorme cappella violacea.
Michela la fissò intensamente per qualche istante.
‘Non male’ disse infine. ‘Solo un pompino. Per tutte e tre le riviste.’.
‘Con ingoio’ trattò lui.
‘Per un’altra rivista a mia scelta’.
‘Andata’.
Michela si accosciò e cominciò a leccarlo con gusto, mentre lui chiudeva gli occhi e si lasciava andare al tocco sapiente della sua lingua. Una scena favolosa, ma non potevo nemmeno toccarmi perché da fuori potevamo vedermi. Non durò molto e mi allontanai silenziosamente chinandomi di nuovo su un pacco di riviste da cui scelsi qualcosa assolutamente a caso. Ricominciarono a parlare.
‘Ciro’ disse lui.
‘Michela’ rispose lei.
‘Sei fantastica’.
‘Non immagini quanto. Ma mi esprimo meglio contro più avversari.’.
‘Sei di Napoli?’.
‘Sì’.
‘Allora magari mi vieni a trovare di nuovo. Ogni giorno mi arrivano riviste nuove’.
‘Allora magari puoi rendere più interessanti queste visite’ rispose lei maliziosamente.
‘Vuoi che porti i miei amici?’.
‘Quanti ne hai?’.
‘Amici amici almeno una decina’.
‘Porta i tre più intimi’.
‘Stasera, alle nove?’.
‘Alle nove’ e se ne andò con le sue quattro riviste avvolte in una pagina di giornale.
Naturalmente non mi degnò di uno sguardo e scomparve all’esterno. Dopo qualche minuto, Ciro, piuttosto provato, mi raggiunse.
‘Grazie, dotto’. Avete avuto problemi?’ mi chiese. ‘Non è entrato nessuno, tranquillo. Io mi prendo queste’ gli dissi mostrando le riviste.
‘Bene, bene. Mi avete fatto un grosso favore’ e me le involse nel solito foglio di giornale.
‘Arrivederci’.
‘A presto’ risposi, pensando alle nove di quella sera.
‘Ma tu guarda sta’ troia’ pensavo cercandola con lo sguardo. La vidi all’angolo di Montesanto; quando i nostri sguardi si incrociarono, si leccò voluttuosamente e provocatoriamente le labbra!
(continua)
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‘Che diavolo hai combinato, adesso?’ la apostrofai raggiungendola.
‘Ho solo organizzato una serata piccante’ mi rispose tranquillissima. ‘Ora abbiamo bisogno di un albergo. Stasera non torniamo a casa’.
E fu così che trovammo un alberghetto da quelle parti in cui passammo per la verità solo poche ore. A Michela servì quasi esclusivamente a prepararsi alla serata, mentre io schiacciai un sonnellino, stanco del vagabondaggio per quella splendida ed ignobile città. Comunque i suoi preparativi avvennero nel più completo riserbo: si chiuse in bagno e non volle farmi vedere nulla.
‘Deve essere una sorpresa anche per te, amore mio, se no non ti viene duro’.
‘Conoscendoti, direi che questo fatto, ammesso succedesse, non sposterà di molto i termini della serata. Quanti cazzi hai prenotato?’.
‘Molti cazzi, molto onore’.
‘La ricordavo diversa la citazione ‘. comunque spero che il tuo intuito non sbagli mai, perché se poco poco non si tratta davvero di una brava persona, rischiamo di trovarci nei guai. E comunque questo tipo di approccio è troppo pericoloso.’.
‘Sei solo un musone. Non avremo problemi e ci divertiremo. E magari riusciremo a entrare in qualche giro, che se aspettiamo il Fermo Posta ci facciamo vecchi’.
Eravamo fermi in macchina a qualche decina di metri dal negozietto e vedevamo Ciro che passeggiava avanti e indietro, nervoso o eccitato non so.
‘Sicura di essere pronta?’.
‘Sono nata pronta’.
‘Battutaccia da film’.
‘Battutaccia o no, io sono sempre pronta a scopare e aperta a tutto’.
‘Di male in peggio’ gemetti, e ci avviammo verso Ciro.
Quando riconobbe Michela, si irrigidì visibilmente.
‘Buona sera’ farfugliò ‘ ma questo signore chi è?’.
‘Oh, il mio protettore’ rispose lei candidamente ‘mica pensavi che venissi senza scorta, vero?’.
‘Beh, veramente ” sembrava decisamente imbarazzato. Poi prese una decisione e ci fece segno di entrare, seguendoci e chiudendo la porta alle sue spalle. Il locale era vuoto. ‘Sono di là’ disse indicando la tenda, poi mi mise una mano sulla spalla e mi tirò leggermente indietro, lasciando Michela sola a muovere verso il retro.
‘Senta, scusi se glielo chiedo, ma sa, per evitare equivoci. Non è che la signora si presta ‘ come dire ‘ a pagamento? Perché sa ‘ non mi frain-tenda ‘ ma gli amici li ho invitati io ‘ e qui non è che corra molta moneta ”.
‘Stia tranquillo, vogliamo solo divertirci. Senza problemi. Per nessuno’.
Parve decisamente sollevato e finalmente sorrise.
‘Nessun problema. E soddisfazione garantita. Vedrà, vedrà’.
Michela intanto aveva raggiunto il fondo dello stanzone e scostato la tenda, scoprendo che lì dietro si celavano ‘ come promesso ‘ i tre amici di Ciro.
‘Ciao’ disse entrando ‘io sono Michela’. ‘Ciro’. ‘Mario’. ‘Paolo’ si presentarono a loro volta.
‘Abbiamo due Ciro’ cinguettò lei tutta contenta ‘ma vedrete che saprò distinguerli anche a occhi chiusi’ e intanto faceva le presentazioni a modo suo.
Cioè baciandoli sulla bocca e stringendo loro, anziché le mani, gli uccelli dentro i pantaloni. Potemmo subito constatare che gli amici di Ciro almeno rispondevano agli stimoli: le patte si gonfiarono vistosamente.
‘Direi di conoscerci subito intimamente’ tagliò corto Michela guardandosi intorno.
Dato che non c’era né molto spazio né una grande scelta, decise per la scrivania e in due passi salì su una sedia e poi in piedi sul ripiano.
Con un gesto elegante, si rivolse a Mario, che era il più vicino e, accosciandosi sotto la campana del vestito che indossava, gli porse la schiena: ‘mi slacci la cerniera per favore?’.
Lei aveva questa incredibile capacità: senza avere ancora fatto nulla, già stavamo tutti e cinque lì come babbei a rimirarla a bocca aperta, aspettandoci chissà quale sorpresa.
Mario le abbassò la cerniera fino in fondo e Michela sgusciò fuori dal vestito con un movimento felino, rialzandosi mentre il vestito stesso scivolava sul ripiano.
Indossava una sorta di curiosa guepiere costituita da un reggiseno a balconcino che sosteneva le tette senza minimamente coprirle, come un davanzale,
Un bustino cortissimo la stringeva fino a sopra lo stomaco, Da lì si dipartivano quattro giarrettiere, due davanti due dietro, che sostenevano le calze di seta trasparentissime, che luccicavano debolmente sotto la luce dell’unica lampadina. Roba da infarto.
Con un delicato movimento del piede, calzato da una chanel a tacco alto, lanciò il vestito sopra le nostre teste. Poi, dando prova di tutta la sua abilità di ballerina, allargò le gambe fino ai bordi del ripiano, inarcò la schiena e si piegò facendo ponte con le mani aperte e con le punte dei piedi, scostando le ginocchia in modo da spalancare la fica pelosa davanti alle nostre facce.
‘Qualcuno vuole assaggiare?’ offrì.
Dopo un istante di smarrimento, tutti e quattro si precipitarono verso di lei. Paolo vinse la gara tuffandosi su quella fica spalancata e cominciando a leccare di buona lena.
‘Cazzo, è già tutta bagnata’ grufolò, mentre gli altri si organizzavano. Il nostro Ciro si attaccò al capezzolo destro, Mario a quello sinistro, mentre l’altro Ciro pensò che fosse ora di sguainare l’arma bianca e saltellando per la fretta riuscì a raggiungere per primo la bocca di mia moglie con un cazzo ancora mezzo moscio che lei si affrettò a stringere tra i denti cominciando a lavorargli la cappella dall’interno bocca.
Col risultato che nel giro di pochi secondi il cazzo era bello duro, come piaceva a lei.
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Ovviamente, in quella posizione non poteva resistere, per cui presi una bracciata di riviste porno e gliele posizionai sotto la schiena, in modo da stabilizzare il ‘ponte’.
In quella posizione, offriva la fica spalancata e nello stesso tempo aveva la bocca nella posizione migliore per inghiottire uccelli.
Che le furono prontamente offerti: nel giro di qualche minuto avevamo tutti e cinque i pantaloni abbassati e cercavamo un posto dove ficcare gli uccelli sempre più dolorosamente duri.
Ci rendemmo presto conto che in quella posizione non potevamo penetrarla perché troppo in alto e quindi Ciro ci richiamò all’ordine: eliminò la catasta di giornali e chiese a Michela di girarsi sulla pancia mettendosi sul lato corto della scrivania.
Quindi la afferrò per i capelli sollevandole la testa e ficcandole il cazzo in bocca.
Per sostenersi, Michela afferrò due cazzi, uno con ciascuna mano, che aveva trovato alla sua portata, e cominciò a segarli, mentre l’altro Ciro le allargò le gambe sostenendole per le caviglie e le ficcò l’uccello nella fica grondante umori.
Io ero rimasto disoccupato (come al solito) e decisi quindi di dedicarmi al culo: mi allungai sulla scrivania e le allargai le chiappe, in modo intanto che Ciro potesse vedere bene il buco del culo e constatare che era già bello bagnato e pronto ad essere sfondato.
Ci infilai senza sforzo tre dita spingendo forte e strappando un gemito a mia moglie che stava godendo come una pazza e che d’istinto strinse ancora di più il cazzo di Ciro uno, che le sborrò in bocca con un urlo liberatorio.
Allora mi sdraiai di schiena sul lato corto e chiesi che me la mettessero sopra a 69.
Ordinai a Ciro due di mettersi al posto di Ciro uno e appoggiare il suo cazzo sul mio e a Mario di venire a sfondarle il culo.
E mentre cominciavo a leccarle la fica che sapeva forte del cazzo di Ciro, sentii la sua bocca che si chiudeva sui nostri due cazzi succhiandoli contemporaneamente e leccando selvaggiamente le due cappelle strettamente unite.
Dopo pochi istanti, potei assistere da posizione assolutamente privilegiata all’introduzione del glande prima, che allargò deliziosamente il buchetto roseo del culo di Michela, e dell’asta poi, che dopo alcuni convulsi movimenti, si infilò completamente.
Mario si muoveva lentamente, tenendole tutto il cazzo nel culo e facendola gemere di un mugolio costante.
D’istinto, senza pensarci, presi a leccargli le palle alternativamente alla fica di mia moglie. Poi le succhiai. Sapevano di maschio in calore, era quasi come succhiargli il cazzo.
Sentii chiaramente i fremiti del cazzo di Ciro quando sborrò e i movimenti convulsi di Mario che a sua volta veniva nel culo di Michela.
Poi vidi chiaramente un rivoletto di sborra uscire dal buco del culo e scendere verso la fica.
Lo leccai. Buono. Delizioso. Vidi il cazzo semiduro di Mario scivolare fuori e lo presi in bocca, succhiando le ultime gocce di sborra, poi venni a mia volta nella bocca di mia moglie. Eravamo sfiniti e mi sciolsi da quel groviglio con la testa che mi girava.
Michela aveva fatto arrivare Paolo con la mano. Le aveva spruzzato sborra in faccia e una parte era rimasta sulla mano di mia moglie, che appena si trovò la bocca libera cominciò a leccarla di gusto sotto lo sguardo stupefatto dei nostri nuovi amici.
‘Maro’, che grandissima troia’ fu il commento di Ciro uno ‘è meglio della signora Maddalena’.
‘Molto meglio’ confermò Paolo.
Avevo già il sospetto che quella non fosse la loro prima esperienza in gruppo, e questi commenti me lo confermarono. Dovevo approfondire la questione, intravedevo delle potenzialità favorevoli. Mentre ci riassettavamo, Michela volle andare nel piccolo bagno a rifarsi il trucco (e a sciacquarsi via un po’ di sborra dalla faccia, immaginai) e ne approfittai per appartarmi un momento con Ciro (uno).
‘Non è la prima volta che lavorate in gruppo, vero?’ gli chiesi.
‘No no, dotto’, ho un altro cliente che qualche volta vuole fare divertire la moglie, la signora Maddalena. Un gran signora, veramente.’
‘E potreste farmelo conoscere?’
‘Ma veramente non so ‘. Mica posso decidere io ‘. Posso chiedere se volete’.
‘Avete modo di rintracciarlo?’. ‘No, bisogna che si faccia vivo lui’. ‘Allora magari le prossima volta ‘.’. ‘Non potete lasciarmi voi un recapito, un nu-mero di telefono?’.
Ero molto indeciso. Pensavo alla mia privacy e alla possibilità che potessero risalire al mio indirizzo e magari ‘.. cose peggiori.
Il gioco non valeva la candela.
‘Facciamo così: voi fate la proposta. La prossima volta se lui decide di incontrarci vi darò un recapito. Bene?’.
‘Ah, per me, se va bene a voi non ho problemi. Noi lo facciamo solo per amicizia’.
Ci lasciammo così. Io e Michela rientrammo in albergo.
‘Allora, ti sei divertita?’ le chiesi per strada.
‘Favoloso, Giuseppe, favoloso. Sai, credo di essere diventata sborra-dipendente’.
‘Che sarebbe ‘ ?’.
‘Quando sento il sapore della sborra, provo sensazioni devastanti. Quasi meglio che sentirmi il culo pieno di cazzo’.
‘Mmmmmmm ‘ mugugnai ‘allora mi sa che dovrò farti riempire il culo di cazzi, al plurale, per guarirti’.
‘Oh, che idea meravigliosa, pensi sia possibile?’.
‘Basta fare allenamento’.
‘Una palestra per il mio culo! Non vedo l’ora’.
‘Sai, l’ho fatto anch’io’ le dissi quando fummo in camera.
‘Cosa?’.
‘Leccare la sborra’.
‘Davvero?’.
‘Sì, e succhiare le palle di Mario. E prendergli in bocca l’uccello appena uscito dal tuo culo e leccargli fino all’ultima goccia di sborra’.
‘Wow, finalmente tesoro. Lo sentivo che la sborra sarebbe piaciuta anche a te. Siamo troppo simili.’.
‘Già’ sospirai.
E ci addormentammo di colpo.
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La scelta di difendere il nostro anonimato ci costò ben tre fine settimana. Meglio: mi costò. Perché Michela approfittava di ogni viaggio a Napoli per godere dei ‘servizi’ di Ciro. E così visitammo Napoli in lungo e in largo.
Ci fu un solo episodio che merita di essere raccontato relativo a quei giorni. Fu quando un povero disgraziato approfittò dell’affollamento su un autobus per appoggiare l’uccello tra le chiappe di Michela!
Lei invece di lamentarsi, sbraitare o fare sceneggiate, glielo afferrò, senza nemmeno voltarsi, e glielo strofinò fino a farlo arrivare. Quando scendemmo e ci voltammo ad osservarlo, la sua patta era vergognosamente bagnata (di sborra ovviamente) e la sua faccia un manifesto dell’imbarazzo. Michela gli sorrise amabilmente e aspettò che l’autobus ripartisse prima di voltarsi e raggiungermi. Grande troia !
La quarta volta finalmente Ciro aveva notizie per noi. Il ‘signore’ accettava di incontrarci e di scambiare due parole con noi.
Antonio era un signore distinto, piuttosto in età (tra i 50 e i 60, giudicai ad occhio), dai modi estremamente raffinati. Un gran signore, insomma, come solo Napoli produce. Col tempo scoprii che era notaio e che ‘non poteva essere ricattato’ (così si espresse) per cui viveva le sue passioncelle assolutamente alla luce del sole. Beato lui.
In realtà l’inclinazione per certe scabrose situazioni non derivava tanto dalle sue naturali inclinazioni, ma piuttosto dall’accettazione di un dato di fatto.
‘Vedi Giuseppe, io sono già abbastanza anziano e navigato. Finché ho potuto, mi sono dato un gran daffare. Poi è arrivata Maddalena nella mia vita. Io lo so che i soldi c’entrano molto nel nostro rapporto, e non mi sono mai illuso altrimenti. E lei è giovane e piena di fuoco. Cosa dovevo fare? Fingere che mi amasse e costringerla a scappatelle di nascosto che avrebbero umiliato entrambi, o accettare la situazione e magari trarne momenti di sincero godimento per entrambi? In fondo, vedo e sento che abbiamo sentimenti simili nei confronti delle nostre mogli, quindi ritengo che andremo veramente d’accordo’.
Nacque così un sodalizio che durò quasi dieci anni e che ci portò ad esplorare zone anche molto oscure delle nostre coscienze e dei nostri desideri.
E di questo renderò conto dettagliatamente.
Maddalena. Tipica bellezza del nostro sud, nerissima di occhi, capelli e pelo; dal seno rigoglioso ma non eccessivo; carnagione olivastra che l’abbronzatura rendeva quasi africana e che rendeva il contrasto con le parti non abbronzate un fenomeno sessuale a sé stante; culo a mandolino.
Insomma, uno schianto. Dal carattere dolcissimo e innamorata perdutamente del cazzo da assumere in qualunque modalità desiderata dai partner del momento. Mettetela vicino a Michela ed avrete una miscela esplosiva estremamente pericolosa.
Il feeling tra le due fu assoluto ed immediato.
La prima volta che ci incontrammo tutti e quattro fu nella villa di Antonio, sulla Costiera Sorrentina. Una vera meraviglia, con giardini a terrazza affacciati sul mare.
A parte Maddalena, gli ospiti erano tutti maschi, giovani e di bell’aspetto. Ci furono convenevoli e rinfreschi in uno splendido salotto riscaldato da un camino in cui ardevano grossi ciocchi di legna. Maddalena girava tra gli ospiti, elegantissima, e conduceva una spumeggiante conversazione. Michela si ritrovò, quasi per caso, seduta al centro del divano, con due giovani ai lati che la facevano ridere. Io e Antonio ci accomodammo proprio di fronte a lei, su due poltrone.
Era evidentemente un palcoscenico e noi avremmo fatto da spettatori.
Dopo un po’, infatti, uno dei due cominciò a baciarla. Lei obbediente aprì la bocca ad accogliere la sua lingua. L’altro la baciò sul collo e le infilò una mano tra le cosce. Michela si girò a baciare l’altro, e anche il primo cominciò ad accarezzarle le cosce , sollevando la gonna e rivelando così che non portava mutande.
La temperatura nella stanza sembrava salita. Avevo il cazzo già duro. Michela allargò le cosce offrendosi alle dita dei due, che le infilarono nella fessura già abbondantemente umida.
Li baciava alternativamente, e posò le mani sulle patte di entrambi contemporaneamente, scoprendo che avevano i cazzi già duri.
Tirò giù una cerniera e infilò le mani nelle braghe del primo, afferrandogli il cazzo e tirandolo fuori, poi si girò e, sempre baciandolo, ripeté l’operazione col secondo.
Quando si staccò, dall’orlo del divano spuntò un notevole cazzo duro, con una turgida cappella viola, che le scivolò sulla guancia.
Eravamo anche noi stati colti di sorpresa: presi dall’azione che si svolgeva in basso, non aveva-mo notato l’uomo che si avvicinava da dietro.
Le sue mani afferrarono la nua di Michela e gli forzarono le labbra sulla cappella, che lei immediatamente cominciò a leccare. Intanto i due sul divano le sbottonarono la camicetta e cominciarono a strizzarle e succhiarle i capezzoli. Nel contempo, anche il quarto uomo si era spogliato e si avvicinò alle spalle del divano, mettendole il suo cazzo dall’altra parte del viso. Michela abbandonò i cazzi dei due che stavano seduti e afferrò i due nuovi cazzi, portandoseli contemporaneamente alla bocca e fissandomi dritto negli occhi.
Si vedeva chiaramente quanto ero eccitato, geloso e felice di vedere quanto mia moglie fosse troia.
Durò solo un attimo, poi lei chiuse gli occhi per assaporare fino in fondo quei due cazzi meravigliosi. I due sul divano approfittarono della pausa per liberarsi della parte di sotto dei vestiti. Maddalena comparve al mio fianco: l’avevo persa di vista, tutto preso dalla scena che si svolgeva sul divano.
‘Stasera è la sua festa di benvenuto’ mi disse Antonio con voce roca ‘e avrà tutte le attenzioni che merita, ma non significa che noi dobbiamo andare a stecchetto. Vuoi che Maddalena ti faccia un pompino? Vedo che ce l’hai molto duro’.
‘Beh, in effetti non mi dispiacerebbe essere occupato senza rovinarmi lo spettacolo’.
Antonio sorrise e fece un cenno molto esplicito a sua moglie agitando l’indice davanti alla bocca aperta. Maddalena si chinò su di lui e lo baciò sulla bocca. ‘Grazie’ sussurrò e mi si inginocchiò di fianco provvedendo a liberare il mio cazzo duro dalla dolorosa morsa dei pantaloni e delle mutande.
Intanto Michela si era liberata sia della camicetta che della gonna.
Indossava un reggicalze bianco plissettato e calze color visone scuro, quelle che preferivo.
Si girò inginocchiandosi sul divano e allargando le cosce, per spompinare meglio i due che stavano dietro, offrendoci una fantastica vista del suo didietro. Quando ebbe bene afferrato con la bocca i due cazzi, si chinò leggermente fino a riuscire a prendere in mano i cazzi dei due che
sedevano sul divano. E mentre la bocca di Maddalena si chiudeva risucchiandomi la cappella, osservai le dita dei due ‘ tre ciascuno ‘ insinuarsi nella sua fessura rosa.
Le infilarono fino in fondo, poi cominciarono a tirare, ciascuno dalla sua parte, allargandogliela fino all’estremo. Una voragine rosa.
Per lei, una tortura.
E infatti mormorò ‘Dai basta ora, Marco, ficcamelo dentro’.
Evidentemente, si erano presentati, loro!
Marco scivolò sotto di lei e la impalò ficcandoglielo dentro in un sol colpo fino alle palle, proprio mentre il primo dei due in piedi sborrava con un grido rauco e glielo ficcava fino in gola per riempirla di sborra bollente.
‘Mmmmmmmmmmh ‘ rantolò Michela ‘ è buonissima. Ne voglio ancora’.
L’amico di Marco si alzò e accostò il cazzo duro al buco del culo di Michela. Spinse leggermente e trovò la via abbondantemente lubrificata dai succhi che le erano colati dalla fica nella prima parte della pomiciata, per cui spinse deciso.
Dal nostro punto di osservazione, vedemmo solo due paia di palle spuntare dai buchi di mia moglie.
Uno spettacolo fantastico, che mi faceva anche torcere le budella. Ma soprattutto, mi fece arrivare. Con grande abbondanza. Nella bocca calda di Maddalena, che succhiò fino all’ultima goccia.
Poi si alzò e girò intorno al divano. Scostò la testa di Michela leggermente all’indietro, facendo uscire il cazzo che teneva in bocca e si chinò su di lei, sputandole in bocca tutta la mia sborra. Michela bevve golosamente. Poi la baciò appassionatamente, leccandole le labbra e la lingua e le guance dall’interno, per raccogliere ogni traccia di sperma.
‘Ancora’ sussurrò.
E mentre Marco e l’amico la stantuffavano ritmicamente nella fica e nell’ano, Maddalena, cominciò a spompinare e a segare il ragazzo in piedi, fino a quando le sborrò in bocca. Aspirò tutto il possibile e nuovamente lo passò a Michela col metodo bocca a bocca.
Alla fine avevano il viso tutto impiastricciato di sborra e saliva. E dopo un po’, Michela venne riempita anche davanti e dietro.
Erano tutti esausti e si rilassarono, chi sul divano chi lasciandosi cadere di peso su una poltrona. Maddalena stappò una bottiglia di champagne e riempì le coppe, servendole ad uno ad uno. Lasciò per ultima Michela. La sua coppa fu riempita solo a metà.
Poi Maddalena accostò ciascuno di noi, arricchendo lo champagne con le gocce di sborra che riuscì a spremerci.
Infine lo porse a mia moglie, che assaggiò come un vero intenditore di vini.
‘Troppo vino, poca sborra’ sentenziò facendoci ridere tutti.
(continua)
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Era strano: noi due seduti lì, come due lord inglesi intenti a centellinare il loro vino (eccezion fatta ovviamente per i miei calzoni attorcigliati alle caviglie) e a osservare quegli uomini stremati mezzi nudi e mia moglie, che stava seduta sul divano, col viso sporco di sborra, le ginocchia tirate su e le gambe larghe, a mostrarci la fica fradicia, con la sborra che lentamente scivolava fuori e formava una piccola pozzanghera sul divano.
Strano. E piacevole. Come se fossi il suo assoluto ‘ e dissoluto ‘ padrone e potessi disporre di lei esattamente come volevo.
‘Oggi è il suo giorno’ sussurrò Maddalena che la osservava con gli occhi lucidi, probabilmente invidiando la sua evidente sazietà ‘c’è un qualche desiderio che possiamo esaudire? Qualcosa possi-bilmente di molto, molto osceno’.
La sua voce mi faceva lo stesso effetto di una sega ben fatta, e sentii che mi tornava duro.
‘In effetti ‘..’ dissi.
‘Cosa?’ mi chiese inginocchiandosi di nuovo davanti al mio cazzo e sfiorandolo con un dito per tutta la sua lunghezza.
‘Il suo desiderio più osceno, al momento, è di avere due cazzi insieme in culo. Me lo ha detto più di una volta’.
‘Però, hai capito la troietta?’ disse rivolta la marito che la guardò sorridendo e replicò
‘Mi sa proprio che hai trovato una al tuo livello, moglie, se non più puttana di te’.
‘Ma mica è facile farsi infilare due cazzi in culo, Antonio. E il desiderio non conta. Anche io vorrei essere inculata da un cavallo, ma non è possibile’.
Poi sul viso le passò una curiosa espressione, come di chi viene colpito da un’idea nuova e improvvisa.
‘Dovremmo chiedere a Tersili’ mormorò.
E subito Antonio si illuminò.
‘Hai ragione, Tersili ‘. Sei un genio moglie’. Entrambi sorridevano, ma non vollero aggiungere una sola parola sull’argomento.
‘Sorpresa’ concluse Antonio.
‘Sarà bellissimo’ sussurrò Maddalena inghiottendomi la cappella.
Michela, una volta tanto sfinita anche lei, si sdraiò sul divano, ma dato che doveva dimostrare sempre e comunque quanto fosse troia e che in ogni caso non avrebbe rifiutato una nuova dose di cazzo, si atteggiò nel modo più osceno che riuscì a trovare: con una gamba ad agganciare lo schienale del divano e l’altra rilassata, col piedino calzato dalle calze di seta a terra.
Stranamente, quello che mi colpì di più in quel momento fu proprio il suo piede !
Notai, per la prima volta, le unghie laccate di rosso e come la rimagliatura della calza alla punta e al tallone lo rendesse in un certo modo
osceno, quasi un nuovo, diverso oggetto sessuale in sé stesso.
Naturalmente gli occhi di tutti gli altri erano fissi sulla sua fica oscenamente aperta, anche perché abbondantemente martellata, rosa e viscida di fluidi e sborra.
Vidi Antonio fare un cenno imperioso a Maddalena, che capì al volo. Si sfilò il vestito, un lungo abito nero molto elegante, e finalmente, per la prima volta, la vidi nuda. Una visione che manteneva tutte le promesse fatte agli occhi che l’avevano osservata in quel lungo e per certi versi perfino austero abito nero.
Anche lei non indossava nulla se non un sottilissimo reggicalze nero con due sole giarrettiere ai fianchi che reggevano le calze, nere anch’esse.
I seni, più grandi e pesanti di quelli di mia moglie, erano comunque gradevolmente sodi e tesi all’insù e si muovevano dolcemente su è giù mentre camminava.
Il triangolo del pelo era nerissimo, le natiche sode e deliziosamente sporgenti.
Raccolse la bottiglia di champagne e camminò fino al bracciolo del divano, davanti alla fica di Michela, poi si allungò, con la pancia sul bracciolo e il culo sporgente verso l’esterno, e rovesciò una piccola quantità di vino tra il pelo arruffato, prima di affondare il viso fra le cosce di mia moglie.
Dopo alcuni rapidi baci sulla clitoride, cominciò a leccarla profondamente, aiutandosi con le mani per aprirle ancora di più la fica.
‘Poco vino, tanta sborra’ dichiarò affondandole la lingua nella fica e strappandole un gemito di piacere; mia moglie le afferrò la testa per spingerla ancora più a fondo.
Quella vista stava rianimando i cazzi di tutti i presenti. Io che ero rimasto a metà di un bel pompino, mi alzai e districandomi dai pantaloni ammucchiati ai miei piedi, mi inginocchiai tra le gambe di Maddalena e gliele aprii a compasso. Un afrore di fregna in calore mi colpì le narici: era bagnatissima, segno che la fica di Michela la stava eccitando come una cagna.
Le allargai le chiappe scoprendo il buco del culo e notai che pulsava. Aveva grandi labbra molto sviluppate; le afferrai e tirai per aprire scoprendole la clitoride, eretta come un minuscolo cazzo roseo.
Cominciai a leccarla e a mordicchiarle la clitoride, sentendola contorcersi sotto la mia lingua.
Poi uno dei ragazzi venne a mettersi a cavalcioni di Maddalena, arcuando il corpo all’indietro e tendendo il glande verso il suo buco del culo. Dato che ero in prima fila nello spettacolo, mi venne spontaneo aiutarlo: afferrai il cazzo e lo guidai con precisione fino allo sfintere, dove lo vidi penetrare lentamente, allargandolo progressivamente (i muscoli grinzosi si rilassavano lentamente sotto la pressione) fino a quando, con un leggero risucchio, entrò completamente, aprendo la strada al resto dell’asta. L’uomo diede un paio di botte, poi affondò il cazzo fino alle palle.
Maddalena urlò letteralmente di piacere.
‘Così, bravo. Sfondamelo tutto. Rompimelo’.
Poi la voce di Michela ‘continua a leccare, troia, non fermarti’.
Lo spettacolo del culo di Maddalena sfondato in quel modo mi aveva eccitato da morire, così me lo menai talmente da arrivare quasi subito.
Ebbi la prontezza di afferrare la pelle e stringerla sul glande, arrestando il fiotto di sperma che usciva.
Sempre stringendo, arrivai di fronte a Maddalena che continuava instancabile a leccare e trovai uno dei ragazzi che si era ripreso abbastanza da porgere un cazzo ragionevolmente duro alla bocca di mia moglie, che come al solito lo ciucciava con impegno. Maddalena mi guardò e comprese, girandosi a mezzo e spalancando la bocca pur continuando a leccare. Liberai il flusso di sborra, che colò lentamente nella bocca aperta di Maddalena, sulla lingua che continuava a raspare la fica di Michela e sulla fica stessa. Maddalena un po’ leccava, un po’ ingoiava, un po’ spalmava parte della sborra sulla fica di mia moglie per poi raccoglierla nuovamente in bocca. Osservai Michela che con gli occhi chiusi teneva l’uomo per le palle con una mano, stringendogliele, e con l’altra accompagnava il movimento del cazzo nella sua bocca. Vedevo a tratti la guancia gonfiarsi, quando il glande premeva la guancia dall’interno.
Notai un movimento alla mia sinistra: un altro dei ragazzi si era ripreso e con grande destrezza, arcuando leggermente il corpo all’indietro, era riuscito a infilare il cazzo nella fica di Maddalena, e ora pompava a ritmo con quello che la inculava.
Dietro dentro, avanti fuori.
Avanti dentro, dietro fuori.
Una delle grosse tette di Maddalena penzolava fuori dal divano, La afferrai a cominciai a stringerle un capezzolo, fino a farle male. Sembrava non sentisse nulla, persa in una sua estasi, gli occhi chiusi e un mugolio costante che usciva dalle labbra piene di sborra.
Alla mia destra, l’ultimo dei ragazzi si era inginocchiato sul bracciolo del divano e aveva rovesciato all’indietro la testa di Michela, costringendola ad inghiottire il cazzo da sotto. La afferrò per le orecchie e cominciò a scoparla letteralmente in bocca, infilandoglielo fino alle palle.
Pensai che probabilmente le doveva arrivare in gola. Ma lei continuava a maneggiare il cazzo del ragazzo di prima, e continuò fino a farlo sborrare. Schizzò forte spruzzandole le tette; poi cominciò a sbatterglielo leggermente sul collo e sul mento, coprendola di un velo di sborra.
Infine uno ad uno arrivarono tutti, riempiendo culo e fica di Maddalena e la bocca di Michela. Poi si accasciarono.
Michela si spalmò la sborra sulle tette e chiamò Maddalena. ‘Vieni a leccarmele’ disse ‘senti quanta ce n’è’.
Ma Maddalena era di diverso avviso e si girò mettendosi a 69 con lei.
‘Guarda tu quanta ce n’è dentro la mia fica’ disse, strofinandogliela sul naso.
‘Ahhhh, è fantastico’ chiocciò leccandola di gusto. Mi guardò con una sguardo pieno di desiderio e di soddisfazione.
‘Baciami’ disse. E io cominciai a baciarla, a strofinare la mia lingua sulla sua, impiastricciata di sborra e degli umori di Maddalena.
‘Ce n’è tanta anche nel culo’ mi sussurrò.
E infatti un rivoletto di sborra usciva dal culo di Maddalena e gocciolava verso le nostre lingue.
‘Già’ dissi, e infilai il medio della destra nel culo di Maddalena.
Lo ritirai tutto impiastricciato di sborra e lo posai sulle sue labbra.
(continua)
per commenti e suggerimenti: dalnota@alice.it
Fu solo due mesi dopo che finalmente potemmo conoscere il misterioso Tersili.
Ci accompagnarono i nostri nuovi amici una domenica mattina. Dove esattamente non lo ricordo, ma fu nell’hinterland napoletano, dove percorremmo vie intricate e assurdamente sporche, abbandonate e squallide, fino a fermarci davanti a un edificio molto ben tenuto, circondato da un vasto parco pieno di fiori.
L’area di parcheggio era assolutamente vuota, eccezion fatta per tre auto, ferme a poca distanza dalla scalinata di accesso.
‘Analisi Cliniche Tersili’ recitava un’insegna sulla facciata. Quando smontammo ‘ io e Michela con la perplessità dipinta in faccia ‘ sulla soglia apparve una giovane infermiera che ci accolse con un sorriso. ‘Il dottore vi aspetta nel suo studio, venite’ ci disse.
E chiuse la porta dietro di noi. Percorremmo un breve corridoio nella clinica deserta e venimmo introdotti in un grande studio. Il dottore si alzò al nostro ingresso con un sorriso smagliante. Era un omone enorme, che ci venne incontro e abbracciò Maddalena e Antonio
‘Carissimi, finalmente ci rivediamo. Quanto sarà, tre mesi? O quattro?’.
‘Augusto, sei sempre in splendida forma’ tubò Maddalena.
‘Molta palestra’ rispose lui ridendo, quindi mi strinse la mano e infine si rivolse a Michela. La squadrò un momento e le mise le mani sulle spalle, facendola girare su se stessa.
‘Ottima struttura ossea’ mormorò quasi tra sé. ‘Ora vedremo cosa si può fare’.
Poi a voce alta ‘Bene, si spogli signora’.
Michela, assolutamente frastornata, mi guardò per vedere se sapessi cosa succedeva. Ma ovviamente ne sapevo quanto lei e mi strinsi nella spalle.
‘Può tenere le calze’ aggiunse Tersili strizzando l’occhio ad Antonio.
Michela aveva intuito che avrebbe ricevuto una qualche razione di cazzo e non si scompose più di tanto, sfilandosi il vestito e le scarpe e restando in calze e reggicalze.
‘Bene. Appoggi il busto al lettino, restando coi piedi a terra e allargando bene le gambe. Anna !’ chiamò.
L’infermiera fece capolino dall’uscio socchiuso.
‘Portami gli strumenti e fai venire Sergio’.
Sergio arrivò immediatamente e fece un saluto circolare, focalizzando subito l’attenzione sul culo di mia moglie.
‘Ah, la paziente di cui mi hai parlato, per quell’indagine anale’ commentò.
‘Già’ replicò Tersili ‘ la tua prima impressione?’.
‘Beh così a freddo, direi che intanto sicuramente ha preso diversi cazzi in culo. Si vede bene che non è vergine. Poi noto anche senza toccarla che è già abbondantemente umida, quindi le piace la situazione in cui mostra le sue grazie al pubblico, dunque non ha inibizioni che la ostacolino’.
‘No, Antonio e Maddalena mi hanno garantito che non ne ha’.
‘Resta da valutare la capacità fisica’.
‘Cosa che faremo. Appena arriva Anna che non so dove si sia cacciata’.
‘Nel frattempo vorrei farmi un’idea generale’ disse Sergio. ‘Signora le spiace alzarsi in piedi?’ Michela si alzò.
‘Alzi le braccia per favore e giunga le mani sopra la testa ‘ bene, così’. Le osservò attentamente la schiena, poi la fece lentamente girare su se stessa. Osservò le tette sode e senza cedimenti verso il basso e le palpò, stringendole leggermente.
‘In gran forma’ decise palpandole le natiche piene e poi scendendo ad accarezzarle le cosce sode. ‘Struttura assolutamente stupefacente’ concluse.
In quel mentre entrò Anna spingendo un carrello con gli strumenti richiesti da Tersili.
Che, eccezion fatta per due divaricatori, non erano propriamente strumenti medici: si trattava di una invidiabile collezione di falli di gomma, delle forme più disparate! Sbirciai Maddalena e vidi che sorrideva: aveva ragione!
Ci saremmo divertiti.
‘Anna, guanti per favore. Signora si sdrai sul lettino a pancia sotto’ ordinò Tersili, e sia lui che Sergio indossarono guanti di gomma da chirurgo. Disposti ai due lati del lettino, divaricarono le gambe di Michela, e mentre uno le allargava ulteriormente le chiappe, l’altro si chinò a esaminare l’ano, completamente esposto.
Dalla mia posizione vedevo la fica spalancata che chiaramente era fradicia: mia moglie stava già godendo come una pazza.
‘Anna, dammi il misuratore anale’ chiese Tersili e aggiunse a nostro beneficio ‘serve per determinare il diametro anale a riposo’.
‘Assolutamente indispensabile per un’analisi scientifica del problema’ aggiunse Sergio, che mostrava un evidente rigonfiamento dei pantaloni.
Come me e Augusto del resto, mentre Maddalena e Anna osservavano rapite e deliziate la violenza che si compiva sul corpo di Michela, probabilmente invidiandola.
Anna allungò a Tersili una sorta di cono con cerchi concentrici numerati progressivamente.
‘Ecco, ora lo introduciamo esercitando una spinta minima ‘ così ‘. E valutiamo lo stato dei muscoli anali ‘ dunque vediamo 4 centimetri a riposo. Che ne pensi collega?’.
‘Direi abbastanza poco. Evidentemente non l’ha preso nel culo abbastanza’.
‘Infatti ogni volta per farmelo mettere in culo devo pregarli’ era Michela che, ormai calata nella parte, recitava alla grande il suo ruolo.
‘Oppure ha incontrato solo cazzi di piccolo calibro, cara signora. Ma ora, grazie ad Antonio e Maddalena, ha incontrato l’uomo che le farà realizzare il suo sogno. Cioè io’.
‘Allora pensa che potremo riuscirci ?’ chiesi, anch’io ormai nella parte e sinceramente molto, molto eccitato da questo giochino.
‘Dovremo lavorare molto, ma credo che ci riusciremo’ disse Tersili ‘ e comunque ora vedremo meglio. Anna, lo speculum anale’.
Anna scostò con un fianco Sergio e si chinò sul culo di Michela cospargendo l’ano con una crema trasparente; quindi, con la mano che calzava un guanto chirurgico, cominciò a strofinarla delicatamente prima all’esterno, poi introducendola.
Con movimenti lenti e precisi, introdusse prima un dito, poi due, lubrificando per bene il condotto anale e strappando un mugolio di piacere a mia moglie.
‘Ahhh, che meraviglia. E’ fresca. Mi stai facendo godere’.
E infatti la fica era letteralmente fradicia. Quand’ebbe terminata la lubrificazione, Anna porse lo strumento ad Augusto, uno speculum di dimensioni ridotte, e si ritrasse. Il medico lo introdusse delicatamente nello sfintere fino al termine della parte ‘a becco’ quindi cominciò a premere sui rebbi, dando inizio alla dilatazione.
‘Mi raccomando signora, non si faccia prendere dall’orgasmo!’ raccomandò ‘e mi dica subito se e quando comincia a sentire dolore o comunque una eccessiva trazione. Non voglio fare danni’. Assistemmo affascinati alla progressiva, lenta dilatazione dell’ano di mia moglie.
Noi maschi coi cazzi sempre più duri, le femmine con le fiche sempre più bagnate.
Sembravamo ipnotizzati.
Maddalena non resistette più e si ficcò una mano tra le gambe. Tersili le lanciò un’occhiata e ordinò
‘Anna, dai una mano alla signora Maddalena’.
‘Certo’ rispose la ragazza e scelse un dildo sul carrello.
‘Maddalena, si tolga la gonna, per favore’ e mentre Maddalena si sfilava l’indumento le si inginocchiò di fronte.
In quel momento sentimmo Michela: ‘Basta così, basta. Mi stai spaccando in due’.
Tersili bloccò lo strumento con l’apposito fermo e si rivolse a Sergio:
‘misuriamo, collega’.
Anna allargò delicatamente le gambe di Maddalena, di fronte a lei solo con le calze nere e un reggicalze di pizzo e con la mano ancora umida di lubrificante le scostò le grandi labbra rivelando la clitoride, gonfia e rossastra.
Con l’altra mano azionò un interruttore sotto al dildo, che cominciò a vibrare, e l’accostò delicatamente, strappandole un gemito di piacere.
‘Meno di sei centimetri’ Sergio ‘siamo piuttosto lontani, caro collega’.
‘Direi proprio di sì. Per una doppia penetrazione anale, abbiamo bisogno almeno di otto centimetri. Almeno. Dipende dai soggetti inculanti’.
Il vibratore intanto si faceva strada lungo la vulva sgocciolante di Maddalena, aprendola per introdursi finalmente nella vagina fremente.
‘Reggilo tu per favore’ disse Anna rialzandosi e lasciando il ‘controllo’ a Maddalena, che cominciò a farselo scorrere su e giù.
Si accostò nuovamente al carrello e ne prese un altro, più piccolo. Lo accese e lo infilò nel reggiseno di Maddalena, lasciandolo a vibrare a contatto col capezzolo.
‘Signora, riesce a resistere cosi?’ Tersili.
‘Sì, ma vorrei qualcosa anche nella fica. Per piacere. Sto morendo’.
‘Anna’ Tersili.
Anna si chinò tra le gambe di Michela e le infilò due dita nella fica fradicia, come a valutare la situazione, quindi osservò la collezione di cazzi sul carrello e scelse un dildo grande, quasi come il nostro nero.
(continua)
per commenti e suggerimenti: dalnota@alice.it

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