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OrgiaRacconti Cuckold

Un gesto avventato

By 3 Agosto 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Ciao io mi chiamo Federico e oggi vi devo raccontare la storia di come la mia amata fidanzata &egrave diventata una ninfomane e io un gran cornuto.
Ho 35 anni e vivo in Liguria insieme a lei, Alice, il grande amore della mia vita. &egrave una ragazza molto bella, non tanto alta, ma con un fisico armonioso, un viso sempre sorridente, ornato dai suoi capelli mossi e scuri,. E poi ha delle belle tettine con dei capezzoli che non finiresti mai di succhiare. Insomma già nuda &egrave molto eccitante. Vestita ancora meglio perché ama mettersi vestitini aderenti e delle scarpe col tacco che le slanciano le gambe e le alzano il culo meraviglioso. Il problema &egrave che io sono geloso e ogni volta che per strada la guardano mi ribolle il sangue e il cazzo mi diventa duro. Mi ricordo che una volta voleva farmi una sorpresa e svestendola trovai un gioiellino attaccato al suo ombelico. Aveva fatto il piercing, era bellissima, provocante ma io pensavo solo a chi aveva osato metterle le mani addosso e le feci una scenata.

Qualche settimana fa ci eravamo ripromessi di passare un bel week end insieme in una nota località ligure, non troppo lontana dalla nostra abitazione. Il venerdì, preparate le valigie, facemmo l’amore eccitati, era tanto che non ci prendevamo del tempo per noi e questo rese l’aria frizzante. Alice non si &egrave mai tirata indietro nel sesso, anzi, &egrave sempre stata porcellina e quella sera messa a pecorina mi concesse il suo culetto. Il sesso anale le piaceva molto. Mentre spingevo attaccato ai suoi fianchi lei mugolava e mi disse ” si amore sfondami il culo..ah quanto mi piacerebbe succhiare un altro cazzo..” a quelle parole io sborrai immediatamente, ma subito dopo la mia folle gelosia purtroppo prese il sopravvento e le feci una scenata. Si arrabbiò anche lei accusandomi di essere venuto e di non aver pensato anche al suo piacere, e che quella era solo una fantasia e nulla più. Insomma la serata si concluse male, però le chiesi scusa, facemmo la pace, e dormimmo abbracciati.

La mattina seguente partimmo per il mare. La giornata fu meravigliosa, lei prese il sole e la sua pelle si colorò subito facendola ancora più bella. La sera invece andammo a cena, mangiando pesce in un localino e bevendo una bottiglia e mezzo del loro bianco ghiacciato. Poi passeggiammo per smaltire l’alcol lungo il corso. Durante la camminata gli sguardi degli uomini si fermavano sul corpo di Alice fasciato nel sul leggero vestito stampato, e sulle sue gambe ambrate e slanciate da scarpette chiuse su davanti, dal tacco generoso e che legavano le caviglie. Era splendida e provocante. Io iniziavo a innervosirmi. Intanto lei si fermava a guardare le bancarelle degli africani che vendevano borse e foulard di marca, ovviamente contraffatti.
Uno di questi, scuro alto e con il capello lungo e fatto a treccine la vide avvicinare ” ciao bella, come stai oggi? Meravigliosa si” e sfoggiò un sorriso bianchissimo a trentasei denti. Lei gli sorrise e scherzando gli disse ” oh che galantuomo che sei..” e rise come un’oca. Io mi innervosii ancora di più..”oh guarda amore..guarda che bella borsetta..la prendiamo? ”
“Ma dai Alice non vedi che &egrave finta..dai andiamo via..”. Insomma iniziammo a litigare. L’alcool mi rendeva ancora più irascibile. Lei mise il muso. Il tizio africano intanto si era girato e parlava con un gruppetto di ragazze tedesche, facendo il brillante. In un momento di scarsa lucidità volli accontentare la mia stupenda ragazza e prendermi la rivincita sul quel don Giovanni nero. Presi la borsetta, e la nascosi tra me e Alice trascinandola via sottobraccio. Che gesto avventato feci, ma non ne ero ancora a conoscenza.
“Ma che fai? Sei impazzito?” “Dai veloce zitta andiamo” Avevo fatto giustizia di quel bell’imbusto nero che ci provava con tutte, ero stato coraggioso mi sentivo un figo. La sensazione, purtroppo, durò pochissimo. Dopo una decina di metri mi si pararono avanti due ragazzi arabi, con la faccia incazzata.

Il più anziano, avrà avuto 33/34 anni, mi prese per un braccio portandolo dietro la schiena, facendomi male e spingendomi verso un vicoletto e da qui dentro una porticina di legno. Ci ritrovammo in una sorta di magazzino puzzolente e buio. Il ragazzo che aveva preso in consegna Alice accese una lampadina attaccata a un semplice filo che scendeva dal soffitto. Mi guardai in giro. Il locale era pieno di scatoloni e sacchi. Probabilmente era un deposito dove gli ambulanti tenevano la bancarelle smontate e la loro merce. C’era solo un tavolo in legno, tre sedie scassate e un divano a due posti, imbottito e pulcioso. Il capo dei due disse all’altro di andare a chiamare Sall. Mi guardava negli occhi incattivito mentre io cercavo di capire come uscire da quella situazione. Alice teneva la testa bassa, era spaventata e anche arrabbiata, a giudicare da come teneva contratta la mascella. Il ragazzo mi disse con disprezzo “In Tunisia, Allah taglia mano a ladri. Ora Sall decide.”

Sall entrò nel magazzino. Era il senegalese con le treccioline a cui avevo rubato la borsetta, in quell’ambiente mi parve ancora più alto, sarà stato un metro e ottantacinque, con le spalle larghe e delle mani gigantesche. Dietro di lui entrarono il giovane arabo che era andato a chiamare Sall, e un altro ragazzo, alto e magro, nero come il carbone, che si muoveva dinoccolato, aveva un sorriso di chi aveva capito il mondo e gli occhiali da sole scuri nonostante fossero le dieci e mezza di sera. Sall si avvicinò a me e mi disse faccia a faccia “tu cattivo con Sall, allora Allah punire” io deglutii, la situazione non si metteva bene. Poi il nero guardò Alice, fece scorrere gli occhi sulle gambe della mia amata, le mise una mano sotto il mento e le alzò la testa ” Ehi bella, tu tranquilla, lui cattivo. Io picchiare lui ma tu no.” e sfoderò il suo sorrisone fatto di denti bianchissimi che nella penombra di quella stanza quasi luccicavano. Sall tornò verso di me e mi diede uno schiaffo, barcollai e gli occhi si gonfiarono di lacrime. Mi sembrò che la guancia prese fuoco. A quel punto Alice gridò “NOO! Ti prego fermati, non picchiarlo, lascialo andare. Ti paghiamo la borsa e ti chiediamo scusa”. Io muto. “Io devo punire lui e poi borsa costa duecento euro. E’ Gucci!” Io con sempre meno lucidità in corpo ” ma come duecento euro. ma se &egrave falsa..” Tutti si girarono a guardarmi malissimo, ma Alice era quella che aveva lo sguardo più torvo e mi gridò addosso “Ma vuoi star zitto coglione…? hai già fatto troppi danni, ora fai fare a me, altrimenti ti lascio gonfiare di botte, e qualche calcio nelle palle te lo do anche io” io ammutolii, non mi aveva mai aggredito in questo modo. Lei si rivolse a Sall “Ti prego mettiamoci d’accordo, non facciamoci del male.” Sall sorrise ” Daccordo bella, tu brava persona, io no fare male a te..” le accarezzò una guancia “tuo ragazzo deve ripagare me e mio caro amico Rachid che preso lui…tu molto bella” le mise una mano sotto il vestito palpandole il culo. Iniziai a schiumare rabbia. “Ok” disse lei abbassando lo sguardo “ma poi ci fate andare via”.
Rachid si avvicinò ai due. Sall armeggiò con i pantaloni e la spinse a inginocchiarsi. Le parò davanti un palo di carne ancora barzotto, ma già enorme. Io sbiancai, gli occhi di Alice invece si illuminarano. Lo afferrò con una mano come per soppesarne le dimensioni poi se lo portò alla bocca e succhio la cappella. Il cazzo si inturgidì svettando maestoso, era liscio e con la pelle tirata, un palo d’ ebano levigato che la bocca di Alice faceva fatica, nonostante gli sforzi, a contenere. Anche il tunisino Rachid le porse il suo da ciucciare. Era un po più piccolo ma nodoso come una quercia. Alice iniziò ad alternare pompate a destra e a sinistra cercando di prendere fino in gola quei due mastodonti. Il rumore che faceva con la bocca era osceno. Mi veniva da piangere ma il mio uccello sembrava guardare la scena molto interessato. Sall le tappò il naso per far si che aprisse ancora di più la bocca poi spinse le anche in avanti facendo sì che la capella arrivasse oltre le tonsille della mia amata. Ci mancò poco che vomito. In compenso anche i suoi occhi si riempirono di lacrime, ma le sue erano volute, e la bava le fuoriusciva dalla bocca. La fecero sdraiare sul divano e Sall le sfilò le mutandine rosa. Le lappo le grandi labbra pelosette e lei gemette, poi iniziò a scoparla. Gli umori di Alice lucidavano il cazzone nero mentre il tunisino in ginocchio sul divano le scopava la bocca. Non ci volle molto perché la mia ragazza strinse le gambe manifestando l’orgasmo sconvolgente che la stava scuotendo. Rachid si sedette sul divano e la fece impalare sul suo cazzo nodoso. Sall glielo fece succhiare ancora incitandola. Poi si portò dietro di lei che si dimenava sul tunisino, le lecco il buco del culo e ci infilò il pollice, era grosso anche quello . Alice non protestò …anzi. “forza bella che ora ti diverti veramente” le disse Sall e provò a puntare la cappella sul forellino anale. Io scattai e cercai di alzarmi ma l’altro senegalese mi mise una mano sulla spalla obbligandomi a rimaner seduto sulla sedia scassata. Sentii un urlo provenire dal profondo di Alice. Sall era riuscito ad oltrepassare lo sfintere e iniziava a muoversi lentamente. Se la scoparono così per un tempo indefinito con sincronismo perfetto, due cazzi enormi dentro l’amore della mia vita. Lei ebbe un altro orgasmo. Aveva il viso sconvolto ma ancora di più sconvolse me quando chiese un cazzo da succhiare. Il più giovane dei tunisini fu il primo a scattare e a fornire ciò che chiedeva. Glielo sbatt&egrave in faccia senza ritegno e se lo fece succhiare. Alice infoiata sembrava un’idrovora. Il senegalese che mi aveva in custodia mi disse di stare seduto e si unì al quartetto, sfoderando il cazzo più lungo che io abbia mai visto..era una proboscide nera. Io dal canto mio non avevo la forza di alzarmi, avevo il pisello tanto duro che mi doleva e così iniziai a massaggiarlo ma da sopra i pantaloni perché mi vergognavo di fronte alle dimensioni di quei mostri.
Se la scoparono ripetutamente, alternandosi su tutti i buchi e non lasciandola mai vuota. Il giovane tunisino se la inculava con una foga e una violenza che pensai me la rompesse in due, ma lei godeva, sputando fuori ogni sorta di oscenità e collezionando orgasmi. Ormai succhiava e incitava a scoparsela come se io non fossi lì.
I due tunisini che erano dentro di lei, Rachid in figa e l’altra nel culo le sborrarono dentro e quando uscirono potei vedere i buchi di Alice dilatati al massimo, lucidi, gonfi e violacei. Colavano lava bianca come avevo visto solo nei film porno. I due senegalesi la presero per i capelli, la fecero inginocchiare. Lei rispose spalancando la bocca e sgrillettandosi. I due si segarono e le scaricarono il succo dei loro coglioni in faccia, sulle tette, in bocca, sui capelli, ovunque. Lei ebbe l’ultimo devastante orgasmo e, mentre con una mano continuava a torturarsi la clitoride, con l’altra raccoglieva la sborra dal viso e dal corpo portandosela alla bocca e la inghiottiva. Poi mi guardò ” amore hai visto cosa ho dovuto fare per te..dai vieni qui.” Di scatto mi alzai estraendo l’uccello che non vedeva l’ora di essere libero. Coprii i cinque passi che mi separavano da lei con il cazzo in mano e quasi di corsa. Non ebbi il tempo per altro perché sborrai sulle sue tette mentre lei diceva ” bravo cornuto sborrami addosso” e il gruppetto di stranieri iniziò a ridersela di gusto.

Dopo quella sera lei non era più soddisfatta delle nostre scopate e mi fece promettere che almeno una volta al mese l’avrei portata al mare per incontrare i suoi nuovi amici. Io ormai ero cornuto e quindi accettai.

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