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Orgia

Toni e Marina

By 25 Aprile 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Toni e Marina 22

Le nostre avventure erotiche ebbero due mesi di stop dovuti a motivi di lavoro.
Con Leonardo un nostro conoscente, ampliammo la nostra attività. Cambiammo sede, sicuramente la mole di lavoro era aumentata, ma il fatto di gestire la ditta con un altro socio ci lasciava un poco più di libertà e quindi tempo libero da dedicare a noi stessi.
Leonardo era un quarantenne molto affidabile, capace nel lavoro, con una maggiore esperienza della nostra.
Era scapolo e amava dedicare molte ore della giornata a seguire il lavoro.
Perdemmo di vista Alfio, Anselmi e gli altri con cui avevamo sviluppato i nostri giochi.
I due mesi che dedicammo allo sviluppo della nuova società trascorsero veloci, tutte le sere eravamo stravolti e dopo una veloce scopata ci addormentavamo.
Quando tutto fu sistemato a puntino ci rilassammo, la presenza di Leonardo ci dava sicurezza, dalla vecchia ditta portammo con noi solo Salvatore, ben presto anche Leonardo apprezzò le sue doti.
Una sera ci fermammo a cenare in pizzeria, mentre aspettavamo di essere serviti ci telefonò Alfio.
In questi mesi si era dimostrato molto riservato, aveva evitato di venire nel nuovo ufficio, sia io sia Marina avevamo apprezzato molto questo suo atteggiamento.
Parlammo per pochi minuti, poi conclusi la chiacchierata promettendogli di vederci una sera a cena.
Arrivarono le pizze, le divorammo con avidità, mentre aspettavamo il dolce chiesi a Marina: ‘ ti mancano i giochino erotici?’.
Sorrise, mi guardò con malizia e rispose: ‘ si, mi mancano’.
Le accarezzai il viso e le sussurrai: ‘ puoi riprenderli quando vuoi’.
‘cominciamo subito?’ bisbigliò a sua volta.
‘ va bene’ le risposi.
Tornammo a casa di fretta, mentre Marina stava per entrare in doccia le chiesi: ‘ telefono a qualcuno per organizzare? ‘.
‘ no, &egrave sabato in giro c’&egrave molta gente, qualcuno troviamo’ mi rispose.
Indossò una mini gonna cortissima, niente biancheria intima, una giacchetta di cotone ed un paio di sandali con il tacco a spillo.
‘ andiamo ai piazzali?’ le domandai.
‘ andiamo in centro storico dove mi ha portato Anselmi’ mi rispose.
Seguendo le sue indicazioni arrivammo in una piazzetta, parcheggiai, mi guardai attorno c’erano poche persone che andavano di fretta, mi voltai verso mia moglie e le domandai: ‘cosa facciamo?’.
‘scendiamo e facciamo due passi’ mi rispose.
Ci incamminammo verso la parte opposta della piazzetta, ci trovammo davanti a due vicoli, Marina mi tirò per la mano dicendomi: ‘di qua a destra’.
Incrociammo due neri, si voltarono per guardare meglio mia moglie.
‘hai già degli ammiratori’ le dissi.
Sorrise e non rispose.
Poco più avanti c’erano altri due africani seduti sui gradini di una porta.
‘questo &egrave il bar dove mi ha portato Anselmi’ mi disse Marina indicandomi una vecchia bettola.
Passammo davanti al locale dentro c’era solo il barista.
‘vuoi entrare?’ le chiesi.
‘ camminiamo ancora un poco’ mi rispose.
Continuammo per una cinquantina di metri, da un vicolo laterale sentimmo uscire delle voci.
Oltrepassammo lentamente il vicolo, riuscii a scorgere un gruppetto d’uomini.
Marina si fermò e mi chiese: ‘ cosa ne pensi di questi?’.
‘mi sembrano marocchini’ risposi.
La baciai sul collo e le sussurrai: ‘ porca’. hai voglia di cazzi”
‘si, molto’ mi rispose.
La afferrai per mano e la condussi nel vicolo.
Il rumore dei tacchi a spillo, accentuato dalle pareti ravvicinati del vicolo, attirò l’attenzione del gruppetto.
Passammo lentamente vicino a loro, uno si avvicinò e ci domandò se volevamo comprare del fumo. Con un sorriso gli risposi di no e continuammo a camminare.
Ci fermammo poco lontano. ‘sono spacciatori’ mi disse Marina.
‘ a questa ora in questi posti non trovi certo premi Nobel’ le risposi.
‘ hai visto quanti sono?’ mi domandò.
‘ quattro, tutti giovani’ le risposi.
‘ ti bastano?’ aggiunsi.
‘ si’ rispose.
‘bene, ripassiamo davanti a loro, chiedo se hanno sigarette e vediamo cosa succede’ le dissi.
Ritornammo sui nostri passi, il solito africano ci domandò: ‘ cercate fumo?’.
‘ si cerchiamo sigarette americane’ gli risposi.
L’uomo si avvicinò dicendo: ‘ abbiamo molte cose per voi, ma sigarette americane no’.
‘ c’&egrave qualcuno qui vicino che le vende?’ replicai.
‘ no, con quelle fai pochi euro’ mi rispose.
Sorridendo lo ringraziai e ci allontanammo, l’uomo ci seguì per il vicolo, ad un tratto disse: ‘Amico aspetta, vieni con me, troviamo le sigarette’.
Mi voltai verso di lui rispondendo: ‘ va bene, basta che facciamo presto’.
L’africano svoltò in un vicolo, lo seguimmo.
Si fermò davanti ad una vecchia porta, l’aprì e c’invitò ad entrare.
Entrammo dentro ad un negozio abbandonato adibito ora a magazzino e dormitorio, infatti, c’erano scatole accatastate a mala parata, due vecchi divani e cianfrusaglie ovunque.
L’africano rovistò in uno scatolone, prese una stecca di sigarette e me la diede.
‘quanto?’ gli domandai.
‘ aspetta, ti faccio vedere altre cose’ rispose.
In quel momento si aprì la porta ed entrarono gli altri tre compari.
Uno di loro mi disse: ‘ compra erba per la tua ragazza’.
Risposi di No.
‘vogliamo pochi euro’ aggiunse.
‘ no grazie’ ribattei.
Si avvicinò a Marina e le disse: ‘ sei molto bella, se vuoi ti faccio fumare e non voglio soldi’.
Intervenni chiedendo all’africano: ‘ ti piace mia moglie?’
‘si, molto’ replicò.
‘ se vuoi, la faccio spogliare’ rilanciai.
L’africano rimase sorpreso e mi chiese: ‘ &egrave una puttana?’
‘ no tranquillo &egrave mia moglie non vogliamo soldi’ risposi.
A quel punto sorrise e mi fece segno di si.
Non dovetti dire nulla a Marina, lei capì e si spogliò.
Nel magazzino era sceso il silenzio, mia moglie si sdraiò su un divano ed aprì le gambe’..
Gli africani si dimostrarono molto svegli, afferrarono la situazione e a turno montarono Marina.
Uscimmo dal magazzino all’una di notte, i marocchini non furono molto resistenti, sicuramente la voglia di una donna bianca li aveva condizionati.
Mentre tornavamo all’auto chiesi a Marina: ‘ ti hanno fatto godere?’
‘ si, anche se sono stati veloci’ rispose.
Salimmo in macchina, misi in moto e partii.
‘andiamo a casa?’ le domandai.
‘ no giriamo ancora un poco, &egrave una bella nottata’ mi rispose.
Svoltai a destra per tornare in centro, casualmente passammo vicino al cinema a luci rosse.
Di fronte all’ingresso, oramai chiuso, c’era un gruppetto di uomini.
‘ c’&egrave anche Angelo’ mi disse mia moglie.
Mi fermai circa centro metri più avanti. ‘sei sicura?’ le chiesi.
‘si, l’ho visto bene’ replicò.
‘ vuoi salutarlo?’ domandai a mia volta.
‘si, però prima fermati in un angolo buio’ mi rispose.
Ripartii trovai un buco dietro la motrice di un tir e parcheggiai.
Marina presa la borsa, tirò fuori delle salviette intime e si ripulì la figa.
‘hai ancora voglia di cazzo”’ le dissi.
‘molta voglia’.’ sussurrò.
‘finito’ aggiunse dopo essersi data una passata di rossetto sulle labbra.
Riportai l’auto sulla strada a senso unico del cinema, mi fermai davanti ad un passo carrabile a poca distanza dal gruppetto dei singoli
Angelo ci riconobbe e si avvicinò dicendo: ‘ tutto bene? &egrave da molto che non vi fate vedere’.
‘ tutto bene’ risposi.
Un auto che passava suonò il clacson, in effetti aveva ragione avevo parcheggiato malissimo lasciando una parte dell’auto in mezzo alla carreggiata.
‘spostiamoci nel piazzale sotto la lanterna, così parliamo un poco’ mi suggerì Angelo.
Feci un gesto d’assenso e partii.
Arrivammo per primi, mentre aspettavamo mi venne in mente un’idea.
‘ che ne dici di passare una notte con Angelo’ chiesi a mia moglie.
‘sola?’ replicò.
‘ si, certo a sua completa disposizione’ risposi.
‘ sei un maiale pervertito, ti piace che ti faccio le corna’.’ sussurrò Marina.
‘ va bene, se lui &egrave d’accordo’ aggiunse.
‘spogliati nuda, porca’ le ordinai.
Mia moglie era molto eccitata, tolse la mini gonna e la giacca e restò nuda.
Arrivò Angelo, parcheggiò vicino a noi, scendemmo tutti e tre per scambiare due chiacchiere.
‘ già pronta la mia nipotina’ esclamò Angelo.
‘dove state andando?’ aggiunse.
Rispose prontamente Marina: ‘veniamo dal centro storico, ho fatto sesso con quattro marocchini e adesso se vuoi passo la notte da sola con te’.
‘ e Toni?’ chiese Angelo.
‘ torna a casa’ rispose mia moglie.
‘ interessante, si può fare’ replicò lui.
In quel momento arrivò un auto, a bordo c’era un uomo, si fermò di fronte a noi.
Marina si mise in mezzo alle nostre auto per non farsi vedere, Angelo intervenne dicendo: ‘tranquilla, lo conosco, era davanti al cinema’.
Riprendemmo a parlare tra di noi, l’uomo che era seduto di fronte in auto scese, si appoggiò ad muro e cominciò a pisciare.
Angelo si mise a ridere e mi chiese: ‘ ho capito bene che Marina &egrave a mia completa disposizione questa notte?’.
‘ certo, hai capito bene’ risposi.
Angelo fece un gesto all’uomo di fronte a noi. questo attraversò la strada e ci raggiunse.
‘ ciao’ disse ad Angelo.
‘ guarda che bella figa’ replicò Angelo.
‘ bellissima’ aggiunse l’altro.
‘ adesso ce la portiamo a casa mia e ce la godiamo’ disse Angelo.
Presi gli indumenti e la borsa di mia moglie e glieli diedi dicendo: ‘ vai e falli divertire’.
Marina tutta nuda salì sull’auto di Angelo, l’altro li seguì.
Tornai a casa e mi addormentai, alle otto Marina arrivò.
Andò in bagno, si lavò e venne a letto.
‘tutto bene?’ le domandai.
‘ si’ rispose.
Sorrise e aggiunse: ‘ Angelo e il suo amico mi hanno inculata”’

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